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Autore: Nisi    07/03/2005    23 recensioni
Chi di voi non ha avuto una compagna di classe ricca, bella, con un sacco di uomini ai suoi piedi e mortalmente stronza? Io sì! Se anche voi l'avete avuta in classe e l'avete detestata, leggete questa fiction. Se siete voi quelle belle, ricche e stronze, NON leggete questa fiction perchè vi succederanno delle cose davvero brutte. Dedicata a tutti coloro che pensano che crescere NON sia facile.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Credo che la presente situazione richieda un approfondimento.

Si, per quanto riguarda Sara.

Vi ho detto che il papà non ce l’ha più, vero? ecco, lei lo ha perso a tre anni.

Un giorno il 35 enne Giovanni Belotti comincia ad accusare dei disturbi alla gola e circa 6 mesi dopo di Giovanni quello che resta è una piccola urna che Roberta si tiene in camera.

Lo so è macabro, ma a Roberta piace così.

Poi la solita storia: Roberta ha un buon impiego come grafica per mezzo del quale mantiene sé stessa e le due figlie adolescenti.

Non è che siano combinate come la piccola fiammiferaia, anche perché quello è uno dei peggiori esempi di rogna congenita e perniciosa che la letteratura per l’infanzia ricordi.

Avete presente la storia? Questa povera orfanella è ridotta a vendere fiammiferi alla vigilia di Natale mentre gli altri si abbuffano alla faccia sua e muore surgelata come un baccalà norvegese pensando alla nonna, morta anche lei.

Secondo me, Andresen aveva qualche problemino di sadismo (provate a leggere anche il soldatino di stagno e la sirenetta. Poi non vi chiederete più perché esiste Telefono Azzurro!)

A scanso di equivoci, dichiaro solennemente che io ai miei personaggi voglio bene (a Jessica un po’ meno) e non li voglio far soffrire, non troppo per lo meno. Tutto quello che farò loro passare sarà per esigenza letteraria (ma non lo diceva pure De Sade, questo?)

Continuando il delicato discorso sulle finanze dei Belotti, in pratica se la cavano bene, ma non è che navighino nell’oro. I soldi per le vacanze ci sono sempre e quelli anche per gli sfizi, ma non più di tanti.

Visto che si parla di favole, vi avverto che non si sta parlando di quella di Cenerentola al contrario: cioè che il babbo se ne passa a miglior vita, la mamma che si risposa con un Adolf senza i baffetti e la svastica che maltratta la povera figlia dolce, buona servizievole e mansueta (ma esistono, poi, le figlie così? io non sono mai stata in questo modo, poveri mamma e papà!).

NO! Roberta ha ancora il cuore sconquassato a causa della perdita di Giovanni.

E’ l’unico uomo che abbia veramente amato.

Alle sue amiche che vengono a prendere il tè al sabato pomeriggio, quando le chiedono perché non si trova un altro uomo, Roberta risponde:”Mi spiace. Tutto l’amore che avevo l’ho dato a Giovanni. Non ne resta più per nessuno”.

Nessun uomo, intende, perché le due marmocchie che si ritrova come figlie, Roberta le ama teneramente. Anche a Micro vuole bene, ma è diverso.

Roberta è una bella donna, cordiale, gentile. Un po’ troppo sensibile, forse (adesso capite da chi a preso Sara!). Ha tante amiche, piace agli uomini ma su questo argomento, per così dire, Roberta ci ha messo la classica pietra sopra. Facciamo un pezzo di dolomite, dai!

Quello che vuole, ora come ora, è che le sue adorate pulcine crescano bene, felici, serene. Per quanto riguarda la sua vita, si può dire che sia una donna impegnata: legge, esce con le amiche, va al cineforum il giovedì sera e fa yoga, per incontrare sé stessa, dice lei.

E a proposito di pulcine, cioè Sara e Giulia, Roberta le osserva tutti i giorni molto attentamente, senza farsi notare.

