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Autore: LadyDenebola    15/10/2015    2 recensioni
"In quel momento sollevò il capo nella loro direzione, e Marina avvertì su di sé uno sguardo scuro e luminoso passarle da parte a parte". I nani di Thorin giungono a Minhiator, piccola città a ovest di Erebor, per liberarla dagli orchi e rafforzare l'amicizia fra i due popoli. Marina è una giovane assetata di avventure e leggende, diversa dall'immagine di donna umana che i nani hanno sempre avuto. Ambientato prima dell'arrivo di Smaug.
I personaggi e le ambientazioni appartengono in buona parte all'incommensurabile genio di Tolkien, io mi limito ad aggiungere il mio tocco (sperando di non fare casini). ^___^
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Balin, Dwalin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il pegno
 
 
<< Devo ammettere che sarà strano, quando non ci sarete più >>
Marina guardò con la coda dell’occhio Dìs, poggiata accanto a lei alla balaustra di roccia, e rimase in silenzio. La principessa continuò:<< Quando Minhiator ci chiese aiuto ero un po’ scettica, lo ammetto, ma mio nonno ha visto più lontano di me nella nostra alleanza. Adesso spero possa durare a lungo >>
<< Da parte della mia famiglia posso garantirti che ci impegneremo perché i nostri figli la tengano salda >>rispose Marina, con più formalità di quanta non avesse davvero voluto. D’altra parte, si era accorta che tutti quei discorsi sulla loro imminente partenza la mettevano a disagio.
Dìs le diede qualche colpetto gentile sul braccio e tornò a scrutare davanti a sé, passandosi una mano sul pancione. Dopo cena, aveva invitato Marina sul fianco della Montagna che si affacciava su Dale, le cui luci facevano capolino in fondo alla valle, quasi impercettibili tanto era intenso il chiarore delle stelle.
Marina si strinse nel mantello, rabbrividendo nella brezza sempre più pungente ora che l’autunno era alle porte. Mancavano due giorni alla partenza e il suo disagio aumentava a ogni ora. Non solo temeva le future discussioni con la sua famiglia sul matrimonio, ma si sentiva tremendamente in colpa per come si era comportata con Thorin. Si era infatti accorta troppo tardi che l’imbarazzo che provava nello stare in sua presenza l’aveva spinta a evitarlo: un atteggiamento infantile, come continuava a ripetersi da ore, che sicuramente l’aveva offeso. E il prezzo da pagare era stato il conseguente allontanamento di Thorin: scostante, infastidito. Perciò, adesso Marina aveva un motivo in più per evitarlo, perché non sopportava di vederlo distogliere lo sguardo o ignorarla con la scusa di parlare con qualcun altro. Non c’era niente di consolante nel sapere che era stata lei a rovinare quella che – si era augurata – avrebbe potuto essere una buona amicizia. Nulla di consolante, perché ora che Thorin la stava ricambiando con la sua stessa moneta Marina si rendeva conto di quanto le mancasse la sua compagnia, fosse stata anche per pochi minuti. Una parte di lei continuava a ripeterle di spiegargli tutto, nella speranza che potesse capire e perdonarla; un’altra, crudele ma perspicace, temeva di peggiorare la situazione rivelando a Thorin dei timori di Thror su un suo probabile interesse per la loro ospite, timori che, fra l’altro, avevano indotto Alexander a combinare un matrimonio con Girion di Dale.
Marina scosse la testa, come a confermare l’assurdità di tutti quei pensieri. Non poteva neanche permettersi la consolazione d’essere lusingata dall’interesse di Thorin perché, a ben vedere, non ne aveva mai avuto conferma e quelle di Thror erano state semplici congetture.
<< Mi piacerebbe vedere Minhiator, un giorno o l’altro. Thorin e Dwalin dicono che è molto bella >>La voce di Dìs giunse come da molto lontano, e Marina si sentì riportare bruscamente alla realtà, in piedi sullo stretto corridoio di roccia sul fianco di Erebor.
<< Lo è >>rispose alla fine.<< Forse, dopo il parto, potrai venire a trovarci, saresti la benvenuta! >>
<< Ti ringrazio. E porterò anche Thorin: so già che fra qualche settimana avrà bisogno di cambiare aria >>rise Dìs.
<< Per quale motivo? >>
<< Non sopporta di restare fermo nello stesso luogo troppo a lungo, anche se si tratta di Erebor >>sospirò la principessa,<< e fin quando non sarà re non rinuncerà a viaggiare ogni volta che ne avrà la possibilità >>Tacque un attimo prima di riprendere con maggior serietà:<< In questi giorni è più scorbutico del solito, te ne sarai accorta, temo >>
A Marina si strinse lo stomaco mentre sentiva le guance avvampare. Dìs non le fece caso, e continuò, sempre con quell’aria pensosa e preoccupata:<< Non vuole darlo a vedere, ma credo gli dispiaccia che partite. Siete stati una novità, per lui come per tutti noi: non abbiamo mai avuto ospiti così giovani. Di solito il re sceglie alleati vecchi e noiosi, ma voi siete più che alleati: posso definirvi degli amici >>
<< Sei molto gentile, ma temo di non essere stata così amichevole con tuo fratello, in questi giorni >>borbottò Marina.
Dìs la guardò con un sorriso comprensivo.
<< Thorin non è un bambino: sa che anche tu hai le tue preoccupazioni. Ma ti consiglio di parlargli, se vuoi separarti da lui in amicizia. È così testardo e orgoglioso che non farà mai la prima mossa! >>
Marina la fissò con un misto di stupore e gratitudine: sapere che Dìs non la considerava una “minaccia” come Thror la rincuorava. Le parole della principessa le infusero una determinazione tale che il mattino seguente si unì ai suoi amici nell’ultimo allenamento con Frerin e Filer.
Scesero in un’ampia sala del palazzo adibita, spiegò Frerin, ad allenare gli eredi di Durin che avrebbero regnato sotto la Montagna. Alta con un soffitto a volta, era interamente rivestita di pietra; lungo le pareti erano appese numerose spade di varie misure, insieme ad asce a una o due lame e mazze ferrate.
All’inizio Marina si tenne in disparte mentre gli altri si lanciavano verso le armi con l’entusiasmo di un bambino. Si limitò a gironzolare osservando le spade esposte, rimpiangendo che anche Thorin non si fosse unito a loro, finché Frerin non la strappò ai suoi pensieri richiamandola. Marina si voltò con sguardo interrogativo, e sobbalzò nel ritrovarsi la punta della spada del nano non distante dal volto.
<< Non dovresti oziare in questo modo. Perché non mi fai vedere se gli allenamenti di mio fratello sono serviti a qualcosa? >>Frerin la guardò con un sorrisetto di sfida, e Filer le consegnò una lama più piccola e leggera, dall’aria consunta.
L’allentamento fu un sollievo, per Marina. Non era come combattere con Thorin: Frerin restava socievole e con la battuta pronta. Ma, soprattutto, aveva una tecnica diversa. Se Thorin preferiva restare immobile come una roccia, lui non cessava mai di muoversi, balzando da un lato all’altro di Marina così da disorientarla. La ragazza era talmente concentrata nel tentativo di colpirlo e di ignorare i suoi scherni da dimenticarsi di Thorin. Ma quando Frerin approfittò di un suo momento di stanchezza per assestarle un affondo che la fece cadere a terra, si pentì di aver accettato la sfida.
Alex e gli altri ridacchiarono mentre la spada le scivolava di mano con un clangore lamentoso che rimbombò sulle pareti.
