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Autore: Skrill rider    15/10/2015    3 recensioni
Primo libro di una serie, in cui si vedrà Hiccup e i suoi amici in una delle più grandi avventure della storia dell'isola di Berk. In questo primo libro Hiccup e i suoi amici hanno ancora quindici anni, e la Morte rossa è stata sconfitta solo da qualche mese. Durante un normale addestramento, incontreranno una persona speciale, che rimarrà con loro e li aiuterà a sventare le trame malvage di un nuovo nemico, tanto astuto quanto crudele. Tra combattimenti, viaggi, intrighi e minacce i nostri eroi si ritroveranno a dover ostacolare la distruzione non solo di Berk, ma probabilmente di tutto il mondo, e durante la storia scopriranno verità nascoste, nuove isole, strane creature...
E come finirà? Ci sarà un lieto fine? E se sarà così, il finale sarà davvero felice, o ci saranno dei veli di tristezza?
Non vi resta che leggere e seguire i cavalieri di Berk nelle loro più grandi avventure, narrate in queste cronache.
Buona lettura e buona avventura!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Berk'
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~~Una mattina come tante sull’isola di Berk.
Fredda, un po’umida per via della foschia mattutina, illuminata dai radi raggi del sole, che sorgeva a poco a poco dal mare scuro.
Una semplice mattina berkiana, ma non per tutti.
Arkius quella mattina non si era svegliato, era letteralmente balzato in piedi dal suo sacco a pelo, come una molla. Un’idea folgorante gli era appena venuta e doveva assolutamente dirla agli altri.
Uscì dall’accademia, dove dormiva, volò fino a casa di Hiccup ed entrò silenziosamente dalla finestra.
Sdentato lo sentì, con il suo udito finissimo, e drizzò il collo, come se si fosse messo sull’attenti. Vedendo che si trattava di un amico, si rilassò e ricominciò a dormire.
Il ragazzo arrivò vicino al letto di Hiccup e gli tappò la bocca. Lui si svegliò di soprassalto.
-Fa silenzio!- bisbigliò Arkius.
Hic si liberò dalla mano dell’amico:- Ma sei impazzito? Che ti prende?- sussurrò in risposta.
Lui non rispose, ma gli fece cenno di seguirlo.
Sdentato sentì che se ne stavano andando e gli tenne dietro, silenzioso come un gatto.
Volarono verso l’accademia, dove Arkius liberò Combo e Mustang, i due tamburo furente addestrati per l’amplificazione dei loro strumenti.
-Allora, Hiccup, dato che abbiamo vinto una guerra, perché non onorare la vittoria con un bel concerto?- chiese con un sorrisone entusiasta.
Hic sorrise e incrociò le braccia per far capire che era in ascolto.
Arkius prese il basso e fece un segnale a Combo di iniziare ad amplificare. Il ragazzo gli mise il collare con le molle per distorcere il suono e lo strinse al massimo, poi iniziò a suonare.
Hiccup non aveva mai visto nulla di simile. Le dita dell’amico si muovevano velocissime sul manico dello strumento. In più le molle del collare erano strette a tal punto che il suono del basso aveva una specie di accento potente, quasi come un clangore metallico.
Ma il bello fu quando iniziò a cantare. Cantava con una voce molto roca, somigliava a un ruggito, e le parole della canzone esprimevano rabbia, la frustrazione che avevano provato nella loro avventura.
Quando finì, Hic battè le mani. –Fantastico!- esclamò.
Arkius rise:- Sono contento che ti piaccia! L’ho chiamato “metal”, che ne pensi?-
-Penso che sei un genio!-
Arkius si inchinò teatralmente.
Presto nell’accademia si riunirono tutti quanti ed iniziarono le prove.
Passarono tutto il pomeriggio a ripetere sempre gli stessi accordi, le stesse parole, a rifinire gli stessi passaggi, finchè a sera tarda, ultimarono una canzone. Fu un lavoro duro e Arkius aveva la gola a pezzi, ma era soddisfatto.
Quella sera venne invitato a cena da Stoick, così potè chiedere il permesso per tenere il concerto.
Il capo accettò senza ombra di dubbio, visto il successo del loro spettacolo precedente.
Quella notte fu insonne per Arkius.
Sentiva che era giunto il momento. Era pronto, voleva farlo. Anche a costo di spezzarsi il cuore per sempre.
Le stelle, sopra di lui, si riflettevano nei suoi occhi scuri, occhi non fatti per quelle stelle, ma che avevano il privilegio di ammirarle.
Passeggiò lungo la cinta dell’arena per ingannare il tempo. Fulmine gli si fece vicino, gorgogliando preoccupato.
Il ragazzo lo accarezzò sul muso, abbozzando un sorriso. In realtà dentro di lui il suo cuore stava sprofondando. E Fulmine ne era consapevole. Conosceva troppo bene ormai quel vichingo testardo, che era diventato il suo migliore amico, contro ogni legge della natura.
Strofinò la testa contro la sua per dirgli “per te ci sono sempre”.
Arkius lo abbracciò forte, per dirgli “lo so”.
La giornata seguente passò in fretta, tutti erano indaffaratissimi con i preparativi. L’ansia da palcoscenico regnava ed i ragazzi tentarono di farvi fronte, mentre l’ora del concerto si avvicinava.
-Se a Moccicoso si scorda di nuovo la chitarra possiamo suonare Testaditufo!- esclamò Bruta, alleggerendo la tensione inconsapevolmente.
-Ah sì? E poi cosa fai senza batterista?- rispose il fratello –d’accordo che in effetti mi piacerebbe anche, ma sarebbe controproducente, sorellina.-
-L’unica cosa controproducente, qui, sono i tuoi discorsi, mi sono persa a “in effetti”.-
-Se non capisci la filosofia che accompagna e guida i miei passi, non è colpa mia…-
-Uffa, basta! Mi farai impazzire con questo orrido linguaggio dotto!-
Tufo si perse in una risata folle. Gli piaceva troppo quando faceva impazzire la sorella.
Alla fine arrivò il grande momento, ed i ragazzi salirono sul palco.
Non ci furono giri iniziali lievi, si partì subito, a rotta di collo saltando di nota in nota con l’energia di un drago alla carica.
Gli accordi, le pentatoniche, il tempo in sedicesimi erano come una secchiata di fuoco e acqua sul pubblico, che li fissava sconcertato, completamente in estasi.
Arrivati alla fine, furono sommersi dagli applausi.
Ma non ci furono ulteriori festeggiamenti, dopo il concerto.