Giulia è sbruffona, casinista, molto autonoma. Infatti non si preoccupa molto per lei.

Riesce a gestire la sua vita da futura artista in maniera molto pratica.

E’ Sara che le da da pensare: è più timida e sensibile (proprio come lei era a quell’età), vive in simbiosi con Micro, ma da qualche tempo le sembra irritabile, triste, a volte apatica.

A volte ci vuole la tenaglia per tirarle fuori le cose… Roberta sospetta che tutto questo abbia a che fare con la figlia dell’industriale Ronchi che frequenta la stessa classe di Sara.

L’ha incontrata qualche volta e non le è sembrata molto sincera.

Ha provato a parlarne, ma in quelle poche occasioni, Sara si è chiusa come un’ostrica.

In effetti, Roberta non è poi così lontana dalla verità, non credete?

Dopo questa lunga introduzione, procediamo con la descrizione di questa mattina di un giorno da cani.

Atmosfericamente, una goduria perché c’è un sole bellissimo, l’aria è tiepida nonostante si sia solo alla metà di Marzo, i fiorellini sugli alberi sono sbocciati, gli asini volano… no, scusate, ho sbagliato, mi sono fatta prendere.

Comunque, tagliamo corto: è una bella giornata punto.

Vediamo la classe 4 B del liceo Cartesio, istituto linguistico perso tra le polveri sottili in eccesso della provincia di Milano, impegnata in un compito in classe.

Per la precisione, francese, e se siete talmente curiosi da voler sapere su che cosa verte la prova, ve lo dico: Proust. Si, quello che si faceva dei film pazzeschi prima di intingere il biscottino nel tè. Fatemi un favore, io Proust non l’ho studiato, all’ITC non era in programma. Ma alla fine questo stordito il biscottino (meglio, la madeleine!) se lo mangiava o no? Non gli crollava nel tè perché troppo inzuppato? Non l’ho mai saputo, per favore colmate questa mia grave lacuna. Mi dispiacerebbe lasciare questa terra con un dubbio così atroce che mi attanaglia il cuore!

Manca poco alla fine dell’ora, Sara ha già finito, per cui una volta tanto permette alla sua giovane mente di volare in un’altra dimensione… che praticamente si trova tre banchi più avanti rispetto al suo, e che sarebbe la nuca ingellata di Cortesini Fabio.

Sentite, lo so che fare gli occhi da triglia all’uomo di Miss Stronza 2005 (2006, 2007, 2008…) in carica non è che sia un idea da premio Nobel, però come sapete (o come dovreste sapere, io non lo so, non vi conosco… ), in una ragazzina innamorata il buon senso a volte è più raro che un biglietto per il concerto degli U2, però al cuore non si comanda e di conseguenza vediamo la nostra cara amica Sara persa in contemplazione del guru del suo cuore.

Vede solo i capelli castano chiaro e la camicia che fascia le ampie spalle muscolose. Avverte da lontano il profumo muschiato della sua pelle, l’essenza della sua mascolinità (grazie alla collezione Harmony, fonte continua di ispirazione per le scemenze più assurde ndA), la dolce potenza del suo fondoschiena.. ahahaha. Scusate, mi è venuto da ridere.

E via di questo passo: mentre aspetta di consegnare il compito, Sara fa l’occhio gattamortesco ad un ignaro Fabio e la cosa finisce qui.

Almeno così pare.

Anzi no!

Perché Miss-Stronza-per-tutti-gli-anni-a-venire ha intercettato lo sguardo perso di Sara.

Come per dire: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Purtroppo in questo caso si è scordato anche dei manici ignifughi (quelli che non ti fanno scottare le manine quando prendi la pentola ndA).

Lo sapete cosa sono gli archetipi? (questo pezzo è per te, Alice) Figure letterarie precostituite utilizzate dai più per descrivere un personaggio: per esempio, la matrigna cattiva… o il bel tenebroso… o la segretaria bonazza che però non capisce niente.

