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Autore: SagaFrirry    15/10/2015    1 recensioni
Seguito dell'Olympus Chapter, caricato qualche mese fa e che in principio non doveva avere un seguito. Visti però i numerosi fan (vi voglio bene, davvero) e le richieste..l'Olympus è tornato! Spero sia gradito a chi ha seguito il primo racconto. Inizia il viaggio alla ricerca del senno perduto di Arles!E ovviamente possiamo farci mancare una buona dose di nemici? Certo che no!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Gemini Saga, Gold Saints, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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XVI

SAPIENZA

 

 

“Hei, occhioni blu!” sbraitò Deimos, piombando nella stanza del gemello.

Phobos sobbalzò. Perso nei propri pensieri, stava sonnecchiando affacciato alla finestra.

“Occhioni blu?” biascicò, assonnato.

“Da quando non ti guardi allo specchio? Hai una faccia..”.

“Di che parli, Demy?”.

“Non chiamarmi così! E muoviti. Ti devi allenare! Non so che ti passi per la testa ultimamente, ma sono stanco di come questa famiglia si stia rammollendo. Fra papà che con Afrodite ragiona con il cazzo e te che passi le giornate sognando unicorni..”.

“Non passo le giornate così! Che dici?!”.

“Alzati. Andiamo”.

“Deimos..”.

“Sì?”.

“Dimmi la verità. Tu credi che io..stia perdendo i miei poteri?”.

“Perché me lo chiedi?”.

“Lo hai detto anche tu. Sono strano ultimamente. Il mio sguardo non incute più il timore di un tempo”.

“In effetti..”.

“Ho paura, fratello. So che è una cosa inusuale da dire per me, ma sono spaventato. Non voglio divenire mortale. Non voglio perdere i miei poteri!”.

“Ne hai parlato con Hermes? O Apollo?”.

“No. Temo possano ridermi in faccia”.

“Sempre meglio una risata che magari ti tranquillizza piuttosto che startene qui a penare, no?”.

“Non so. Non voglio sembrare ridicolo”.

“Ma già lo sei. Con quello sguardo così..puccioso”.

“Non esiste come termine!”.

“Hai lo sguardo..da mortale. E non lo hai mai avuto. Nemmeno quando il tuo occhio era danneggiato dalla daga, aveva quell’aspetto!”.

“Che dovrei fare?”.

“Parlare con qualcuno. Ci sono tutti gli Dei possibili ed immaginabili ora al Tempio. Approfittane! E ora muoviti. Meglio allenarsi, ti farà bene”.

“A dir la verità..sono un po’ stanco”.

“Stanco?! Ma hai poltrito fin adesso!”.

“Lo so. Ma sono stanco”.

Deimos storse il naso, infastidito.

“Come vuoi” commentò poi “Resta pure lì a ronfare”.

Phobos, rimasto da solo, tornò a buttarsi sul letto. Era sfinito ma perché aveva dormito molto poco. Nadijeshda cercava di insegnargli a volare con il buio, così da evitare i curiosi. Doveva però sforzarsi molto, per far capire al cosmo come entrare in sintonia con l’armatura in modo da poter volare. Non pensava fosse così complicato!

 

“Sto iniziando ad odiare tutti questi disegnini..” borbottò Arles.

“Non sono disegnini!” replicò Pharaon “Sono geroglifici!”

“Quello che sono!”.

“Dai, impegnati! Che cosa leggi qui?”.

“Dunque..omino seduto, uccello, ricciolo, acqua..un uomo fa la permanente ad un uccello mentre c’è un’alluvione?”.

“Ma fai il serio! Coglione!”.

“Non offendere! Io non ti prendo in giro perché non sai leggere il greco”.

“Lingua insensata. Questa va a concetti”.

“Lingua morta!”.

“Greco di merda!”.

“Ok..basta..siamo qui per trovare una soluzione, giusto? Ti insulterò a dovere più tardi, ora il tempo stringe”.

“Hai ragione. Hades potrebbe distruggermi se Eleonore non dovesse tornare per colpa di queste cazzate! È da giorni che cerchiamo..dove possono averlo nascosto quel maledetto libro dei morti?”.

