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Autore: Trivialpursuit    16/10/2015    1 recensioni
"Mi sento proprio come il vaso di Pandora" disse Alice urlando. -"è come se bene e male si fossero fusi dentro di me. Realtà e finzione. Luce e tenebre. C'è un abisso dentro di me! E l'infinito adesso mi fa paura"
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PANDORA

 

PROLOGO

 

Fu proprio quando il ronzio le attanagliò le orecchie che si svegliò. Tutto intorno a lei era più lento, quasi immobile. Un poco per le pareti bianche, che rendevano tutto più apatico e asettico; un poco per i suoi sensi ancora frastornati dalle scosse elettriche. Convulsioni. dolore. E poi il vuoto. Un brivido percorse  tutto il suo corpo facendo vibrare ogni singola parte di lei come la corda di una chitarra elettrica maltrattata dal suo chitarrista. E il dolore le annebbiò la mente, ma ormai sapeva come controllarlo. Come non permettere al suo corpo di perdere il controllo e di mandarla a pezzi. Così ripeteva come una tiritera le poche cose che le venivano in mente. Le uniche cose che teneva ancora con sé.

Sono Alice Carter. E non sono pazza. Non sono pazza

Non era pazza. Anche se non ne era così sicura ora come ora. Lo era…o forse no. Tuttavia era trattata come una pazza, pertanto doveva esserlo. Ma lei non si sentiva pazza, perché si fidava di lui. di Thomas.

Il ricordo del suo volto si accese come una lampadina dentro di sé. Cercò di alzarsi, sebbene il suo corpo si rifiutava di seguire gli ordini. Ma doveva uscire da quella stanza vuota. Provò a muovere lentamente i piedi ancora pigramente addormentati, e quando finalmente riuscì a sentirli, percepì anche dell’altro. Era  legata. Fibbie di tessuto avvolgevano i suoi talloni costringendola a restare a letto. Era in gabbia. Come un animale, e non sapeva perché. “Thomas lo saprà” diceva tra sé. Ma adesso era sola. Sola in una stanza bianca. E non era la paura a prendere possesso di lei e trascinarla via, ma il vuoto. O meglio la sensazione di vuoto che si propagava nel suo petto dove un tempo c’era stato un cuore che batteva forte, mentre adesso c’era il nulla, che le procurava un dolore inconsistente, che le faceva desiderare di lasciarsi andare. Era proprio così che si moriva? Il vuoto avrebbe preso tutto sé stessa e l’avrebbe trascinata nell’oblio? Se ci pensava più a fondo, poco le importava veramente dell’oblio, perché infondo ci si trovava già. Così si lasciò cullare dal bianco candido delle pareti, che iniziarono a girare vorticosamente intorno alla sua figura distesa a letto paralizzata. L’oblio stava arrivando, ne era certa. Sentiva che si stava annullando. Solo una cosa non le permise di cadere nel buio. Una sequenza ben definita di ticchettii. 

Uno. Due. Due. Uno.

Quel rumore ebbe il potere di risvegliare una parte di lei, quella ancora viva, ma impaurita e nascosta. Quella parte non era tutto, non erano i suoi ricordi, la sua vita. Ma quel rumore le aveva portato alla luce il suo momento. Il suo momento preferito.






*angolo autrice*
Alla faccia...mi sono definita autrice. Spero che vi sia piaciuto. È un po' una cagata forse, ma lascio a voi giudicare!
Un bacio!

  
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