Jessica sfugge alla legge degli archetipi. Per esempio, ditemi… se io vi parlo di una ragazza bionda e bella … che aggettivo supplementare vi viene in mente. Che ne dite di oca?

La fregatura è dietro l’angolo perché anche se Jess e le sue caratteristiche collimano perfettamente con la legge delle tre B (bella bionda benestante), non è oca per niente ed il suo cervello funziona come la batteria di un telefonino nuovo: va come una scheggia.

Il problema è che Jess il cervello non lo usa precisamente per scopi umanitari, è più Bin Laden che ONU, per cui quando il delizioso bocconcino di pupattola si avvede delle occhiate appassionate – con tanto di occhi a cuoricino - che Sara lancia al suo uomo (per quanto possa essere uomo un ragazzo di 18 anni…), le rotelline del suo cervello cominciano a carburare velocemente, mentre un sorriso cattivo le affiora sulle labbra coralline.

Aspettiamoci qualcosa di poco simpatico, dunque.

* * *

Dieci minuti, tutta la quarta B consegna il compito, mentre Morena Sarti mugugna che lei Proust proprio non lo regge e per quel giorno verifiche ed interrogazioni sono finite.

Sara si precipita da Micro.

“Hey Ala, fatto il compito?” chiede Micro porgendole il cappuccino.

“Bellissimo, Micro!” sussurra Sara con occhi persi.

Micro che ha mangiato la foglia, si permette di prenderla in giro gentilmente:”E’ andato così bene, questo compito di francese? Da quando Proust ti fa sospirare così” . Micro ridacchia sotto i baffi (anche se non ce li ha… ce lo vedete con un bel paio di mustacchi rossi?)

Sara ritorna in questa dimensione spazio temporale e gli da un colpetto sul braccio:”Stordito, non sto parlando del compito, ma di…”

“Fabio Cortesiiiiiiniiiii, cheffigoooooo” bercia Micro con voce in falsetto, roteando gli occhi ispirato e in preda all’estasi amorosa. Micro fa il gesto melodrammatico di strapparsi il cuore dal petto e di cadere in ginocchio davanti a Sara.

Sara ride diverta mentre diventa rossa quanto un San Marzano nel mese di luglio e gli da un pugnetto sulla spalla, più che per farlo smettere che per fargli realmente del male.

Micro si rialza mentre Sara smette di ridere:“Ala, io non so cosa ci trovi in quello. Sarà figo, ma non è mai molto intelligente prendersi la scuffia per l’uomo di un’altra” Micro le parla seriamente mentre si rolla la canna delle 11,00.

“Ma senti chi parla! Tu te le fai anche se stanno insieme a qualcun altro!” lo rimbecca Sara, più acida del solito.

Quando si parla della sua (inesistente) vita sentimentale diventa estremamente permalosa.

Micro scuote la testa leccando la cartina:”Ala, per me è sesso, piccola, non c’è altro. Tu ci hai messo il cuore. E’ diverso. Molto diverso. E più pericoloso. Non vorrei che ci soffrissi, ecco”.

Sara fa un sorrisetto triste con un magone che le monta pericolosamente in gola e che fa su e giù come uno yo-yo:”Beh, Micro… io già ci soffro. Quando lo vedo che bacia quella deficiente di Jessica, sto uno straccio”.

Micro le stringe una spalla con una mano, dolcemente:”Prega solo che la capitalista non se ne accorga mai!”

Sara gli sorride:”Non ti preoccupare, Micro, sto attentissima, non succederà niente”

Micro tira una boccata dallo spinello:”Meglio così. quella è più cattiva di una vipera!”

Sara lo abbraccia:”Torno in classe. Ho l’ora buca, ma devo finire la traduzione di tedesco, ci si vede, Micro”

Micro agita lo spinello a mo’ di saluto. Guarda la figuretta di Sara percorrere il corridoio, poi si avvia verso la sala PC.

