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Autore: Lux_daisy    16/10/2015    2 recensioni
"Ohi, Bakagami, alla tua età non sai ancora vestirti da solo?"
Il rosso si bloccò e si voltò verso il proprietario della voce –e della frecciatina: alto quanto lui, capelli scuri corti, pelle bronzea, penetranti occhi blu, le mani in tasca, la borsa sulla spalla e un ghigno da schiaffi.
Aomine Daiki.
Vicino di casa, migliore amico e fastidio giornaliero.
"Ahomine, quante volte ti ho detto di non entrare dalla finestra?" sbottò il rosso.
(coppie: Aokaga, Aokise, Kagakuro)
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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We are... blind






Sono in un ritardo mostruoso, lo so... vi chiedo scusa, ma sono state delle settimane incasinatissime e tra una cosa e l'altra mi era anche venuto un blocco dello scrittore... ma eccomi di nuovo qua! :D
Godetevi il capitolo e ci rivediamo alla fine ^^






 
 
Chiuse gli occhi e si avvicinò ancora: ormai le loro labbra erano a pochissimi centimetri di distanza. Se Taiga voleva allontanarsi, quella era l’ultima occasione.
<< Daiki… >> fu tutto ciò che disse, in un sussurro, prima che il moro gli chiudesse la bocca con la sua.
 
 
L’istante prima di posare le labbra su quelle di Taiga, Aomine chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere dal buio totale. Voleva godersi quel contatto ma allo stesso tempo aveva paura della reazione del rosso, così, semplicemente lo baciò.
Dolcemente.

E dire che il moro non era di sicuro il tipo di persona che apprezzava le cose dolci, ma quel momento era diverso.
Quella situazione, loro due, Kagami: era speciale. Era importante. Era fottutamente spaventoso.

Non voleva rovinare tutto col suo modo di fare aggressivo e prepotente, per quanto, appena le loro labbra entrarono in contatto e lui poté saggiare la consistenza e il sapore di quelle di Taiga, dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non spingerlo sul letto senza tante cerimonie e infilargli la lingua in bocca.

La parte razionale della sua mente lo aveva già abbandonato quando Kagami gli aveva poggiato la mano sul petto e gli aveva fatto notare il battito accelerato del suo cuore. Adesso, mentre lui assaporava quelle labbra morbide e carnose, era altamente improbabile che riuscisse a recuperarla.
Voleva quel bacio più di ogni altra cosa ed era tutto ciò a cui riusciva a pensare.

Per lunghi secondi sentì Kagami rimanere rigido, completamente paralizzato e per altrettanti lunghi secondi, nella parte più profonda del suo subconscio, ebbe paura di aver combinato la più grossa cazzata della sua vita.
E se Taiga l’avesse odiato? E se l’avesse trovato disgustoso e non avesse più voluto avere a che fare con lui?

Continuando a muovere piano le labbra sulle sue, Daiki spostò il braccio per cercare la mano di Taiga e appena la trovò la strinse nella sua, intrecciando le dita.
Non seppe se fu per questo gesto, ma subito dopo sentì Taiga rispondere al bacio ed ebbe la sensazione che le sue budella si attorcigliassero in un modo piacevole e doloroso allo stesso tempo.
Le loro labbra si mossero, cercandosi e assaggiandosi, incerte ma vogliose.

Non ci volle molto perché in Aomine esplodesse il desiderio di un contatto ancora più profondo: sollevò la mano libera e la posò sulla nuca di Kagami, poi gli succhiò piano il labbro inferiore e lo accarezzò con la lingua, ponendo all’altro una muta domanda.

E muta fu anche la risposta di Taiga: schiuse la bocca e lasciò che la sua lingua incontrasse quella di Daiki, dando così vita a un bacio che di casto non aveva più niente.
Il moro si spinse di più contro di lui, affogando in quel sapore intenso, mentre il rosso gli circondò un fianco col braccio libero, stringendo la stoffa della sua t-shirt tra le dita.

Appena Aomine si accorse di aver bisogno d’ossigeno, provò a respirare dal naso pur di non interrompere quel contatto paradisiaco e il profumo della pelle di Kagami quasi lo stordì.
Era sempre stato così buono? Non lo sapeva, ma di una cosa era certo: non lo avrebbe mai dimenticato.
 
 
 
 
<< Uffa! Dove cavolo è andato a ficcarsi? >> si chiese per la sesta volta Kise dopo aver messo a soqquadro la stanza alla ricerca del carica-batteria del cellulare. Sbuffò sonoramente e si passò una mano tra i capelli biondi. << Non dirmi che l’ho perso da qualche parte chissà dove? >>.