Dopo altre ricerche, i due si erano messi a sfogliare un grosso volume che parlava del rituale di risveglio che avrebbe dovuto affrontare Iside, in cerca di nuove possibili informazioni. Sedevano ad un tavolo e Pharaon leggeva ad alta voce, sapendo che Arles non poteva imparare i geroglifici in pochi giorni, nonostante si sforzasse. Allo stesso tavolo sedeva un altro uomo, a gambe incrociate, che leggeva distrattamente un libricino.

“Forse..” mormorò Pharaon, cercando di non infastidire lo sconosciuto “..tu non dovresti sapere certe cose, Arles. Sei un Greco e questi sono rituali Egizi. Potresti essere punito”.

“Ma cosa cazzo vuoi che mi freghi? E poi, chi dovrebbe punirmi? E per quale motivo?”.

“Perché ci sono delle cose che non devi sapere. Forse nemmeno io dovrei..”.

Incitato da Arles, lo specter ricominciò a leggere. Lo sconosciuto sorrise.

“Qualcosa ti diverte?” commentò il figlio di Ares, irritato, voltandosi verso quell’uomo.

“No” ammise lui “Qualcosa mi rende felice”.

“E per quale motivo, di grazia?”.

“È sempre bello vedere uno spirito affine..”.

“Affine con chi?”.

“Rilassati. Non serve arrabbiarsi”.

L’uomo ripose il libricino che stava leggendo, poggiandolo sul tavolo, e sorrise. Dall’accento, si capiva subito che non era uno degli Egizi.

“Perché celi il tuo aspetto dietro un’illusione?” riprese Arles.

“Oh, ma che bravo. Riesci a percepirlo. Allora non sei debole come dicono..”.

“Chi dice che sono debole, scusa?”.

“Del resto..sei il Dio delle illusioni, se non ho capito male. Perciò non mi dovrei stupire..”.

“Pare mi conosciate molto bene..”.

"Siamo simili, io e te. Conosciamo la gloria e la sconfitta, il dolore e l'orgoglio”.

“Ah sì?”. Arles fissò lo sconosciuto, piuttosto scettico. “Nessuno è come me!”.

“Eravamo i più luminosi, i più forti..magnifici, sopra chiunque altro! Dicevano che eravamo simili agli Dei, o dei veri e propri Dei. Ma a noi è stata preferita una più misera ombra e così l'ombra è apparsa in noi. Risucchiati dalle tenebre, siamo caduti. Le nostre mani si sono macchiate di sangue ed i nostri occhi si sono riempiti di lacrime. Ma questo non ci ha impedito di camminare ancora, seppur con inferiore splendore dinnanzi allo sguardo di chi ci circondava un tempo. Noi non apparteniamo a nessuno, nessuno può piegarci e, allo stesso, nessuno può comprenderci. Non siamo nulla, perché abbiamo visto tutto. Ma mai chiederemo perdono, mai il nostro capo si chinerà, mai il nostro antico splendore verrà dimenticato. Perché  noi siamo la luce, noi ricerchiamo la verità oltre a ciò che è stato imposto”.

“Quante belle parole. Direi esagerate. Ed io non la conosco..”.

“Figlio della guerra, rispondi a questa domanda: perché sei qui?”.

“Se sai tutto, risponditi da solo!”.

“Ti hanno detto che è impossibile salvare quella donna. Eppure sei qui, alla disperata ricerca di una soluzione che sai esistere. Lo fai..per quale motivo?”.

“Perché voglio che lei sia felice. Voglio che lei sia viva”.

“Vuoi che lei sia tua”.

“No. Lei è la sposa di Hades”.

“Hai intenzione di riportagliela?”.

“Certo. Anche perché lei è già morta una volta. Se io la portassi via dal signore dell’oltretomba, lui potrebbe decidere di richiamarla a sé in qualsiasi momento, uccidendola di nuovo”.

“Ho dunque davanti un coniglio, non un guerriero”.

“Un coniglio?!”.

“Sì, un vigliacco. Lottare per una femmina, infrangere ogni regola possibile per riaverla, per poi lasciarla andare da un tizio che nemmeno muove un dito? Non è questo un comportamento da coniglio?”.

“Senti, coso..io non so chi tu sia e che cosa voglia, ma se mi fai incazzare è a tuo rischio e pericolo!”.

