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Autore: NeNe97    16/10/2015    1 recensioni
Shane Water è una ragazza solitaria e con un carattere difficile.
La sua infanzia l'ha segnata nel profondo, costringendola ogni giorno a lottare contro i fantasmi del passato.
Ha una famiglia, quasi, perfetta: una madre e tre fratelli gemelli che farebbero di tutto per lei.
Quando la sua vita sembra ormai essere fatto solo di ricordi dolorosi, Shane dovrà trasferirsi da Los Angeles a Milano. Ed è lì che qualcosa cambierà. Una ragazza sconvolgerà lentamente la sua esistenza, facendole dubitare di aver mai saputo cos'è il vero Amore, prima di averla incontrata.
Riuscirà finalmente a essere felice, a lasciarsi tutto alle spalle?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Stavo distesa sul mio letto a leggere un libro quando Rose entrò im camera come una furia. Lasciò cadere la borsa e si sedette sul mio letto guardandomi con aria felice. 

-Hey...- dissi confusa. Che le prendeva? Non mi staccava gli occhi di dosso. Sempre con aria abbastanza inquietate battè le mani spaventandomi. 
Okay, anche Rose era andata. 

-Allora, non hai niente da dirmi?- chiese quasi euforica. Mi spaventava vederla così. Lasciai il libro aperto sopra il mio petto. 
Cercai di ricordarmi cosa avevo fatto di tanto importate da doverglielo raccontare con così tanta urgenza. 

-Mmh, no...- risposi incerta. Lei alzò gli occhi al cielo senza però perdere quel sorrisetto che aveva da quando era entrata. Stavo cominciando ad irritarmi.

-L'altro ieri ti ho vista a scuola parlare con la prof di inglese- disse. Alzai le sopracciglia. Che si era fatta di qualche cosa? Non la capivo proprio oggi. 

-Già, è una mia insegnante e ci parlo. Non è così strano- dissi ovvia. Lei si passò una mano tra di capelli avvicinandosi di più a me. Mi faceva paura. 

-Vi ho viste in aula insegnanti e tu le parlavi di Tu-Sai-Chi come se niente fosse. Sono così felice per te! E poi lei ti guardava in modo così... aaaah! Sareste bene insieme!- parlò a raffica. Sbarrai gli occhi sorpresa, diventando pallida. 

-Uau, calma, aspetta un attimo. Io starei bene con la Castillo?- chiesi con voce di un'ottava più alta del normale. Ero sconvolta, non le avevo mai parlato di lei. 

-Sì! Mi sono accorta del modo in cui ti comporti con lei, sei così dolce. E lei ogni volta che non vieni a scuola mi chiede subito perché non sei venuta, si preoccupa per te- disse. 
L'idea che chiedesse addirittura a Rose il motivo per cui non andavo a scuola mi fece sorridere come un ebete, poi ritornai alla realtà. 

-Rose, lei non mi piace così come io non interesso a lei. Sarebbe una follia. E poi se anche fosse sarebbe impossibile, ti ricordo che è una mia professoressa- dissi. Lei fece un gesto con la mano come a dire che erano dettagli. 

-Penso che sarebbe la persona perfetta per te. È proprio la ragazza che ti serve-  non ce l'avrei fatta. Non le avevo neanche mai parlato della Castillo e lei già si faceva film mentali su di noi. Non lo facevo io e giustamente ci pensava lei. 
Non la sopportavo quando faceva così, sembrava che non vedesse l'ora che mi mettessi insieme a qualcuno. 

-Dio santo, Rose! Ma hai sentito quello che ho detto? Non mi interessa! Non puoi sempre intrometterti nella mia vita! Forse c'era un motivo per cui non te ne ho parlato, no? - esclamai improvvisamente arrabbiata. -Il mio cuore appartiene a Juliette!- dissi assottigliando gli occhi. 
Lei sgranò gli occhi azzurri allontanandosi, come se l'avessi schiaffeggiata. 
Ed ecco che quel nodo alla gola ritornò.
Sapevo che non era del tutto vero. Avrei per sempre amato Juliette, non l'avrei mai dimeticata. Ma adesso che la Castillo era entrata nella mia vita, sentivo come se una breccia nel muro che mi ero costruita si stava aprendo. E questa cosa mi spaventava non poco, mi destabilizzava.  

-Io... devo andare- dissi alzandomi dal letto e uscendo dalla camera sotto il suo sguardo dispiaciuto. 
^^^^

Ero al parco da ormai quasi due ore. Aveva cominciato a fare buio e il vento che tirava era troppo gelido per essere marzo. Non c'era nessuno in giro. 
Il cellulare che avevo in tasca vibrò improvvisamente, era Julian. 