Rifletté per qualche secondo e alla fine optò per l’unica possibilità rimastagli. << Oh beh prenderò in prestito quello di Aominecchi e domani andrò a comprarmene un altro >> dichiarò deciso e si diresse verso la camera del moro. Anche se il modello di cellulare non era lo stesso, i caricatori erano compatibili e questo fatto apparentemente insignificante sembrò a Kise l’unica botta di fattore C della giornata.

Una volta dentro, accese la luce e si diresse verso il cassetto della scrivania dal quale recuperò l’oggetto del desiderio e stava per andarsene in tutta tranquillità quando gli occhi gli caddero sulla finestra aperta e di conseguenza sulla finestra della stanza di Kagami.

Ora, Ryota non voleva spiare. Lui detestava gli spioni e gli impiccioni e non desiderava assolutamente essere tra questi, ma il suo corpo si mosse prima che la sua testa gli dicesse di smetterla e quando fu davanti al davanzale, si pentì subito di non essere tornato nella sua stanza.

Nonostante le luci spente nella camera del rosso, quella accesa poco prima dal biondo e quella della luna piena furono sufficienti a Kise per vedere le sagome di Aomine e Kagami, seduti sul letto, che si baciavano.
Aomine. Kagami. Bacio.

Il suo cervello impiegò diversi secondi per rendersi conto di cosa i suoi occhi stavano guardando e quando ciò avvenne, Ryota si sentì come se il mondo gli si stesse sgretolando e crollando addosso. Una parte della sua mente registrò il tonfo del carica-batteria che cadeva sul pavimento, ma ogni cosa attorno a lui era diventata distante, spenta, ovattata, come se la bolla di shock che stava provando in quel momento lo stesse isolando dall’ambiente circostante.

Se il cuore avesse davvero potuto distruggersi in migliaia di pezzi per il dolore, Kise avrebbe appena smesso di vivere.

Non riusciva a credere ai suoi occhi.
Non riusciva a pensare.
Gli sembrava di non riuscire neanche a respirare.

Inconsciamente si portò una mano all’altezza del cuore e strinse la stoffa della maglietta tra le dita. Sentì gli occhi pizzicargli e la gola stringersi, ma trattenne le lacrime.
 
 
 
Quanto tempo era passato da quando avevano iniziato a baciarsi? Né Kagami né Aomine avrebbero saputo rispondere.
Le uniche sensazioni percepite erano le mani intrecciate, i cuori che ringhiavano nei loro petti, le lingue che non smettevano di cercarsi e assaggiarsi e il calore che continuava ad aumentare, invadendo ogni fibra del loro essere.

D’un tratto, avendo di nuovo bisogno di prendere fiato, Daiki si staccò a malincuore dalla bocca di Taiga e lasciò scorrere le labbra sulla sua mascella, depositando piccoli baci fino a raggiungere il lobo dell’orecchio.

Lo mordicchiò e lo leccò, provocando in Kagami un brivido e un sospiro pesante, mentre la mano che non era intrecciata a quella dell’altro strinse la spalla del rosso e lo spinse sul letto, accompagnando il movimento con il suo corpo.
 
 
 
Quando Kise vide Aomine spingere Kagami sul letto, si convinse che essere crivellato di proiettili sarebbe stato meno doloroso che assistere a quello.
Com’era possibile una cosa del genere? Era forse un maledetto incubo?

Da che lo conosceva, Daiki non aveva fatto altro che mostrare interesse per le ragazze prosperose: l’argomento “tette grosse” era sempre stato uno dei suoi preferiti, subito dopo il basket.
E invece adesso stava baciando Taiga…

“Non ho nessuna speranza con Aominecchi: è etero al 100%. Potrebbe persino trovarmi disgustoso se conoscesse i miei sentimenti per lui…” era ciò che Kise si era ripetuto fino alla nausea, convincendo se stesso che il suo amore era e sarebbe sempre rimasto un sogno irrealizzabile.
E invece adesso stava baciando Taiga, venendo pure ricambiato…

Era sempre stato lui a non capire o loro due erano stati davvero bravi a nascondere la loro relazione?
Non poteva negare che il loro rapporto lo avesse fatto sentire geloso, ma era convinto che fossero come fratelli e non… amanti…

Strinse gli occhi e ricacciò indietro le lacrime. Non poteva più rimanere là, a guardare i suoi sentimenti che venivano distrutti senza pietà. Si voltò e uscì rapido dalla stanza.
 
