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Autore: Arthur_Kolinsky    14/10/2015    0 recensioni
Quando si festeggia l'ultimo dell'anno e si attende l'inizio di quello nuovo, fate in modo che sia davvero un nuovo inizio
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Aveva cominciato a piovere.
Gocce pesanti si schiantavano sull’asfalto mentre camminavo a testa bassa e con le mani in tasca. Il lungo impermeabile in stile australiano mi copriva fino alle caviglie ma la testa era libera di prendersi l’acqua. Anche se probabilmente mi sarei preso il raffreddore, quella sensazione mi piaceva davvero.
L’appartamento di Jack era poco lontano dal mio luogo di lavoro, un buco al quarto piano di quei palazzi popolari che ricordano degli alveari abitati da api malfamate. Nessuno poteva rintracciare Jack se non conosceva l’esatta posizione del campanello, il pulsante che lo riguardava era privo del cognome per scelta. Jack Holmes non amava essere disturbato, lui era un creatore di storie e quando creava non tollerava distrazioni.
 
Era il 31 dicembre e diversamente dalle sue abitudini, Jack aveva deciso di festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Ovviamente niente festa nei locali, niente veglioni confusionari e pieni di gente sconosciuta. L’evento si sarebbe tenuto in casa, poche persone e fidate, e una grande sorpresa che ci avrebbe dato in esclusiva.
Suonai il campanello e dopo pochi secondi il click del cancello, attraversai l’atrio fino all’ascensore che scendeva cigolando. Le porte accompagnate dallo stesso suono si aprirono e ad accogliermi la luce tremolante della vecchia lampadina.
Il pulsante per il quarto piano era unto e ormai il numero era illeggibile ma fece comunque il proprio lavoro. Arrivai al pianerottolo dove l’appartamento di Jack era visibile; spigionava una musica martellante, sicuramente qualche gruppo punk di cui lui era l’unico ascoltatore.
 
Oltre la soglia, ad attendermi tre invitati: Fred, Carl e Lucy la fidanzata di Jack. Eravamo meno delle mie aspettative.
Fu proprio Lucy ad accogliermi con una bottiglia di un cocktail che era un intruglio dal gusto indefinito e indefinibile. Non mi lamentai, ero conscio che al terzo non avrei più sentito comunque nulla.
Jack indossava una tunica dai colori sgargianti e se ne stava seduto ad occhi chiusi e con le gambe incrociate al centro del salotto. La stanza come il resto della casa, era spoglia e priva di qualunque abbellimento; Qualche tavolino, un vecchio divano sfondato e una lampada con piantone dalla forma ambigua.
Jack non è mai stato da yoga o filosofie orientali, era strano vederlo in quello stato. Nemmeno Lucy ne sapeva nulla ma aveva detto che ci aveva riunito proprio per farci scoprire un nuovo aspetto di sé stesso. E che questo nuovo sé doveva essere condiviso con chi lo meritava, noi quattro.
 
Con un gesto della mano il padrone di casa ci invitò a sederci attorno a lui e con un certo disagio eseguimmo.
Incrociai per un istante lo sguardo di Fred e Carl e anche nel loro era ben visibile la perplessità ma sapevamo che del nostro amico, ci si poteva fidare. Era sempre stato strano ma mai sopra le righe o pericoloso.
Fu solamente quando me lo ritrovai di fronte che feci caso alle sue mani, entrambi i palmi presentavano un buco. Lacerazioni non curate piene di pus disgustoso. Un conato di nausea mi salì fino in gola ma riuscii a trattenermi.
Non ci fu bisogno di fare domante, Jack riprese coscienza e elargì una spiegazione contorta “ Ho sempre pensato e sostenuto che scrivere servisse per conoscere e inventare nuovi mondi ma mi sbagliavo! Poi è arrivato lui che mi ha illuminato la vita e mostrato il sentiero…”.
Lucy non trattenne la curiosità e chiese “Chi era lui?”. Appena pronunciata la domanda ci guardò come per giustificarsi.
Il fidanzato sorrise, si aspettava quella curiosità e rispose “era Dio ed io la reincarnazione del figlio… Così si è espresso. Mi ha dato una missione, farvi vedere la luce”. Detta questa frase invitò Lucy ad avvicinarsi e posò i palmi delle mani sui suoi occhi.
“E’ bellissimo… “ disse Lucy con un sorriso.
Poi fu il turno di Carl e di Fred, entrambi gioirono del tocco e quindi attesi con trepidazione e maggior sicurezza il mio momento. Jack premette i palmi sul mio sguardo e non dovetti attendere molto per vedere…
 
Il buio e gli occhi che bruciavano come fiamme dell’inferno ma gli occhi non v’erano più. Portai una mano verso la pupilla e mi accorsi che le cavità oculari erano vuote, la mano venne attratta da quella fessura che divenne un cratere senza fondo. L’arto ed il braccio entrarono nel mio corpo, raggiunsero il cervello e con essi, il resto di me.
Ero entrato me stesso, ero di fronte al mio io interiore e la voce di Jack mi guidava “Ora avanza, trova  il tuo centro e la tua realtà..”. Forse era davvero il figlio di Dio reincarnato.
Ora il buio si dissolse, né uscì uno scarafaggio, seguito da un secondo, da un terzo… In men che non si dica erano centinaia, migliaia.
Anzi la stessa oscurità era composta dagli insetti ed ora che si erano diradati, potevo vedere una forma umana.
Mi avvicinai fluttuando con la mente e non rimasi colpito nel rivedermi in quell’uomo. La pelle cominciò a sciogliersi rapidamente come una candela e all’interno si scoprì un bambolotto.
 
Un piccolo bambino di plastica che fluttuando nell’aria, spalancò la bocca e urlò come mai avevo sentito prima. Aprì gli occhi.
 
Il ventre di Jack era squarciato, interiora e budella fuoriuscirono. Mi feci spazio tra di loro con le mani e in un lago di sangue rividi la luce.
Ero rinato dal corpo del mio amico e riconobbi altri tre bambini che si agitavano sul pavimento.
Nei loro sguardi riconobbi immediatamente Fred, Carl e Lucy.
Jack si piegò di lato, colpendo la testa sul tappeto su cui era seduto. Non reagì, il battito e il respiro cessarono.
 
Non so quanto tempo passò ma il silenzio si interruppe immediatamente quando dalla la porta dell’appartamento si spalancò.
Una creatura dall’aspetto così terribile da non poter descrivere ci avvolse tutti e quattro e sorrise nel vedere il cadavere di Jack.
Mi guardò, ci guardò e con una risata più simile ad un grugnito esclamò “Grazie Jack, ecco finalmente la mia prole…”.
Non so cosa fosse, non so se si trattasse di un demone o un Grande Antico. Quello che è certo è che Jack si sbagliava ancora una volta, lui non era il figlio di Dio e quello non era certo Dio.   
   
 
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