XVI
SAPIENZA
“Hei,
occhioni blu!” sbraitò Deimos, piombando nella
stanza del gemello.
Phobos
sobbalzò. Perso nei propri pensieri, stava sonnecchiando
affacciato alla
finestra.
“Occhioni
blu?” biascicò, assonnato.
“Da
quando
non ti guardi allo specchio? Hai una faccia..”.
“Di
che
parli, Demy?”.
“Non
chiamarmi così! E muoviti. Ti devi allenare! Non so che ti
passi per la testa
ultimamente, ma sono stanco di come questa famiglia si stia
rammollendo. Fra papà
che con Afrodite ragiona con il cazzo e te che passi le giornate
sognando
unicorni..”.
“Non
passo
le giornate così! Che dici?!”.
“Alzati.
Andiamo”.
“Deimos..”.
“Sì?”.
“Dimmi
la
verità. Tu credi che io..stia perdendo i miei
poteri?”.
“Perché
me
lo chiedi?”.
“Lo
hai
detto anche tu. Sono strano ultimamente. Il mio sguardo non incute
più il
timore di un tempo”.
“In
effetti..”.
“Ho
paura,
fratello. So che è una cosa inusuale da dire per me, ma sono
spaventato. Non
voglio divenire mortale. Non voglio perdere i miei poteri!”.
“Ne
hai
parlato con Hermes? O Apollo?”.
“No.
Temo
possano ridermi in faccia”.
“Sempre
meglio una risata che magari ti tranquillizza piuttosto che startene
qui a
penare, no?”.
“Non
so.
Non voglio sembrare ridicolo”.
“Ma
già lo
sei. Con quello sguardo così..puccioso”.
“Non
esiste
come termine!”.
“Hai
lo
sguardo..da mortale. E non lo hai mai avuto. Nemmeno quando il tuo
occhio era
danneggiato dalla daga, aveva quell’aspetto!”.
“Che
dovrei
fare?”.
“Parlare
con qualcuno. Ci sono tutti gli Dei possibili ed immaginabili ora al
Tempio.
Approfittane! E ora muoviti. Meglio allenarsi, ti farà
bene”.
“A
dir la
verità..sono un po’ stanco”.
“Stanco?!
Ma hai poltrito fin adesso!”.
“Lo
so. Ma
sono stanco”.
Deimos
storse il naso, infastidito.
“Come
vuoi”
commentò poi “Resta pure lì a
ronfare”.
Phobos,
rimasto da solo, tornò a buttarsi sul letto. Era sfinito ma
perché aveva
dormito molto poco. Nadijeshda cercava di insegnargli a volare con il
buio,
così da evitare i curiosi. Doveva però sforzarsi
molto, per far capire al cosmo
come entrare in sintonia con l’armatura in modo da poter
volare. Non pensava
fosse così complicato!
“Sto iniziando ad odiare tutti questi disegnini..” borbottò Arles.
“Non sono disegnini!” replicò Pharaon “Sono geroglifici!”
“Quello che sono!”.
“Dai, impegnati! Che cosa leggi qui?”.
“Dunque..omino seduto, uccello, ricciolo, acqua..un uomo fa la permanente ad un uccello mentre c’è un’alluvione?”.
“Ma fai il serio! Coglione!”.
“Non offendere! Io non ti prendo in giro perché non sai leggere il greco”.
“Lingua insensata. Questa va a concetti”.
“Lingua morta!”.
“Greco di merda!”.
“Ok..basta..siamo qui per trovare una soluzione, giusto? Ti insulterò a dovere più tardi, ora il tempo stringe”.
“Hai ragione. Hades potrebbe distruggermi se Eleonore non dovesse tornare per colpa di queste cazzate! È da giorni che cerchiamo..dove possono averlo nascosto quel maledetto libro dei morti?”.
Dopo altre ricerche, i due si erano messi a sfogliare un grosso volume che parlava del rituale di risveglio che avrebbe dovuto affrontare Iside, in cerca di nuove possibili informazioni. Sedevano ad un tavolo e Pharaon leggeva ad alta voce, sapendo che Arles non poteva imparare i geroglifici in pochi giorni, nonostante si sforzasse. Allo stesso tavolo sedeva un altro uomo, a gambe incrociate, che leggeva distrattamente un libricino.