Sta progettando un sistema computerizzato per le valutazioni degli studenti e mancano solo dei piccoli tocchi per finirlo.

Butta ancora un’occhiata a Sara, poi se ne va, con un brutto presentimento.

* * *

Sara entra in classe quasi correndo per fare la sua traduzione di tedesco.

Dopo lo scherzetto di Jessica, Sara è diventata più accorta. Si siede al banco e comincia ad armeggiare con la chiusura dello zainetto.

Accanto a lei, Silvia è rigida e non si muove.

Strano, Silvia parla sempre. Persino quando vanno in bagno assieme, lei le parla da una toilette all’altra.

Improvvisamente, Sara si rende conto che un silenzio innaturale è calato sulla classe.

Va bene che è un’ora buca e tanti sono in giro per la scuola a tentare di rimorchiare oppure sono al bar. Ma quel silenzio….

Sara si risistema sulla sedia e scuote Silvia gentilmente per un braccio:”Silvia, ma che c’è?”

Silvia si gira verso di lei con un’espressione affranta. Non dice niente.

Si limita ad accennare verso la lavagna.

Sara segue lo sguardo della sua compagna.

“Oh, NO!!!” strilla lei uscendo di corsa fuori dalla classe, il viso disperato in lacrime.

Jessica, Ombretta e Simona scoppiano a ridere.

Adesso vorrete sapere cosa ha fatto scappare Sara… meglio cosa c’è alla lavagna.

Niente di speciale, solo una pagina del diario di Sara. Non una pagina qualunque… QUELLA pagina, proprio quella che nessuno, soprattutto Jessica & co. non avrebbero mai dovuto vedere.

Quella pagina rappresenta i nomi e cognomi di Sara e Fabio intrecciati e circondati da cuoricini rossi che Sara ha disegnato sul suo diario all’inizio dell’anno.

Miracoli della tecnologia, Jessica o chi per lei ha fatto una scannerizzazione 100 x 70 di quella pagina e l’ha appesa alla lavagna.

E’ enorme, i due nomi spiccano come fari nella notte ed i cuoricini rossi danno un significato inequivocabile al tutto.

E’ impossibile fraintendere.

Ora tutti sanno che Sara Belotti è persa per Fabio Cortesini.

A peggiorare le cose, Fabio si trova in classe in quel momento, per cui ora anche lui è consapevole della muta adorazione di Sara.

* * *

Sara semi accecata dalle lacrime, arriva in Sala PC senza quasi rendersene conto.

Micro non la vede subito, è impegnato in una partita di basket un po’ particolare: sta lanciando la pallina del mouse in un canestro improvvisato con un bicchiere di carta mentre fa la telecronaca di una partita NBA.

Un singhiozzo lo fa voltare e vede Sara con il viso devastato dalle lacrime e gli occhi gonfi come quelli di una rana.

“Ala! Ma che…”

non fa in tempo a finire di parlare che Sara gli si lancia fra le braccia singhiozzando e si avvinghia a lui.

E’ un po’ imbarazzato, in genere le ragazze gli si avvinghiano addosso a mò di edera per motivi diversi da quelli di Sara.

Per cui, impacciato la stringe forte a sé e fa del suo meglio per consolarla, le asciuga le lacrime con i pollici come vede fare nei film hollywoodiani e le accarezza i capelli.

Quando Sara riemerge dalla sua personalissima valle di lacrime, Micro le mette le mani sulle spalle allontanandola da sé e le chiede preoccupato:”Non ti ho mai vista così, gnappetta… cosa è successo?”

Tra un singhiozzo e l’altro, Sara gli racconta della bella sorpresa trovata in classe e Micro comincia a mugugnare parolacce.

Sara è visibilmente sconvolta, per cui Micro fa la cosa per lui più sensata: senza troppi complimenti le caccia lo spinello in bocca.

Sara protesta:”Micro! Lo sai che io le canne non me le faccio!”

