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Autore: Ronalene    16/10/2015    2 recensioni
[SonicTheHedgehog2006][SilvAze][Accenni SonAmy]
Estratto dal 4°capitolo)
“Non c’è bisogno di parole, c’è solo la voglia di rimanere chiuso in quell’abbraccio per tutta la vita, perché all’improvviso tutto sembra chiaro e stranamente vero, vicino, vivo. Quando respira, il petto di Shadow si solleva e gli sfiora la schiena, ed è un contatto che gli colma il cuore di speranza. Cosa sono, quelle due anime di rimpianti strette l’una all’altra, alla ricerca di conforto e luce? Sono due guerrieri persi nel tempo, Silver se ne rende conto solo ora, vivono entrambi in un mondo che ha voltato loro le spalle e si nutrono di ricordi, di sentimenti consumati dalla sofferenza e piangono qualcosa che non riavranno mai più.”
...
Lei non c'è più; lui può continuare a vivere?
Ronalene
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Et voilà, non sono morta. 
Beh, a proposito dell'orrido ritardo posso dire che forse, ma forse, mi ero un po' depressa.
Un filino. Ma proprio un filino.
Parlando del capitolo invece (che mi sa ve ne frega di più), è l'ultimo gentaccia. Non dico altro, tornerò alla fine per tormentarvi.
Buone lacrime di commozione perché finalmente ho finito sto strazio!
*
I’m coming home, I’m coming home
Tell the world
I’m coming home
Let the rain wash away
All the pain of yesterday

― Skylar Grey
*
Un amaro sospiro irrompe nel silenzio, e spezza il dolce scivolare del soffio caldo emanato dal camino che s’infrange lungo il profilo delle pellicce arruffate per il freddo, e lungo gli zigomi affilati e arrossati dal gelo. Silver si accuccia meglio col mento sulle ginocchia, avvoltolato in una coperta di pile che sembra riuscire a intrappolare tutto il calore della sala, eppure lui continua a tremare impercettibilmente. Sono passati due giorni dall’incidente, ed è la prima volta da quel momento che si ritrova da solo con Shadow; Shadow che è immerso in una quiete surreale, gli occhi immobili sul fuoco nel camino, e ogni tanto sospira. Se il suo petto non si abbassasse ritmicamente per respirare, Silver si chiederebbe se sia effettivamente ancora vivo. A Shadow, d’altra parte, non importa affatto di farsi vedere vivo. Per quanto gli riguarda il suo cuore si è fermato quando ha visto.
«Mi dispiace tanto Shadow.»
Una scintilla infuocata scoppietta e si lancia intrepida un po’ più lontano del legno che arde, sfiorando il cornicione di ceramica. Gli occhi dello stesso vermiglio colore del sangue si chiudono lentamente, il riccio si porta una mano a massaggiarsi la tempia destra, con morbidi movimenti circolari.
«No Silver, dispiace a me. – Non parla da due giorni, e la voce risuona roca e leggermente distorta in confronto al solito – Non hai nessuna colpa. Sei sotto la mia responsabilità, e non ti sto facendo vivere in modo salutare o… o lontanamente possibile.»
Silver abbassa lo sguardo. Quelle parole lo fanno sentire ancora più colpevole. Infondo, c’è sempre stata una particolare intesa tra loro due; i loro cuori battono insieme, percepiscono l’uno i pensieri dell’altro senza rendersene conto, sono entrambi morti nell’anima, e perciò stanno male insieme, allo stesso modo.
«Forse dovresti trasferirti. – Sussurra Shadow, perché sono parole che lo infastidiscono e lo riempiono di fallimento e sofferenza – Da Amy magari, mi sembra stiate bene insieme.»
«Non voglio andare da Amy…»
«Se ti farà stare meglio da Sonic, allora. – Da Sonic non vuole lasciarlo veramente, ma basta che stia bene – Altrimenti non saprei…»
«Preferisco qui. – Scivola sulla poltrona, fino a poggiare la testa sul bracciolo e rimanere sdraiato, accoccolato alla coperta – Con pātar.»