 
 
<< D-daiki… aspe…tta… >> sussurrò Taiga, allontanando leggermente il volto da quello del moro. << La luce da te… è accesa >>.
Il moro girò la testa e una vocina dentro di lui gli fece presente che lui non aveva acceso la luce, ma la cosa lo lasciò indifferente.

<< Forse Kise è entrato per cercare qualcosa >> rispose Aomine con voce bassa per poi fiondarsi di nuovo sulle labbra di Kagami.
Gesto che però venne bloccato dalla mano del rosso che si piazzò tra le loro bocche. Taiga spostò lo sguardo per un momento, imbarazzato e quando lo riportò su Daiki, notò il suo sopracciglio inarcato.

<< Che succede? >> gli chiese il moro.
<< Buffo, stavo per farti la stessa domanda >> rispose Kagami, che riusciva a tirare fuori il sarcasmo solo quando non era emotivamente stabile.
E in quel momento non lo era di certo.
<< C-che significa tutto questo? Che ci sta succedendo? >> continuò.

Aomine sospirò ma non si mosse dalla sua posizione, ovvero disteso sopra Taiga con le braccia ai lati della sua testa e un ginocchio premuto sul materasso. << Non ti piace? >>.
Vide Kagami sgranare gli occhi e schiudere la bocca e, nonostante il buio, da quella distanza gli sembrò che le sue guance si tingessero di rosso.
<< N-non è questo… è solo che… >> provò Taiga ma finì per mordersi un labbro e sospirare. In realtà il punto era proprio quello: gli stava piacendo ed era assurdo. E spaventoso.
Fottutamente spaventoso.
Loro due erano cresciuti insieme, erano come fratelli e i fratelli non si baciano tra loro.

<< Hai paura? >> gli chiese d’un tratto Daiki, immaginando i pensieri che gli si stavano affollando in testa.
<< Tu no? >> replicò il rosso, << insomma… ti rendi conto di cosa stavamo facendo? >>.
<< Ti sembra così sbagliato? >>.

Kagami sbuffò e usò i gomiti per sollevarsi e mettersi seduto, costringendo l’altro a spostarsi e a sedersi a sua volta sul letto. << Hai intenzione di continuare a rispondere ad ogni domanda con un’altra domanda? È fastidioso >>.

Aomine si passò una mano tra i capelli e sospirò. << Cosa vuoi che ti dica, Tai? Non ho una risposta alle tue domande. Non lo so che significa tutto questo, cosa ci è preso o perché e qualsiasi altra domanda ti viene in mente. So solo che volevo baciarti e lo voglio ancora >>.

Taiga abbassò gli occhi, imbarazzato; certe volte detestava la sua schiettezza. Come faceva a essere così tranquillo e rilassato? Lui si sentiva come sull’orlo di un precipizio, mentre Aomine si comportava come se non ci fosse niente di strano nel fatto che si stavano baciando.
<< È meglio se torni nella tua stanza >> gli disse, sentendo l’improvviso bisogno di rimanere da solo.
<< Cosa? >>.

<< Daiki, sono stanco e voglio dormire. Va’ via, per favore >> insistette, evitando però di guardarlo negli occhi. Non voleva incontrare il suo sguardo o vedere l’espressione del suo volto.
Ferito da quel comportamento, Aomine si alzò e senza dire una parola ritornò in camera, ricompiendo quel piccolo salto che mai gli era sembrato così difficile.
 
 
 
Appena Daiki fu dall’altra parte, Taiga si passò una mano sul viso e si ributtò sul letto. Sospirò e chiuse gli occhi.
“Kagami Taiga, sei un idiota” disse a se stesso, solo che non sapeva se per aver baciato Aomine o per averlo cacciato via.
 
 
Quando Aomine fu nella sua stanza, il suo piede pestò un oggetto sotto il davanzale della finestra. << Mmmh? >>, si abbassò e lo raccolse, << il mio carica-batterie? Che cavolo ci fa qua? >>.
Si guardò attorno e andò a riporlo al suo posto. << Non sarà che Kise… >>. Scosse la testa e scelse di ignorare il suo sospetto: in quel momento non era in grado di pensare razionalmente e non aveva alcuna intenzione di sforzarsi.

