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Autore: Peanuts_e_Chocolate    15/10/2015    2 recensioni
Summer Arclight, studentessa di 17 anni all'Accademia di Heartland City, svolge una vita normalissima. Il suo tempo, suddiviso tra scuola e amici, scorre placidamente, facendole spesso dimenticare di essere diversa dai suoi compagni. Come la sua malattia le pone dei limiti a livello fisico, così l'invidia la ostacola nel tentativo di raggiungere appieno la serenità con se stessa, rendendola sempre meno sicura.
La sua vita cambia nel momento in cui incontra Umiko, rendendosi finalmente conto della sua condizione: destinata ad amare e a lottare senza mai scoprire se il suo sentimento sarà corrisposto.
Quando però l'oggetto del suo grande interesse ha gli occhi dell'oceano, la situazione si complica, forzandola a scegliere se far morire la passione che divampa nel suo cuore o giocarsi il tutto per tutto.
(Tematica delicata al capitolo 4)
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rio, Ryoga/Shark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Mad girls

 

Erano ormai passate due settimane dall’inizio della scuola e i battibecchi tra Yuma e Kotori erano ritornati a far parte della vita quotidiana scolastica, cosa che in parte era mancata a tutti. Anche la presenza del giovane attore non provocava più nessuno stupore all’interno della sua classe, facendolo finalmente sentire un ragazzo normale. Gli studenti delle altre sezioni non si erano ancora abituati ed erano affascinati dalla sua calma ed enorme pazienza, approfittandosene per farsi dare un suo autografo o solamente per vantarsi di aver scambiato qualche parola con lui. Ciò significava che quei pochi momenti in cui avrebbe voluto rilassarsi doveva dedicarli alle sue fangirls, ogni giorno più mielose, sfacciate e inevitabilmente infatuate.

 

Come Summer aveva trovato un sicuro rifugio nella figura di Shark negli scorsi anni scolastici, così Fuya tendeva a passare molto tempo con lei, proteggendosi a vicenda da ospiti indesiderati. Ciò garantiva a un certo squaletto tanti sospiri di sollievo.

 

Quel lunedì i due avevano deciso di trascorrere un pomeriggio insieme, dedicandosi allo studio e, in qualche modo, a conoscersi ancora meglio. Dopo aver divorato qualcosa, entrambi avevano afferrato il D-pad e avevano iniziato a studiare, interrompendosi solo per scambiarsi rapide battutine o per stiracchiarsi e ammirare il panorama di Heartland City dalla terrazza della scuola, situato sopra l’ultimo piano dell’edificio.

 

“Cosa ti piace fare nel tempo libero, Summer?” aveva sbottato improvvisamente il ragazzo, costringendola ad abbandonare l’oggetto tra le sue gambe e alzare gli occhi verso di lui. “Sicuramente leggere. Quando sono in compagnia mi piacere dedicare del tempo al mondo dei videogames…” L’Okudaira sorrise alla sua affermazione. “E quindi ti piace anche duellare?” “In che senso?” “Duel…Monster?” Lei negò con convinzione: non era assolutamente portata a questo tipo di intrattenimento e poi tutti i suoi spasimanti volevano a tutti i costi batterla per uscire con lei, per questo motivo non aveva sviluppato nessun interesse. “Ma è così divertente…Yuma dice spesso che un modo per capire il vero cuore dell’avversario anche senza l’utilizzo delle parole.” “Mi domando come ciò possa essere sempre possibile…” “…Magari i tuoi fans si tireranno un po’ indietro dopo che ne avrai sconfitti una decina, lasciandoti più tempo per riflettere da sola. Non credi?” L’ultima parte del suo discorso attirò la sua attenzione, facendola cambiare idea. “Dici davvero? Non avevo mai avuto modo di vedere la cosa in un’altra prospettiva. Allora, dato che me l’hai detto tu, diventerai tu il mio mentore e sarai tu a insegnarmi tutti i trucchi per diventare più abile in poco tempo?” “Che ne dici se iniziamo subito?”