<< Pessimo lavoro >>commentò Frerin scuotendo il capo, ma sorrideva.
<< E tu sei sleale! Questo colpo era proprio necessario? >>ribatté Marina rimettendosi seduta, più ammaccata di quanto non si fosse aspettata.
<< In un vero combattimento l’avversario non ti darà mai tregua, lo diceva Thorin, perciò prenditela con lui se i miei metodi sono bruschi >>Frerin le raccolse la spada, ma lei si tenne a distanza.
<< Per oggi sono a posto così >>
<< Di già? Eppure sembravi molto più combattiva, quando sei arrivata a Erebor! >>esclamò il nano, leggermente deluso.
<< Non voglio rompermi qualcosa prima di tornare a casa >>si giustificò Marina.<< Dammi la spada, ci penso io a rimetterla a posto >>
Ignorò l’occhiata inquisitrice di Frerin, e ringraziò silenziosamente Will quando richiamò il giovane principe perché riprendesse gli allenamenti con lui. In effetti, in quei minuti era riuscita a dimenticare Thorin – rifletté Marina riponendo l’arma sul suo gancio sulla parete – ma la somiglianza col fratello e il continuo nominarlo non erano di grande aiuto. Forse sarebbe dovuto andare a cercarlo, almeno per essere sicura di trovarlo in tempo per parlargli e spiegarsi, si disse mentre gli altri riprendevano l’allenamento. Ma da dove avrebbe cominciato? E come avrebbe cominciato?
<< Ehi, Thorin, quando sei arrivato? >>
Marina si voltò di scatto verso Filer e poi, seguendone lo sguardo, verso i piedi delle scale d’ingresso della sala, e il suo cuore perse un battito. Senza che se ne accorgesse, Thorin era arrivato – chissà da quanto – ed era rimasto lì a osservarli.
<< Mi chiedevo dove eravate finiti tu e Frerin. Alle forge mi hanno detto di non avervi visti, oggi >>rispose il principe con un’alzata di spalle.
<< Eravamo qui a dare una lezione a questa gentaglia! Potresti darci una mano, sai? >>esclamò Frerin mentre Will lo metteva spalle al muro.
<< Basti tu a tenere alto l’onore del popolo di Durin! >>replicò ridendo Thorin.
In quel momento la spada del fratello volò via grazie a un fluido colpo di Will, e cadde a pochi centimetri da Marina, che balzò indietro. Fu in quel momento che Thorin si accorse che anche lei era presente, e impallidì. Non si era aspettato di trovarla laggiù. Quando la ragazza rialzò lo sguardo su di lui provò l’impulso di girare sui tacchi, ma l’orgoglio lo tenne inchiodato lì. Peggio, i suoi piedi – ancor più orgogliosi, a quanto pareva – lo spinsero in avanti.
Si fissarono per due lunghi secondi, poi Thorin, per vincere l’imbarazzo, raccolse la spada di Frerin e indicò con un cenno le altre esposte sul muro.
<< Potrebbe servirti una spada nuova? >>fu tutto quel che riuscì a dire di originale.
Marina lo guardò quasi stupita.
<< Hai rifatto il filo alla mia, e ora è perfetta >>balbettò.
<< Questo è ferro estratto dalla Montagna Solitaria >>continuò il nano, senza dar segno di averla sentita. Poggiò la spada di Frerin e ne prese una dalla lama sottile e leggera.<< Sono un po’ vissute ma ancora letali e robuste. Le più corte di solito vengono utilizzate per allenare i giovani della mia famiglia. È probabile che Dìs abbia usato anche questa >>
Marina osservò la lama frapposta fra sé e Thorin, senza capire il perché di quel discorso. Fino a quel momento si erano accuratamente evitati, mentre ora ecco che Thorin cercava di convincerla a prendere una delle loro lame… possibile che fosse un modo per riprendere a parlare?
Prima che Marina potesse formulare una risposta sensata, però, il principe mutò di colpo espressione e ripose la spada sul suo gancio.
<< Forse, però, non ne avrai bisogno in futuro >>disse con una nota di freddezza nella voce.
<< Mi auguro sempre di non aver bisogno di una spada >>replicò Marina, reprimendo a stento la sorpresa per questo nuovo cambiamento.
<< Intendevo che potresti non essere costretta a difenderti da sola… che potresti avere altri a tua protezione >>spiegò Thorin guardandola con attenzione e ignorando Frerin che, dopo aver scherzato con Will, gli chiedeva di rendergli la spada.
Marina quasi sentì la pelle trafitta da quelle parole. Fissò il volto del nano, rabbuiato, e cercò disperatamente una rassicurazione, ma la confusione che improvvisamente la colse le impedì di trovarne una.
<< Non dipenderò mai completamente da chi sarà al mio fianco, chiunque sarà >>balbettò.<< Mi piace sapermi difendere da sola, come avrai notato >>
Thorin non batté ciglio, e lei ebbe l’impressione che avesse addirittura smesso di respirare. Vide le sue robuste spalle rigide e le mani chiuse a pugno, e capì di non essere stata convincente.
<< Thorin, dammi quella dannata spada, per Mahal! >>tuonò Frerin, ormai al colmo dell’impazienza.
Thorin gliela restituì con un gesto secco. Frerin lo fissò accigliato:<< Si può sapere cosa sei venuto a fare qui? Cercavi solo me e Filer o avevi altro da fare? >>
<< Ora che mi ci fai pensare, dovevo avvertirvi che il re pensava di organizzare un banchetto d’addio in onore dei nostri ospiti. Tutta Erebor vi saluterà >>
<< Così ci farete arrossire >>scherzò Alex, ma Thorin non sorrise.
<< Sta anche preparando una scorta. Alcuni dei nostri vi riaccompagneranno fino a Dale. Resta solo da decidere se vi faremo parte anche noi della famiglia. Ne sta parlando con Vermion, ma forse è meglio che vada a sentire anche tu >>
Alex acconsentì e si affrettò a seguire il principe. Marina rimase a fissarli sparire su per le scale, ammutolita e sconcertata. Thorin prima le si era avvicinato spontaneamente e poi non l’aveva più degnata di uno sguardo. Cosa gli passava per la testa? Possibile avesse frainteso il suo comportamento pensando che non avrebbe più apprezzato l’aiuto dei nani ora che avrebbe fatto ritorno fra gli Uomini? O era lei ad aver capito male?
A Marina tornarono in mente le parole di Dìs del giorno prima, e decise. Avrebbe dovuto trovare il modo di affrontare Thorin e spiegargli il perché del suo allontanamento. Sapeva che non si sarebbe mai perdonata se fosse partita senza aver prima chiarito.
Incredibilmente, però, Thorin divenne introvabile per il resto del giorno e parte di quello seguente. Quando Frerin la informò che il principe sembrava essersi rinchiuso nelle forge Marina perse ogni speranza: nessuno poteva accompagnarla laggiù, né lei aveva il tempo di andarci. Era arrivato il momento di preparare i bagagli, come Vermion le ricordava da almeno tre giorni, e col fiato del consigliere sul collo non osava muovere un passo.
Eppure anche Vermion si dimostrò utile, suo malgrado. Giustificandosi dicendo che era suo dovere accertarsi che Marina non dimenticasse nulla era riuscito a intrufolarsi nella sua camera, in modo da intrappolarla. E, mentre la ragazza recuperava i suoi vestiti, si lasciò sfuggire che Frerin avrebbe fatto parte della loro scorta. Era chiaro quanto la notizia di avere attorno a sé i nani fino a Dale non lo entusiasmasse, ma, ora che la partenza era imminente, riusciva a sopportarla addirittura col sorriso. Disgustata e col pensiero totalmente rivolto a Thorin, Marina si affrettò a finire i bagagli in modo da liberarsi di Vermion nel pomeriggio con la scusa di volersi concedere un’ultima passeggiata solitaria per Erebor.