“Non puoi farmi paura. Sei solo un bambino..”.

“Un bambino?!”.

Lo sconosciuto sorrise di nuovo. Il suo sguardo brillò per qualche istante. Si alzò lentamente, con i capelli mossi che si agitarono non si sa per quale misterioso motivo. Era bello quell’individuo, inquietantemente bello, e si avvicinò a passi lenti verso Arles e Pharaon. Lanciò una rapida occhiata al libro che i due stavano leggendo e sedette sul tavolo, incrociando le gambe, accanto al figlio di Ares.

“Imparare a memoria il rituale non ti servirà..” parlò.

“Stavamo cercando il libro dei morti di Eleonore, in effetti” rispose, acido, Arles.

“Idea già migliore. Quello ti permetterà ti leggere la sua anima”.

“Quello impedirà ad Iside di controllare del tutto la sua essenza”.

“Sbagliato. Iside ha Eleonore in sé. Sa tutto di lei e può farci ciò che vuole. Quel libro le risparmia solo un po’ di fatica”.

“Ma..allora..”.

“Voglio farti una domanda. Fino a che punto sei disposto a spingerti, coniglio?”.

“Smettila di chiamarmi così!”.

“Sei disposto a giungere fino a quale limite? Quante regole sei disposto ad infrangere per riavere quella femmina?”.

Arles alzò lo sguardo, fissando quello sconosciuto. Esternamente, sembrava un Egizio. Era truccato ed abbigliato come uno di loro, salvo per i capelli sciolti. Ma il figlio di Ares coglieva sfumature del suo aspetto celate da un’illusione, da uno schermo, e capiva che non era di certo un egiziano.

“Che cosa vuoi da me?” chiese il Greco.

“Aiutarti. O meglio, spingerti verso la verità. La sapienza è a tua disposizione. La soluzione è solo un passetto oltre..”.

“Oltre a che cosa?”.

“Al limite consentito”.

“Parla. Se hai qualcosa da dirmi, se sai come posso aiutare Eleonore, apri la bocca. Altrimenti taci, che ho poco tempo”.

“Posso aiutarti. Ma non se in cambio lascerai che se la riprenda Hades. Posso aiutarti, ma solo per te. Solo se quella femmina resterà con te”.

“Questo non è possibile”.

“Allora mi spiace ma non posso aiutarti”.

“Come sarebbe a dire?!”.

“Non sono disposto a perdere tempo con chi non ha spina dorsale”.

“Prestami la tua”.

“Non fare lo spiritoso”.

“Sai davvero come salvare Eleonore?”.

“Iside vuole un corpo. Nell’anima non se ne fa niente..”.

“L’anima? Quindi..ma certo!”.

“Certo, che cosa?!” si stupì Pharaon.

“L’anima! Non capisci? Iside ha bisogno solo di un corpo. Se io riesco a recuperare l’anima e metterla altrove, Iside avrà il suo corpo e Eleonore..”.

“Stai dicendo cose che vanno oltre il limite consentito!” lo interruppe Pharaon “Stai parlando di prendere un’anima e spostarla in un corpo vuoto. E visto che deve essere vuoto, dev’essere morto”.

“No. Cioè..sì..ma..anche no! Io potrei..”.

“Credi che Eleonore sarebbe disposta a starsene in un corpo che non gli appartiene?”.

“L’alternativa è che svanisca per sempre. Se non la salvo, la sua anima svanirà per sempre”.

“La sua anima potrebbe essere già danneggiata. E poi..sei serio?! Usare un cadavere per..”.

“Io..forse hai ragione..”.

“Idiota!” si intromise lo sconosciuto “Guarda oltre! Sei intrappolato fra ciò che ti è stato detto che è sbagliato e ciò che dai per scontato che lo sia. Ma guarda oltre. Spingiti solo un pochino più in là”.

“Verso dove?”.

“Verso la luce. Quante catene ti hanno messo, ragazzo? Come credi di poter volare, se sei inchiodato a terra da mille regole?”.

“Andiamo! Non posso costringere Eleonore a vivere in un cadavere altrui!”.

“Non te l’ho mai detto”.

“E che dovrei fare, secondo te?”.

“Greco..so che puoi giungere alla soluzione. Cerca solo di vedere le cose da una prospettiva meno..ortodossa!”.