 

Fuya le aveva subito presentato i vari tipi di carte, da quelle trappola a quelle magia, senza saltare quelle mostro: gli occhi della ragazza presero a brillare alla sola vista di Beast- Warrior Puma e di Esper Star Sparrow, dato che li aveva preferiti sin dalla loro prima comparsa nella serie. Le aveva spiegato come posizionarle o attivarle e, infine, per quanto riguardava le strategie, il giovane attore rivelò che tutto dipende dalla conoscenza del deck utilizzato e dalla capacità di prevedere le mosse dell’avversario. Non era facile, ma con un po’ d’esperienza e buona volontà Fuya era convinto che anche l’Arclight sarebbe stata capace di diventare forte. Leggermente imbarazzata la sua compagna di banco lo ringraziò di avere grande aspettative su di lei e, alzandosi, gli chiese se gli andasse da prendere qualcosa da bere. Da bravo cavaliere qual era, si era offerto di andare al posto suo, ma lei aveva gentilmente rifiutato, incaricandolo di controllare le loro cose. Aveva promesso che sarebbe ritornata subito.

 

Summer stava attraversando il cortile che divideva le due ali della scuola, tentando di non bruciarsi le dita con il liquido bollente all’interno del misero bicchierino di plastica, quando una voce aggressiva e graffiante la chiamò. “Sei tu Summer?” Una ragazza albina, accompagnata da altre quattro compagne, si fece avanti, ponendosi di fronte all’Arclight. “Sì, perché?” chiese innocentemente “Ti va se scambiamo due chiacchiere?” “Proprio in questo momento? Sarei impegnata…” proferì con tutta franchezza, ignorando la presenza di una mano che, a pochi centimetri dalla sua, avrebbe poco dopo colpito il bicchiere, rovesciando tutto il contenuto sull’erba. “Ma che…” La ragazza dalla chioma acquamarina non finì la frase che la più robusta del gruppetto, di cui notò subito i corti capelli corvini, le si gettò addosso, facendola crollare a terra e schiacciandola sotto il suo peso.

 

Ad eccezione del dolore alla colonna vertebrale, che percepì a causa della caduta, Summer si rese conto di sentire tutti gli arti paralizzati: che fosse a causa della sorpresa? O dell’incapacità di resistere alla minima sofferenza? Non ebbe comunque molto tempo per pensarci: l’altra si avventò sul suo viso, graffiandola con le unghie e tirandole una serie di ceffoni. Ogni tanto le tirava i capelli, facendola urlare, per riempirla nuovamente di schiaffi. “Tu stupida, piccola troia!” le ripeteva spesso, mentre l’altra tentava di difendersi come meglio poteva, ordinandole di levarsi di dosso. Ciò non provocava nella corvina che irritazione.

 

“Maialina, non vorrai avere tutto il divertimento per te?” domandò la sua compagna albina, sorridendo malignamente. “Oh no! Ma ora spetta a me malmenarla. Ne ho il diritto!” Malmenarla? Cosa intendeva dire? E perché? “Il tuo diritto vale meno del mio. Tu hai un solo motivo, che concerne il nostro bell’attore, ma io ne ho ben più di due. Se non ti vorrai levare da lì entro cinque secondi, non mi risparmierò nel picchiare anche te. Uno…due…tre…” “Tch! E va bene, Viper.” Vipera? La vittima guardò negli occhi quella che sembrava essere il capo della combriccola. In effetti la sua aggressività è letale come il veleno…mi fa un po’ paura… “Bloccatela! Voi due, una gamba ciascuna! Tu e Maialina, le braccia. Sono stata chiara?” La bluette non ebbe il tempo di muoversi che subito tutti e quattro gli arti vennero catturati. “Cosa fate? Lasciatemi andare subito!” Le sue parole, accese come il fuoco, furono accompagnate da tentativi inutili di liberarsi dalla loro presa. “Non così presto, Summer-chan…” Gli occhi gialli dell’albina guizzarono malvagi, mentre un pugno si fece spazio sul ventre dell’altra, il cui corpo tremò e si contorse dal dolore.

 