«Vorrei tanto esserlo, Silver. – Per vederti sorridere – Ma io non sono lui…»
«Sì invece. – Le palpebre sono stanche e cominciano a chiudersi, la voce si sfoca – Mi prepari il passato di verdure, mi abbracci quando dormo, mi sei sempre vicino… tieni lo spazzolino tutto preciso, quando fai il letto ripieghi gli angoli sotto il materasso e ti basta uno sguardo per capire a cosa penso. Non mi dici che mi vuoi bene, ma mi vuoi bene. Devi ancora crescere, e cresceremo insieme… tu baderai a me, e io baderò a te e piangeremo insieme per quello che abbiamo avuto.»
Shadow trattiene il respiro, gli rimane sospeso in gola e interrotto da un nodo. Silver sorride con il volto rilassato, gli occhi ambrati completamente chiusi e le labbra schiuse. Shadow si chiede se esista una sensazione migliore; quell’emozione che preme all’altezza del petto nel vedere qualcuno sorridere per te, perché riesci a renderlo felice anche sbagliando, perché si fida di te tanto quanto tu ti fidi di lui. Anche il nodo alla gola diventa meno pesante e anzi, si fa piacevole, perché la lacrima che scende leggiadra lungo la sua pelle è una lacrima di commozione e gioia, non di sofferenza. Si alza tirando su col naso, e passa un braccio sotto il collo di Silver, l’altro sotto le sue gambe per sollevarlo senza rischiare di svegliarlo bruscamente. Lui mugugna qualcosa nel sonno, e immerge il muso nella pelliccetta dell’altro, come gli piaceva fare da piccolo; quando Shadow lo poggia sul suo materasso, non riesce ad uscire dalla stanza. Continua a guardarlo, a imprimere nella memoria ogni tratto di quel viso finalmente sereno, perché nella mente qualcosa sta prendendo forma e sa che potrebbe non rivederlo mai più. Si sdraia affianco a lui, e lo stringe contro il suo petto. In quel momento non sono anime di rimpianto, sono anime sospese nel tempo che non hanno voglia di guardare al passato, e tantomeno al futuro. Lo stringe di più. Shadow passa l’ora successiva col volto bagnato di lacrime, col corpo scosso da singhiozzi, con un luminoso sorriso sulle labbra. Finalmente sa cosa deve fare per renderlo felice.     
 
Stanno facendo colazione quando Shadow prende, d’improvviso, un respiro tanto profondo che Silver ha paura si sia sentito male o simili. Poi però, quando nota un’espressione indescrivibile sul suo viso, di una serietà mista alla malinconia, che muta quel suo viso sempre impassibile, capisce che si tratta di qualcos’altro; quindi poggia il cucchiaio nella tazza ancora mezza piena, i cereali al miele galleggiano agitati.
«Va tutto bene?»
Stupisce entrambi che sia lui a porgere la domanda e non la voce preoccupata di Shadow, ma non lo danno a vedere. Il riccio nero alza lo sguardo, le labbra sono piegate in un raro sorriso sincero.
«Ho trovato un modo. – Per un attimo gli brillano gli occhi, e Silver sorride quasi involontariamente nel vedere quella gioia tanto strana in lui – Un modo per… farti rivedere Blaze.»
Il tempo si ferma per un istante. Gli occhi di Silver si allargano tanto da far sembrare il color ambra delle iridi di un oro brillante e inestimabile.
«C-Che cosa?»
«Gli smeraldi del Chaos. – Il sorriso si fa più ampio, Shadow non ha mai provato una simile sensazione – Non si può tornare nel passato perché cambieremmo il presente, ma con un Portale si può andare nel futuro, non cambierà niente. Puoi andare nel futuro di questo presente, e rincontrarla.»
«Ma… e se-se i suoi genitori non si incontrassero mai, in questa dimensione temporale?»
«Certe cose del destino non cambiano, a meno che non ci sia un evento particolare a mutare la forme delle cose. – Spiega Shadow, Silver sembra fiorire come un girasole – Ad esempio, in questo presente io ti ho incontrato e so che mi innamorerò di Lucy. Quindi, lei non vedrà mai il tuo vero padre e tu non nascerai. Blaze… Blaze forse sì.»
