Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Lorelei95    16/10/2015    3 recensioni
"Non può concepire di aver affiancato Sanji all’altare come suo uomo d’onore, come suo testimone, nemmeno per affidarlo alle cure di Nami, perché crede che non amerà mai nessuno come sta amando il biondo idiota, come ama il suo stupido sopracciglio a ricciolo, e i suoi occhi blu.
E non sa come fare. E fa male. Così male, perchè tutto ciò che sa è che vuole Sanji e combattere con lui, sapendo però che potrà interrompere la lotta con un bacio."
Però, forse, può riuscirci. Può amarlo. Ancora, come, non lo sa. Ma lui sarà il più grande spadaccino al mondo e farsi amare da Sanji non dovrebbe essere così difficile.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Sanji/Nami, Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il matrimonio del mio "migliore" amico

 
Così Male

 
Note: La storia nasce da una fanart, che metterò alla fine per non rovinarvi la lettura. Ci vediamo a fine capitolo per altre note.
 
 
Il respiro si condensa in fretta nell'aria invernale. Può già percepire il chiasso del Capodanno crescere via via più intenso mentre l'ora fatidica comincia ad essere sempre più prossima.
Zoro tuttavia vorrebbe solo dimenticare dove si trova,  quello che si trova intorno a lui e soprattutto il gelo dentro di lui.
Si passa una mano sul volto, tentando di cancellare l'espressione di dolore che è ben consapevole si possa leggere sul suo viso, anche se non c'è nessuno a guardarlo. Meglio, perché comincia a sentire gli occhi lucidi e davvero non vuole che qualcuno lo veda piangere.
Morde con forza il labbro e cerca di reprimere i singhiozzi che vogliono montare in gola; respira profondamente dal naso,  dentro e fuori, sperando che quella sensazione passi, ma non è così.
Si siede lentamente a terra,  o almeno così pensa per non dirsi che si sta lasciando scivolare, e, appoggiato con la schiena alla ringhiera sul tetto, all'ultimo piano del suo condominio, guarda verso il cielo bianco e pallido, carico di neve.
Se fosse un normale Capodanno starebbe bevendo con i suoi amici,  cercherebbe di salvare qualcosa da mangiare prima che Rufy possa trangugiare tutto, osserverebbe con un sorrisetto leggero Franky e Brook che strimpellano qualche canzone inventata sul momento,  scambierebbe qualche sguardo con Robin, sempre posata e tuttavia felice della confusione. Ascolterebbe Chopper che, senza sosta, gli racconta del tirocinio all'ospedale,  dei pazienti, e gli farebbe i complimenti arruffandogli i capelli,  come farebbe con un fratello minore,  mentre alzerebbe gli occhi al cielo per l'ennesima storiella di Usopp su qualche magistrale impresa. E poi ci sarebbero loro, e Zoro non può trattenersi di stringere i pugni: Nami starebbe lamentandosi delle spese per organizzare la festa, non calcolando la parte fatta da ciascuno di loro, e Sanji, prendendosi cura dei loro stomaci alle prese con pentole sul fuoco e appetitosi piatti, le sorriderebbe e le direbbe che si farà lui carico di tutto,  per la sua signora.
Lo spadaccino sbatte la nuca contro la ringhiera, odiando come i pensieri tornino sempre a loro. Gli occhi pizzicano e se li sfrega coi pugni: davvero, lui non vuole piangere. Riderebbero di lui. Zoro, il campione nazionale di kendo, che piange? E’ quasi certo potrebbe essere una barzelletta.
Eppure fa così male,  che nemmeno la ferita inferta da Mihawk al suo petto durante le selezioni bruciava così tanto.
Zoro raccoglie le ginocchia al petto mentre si gratta freneticamente i corti capelli verdi, se li afferra così forte da strapparne delle ciocche.
Odia questi suoi capelli,  è per loro che Sanji si è unito al gruppo: a pranzo, ormai qualche anno fa,  uno sbarbatello biondo lo aveva insultato per la sua maleducazione a tavola, ridendo dei suoi capelli, nonostante fosse un cameriere.  E Zoro in compenso aveva riso per il suo strano sopracciglio a ricciolo. Da lì fu storia.
Una storia di battibecchi, di continui litigi, dell’essere nemici e tuttavia più vicini rispetto a qualsiasi altro essere umano che avessero mai incontrato. Anche se non riuscivano a trattenere le mani e volavano parole ogni istante che stavano assieme nessuno del loro gruppo metteva mai in dubbio la loro amicizia.