-Julian?-

-Hey, dove sei?- mi chiese subito. 

-Al parco, perché?- non lo avevo praticamente visto oggi, a parte a scuola. Sembrava stare meglio del giorno in cui la sua ragazza lo aveva lasciato. Non pensavo che ci mettesse così poco a superare la cosa, ne ero rimasta sorpresa.

-Aspettami li, arrivo subito- disse concitato. Aggrottai le sopracciglia.  

-È successo qualcosa?- chiesi diffidente. 

-No, cioè si... Bhe, devo parlarti- disse e poi riattaccò subito, senza darmi il tempo di rispondere. 
Sospirai. 
Oggi la giornata era iniziata più che bene. Prima di tutto non avevi sognato Juliette e compagnia bella, era già un passo avanti. Avevo avuto due ore di inglese, che avevo passato a stuzzicare la Castillo, quella ragazza mi faceva impazzire, giuro. Poi sono andata al primo allenamento di calcio. Aveva ragione Cameron quando aveva detto che la coach era da perdere la testa... E secondo me era anche lesbica, come del resto quasi tutte le mie compagne di squadra. Neanche il tempo di entrare nello spogliatoio a cambiarmi che mi avevano già chiesto se ero gay o no. Alcune erano proprio dei maschi mancati, altre invece se le avessi viste in giro per strada non avrei mai detto che giocavano a calcio. 

-Shane..- la voce di mio fratello da dietro mi fece spaventare. Aveva il fiatone, si vede che aveva corso. Gli feci un cenno con la testa, mentre mi accendevo una sigaretta. 

-Tutto a posto?- mi chiese guardandomi meglio. Scossi la testa facendo cadere la cenere dalla punta della sigaretta.

-Sì, ho solo avuto una discussione con Rose- risposi vaga. Non mi andava che anche lui sapesse della prof. Mi guardò un attimo prima di decidere di non chiedere altro, mi conosceva bene. 

-Oggi pomeriggio sono uscito con una ragazza- disse aprendosi in un sorriso da orecchio a orecchio. Oh, ero contenta per lui! E anche sorpresa a dire il vero. Neanche una settimana e aveva già dimeticato la sua ex. Beato lui...

-E bravo il mio fratellino- dissi scompigliandogli i capelli biondi. Lo guardai meglio, sorrideva con aria da ebete. -Dalla tua faccia deduco che ti piace la tua bella- dissi. Lui parve ritornare alla realtà, si grattò la testa. 

-Oh, si! Non l'ho conosciuta oggi, era da tempo che parlavamo insieme. Stamattina a scuola non so come ho avuto il coraggio a invitarla a fare un giro.- rispose. Sembrava che al posto degli occhi avesse due cuoricini. La sua allegria era contagiosa e stomachevole allo stesso tempo.
 
-Sì può sapere chi è la fortunata?- chiesi curiosa. Era raro vedere Julian così preso da una persona. Forse in questo ero come lui, non lasciavo mai trasparire i sentimenti che provavo per qualcuno. O almeno fino a oggi la pensavo così, ma a quanto pare non sono così brava a nascondere le mie emozioni. 
Julian mi rivolse un sorriso di scuse. 

-È in classe nostra, ed è bionda- rispose con aria colpevole. Non potei credere a quello che avevo sentito. L'unica ragazza bionda in classe nostra era Laura. Mio fratello era innamorato di lei, la stessa Laura che mi stava altamente sul cazzo. 

-Di tante ragazza che ci sono proprio con lei devi sentirti? E poi cosa ci vedi di interessante in una come lei...- dissi sconsolata. Non era possibile. Certo che Julian aveva proprio dei gusti del cazzo.Conoscevo le ragazze come Laura e sapevo che usavano i ragazzi solo per i loro scopi. 
Lui scosse la testa, ma non era sorpreso della mia reazione. 

-Lei non è come pensi te, è diversa. È... non so neanche come definirla. So solo che è perfetta. E penso proprio che mi piaccia- rispose. Cercai nella sua voce qualche nota di ironia, ma purtroppo era serissimo. Magari sono io che mi sbagliavo sul conto di quella ragazza... 

-E te ne sei proprio innamorato?- chiesi. 