«Forse?»
«A questo punto che ti costa sperare?»
Silver si apre in un enorme sorriso candido; gli occhi si riempiono di lacrime, e subito corre verso Shadow e lo abbraccia al torace, lo stringe con una forza che nessuno dei due si aspettava potesse avere. E Shadow sorride, ricambia quell’abbraccio e sente che ce l’ha fatta. Che finalmente anche lui è un eroe, finalmente anche lui ha sacrificato sé stesso per ciò che ama e capisce come si sente Sonic tutte le volte. Shadow l’ha salvato, ma allo stesso tempo sente di aver salvato sé stesso, perché non gli importa per quanto tempo dovrà stare da solo o quanto soffrirà, ora l’unica cosa che conta è il meraviglioso sorriso di Silver contro il suo petto.
«Non… non c’è la possibilità che cambierà, col tempo?» Domanda poi il riccio argenteo, ancora rifugiato tra quelle braccia che l’hanno stretto migliaia di volte, ogni volta con un’intensità diversa.
«Lo impedirò. – Risponde deciso lui – Blaze non ha mai avuto dei genitori, rimarrà orfana anche in questa dimensione. La adotterò io. Dopotutto, sono immortale.»
«Allora… allora ci rincontreremo?»
«Ti aspetterò quanto vorrai.»

Amy si soffia rumorosamente il naso in un fazzoletto, che sembra praticamente prendere vita per l’impeto del gesto. Sonic le batte qualche fiduciosa pacca su una spalla, con un sorriso nostalgico in viso. La sala in casa di Shadow non è mai sembrata tanto piccola. Tails continua a tenere in mano i due smeraldi, verde e azzurro, e li occhieggia timidamente, circondato da un senso permanente di disagio. Knuckles si mantiene in piedi con la schiena poggiata al muro, immerso nel sua mutezza. Proprio quando Ames sembra essersi calmata, Silver esce dalla sua stanza, sulle spalle uno zaino logoro in cuoio, tutt’altro che pieno, e la riccia rosa ricomincia a singhiozzare disperatamente.
«Amy, ehi, non piangere dai…» La incoraggia Sonic con un’altra carezza sulla schiena, e se non fosse tanto triste sarebbe saltata via per un simile contatto e una voce così calda e comprensiva.
«I-Io non ci riesco, è-è più forte di me..!»
Silver la raggiunge e si inginocchia di fronte a lei, che cerca di asciugarsi le lacrime come può, seduta a gambe incrociate sulla sedia della cucina. Le posa una mano sulla guancia con delicatezza, e le sorride teneramente, prima di pulirle il viso da una di quelle goccioline salate col pollice. Tutti sanno che è una ragazza sensibile, ma nessuno pensava avrebbe pianto tanto; e invece, lei si è affezionata così tanto a quell’impotente riccio futuristico che ricevere quella notizia l’ha devastata, ma d’altra parte è contenta per lui. Perché se lo merita.
«Ascolta Sonic, Amy. – Silver si china per scoccarle un dolce bacio sulla fronte, e lei sorride tra le lacrime – Poi se piangi mi fai stare male…»
«O-Oh no, basta c-così! – Inspira profondamente e anche lei gli prende il viso tra le mani, poi piano le loro fronti si sfiorano – Basta soffrire. Ti meriti di essere felice, Silv. Davvero, più di chiunque altro. E io spero che ce la farai, lo spero così tanto e io ti sarò vicina per sempre. Non dimenticarmi mai, capito?»
«Non lo farò. Non ti dimenticherò mai, promesso! – Amy ride, e la sua risata colma l’aria, perciò la respirano tutti con più speranza – Grazie di tutto, tutto quanto. Ti voglio bene.»
Silver si rialza, e davanti a lui c’è il sorriso più famoso di tutta Mobius. Sonic gli porge la mano con rispetto, e lui la stringe con decisione e forza. È stanco di scappare.