Zoro ascoltava sempre in silenzio quando Sanji doveva sfogarsi dell’ennesima giornata negativa al ristorante, del cliente viscido che aveva dovuto prendere a calci, accettava anche il suo vizio per il fumo, se non lanciandogli qualche rimprovero ogni tanto, come faceva il biondo per la sua passione per l’alcool. Spesso Zoro si allenava sotto allo sguardo vigile di Sanji e alle sue frecciatine, ma non aveva dubbi che parteggiasse per lui, che credesse nel suo sogno e che attendesse solo il momento per poter preparare un banchetto che sarebbe rimasto scritto negli annali.
Zoro non può trattenersi dal sorridere sapendo che non ammetterà mai di fronte al cuoco che il suo cibo è il migliore del mondo e che ama alla follia quando gli prepara gli onigiri, perciò finge sempre di star masticando qualcosa di vagamente saporito, frenandosi dal tuffarsi sul pasto come farebbe Rufy.
Il sorriso però sbiadisce quando si rende conto che il mentire ormai è una delle poche cose rimaste del rapporto con Sanji: ora il cuoco è troppo occupato per venirsi ad allenare con lui o persino per litigare con lui e i turni doppi e tripli al ristorante lo allontanando dallo spadaccino come dai loro amici.
Tutto per il grande passo. E Zoro ancora stenta a crederci.
Batte i denti quando una folata di aria gelida si infila nel suo giaccone, tuttavia non vuole tornare nell’appartamento al caldo.
Il telefono starà di sicuro squillando e se lo staccasse gli altri, come Chopper o Usopp, comincerebbero a preoccuparsi e in men che non si dica li avrebbe tutti lì. Ed è l’ultima cosa che vuole. L’unica che sembra comprendere il suo essere miserabile è Robin, che gli lascia lo spazio per stare solo, in fondo anche lei è una persona schiva e molto riflessiva e se è sveglia soltanto un quarto di quello che Zoro crede starà ben alla larga da lui finchè non sarà lui stesso a decidersi. Ma teme che non è qualcosa che sta andando ad accadere nel breve periodo.
Esala un sospiro, frizionandosi le braccia per ottenere un vago sentore di calore, anche se le dita cominciano ad essere sempre più insensibili.
Ha lasciato in casa anche il cellulare: lui è grato degli amici che ha, della loro forza e carisma, ma in questo momento non può averli tra i piedi. Il solo pensare di provare a spiegare come si sente ad un cuore buono come quello di Chopper lo fa sentire un mostro, perché non è giusto che tutta la compagnia soffra di quello che non riesce ad accettare. Che non può accettare.
Non può concepire di aver affiancato Sanji all’altare come suo uomo d’onore, come suo testimone, nemmeno per affidarlo alle cure di Nami.
Con mano tremante recupera dalla tasca una foto piegata e piuttosto sgualcita e la apre, cercando di convincersi che è davvero accaduto. Che Sanji e Nami si sono sposati. Sta cercando di  capacitarsene dalla cerimonia, ma qualcosa gli impedisce di farlo.
Un amico sarebbe stato lusingato, se non addirittura onorato all’idea di essere scelto come testimone, mentre Zoro ha dovuto reprimere un singulto di nausea quando Sanji gliel’ha detto. Era così felice che quell’idiota era andato fino al dojo dove aveva lezione, ancora con la divisa da chef, con uno stupido sorriso enorme sulla sua brutta faccia, urlando appena spalancata la porta di fargli da testimone, perché stava per sposare il grande amore della sua vita e Zoro ancora ringrazia che fosse di spalle in quel momento, così da cancellare lo sguardo di shock e forse di pura disperazione che gli era apparso sul viso all’annuncio.
Ricorda ancora che una delle sue allieve, a fine lezione, aveva aspettato che tutti se ne fossero andati per domandargli se stava bene, con l’ansia di una persona che ha visto il suo esempio frantumarsi in mille pezzi davanti ai suoi occhi, e lui aveva mestamente annuito, senza un sorriso, appoggiandole una mano sulla testa e ricordandole come la vita è dolore e soprattutto sacrificio.
Zoro non avrebbe potuto scappare da quella richiesta e non l’ha fatto. Ha sopportato senza più scomporsi i mille avvenimenti, il vestito, il luogo delle nozze, gli anelli, rendendosi conto che per quanto si sforzasse non riusciva a comportarsi come al solito, scorbutico sì, ma non pronto a litigare e ad opporsi al biondo per ogni minima cosa. Per quanto grandi fossero i suoi sforzi, tutto quello che riusciva a fare era di accompagnarlo in giro come una bambola senza spirito, fiaccato nella forza e osservare come stesse definitivamente per perderlo, anche quando non l’aveva mai avuto.