“Vuoi sapere che cosa mi dà il diritto di farti questo?” Prima di darle una risposta si assicurò che Summer percepisse un forte dolore invadere ogni membra del suo corpo, mentre dava sfogo ai suoi feroci attacchi. Una volta che la ragazza dagli occhi color miele rimase senza respiro, Viper riprese la parola: “Il tuo rapporto con Okudaira-sama. Vi conoscete da nemmeno un mese e già passate la maggior parte del vostro tempo insieme. Sembrate due fidanzatini. La cosa mi disgusta e mi irrita allo stesso tempo. Ma non è solo questo!” Sotto un altro colpo, la ragazza fu costretta a chiudere gli occhi e a mordersi il labbro inferiore. Era ben chiaro che non volesse darle la soddisfazione di urlare, per quanto grande fosse la sua sofferenza. “Ma non è solo questo. Ci sono altri motivi per cui desidero che tu sia inferiore a me, né alla pari né superiore.” Questa volta colpì energicamente la guancia; l’Arclight rantolò, dimenando ancora una volta sia le braccia che le gambe. “È dall’ultimo anno delle medie che provo un forte odio nei tuoi confronti. Quando ho tentato di fare amicizia con Rio-san, al solo scopo di raggiungere chi-sappiamo-noi, tu hai fatto di tutto per rendermi insopportabile alla sua vista.” L’albina aveva drasticamente alzato la voce, stordendo le orecchie già ovattate dell’altra.

 

“È assurdo, poi, come una sempliciotta possa ancora dialogare con Ryouga-kun. È vero che nel nostro primo incontro hai avuto la meglio su di me…” Summer la guardò confusa. “D-di…che cosa…stai parlando?” “Nessuno si è mai dimenticato di questa faccia! Ci siamo affrontate a suon di parole davanti al <>…non potrò mai scordare il modo in cui hai riportato Shark a quello di un tempo. Non ho mai capito come tu lo abbia fatto tornare sui suoi passi, mentre io non sono stata capace di trattenerlo. Perché?” Tutta la sua ira espressa dalle sue labbra si era riversata nei suoi pugni e nella sua nuova arma –i calci- che dava sullo stomaco e sulle gambe, formando enormi macchie violacee. Non ce la faccio…il mio corpo non reagisce, si limita a tremare e a chiedere insistentemente di essere lasciato libero dalle morse di queste arpie! Basta! Voglio che tutto questo finisca ora e subito. Un urlo –il suo- pose fine ai suoi pensieri, stanca di aver sopportato i suoi attacchi e desiderosa che qualcuno intervenisse in suo aiuto, dato che lei non era stata in grado di disfarsi da sola del quintetto. Una risata sguaiata raggiunse le sue orecchie. “Non sai quanto ho desiderato ridurti in queste condizioni…ma di sicuro non mi aspettavo di volerti solamente picchiare. Voglio umiliarti. E lo farò davanti a tutti.”

 

Cosa? Che cosa vuole dire? Viper si alzò, dandole momentaneamente le spalle. “Minna!” esclamò, trattenendo a stento una diabolica risata “La vedete questa povera creatura? Fino ad ora mi sono limitata a menare la vostra Summer-san…ma il divertimento non è certamente finito qui. Scommetto che molti ragazzi qui presenti siano rimasti affascinati da lei e che molte ragazze siano state invidiose della sua bellezza. Non è così? Non si può negare che Summer-chan sia un bel bocconcino…perciò ho deciso di fare un piccolo fanservice a tutti voi…” L’albina si abbassò all’altezza delle sue cosce e infilò una mano sotto la minigonna della sua uniforme. Le sue dita afferrarono un lembo dei suoi slip, tirandoli verso il basso. “NO!” urlò la ragazza, tentando di chiudere le gambe per impedire che Viper gliele sfilasse completamente. “Sta ferma!” le urlarono le due arpie, guardandola con aria seccata e trattenendola.

 

Le grida della vittima risultarono prive di suono nelle orecchie degli spettatori di quell’atto di puro bullismo: nessuno era capace di fermare quell’orribile e crudele spettacolo, nessuno fiatava. I loro occhi puntavano l’intero corpo dell’Arclight e nemmeno le lacrime che colavano giù dalle sue guance servirono per smuoverli. Tra una risata e l’altra delle bullette, gli studenti dell’Accademia che avevano lezione il lunedì pomeriggio assistettero inermi alla sottrazione dei suoi slip, mentre Summer piangeva sempre più forte.

 

“Guardate!” L’albina sventolò vittoriosa l’intimo nella mano. “Guardate il suo enorme assorbente! È interamente macchiato e impregnato di sangue mestruale!” Seguì un’altra risata, mentre le altre sistemarono la ragazza dalla chioma acquamarina in ginocchio. Le sue parti intime erano ancora nascoste dalla pieghe della minigonna, ma tutti notarono altro sangue, sia sotto forma di gocce che di grumi, scivolare lungo l’interno coscia e macchiare rapidamente l’erba che sottostava al suo corpo. “Che ne dite se le leviamo anche il reggiseno? Intimo per intimo…” Viper si disfece delle sue mutande e pose immediatamente le mani sulla camicia bianca; con un rapido movimento fece saltare i bottoni e gliela sfilò.