«E’ stato un piacere combattere al tuo fianco, Silver. – Gli fa l’occhiolino, e Silver ridacchia al pensiero di quante belle ragazze vorrebbero essere al suo posto – Dico sul serio, sei il riccio più forte che io conosca. Anche più di Shadow e sì, anche di Knuckles.»
«Ehi!»
«Oh, e anche di me. – L’ultima rivelazione li fa sorridere, perché Sonic ha anche messo da parte la sua sconfinata vanità per quel ragazzino – Io non ce l’avrei fatta, ma tu… cavoli, continua a combattere così e nessuno potrà mai buttarti giù. Sei grande.»
Le due mani sciolgono la presa, e la prossima da salutare per sempre è Rouge. La pipistrellina sembrava tranquilla mentre lui salutava Amy e Sonic, ma ora che se lo ritrova davanti si sente bloccata in una tempesta di emozioni contrastanti. È sempre stata una donna forte Rouge, ne ha passate di tutti i colori. Comincia a sventagliarsi una mano davanti al viso, e una nervosa risatina le scuote la voce, che risulta appena più alta di un’ottava.
«Ch-Che cosa dovrei-»
Silver spalanca le braccia e a Rouge sfugge un singhiozzo non appena si lancia su di lui. È un abbraccio strano, lei non lo ha mai abbracciato prima d’ora, ma non spiacevole; il suo profumo entra nelle narici con irruenza ed ha la pelle liscia e morbida. Avrebbe dovuto abbracciarla più spesso, perché è un contatto che lo fa stare bene. Ma ormai è troppo tardi.
«Ehi. – Rouge lo guarda negli occhi, e si allunga a baciargli il naso mentre gli stringe le guance tra le mani – Ti voglio sempre i-in gamba, intesi?»
«Certo Rouge. Grazie per essermi stata vicino!»
«Oh non dire idiozie, t-tesoro.»
Knuckles si volta di lato, grugnendo qualcosa di offensivo a proposito di tutta quella tristezza che gli sta dando alla testa. Sonic sa che tra poco scoppierà a piangere anche lui. Nel frattempo, Silver fronteggia Shadow con un sorriso tremolante. Così, sull’orlo di un saluto che sembra un addio, avrebbero entrambi troppe cose da dirsi; ma loro non hanno mai avuto bisogno di parole. Si abbracciano, con un’insistenza che sottolinea il bisogno di sentirsi ancora vicini, e Shadow si aggrappa al maglione del bianco, quel maglione che ha sentito strappi, pianti e abbracci, mentre Silver rifugia il volto nell’incavo del suo collo e chiude gli occhi, e si chiede perché non possano rimanere così per sempre. Senza morte, senza peccato, senza pianto. Solo un padre e suo figlio.
«T-Ti voglio bene Shadow.»
«Anch’io ragazzo, anch’io ti voglio bene. – Lo stringe di più, le dita si intrecciano al maglione – Mi mancherai da impazzire.»
«Non è un addio, è un arrivederci pātar. – E’ un arrivederci, ma Silver non riesce ancora a staccarsi da lui – Tornerò da te e… e saremo felici. Tu aspettami.»
«Sempre.»
Si staccano, e il freddo li avvolge con tutta la prepotenza di cui è capace. Rouge si stringe a Shadow, che le circonda il torace con un braccio mentre insieme guardano quel piccolo guerriero. Tails gli passa i due smeraldi, e Silver apre un portale urlando il suo Chaos Control. Si volta un’ultima volta. Amy gli urla di andare a cercare la sua felicità, Knuckles sta piangendo e Rouge ride, con la testa poggiata alla spalla di Shadow. Sonic gli alza il pollice, Shadow continua a sorridere fiducioso. Torna a guardare il portale; fa un passo.
Blaze, sto arrivando.
 

 
Prima di arrivare a duecento anni nel futuro, Silver ha un’altra cosa da fare. Si ferma a sette anni dopo, e giunge ad una particolare casa di montagna, circondata da alberi in fiore e immersa nella natura. C’è baccano, una stridula voce grida qualcosa e una più mascolina le risponde ridendo. Silver si affaccia alla finestra.