“Meno ortodossa? Dunque..un corpo vuoto che non sia un cadavere..o prendo un corpo vivo, ne elimino l’anima e ci faccio entrare quello di Eleonore, oppure..”.

“Oppure..”.

“Oppure faccio in modo che lei abbia un corpo nuovo! La Dea della bellezza, Afrodite, sa creare dei corpi. E anche Gaia. Sono corpi vuoti, ma con l’anima di Eleonore sarebbe..”.

“Sarebbe una follia!” quasi gridò Pharaon “Parli di compiere atti che competono solo ad un Dio creatore!”.

“E allora?”.

“Come?! Saresti punito secondo qualsiasi religione dell’Universo!”.

“Rilassati..l’idea è buona. Però..”.

“Però? Che succede?” domandò lo sconosciuto.

“Io non so come maneggiare le anime. Potrei chiedere a Deathmask ma non so se sarebbe in grado di fare una cosa del genere..lui le anime le ruba, non le impianta altrove!”.

“Posso aiutarti io. Sono un esperto di anime” sorrise l’uomo.

“Davvero? E perché lo faresti?”.

“Perché? Beh..diciamo che devo un favore ad una persona”.

“A chi?”.

“Prima o poi lo saprai. Sta di fatto che, se tu mi saprai fornire il corpo, io vi trasferirò l’anima. Il giorno del rituale, quando Iside la richiamerà per distruggerla, sarà mia”.

“Ed in cambio che vuoi?”.

“In cambio voglio che tu te la tenga, quella femmina. Se mi giuri che sfiderai Hades, io ti aiuterò. Salvando la sua anima, lei apparterrà solo a te e Hades non potrà più fare nulla”.

“Farmi nemico Hades?”.

“È un così grosso problema?”.

Arles rimase qualche istante in silenzio.

“Se hai intenzione di tradire il sommo Hades..” parlò Pharaon “..allora avrai contro anche qualsiasi altra divinità che lo sostiene. Ti farai molti nemici, Arles”.

“Io sono il figlio di Ares. Io GODO quando sono circondato da nemici”.

“Sei pazzo?!”.

“Sì”.

“Grandioso! Ma dovrò informare il mio signore. Non ti permetterà di fare cazzate”.

“Benissimo. Parte la sfida..”.

“E poi..pensi davvero che Eleonore potrebbe stare nel corpo ricreato da Afrodite o da Gaia?!”.

“Se vorrà morire, perché l’alternativa è questa, l’aiuterò io. Ma lo farò io con queste mani, non una Dea Egizia”.

“Sarai dannato. Dannato per sempre. A nessuno è permesso giocare con ciò che compete alle divinità creatrici”.

“Chiudi la bocca” lo interruppe l’intruso “Se tutti pensassero come te, se tutti avessero paura, sai quante cose mancherebbero fra gli umani? Il fuoco, per esempio. Zeus non voleva che lo avessero gli uomini. Ricordi come è stato punito colui che ha osato rubarlo, per donarlo ai mortali? Sapeva che era proibito, eppure lo ha fatto. Quante volte gli Dei hanno dato dei divieti che una volta infranti hanno portato dei benefici al mondo?”.

“E che beneficio potrebbe mai portare al mondo la regina Eleonore?” sbottò Pharaon.

“E che beneficio potrebbe mai portare al mondo avere per esso un’anima come quella di Arles? Si sta risvegliando e voialtri stolti non ve ne accorgente di quanto il suo cosmo bruci e si espanda. Cosa pensi possa accadere, se dovesse perdere il controllo e questo suo potere si riversasse sul tuo prezioso mondo?”.

“Di che parli?”.

“Parlo di un’onda di energia carica di odio, rabbia, disperazione divina che si riversa su chiunque osi avvicinarsi troppo”.

“Lui è un semidio. Non può spaventarmi il suo potere”.

“Continua pure a vivere nel tuo piccolo universo buio, specter. A portare questa creatura verso la luce, ci penso io”.

“Sarete entrambi dannati per sempre!”.

“Dannati per sempre?” ripeté Arles, fissando lo sconosciuto.

