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Autore: Akira14    18/02/2009    3 recensioni
Tutto sommato è una PWP tra Dean ed un personaggio della S4, basato sugli sguardi di fuoco che i due si scambiano e l'attrazione che nasce in Dean in seguito a questo. PS: Kripke è già blasfemo nel modo in cui rende questa persona, quindi la colpa non è del tutto mia ;)
Genere: Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Overflowing Senses (Heightened Awareness)

Prompt: "laser eyes"
A/N: Scritta per il PORN FEST #2 di [info]fanfic_italia
Titolo ed ispirazione da Macrovision dei Depeche Mode...

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Raramente a Dean Winchester era capitato di essere letteralmente spogliato con lo sguardo.
A parte, beh, certi sogni erotici in cui si ritrovava magicamente privo di qualsiasi indumento, senza che lei dovesse muovere nemmeno un dito. Lì, gli occhi dovevano pur essere coinvolti in qualche modo, no? Quindi poteva contare. Inoltre, indubbiamente, c'erano tutte quelle volte in cui era sicuro che una donna lo stesse vedendo nudo davanti ai suoi occhi. Spacchettato impazientemente, per arrivare al dunque. Magari anche ben oltre. Si capiva dall'espressione vacua e dal tono post-coitale in cui la suddetta gli parlava una volta uscita dalle sue fantasie.
Oh, non che per il suo ego fosse un problema avere questo effetto su una persona. Si fosse estesa a troppe, però, gli avrebbe anche tolto il gusto di cominciare un gioco in cui da un iniziale fuga di lei ed un vago interesse – mascherato da menefreghismo – suo, si susseguivano occhiate che fingevano di voler rimaner clandestine ed una volta che gli sguardi s'incontravano, languidi, era abbastanza perché gli abiti sembrassero solo un inutile ostacolo di cui liberarsi il prima possibile.

La questione, però, non stava affatto nel liberarsi dei vestiti e saltarsi addosso. Quello sarebbe stato un territorio conosciuto per lui, in cui si sarebbe mosso a suo agio. Sì, la sua scarsa esperienza con gli uomini avrebbe potuto portarlo ad intaccare leggermente la sua immacolata reputazione tra le lenzuola, ma lui e l'imbarazzo? Mai stati grandi amici. Doveva essere per quello che non conosceva nemmeno il pudore e la vergogna. Brutte compagnie, dopotutto.

Era diverso. Completamente. Prima di tutto nella lentezza. Si prendeva tutto il tempo che non avevano (perché prima o poi Sam sarebbe tornato e l'Apocalisse non è che stesse lì ad aspettare i loro comodi, comunque) per osservarlo con un'intensità tale da non riuscire a staccare gli occhi dai suoi. Come se stesse studiando ogni minimo centimetro del suo corpo; compiacendosi di averlo riportato al suo stato originale quando l'ha fatto uscire da... Be'. Non vuole pensarci ora.
Erano veri e propri, letali, 'laser eyes'.
Armi che lo inducevano ad immaginare che gli si avvicinasse, scostando appena il colletto della camicia. Che le sue labbra sfiorassero il lobo dell'orecchio, per poi scendere lungo tutto il collo, seguendo esattamente lo stesso percorso intrapreso dallo sguardo. Che ci fossero denti bianchi e perfetti a mordere la sua pelle tesa, con inaspettata ferocia.
Fa distrattamente passare le dita sulla giugulare, quasi potesse sentirli davvero. E non si sta sognando che, in effetti, che l'altro segua il suo movimento piuttosto interessato. Vorrebbe forse prenderlo per il polso, e levare quella fastidiosa mano di torno per continuare il suo lavoro?
Passare all'incavo, fermarvisi a sentire il battito e poi dedicarsi alle spalle... Scorrerne rapidamente la linea, senza baciarle, per fargli sentire il fiato caldo e la ruvida barba incolta a pochi ed incolmabili millimetri da lui.