Il sole in realtà già iniziava a calare inondando l’atrio di calda luce rossastra quando lei si affacciò dalla balconata che dava sulla piazza principale, dove i nani stavano allestendo i tavoli per quella sera. A quella vista, Marina si sentì stringere il cuore: ora come non mai sentiva il desiderio di restare lì. Si fermò a osservare i preparativi, domandandosi se avesse avuto seriamente il coraggio di andare a cercare Thorin alle forge, quando uno sbuffo la fece voltare.
Confuso fra un gruppetto di nani, il principe stava scendendo sul ponte, ancora sporco di fuliggine al punto che, in un primo momento, Marina faticò a riconoscerlo. Camminava da solo in coda, e quando la vide si bloccò, sorpreso per la seconda volta in meno di quarantotto ore di ritrovarsela davanti. E, come il giorno precedente, il primo impulso che provò fu quello di passare oltre. Le rivolse un semplice cenno di saluto e proseguì, ma Marina, mossa dalla disperazione, scattò in avanti.
<< Aspetta! >>
Thorin si voltò lentamente, lo sguardo indecifrabile. Marina si costrinse a non lasciarsi intimidire: non poteva perdere quell’occasione per la seconda volta.
<< Devo… >>cominciò, ma non sapeva come cominciare.
Thorin continuava a fissarla senza dir nulla, ma sembrava ancora sul punto di andarsene.<< Ti devo delle scuse  >>disse infine Marina.<< In questi giorni non mi sono comportata… normalmente, come forse avrai notato. Ti ho evitato, e me ne vergogno. Non ti meritavi un comportamento simile >>. Nel parlare tenne lo sguardo fisso sul ginocchio del principe, pronta a vederlo andar via. Ma quando il silenziò si protrasse e lui rimase immobile, rialzò gli occhi.
Era una sua impressione o qualcosa era cambiato nello sguardo di Thorin? Cos’era? Sorpresa? Soddisfazione? O dubbio? Marina sapeva di esser stata fin troppo sbrigativa: non gli aveva spiegato nulla, in realtà, ma, se poteva, non gli avrebbe mai rivelato di averlo evitato perché Thror l’aveva sospettata di voler sedurre suo nipote. Sperò che Thorin si accontentasse di quelle scuse frettolose e si sforzò di non apparire troppo colpevole o incerta.
<< Non scusarti >>borbottò alla fine Thorin, quando ebbe recuperato il controllo di sé.<< Anch’io ho sbagliato, avrei dovuto chiederti subito se avessi bisogno di aiuto invece di… evitarti a mia volta >>
<< È tutta colpa di quel matrimonio, ma non dovevo prendermela con te >>disse Marina.
<< Proprio con me, infatti, e non con qualche altro nano >>osservò Thorin, quasi casualmente. Non voleva metterla in difficoltà, ma aveva bisogno, diritto di sapere.
La ragazza chinò la testa, sconfitta. Come avrebbe potuto rispondere? Se gli avesse detto la verità, forse Thorin si sarebbe sentito così offeso da troncare ogni rapporto con lei, Alex e Minhiator. E non ne avrebbe avuto tutti i torti, ragionò lei: non si erano comportati lealmente.
<< Hai cambiato atteggiamento così all’improvviso che pensavo di averti offesa in qualche modo >>proseguì il principe quando lei non accennò a parlare.
<< Credimi, tu non hai fatto nulla >>esclamò subito Marina.<< Sono io che ho sbagliato a chiudermi in me stessa >>
Thorin la osservò con attenzione. Sembrava sincera, ma qualcosa gli diceva che non l’avrebbe indotta a dirgli la verità, almeno per il momento. Nonostante nutrisse ancora qualche dubbio, non poté non provare un certo sollievo. Se Marina si era fatta avanti di sua volontà non appena si erano incontrati doveva essere davvero decisa a riappacificarsi con lui…
<< Mi fido delle tue parole >> disse infine.<< Adesso è meglio che vada, non posso presentarmi al banchetto in questo stato. A Thror dispiacerà salutarvi così presto >>. Disse l’ultima frase quasi casualmente, anche se gli era venuta in mente solo alla fine. Una parte di lui gli diceva che nominare Thror o il banchetto sarebbe potuto tornargli utile. E, quasi inaspettatamente, aveva ragione. Notò il sorriso di Marina irrigidirsi in maniera quasi impercettibile mentre annuiva in silenzio.
Si separarono amichevolmente, ma con sentimenti ben lontani dal sollievo o la serenità. Prima di incontrare Marina Thorin pensava di fermarsi a bere una birra in qualche locanda, ma adesso si affrettò a tornare a palazzo e trovare il nonno, colto da un’improvvisa inquietudine. Scese automaticamente nella sala del tesoro, e, come immaginava, vi trovò Thror intento a sistemare uno scaffale carico di scrigni.
<< È successo qualcosa? >>gli chiese il re notando la sua espressione rabbuiata.
<< Volevo solo salutarti >>Thorin decise all’istante di non attaccare subito: il suo era solo un sospetto, e aveva bisogno di conferme prima di poter avviare una qualsiasi discussione col nonno. Eppure, dopo aver osservato la reazione di Marina, non poté non trovare dei collegamenti col suo comportamento e le reazioni di Thror ogni volta che aveva sorpreso il nipote a parlare di o con lei.
<< Be’, va’ a ripulirti, non vorrai salutare i nostri ospiti in quello stato? >>
<< Ho appena incontrato Marina e non mi sembrava sconvolta dal mio aspetto >>replicò il principe, nominando apposta la ragazza.
Thror gli lanciò appena un’occhiata prima di tornare ai suoi scrigni, grugnendo.
<< Forse si è abituata a vederti andare in giro come un fabbro, ma stasera cerca di essere un po’ più principe >>disse.<< Come mai l’hai incontrata? >>
<< L’ho incrociata per caso mentre rientravo >>
<< Erebor tornerà tranquilla quando quei ragazzi saranno partiti >>sospirò il re.<< Fin troppo, forse, ma sapevamo che sarebbe stato un soggiorno breve >>Fece una pausa per spostare un bauletto più pesante, poi chiese con voce vaga:<< Che impressione te ne sei fatto? >>
<< Sono tutti ottime persone, degne di fiducia. Non potevi sperare in alleati così leali, come ti hanno anche dimostrato quando gli orchi ci hanno attaccato >>
<< Sono contento ti piacciano. Bisogna sempre stare attenti con gli Uomini. Sono scaltri e calcolatori, e mi duole dire che le loro donne non sono da meno >>
<< In qualsiasi razza ci sono persone degne di stima e altre di biasimo, ma Alexander e i suoi compagni non mi sono sembrati calcolatori >>replicò calmo Thorin, ma le mani dietro la schiena erano chiuse a pugno.
<< Certo che no, non fraintendermi! Ma vedi, portare estranei nella nostra Montagna, a contatto con i nostri segreti e tesori è sempre rischioso >>si spiegò Thror accarezzandosi distrattamente la barba incastonata di gemme.
Thorin inarcò un sopracciglio. << Temevi ti derubassero? >>
Il re assunse gli lanciò uno sguardo imbarazzato.