“La dannazione è una parola. Solo una parola. Chi può dannare te, Greco figlio di Ares? Hades? Ma tu non hai paura di Hades. Non esiste un posto vero e proprio per  te, nessuno ti ha mai accettato veramente. Nessuno tranne quella donna, vero? Eleonore! Eleonore è il tuo angelo, colei che in ogni luogo ti fa sentire a casa. Se questo significa essere dannati per sempre, principe, allora credo che io e te condividiamo la stessa strada...".

“In che senso?”.

“Non nel senso che voglio la tua donna. Nel senso che nella nostra vita non vi è un vero luogo per noi ma una donna lenisce ogni nostro turbamento. Con lei accanto, siamo in pace. E non importa tutto ciò che accade attorno. Nel mio caso, la donna è mia sorella. Nel tuo, Eleonore. Ci stai, allora?”.

“Non ho niente da perdere, no?”.

“Esatto. Ma devi agire in fretta”.

“Come faccio ad andare da Afrodite? Mi è vietato uscire da qui. Mi sorvegliano..”.

“Che domanda cretina! Sei il Dio delle illusioni! Crea l’illusione di te stesso e corri dalla Dea. Ti copro io”.

“Posso rendere te come me? Va bene. Farò in fretta..”.

“Afrodite è al Grande Tempio. Atena sta radunando tutti gli Dei”.

Arles annuì. Poteva fidarsi? Incrociò di nuovo lo sguardo di quello sconosciuto, mentre Pharaon protestava sommessamente. Con il potere delle illusioni, ora in quella stanza vi erano due Arles. Il figlio di Ares osservò colui che aveva di fronte, identico a sé, e sorrise compiaciuto.

“Sì, sei bello” ridacchiò lo sconosciuto.

“Hai proprio ragione..” annuì Arles, allontanandosi poi di corsa.

Rimasti soli, lo sconosciuto e Pharaon si fissarono qualche istante. Lo specter si accigliò. Doveva informare quanto prima il suo signore Hades delle intenzioni di quel Greco psicotico! Ma colui che aveva di fronte non aveva alcuna intenzione di fargli lasciare il palazzo egiziano. Con uno scatto rapido, colpì il servo dell’oltretomba. Questi cadde in terra, senza avere neppure il tempo di gridare. Lo sconosciuto sorrise, soddisfatto, e si sbarazzò del cadavere.

 

“Ma quanto era grande questo esercito di cui parlate?” domandò Camus.

“Non saprei dirti” rispose Milo “Poco rassicurante, ad ogni modo”.

“Già” annuì Aiolia “E molte delle loro divinità erano sveglie ed attive. E pericolose. Quelle contro cui abbiamo avuto a che fare non sono state facili da contrastare”.

In una grande sala, nella dimora di Atena, la Dea aveva convocato i cavalieri e gli Dei per discutere del pericolo imminente.

“Sono preoccupata” ammise la padrona di casa “Fra gli angeli e gli Egizi, siamo in pericolo”.

“Ma noi siamo qui!” esclamò Aiolos “E anche le divinità. Shiva, Maya e Quetzalcóatl, oltre a Greci e Romani, saranno un’ottima difesa”.

“Dobbiamo attaccare prima che l’esercito si mobiliti” si intromise Artemide “Rischia di portare distruzione e morte fra popoli innocenti. Attacchiamo ora, che non è pienamente organizzato e pronto”.

“Concordo con mia sorella” annuì Apollo.

“Hei, calmi! Da quando siete così guerrafondai?” domandò Ares.

“E da quando tu non lo sei, fratellino?” ribatté il primogenito di Zeus.

“Sono affari miei! Ma, ad ogni modo, cosa ci importa se questi eserciti attaccano altri? Chissenefrega! Ci mettiamo a fare le guerre preventive?”.

“Dovrebbero piacerti..”.

“Può darsi. Ma io devo odiare il mio nemico e gli Egizi non mi irritano per niente”.

“Troveremo il modo di farteli odiare..”.

“Ho altre cose per la testa..”.

“Per esempio?”.

“Mio figlio disperso, il mio primogenito rincoglionito..tanto per citarne un paio..”.

“Primogenito? Parli di Phobos?”.

“Non sta bene ultimamente. Ed io ci tengo alla mia famiglia”.

“Noi siamo la tua famiglia!”.

“Non del tutto, bastardello”.

