Capitolo
4: Mad girls
Erano
ormai passate due settimane dall’inizio della scuola e i
battibecchi tra Yuma e
Kotori erano ritornati a far parte della vita quotidiana scolastica,
cosa che
in parte era mancata a tutti. Anche la presenza del giovane attore non
provocava più nessuno stupore all’interno della
sua classe, facendolo
finalmente sentire un ragazzo normale. Gli studenti delle altre sezioni
non si
erano ancora abituati ed erano affascinati dalla sua calma ed enorme
pazienza,
approfittandosene per farsi dare un suo autografo o solamente per
vantarsi di
aver scambiato qualche parola con lui. Ciò significava che
quei pochi momenti
in cui avrebbe voluto rilassarsi doveva dedicarli alle sue fangirls,
ogni
giorno più mielose, sfacciate e inevitabilmente infatuate.
Come
Summer aveva trovato un sicuro rifugio nella figura di Shark negli
scorsi anni
scolastici, così Fuya tendeva a passare molto tempo con lei,
proteggendosi a
vicenda da ospiti indesiderati. Ciò garantiva a un certo
squaletto tanti
sospiri di sollievo.
Quel
lunedì i due avevano deciso di trascorrere un pomeriggio
insieme, dedicandosi
allo studio e, in qualche modo, a conoscersi ancora
meglio. Dopo aver divorato qualcosa, entrambi avevano
afferrato il D-pad e avevano iniziato a studiare, interrompendosi solo
per
scambiarsi rapide battutine o per stiracchiarsi e ammirare il panorama
di
Heartland City dalla terrazza della scuola, situato sopra
l’ultimo piano
dell’edificio.
“Cosa
ti
piace fare nel tempo libero, Summer?” aveva sbottato
improvvisamente il
ragazzo, costringendola ad abbandonare l’oggetto tra le sue
gambe e alzare gli
occhi verso di lui. “Sicuramente leggere. Quando sono in
compagnia mi piacere
dedicare del tempo al mondo dei videogames…”
L’Okudaira sorrise alla sua
affermazione. “E quindi ti piace anche duellare?”
“In che senso?”
“Duel…Monster?” Lei negò con
convinzione: non era assolutamente portata a
questo tipo di intrattenimento e poi tutti i suoi spasimanti volevano a
tutti i
costi batterla per uscire con lei, per questo motivo non aveva
sviluppato nessun
interesse. “Ma è così
divertente…Yuma dice spesso che un modo per capire il
vero cuore dell’avversario anche senza l’utilizzo
delle parole.” “Mi domando
come ciò possa essere sempre
possibile…” “…Magari i tuoi
fans si tireranno un
po’ indietro dopo che ne avrai sconfitti una decina,
lasciandoti più tempo per
riflettere da sola. Non credi?” L’ultima parte del
suo discorso attirò la sua
attenzione, facendola cambiare idea. “Dici davvero? Non avevo
mai avuto modo di
vedere la cosa in un’altra prospettiva. Allora, dato che me
l’hai detto tu,
diventerai tu il mio mentore e sarai tu a insegnarmi tutti i trucchi
per
diventare più abile in poco tempo?” “Che
ne dici se iniziamo subito?”
Fuya le
aveva subito presentato i vari tipi di carte, da quelle trappola a
quelle
magia, senza saltare quelle mostro: gli occhi della ragazza presero a
brillare
alla sola vista di Beast- Warrior Puma e di Esper Star Sparrow, dato
che li
aveva preferiti sin dalla loro prima comparsa nella serie. Le aveva
spiegato
come posizionarle o attivarle e, infine, per quanto riguardava le
strategie, il
giovane attore rivelò che tutto dipende dalla conoscenza del
deck utilizzato e
dalla capacità di prevedere le mosse
dell’avversario. Non era facile, ma con un
po’ d’esperienza e buona volontà Fuya
era convinto che anche l’Arclight sarebbe
stata capace di diventare forte. Leggermente imbarazzata la sua
compagna di
banco lo ringraziò di avere grande aspettative su di lei e,
alzandosi, gli
chiese se gli andasse da prendere qualcosa da bere. Da bravo cavaliere
qual
era, si era offerto di andare al posto suo, ma lei aveva gentilmente
rifiutato,
incaricandolo di controllare le loro cose. Aveva promesso che sarebbe
ritornata
subito.