<< Fidarsi è bene… e l’hai visto anche tu, dopotutto: il loro consigliere tesse alleanze come un ragno affamato. Se non avessero ricevuto quella proposta da Dale ho l’impressione che avrebbe anche potuto considerare la nostra famiglia >>concluse Thror senza nascondere la propria disapprovazione.
<< Dubito che l’avrebbe fatto, ma avevo capito che apprezzassi quei ragazzi. Avresti rifiutato un’alleanza più stretta con la loro famiglia? >>
Thorin aveva parlato con tutta la calma che riuscì a mantenere, ma suo nonno a quelle parole si voltò, accigliato, e lo scrutò per alcuni lunghi secondi. Thorin sostenne impassibile l’esame, provando in fondo al cuore una sorta di feroce soddisfazione: sentiva di aver trovato il punto di tutta quella faccenda.
<< Sai che ammiro Alexander, la sua famiglia e i suoi amici, e sono sicuro che anche il resto della loro gente sia degno di stima >>replicò infine il re, con voce lenta e calcolata.<< Ma Erebor deve essere guidata da una stirpe nanica, la linea di Durin non dovrebbe mescolarsi con le altre razze, o non sarebbe più la stessa, mi capisci? >>
<< Fin troppo, sire >>Thorin marcò con forza l’ultima parola. Thror gli aveva involontariamente confermato i suoi sospetti. Ignorò lo sguardo sempre più cupo del re: la soddisfazione di qualche secondo prima aveva lasciato il posto a rabbia e delusione con la stessa velocità di un acquazzone estivo. Scoprì di non poter pronunciare altre parole coerenti, tanto si sentiva furioso. Guardò suo nonno, circondato da montagne d’oro e gioielli il cui riflesso alla luce delle torce era quasi doloroso alla vista. Ed ebbe una nuova conferma: Thror non avrebbe mai condiviso una moneta neanche con i suoi amici più fedeli. Un sentimento di vergogna e rammarico si unì alla rabbia: anche lui avrebbe fatto quella fine? Anche lui avrebbe presto rifiutato l’amicizia di altri popoli per paura di dover condividere le ricchezze di Erebor?
<< Anche Alexander ha capito l’importanza di un matrimonio nella stessa razza, comunque >>riprese Thror dopo alcuni minuti di silenzio.
Thorin si riscosse come da un lungo sonno. Il re era tornato a dargli le spalle per frugare in un nuovo scrigno.
<< Eppure, un matrimonio è un ottimo sugello per un’alleanza >>ribatté con voce tagliente.
Thror ridacchiò, ma la sua voce era fredda come la lama di un coltello quando parlò.
<< Hai deciso di prender moglie, nipote mio? >>
<< Non ancora, sire, ma spero di avere la fortuna di sceglierla personalmente, se verrà il momento >>
Il re lo studiò ancora, sospettoso. Poi annuì. Diede un ultimo sguardo attorno e scelse un paio di anelli dall’ultimo scrigno, che ripose con cura.
<< Spero che al banchetto di stasera sarai meno impertinente, Thorin >>borbottò.
Thorin alzò le spalle, indifferente, e il re lasciò il salone. Il principe rimase a osservare le scale dalle quali se ne era andato, la mente di colpo immersa nella conversazione appena conclusa. Thror aveva temuto che Alex o Vermion potessero ordire un matrimonio con Marina? Ma su quali prove? Il re era troppo scaltro e intelligente per basarsi sul solo comportamento di Vermion, o lui, Thorin, lo stava sopravvalutando? Ripensò a Marina e a come l’aveva evitato negli ultimi giorni, dall’allenamento nella foresta: se aveva se la ragazza aveva sospettato i pensieri di Thror o le era giunta qualche voce, allora finalmente si spiegava il suo comportamento.
Ma, dovette ammettere Thorin, anche se era giunto al nocciolo della questione non poteva sentirsi soddisfatto, anzi. Sapere che Marina doveva essersi sentita offesa e a disagio a causa di suo nonno lo imbarazzava, e ancora di più se ripensava che lui stesso aveva reagito evitandola. Idiota. E ora non gli restavano che poche ore che spiegarsi con Marina, poche ore prima di vederla partire e probabilmente perdere qualsiasi occasione per incontrarla e passare del tempo con lei come aveva fatto lì a Erebor. L’idea che forse, se mai avesse rivisto Marina, avrebbe dovuto rivolgersi a lei come alla signora di Dale gli fece ribollire il sangue nelle vene.
Per sfogare la tensione prese a passeggiare fra i corridoi, schermandosi ogni tanto gli occhi quando il bagliore dell’oro diventava troppo intenso, ma non servì a nulla. Continuava a ripensare agli ultimi tempi, a come aveva quasi odiato Marina per la sua freddezza e alle parole di poco prima di Thror. La certezza che il re non avrebbe mai approvato un legame fra la sua famiglia e un’altra razza era, se possibile, più demoralizzante di qualsiasi altro pensiero. Ma, ancor più sorprendente e sconcertante, era l’agitazione che continuava a crescere in lui, Thorin, davanti a quelle considerazioni. Sentiva di non essere più in grado di ragionare lucidamente…
Con un urlo di rabbia, sferrò a un tavolo un calcio che lo sollevò di parecchi centimetri facendo rotolare a terra, in una cascata tintinnante, alcune gemme di vari colori. Fu in quel momento che lo sguardo di Thorin fu attirato da un bagliore bluastro.
 
***
 
C’era un’atmosfera da fine estate, quella sera, a Erebor. Il sole calò prima che le tavolate nella piazza principale si fossero riempite, e tante lanterne furono accese, sospese fra le case e lungo i corrimani delle scalinate. Vista dall’alto, sembrava di trovarsi in un immenso formicaio illuminato a festa.
L’aria frizzante era comunque pregna delle risate e canzoni che si alzavano dai gruppi di nani seduti a mangiare, e Marina e gli altri non provarono neanche per un istante il rimpianto di dover partire, ma solo una pesante nostalgia. Perfino Vermion si godette la serata, seduto a parlare con Thror e Thrain.
Al termine della cena, quando iniziarono le vere danze sfrenate dei nani, Marina rimase accanto a Dìs e Filer mentre suo cugino e gli altri andarono a unirsi a Dwalin e un nutrito gruppo di robusti nani che già stringevano boccali di birra. La ragazza rimase a osservarli soprappensiero finché Bofur non la scosse delicatamente per la spalla.
<< Ti ho cercata per tutta la piazza! >>
<< Ormai dovresti sapere che Marina siede al tavolo del re >>rise Dìs.
<< Sì, ma credevo stesse ballando >>rispose Bofur. Prese posto accanto a Marina e la fissò così seriamente da farle pensare fosse accaduto qualcosa di grave.<< Farai attenzione lungo la strada di casa? Stavolta ci saranno solo tre nani con voi. So che Filer farà parte della scorta, e di sicuro anche gli altri saranno ottimi guerrieri, ma non vorrei abbassasse la guardia >>
<< Ce la caveremo, e io mi terrò lontana dai serpenti >>lo rassicurò Marina cercando di apparire serena.
Bofur si accontentò, perché la sua espressione divenne immediatamente più rilassata. Si volse a guardare i nani che ballavano poco lontano, canticchiando sulla scia della musica, e, senza preavviso, afferrò Marina per un polso e la trascinò in pista. La ragazza non provò nemmeno a opporsi: sapeva che il giocattolaio non l’avrebbe ascoltata, ma lei stesso sentiva che forse, così, si sarebbe distratta. Aveva intravisto Thorin a cena, ma era sparito non appena i musicisti avevano iniziato a suonare. Ora, mentre Bofur la faceva volteggiare in mezzo alle altre coppie, lo scorse appoggiato a un tavolo con altri nani, composto e niente affatto incline a scatenarsi come all’ultimo banchetto.
