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Autore: Kitsune_Sama    15/10/2015    1 recensioni
Naruto scoprirà presto che vivere non vuol dire respirare. L'amore lo porterà molto lontano, ma siamo davvero sicuri che ciò in cui lui crede sia reale?
Questa sarà la storia di riflessioni e soprattutto decisioni tra due opposti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kushina Uzumaki, Minato Namikaze, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La sveglia sta suonando, mi giro ad osservarla per vedere l'ora e son solamente le 10 di mattina.
Mi alzo svogliamente dal letto, sbadigliando non poco.
Sento dei passi dirigersi verso la mia stanza, sicuramente sarà mia madre, difatti appena la porta si aprì, si rivelò essere lei.
Kushina: “Naruto, volevo vedere se eri già sveglio, ti ho preparato la colazione, sbrigati a scendere”.
La porta si richiuse in un attimo, sbadigliando ancora mi dirigo verso il bagno a lavarmi e a cercare di svegliarmi.
Dopo 5 minuti abbondanti, scendo finalmente in cucina con l'acquolina in bocca; le mie narici sapevano già che cosa mi aspettasse: il mio amato ramen!
Lo so che non è normale per una persona mangiare una ciotola intera di ramen la mattina, ma non avevo mai accennato di essere normale io.
Mia madre come sempre mi rimprovera per il mio modo di mangiare, ma non ci posso far niente, quando si tratta di ramen, non capisco più nulla!
Oggi è il 15 luglio, non c'è scuola e normalmente la mattina esco di casa a fare una corsa in bicicletta.
Finita la colazione, saluto mia mamma e mi precipito subito all'ingresso, apro la porta e con un enorme balzo mi ritrovo un metro più avanti.
La porta si richiuse dietro di me, bruscamente, e come da routine sento delle bellissime parole uscire dalla bocca di mia madre.
Corro verso il garage, impaziente, e la mia bicicletta ovviamente è a terra, la alzo e mi ci metto in sella.
Mia mamma vorrebbe tanto che usassi il casco protettivo, ma sa anche bene che ai miei amati capelli ribelli esso risulterebbe fastidioso.
Mentre incomincio a pedalare, vedo nella parte opposta della strada del vialetto un camion dei traslochi e un'automobile a me non familiare; essendo io un ragazzino di appena 10 anni è normale che la mia curiosità aumenti sempre di più.
Dall'auto si apre una portiera posteriore, rivelandomi un ragazzino, più o meno della mia età, così ne deduco.
Avevo già smesso di correre da quando notai il camion, ero praticamente imbambolato lì in mezzo al mio giardino, quel ragazzino aveva catturato completamente il mio interesse e non capivo ancora il perchè.
Dove abito io, non capita mai nulla di interessente; non ho molti amici, o forse dovrei dire nessuno ancora, questo dipende dai punti di vista delle persone.
Mia madre crede che prima o poi riuscirò a farmene alcuni, spero più prima che dopo.
Era ancora mattina, ero ancora fermo lì in quel punto preciso e l'unica cosa che mi venne da dire fu che ad ognuno di noi spetta un miracolo, il mio era lui.

  
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