Summer
stava attraversando il cortile che divideva le due ali della scuola,
tentando
di non bruciarsi le dita con il liquido bollente all’interno
del misero
bicchierino di plastica, quando una voce aggressiva e graffiante la
chiamò.
“Sei tu Summer?” Una ragazza albina, accompagnata
da altre quattro compagne, si
fece avanti, ponendosi di fronte all’Arclight.
“Sì, perché?” chiese
innocentemente “Ti va se scambiamo due
chiacchiere?” “Proprio in questo
momento? Sarei impegnata…” proferì con
tutta franchezza, ignorando la presenza
di una mano che, a pochi centimetri dalla sua, avrebbe poco dopo
colpito il
bicchiere, rovesciando tutto il contenuto sull’erba.
“Ma che…” La ragazza dalla
chioma acquamarina non finì la frase che la più
robusta del gruppetto, di cui
notò subito i corti capelli corvini, le si gettò
addosso, facendola crollare a
terra e schiacciandola sotto il suo peso.
Ad
eccezione del dolore alla colonna vertebrale, che percepì a
causa della caduta,
Summer si rese conto di sentire tutti gli arti paralizzati: che fosse a
causa
della sorpresa? O dell’incapacità di resistere
alla minima sofferenza? Non ebbe
comunque molto tempo per pensarci: l’altra si
avventò sul suo viso,
graffiandola con le unghie e tirandole una serie di ceffoni. Ogni tanto
le
tirava i capelli, facendola urlare, per riempirla nuovamente di
schiaffi. “Tu
stupida, piccola troia!” le ripeteva spesso, mentre
l’altra tentava di
difendersi come meglio poteva, ordinandole di levarsi di dosso.
Ciò non
provocava nella corvina che irritazione.
“Maialina,
non vorrai avere tutto il divertimento per te?”
domandò la sua compagna albina,
sorridendo malignamente. “Oh no! Ma ora spetta a me
malmenarla. Ne ho il
diritto!” Malmenarla? Cosa
intendeva
dire? E perché? “Il tuo diritto vale
meno del mio. Tu hai un solo motivo,
che concerne il nostro bell’attore, ma io ne ho ben
più di due. Se non ti
vorrai levare da lì entro cinque secondi, non mi
risparmierò nel picchiare
anche te. Uno…due…tre…”
“Tch! E va bene, Viper.” Vipera?
La vittima guardò negli occhi quella che sembrava
essere il
capo della combriccola. In effetti la sua
aggressività è letale come il
veleno…mi fa un po’ paura… “Bloccatela!
Voi
due, una gamba ciascuna! Tu e Maialina, le braccia. Sono stata
chiara?” La
bluette non ebbe il tempo di muoversi che subito tutti e quattro gli
arti
vennero catturati. “Cosa fate? Lasciatemi andare
subito!” Le sue parole, accese
come il fuoco, furono accompagnate da tentativi inutili di liberarsi
dalla loro
presa. “Non così presto,
Summer-chan…” Gli occhi gialli
dell’albina guizzarono
malvagi, mentre un pugno si fece spazio sul ventre
dell’altra, il cui corpo
tremò e si contorse dal dolore.
“Vuoi
sapere che cosa mi dà il diritto di farti questo?”
Prima di darle una risposta
si assicurò che Summer percepisse un forte dolore invadere
ogni membra del suo
corpo, mentre dava sfogo ai suoi feroci attacchi. Una volta che la
ragazza
dagli occhi color miele rimase senza respiro, Viper riprese la parola:
“Il tuo
rapporto con Okudaira-sama. Vi conoscete da nemmeno un mese e
già passate la
maggior parte del vostro tempo insieme. Sembrate due fidanzatini. La
cosa mi
disgusta e mi irrita allo stesso tempo. Ma non è solo
questo!” Sotto un altro
colpo, la ragazza fu costretta a chiudere gli occhi e a mordersi il
labbro
inferiore. Era ben chiaro che non volesse darle la soddisfazione di
urlare, per
quanto grande fosse la sua sofferenza. “Ma non è
solo questo. Ci sono altri
motivi per cui desidero che tu sia inferiore a me, né alla
pari né superiore.”