A quella vista Marina sentì le viscere contrarsi dolorosamente. Nonostante fosse riuscita a farsi perdonare sapeva di non averlo convinto, e aveva sperato che, quella sera, avrebbero potuto parlare un po’… almeno per essere sicura che Thorin si fidava ancora di lei. Più di una volta provò l’impulso di lasciare la pista e tentare di parlargli, ma Bofur sembrava intenzionato a non fermarsi più, e quando anche gli altri nani rimasti seduti decisero di unirsi ai balli, Marina perse completamente di vista il principe.
Fu dopo molto tempo che Thror costrinse i musicisti a interrompersi. Il re si era alzato e invitò i suoi ospiti a tornare al loro tavolo.
<< Non potremo mai ringraziarvi abbastanza per la vostra amicizia >>tuonò in modo che l’intera Montagna lo udisse.<< Siete stati più che semplici ospiti. Ci avete dimostrato la vostra alleanza nel momento del bisogno, ed Erebor non lo dimenticherà. I Valar benedicano il giorno in cui i nostri popoli si sono incontrati! >>
Alex, Marina, Rio, Will e Vermion si inchinarono in segno di riconoscenza mentre i nani esultavano e applaudivano a gran voce. Thror tornò a sedersi, e la musica riprese a suonare. Marina si preparò a essere riacciuffata da Bofur quando scorse Thorin, alla destra del nonno, rivolgerle un inequivocabile cenno verso l’estremità della piazza.
Sorpresa, Marina lanciò uno sguardo furtivo a Vermion, che già aveva ripreso posto accanto ai sovrani, e si affrettò a raggiungere Thorin, lottando per non rimanere intrappolata in mezzo alla calca.
<< Allontaniamoci da qui, voglio parlarti in un posto tranquillo >>fu tutto quel che le disse, e Marina si lasciò guidare lontano dalla piazza.
Risalirono una scala stretta e deserta, lasciandosi alle spalle i rumori della festa, e presto raggiunsero il ballatoio che conduceva all’Altopiano del Re. Marina non fece domande, sicura che fossero abbastanza lontani per poter parlare tranquillamente, ma Thorin imboccò con decisione il tunnel che portava all’esterno. Fuori faceva molto più freddo della prima volta che erano saliti insieme sull’Altopiano, o forse era Marina a percepire con più intensità l’aria della notte ora che non aveva un mantello con sé. Thorin la guardò come a scusarsi per quella mancanza e, quasi avesse voluto farsi perdonare, si fermò a qualche metro dal bordo, in un punto dove soffiava ancora un’aria più tiepida proveniente da sud. Marina lo guardò, in attesa, ma lui rimase in silenzio, voltato verso la foresta ai piedi della Montagna, come intento a cogliere il lontano canto delle cicale. Alla fredda luce delle stelle sembrava un’antica statua ritta contro il buio del cielo.
<< Come mai siamo venuti proprio qui? >>chiese infine la ragazza.
<< Pensavo ti avrebbe fatto piacere tornarci prima di partire >>
Marina sorrise, pur a disagio; Thorin continuava a darle le spalle e, dopo aver atteso ancora qualche secondo, fu lei a farsi avanti. Il nano teneva lo sguardo fisso davanti a sé, e sembrava nervoso.
<< Come pensi che starai quando tornerai a Minhiator? >>le chiese dopo un’altra pausa.
Marina aggrottò la fronte, perplessa. Non aveva visto abbastanza di lei da immaginare già la risposta? Tuttavia, non poté non sentirsi allarmata dall’espressione così seria di Thorin.
<< Non mi dispiacerà tornare a casa, anche se mi sono davvero affezionata a Erebor >>rispose infine.
Finalmente, il nano si volse a guardarla.<< Quindi, se potessi resteresti qui? >>
<< Sì, saremmo comunque dovuti rimanere più a lungo >>rispose Marina, ancora più colpita.
<< Non intendevo questo >>borbottò Thorin.<< Mi sono reso conto che ti trovi bene qui, perciò mi chiedevo se non ti faccia piacere tornare in futuro, per restare più a lungo >>
Marina spalancò gli occhi, colta da un’improvvisa agitazione. La sua immaginazione schizzò alle stelle. Thorin intendeva proprio quel che lei pensava? O stava fraintendendo? Sopraffatta dall’imbarazzo e dalla confusione, distolse lo sguardo dal volto del principe e lo fissò a sua volta sulla foresta, senza però vederla.
Thorin aveva osservato la sua reazione, ma subito dubitò di aver detto troppo, o di essersi espresso male. In realtà, anche lui era stupito delle sue stesse parole. Non capiva con precisione cosa gli fosse passato per la testa: non era quello ciò che si era ripromesso di dirle mentre la conduceva sull’Altopiano. Semplicemente, la proposta gli era salita spontaneamente alle labbra. Eppure, una parte di sé si congratulava con lui per averla fatta: meglio essere diretti, ora che restava poco tempo.
<< Spero con tutto il cuore di poter tornare qui >>disse Marina con un filo di voce,<< non appena avrò risolto la questione del matrimonio con la mia famiglia >>
<< Intendi rifiutare, quindi? >>
<< Non vedo perché dovrei assecondarli. Anzi, perché dovrei assecondare Vermion, considerando che l’idea è stata sua. Tornerò a Minhiator e presenterò le mie ragioni… e poi sarò libera di tornare >>Marina abbozzò un sorriso risoluto, ma dentro di sé sapeva che non sarebbe stato così semplice.
Evidentemente, Thorin la pensava allo stesso modo, ma evitò di contraddirla.
<< Potrai perdonarmi? >>disse invece.<< Anch’io non ho avuto un comportamento esemplare, in questi giorni, ma, a differenza tua, non ho problemi o pensieri seri che possano giustificarmi >>
<< Non devi, anch’io, forse, avrei reagito come te se qualcuno avesse cominciato a evitarmi senza un motivo. Oppure >>rifletté Marina,<< l’avrei affrontato subito col rischio di litigare. Quindi, penso sia stato meglio aspettare un po’ prima di confrontarci >>
<< Ma in questo modo abbiamo perso giorni che avremmo potuto sfruttare per… per altri allenamenti o per mostrarti meglio la Montagna >>replicò Thorin. 
Marina lo guardò: perché voleva sottolineare a tutti i costi la loro stupidità? Anche lei sapeva che, se non si fossero evitati, molto probabilmente avrebbero avuto molto più tempo per conoscersi meglio. Possibile che Thorin, come lei, se ne rammaricasse così tanto?
<< Nulla ci impedisce di farlo in futuro >>disse lei.
<< Nulla… o nessuno? >>
<< Da parte mia mi auguro nessuno. Ti ho già detto che mi opporrò con tutta me stessa al matrimonio, perciò ne passerà di tempo prima che un improbabile marito mi vieti di venire a Erebor >>
Thorin represse a stento un sospiro. Era evidente che Marina cercava di convincere prima di tutto se stessa, ma stava dimenticando il re. Lui, Thorin, avrebbe potuto fidarsi a lasciarla partire con la sola promessa che sarebbe tornata, libera da qualsiasi legame… ma non osava fidarsi di chi le stava accanto. A Minhiator, probabilmente, la sua famiglia avrebbe provato ogni mezzo per convincerla a sposare Girion, e lui stesso sapeva che Thror avrebbe continuato a percepire quella ragazza come un pericolo se fosse tornata a Erebor da nubile. Le sole parole non sarebbero bastate, né per lei né per lui. E lui per primo non voleva accontentarsi di una semplice promessa. Sentiva di aver bisogno di qualcosa di concreto che gli assicurasse il ritorno di quella ragazzina che cercava di dimostrarsi combattiva ai suoi occhi, nonostante fosse chiaro quanto si sentisse in trappola.