-Bho, forse è presto per dirlo. So solo che mi fa sentire bene. Quando sono con lei ogni problema si annulla. I suoi occhi mi fanno evadere dalla realtà, mi portano in un mondo solo nostro. Sento il suo profumo ovunque. E certe volte mi ritrovo a pensare a come sarebbe se stessimo insieme. - rispose.
Si, era decisamente innamorato. Julian era sempre stato una persone che ci sapeva fare con le parole. Poi però pensai che erano le stesse sensazioni che provavo io per la Castillo, forse anche più forti. E ciò non poteva essere. Non potevo essermi innamorata di una mia prof, soprattutto se quasi un anno fa mi ero ripromessa di non innamorarmi più di nessuno. 

-Stai solo attento. Non voglio vederti un'altra volta soffrire- dissi spengendo la sigaretta. Il mio cervello si era annullato in questo momento, come succedeva sempre quando dovevo affrontare un problema più grande di me. Non riuscivo a pensare a niente. 

-Non succederà, non preoccuparti- disse sorridendomi allegro. 
Lo vedevo con la coda dell'occhio che mi stava guardando. Lasciò un sospiro e mi passò una braccio sulle spalle stringendomi a lui. Aveva capito che c'era qualcosa che non andava, ma non mi aveva fatto domande, sapeva che tanto non avrei risposto. 
^^^^

Rientrammo a casa che era quasi ora di cena. Cam stava guardando qualcosa alla TV, ma non c'era traccia di Rose. 

-Dove siete stati?- ci chiese la mamma che stava cucinando la cena, dall'odore sembrava pizza. 

-Un po' al parco a fare due passi.- rispose Julian mentre tentò di prendere un biscotto al cioccolato che doveva aver fatto la mamma prima. Lei gli diedi uno schiaffo sulla mano guardandolo male. 

-Dopo cena- disse solamente. A volte aveva l'abitudine di trattarci come se fossimo ancora piccoli, forse perché un po' l'idea che eravamo cresciuti la spaventava. 
Jul se ne andò di sopra strascicando i piedi. 
Io rimasi sola con la mamma. Volevo parlarle, ma non sapevo come fare, ero troppo in imbarazzo. 

-Devi dirmi qualcosa Shane?- mi chiese vedendomi torturare le mani ansiosa. 

-Sì... ehm... Un po' di tempo fa ho conosciuto una persona che... beh che mi interessa...- la buttai li balbettando. La mamma sgranò gli occhioni blu felicissima, si sedette al tavolo facendomi segno di imitarla.  

-Sono così contenta! E da quanto tempo che la conosci?- chiese sorridendomi allegra. Arrossii immediatamente. 

-Da quando ho iniziato scuola. Però ho paura... Insomma, già la situazione di per sè è difficile. E poi mi ero ripromessa che non mi sarei mai più affezionata a nessuno- risposi. Lei mi guardava come solo una madre sa fare. 

-So che è difficile, ma magari questa volta è la persona giusta- disse. Scossi la testa sconsolata. Magari... 

-Ma è difficile... non voglio un'altra volta soffrire a causa delle persone. Non penso di potercela fare ancora- mormorai. Era già stata un'impresa ricominciare a "vivere" dopo che Juliette e Mark mi avevano lasciata. Sento che un'altra volta e mi sarei rotta definitivamente. 
La mamma mi prese le mani tra le sue accarezzandomi il dorso con i pollici.
 
-Lei ti fa stare bene?- chiese, come se non mi avesse sentita. Io annuii come se fosse la cosa più ovvia del mondo. 

-E ti piace? Te ne sei innamorata?- chiese ancora. Diventai ancora più rossa in volto. 

-Penso di si- risposi. Lei mi sorrise con fare materno.  

-Allora fregatene, fidati di te stessa. Se ti sei innamorata di lei un motivo ci deve essere. Non stare troppo a pensarci e ripensarci, non farti troppe domande che tanto non le risposte non esistono. Se stare con lei ti fa stare bene allora fai di tutti per averla- mi disse. La mamma e le sue perle di filosofiche... Le sorrisi ringraziandola silenziosamente. 
Avrei fatto come mi aveva detto. Fino ad adesso aveva sempre e solo dato retta a me stessa, per una volta volevo fare il contrario, magari sarebbe andato tutto bene...
 
-Ma adesso me lo dici chi è?- mi chiese curiosa. Per la milionesima volta sentii il viso andarmi in fiamme, ormai sembrava che non facessi altro. 

-Ehm... è la mia prof di inglese- risposi come se fosse la cosa più normale del mondo.  Ah, dio santo! Possibile che ero così complicata in fatto di amore? La mamma rise divertita, alzando le sopracciglia. 