“Zitta! E’ una situazione di emergenza, sei sconvolta ed hai bisogno di calmarti: questo fa prima della camomilla e meglio. E non ti fa andare in bagno dopo 10 minuti!”

Sara fa un paio di tiri, poi restituisce lo spinello a Micro, mormorando un grazie sottovoce.

In effetti dopo qualche minuto comincia a stare meglio.

Quando la vede un po’ più padrona di sé, Micro si alza e le tende la mano.

Sara lo guarda senza capire.

“Andiamo, ti riaccompagno in classe”

“No! Io lì non ci torno!” Sara rimane seduta e incrocia le braccia sul petto mentre il suo viso prende un’espressione estremamente caparbia.

Micro allora si fa cadere sulla sedia accanto alla sua:”Bene, allora suppongo che Jessica abbia raggiunto il suo scopo: non reagisci più e lei ti può fare quello che le pare che tanto tu vieni a piangere da Micro senza dirle il fatto suo!”

Le sta parlando con disprezzo, ma lo fa per scrollarla. A Micro costa di più dire queste parole che a Sara sentirle.

Sara urla disperata:”Micro! Io non so cosa fare con lei! mi sta rovinando la vita! ora come faccio ad entrare in classe? Come posso guardare in faccia Fabio?”

Micro le sorride:”Beh, ora Fabio lo sa che ti piace. Non è meglio così? poi se lui non ti ricambia, lo puoi dimenticare e trovartene un altro. Non è poi così tragica, no? E poi, torna in classe. Jessica si aspetta di averti messo a terra. Dimostrale che non è vero”

Sara tenta un sorrisino sbilenco come la torre di Pisa:”forse hai ragione… mi accompagni tu, però?”

Micro le sorride con tenerezza:”Certo gnappetta” l’aiuta ad alzarsi ed insieme percorrono i corridoi, mentre lui le tiene un braccio sulle spalle.

Arrivano alla classe e fuori, come al solito ci sono Jessica, Simona ed Ombretta.

Jessica nota subito il braccio di Micro che circonda le spalle di Sara e sorridendo maligna apostrofa Sara con voce falsamente dolce:”Belotti, che sorpresa! E’ bello sapere che ti sei trovata un ragazzo alla tua altezza.”

Questa volta Sara la ignora ed è Micro a risponderle:”Pogue Mahone, Jessica”

Jessica sorride seducente a Micro:”Che cos’è? E’ un saluto irlandese?”

Micro ricambia educatamente il sorriso di Jessica:”Quasi. Significa baciami il culo”.

* * *

Grazie a tutti per le recensioni, siete stati carinissimi!

Pepero: grazie! Magari potrai trovare ispirazione… chissà…

Muse17: e lo dici a me che i maschi sono pochi? Io sono un PACLE, per cui so cosa vuoi dire: noi ne avevamo tre, di cui uno era allergico ad acqua e sapone. Brrrr. Noi andavamo nel corridoio dei geometri per vedere un po’ di fauna maschile… sono contenta che quello che scrivo ti piaccia. A proposito, cara, approvo il cambio di titolo, mi piace molto!

Trevor: Ma allora ‘sti pessimi elementi tipo Jessica infestano il mondo! Grazie per i complimenti, a presto!

Maho, ciao cara, leggiti questo nuovo capitolo. Anche io adoro Micro, magari ora lo adorerai di più!

Mewina & Lulumyu. Ragazze… ma siete parenti della mamma di Micro e non lo sapevo? Abbiate pazienza, belle, la vita è una ruota che gira! Lulumyu… ci hai quasi preso!

Kannuki: Sei grande! Spero ti piaccia questo capitolo. Baci Ni

Grazie anche a tutti quelli che leggono questa pazza ff! Un appunto serio: mi fa impressione, come ho scritto a Trevor sapere che ci sono tante Jessiche a questo mondo. Ma che brutta storia!

   
 
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