Se si fosse trattato di chiunque altro, a quel punto Dean lo avrebbe preso per la nuca e l'avrebbe coinvolto in un lungo bacio, di quelli che non solo ti tolgono il fiato ma ti lasciano pure le gambe molli, facendoti desiderare di trovare la prima superficie disponibile su cui appoggiarti e continuare senza paura di cadere. Muri, porte, armadi, letti. Retro della macchina.

Lui, invece, l'avrebbe fatto proseguire senza ricambiare. Se si trattava di un gioco di forze, di una provocazione non gli avrebbe certo concesso la vittoria cedendo così facilmente.
Neanche quando le sue mani fossero scese a pizzicargli i capezzoli e neppure quando avesse usato la propria bocca, o la propria lingua, per alleviare quel dolore. Tra l'altro, dove aveva imparato cose del genere?
Sì, sarebbe stato una statua di sale. Già.
Che ora si sentisse accaldato come una ragazzina che si ritrova a condividere pochi metri quadrati di spazio con il ragazzo che le piace, era del tutto marginale.
Infatti. Dettaglio neppure degno di darci un pensiero.
Quando era necessario, sapeva mantenere il sangue freddo. La sua era una studiata strategia, cosa credete?
Gli avrebbe fatto credere di averlo nelle sue mani, di essere lui a tirare le fila e solo allora avrebbe ribaltato la situazione.
Scostandosi avrebbe ricominciato la loro sfida di sguardi e tenendolo occupato finché non fosse risalito al livello dei suoi occhi, l'avrebbe condotto verso il letto.
Lo avrebbe fatto sedere sul bordo del letto e per una volta sarebbe stato lui quello che rimaneva ad osservarlo fino a quando sarebbe stato capace di sostenerne la vista senza agire, progettando una ad una le azioni che sarebbero seguite.
Quindi si sarebbe chinato a sciogliergli il nodo di quella cravatta, concentrandosi poi a sbottonare la camicia. Con una concentrazione ed una pazienza che non avrebbe dedicato neanche a piazzare una trappola per Lilith, avrebbe fatto scivolare via l'indumento e gli avrebbe dimostrato che in questo campo non c'era nessuno a cui potesse essere secondo.
Senza fretta avrebbe lambito ogni centimetro delle sua pelle, osservando di soppiatto ogni sua reazione. La sua maschera d'inumano contegno sarebbe caduta, finalmente, accedendo in lui l'ambizione di spingersi ben oltre. Di constatare se aveva lo stesso effetto il tracciare i contorni con la punta delle dita, al di sopra della stoffa, avvicinandosi fino quasi a stringersi per poi allontanarsi e ritornare sui fianchi.
Se ciò ancora non fosse bastato, a fargli perdere del tutto la testa, avrebbe preso il loro posto la sua bocca, ormai anch'essa arrivata a destinazione.
Non era cosa che avesse fatto spesso, ma credeva che non dovesse essere molto differente da quanto le donne facevano con lui. Doveva solo avere l'accortezza di tenere coperti i denti, sì. Ricordava ancora con sofferenza l'incontro con una ragazzina piuttosto inesperta che poi era stato lui a dover rassicurare benché fosse piuttosto – molto – dolorante.
Ma siccome questa non era la realtà, avrebbe posato le sue labbra là dove erano febbricitantemente attese – le mani avrebbero saputo come intrattenere l'ospite e prepararlo al seguente incontro, comunque – e non ci sarebbero stati denti a sproposito o scomodi riflessi.
L'avrebbe sentito tremare, cercando di spingersi più a fondo ma avrebbe aspettato le sue suppliche prima di...

“Ehi, offerta di pace, Dean.” Prima di trovare suo fratello sull'uscio del motel, con in mano un sacchetto di carta, completamente ignaro di aver interrotto qualcosa.
Castiel, come suo solito, è sparito nel nulla.
Sbuffa, strappando dalle mani di Sam la torta e maledicendo angeli restii a farsi mettere le mani addosso.
La prossima volta non gli sarebbe andata così di lusso.
Oh no.

  
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