Questa volta colpì energicamente la guancia;
l’Arclight rantolò, dimenando
ancora una volta sia le braccia che le gambe. “È
dall’ultimo anno delle medie
che provo un forte odio nei tuoi confronti. Quando ho tentato di fare
amicizia
con Rio-san, al solo scopo di raggiungere chi-sappiamo-noi, tu hai
fatto di
tutto per rendermi insopportabile alla sua vista.”
L’albina aveva drasticamente
alzato la voce, stordendo le orecchie già ovattate
dell’altra.
“È
assurdo, poi, come una sempliciotta possa ancora dialogare con
Ryouga-kun. È
vero che nel nostro primo incontro hai avuto la meglio su di
me…” Summer la
guardò confusa. “D-di…che
cosa…stai parlando?” “Nessuno si
è mai dimenticato di
questa faccia! Ci siamo affrontate a suon di parole davanti al
<
Cosa? Che
cosa vuole dire? Viper si
alzò, dandole
momentaneamente le spalle. “Minna!”
esclamò, trattenendo a stento una diabolica
risata “La vedete questa povera creatura? Fino ad ora mi sono
limitata a menare
la vostra Summer-san…ma il divertimento non è
certamente finito qui. Scommetto
che molti ragazzi qui presenti siano rimasti affascinati da lei e che
molte
ragazze siano state invidiose della sua bellezza. Non è
così? Non si può negare
che Summer-chan sia un bel bocconcino…perciò ho
deciso di fare un piccolo fanservice
a tutti voi…” L’albina si
abbassò all’altezza delle sue cosce e
infilò una mano
sotto la minigonna della sua uniforme. Le sue dita afferrarono un lembo
dei
suoi slip, tirandoli verso il basso. “NO!”
urlò la ragazza, tentando di
chiudere le gambe per impedire che Viper gliele sfilasse completamente.
“Sta
ferma!” le urlarono le due arpie, guardandola con aria
seccata e trattenendola.
Le grida
della vittima risultarono prive di suono nelle orecchie degli
spettatori di
quell’atto di puro bullismo: nessuno era capace di fermare
quell’orribile e
crudele spettacolo, nessuno fiatava. I loro occhi puntavano
l’intero corpo
dell’Arclight e nemmeno le lacrime che colavano
giù dalle sue guance servirono
per smuoverli. Tra una risata e l’altra delle bullette, gli
studenti
dell’Accademia che avevano lezione il lunedì
pomeriggio assistettero inermi
alla sottrazione dei suoi slip, mentre Summer piangeva sempre
più forte.
“Guardate!”
L’albina sventolò vittoriosa l’intimo
nella mano. “Guardate il suo enorme assorbente!
È interamente macchiato e impregnato di sangue
mestruale!” Seguì un’altra
risata, mentre le altre sistemarono la ragazza dalla chioma acquamarina
in
ginocchio. Le sue parti intime erano ancora nascoste dalla pieghe della
minigonna, ma tutti notarono altro sangue, sia sotto forma di gocce che
di
grumi, scivolare lungo l’interno coscia e macchiare
rapidamente l’erba che
sottostava al suo corpo. “Che ne dite se le leviamo anche il
reggiseno? Intimo
per intimo…” Viper si disfece delle sue mutande e
pose immediatamente le mani
sulla camicia bianca; con un rapido movimento fece saltare i bottoni e
gliela
sfilò.
Un
normale reggiseno color carne fasciava il suo balconcino, seminascosto
anche
dalla presenza delle ciocche di Summer. “È un bel
seno, non lo posso negare!
Minna-san!! Facciamo una votazione: credete che Summer-chan porti una
seconda o
una terza?” “Secondo me è una seconda
abbondante.” Proferì con voce da ochetta
una delle bulle. “È senza dubbio una
terza.” Dissero altre due, mostrando una
targhetta con tanto di taglia. “Sarà, ma secondo
me è tutto push-up. Voleva
fare il seno più grande di quanto lo fosse in
realtà. Scommetto che era per
attirare l’attenzione di Fuya-san!” aggiunse la
cosiddetta Maialina, grugnendo.