Come mossa da quei pensieri, la mano di Thorin scivolò in una tasca dei pantaloni e ne estrasse un ciondolo. Mentre Marina continuava a scrutare davanti a sé, Thorin lo fece passare attorno al suo collo con un movimento fluido. La vide chinare la testa mentre glielo agganciava.
Marina fissò senza fiato il pendente che le scintillava sul petto: una farfalla dalla forma raffinata ricavata – da quel che poteva intuire alla poca luce – in una pietra viola e con piccole gemme color cobalto incastonate nelle ali e sulle antenne. Sollevò lo sguardo su Thorin, e sussultò nel ritrovarselo ancora così vicino. Lui accennò impacciato al ciondolo.
<< Non volevo te ne andassi senza un ricordo di Erebor. Ti prego di accettare questo pegno >>
<< Pegno? >>ripeté Marina.
<< Negli ultimi giorni ci siamo allontanati l’uno dall’altra quando invece avremmo potuto conoscerci di più, e ora che la tua partenza è arrivata voglio offrirti questo pegno. Prendilo come un segno del legame che abbiamo instaurato e una promessa che lo rafforzeremo in futuro >>spiegò Thorin.
Marina guardò il pendente, ancora ammutolita. Le parole del principe le avevano acceso una scintilla di speranza in fondo al petto: avrebbe voluto accettare senza remore, ma una piccola parte di sé la costrinse a rimanere coi piedi a terra.
<< Non possiamo, Thorin. Sai in quale situazione mi trovo >>si sforzò di dire.
<< Nulla è stato ancora deciso, e tu stessa hai detto che ti opporrai e che vuoi tornare qui >>
Marina esitò. Era stata sincera, ma come avrebbe potuto dirgli che, se anche fosse stata libera di decidere, avrebbero dovuto affrontare i sospetti di Thror?
<< So che in cuor tuo ti sei affezionata a questo luogo >>continuò Thorin, nella speranza di indurla a parlare,<< ma so anche che, nella situazione in cui ci troviamo entrambi, le sole parole non basterebbero a garantire il tuo ritorno qui. Forse mi riterrai un egoista, ma ho bisogno di legarti con più di una promessa per essere sicuro di rivederti dopo domani. Di rivederti e di non dover pensare a te come alla moglie di Girion o di qualcun altro >>. Pronunciò queste ultime parole talmente a bassa voce che temette di non essere udito – o sperò quasi che Marina non lo udisse.
La ragazza, però, aveva sentito tutto, e a ogni frase aveva inconsciamente trattenuto il respiro al punto che i polmoni quasi le dolsero quando riprese a respirare normalmente. Era impossibile aver frainteso: erano talmente vicini, lei e Thorin, che non poteva aver capito male. La testa le girava e le mani le tremavano per l’improvvisa emozione e la sorpresa. La voglia di accettare quel pegno e buttarsi fra le braccia di Thorin quasi la sopraffece, ma di nuovo si costrinse a restare lucida e a farsi coraggio per quel che avrebbe dovuto dire.
<< Le tue parole mi rincuorano: prima di oggi pomeriggio temevo di averti allontanato irrimediabilmente da me >>disse scegliendo con cura le parole.<< Però non posso accettare lo stesso. Il re mi ha accolta a braccia aperte, ma dubito possa condividere la tua decisione. Forse accetterà di ospitarmi di nuovo, ma non si fiderà mai completamente di me. Vedi, deve esserci stato qualche malinteso per il quale Thror si è convinto che volessimo convincerti a sposarmi >>aggiunse sforzandosi di ridere, ma dalla bocca le uscì solo una sorta di rantolo.
<< Lo immaginavo >>la interruppe Thorin. Marina lo guardò spaventata, ma lui alzò le spalle quasi con indifferenza.<< Dopo averti incontrata nel pomeriggio sono andato a parlare con Thror, e ho intuito che doveva aver frainteso le vostre intenzioni. Per quale motivo preciso, lo ignoro, perché tu e i tuoi amici vi siete sempre dimostrati corretti nei miei confronti. Forse, però, anch’io ho una parte di responsabilità per qualche parola o azione di cui non mi sono reso conto >>
<< Allora come puoi offrirmi questo pegno? Non hai pensato a cosa porterà? >>esclamò Marina, riprendendosi in fretta.<< Tu sei l’erede al trono di Erebor, è naturale che la tua famiglia si aspetti di vederti accanto a una principessa nanica anziché a una come me. Non sono una principessa. Sono solo la discendente di importanti famiglie di sovrintendenti, tutto qui >>
Thorin la zittì afferrandola quasi brutalmente per le spalle e avvicinandosi così tanto al suo volto da vedersi riflesso nei suoi occhi spalancati.
<< Ascolta >>mormorò con voce rauca,<< non credere che non ci abbia pensato anch’io prima di prendere quel ciondolo. Ho esitato per delle ore prima di decidermi. So chi siamo e cosa si aspettano da noi, ma più rimuginavo più capivo che non c’è un’altra soluzione che possa accontentare tutti. Tu non vuoi sposare Girion e io non voglio vederti andar via senza la certezza che quando ti rincontrerò potrò disporre del nostro tempo come vorremo. Avrei dovuto capirlo prima, per poterne parlare meglio, ma ormai ci resta poco tempo e voglio farti capire quanto sia importante per me quel pegno. Non ti sto chiedendo di impegnarti, ma solo di promettermi che quando tornerai potrò corteggiarti come meriti. Solo mentre ti dimostravi fredda nei miei confronti ho capito quanta serenità mi infondeva la tua presenza, e questo non mi è mai capitato con alcuna nana che ho conosciuto. E non voglio che qualcun altro provi lo stesso al tuo fianco, che sia Girion o qualsiasi altro uomo. Forse mi disprezzerai – non so come funzionano queste cose fra gli Uomini – ma posso giurarti che mi impegnerò perché tu possa provare lo stesso nei miei confronti >>
Marina lo vide finire di parlare quasi col fiato corto, come se avesse corso per miglia senza fermarsi mai, mentre la presa sulle sue spalle si rafforzava e allo stesso tempo diventava tremula. O forse era lei a tremare al punto da far fremere anche Thorin. Non riusciva a capirlo né sarebbe stata in grado di scoprirlo. Durante il discorso del nano aveva continuato a fissarlo negli occhi come ipnotizzata, mentre incredulità e gioia crescevano fino a soppiantare la paura. E quando Thorin tacque e la fissò in attesa, eliminò quei pochi centimetri rimasti fra loro e gli cinse le spalle con le braccia, affondando il volto nell’incavo della sua spalla. Sentì le mani di Thorin scenderle lungo la schiena per avvicinarla di più a sé, stringendola come temendo di vederla svanire nell’aria notturna. Nessuno dei due riusciva a capire cosa provassero di più, se sollievo, sorpresa o semplicemente un’immensa felicità, come se quel solo gesto bastasse a rimuovere qualsiasi ostacolo.
<< Lo accetti? >>le domandò il principe all’orecchio. Sentì Marina sorridere contro il collo.
<< Accetto! >>
Sorridendo a sua volta, Thorin rialzò la testa e si chinò sulle labbra di lei, molto più rudemente di quanto avrebbe voluto, ma, si disse mentre la ragazza ricambiava senza più alcun timore, la delicatezza non aveva mai fatto parte della sua natura.