“Forse..” mormorò Pharaon, cercando di non infastidire lo sconosciuto “..tu non dovresti sapere certe cose, Arles. Sei un Greco e questi sono rituali Egizi. Potresti essere punito”.
“Ma cosa cazzo vuoi che mi freghi? E poi, chi dovrebbe punirmi? E per quale motivo?”.
“Perché ci sono delle cose che non devi sapere. Forse nemmeno io dovrei..”.
Incitato da Arles, lo specter ricominciò a leggere. Lo sconosciuto sorrise.
“Qualcosa ti diverte?” commentò il figlio di Ares, irritato, voltandosi verso quell’uomo.
“No” ammise lui “Qualcosa mi rende felice”.
“E per quale motivo, di grazia?”.
“È sempre bello vedere uno spirito affine..”.
“Affine con chi?”.
“Rilassati. Non serve arrabbiarsi”.
L’uomo ripose il libricino che stava leggendo, poggiandolo sul tavolo, e sorrise. Dall’accento, si capiva subito che non era uno degli Egizi.
“Perché celi il tuo aspetto dietro un’illusione?” riprese Arles.
“Oh, ma che bravo. Riesci a percepirlo. Allora non sei debole come dicono..”.
“Chi dice che sono debole, scusa?”.
“Del resto..sei il Dio delle illusioni, se non ho capito male. Perciò non mi dovrei stupire..”.
“Pare mi conosciate molto bene..”.
"Siamo
simili, io e te. Conosciamo la gloria e la sconfitta, il dolore e
l'orgoglio”.
“Ah
sì?”. Arles
fissò lo sconosciuto, piuttosto scettico. “Nessuno
è come me!”.
“Eravamo
i
più luminosi, i più forti..magnifici, sopra
chiunque altro! Dicevano che
eravamo simili agli Dei, o dei veri e propri Dei. Ma a noi è
stata preferita una
più misera ombra e così l'ombra è
apparsa in noi. Risucchiati dalle tenebre,
siamo caduti. Le nostre mani si sono macchiate di sangue ed i nostri
occhi si
sono riempiti di lacrime. Ma questo non ci ha impedito di camminare
ancora, seppur con inferiore splendore dinnanzi allo sguardo di chi ci
circondava un tempo. Noi non apparteniamo a nessuno, nessuno
può piegarci e,
allo stesso, nessuno può comprenderci. Non siamo nulla,
perché abbiamo visto
tutto. Ma mai chiederemo perdono, mai il nostro capo si
chinerà, mai il nostro
antico splendore verrà dimenticato. Perché noi siamo la luce, noi
ricerchiamo la verità
oltre a ciò che è stato imposto”.
“Quante
belle parole. Direi esagerate. Ed io non la
conosco..”.
“Figlio
della guerra, rispondi a questa domanda: perché sei
qui?”.
“Se
sai tutto, risponditi da solo!”.
“Ti
hanno detto che è impossibile salvare quella donna.
Eppure sei qui, alla disperata ricerca di una soluzione che sai
esistere. Lo
fai..per quale motivo?”.
“Perché
voglio che lei sia felice. Voglio che lei sia viva”.
“Vuoi
che lei sia tua”.
“No.
Lei è la sposa di Hades”.
“Hai
intenzione di riportagliela?”.
“Certo.
Anche perché lei è già morta una
volta. Se io la
portassi via dal signore dell’oltretomba, lui potrebbe
decidere di richiamarla
a sé in qualsiasi momento, uccidendola di nuovo”.
“Ho
dunque davanti un coniglio, non un guerriero”.
“Un
coniglio?!”.
“Sì,
un vigliacco. Lottare per una femmina, infrangere ogni
regola possibile per riaverla, per poi lasciarla andare da un tizio che
nemmeno
muove un dito? Non è questo un comportamento da
coniglio?”.
“Senti,
coso..io non so chi tu sia e che cosa voglia, ma se
mi fai incazzare è a tuo rischio e pericolo!”.
“Non
puoi farmi paura. Sei solo un bambino..”.
“Un
bambino?!”.
Lo
sconosciuto sorrise di nuovo. Il suo sguardo brillò per
qualche istante. Si alzò lentamente, con i capelli mossi che
si agitarono non
si sa per quale misterioso motivo. Era bello quell’individuo,
inquietantemente
bello, e si avvicinò a passi lenti verso Arles e Pharaon.
Lanciò una rapida
occhiata al libro che i due stavano leggendo e sedette sul tavolo,
incrociando
le gambe, accanto al figlio di Ares.