“O di Shark-sama…”
E mentre
le lacrime si mescolavano al sangue e al suo desiderio di seppellirsi
viva da
qualche parte e di non fare mai più ritorno sulla Terra,
l’ancora della
salvezza giunse in suo soccorso. “Che cazzo state
facendo?” la voce di un uomo
interruppe il rituale, aprendosi un varco tra gli studenti e
costringendo il
quintetto ad allontanarsi appena dalla ragazza.
“Summer-chan!!” Fuya si staccò
dall’insegnante e si gettò vicino alla ragazza.
“Summer…” Lei non rispose per
la seconda volta, continuando a guardare in basso e a piangere.
“Summer, per
favore, rispondimi. Alza la testa e guardami. Per
favore…” La sua mano si posò
sulla guancia tiepida, raccogliendo le sue lacrime, ma non
servì per
convincerla a guardare lui, solo lui. “Mi spiegate cosa sta
succedendo? Perché
lei non ha più la sua camicia? Perché
è piena di lividi? Perché è sporca di
sangue? Perché sta piangendo?” Ukyo-sensei pose
quelle domande a raffica, senza
ottenere nessuna risposta. Il suo volto era arrossato e i suoi occhi
sembravano
braci da quanto ardevano: com’era possibile che a un atto di
bullismo non si
fosse opposto nessuno? “È inaccettabile. Chi
è stato, o meglio, chi sono i rei
di questo gesto?” Un silenzio pieno di tensione
regnò nel cortile. Si abbassò
poi all’altezza dell’Arclight, chiedendole
gentilmente come si sentiva e se
fosse gravemente ferita. Non ottenendo altra risposta che dei gemiti
incontrollati, prese la sua camicia e l’aiutò a
rimettersela, senza purtroppo
chiuderla a causa dell’assenza dei bottoni. La prese in
collo, assicurandosi che
nessuno vedesse la sua essenza intima e ritornò
all’interno dell’edificio, non
senza aver rivolto al pubblico una minaccia generale.
L’Okudaira si curò di
raccogliere i suoi slip e affiancò il professore, guardando
in cagnesco
chiunque gli rivolgesse lo sguardo. “Dovreste
vergognarvi.”
Non
avendo né slip femminili né assorbenti di
ricambio, Ukyo-sensei la fece sedere
su un gabinetto. La situazione era davvero delicata: la minigonna della
ragazza
era completamente ricoperta di sangue e stava continuando a perderne.
Il suo
avambraccio e la sua mano erano state macchiate, ma con un
po’ d’acqua era
riuscito a ripulirsi in poco tempo. Lui non dette molta importanza a
ciò, dato
che qualcuno aveva passato un momento peggiore. Per un po’
rimase in silenzio,
attendendo che l’Arclight smettesse di piangere.
“Te
la
senti di dirmi che cosa è successo?” le chiese,
chinandosi alla sua altezza.
Summer tentò di nascondere il proprio reggiseno con la
camicia e la bloccò
incrociando le braccia al petto. L’uomo le sorrise
teneramente, si inginocchiò
per poterla guardare negli occhi, sfilò la propria giacca e
l’appoggiò sulle
spalle della ragazza. Non era molto –questo lo sapeva anche
lui- ma per il
momento non aveva molte idee. Non era la prima volta che assisteva ad
atti di
bullismo, sia come studente che come insegnante, ma non aveva mai avuto
un
approccio con una studentessa picchiata, per di più durante
le mestruazioni.
Lei sollevò la testa, mostrando la pelle graffiata, le
guance gonfie e
piuttosto arrossate e gli occhi ancora umidi, e accennò.
“Sei
coraggiosa, Summer. Ti aiuto a fare ordine nella tua mente.
Sarà un po’
doloroso e traumatico, ma una volta finito, ti assicuro che la vicenda
non
passerà inosservata e che quelle ragazze verranno punite per
il loro
atteggiamento. Iniziamo?”
Summer
si rese conto di non essere capace di esporre un discorso uniforme e
razionale.
Si interrompeva spesso, mentre la sua mente rievocava il dolore e
l’umiliazione, facendola stare parecchio male. Il professore
si era dimostrato
calmo e paziente e la incoraggiava a proseguire con un buffetto sulla
testa o
massaggiandole una spalla. Ci volle una buona mezz’ora per
raccogliere tutti i
dati necessari e riordinare tutti i frammenti. “Brava Summer.