Spense la luce e si buttò a peso morto sul letto. Affondo il viso nel cuscino e strinse forte tra le dita la stoffa della federa.
“Aomine Daiki, sei un coglione” si disse e sentì la paura strisciargli in corpo: forse questa volta aveva davvero fatto la più grande cazzata della sua vita.

Eppure, non riusciva a pentirsi: aveva voluto baciare Taiga e l’aveva voluto con un’intensità e una forza che non credeva di possedere.
E quel bacio era stato così bello da fargli perdere il contatto con la realtà e fargli desiderare che non finisse mai.
 
 
 
 
Un rumore acuto e penetrante distrusse il sonno di Aomine. Svegliatosi bruscamente, il moro ringhiò e nella sua testa maledisse chiunque lo stesse chiamando a quell’ora.
Era vero che non sapeva che ore fossero, ma chiunque lo aveva trascinato a forza fuori dal mondo dei sogni meritava un paio di anatemi.

Sbuffando allungò un braccio, afferrò il cellulare dal comodino e senza neanche leggere il nome sul display, rispose alla chiamata.
<< Chiunque tu sia, spero per te che sia una questione di vita o di morte >> rispose con la voce roca e impastata dal sonno.
<< Daaaaai-chan! Non starai ancora dormendo, vero? >>.

Quella fastidiosa voce squillante… non poteva che appartenere a lei. << Satsuki? >> domandò, non avendo la più pallida idea del perché la sua collega d’università lo stesse disturbando nella sacra pace del sonno.

<< Dai-chan! Perché non sei in facoltà? Ti sei forse scordato del seminario? Se Tsukishima non ti vede, non ti ammetterà all’esame, lo sai: hai fatto troppe assenze durante il suo corso e questa è la tua ultima possibilità >>.

<< Cazzo! >> esclamò Aomine, scattando a sedere, << l’avevo completamente dimenticato… >>
<< Dai-chan, sei sempre il solito >> lo rimproverò la ragazza e Daiki se la immaginò mentre scuoteva la testa con quell’aria di superiorità da signorina-so-tutto-io.

<< Ieri è stata una giornata assurda e mi è completamente caduto di testa >> si giustificò lui alzandosi dal letto.
<< Okay, dai, tranquillo. Ti tengo un posto e dirò a Tsukishima che stai per arrivare. Il seminario inizia tra quindici minuti: ti conviene volare >>.
<< Grazie, Momoi. Ti devo un favore >> rispose e chiuse la chiamata, fiondandosi poi a cambiarsi i vestiti. Raggiunse di corsa l’ingresso e per poco non cadde giù dalle scale. In soggiorno si scontrò con Kise che stava per uscire a sua volta.

<< Aominecchi! Che succede? >> gli domandò perplesso. Aomine non era mai così energico di mattina. Ad essere onesti, non era energico in nessun momento della giornata, ma le ore subito dopo la sveglia e l’alzata dal letto erano decisamente le peggiori per lui.
Il moro si infilò in fretta e furia le scarpe. << Devo essere all’università e sono in un fottuto ritardo! >>.
<< Se vuoi ti do un passaggio >>.

La mano già sulla porta, Daiki si voltò verso il biondo. << Davvero? >>.
<< Beh, Sakuchi-san mi sta aspettando in macchina, ma c’è ancora un po’ di tempo prima del servizio fotografico: non dovrebbe essere un problema fare una piccola deviazione >>.
Aomine ebbe l’impulso di abbracciarlo, ma si limitò a sorridere. << Grazie, amico, mi stai salvando il culo >>.
Kise sorrise e scosse la testa. << Nessun problema. Allora, andiamo? >>.
 
 
 
Le proteste della manager di Ryota si spensero molto in fretta davanti alle doti di seduttore del suo cliente e alla fine Kise e Aomine sedevano sul sedile posteriore, mentre Sakuchi alla guida si dirigeva verso l’università del moro.

Il tragitto iniziò nel più assoluto silenzio da parte dei due ragazzi; solo la voce della donna che aggiornava il biondo sul programma della giornata riempiva l’abitacolo.
Ryota ascoltava distrattamente: la sua attenzione, seppur celata, era rivolta ad Aomine. Se ne stava con il mento poggiato sulla mano e gli occhi rivolti verso l’esterno, ma al biondo bastò un’occhiata per capire che la sua mente era altrove.

Sembrava triste e completamente perso nei suoi pensieri e Kise, nonostante ciò che aveva visto la sera prima, non poté evitare di preoccuparsi e di chiedersi cosa gli fosse successo.
<< Ryota! Mi stai ascoltando? >>.