 

Un normale reggiseno color carne fasciava il suo balconcino, seminascosto anche dalla presenza delle ciocche di Summer. “È un bel seno, non lo posso negare! Minna-san!! Facciamo una votazione: credete che Summer-chan porti una seconda o una terza?” “Secondo me è una seconda abbondante.” Proferì con voce da ochetta una delle bulle. “È senza dubbio una terza.” Dissero altre due, mostrando una targhetta con tanto di taglia. “Sarà, ma secondo me è tutto push-up. Voleva fare il seno più grande di quanto lo fosse in realtà. Scommetto che era per attirare l’attenzione di Fuya-san!” aggiunse la cosiddetta Maialina, grugnendo. “O di Shark-sama…”

 

E mentre le lacrime si mescolavano al sangue e al suo desiderio di seppellirsi viva da qualche parte e di non fare mai più ritorno sulla Terra, l’ancora della salvezza giunse in suo soccorso. “Che cazzo state facendo?” la voce di un uomo interruppe il rituale, aprendosi un varco tra gli studenti e costringendo il quintetto ad allontanarsi appena dalla ragazza. “Summer-chan!!” Fuya si staccò dall’insegnante e si gettò vicino alla ragazza. “Summer…” Lei non rispose per la seconda volta, continuando a guardare in basso e a piangere. “Summer, per favore, rispondimi. Alza la testa e guardami. Per favore…” La sua mano si posò sulla guancia tiepida, raccogliendo le sue lacrime, ma non servì per convincerla a guardare lui, solo lui. “Mi spiegate cosa sta succedendo? Perché lei non ha più la sua camicia? Perché è piena di lividi? Perché è sporca di sangue? Perché sta piangendo?” Ukyo-sensei pose quelle domande a raffica, senza ottenere nessuna risposta. Il suo volto era arrossato e i suoi occhi sembravano braci da quanto ardevano: com’era possibile che a un atto di bullismo non si fosse opposto nessuno? “È inaccettabile. Chi è stato, o meglio, chi sono i rei di questo gesto?” Un silenzio pieno di tensione regnò nel cortile. Si abbassò poi all’altezza dell’Arclight, chiedendole gentilmente come si sentiva e se fosse gravemente ferita. Non ottenendo altra risposta che dei gemiti incontrollati, prese la sua camicia e l’aiutò a rimettersela, senza purtroppo chiuderla a causa dell’assenza dei bottoni. La prese in collo, assicurandosi che nessuno vedesse la sua essenza intima e ritornò all’interno dell’edificio, non senza aver rivolto al pubblico una minaccia generale. L’Okudaira si curò di raccogliere i suoi slip e affiancò il professore, guardando in cagnesco chiunque gli rivolgesse lo sguardo. “Dovreste vergognarvi.”

 

 

Non avendo né slip femminili né assorbenti di ricambio, Ukyo-sensei la fece sedere su un gabinetto. La situazione era davvero delicata: la minigonna della ragazza era completamente ricoperta di sangue e stava continuando a perderne. Il suo avambraccio e la sua mano erano state macchiate, ma con un po’ d’acqua era riuscito a ripulirsi in poco tempo. Lui non dette molta importanza a ciò, dato che qualcuno aveva passato un momento peggiore. Per un po’ rimase in silenzio, attendendo che l’Arclight smettesse di piangere.

 

“Te la senti di dirmi che cosa è successo?” le chiese, chinandosi alla sua altezza. Summer tentò di nascondere il proprio reggiseno con la camicia e la bloccò incrociando le braccia al petto. L’uomo le sorrise teneramente, si inginocchiò per poterla guardare negli occhi, sfilò la propria giacca e l’appoggiò sulle spalle della ragazza. Non era molto –questo lo sapeva anche lui- ma per il momento non aveva molte idee. Non era la prima volta che assisteva ad atti di bullismo, sia come studente che come insegnante, ma non aveva mai avuto un approccio con una studentessa picchiata, per di più durante le mestruazioni. Lei sollevò la testa, mostrando la pelle graffiata, le guance gonfie e piuttosto arrossate e gli occhi ancora umidi, e accennò.