«Mammaaa, posso andare a correre con papà oggi?»
«Flash non fare l’idiota, sei in punizione e non ti muovi di casa. – L’indaffarata riccia rosa finisce in quel momento di lavare i piatti e, allontanandosi dalla cucina, per poco non inciampa addosso ad un piccolo tornado blu – Luke, ti ho detto di non usare la super-velocità qui dentro!»
Da una porta alla sua destra, un riccio blu entra nel salone e subito abbraccia la rosa da dietro, stampandole un affettuoso bacio sul collo. Silver sorride: anche Amy alla fine ha coronato il suo sogno.
«Amycaratesoroamore, non te la prendere ma la bambina è sparita.»
«COSA? – Amy diventa paonazza, e respinge il marito che ride a crepapelle – Idiota, mi hai fatto prendere un colpo!»
«No sul serio, è sparita, ma credo sia da Rouge.» Riprende serio Sonic, pronto a ricevere una dolce martellata in testa.
«Credi!? Vai a cercare tua figlia, irresponsabile!»
Silver si aspettava qualcosa di diverso, ma infondo sa che Ames è felice anche così. Con un sorriso, rievoca il Chaos Control, poi batte due bussate sulla finestra. Amy manda un’occhiata verso di lui, insieme ai due riccetti blu seduti sulla tavola. Ma lui è già sparito.
 
…           

La brezza di primavera porta con sé gli odori delle ninfee, e il danzare impazzito delle libellule attorno alle piante del lago. Poi smuove le fronde dei salici, ripiegati tristemente a sfiorare l’acqua scura sporca di terriccio, e ulula serenità al suo passaggio. Silver inspira a pieni polmoni quell’aria tanto buona e particolare, si inginocchia a cercare il suo riflesso e tocca con leggerezza la superficie. C’è una piccola figura che corre lungo il lago, con le braccia all’infuori e la risata di bambina, tanto pura da fargli venire i brividi; si apre in un enorme sorriso, il suo cuore comincia a battere senza controllo. La gattina si ferma davanti a lui, e lo fissa timidamente, con le mani dietro la schiena. Silver si volta verso di lei lentamente, per non spaventarla, e le sorride dolcemente. È bella anche così, il volto morbido e gli occhi dorati, con i riflessi degli stessi colori di un’alba.
«Ciao piccola.» La saluta, ed è un emozione vederla anche così diffidente.
Blaze smuove un piedino a terra, ma non sposta mai lo sguardo da quello sconosciuto. Ha uno splendido vestitino floreale, che la rende una principessina, e gli occhi tremendamente seri. A Silver viene da piangere a vederla così, piccola ma sempre e dannatamente Blaze.
«Lucy mi ha detto di non parlare con gli sconosciuti.»
Silver si siede sul prato, incrocia le gambe e le rivolge un espressione da sapiente che la gattina trova solo buffa.
«Certo, Lucy ha ragione. – Blaze ridacchia sotto i baffi, divertita, e anche lui si lascia andare ad una lieve risata – Perché sei tutta sola, piccola?»
«Tu sei il mio angelo?»
Gli si avvicina lentamente, e anche lei si siede, affianco a lui. Ora i suoi occhi brillano di una strana luce di curiosità, Silver invece è confuso.
«Il tuo angelo?» Le domanda con cautela, sorridendole ancora.
«Shadow ha detto che io ho un angelo, tutto bianco. – Rivela con un po’ di imbarazzo, e continua a guardarlo con quegli occhi intensi – Che devo aspettare, e che mi vuole tanto bene. Si chiama Silver, ma io preferisco pensarlo come un angelo. Io non vedo l’ora di incontrarlo, sai?»
Il riccio argenteo chiude gli occhi, si lascia abbracciare dal vento fresco e poggia il suo peso sui palmi delle mani. Inspira, espira. C’è il profumo di Blaze.
«Io non parlo mai con gli sconosciuti, ma tu non sei uno sconosciuto vero?»