Arkius era in piedi sul promontorio, fissava la luna, Fulmine era al suo fianco. Attacate alla sella dello skrill c’erano delle borse contenenti le sue poche cose e un po’di cibo.
Sentì una voce alle sue spalle che lo fece trasalire.
-Che significa?- chiese Hiccup, allibito.
Con lui c’erano tutti gli altri cavalieri, insieme ai drghi, con le facce più tristi che avesse mai visto.
-Sto partendo.- rispose lui semplicemente.
-Ma perché?- chiese Astrid. sembrava arrabbiata.
-Credetemi ragazzi, mi dispiace un sacco. Ma io voglio trovare la mia terra nativa, non ne posso più di sentirne la mancanza.-
-Non ne hai bisogno, tu sei uno di noi, Arkius!- tentò di farlo ragionare Gambedipesce.
-Arkius…-ripetè lui- il mio nome significa “senza nome”. Voglio trovare chi sono, capite ragazzi?-
Piombò tutto nel silenzio, e fu la cosa peggiore, perché le lacrime iniziarono svelte a rigare le guance di tutti.
-Tu sei stato il mio primo vero amico, non lo dimenticherò.- mormorò Hiccup tra i singhiozzi.
I due stettero a fissarsi in un lungo gioco di sguardi.
Alla fine andarono l’uno incontro all’altro e si abbracciarono stretti.
-Mi mancherai, amico mio!- sussurrò Arkius.
Hiccup raddoppiò la forza della stretta, come se non lo volesse più lasciare, mentre un pianto irrefrenabile ormai si era impossessato di lui.
-Fai ancora in tempo a cambiare idea.- provò di nuovo a dirgli Gambe, con voce rotta.
-Mi dispiace amici, ma guardiamoci in faccia. Non ti puoi nascondere dietro ad una favola per sempre.- e questa fu l’ultima parola di Arkius.
Si unirono in un abbraccio di gruppo, draghi inclusi.
-Tu mi hai insegnato a credere in me stesso, grazie.- disse Hiccup, tirando su col naso.
-Mi hai sempre sostenuta e non ti ho mai ringraziato, quindi grazie.- fece Astrid cercando di tratenere le lacrime. Era una guerriera lei, ma non in quel momento, non per Arkius. Lui le leggeva dentro, attraverso gli occhi.
-Odio il fatto che fai il figo, perché qui sono io, ma sei un caro amico, mi mancherai.- disse Moccicoso.
-Con chi farò quelle appassionanti discussioni sui draghi ora?!- esclamò Gambe in preda alle lacrime e tutto rosso in faccia.
-Beh, fratello, ci mancherai. Specialmente nelle partite a ribalta lo yak.- disse Bruta, con due occhioni lucidi e sinceri.
-Tornerai, vero?- chiese Tufo.
L’attenzione si focalizzò su Arkius, in attesa della risposta.
-Certo, Tufo.- rispose –un giorno.-
Parvero tutti più sollevati.
Un battito d’ali e comparve Eyvind a cavallo di Luna.
-Anche tu parti?- chiese Astrid.
-Sì, amica mia. Mi dispiace molto, ma anch’io voglio ritrovare la mia terra.- rispose.
Sdentato parve molto triste quando si rese conto che significava che anche Luna se ne sarebbe andata, quindi le si avvicinò e le strofinò il muso con il suo, per dirle “addio”.
-Prometti che tornerai.- concluse Hiccup, prima che Arkius salisse in groppa a Fulmine.
-È una promessa!- giurò lui, segnandosi il petto.
Dopodiché si alzarono in volo, verso l’orizzonte. Una nave salpò insieme a loro. A bordo di questa c’erano i pirati buoni, che Arkius aveva liberato, guadagnandosi il titolo di loro capitano. E ora l’avrebbero seguito dovunque, felici di aiutarlo, perché era anche loro amico.
E fu così, che i cavalieri dei draghi di Berk videro sparire all’orizzonte, sotto la luce della luna, i loro amici.
Li avrebbero ricordati per sempre. Arkius Granit e Eyvind Lokiston.
Gli pareva quasi di piangere per la luna, come per pregarla di riportarli indietro, ma sapevano che non sarebbe stato così.
Ma non valeva la pena di piangere, i loro amici non l’avrebbero voluto.
E se avessero voluto tornare a casa, la strada la conoscevano.
Se state navigando nei freddi mari del nord e scorgete in lontananza una misera isoletta sperduta, non può che chiamarsi Berk. Se volete indicazioni più precise, si trova dodici giorni a nord di disperazione e qualche grado a sud di morire di freddo, sul meridiano della miseria.
Ci vediamo lì, amici, tornate presto!

ANGOLO AUTORE

Fine del primo libro! Non perdetevi il secondo!
In questo articolo c’è qualche citazione da “Cry for the moon” degli Epica. Ascoltatela! Ahahah!
Ciao a tutti e alla prossima avventura!
Skrill rider

   
 
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