-Ti è sempre piaciuto l'accento inglese- commentò prendendomi in giro. Ora stavo andando a fuoco e lei se la rise ancora di più.  

-Non è vero!- esclamai alzandomi in piedi come una molla. Lei alzò le sopracciglia dubbiosa. 

-Vogliamo parlare di Kate?- chiese retorica. Kate era una ragazza di Liverpool che si era trasferita a Los Angeles. L'avevo conosciuta in seconda media e mi ero subito presa una cotta per lei, o meglio per il suo accento. Adoravo sentirla parlare, poteva dire anche cose senza senso e io ero la persona più felice del mondo. Peccato che poi ritornò a Liverpool, anche se ancora adesso qualche volta ci sentivamo. -Lei era un caso a parte- borbottai.
Scuotendo la testa si alzò dal tavolo e mi diede un bacio sulla testa. 

-Va bene, come vuoi te- disse riprendendo a cucinare. Era sempre stata un po' curiosa, anzi fin troppo, sui fidanzati dei suoi figli. Era più forte di lei, doveva sempre sapere tutto. 
Adesso però dovevo affrontare un bel problema. Rose. Avrei preferito mille volte camminare sui chiodi invece di parlare con lei in questo. Dopo una discussione, anche se era chiaramente dalla parte del torto, era intrattabile, quasi pericolosa. 
Entrai in camera che stava sistemando qualcosa nella sua borsa, mi dava le spalle. Mi schiarii la voce cercando di avere la sua attenzione, perché a quanto pare non si era accorta di me, oppure voleva ignorarmi.  Si spostò sulla scrivania dove prese dei fogli per metterli nella borsa. 

-Rose...- la chiamai incerta. Non mi degnò di uno sguardo, era incazzata come avevo previsto.  

-Cosa vuoi? Ti serve una sigaretta?- mi chiese, quasi ringhiò. Sospirai mettendomi le mani nelle tasche dei jeans. 

-No- Finalmente si girò verso di me mettendosi a braccia conserte, il suo sguardo era duro. Un brivido mi passò lungo la schiena, facendomi chinare la testa in giù. 

-Allora?- era spazientita. Non riuscii a guardarla in faccia. 

-Volevo... scusarmi, per prima. Non volevo veramente dirti certe cose- dissi con aria pentita, ma la sua maschera di freddezza non mutò. Quando era incazzata non c'era modo di parlarci. 

-Però le pensi- rispose glaciale. Non alzai la testa, mi sentivo troppo in colpa. Riuscivo solo a fare del male alle persone. 

-No, non è vero. Ero solo spaventata, mi hai presa in contro piede- dissi. Finalmente riuscii a guardarla. Sembrava una statua, non si era mossa di un centimetro. Mi guardava con aria severa tanto da farmi rabbrividire. 
C'erano giorni in cui ero emotivamente instabile, non capivo neanche io il perché. E questo era uno dei tanti giorni, se ancora non si era capito. 

-Comunque hai ragione: non mi intrometterò più nella tua vita, non sono affari miei. Scusami se mi preoccupo, visto che sono tua sorella e ci tengo a te. Ho passato mesi a vederti soffrire e distruggerti da sola, e credimi che non è stato un bel periodo neanche per me. Quindi mi sembrava normale essere contenta per te adesso che finalmente potresti essere di nuovo felice. Ma non preoccuparti, d'ora in poi mi terrò fuori dalla tua vita privata- dire che era incazzata era un euforismo. Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo in pieno viso, potevo sentire anche il bruciore. 
Non potevo averla ferita così tanto, mi sentivo uno schifo. Cercai in tutti i modi di trattenermi seppur una lacrima sfuggì al mio controllo rigandomi una guancia. Ero particolarmente sensibile oggi. 
Non sapevo più cosa risponderle. La vidi lottare contro se stessa per rimanere arrabbiata. Sapevo meglio di chiunque altro che appena vedeva qualcuno piangere si scioglieva come un ghiacciolo, soprattutto se quel qualcuno ero io. 

-Mi dispiace. Io... scusami- mormorai scuotendo la testa. In questo momento odiavo me stessa e mi sentivo tremendamente in colpa. Rose non meritava di essere trattata così, assolutamente. Anzi... 
Improvvisamente sentii due braccia stringermi e il suo profumo mi investì. Non aveva resistito. 