Blaze è sempre stata intelligente e riflessiva, ma ha anche un sesto senso. Lei percepisce che quello accanto a sé è il suo angelo.
«E’ così, hai ragione.» Le risponde lui, le palpebre ancora abbassate.
Passano qualche istante in silenzio, con gli unici rumori della natura attorno a loro. Le foglie dei salici scivolano sul lago, le rane saltellano tra l’erba e il sole batte sulla terra.
«Il mio angelo dev’essere davvero una persona speciale. – Continua Blaze, sorridendo al riccio – Hai aspettato tanto tempo, e hai pianto tanto per me. Perché?»
A vederla, dovrebbe avere all’incirca otto anni eppure ha già compreso molte cose della vita. È già meravigliosamente Blaze.
«Forse, se il tuo angelo ti ha aspettata così tanto, è perché sei tu quella speciale. – Silver si alza in piedi, e le carezza teneramente la testa – Tu aspetterai il tuo angelo, Blaze?»
«Certo! – Balza in piedi con risolutezza, ma il sorriso si spegne lentamente – Ma… dove vai?»
«Dì a Shadow che hai incontrato il tuo angelo, oggi. – Silver si allontana, verso il boschetto lì vicino, e vede la gattina illuminarsi di gioia – Noi ci rincontreremo, parola di Silver!»
«Ciao ciao angelo!»
 

 
E’ un giorno di pioggia, quando finalmente torna a casa. Il cielo è ingrigito di nubi, che piangono gocce fredde di speranza, le vie del bosco sono vuote; la pioggia batte sui tronchi, scivola tra le fronde, cade sui petali dei fiori e scompare assorbita dal terreno, che pulsa di vita. I suoi passi scricchiolano su quella terra bagnata, in uno scalpitio di foglie secche. Un ombrello arancio chiaro spicca nel freddo d’autunno; Silver comincia a correre verso quel colore così vivo. È fradicio e infreddolito, ma il cuore è avvolto da un calore che non ha mai provato prima. Quando Blaze si volta, la pioggia continua a precipitare con elegante leggiadria. Sono fermi, ad una distanza che finalmente è poca e possibile, e si guardano. Lei è più bella che mai, forse perché è davvero viva, è lì, davanti a lui. Le sue labbra sottili si piegano in un semplice sorriso, le code degli occhi si arricciano all’insù e Silver non ha più fiato.
«Blaze…»
Ha bisogno di dirlo, deve chiamarla e sentirsi rispondere dalla sua voce in un sussurro d’amore, o anche in un pianto, basta che sia la sua voce. E il suo nome è così melodioso, cinque lettere di pura poesia. La gatta lascia cadere l’ombrello, e cammina verso di lui. Per Silver sono solo tre passi; un passo per cancellare tutta la disperazione, uno per ricordare ogni momento passato a desiderare lei e solo lei, uno per comprendere che finalmente è arrivato. Finalmente può toccarla, sotto dita scottate di un rimpianto che scompare alla purezza di lei. Si stringono in un abbraccio sotto la pioggia che, anche se batte sulla pelle, non dà fastidio. L’hanno sognato così tante volte che ora, così vero e vivo, non sembra possibile. Ma c’è il sorriso, ci sono le lacrime, ci sono i profumi. Ci sono.
«Sei qui.» Blaze parla con le labbra premute sul suo collo, perché non vuole allontanarsi, vuole restare chiusa tra le sue braccia per tutta la vita.
«Mi hai aspettato per tutto questo tempo.»
Le prende il viso etereo tra le mani, e gli occhi ambrati sono quelli di sempre, come anche le labbra sottili e chiare. Labbra vere, perfette. Blaze sorride, porta la sua mano ad intrecciare le dita con quelle del suo angelo. Non sa chi sia, conosce il suo nome e la sua storia, ma lei lo percepisce, loro sono nati per amarsi.