Si separarono dopo molti minuti che parvero loro un unico battito di ciglia. La forza di quella rivelazione impedì a entrambi di dire qualcosa di sensato, ma sia Thorin che Marina sentivano che, ormai, qualsiasi parola sarebbe stata superflua. Di colpo, però, iniziarono ad accusare il nervosismo dell’ultima mezz’ora, così Thorin si sedette in terra, trascinando la ragazza con sé e cingendola subito in un abbraccio molto più delicato del bacio. Marina si rifugiò fra le sue braccia: stava tornando a percepire il freddo della notte e a ricollegarsi col mondo che li circondava. Si sentiva come se avessero trascorso quel tempo sull’Altopiano in una bolla, e iniziava a chiedersi se il banchetto fosse terminato nel frattempo quando Thorin si separò di poco da lei per guardarla negli occhi. Era tornato a essere serio come sempre.
<< Mostrerai il ciondolo alla tua famiglia? >>
Marina esitò: chiunque, una volta scoperto che quel pendente era un dono di Thorin, ne avrebbe colto il significato. E lei? Avrebbe voluto che indovinassero subito? Ora che la sua mente cominciava a snebbiarsi dall’emozione percepiva che le cose avrebbero potuto degenerare con fin troppa facilità, se non avessero fatto attenzione.
<< Gliene parlerò quanto prima >>rispose alla fine.
Thorin si irrigidì e allentò di poco la presa su di lei.<< Temi la loro reazione? >>
<< Non proprio, ma voglio procedere un passo alla volta. Appena tornerò dovrò convincerli a rinunciare al matrimonio, e so già che si preannuncia una dura lotta >>spiegò Marina.<< Perciò, prima di allarmare tutti, cerchiamo di rabbonirli, in qualche modo >>
Thorin la fissò dubbioso per qualche istante. Pensò a Thror, alla sua famiglia e a tutti i nani che conosceva, e già poteva immaginare la loro reazione al pensiero che il futuro re sotto la Montagna aveva intenzione di corteggiare una donna degli Uomini. Quasi riusciva a udire le risate d’incredulità di Dwalin e i rimproveri di suo padre e suo nonno, e comprese la cautela di Marina. Non sarebbe stato facile, per nessuno dei due.
<< Va bene >>annuì,<< ma sappi che, qualsiasi cosa diranno, non rinuncerò a rivederti, dovessi costringere il re in persona a incatenarmi nelle prigioni di Erebor! >>
Marina scoppiò a ridere, di nuovo pervasa dalla gioia e dal sollievo. La sicurezza con cui Thorin continuava a esternare i suoi sentimenti era per lei una garanzia sufficiente. Di quel che sarebbe accaduto poi, si disse mentre si abbandonava sul largo petto del nano, si sarebbe preoccupata l’indomani.

***
 
<< Allora, vi siete chiariti, tu e Thorin? >>fu la prima cosa che le domandò Dìs quando Marina e il principe fecero ritorno al banchetto che, con loro sorpresa, ancora non era terminato, ma anzi sembrava nel vivo dei festeggiamenti.
<< Sembrerebbe di sì >>rispose la ragazza cercando di suonare naturale. Sentì il cuore accelerare di poco i battiti accanto al ciondolo, ora al sicuro sotto l’abito. Thorin prese posto accanto alla sorella, senza una parola e con lo sguardo puntato sulle tante coppie che ancora ballavano.
<< Lo immaginavo >>commentò Dìs, guardando prima l’uno poi l’altra con una certa soddisfazione che, tuttavia, non mise Marina a suo agio.<< E dove siete andati? Immagino che la festa fosse troppo rumorosa per una bella litigata >>
<< Siamo saliti all’Altopiano del Re >>rispose Thorin, piuttosto seccato, senza togliere gli occhi di dosso dai danzatori,<< e non c’è stata alcuna litigata. Non tutti risolvono i loro problemi urlandosi contro come fate tu e Filer >>
Dìs lo fissò, accigliata, ma Marina capì all’istante che non era per l’allusione ai suoi litigi col marito. Vide chiaramente il sorriso della principessa vacillare, ma Dìs era brava nel simulare i suoi pensieri, quasi quanto suo fratello. Si rivolse di nuovo verso di lei con educata sorpresa, così Marina si affrettò a chiarire:<< Thorin voleva che mi riaffacciassi dall’Altopiano prima di ripartire. È un’esperienza che non mi ricapiterà al di fuori di Erebor, temo >>
<< È stato un pensiero gentile >>annuì Dìs, pur lievemente allarmata. Scoccò un’altra occhiata a Thorin, alla sua sinistra, ma lui continuava a ignorarla, così lei domandò:<< Marina non avrà più neanche l’occasione di partecipare a un banchetto come questo. Perché non la inviti a ballare? Se Bofur fosse ancora da queste parti chiederei a lui, ma non lo vedo da un po’… >>
Finalmente Thorin si degnò di guardarla, e fu come se i due avessero ingaggiato un confronto silenzioso, fatto di soli sguardi. Ma il principe si rifiutò di sostenerlo a lungo, o forse preferì concluderlo soddisfacendo la richiesta di Dìs. Alzandosi, fece un cenno a Marina, e la ragazza si ritrovò suo malgrado a seguirlo in mezzo agli altri nani che ballavano, senza avere il coraggio di guardare Dìs.
Era una sfida? Dìs già sospettava qualcosa? Ma se così era, pensò Marina mentre Thorin le afferrava una mano e ne posava una sul suo fianco, tutti i loro buoni propositi sull’essere cauti e aspettare andavano allegramente a farsi friggere!
<< Non pensarci >>borbottò lui non appena iniziarono a girare sul posto, seguendo la musica, come se le avesse letto nel pensiero.<< Dìs ha voluto provocare solo me, ma non perché sospetti qualcosa. Di solito non dedico tante attenzioni a una donna, perciò credo volesse solo mettermi alla prova, per vedere fino a che punto sarei arrivato con te. Sta’ sicura che per il prossimo mese lei e Frerin mi prenderanno in giro perché abbiamo danzato insieme >>
Marina accennò a un sorriso, e nel fissare quegli occhi scuri e lucenti, così tranquilli, si rilassò a sua volta, e riuscì a godersi il ballo. Dopotutto, chissà quanto avrebbero dovuto aspettare prima di ritrovarsi così vicini, e nessuno pareva veramente interessato a loro.
Trascorsero due balli, e avrebbero continuato fino all’alba se Frerin non li avesse richiamati.
<< Il re suggerisce di andare a riposare >>annunciò con uno sbadiglio.<< E io non gli do torto: domani partiremo appena dopo il sorgere del sole, ed è già notte fonda >>
I principi riaccompagnarono i loro ospiti a palazzo, lasciandosi alle spalle una musica più leggera e risate meno sguaiate, segno che anche il resto di Erebor iniziava ad avvertire la stanchezza. Quando si separarono, Dìs annunciò che il mattino seguente non li avrebbe accompagnati.
<< Il re e mio padre mi hanno imposto di riposare, domani >>si giustificò abbracciandoli uno a uno.<< Spero di rivedervi presto: siete stati una piacevole distrazione. E, detta tra noi, non capita spesso che Thorin inviti davvero una ragazza a ballare >>aggiunse all’orecchio di Marina.
La ragazza sorrise colpevole ma felice nello scoprire che i suoi timori erano infondati. Si voltò verso Thorin, e sentì lo stomaco chiudersi, sleale, ma davanti agli altri si limitarono a una neutrale buonanotte.