L’improvviso tono autoritario della donna lo riportò alla realtà. << Scusa, Sakuchi-san, ero un po’ sovrappensiero. Stavi dicendo? >>.
La manager lo guardò attraverso lo specchietto retrovisore e strinse gli occhi. << Stai bene? >>.
<< Certo >> rispose lui con un sorriso, sperando di risultare convincente.
Speranza che si infranse subito.

<< Non mentirmi, Ryota >> lo rimproverò la donna, << ti conosco abbastanza bene da saper distinguere il tuo falso sorriso di circostanza che usi quando vuoi far credere che sia tutto a posto. In più hai delle occhiaie così evidenti che la truccatrice dovrà fare un miracolo per renderti presentabile. Per caso hai dormito male? >>.

Un po’ imbarazzato, Kise abbassò lo sguardo un momento e si strinse nelle spalle. << Scusa, Sakuchi-san. In effetti questa notte ho sofferto un po’ d’insonnia >>.

A quel punto anche Daiki riemerse dal suo stato di estraneazione e si accorse che in effetti il biondo aveva proprio una brutta cera. Prima, preso dalla fretta, dal panico e dal rincoglionimento post-sonno, non ci aveva fatto caso ma il volto di Ryota era decisamente spento.
“Chissà che gli prende? L’ultima volta che abbiamo parlato ieri sera stava bene…”.
Ieri sera.

Quel piccolo e apparentemente insignificante pensiero gli provocò un’improvvisa valanga di ricordi, sensazione ed emozioni che per un momento Aomine si sentì stordito, come se l’avessero colpito in testa.
Lui e Kagami che si baciavano. Taiga che lo cacciava via e che forse adesso l’odiava. E Kise che molto probabilmente li aveva visti.

Già, era proprio quello il sospetto che lui aveva deciso di ignorare. Ciò avrebbe spiegato perché la luce della sua stanza era accesa quando lui era sicuro al 100% di averla lasciata spenta e soprattutto la presenza del suo carica-batteria sul pavimento.

L’ipotesi più plausibile era che Kise, per qualche motivo, aveva preso il caricatore dal cassetto della sua scrivania e poi per puro caso era riuscito a vedere lui e Taiga dalla finestra; nella sorpresa aveva fatto cadere il carica-batteria ed era uscito dalla sua stanza senza spegnere la luce.

“Forse ora si sente in imbarazzo per avermi visto baciare Tai e non sa come comportarsi…”. Non che la cosa lo preoccupasse particolarmente comunque: Kise era un ospite a casa sua e Aomine sapeva di non avere chissà quali obblighi o doveri nei suoi confronti e quello che lui faceva o non faceva con Kagami non era certo affare suo, però gli dispiaceva un po’ il fatto che la cosa potesse farlo sentire a disagio.

Ryota era pur sempre un amico a cui teneva e un ottimo coinquilino. Non voleva che le cose tra loro diventassero strane, ma, ed era un grosso “ma”, quel problema non era di sicuro il primo della sua lista.
Ciò di cui più gli importava era la situazione con Taiga e quella l’avrebbe risolta a qualsiasi costo.
 
 
 
 
<< Tesoro, stai bene? Sei stato silenzioso per tutto il viaggio >>.
Kagami lanciò un’occhiata alla madre seduta sul divano e forzò un piccolo sorriso. << Tutto a posto, ma’. Ho solo dormito poco sta notte >>.
Il che, in fin dei conti, non era una bugia. O almeno, una mezza verità: aveva dormito poco e male, ma non era tutto a posto.

Anche l’aver riportato la madre a casa dall’ospedale e il vederla stare bene aveva solo in parte migliorato il suo umore. Quello che era successo con Daiki la sera prima non faceva che renderlo confuso, distratto e imbarazzato e lui non sapeva proprio cosa fare.
<< Sicuro? >> insistette la donna, per niente convinta delle risposta del figlio, << non è che hai litigato di nuovo con Daiki? >>.

Taiga si irrigidì involontariamente e sperò che sua madre non lo notasse. << No, ma’, tranquilla. Abbiamo fatto pace >>.
“Anche troppa, visto che ci siamo baciati sul mio letto” concluse nella sua mente. Certi dettagli era meglio lasciarli segreti. Che poi, cosa avrebbe dovuto dire? Ehi, ma’, sai, ieri sera io e Daiki abbiamo pomiciato ma poi mi sono fatto prendere dal panico e l’ho cacciato via e adesso non ho la più pallida idea di come comportarmi… a parte questo, va tutto bene.