E Sanji era talmente entusiasta, che nemmeno si era accorto dei minimi cambiamenti avvenuti in lui. Nemmeno sull’altare ha notato le sue mani tremare quando gli ha consegnato gli anelli, che fino a quel momento aveva sentito come macigni a ricordargli quale era il suo ruolo. Di amico e niente di più.
Ma quando Sanji si è girato verso di lui e gli ha mostrato con gioia l’anulare, Zoro ha capito che non verrà il giorno in cui proverà un altro sentimento simile, perché crede che non amerà mai nessuno come sta amando il biondo idiota, come ama il suo stupido sopracciglio a ricciolo, e i suoi occhi blu, più intensi di tutte quelle camicie costose che indossa,  le sue gambe lunghe e agili, e le sue mani forti dalle dita magre e affusolate.
Zoro accarezza quasi con reverenza la figura di Sanji nella foto, come non ha mai fatto in nessuna situazione e mai con nessuno, e ancora si sorprende della sua bellezza col  completo scuro, così inusuale col papillon; Sanji che in foto stringe una raggiante Nami, col suo ingombrante abito da sposa, e la rossa che tiene a sua volta sotto braccio lui. Lui che offre allo scatto il suo miglior aspetto burbero e inacidito e per questo Nami lo aveva già rimproverato.
‘Non c’è alcuna foto in cui tu sorrida, Zoro,’ gli aveva detto a telefono qualche giorno più tardi, mentre lui versava in stato pietoso sul divano, accartocciato su se stesso a bere finchè il suo fegato non avesse deciso che era abbastanza. Lui e la sua maledetta resistenza all’alcool.
Aveva anche pianto, nella solitudine del suo appartamento e urlato, quando gli allenamenti riuscivano solo a distruggere i suoi muscoli e non ad offuscare la desolazione che provava. In quei giorni, Robin era venuta da lui e lo aveva ripulito qualche volta, senza mai dargli l’impressione di commiserarlo o di provare pietà per lui. Loro non avevano mai condiviso tanto, non parole almeno, ma poteva capire dai suoi gesti e dalle sue attenzioni il dispiacere che sentiva per la sua condizione. Lei non tentava però di farlo uscire di casa, non svuotava i mobili dagli alcolici affinchè smettesse di bere e non lo spingeva a sfogarsi con lei, tornava lì solo a controllare che fosse ancora vivo e lo ricomponeva alla bell’ e meglio, per lasciarlo poi affogare di nuovo nella stessa merda. Robin non lo avrebbe salvato e Zoro, ora nel pieno delle sue facoltà, la deve ringraziare di questo.
Perché tutto è cominciato ad apparire senza senso, perché più lo spadaccino provava a soffocare i suoi sentimenti in allenamenti e bevute infinite, tanto più questi rimontavano, sempre gli stessi e con la stessa intensità. Non li avrebbe mai cancellati sopprimendoli. Non si possono nascondere certe cose e tentare di farlo aveva solo causato a Zoro un sacco di spese in sakè, senza nemmeno percepirne il gusto.
Deve essere stata per intercessione di Robin che nessuno in quei giorni bui lo aveva cercato; aveva poi scoperto da Rufy che erano tutti convinti fosse andato in un pellegrinaggio in qualche lontano tempio per meditare, come richiedeva il suo allenamento.
Non è del tutto sicuro però che i ragazzi ci credano veramente, perché più di una volta ha notato l’aria preoccupata di Chopper, tanto che ricorda particolarmente bene il giorno in cui ha chiesto al giovanissimo tirocinante in medicina di accompagnarlo per la prova dell’abito, visto che Sanji aveva all’improvviso una commissione più urgente rispetto al controllare come sarebbe arrivato conciato il suo testimone al proprio matrimonio. Mentre Zoro si guardava nello specchio, perplesso e dubbioso, Chopper lo fissava da dietro, seduto su un puff eccessivamente morbido che lo faceva apparire ancora più minuto.
‘Non sono sicuro di questa cosa, Zoro,’ gli aveva detto senza mezzi termini, portando lo spadaccino ad incontrare il suo sguardo nello specchio.
‘Intendi per il vestito? Lo so che non è quello che porto tutti i giorni, ma l’idiota voleva questo.. E non sto andando a mettermi la cravatta, se lo può scordare.’