“Imparare
a memoria il rituale non ti servirà..”
parlò.
“Stavamo
cercando il libro dei morti di Eleonore, in effetti”
rispose, acido, Arles.
“Idea
già migliore. Quello ti permetterà ti leggere la
sua
anima”.
“Quello
impedirà ad Iside di controllare del tutto la sua
essenza”.
“Sbagliato.
Iside ha Eleonore in sé. Sa tutto di lei e può
farci ciò che vuole. Quel libro le risparmia solo un
po’ di fatica”.
“Ma..allora..”.
“Voglio
farti una domanda. Fino a che punto sei disposto a
spingerti, coniglio?”.
“Smettila
di chiamarmi così!”.
“Sei
disposto a giungere fino a quale limite? Quante regole
sei disposto ad infrangere per riavere quella femmina?”.
Arles
alzò lo sguardo, fissando quello sconosciuto.
Esternamente, sembrava un Egizio. Era truccato ed abbigliato come uno
di loro,
salvo per i capelli sciolti. Ma il figlio di Ares coglieva sfumature
del suo
aspetto celate da un’illusione, da uno schermo, e capiva che
non era di certo
un egiziano.
“Che
cosa vuoi da me?” chiese il Greco.
“Aiutarti.
O meglio, spingerti verso la verità. La sapienza
è
a tua disposizione. La soluzione è solo un passetto
oltre..”.
“Oltre
a che cosa?”.
“Al
limite consentito”.
“Parla.
Se hai qualcosa da dirmi, se sai come posso aiutare
Eleonore, apri la bocca. Altrimenti taci, che ho poco tempo”.
“Posso
aiutarti. Ma non se in cambio lascerai che se la
riprenda Hades. Posso aiutarti, ma solo per te. Solo se quella femmina
resterà
con te”.
“Questo
non è possibile”.
“Allora
mi spiace ma non posso aiutarti”.
“Come
sarebbe a dire?!”.
“Non
sono disposto a perdere tempo con chi non ha spina
dorsale”.
“Prestami
la tua”.
“Non
fare lo spiritoso”.
“Sai
davvero come salvare Eleonore?”.
“Iside
vuole un corpo. Nell’anima non se ne fa niente..”.
“L’anima?
Quindi..ma certo!”.
“Certo,
che cosa?!” si stupì Pharaon.
“L’anima!
Non capisci? Iside ha bisogno solo di un corpo. Se
io riesco a recuperare l’anima e metterla altrove, Iside
avrà il suo corpo e
Eleonore..”.
“Stai
dicendo cose che vanno oltre il limite consentito!” lo
interruppe Pharaon “Stai parlando di prendere
un’anima e spostarla in un corpo
vuoto. E visto che deve essere vuoto, dev’essere
morto”.
“No.
Cioè..sì..ma..anche no! Io potrei..”.
“Credi
che Eleonore sarebbe disposta a starsene in un corpo
che non gli appartiene?”.
“L’alternativa
è che svanisca per sempre. Se non la salvo, la
sua anima svanirà per sempre”.
“La
sua anima potrebbe essere già danneggiata. E poi..sei
serio?! Usare un cadavere per..”.
“Io..forse
hai ragione..”.
“Idiota!”
si intromise lo sconosciuto “Guarda oltre! Sei
intrappolato fra ciò che ti è stato detto che
è sbagliato e ciò che dai per
scontato che lo sia. Ma guarda oltre. Spingiti solo un pochino
più in là”.
“Verso
dove?”.
“Verso
la luce. Quante catene ti hanno messo, ragazzo? Come
credi di poter volare, se sei inchiodato a terra da mille
regole?”.
“Andiamo!
Non posso costringere Eleonore a vivere in un
cadavere altrui!”.
“Non
te l’ho mai detto”.
“E
che dovrei fare, secondo te?”.
“Greco..so
che puoi giungere alla soluzione. Cerca solo di
vedere le cose da una prospettiva meno..ortodossa!”.
“Meno
ortodossa? Dunque..un corpo vuoto che non sia un
cadavere..o prendo un corpo vivo, ne elimino l’anima e ci
faccio entrare quello
di Eleonore, oppure..”.
“Oppure..”.