 

“Sei coraggiosa, Summer. Ti aiuto a fare ordine nella tua mente. Sarà un po’ doloroso e traumatico, ma una volta finito, ti assicuro che la vicenda non passerà inosservata e che quelle ragazze verranno punite per il loro atteggiamento. Iniziamo?”

 

Summer si rese conto di non essere capace di esporre un discorso uniforme e razionale. Si interrompeva spesso, mentre la sua mente rievocava il dolore e l’umiliazione, facendola stare parecchio male. Il professore si era dimostrato calmo e paziente e la incoraggiava a proseguire con un buffetto sulla testa o massaggiandole una spalla. Ci volle una buona mezz’ora per raccogliere tutti i dati necessari e riordinare tutti i frammenti. “Brava Summer. Sono orgogliosa di te sia come persona che come insegnante. Ora sarà meglio che torni a casa e ti riposi un po’. Farò presente la vicenda al preside e chiamerò Hana-sama. Ti lascio in buone mani, va bene?” Lei rispose affermativamente, ma con poca convinzione. “Sensei! La vostra giacca…” La bluette fece per levarsela, ma l’uomo glielo sconsigliò, aggiungendo che gliela avrebbe restituita dopo. Lei sorrise appena per la sua gentilezza e socchiuse gli occhi, appoggiando la testa sulle piastrelle.

 

“Summer-chan…” sentì una mano stringere lievemente la sua. Le sue guance si tinsero di un lieve rossore quando, spalancando le palpebre, incontrò lo sguardo dell’Okudaira. Non riuscì a sostenerlo e fece per abbassarlo, ma le sue dita le presero il mento e gli occhi verdi del ragazzo si persero nei suoi gentili e docili color miele. “Stai bene?” Il compagno trasudava preoccupazione da tutti i pori. Lei gli rivolse un sorriso mesto. “Sento un po’ male ovunque, ma sto bene. Non ti preoccupare troppo, Fuya.” “Non avrei dovuto lasciarti andare da sola…” “Come facevi a saperlo?! Non potevi di certo prevedere questo…come non ho potuto prevederlo io.” “Le conoscevi? Ti avevano già minacciato?” “No…Viper, la ragazza che mi ha lasciato più lividi, è cambiata molto, non sapevo nemmeno che frequentasse la nostra stessa scuola. Non l’avevo affatto riconosciuta! È stata proprio lei a farmi ricordare del nostro incontro anni addietro.” “Che cosa era successo?”

 

“Non capisci che queste persone hanno intenzione di sfruttare il tuo talento solo per soldi?” “Summer, fatti semplicemente gli affari tuoi. Non credo più alle tue stronzate. Non voglio più avere niente a che fare con te. Potrai ancora avere l’amicizia di mia sorella, ma solo una volta che si risveglierà dal coma. Io con te ho chiuso.” Trattenendo a stento le lacrime, la ragazza lo afferrò per la manica della giacca, facendolo girare verso di lei. “Ma che diavolo dici? Guardami negli occhi quando ti parlo, Ryouga.” “Sei proprio patetica, Summer. Sono stufo di te e delle tue parole.” Il suo cuore ricevette una stilettata. Il suo corpo tremava da quanto era arrabbiata: sebbene le sue parole la ferissero, decise che prima gliela avrebbe fatta scontare. Poi avrebbe pianto come una fontana, ma in un secondo momento e da sola.

 

“Non ti credo. Qui quello patetico sei tu. Sei tu quello che si è infognato in questo girone dell’inferno. Davvero vuoi sprofondare qui e non ritornare mai più quello che eri? Preferisci che siano i tuoi veri amici a supportarti quando ne hai bisogno o quelli che fingono di interessarsi a te solo per un profitto personale, senza curarsi in realtà di te? Davvero, io non ti riconosco più.”

 

“Le persone possono cambiare radicalmente. Fattene una ragione.” Summer spostò lo sguardo dietro le spalle del Kamishiro, intravedendo una figura femminile. “Non penso che siano affari che ti riguardino.” “Stai tentando di convincere Shark-sama ad abbandonarci?” “Il mio amico ha un cervello e voglio che lo utilizzi bene.” “Amico? Davvero mi consideri tuo amico? Io non ti ho mai considerata tale. Per anni ho giocato con te a fare il buon amico…non te ne sei mai accorta? Dovresti utilizzare di più il tuo cervello. Io la mia strada l’ho scelta. Tu devi continuare a perseverare nella tua.” Finalmente il Kamishiro la guardò negli occhi.