Era una cosa troppo imbarazzante da dire a sua madre o a chiunque altro.
Era troppo imbarazzante persino pensarci!
<< Tu, piuttosto, come ti senti? >> le chiese subito dopo, desideroso di cambiare argomento.
<< Sto bene, non preoccuparti >> lo rassicurò lei con un sorriso.

Lui le si sedette accanto e le prese una mano. << Non chiedermi l’impossibile. Al posto mio tu saresti preoccupata >>.
A quelle parole la madre ridacchiò contenta. << Come ho fatto a crescere un figlio così perfetto? >>.
Taiga arrossì, imbarazzato, scosse la testa e si rialzò. << Vado in camera a studiare. Se hai bisogno di qualcosa chiamami >>.
<< Me la caverò benissimo. Tu pensa a fare il tuo dovere >> rispose lei e assestò una leggera pacca al sedere del figlio.
 
 
 
<< Dai-chan, stai bene? >> gli domandò Momoi, prendendolo a braccetto, << hai la faccia di uno zombie >>.
Aomine le lanciò un’occhiataccia che lei ignorò come sempre. << Mi sono dovuto sorbire un pallosissimo seminario di due ore e mezza a stomaco vuoto. Secondo te posso stare bene? >>.

Erano da poco usciti dalla facoltà e si erano incamminati verso un Café là vicino, dietro insistenza della ragazza che voleva regalarsi un gustoso dolcetto.
<< Se ti fossi svegliato in orario, avresti avuto tutto il tempo di fare colazione >> gli fece giustamente notare lei senza mollare la presa sul suo braccio.
Il ragazzo sbuffò e schioccò la lingua. << Già, grazie dell’informazione. Magari la prossima volta >>.
 << Ci crederò quando lo vedrò >> rispose lei ridacchiando e scuotendo i lunghi capelli rosa.

Daiki aveva conosciuto Momoi Satsuki al corso del professor Tsukishima; anzi, a voler essere precisi, la ragazza gli era finita addosso il primo giorno di lezione, quando, distratta dal correre per non arrivare in ritardo, si era scontrata con Aomine proprio di fronte la porta dell’aula.

Da lì, per qualche arcano motivo che lui non era ancora riuscito a capire, lei si era autoproclamata sua amica e non l’aveva più mollato.
All’inizio Daiki si era convinto che Momoi volesse provarci con lui: gli si sedeva sempre accanto a lezione, si offriva di aiutarlo con gli appunti, era gentile con lui anche se lui non lo era sempre con lei, ma quando le aveva chiesto se fosse vero, lei era scoppiata a ridergli in faccia.

“Non ti offendere, Dai-chan, ma non sei proprio il mio tipo. A me piacciono i ragazzi più bassi e sottomessi” e il tono con cui l’aveva detto e il ghigno sulla sua faccia avevano fatto provare ad Aomine sollievo per essersi sbagliato.
“Provo già pena per chiunque sarà il suo ragazzo. Beh, forse schiavo è il termine più adatto”.

Chiarito l’equivoco, i due avevano continuato ad essere amici, anche se spesso e volentieri Daiki avrebbe voluto mettere a tacere quella bocca petulante che lo riempiva di chiacchiere. Doveva però ammettere che il modo in cui Momoi si prendeva cura di lui senza volere- quasi mai- niente in cambio gli faceva piacere e alimentava il suo animo viziato.

<< Perché mi stai trascinando a mangiare dolci? >> se ne uscì lui all’improvviso, interrompendo il chiacchiericcio dell’amica. Non che a lui dispiacesse l’idea di mettere qualcosa sotto i denti, ma il Cafè dove Satsuki lo stava portando sarebbe stato pieno di altri esemplari femminili come la sua amica e l’idea non lo allettava molto. Aveva però anche imparato che cercare di distogliere Momoi dai suoi propositi era più difficile che scalare il monte Everest.

<< Perché ho voglia di una bella fetta torta! >> esclamò lei elettrizzata, << e ovviamente offri tu >>.
<< Cosa? >>.
<< Dai-chan >> iniziò lei con voce melliflua, ancora attaccata al suo braccio, << sbaglio o prima ho salvato il tuo bel culetto dal farti beccare da Tsukishima? E sei stato proprio tu a dirmi per telefono che mi devi un favore >>.
Aomine affilò gli occhi e schioccò la lingua, ma non poté replicare in alcun modo. “Maledetto me e la mia gentilezza inconscia!”.
 
