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Autore: Lithius    16/10/2015    2 recensioni
"Quale motivo tu è ancorra qui?"
"Ti sto studiando."
La risposta del ragazzo lascia interdetto per un attimo il più grande, che dopo poco però gli rivolge un sorriso luminoso e annuisce, chiedendogli di aspettarlo; così, un'ora dopo, sono seduti su una panchina poco lontana dal Berlin a scambiarsi i primi pensieri, le prime impressioni.
[MikaXFedez]
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Luce lui.

Il momento più difficile è quello del saluto.
-“Vuole salire?”
-“Devo andare…”
-“Dai, pranza con mme, è tanto che noi non spent time together.”
Lo guarda col labbro appena sporto in un broncio irresistibile per Federico che sbuffa un sorriso mentre prende il cellulare dalla tasca della felpa per mandare un messaggio alla madre, avvertendola che sarebbe rimasto fuori mentre sul volto di Michel già spunta un sorriso compiaciuto, consapevole di esser riuscito nel suo intento. Federico gli sorride, a sua volta, prima di spingerlo nell’androne del palazzo.
-“Forza! L’ultimo paga pegno!” Urla il minore mentre corre su per la prima rampa di scale, seguito da Michael che dopo un attimo di iniziale esitazione era scoppiato in una risata per la natura un po’ infantile di quella sorte di gioco, e questa risata ancora non gli permette di correre bene, facendolo restare decisamente indietro rispetto a Federico, che ormai lo incita ad un pianerottolo di distanza, incurante delle potenziali lamentele dei condomini per quel chiasso.
Come prevedibile, Michael arriva dopo diversi minuti davanti al suo appartamento, trovando Federico con le braccia incrociate ed un sorriso ad aspettarlo. Il più grande si limita a scuotere divertito la testa mentre apre la porta di casa, ancora col fiatone per quella corsa che alla fine non lo ha comunque condotto alla vittoria, eppure non riesce a sentirsi dispiaciuto; quel ragazzino tutto tattoo e discorsone seri gli era mancato da matti, riaverlo “tra i piedi” è assolutamente gradevole e lo fa sentire decisamente meglio, anche se non dovrebbe essere così.
-“Vecchio, mentre tu cucini, io vado a fumarmi una sigaretta” annuncia il più piccolo dirigendosi a passo sicuro verso il terrazzo dell’appartamento in cui ormai era stato diverse volte, e con quella frase risveglia Mika da quel leggero stato di trance in cui era finito mentre ripensava all’effetto che su di lui aveva il ragazzo.
Mezz’ora dopo i due si trovano a guardarsi negli occhi, seduti uno di fronte all’altro con il tavolo della sala da pranzo a dividerli e non c’è nulla di definibile in quel momento. Sono solo i loro sguardi, incastrati nella cornice più casalinga che ci possa essere, persi in uno strano circolo vizioso che porta a far correre così veloci i pensieri che questi si sfaldano fino ad annullarsi completamente, ottenendo come risultato una situazione vagamente imbarazzata se analizzata dall’esterno, ma del tutto normale se vissuta.
E’ Mika ad interrompere quel contatto dopo un indefinito tempo; il più grande ha riscoperto in quello scambio di sguardi quello che in un certo tempo temeva, negli occhi di Federico ha ritrovato la luce che altri hanno letto nei suoi di occhi, altri con luci diverse, incompatibili con la sua. Aveva trovato la luce giusta, la luce vera. Il problema è  l’età di questa luce, troppo giovane ed inesperta, sicuramente lo avrebbe ferito, in un modo o nell’altro, e Michael ancora non si ritiene pronto per questo.
Allo stesso modo, nemmeno Federico riscontra un qualcosa in quel contatto, qualcosa che non sa definire ancora bene, ma qualcosa che gli piace e quello che per l’altro è stato un segnale di pericolo, diviene per lui un motivo per lottare, un motivo per pensare che l’amore non sia male, un motivo per alzarsi da quella sedia e raggiungere Michael in cucina, dove quest’ultimo si è recato per sistemare le stoviglie sporche nel lavello, o meglio per sfuggire a quella luce.
Michael è di spalle quando Federico gli si avvicina; nella sua immaginazione la scena è già ben definita, deve solo allungare le mani, posarle sui fianchi dell’altro e lasciargli un bacio da qualche parte, magari dietro al collo o tra le scapole. Ma l’immaginazione è una gran bastardata e tutto quello che gli riesce è un piccolo colpo di tosse per attirare l’attenzione del ragazzo, in modo da farlo girare. Dopo è tutto veloce.
Non hai pagato pegno. Tu non hai detto quale era. Perché prima non lo sapevo. Ora? Ora sì, ma devi promettermi una cosa. Ti promette tutto Fede. Promettimi che non cambierà le cose e se le cambierà, solo in meglio. Certo, cosa deve fare? Baciami.
Michael batte le palpebre, tenendo le labbra appena schiuse, spiazzato per quella richiesta fatta così, su due piedi, in un modo così semplice e naturale, come se fosse da quando si sono conosciuti che glielo chiede. Insomma, con lo stesso tono con cui gli augura il buongiorno, ma con una dolcezza più lieve, con un velo di timidezza ed una leggera sfacciataggine che mira a celare la paura di un rifiuto. Ma chi è lui per negare alla sua Luce un bacio?
Si avvicina a Federico, gli sorride in un modo leggero, vuole rassicurarlo, andrà tutto bene Fede, mi fido Michael; il maggiore gli posa una mano sulla guancia, poi si china con calma verso il più basso, esitando un attimo, quasi a dargli il tempo di cambiare idea, di pensarci meglio. Fede non cambia idea ed alzandosi leggermente sulle punte, riempie quella distanza che avanzava, facendo scontrare le loro labbra per la prima volta. Uno scontro gentile, un massacro dolce, un’esplosione di luce.
Le labbra di Federico sono screpolate, un po’ secche; hanno su il sapore del fumo misto al retrogusto della Coca Cola bevuta a pranzo, e a Michael piace quel sapore, seppur qualcun altro potrebbe non pensare lo stesso, lui crede di potersi persino abituare a quel miscuglio di sapori, consapevole che sarà sempre un mix diverso, sempre da riscoprire e sempre da amare, ogni volta un po’ di più.
Le labbra di Michael sono tutt’altra storia; morbide, lisce, fresche. Hanno la primavera addosso anche in autunno quelle labbra. E la primavera, non a caso, è la stagione preferita di Federico.
Alla fine del massacro, rimangono a guardarsi ancora una volta negli occhi, incantati, poi Federico si allontana, quando la paura si fa sentire di nuovo e le solite vocine si schiariscono la voce, ricordandogli che quel ragazzo gli farà del male, indubbiamente come lo hanno sempre fatto tutti gli altri, che non sono poi chissà quante persone, ma quelle poche hanno ferito abbastanza a fondo. Quindi scappa, lasciando in quella casa le sue cuffiette, i suoi disegni, il suo giubbotto, la sua luce. Ma non sembra davvero importargli mentre corre verso casa sua, senza voltarsi, lasciando che il vento gli graffi le guance e tutto gli ricordi quanto sia stato stupido a chiedergli un bacio. Un bacio a Michael. Un bacio di Michael. Il suo Michael.
Il suo Michael che scuote la testa non appena lo vede scappare, il suo Michael che cade in ginocchio per terra, il suo Michael che si ritrova a piangere con lo sguardo perso verso il salotto, dove le cose di Federico giacciono sparse un po’ ovunque, il suo Michael che non si è pentito di quel bacio, nonostante il dolore che sente in quel momento all’altezza del cuore.
  
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