 

L’Arclight non era riuscita a trattenere le lacrime, ma continuava a mantenere la sua aria fiera. “H-hai detto che la nostra amicizia è sempre stata un gioco per te?” “L’ho detto. È stato un gioco futile ed estremamente noioso…” Summer non ci vide più dalla rabbia: caricò il braccio e lo allungò verso di lui, infierendogli un sonoro schiaffo. Il corpo della bluette continuava a tremare, come se non avesse ancora dato sfogo alla sua ira. Sulla guancia del ragazzo rimase il segno della sua mano, rossa e in bella mostra. “Come hai osato fare questo a Shark-sama?” Viper tentò di prenderle il polso, ma venne bloccata dal ragazzo. Summer non se ne accorse, poiché aveva già dato loro le spalle. “Andate a vaffanculo. Entrambi.”

 

“Davvero il Kamishiro ti ha trattato così?” “È solo l’inizio dell’adolescenza. Il corpo e la mente cambiano, pongono nuovi problemi e non è facile scegliere la strada giusta. È un periodo pieno di confusione, di inutili gelosie. Sia per me che per Ryouga è stato difficile ritornare sul proprio cammino. Io ero diventata estremamente egoista e vedevo solo le mie ragioni. Sarà stato anche per questo che Shark avrà visto una persona diversa in me e si sarà sentito profondamente solo. Però sono contenta della strada che io, lui, Rio, Kotori e Yuma abbiamo deciso di intraprendere insieme, o almeno per ora…purtroppo ho come l’impressione che potremmo separarci non appena finiremo le superiori.”  “Ma per come stanno le cose ora, la vostra amicizia è solida, no?”

 

“Sì…” mormorò “…ma temo di non poter reggere i forti legami che ho con loro.” “Summer, non dire così! Loro sono i tuoi amici, andiamo…li conosci da anni e lo sai che non ti abbandoneranno.” Summer abbassò lo sguardo. “Se episodi del genere si dovessero verificare di nuovo…non penso di essere in grado di sopportarli. In particolar modo se Shark sarà nuovamente coinvolto. Viper ha alzato le mani anche perché l’ho allontanato da lei. Temo che questa ragazza non sarebbe l’unica a farlo. Come per la tua situazione, anche lui ha molte fans e molto spesso mi sento a disagio. Mi guardano come se fosse colpa mia l’atteggiamento freddo del mio migliore amico. Io non lo influenzo, è lui che è fatto così. Io non posso far altro che accettarlo per quello che è.”

 

Non appena l’Okudaira notò le lacrime fuoriuscire dagli occhi della ragazza, la strinse forte a sé, passandole delicatamente una mano fra i suoi capelli. L’Arclight tacque, avvertendo il calore del suo abbraccio. “Ne hai mai parlato con lui?” Lei negò appena con la testa. “Immaginandomi il tipo di ragazzo, magari ti direbbe di non girargli intorno, giusto?” “G-già.” “Non ti preoccupare Summer. Ci sarò sempre io con te quando ne avrai bisogno. Anche quando sarò a lavarmi, correrò da te anche con un solo asciugamano addosso, fradicio e con la schiuma ovunque.” A quelle parole la bluette accennò una risata, immaginandosi la scena. Sentì Fuya rigirarsi nel suo abbraccio, in modo da poterla guardare negli occhi. “Non ti demoralizzare. Per una ragazza carina come te, piangere dovrebbe essere un reato.” Sul volto arrossato si dipinse un lieve sorriso.

 

“Arigatou, Fuya-kun.”

 

Chocolate-sama’s corner:

 

Minna! Mi rendo conto della “crudeltà” di questo capitolo, ma se la cosa vi fa stare meglio, è il capitolo che rileggo di meno. Magari non è così crudele ed è pessimo, ma è una situazione che, anche se mi accadesse di vedere, mi farebbe stare male, molto male.

Ciò è servito per introdurre un breve momento fluffoso tra Summer-chan e Fuya-kun… Oh my god, come sono carini!

Beh, siamo giunti al quarto capitolo e…non vi è sorto un dubbio come: perché questa banalissima fic si chiama Scarlet Warrioress?

Eheh…questo lo scopriremo presto!

Un grande abbraccio,

La vostra tenera (mhp…*ride per la sua ironia*) Chocolate-sama.

   
 
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