“Oppure
faccio in modo che lei abbia un corpo nuovo! La Dea
della bellezza, Afrodite, sa creare dei corpi. E anche Gaia. Sono corpi
vuoti,
ma con l’anima di Eleonore sarebbe..”.
“Sarebbe
una follia!” quasi gridò Pharaon “Parli
di compiere
atti che competono solo ad un Dio creatore!”.
“E
allora?”.
“Come?!
Saresti punito secondo qualsiasi religione
dell’Universo!”.
“Rilassati..l’idea
è buona. Però..”.
“Però?
Che succede?” domandò lo sconosciuto.
“Io
non so come maneggiare le anime. Potrei chiedere a
Deathmask ma non so se sarebbe in grado di fare una cosa del
genere..lui le
anime le ruba, non le impianta altrove!”.
“Posso
aiutarti io. Sono un esperto di anime” sorrise
l’uomo.
“Davvero?
E perché lo faresti?”.
“Perché?
Beh..diciamo che devo un favore ad una persona”.
“A
chi?”.
“Prima
o poi lo saprai. Sta di fatto che, se tu mi saprai
fornire il corpo, io vi trasferirò l’anima. Il
giorno del rituale, quando Iside
la richiamerà per distruggerla, sarà
mia”.
“Ed
in cambio che vuoi?”.
“In
cambio voglio che tu te la tenga, quella femmina. Se mi
giuri che sfiderai Hades, io ti aiuterò. Salvando la sua
anima, lei apparterrà
solo a te e Hades non potrà più fare
nulla”.
“Farmi
nemico Hades?”.
“È
un così grosso problema?”.
Arles
rimase qualche istante in silenzio.
“Se
hai intenzione di tradire il sommo Hades..” parlò
Pharaon
“..allora avrai contro anche qualsiasi altra
divinità che lo sostiene. Ti farai
molti nemici, Arles”.
“Io
sono il figlio di Ares. Io GODO quando sono circondato da
nemici”.
“Sei
pazzo?!”.
“Sì”.
“Grandioso!
Ma dovrò informare il mio signore. Non ti
permetterà di fare cazzate”.
“Benissimo.
Parte la sfida..”.
“E
poi..pensi davvero che Eleonore potrebbe stare nel corpo
ricreato da Afrodite o da Gaia?!”.
“Se
vorrà morire, perché l’alternativa
è questa, l’aiuterò
io. Ma lo farò io con queste mani, non una Dea
Egizia”.
“Sarai
dannato. Dannato per sempre. A nessuno è permesso
giocare con ciò che compete alle divinità
creatrici”.
“Chiudi
la bocca” lo interruppe l’intruso “Se
tutti
pensassero come te, se tutti avessero paura, sai quante cose
mancherebbero fra
gli umani? Il fuoco, per esempio. Zeus non voleva che lo avessero gli
uomini.
Ricordi come è stato punito colui che ha osato rubarlo, per
donarlo ai mortali?
Sapeva che era proibito, eppure lo ha fatto. Quante volte gli Dei hanno
dato
dei divieti che una volta infranti hanno portato dei benefici al
mondo?”.
“E
che beneficio potrebbe mai portare al mondo la regina
Eleonore?” sbottò Pharaon.
“E
che beneficio potrebbe mai portare al mondo avere per esso
un’anima come quella di Arles? Si sta risvegliando e voialtri
stolti non ve ne
accorgente di quanto il suo cosmo bruci e si espanda. Cosa pensi possa
accadere, se dovesse perdere il controllo e questo suo potere si
riversasse sul
tuo prezioso mondo?”.
“Di
che parli?”.
“Parlo
di un’onda di energia carica di odio, rabbia,
disperazione divina che si riversa su chiunque osi avvicinarsi
troppo”.
“Lui
è un semidio. Non può spaventarmi il suo
potere”.
“Continua
pure a vivere nel tuo piccolo universo buio, specter.
A portare questa creatura verso la luce, ci penso io”.
“Sarete
entrambi dannati per sempre!”.
“Dannati
per sempre?” ripeté Arles, fissando lo sconosciuto.
“La
dannazione è una parola. Solo una parola. Chi può
dannare
te, Greco figlio di Ares? Hades? Ma tu non hai paura di Hades. Non
esiste un
posto vero e proprio per te,
nessuno ti
ha mai accettato veramente. Nessuno tranne quella donna, vero?
Eleonore!