«Oh Blaze, sei così… – Silver si sofferma a guardarla, quale aggettivo esiste per descrivere una bellezza tanto soprannaturale? Blaze è indescrivibile – Così bella, irraggiungibile, speciale…»
La gatta continua ad aggrapparsi a lui, il maglione stretto nelle mani e piano, delicatamente, si solleva sulle punte per baciargli uno zigomo salato di lacrime, freddo di pioggia.
«Non parlare. – Mormora Blaze in un sospiro innamorato, innamorato di quell’angelo – Non ce n’è bisogno, davvero.»
«Mi sei mancata, solo questo, devo dirtelo.»
L’abbraccio si scioglie in una quiete surreale, ma le mani restano unite. S’incamminano sullo stradello abbattuto del bosco, senza parlare. C’è tempo per parlare. C’è tempo per innamorarsi. C’è tempo per vivere. Finalmente, c’è tempo. L’ombrello resta dimenticato, perché la pioggia non li tocca realmente, loro sono isolati, soli. E quando, in casa, Blaze sveglia Shadow che s’era addormentato sul divano ad aspettarla, allora la vita di Silver è completa.
«Sei tornato.»
«Te l’avevo promesso, pātar


 
La brezza marina è un vento leggero da ovest, che scivola tra i fiori e carezza l’erbetta umida di rugiada. Nell’aria rimbombano risate cristalline e lo scricchiolio di un ferro vecchio. Blaze chiude gli occhi, si gode il sapore di quella corrente delicata sulla pelliccia, e poggia la tempia sulla spalla alla sua sinistra; il dondolo continua a ciondolare indisturbato, i suoi piedi sfiorano il pavimento.
«E’ una bellissima giornata.» Sussurra la gatta, le labbra le si aprono in un sorriso.
«Hai ragione. – Silver si stiracchia pigramente, e allungandosi arriva a sfiorare la guancia della gatta con la propria, facendola ridacchiare – Il sole splende, stiamo tutti bene, e io sto accoccolato alla donna più bella di tutto il mondo.»
«Vieni qui, idiota.»
Gli posa un dolce bacio a fior di labbra, e il riccio la stringe più a sé col braccio intorno alle sue spalle. Sì, è una bellissima giornata. E perciò si abbassa di nuovo verso di lei, e le strappa un bacio più appassionato; ha sempre amato le sue labbra, il suo sapore, lei.
«Eh-ehm, piccioncini?»
Silver si stacca con uno scatto dalla gatta, arrossisce lievemente e comincia a grattarsi la nuca. Blaze ride sotto i baffi: ventotto anni, sette di matrimonio, e ancora si imbarazza se Shadow li scopre a scambiarsi effusioni. Il tempo ha gravato anche sulle spalle del forte riccio ebano, ed ora gli aculei sono scomposti e imprecisi, la pelliccetta sul petto è più color panna che bianco e le strisce rosse tendono al bordeaux; lo sguardo, invece, è colmo di saggezza e orgoglio, e sembra comunicare una sola cosa: la pienezza dell’anima, la speranza che ha colto in tutta la vita esplode in quelle iridi corallo.
«I bambini non smettono di mordersi e graffiarsi. – La voce s’incrina in una nota divertita – Devono aver preso dalla mamma.»
La gatta lilla gli regala una linguaccia in risposta alla provocazione, mentre Silver si allunga ad afferrare i bambini che Shadow tiene per la collottola, uno alla destra e l’altra alla sinistra. Sono due splendidi riccetti, che esteticamente sono un perfetto miscuglio delle migliori parti dei loro genitori; il primo ha una candida pelliccia lattea e gli stessi particolari aculei di suo padre, le forme lievemente a mandorla degli occhi ambrati che ha preso senza dubbio dalla mamma, e il sorriso con un paio di canini spaventosamente affilati, anch’essi di Blaze. Quando si trova a sedere sulle gambe di Silver, subito si getta a tirare uno degli splendenti aculei rosa della sorellina, che strilla arrabbiata e si avventa a mordergli un braccio; la “maledizione del rosa” ha colpito anche lei, risparmiandole delle strisce lilla sulle braccia che le colorano il palmo di entrambe le mani, mentre gli occhi sono gli stessi del fratello. Pur essendo gemelli, l’unica cosa che hanno in comune sono proprio le iridi.