“Come ti permetti?!”.

“Non cominciate!” li interruppe Hera “Siete quasi tutti bastardi qui!”.

Ares tacque, obbedendo sempre a sua madre. Apollo invece voleva continuare la discussione e fu Artemide a fermarlo. Il pavone di Hera emise il suo tipico suono, minacciando i presenti.

“Le ricerche dell’alata continuano?” volle sapere Shiva, capendo di non essere il solo con una famiglia un pochino incasinata.

“Sì” annuì Atena “Ma pare svanita nel nulla”.

“Ma questo è impossibile!”.

“Eppure è così. Se ha raggiunto luoghi riservati alla sua religione, noi non possiamo vederla”.

“Capisco..spero non abbia sottratto oggetti preziosi o altro..”.

“Non credo. Ad ogni modo, speriamo di trovarla. I miei cavalieri pattugliano continuamente varie zone, alla ricerca di indizi”.

“Incredibile. Perdere una fanciulla, potrei capirlo. Ma una donna alata..”.

“Cercala tu!” protestò Deathmask “Io sono stanco di vagare nel nulla!”.

“Death!” sibilò Aphrodite “Cerca di controllarti..”.

“Atena!” interruppe Kanon “Io devo tornare in Egitto”.

“E perché?” chiese la Dea.

“Mio fratello è là. E non se la passa molto bene. Voglio essere sicuro che torni qui”.

“Ci hai spiegato la situazione, Kanon. Ma non è molto ciò che possiamo fare a riguardo. Tornando, cosa credi di risolvere?”.

“Voglio solo stargli vicino. So che potrebbe di nuovo perdere la testa e perdersi in illusioni assurde”.

“Credi sia solo questo il punto?” interruppe Ares.

“Padre..?”.

“Tuo fratello non è più un semplice mortale con un cosmo. È un Dio”.

“Semidio” precisò Atena.

“Quel che è! Ma il suo potere è superiore a quello che aveva manifestato durante la guerra contro i romani. Non è ferito, non è in punto di morte. Se dovesse perdere il controllo ora, le conseguenze non si sa quali possano essere”.

“In che senso? Che potrebbe succedere?” domandò Aiolos.

“Non lo so” alzò le spalle Ares, fingendo indifferenza “Ma non vorrei trovarmi nei paraggi. Perciò Kanon ha ragione. Bisogna riportarlo a casa. Eleonore è perduta ed è meglio che se ne renda conto gradatamente, circondato da chi può mantenerlo con una certa stabilità mentale. Solo, in Egitto, non so..”.

“Io non voglio riportarlo a casa adesso” precisò Kanon “Lui vuole vedere l’ultimo barlume di vita della sua donna e glielo concederò. Ma poi lo porterò via. La mia presenza, forse..”.

“Bella sfida, ragazzo mio..”.

“Lui è il mio gemello. Non lo lascerò perdersi nelle tenebre”.

“E se ci fosse già caduto, inesorabilmente?”.

“Allora voglio essere io colui che lo ucciderà”.

Nella sala scese uno strano silenzio. Nessuno aveva idea di che cosa dire e gli sguardi erano rivolti verso Kanon ed Ares.

“Va bene” annuì Atena “Porta con te tua moglie Sarah, se non lo ritieni troppo pericoloso. È la gemella di Eleonore, vorrà pure lei salutare la sorella. Parti non appena sarai guarito dalle ferite inferte dagli Egizi. E noi..prepariamoci. Iside vuole risvegliarsi con la luna piena e quello sarà il momento in cui noi attaccheremo. Ares, restatene pure a letto se non hai voglia di combattere. Non voglio palle al piede nei miei eserciti e tu, se non vuoi fare la guerra, sei inutile”.

Ares, stranamente, non rispose.

“Che silenzio..” borbottò Tolomeo.

“Concordo” gli rispose Shiva, fissandolo incuriosito “Cambiando argomento..che cosa strana che sei diventato..”.

“Parla quello con la pelle blu..ed un fiume in testa!”.

“Hei, il mondo è bello perché è vario” ridacchiò l’Indiano e Maya rise a sua volta “Però ora basta perdere tempo in chiacchiere. Alla luna piena manca poco, prepariamoci a menare le mani!”.

   
 
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