<< Dove vi eravate cacciati, prima? >>le domandò Alex mentre tornavano nelle loro stanze.
<< All’Altopiano del Re, Thorin voleva che lo rivedessi >>rispose Marina con noncuranza, ma suo cugino la afferrò per un polso, costringendola a fermarsi. Gli altri proseguirono, ma Rio lanciò ad Alex un eloquente sguardo di avvertimento.
<< Fa’ attenzione >>sussurrò Alex quando i loro amici e Vermion si furono richiusi le porte delle loro stanze alle spalle,<< il nostro soggiorno qui è finito, ma non dimenticare che Thror tiene gli occhi bene aperti >>
Marina impallidì di collera e colpevolezza, ma suo cugino, anziché arrabbiato, pareva preoccupato.
<< L’hai detto anche tu, il nostro soggiorno è finito >>rispose Marina,<< ma qualsiasi cosa abbia fatto finora non è mai stata davvero meritevole di biasimo, e tu lo sai >>
<< Non sempre è facile convincere qualcuno della bontà delle nostre azioni. Ricordatene quando rivedrai i tuoi genitori >>replicò piano Alex. La lasciò andare e la superò, non meno turbato di quanto avesse lasciato sua cugina.
 
***
 
Marina fu svegliata all’alba, o perlomeno dovette fidarsi di Ès che erano già passate tutte quelle ore da quando era riuscita a prendere sonno. L’ancella l’aiutò a prepararsi e finire gli ultimi preparativi, e quando Marina scese a colazione insieme agli altri trovò già la famiglia di Thorin seduta ad attenderli. Dìs, come aveva promesso, era assente, e Frerin indossava abiti da viaggio, con un mantello color fango posato sul bracciolo della sedia.
La colazione trascorse in un silenzio pressoché assoluto, inframmezzato dalle raccomandazioni di Thror e Thrain e dall’esposizione di Alex del tragitto che avrebbero intrapreso, nonostante sarebbe stato lo stesso percorso all’andata.
Quando ebbero finito di mangiare, i nani accompagnarono i loro ospiti fino alla Porta Principale, attraversando una Erebor ancora addormentata. Oltre alle guardie sul ballatoio che dava sull’esterno gli unici altri esseri viventi lì presenti erano Dwalin e Nori, in attesa insieme ai loro cavalli. Alcuni servi stavano finendo di caricare le bestie con i bagagli e le provviste.
<< Saremo la vostra scorta! >>fu il buongiorno di Dwalin.<< Con noi, viaggerete sicuri >>
<< Sei sicuro di riuscire a reggerti in piedi? Ieri sera ti ho visto bere almeno… quanti, erano? Otto boccali di birra? >>ribatté ridendo Rio.
<< Bazzecole! Sono fresco come una rosa. Nessuno oserà importunarvi finché sarò al vostro fianco >>rispose Dwalin stringendosi la cintura, dalla quale pendeva un’enorme spada.
Frerin storse il naso e lo fissò accigliato.<< Con quel fiato, sfido chiunque ad avvicinartisi! >>
Marina si tenne fuori da quello scambio di battute, ma evitò anche Alex e Vermion, che stavano scambiando ultimi ragguagli con i sovrani. I suoi occhi assonnati andarono a cercare Thorin, che, dopo aver salutato Dwalin e Nori, la raggiunse con la scusa di avere l’obbligo di salutarla degnamente.
Si fissarono a lungo e in silenzio, poi il principe disse:<< Sai che il mio sentimento è sincero? >>
Marina annuì: improvvisamente, anche se non inatteso, avvertì un fastidioso nodo in gola. Si costrinse a rimanere calma: l’ultima cosa che voleva era farsi sorprendere a piangere da tutte quelle persone.
<< Avremmo dovuto avere più tempo >>mormorò.
<< Lo avremo >>la rassicurò Thorin,<< perché se entro trenta giorni non riceverò tue notizie, verrò a prenderti di persona >>
Marina rise.<< Mi rapiresti? >>
<< Sì, se necessario >>Thorin non aggiunse altro.
Will chiamò Marina, e Thror e Thrain si voltarono verso di loro. Impacciato, il principe le diede una semplice pacca sulla spalla:<< Non metterti nei guai >>
<< Ci proverò >>Marina sorrise tristemente, e a malincuore raggiunse gli altri.
<< È stato un piacere conoscervi e ospitarvi >>disse Thror quando furono tutti montati a cavallo e i nani su dei pony grassi ma, a detta di Dwalin, agili.<< Mi auguro di rivedervi presto. Sarete sempre i benvenuti >>
<< Così come voi a Minhiator. Grazie per l’ospitalità e l’amicizia, sire >>replicò Alex.
Thror si schernì con una mano e si rivolse alla scorta. << Vi affido i nostri ospiti fino a Dale, ma se riterrete necessario accompagnarli anche oltre voglio che almeno uno di voi torni per avvertirmi. Buon viaggio! >>
Alex, Marina e gli altri chinarono il capo in segno di saluto e strinsero le redini. Marina lanciò un ultimo sguardo a Thorin, poco dietro suo nonno. Le sorrise, un sorriso dolce e triste, e lei ricambiò. Mentre i loro cavalli li conducevano fuori e lei chiudeva la fila insieme a Nori sentì il cuore sanguinare e le lacrime bruciarle gli angoli degli occhi. Si trattenne e guardò avanti a sé.
Alcune stelle ancora brillavano nel cielo violetto, e l’aria era fredda. Ma, vuoi perché il chiarore stava aumentando pian piano d’intensità, vuoi perché finalmente sentiva una leggera brezza accarezzarle il viso, Marina riuscì a sentirsi più ottimista. Il pendente sobbalzava delicatamente sotto la maglia mentre il suo cavallo prendeva un’andatura più vivace.
Si voltò per l’ultima volta verso la Montagna, un colosso la cui sommità nevosa brillava come diamante ai primi raggi del sole, mentre il cielo da violetto si tingeva di un rosa dorato. Dalla foresta si levò il primo canto degli uccelli, e qualche corvo andò a posarsi sulle statue a guardia degli ingressi. Marina si rese conto che era la prima volta che vedeva Erebor a quell’ora del giorno, e dovette ammettere che era di una bellezza da togliere il fiato. Ma non appena si addentrarono fra i crostoni frastagliati, sul lato opposto della foresta, fu costretta a voltarsi per guidare il cavallo, e a lasciarsi Erebor alle spalle.
 





Angolino dell’autrice: Non ci posso credere! Finalmente, finalmente siamo arrivati a questo benedetto pegno! O meglio, finalmente siamo arrivati a un nuovo aggiornamento! Ditemi voi cosa aspettavate con maggior ansia! Per prima cosa, però, perdonate i tanti voli pindarici (per usare un eufemismo) di quei due, ma non avrei saputo come render meglio tutti i loro dubbi se non attraverso i loro pensieri. Anche perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, Thorin è davvero un personaggio complesso, e inserirlo in una situazione d’incertezza come questa senza snaturarlo non è semplice.
Ma al di là di questo, cosa ne pensate del capitolo? Io vi chiedo scusa per averci messo tanto ad aggiornare, ma fra l’università e altri impegni non ho trovato il tempo per sistemare il capitolo! Siate comprensivi! E, se siete riusciti ad arrivare fino alla fine anche stavolta, vi ringrazio come sempre, farò il possibile per non far passare un altro secolo prima del prossimo aggiornamento!
A presto! ^___^
   
 
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