«No ehi, perché vi picchiate? – Silver deve tenere per la vita la figlia, mentre Blaze prende l’altro e Shadow si siede accanto a loro – Tesoro, calmati, non mordere!»
«Ron mi ha spinto, prima!»
«Lucy aveva passato la palla a Shadow invece che a me!»
«Ma poi te l’ho ripassata, se non sbaglio.» S’intromette cautamente il riccio nero, poggiando la nuca allo schienale del dondolo.
«Qui ci vuole la storia. – Sorride angelicamente Blaze, circondando in un tenero abbraccio il figlio – Che ne dite ragazzi? Ce la facciamo raccontare da papà?»
«Siiiì, la storia!» Urlano praticamente all’unisono i gemelli, improvvisamente dimentichi del loro litigio.
Silver sorride, e guarda. Guarda il frutto di tanto tempo passato nella più completa disperazione, guarda il premio che il destino gli ha serbato gelosamente aspettando che tagliasse il traguardo, guarda il tesoro più grande che la vita possa regalare a qualcuno. Al fianco della donna che ha sempre sognato, con un amore più forte del tempo e del dolore; circondato dal braccio paterno del suo guerriero più stimato ed ammirato, che finalmente sorride e non pensa alla sofferenza; e a sua volta le sue braccia stringono le due gemme più preziose al mondo, più luminose di qualsiasi smeraldo. Comincia a raccontare. La sua è una storia che parla di una vita acerba costretta a crescere troppo velocemente, a strisciare tra la polvere, a inginocchiarsi su strade di sassi appuntiti. Una vita che, nonostante tutto, non si è mai arresa. Silver ai suoi figli dice sempre che l’amore esiste, e non è quello che scrivono sui libri o rappresentano nei film. L’amore è dolore, ma è anche pace dei sensi. È perdersi, è abbracci. È condanna ed espiazione, morte e voglia di rialzarsi.
«Il sorriso di vostra madre è stata l’unica ragione per cui lottare, per me.»
Il sole cala oltre le montagne, immerso nelle sfumature di un meraviglioso tramonto. Il tempo scorre, ma nessuno vuole fermarlo. C’è solo la voglia di una nuova alba. E su, oltre le nuvole, ci sono tanti occhi che li guardano, di ogni colore. Lucy è fiera del suo bambino e dell’amore della sua vita, e continua ad assaporare insieme a loro i raggi di quel sole che scompaiono pigramente, e nel campo i girasoli cominciano ad incupirsi.
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N/A (ma un'altra volta? SI'.)
Qualche giorno fa ho trovato il tempo di rileggermela tutta, un po' a spezzoni, ma l'ho riletta.
E boh, ovviamente c'è qualcosa da rivedere, ma a me tutto sommato non fa poi così schifo (tanto non potete vedermi piangere per la delusione,aha).
C'è la possibilità che io ci ritorni su per approfondire la storia di Lucy, perché la sofferenza non è mai abbastanza dalle mie parti, ma solo se vedrò dell'interessamento, dal momento che a me non fa né caldo né freddo e che devo continuare altri progetti.
Commentino sul capitolo quassù? Anche Silver può essere felice, W-O-W! Incredibile!
Shadow no eh, lui è un altro tomo di pagine e pagine sul dolore. Viva la vida.
Di Sonic fottesega. Poi c'è Blaze che è sempre meravigliosa, lo dico perché penso che il mio amore per lei non si sia intravisto (ma seria?).
Credo di aver completato la cosa. Non chiedo recensioni, solo un commentino da parte di chi mi seguiva prima (di cosa non so), anche un messaggio idiota, perché mi servono molto per imparare e crescere.
Un ultimo rompimento di palle: in quest'ultimo capitolo ci sono un sacco di riferimenti agli altri. Se non avete niente da fare, divertitevi a cercarli (io l'ho fatto e mi sono divertita un casino, ma io non sono normale quindi okay.)
Grazie a tutti per l'attenzione, hasta la pizza!
- Ronalene
   
 
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