Sono orgogliosa
di te sia come persona che come insegnante. Ora sarà meglio
che torni a casa e
ti riposi un po’. Farò presente la vicenda al
preside e chiamerò Hana-sama. Ti
lascio in buone mani, va bene?” Lei rispose affermativamente,
ma con poca
convinzione. “Sensei! La vostra giacca…”
La bluette fece per levarsela, ma
l’uomo glielo sconsigliò, aggiungendo che gliela
avrebbe restituita dopo. Lei
sorrise appena per la sua gentilezza e socchiuse gli occhi, appoggiando
la
testa sulle piastrelle.
“Summer-chan…”
sentì una mano stringere lievemente la sua. Le sue guance si
tinsero di un
lieve rossore quando, spalancando le palpebre, incontrò lo
sguardo
dell’Okudaira. Non riuscì a sostenerlo e fece per
abbassarlo, ma le sue dita le
presero il mento e gli occhi verdi del ragazzo si persero nei suoi
gentili e
docili color miele. “Stai bene?” Il compagno
trasudava preoccupazione da tutti
i pori. Lei gli rivolse un sorriso mesto. “Sento un
po’ male ovunque, ma sto
bene. Non ti preoccupare troppo, Fuya.” “Non avrei
dovuto lasciarti andare da
sola…” “Come facevi a saperlo?! Non
potevi di certo prevedere questo…come non
ho potuto prevederlo io.” “Le conoscevi? Ti avevano
già minacciato?” “No…Viper,
la ragazza che mi ha lasciato più lividi, è
cambiata molto, non sapevo nemmeno
che frequentasse la nostra stessa scuola. Non l’avevo affatto
riconosciuta! È
stata proprio lei a farmi ricordare del nostro incontro anni
addietro.” “Che
cosa era successo?”
“Non
capisci che queste persone
hanno intenzione di sfruttare il tuo talento solo per soldi?”
“Summer, fatti
semplicemente gli affari tuoi. Non credo più alle tue
stronzate. Non voglio più
avere niente a che fare con te. Potrai ancora avere
l’amicizia di mia sorella,
ma solo una volta che si risveglierà dal coma. Io con te ho
chiuso.”
Trattenendo a stento le lacrime, la ragazza lo afferrò per
la manica della
giacca, facendolo girare verso di lei. “Ma che diavolo dici?
Guardami negli
occhi quando ti parlo, Ryouga.” “Sei proprio
patetica, Summer. Sono stufo di te
e delle tue parole.” Il suo cuore ricevette una stilettata.
Il suo corpo
tremava da quanto era arrabbiata: sebbene le sue parole la ferissero,
decise
che prima gliela avrebbe fatta scontare. Poi avrebbe pianto come una
fontana,
ma in un secondo momento e da sola.
“Non
ti credo. Qui quello
patetico sei tu. Sei tu quello che si è infognato in questo
girone dell’inferno.
Davvero vuoi sprofondare qui e non ritornare mai più quello
che eri? Preferisci
che siano i tuoi veri amici a supportarti quando ne hai bisogno o
quelli che
fingono di interessarsi a te solo per un profitto personale, senza
curarsi in
realtà di te? Davvero, io non ti riconosco
più.”
“Le
persone possono cambiare
radicalmente. Fattene una ragione.” Summer spostò
lo sguardo dietro le spalle
del Kamishiro, intravedendo una figura femminile. “Non penso
che siano affari
che ti riguardino.” “Stai tentando di convincere
Shark-sama ad abbandonarci?”
“Il mio amico ha un cervello e voglio che lo utilizzi
bene.” “Amico? Davvero mi
consideri tuo amico? Io non ti ho mai considerata tale. Per anni ho
giocato con
te a fare il buon amico…non te ne sei mai accorta? Dovresti
utilizzare di più
il tuo cervello. Io la mia strada l’ho scelta. Tu devi
continuare a perseverare
nella tua.” Finalmente il Kamishiro la guardò
negli occhi.
L’Arclight
non era riuscita a
trattenere le lacrime, ma continuava a mantenere la sua aria fiera.