Eleonore è il tuo angelo, colei che in ogni luogo ti fa
sentire a casa. Se
questo significa essere dannati per sempre, principe, allora credo che
io e te
condividiamo la stessa strada...".
“In
che
senso?”.
“Non
nel
senso che voglio la tua donna. Nel senso che nella nostra vita non vi
è un vero
luogo per noi ma una donna lenisce ogni nostro turbamento. Con lei
accanto,
siamo in pace. E non importa tutto ciò che accade attorno.
Nel mio caso, la
donna è mia sorella. Nel tuo, Eleonore. Ci stai,
allora?”.
“Non
ho
niente da perdere, no?”.
“Esatto.
Ma
devi agire in fretta”.
“Come
faccio ad andare da Afrodite? Mi è vietato uscire da qui. Mi
sorvegliano..”.
“Che
domanda cretina! Sei il Dio delle illusioni! Crea l’illusione
di te stesso e
corri dalla Dea. Ti copro io”.
“Posso
rendere te come me? Va bene. Farò in fretta..”.
“Afrodite
è
al Grande Tempio. Atena sta radunando tutti gli Dei”.
Arles
annuì. Poteva fidarsi? Incrociò di nuovo lo
sguardo di quello sconosciuto,
mentre Pharaon protestava sommessamente. Con il potere delle illusioni,
ora in
quella stanza vi erano due Arles. Il figlio di Ares osservò
colui che aveva di
fronte, identico a sé, e sorrise compiaciuto.
“Sì,
sei
bello” ridacchiò lo sconosciuto.
“Hai
proprio ragione..” annuì Arles, allontanandosi poi
di corsa.
Rimasti
soli, lo sconosciuto e Pharaon si fissarono qualche istante. Lo specter
si
accigliò. Doveva informare quanto prima il suo signore Hades
delle intenzioni
di quel Greco psicotico! Ma colui che aveva di fronte non aveva alcuna
intenzione di fargli lasciare il palazzo egiziano. Con uno scatto
rapido, colpì
il servo dell’oltretomba. Questi cadde in terra, senza avere
neppure il tempo
di gridare. Lo sconosciuto sorrise, soddisfatto, e si
sbarazzò del cadavere.
“Ma
quanto
era grande questo esercito di cui parlate?”
domandò Camus.
“Non
saprei
dirti” rispose Milo “Poco rassicurante, ad ogni
modo”.
“Già”
annuì
Aiolia “E molte delle loro divinità erano sveglie
ed attive. E pericolose.
Quelle contro cui abbiamo avuto a che fare non sono state facili da
contrastare”.
In
una
grande sala, nella dimora di Atena, la Dea aveva convocato i cavalieri
e gli
Dei per discutere del pericolo imminente.
“Sono
preoccupata” ammise la padrona di casa “Fra gli
angeli e gli Egizi, siamo in
pericolo”.
“Ma
noi
siamo qui!” esclamò Aiolos “E anche le
divinità. Shiva, Maya e Quetzalcóatl,
oltre a Greci e Romani, saranno un’ottima difesa”.
“Dobbiamo
attaccare
prima che l’esercito si mobiliti” si intromise
Artemide “Rischia di portare
distruzione e morte fra popoli innocenti. Attacchiamo ora, che non
è pienamente
organizzato e pronto”.
“Concordo
con mia sorella” annuì Apollo.
“Hei,
calmi! Da quando siete così guerrafondai?”
domandò Ares.
“E
da
quando tu non lo sei, fratellino?” ribatté il
primogenito di Zeus.
“Sono
affari miei! Ma, ad ogni modo, cosa ci importa se questi eserciti
attaccano
altri? Chissenefrega! Ci mettiamo a fare le guerre
preventive?”.
“Dovrebbero
piacerti..”.
“Può
darsi.
Ma io devo odiare il mio nemico e gli Egizi non mi irritano per
niente”.
“Troveremo
il modo di farteli odiare..”.
“Ho
altre
cose per la testa..”.
“Per
esempio?”.
“Mio
figlio
disperso, il mio primogenito rincoglionito..tanto per citarne un
paio..”.
“Primogenito?
Parli di Phobos?”.
“Non
sta
bene ultimamente. Ed io ci tengo alla mia famiglia”.
“Noi
siamo
la tua famiglia!”.
“Non
del
tutto, bastardello”.
“Come
ti
permetti?!”.
“Non
cominciate!” li interruppe Hera “Siete quasi tutti
bastardi qui!”.