 
 
 
<< Dai-chan, mi stai ascoltando? >>.
Aomine sollevò gli occhi dalla sua banana split e lo puntò su Momoi, le cui sopracciglia aggrottate gli stavano comunicando fastidio per essere stata ignorata.
<< Scusa, ero distratto >> rispose, sapendo che era inutile mentirle.

La ragazza si portò alla bocca un altro pezzo della sua seconda fetta di torta e capì che qualcosa non andava. Non che Daiki l’ascoltasse sempre, ma di solito fingeva un minimo di interesse e se lei lo beccava distratto, lui le chiedeva di ripetere e lei lo accontentava, pur sapendo che l’avrebbe ascoltata solo per i primi dieci secondi.

Adesso, invece, sembrava teso e turbato per qualcosa e conoscendolo, non si trattava di certo dello studio o dell’università in genere.
Rimanevano due possibilità: o problemi in famiglia o problemi di cuore.
<< Dai-chan, sei innamorato? >> buttò lì lei, attenta ad osservare le sue reazioni.

Il moro, che stava ingoiando il boccone di banana e gelato, per poco non si strozzò. Iniziò a tossire e si fiondò sul suo caffè, trangugiandolo quasi tutto.
<< Satsuki! >> esclamò una volta recuperata la respirazione, << con cosa diavolo te ne esci all’improvviso? >>.

Lei fece spallucce e sorrise a labbra chiuse. “L’intuito femminile non sbaglia mai” pensò con soddisfazione. << Oh, così, nessun motivo in particolare. È solo che oggi mi sembri stranamente triste e preoccupato e ho pensato che magari potessi avere qualche problema di cuore. Puoi parlamene, se ti va >>.

Aomine sgranò gli occhi per un attimo, sorpreso. “Cosa cavolo mangiano le ragazze per essere così perspicaci?”.
Mah, rorse, tanto valeva provarci. Del resto, si sentiva abbastanza disperato e magari parlarne con qualcuno l’avrebbe aiutato. “Odio questa situazione”.
 << Mettiamo, per ipotesi, che due si baciano e sono entrambi coinvolti, ma poi all’improvviso uno caccia via l’altro senza una spiegazione. Secondo te che significa? Sempre per ipotesi, ovviamente… >>.

“Ovviamente” fu il pensiero sarcastico di Momoi. “Oh cielo, i ragazzi sono davvero così ingenui e carini. Fortuna che ci siamo noi ragazze”.
<< Beh, per ipotesi >> iniziò lei, decisa di stare al gioco. Per Daiki doveva essere già stato abbastanza imbarazzante chiederle consiglio in quel modo e se l’aveva fatto, poteva solo significare che si trattava di un serio problema di cuore. << io direi che la persona che ha cacciato via l’altra molto probabilmente si è fatta prendere dal panico. Certo, non ho elementi sufficienti per esserne sicura, ma la persona era coinvolta nel bacio, giusto? >>.

Nonostante l’imbarazzo, Aomine annuì. << Sì, insomma, ha risposto al bacio. Per ipotesi… >>.
<< Allora penso che il panico sia la teoria più plausibile. Forse quella persona è rimasta talmente sorpresa da non sapere cosa fare e in un momento di confusione ha agito d’istinto. L’imbarazzo, il panico, l’ansia possono giocare brutti scherzi e magari dopo, quella persona si è pentita per ciò che ha fatto >>.

<< Quindi secondo te dovrei ins… ehm, cioè, la persona che è stata cacciata via dovrebbe insistere? >>.
Satsuki si trattenne dal sorridere troppo apertamente della dolcezza dell’amico. << Sai, Dai-chan, l’amore non è semplice: spesso bisogna combattere per ottenerlo, ma se ne vale la pena, se la persona è quella giusta, allora non ci si può tirare indietro. Anche a costo di provare paura e imbarazzo >>.

Aomine schiuse le labbra ma non disse niente.
Tutta quella situazione sarebbe stata meno incasinata se l’altra persona non fosse stato un ragazzo e il suo migliore amico da sedici anni.
 
 
 
 
Kagami sbuffò e alzò gli occhi al cielo per poi lasciar cadere la testa sul libro che stava cercando di studiare. La consistenza liscia della carta sotto la sua guancia lo distrasse per qualche secondo prima che la sua sadica mente decidesse di fargli ricordare, per l’ennesima volta, l’incidente della sera prima.