-Mi farai impazzire prima o poi- mi disse in un orecchio mentre mi stringeva a lei. Rimanemmo per un po' così. Era sempre stato così il nostro rapporto, con alti e bassi. 
Litigavamo spesso, anche da piccole. la discussione più brutta che avevamo avuto era stata quando avevamo 6 anni più o meno. Le avevo chiesto se cambiava canale della TV perché non mi piaceva quel cartone, ma non voleva. Così io le avevo staccato la testa alla sua bambola preferita. Inutile dire che ci siamo messe ad urlare e quasi a menarci se non fosse arrivata la mamma in tempo. Eravamo tutte e due furiose e continuavamo ad urlare. Così la mamma ci aveva messe in punizione facendoci una predica sulla violenza e la vendetta, soprattutto a me. Ma nonostante tutto dopo neanche due ore avevamo già fatto pace e giocavamo insieme come se non fosse successo niente. 
Poi crescendo le litigate si erano fatte sempre più rare, ma ci perdonavamo sempre più tardi. Avevo paura che prima o poi saremmo arrivate al punto che non ci saremmo più riconciliate.  E forse questa poteva essere la volta...

-Ti prego, Rose... Ti giuro che non volevo dirti certe cose... Mi sento uno schifo adesso...- dissi ancora avvolta nel suo abbraccio. Fortunatamente ero riusciva a controllare le lacrime non scoppiando a piangere come una depressa. Mi staccai da lei sistemandomi i capelli. Non aveva detto niente, stavo entrando nel panico. Sperai veramente che l'avessi fatto del male, che non l'avessi ferita.

-Credimi... Io non... Cioè...- balbettai non riuscendo a trovare le parole giuste. Ero famosa per non riuscire esternare i miei sentimenti. Rose sembrava guardarmi divertita, in questo momento la stavo odiando.  

-Ah, sono un disastro- mormorai facendo dei cerchi invisibile sul pavimento con la punta del piede. Sapevo che adesso mi avrebbe abbracciato e perdonata subito, il trucco del "cagnolino abbandonato" funzionava sempre.

-Lo so- mi lasció spiazzata. Insomma... non era da lei darmi certe risposte! 

-In questi casi dovresti dire: "no non sei un disastro, come ti viene in mente!"- brontolai e lei scoppiò a ridere. Certe volte proprio non la capivo. 

-Ma é vero che sei un disastro- rispose. Ci rimasi male. -Ma ti perdono, perché se non combinassi casini non saresti tu. E poi anche io devo chiederti scusa. Non avrei dovuto intromettermi in quel modo- disse. Adesso si che la riconoscevo, la mia dolce e premurosa Rose...

-Pace?-
 Lei sorrise -Pace fatta- rispose. Mi ero tolta un peso dallo stomaco, mi sentivo più libera adesso. Mi sdraiai sul mio letto mentre lei riprese a sisemare i suoi libri di scuola. 

-Domani sera c'è una festa, io e Cam ci andiamo, vieni anche tu?- saltó fuori. 

Mi sorpresi che lei, la persona più introversa che conoscevo, andava ad una festa. -Non saprei...- risposi con aria svogliata. A dire la verità non avevo proprio voglia di andare in qualche casa con la musica a palla e con la paura che arrivasse la polizia. Non mi erano mai piaciute le feste. 

-Sto a cosa stai pensando: le feste qui non sono come da noi. É in un pub e non ci sará troppa gente. E in più c'è la prof di inglese- spiegò. Rimasi un attimo in silenzio. 
Era in un pub. Okay...  
Non ci sarà troppa gente. Okay... 
Ci sará la Castillo, oh mio dio..! 

-Come, scusa? E che verrebbe a fare la prof..?- chiesi alquanto confusa. Rose mi guardò con aria divertita. 

-Ti spiego, Cam conosce un ragazzo che ci ha invitati a tutti e quattro. La festa dovrebbe essere di qualche amico della prof, penso- rispose. Dovevo assolutamente andarci. Non mi sarei di certo persa l'occasione di vedere la Castillo brilla, anche se molto probabilmente sarà io quella ubriaca. 

-Dalla tua faccia presumo che vieni con noi- disse Rose. Ero un libro aperto per lei. 

-E Julian, non viene?- chiesi. Avevo un brutto presentimento.  

-Oh, no. Ha detto che deve uscire con una certa Laura. Sono contenta che abbia superato così in fretta la storia con la biondina di Los Angeles.- rispose. Sentivo il nervosismo salirmi a mille. Se questo era un modo per Laura vendicarsi di come l'avevo trattata il primo giorno di scuola, non sarebbe finita bene. Laura era di certo la persona che mi innervosiva anche solo sentirla nominare.



Alla prossima :D
  
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