Ares
tacque,
obbedendo sempre a sua madre. Apollo invece voleva continuare la
discussione e
fu Artemide a fermarlo. Il pavone di Hera emise il suo tipico suono,
minacciando i presenti.
“Le
ricerche dell’alata continuano?” volle sapere
Shiva, capendo di non essere il
solo con una famiglia un pochino incasinata.
“Sì”
annuì
Atena “Ma pare svanita nel nulla”.
“Ma
questo
è impossibile!”.
“Eppure
è
così. Se ha raggiunto luoghi riservati alla sua religione,
noi non possiamo
vederla”.
“Capisco..spero
non abbia sottratto oggetti preziosi o altro..”.
“Non
credo.
Ad ogni modo, speriamo di trovarla. I miei cavalieri pattugliano
continuamente
varie zone, alla ricerca di indizi”.
“Incredibile.
Perdere una fanciulla, potrei capirlo. Ma una donna alata..”.
“Cercala
tu!” protestò Deathmask “Io sono stanco
di vagare nel nulla!”.
“Death!”
sibilò Aphrodite “Cerca di
controllarti..”.
“Atena!”
interruppe Kanon “Io devo tornare in Egitto”.
“E
perché?”
chiese la Dea.
“Mio
fratello è là. E non se la passa molto bene.
Voglio essere sicuro che torni qui”.
“Ci
hai spiegato
la situazione, Kanon. Ma non è molto ciò che
possiamo fare a riguardo. Tornando,
cosa credi di risolvere?”.
“Voglio
solo stargli vicino. So che potrebbe di nuovo perdere la testa e
perdersi in
illusioni assurde”.
“Credi
sia
solo questo il punto?” interruppe Ares.
“Padre..?”.
“Tuo
fratello non è più un semplice mortale con un
cosmo. È un Dio”.
“Semidio”
precisò Atena.
“Quel
che
è! Ma il suo potere è superiore a quello che
aveva manifestato durante la
guerra contro i romani. Non è ferito, non è in
punto di morte. Se dovesse
perdere il controllo ora, le conseguenze non si sa quali possano
essere”.
“In
che
senso? Che potrebbe succedere?” domandò Aiolos.
“Non
lo so”
alzò le spalle Ares, fingendo indifferenza “Ma non
vorrei trovarmi nei paraggi.
Perciò Kanon ha ragione. Bisogna riportarlo a casa. Eleonore
è perduta ed è
meglio che se ne renda conto gradatamente, circondato da chi
può mantenerlo con
una certa stabilità mentale. Solo, in Egitto, non
so..”.
“Io
non
voglio riportarlo a casa adesso” precisò Kanon
“Lui vuole vedere l’ultimo
barlume di vita della sua donna e glielo concederò. Ma poi
lo porterò via. La mia
presenza, forse..”.
“Bella
sfida, ragazzo mio..”.
“Lui
è il
mio gemello. Non lo lascerò perdersi nelle
tenebre”.
“E
se ci
fosse già caduto, inesorabilmente?”.
“Allora
voglio essere io colui che lo ucciderà”.
Nella
sala
scese uno strano silenzio. Nessuno aveva idea di che cosa dire e gli
sguardi
erano rivolti verso Kanon ed Ares.
“Va
bene”
annuì Atena “Porta con te tua moglie Sarah, se non
lo ritieni troppo
pericoloso. È la gemella di Eleonore, vorrà pure
lei salutare la sorella. Parti
non appena sarai guarito dalle ferite inferte dagli Egizi. E
noi..prepariamoci.
Iside vuole risvegliarsi con la luna piena e quello sarà il
momento in cui noi
attaccheremo. Ares, restatene pure a letto se non hai voglia di
combattere. Non
voglio palle al piede nei miei eserciti e tu, se non vuoi fare la
guerra, sei
inutile”.
Ares,
stranamente, non rispose.
“Che
silenzio..” borbottò Tolomeo.
“Concordo”
gli rispose Shiva, fissandolo incuriosito “Cambiando
argomento..che cosa strana
che sei diventato..”.
“Parla
quello con la pelle blu..ed un fiume in testa!”.
“Hei,
il mondo
è bello perché è vario”
ridacchiò l’Indiano e Maya rise a sua volta
“Però ora
basta perdere tempo in chiacchiere. Alla luna piena manca poco,
prepariamoci a
menare le mani!”.