Arrossì inconsciamente ed emise un sonoro lamento. Se fosse andato avanti così, sarebbe impazzito prima del tempo.
“Che dovrei fare?”. Allungò una mano e afferrò il cellulare. L’orologio segnava le 15:07.

L’ora di pranzo era passata da un pezzo e lui non aveva ancora parlato con Aomine, anzi, non l’aveva proprio visto. Casa sua era vuota e silenziosa da quando lui era tornato dall’ospedale con sua madre.
“Chissà dov’è…”.

Proprio mentre era immerso in quei pensieri agrodolci, il cellulare che teneva in mano prese a squillare: “Kuroko chiama”.
Per quanto non si sentisse molto in vena di chiacchiere, rispose alla chiamata. Passati i convenevoli, Tetsuya gli propose di vedersi più tardi al campetto per giocare a basket.
<< Aomine-kun ci sarà? >>.

Al sentir pronunciare il suo nome, Taiga sussultò e si diede dell’idiota. << Ah, beh, veramente non lo so. È fuori da sta mattina e non so quando tornerà >>. Non aggiunse che avrebbe volentieri evitato di chiamarlo per informarsi.
<< Forse è ancora fuori con quella ragazza >> rispose Kuroko e Kagami aggrottò le sopracciglia.
<< Ragazza? Quale ragazza? >> chiese, cercando di non risultare preoccupato o geloso. Perché lui, ovviamente, non era nessuna delle due cose.

<< Circa un’ora fa stavo passando davanti al Kiseki no Café e dalla vetrina ho riconosciuto Aomine-kun seduto al tavolo con una ragazza dai capelli rosa. Stavano mangiando dei dolci e sembravano molto intimi. Ho pensato che fossero ad un appuntamento. Kagami-kun, tu non sapevi che usciva con qualcuna? >>.
Taiga ebbe l’impressione che la voce di Kuroko si facesse sempre più distante mentre il suo cervello cercava di elaborare e razionalizzare quelle informazioni.

Aomine in un Café a mangiare dolci? Lui non amava né l’uno né l’altro e se si era ritrovato là, la causa era stata di sicuro la ragazza.
Una ragazza che riusciva a convincere Aomine a fare qualcosa contro la sua volontà? Finora solo lui aveva avuto successo in una tale impresa e non era sempre stato facile. Quanto doveva essere importante questa ragazza per avere la meglio sulla testardaggine di Daiki?

E poi…
Baciava lui quando il giorno dopo aveva un appuntamento con una ragazza!
Oddio, cos’era quella sensazione che si stava facendo strada in lui con la forza di un uragano?!
“No, non può essere… non sono geloso! No, no, assolutamente no! Sono solo sorpreso, tutto qua. Non c’è niente di cui essere gelosi!”.

<< Kagami-kun, ci sei? >>.
La voce di Kuroko lo riportò alla realtà. << Ah… s-sì, ci sono, scusa… >>.
<< Tutto a posto? >>.
<< Sì, tranquillo. Allora ci vediamo al campetto tra un’ora. Va bene? >> cambiò subito argomento, desideroso di terminare quella conversazione al più presto.
<< Certo. A dopo, Kagami-kun >>.
<< A dopo >> lo salutò il rosso e chiuse la chiamata. << Cazzo! >> fu tutto ciò che uscì dalla sua bocca prima che la sua testa finisse nuovamente sul libro.
Se prima studiare era stato difficile, adesso era di certo fuori discussione.





Poveri i miei cuccioli... mi sa che mi piace proprio farli penare XD <3 oh-oh-oh insomma, si sono baciati ma non poteva certo andare tutto bene u.u diciamo che questa situazione è l'inizio della fine... eh già, prevedo di finire la storia in altri 2 capitoli, quindi ci aspetta il climax finale ^^
spero che il capitolo vi sia piaciuto <3 all'inizio non volevo inserire un personaggio femminile (insomma, le ragazze negli yaoi vanno bene solo se sono fujoshi XD) però ho pensato che una come Momoi poteva essere una buona amica per Aomine e si sa, nelle questione d'amore, è meglio chiedere alle ragazze u.u
cosa succederà adesso? riusciranno i nostri dolci idioti a capire quanto sono scem... ehm, innamorati? e Kise e Kuroko? lo scopriremo nei prossimi capitoli u.u
ringrazio come sempre tutti voi che continuate a seguirmi e a lasciarmi le recensioni <3 vi abbraccio e mi scuso di nuovo per il ritardo
bye bye

 
 



 
  
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