“H-hai
detto che la nostra amicizia è sempre stata un gioco per
te?” “L’ho detto. È
stato un gioco futile ed estremamente noioso…”
Summer non ci vide più dalla
rabbia: caricò il braccio e lo allungò verso di
lui, infierendogli un sonoro
schiaffo. Il corpo della bluette continuava a tremare, come se non
avesse
ancora dato sfogo alla sua ira. Sulla guancia del ragazzo rimase il
segno della
sua mano, rossa e in bella mostra. “Come hai osato fare
questo a Shark-sama?”
Viper tentò di prenderle il polso, ma venne bloccata dal
ragazzo. Summer non se
ne accorse, poiché aveva già dato loro le spalle.
“Andate a vaffanculo.
Entrambi.”
“Davvero
il Kamishiro ti ha trattato così?”
“È solo l’inizio
dell’adolescenza. Il corpo
e la mente cambiano, pongono nuovi problemi e non è facile
scegliere la strada
giusta. È un periodo pieno di confusione, di inutili
gelosie. Sia per me che
per Ryouga è stato difficile ritornare sul proprio cammino.
Io ero diventata
estremamente egoista e vedevo solo le mie ragioni. Sarà
stato anche per questo
che Shark avrà visto una persona diversa in me e si
sarà sentito profondamente
solo. Però sono contenta della strada che io, lui, Rio,
Kotori e Yuma abbiamo
deciso di intraprendere insieme, o almeno per ora…purtroppo
ho come
l’impressione che potremmo separarci non appena finiremo le
superiori.” “Ma
per come stanno le cose ora, la vostra
amicizia è solida, no?”
“Sì…”
mormorò “…ma temo di non poter reggere
i forti legami che ho con loro.”
“Summer, non dire così! Loro sono i tuoi amici,
andiamo…li conosci da anni e lo
sai che non ti abbandoneranno.” Summer abbassò lo
sguardo. “Se episodi del
genere si dovessero verificare di nuovo…non penso di essere
in grado di
sopportarli. In particolar modo se Shark sarà nuovamente
coinvolto. Viper ha
alzato le mani anche perché l’ho allontanato da
lei. Temo che questa ragazza
non sarebbe l’unica a farlo. Come per la tua situazione,
anche lui ha molte
fans e molto spesso mi sento a disagio. Mi guardano come se fosse colpa
mia
l’atteggiamento freddo del mio migliore amico. Io non lo
influenzo, è lui che è
fatto così. Io non posso far altro che accettarlo per quello
che è.”
Non
appena l’Okudaira notò le lacrime fuoriuscire
dagli occhi della ragazza, la
strinse forte a sé, passandole delicatamente una mano fra i
suoi capelli.
L’Arclight tacque, avvertendo il calore del suo abbraccio.
“Ne hai mai parlato
con lui?” Lei negò appena con la testa.
“Immaginandomi il tipo di ragazzo,
magari ti direbbe di non girargli intorno, giusto?”
“G-già.” “Non ti
preoccupare Summer. Ci sarò sempre io con te quando ne avrai
bisogno. Anche
quando sarò a lavarmi, correrò da te anche con un
solo asciugamano addosso,
fradicio e con la schiuma ovunque.” A quelle parole la
bluette accennò una
risata, immaginandosi la scena. Sentì Fuya rigirarsi nel suo
abbraccio, in modo
da poterla guardare negli occhi. “Non ti demoralizzare. Per
una ragazza carina
come te, piangere dovrebbe essere un reato.” Sul volto
arrossato si dipinse un
lieve sorriso.
“Arigatou,
Fuya-kun.”
Chocolate-sama’s
corner:
Minna!
Mi rendo conto della “crudeltà” di
questo capitolo,
ma se la cosa vi fa stare meglio, è il capitolo che rileggo
di meno. Magari non
è così crudele ed è pessimo, ma
è una situazione che, anche se mi accadesse di
vedere, mi farebbe stare male, molto male.
Ciò
è servito per introdurre un breve momento fluffoso tra
Summer-chan e Fuya-kun… Oh my god, come sono carini!
Beh,
siamo giunti al quarto capitolo e…non vi è sorto
un
dubbio come: perché questa banalissima fic
si chiama Scarlet Warrioress?
Eheh…questo
lo scopriremo presto!
Un
grande abbraccio,
La
vostra tenera (mhp…*ride per la sua ironia*)
Chocolate-sama.