Chopper non gli aveva risposto subito e sembrava incerto sul come rispondere, cincischiava con le mani e si grattava la testa ogni tanto.
‘Cosa c’è, Chopper? Non si tratta dell’abito.’ Non era una domanda. Il ragazzo aveva sempre scritto in faccia quando qualcosa lo turbava e solitamente non aveva niente da nascondergli.
‘Mi sembra,’ aveva iniziato debolmente, abbassando la testa così che una ciocca troppo lunga di cappelli castani gli oscurasse gli occhi, ‘mi sembra  che qualcosa non vada. Tu.. Tu sei sempre chiuso e sulle tue, ma adesso è ancora peggio. Sono preoccupato per te, Zoro.’
Lo spadaccino aveva ingoiato a vuoto e aveva risposto il maniera fredda e distante. Gli aveva detto che era solo un periodo un po’ difficile, che l’allenamento non andava sempre come voleva e che tutto si sarebbe sistemato, tuttavia Chopper da quel giorno non ha smesso un attimo di stargli il più vicino possibile, senza mai essere invadente, per quello che Zoro gli permetteva.
Il giorno stesso della cerimonia Zoro era così spaventato che si era già scolato due birre prima di colazione e Franky, ancora non ha  capito in quale maniera lo avesse intercettato-probabilmente Robin-, gli aveva fatto compagnia, già pronto in un frac sopra a dei ridicoli pantaloncini corti, perché Sanji gli aveva tassativamente vietato di presentarsi in chiesa in mutande. Come al solito Franky era stato rumoroso ed esagerato, ma Zoro era certo di aver notato più volta una luce seria nel suo sguardo, anche se tentava di nasconderla dietro agli occhiali da sole.
‘E’ un SUPER giorno, non è vero?’ Gli aveva domandato e lui già si sentiva appassire.
‘Presumo di sì,’ gli aveva risposto titubante, facendo segno al cameriere, questo quanto mai  sconvolto, di portargli un’altra birra. Se pagava Sanji tanto valeva ubriacarsi, forse al momento del fatidico ‘sì’ sarebbe stato troppo sbronzo per accorgersene. O almeno sperava.
‘Sanji ha scelto proprio te come testimone. E’ un grande onore.’
‘Probabilmente non voleva che tu ti mettessi a piangere come una fontana o che Usopp cercasse di rubargli l’attenzione degli ospiti o che Chopper si agitasse talmente tanto da avere un infarto o che Brook chiedesse più volte a Nami di mostrargli le mutande o Rufy, col fatto di essere il testimone, si sentisse in dover di mangiare lui tutto il buffet,’ disse, con un’aggressività che non comprendeva.
Non era arrabbiato con Franky, ma con Sanji che aveva deciso di sposarsi! E chi diavolo si sposa giovane al giorno d’oggi? Poteva aspettare, magari lui sarebbe riuscito a farsi coraggio e in qualche modo si sarebbe dichiarato.
‘Senti fratello, è un giorno difficile per tutti. Molte cose cambieranno, ma sei tu l’uomo migliore per Sanji. E questo lui lo sa.’
Avrà ripensato a questa frase mille volte: cosa avrà voluto dire Franky? Intende che sa che Zoro prova dei sentimenti per il biondo? O semplicemente che capisce come possa essere per un fratello adattarsi ad una nuova situazione? O ancora intendeva che per Sanji lui è importante tanto da chiedergli di essere il suo testimone? Però Franky gli aveva detto ‘uomo migliore’ e non testimone..
Lo spadaccino fa un profondo respiro, tentando di svuotare la mente da Robin, Chopper, Franky, il matrimonio, Nami e Sanji. E ci riesce. Per circa mezzo minuto. Poi nel chiarore silenzioso della sua mente comincia a tracciarsi il profilo di quello che sta assillando i suoi giorni e le sue notti. Che pensa di giorno e sogna di notte. Sogna di stare lottando con lui, sogna che Sanji sta cucinando e invece di insultarlo gli sorride, con quel sorrisetto strafottente che ha sempre conosciuto, fumandosi una sigaretta, che lascia andare la mano di Nami e lo trascina via e quello che lui ricorda al mattino è la sensazione delle loro mani unite, dei calli sulle mani del cuoco e come lui se li immagina. Ma sogna anche di respiri affannosi, di mani magre che cercano appiglio sulle sue spalle, graffiandogli la schiena. Sogna calore umido, sudore e il suo nome chiamato in un gemito, le sue labbra aperte per lui, in tutti i sensi. E quando Zoro si risveglia è un pasticcio, con i suoni ancora nelle orecchie si masturba rudemente e con pochi scatti convulsi viene furiosamente. Il suo cazzo pulsa ancora di liberazione quando la coscienza comincia a riappropriarsi della sua mente e la commiserazione lo costringe ad alzarsi di scatto e a lavare sotto l’acqua gelida quello che non vuole andare via. La sua passione, il suo sentimento, la sua voglia di stringerlo..
Lo spadaccino si alza di scatto,  la foto stretta nel pugno e si appoggia con gli avambracci alla ringhiera, con gli occhi che si perdono nel paesaggio di tetti e gente che nei viottoli si prepara, salendo in macchina,  con pacchi e cibarie, pronti a festeggiare.
Invece oggi non saranno assieme: durante il matrimonio, Sanji li aveva avvertiti che per il viaggio di nozze sarebbero andati a Parigi per il Capodanno,  scardinando l'abitudine di passarlo tra loro. Può ricordare le moine di Rufy e i lacrimoni di Chopper alla notizia,  ma il biondo era stato irremovibile.
"La sua dolce Nami merita una festa speciale", si ripete mentalmente,  canzonandolo. E di conseguenza,  senza Sanji e Nami, ognuno aveva preso altri impegni: Rufy sarebbe andato dai suoi fratelli Ace e Sabo, a mangiare fino a scoppiare probabilmente, Robin e Franky avrebbero passato la serata insieme,  dopo che il carpentiere era finalmente riuscito ad invitarla ad uscire mentre Brook avrebbe suonato con dei vecchi amici e Chopper e Usopp se ne sarebbero stati a casa a strafogarsi di cibo spazzatura, o almeno così gli aveva detto Chopper. Zoro invece aveva declinato con non troppa gentilezza le richieste di tutti, anche Franky si era sentito in dovere di proporgli qualcosa,  nonostante la grande occasione con l'archeologa. Non se la sentiva di costringersi a festeggiare, di stare sveglio fino all' ultimo minuto per il conto alla rovescia, di strilli e risate.
Ha ancora nella mente lo scorso 31 dicembre,  era una giornata estremamente fredda e dopo essersi lanciati palle di neve nel grande cortile della casa di Franky erano tutti corsi dentro, spintonandosi per raggiungere per primi il posto davanti al camino. Inutile dire che Nami, terrorizzando tutti, era riuscita a piazzarsi davanti e i suoi insulti alla rossa si erano risolti con una lotta tra lui e Sanji, con i ragazzi che tifavano per loro e Robin che cercava di trattenere Franky dal dividerli. Amava troppo la sua casa per lasciargliela distruggere. La cosa si era risolta però in fretta con qualche graffio,  perché nessuno dei due stava combattendo veramente,  era solo un loro bisticciare amichevole tra loro.
Zoro fissa la figura di Sanji immortalata in foto e sorride amaramente,  ripensando a quel giorno, quando ancora le cose erano le stesse.
Lui e il cuoco avevano litigato tutto il giorno, per un qualsiasi motivo,  mentre i ragazzi ridevano di loro e facevano un gran baccano, al punto tale da costringere Zoro a nascondersi, perché volevano partecipasse a qualche ridicolo gioco, con stecchini nel naso. Non si era reso conto però di essere finito nella cucina e Sanji, subito notata la sua intrusione,  gli aveva lanciato un'occhiata minacciosa, con il suo unico occhio visibile.
'Ti sei perso, Marimo?' Gli aveva domandato mentre si occupava di un grosso pentolone sul fuoco, che riempiva la stanza di un ottimo profumo di carne speziata.
'Non mi sono perso,' gli aveva risposto con un mezzo ringhio, aggiungendo a bassa voce, ' Sono le stanze che si spostano, stupido Ero-cuoco.'
Quello aveva riso,  annuendo divertito. 'Certo che sì, spadaccino di merda. Nessuno potrebbe credere che hai davvero un così pessimo senso dell'orientamento.'
Zoro aveva deciso di non ribattere, non aveva voglia di alzare la voce e di farsi scoprire da Rufy, con il rischio di finire con forcine nei capelli.
Si era seduto invece sulla panca, allungando le gambe e incrociando le braccia dietro alla testa, appoggiandosi al muro e concedendosi di chiudere gli occhi. Ascoltava il coltello perfettamente affilato tagliuzzare quello che credeva fossero verdure e i passi di Sanji, leggeri e quasi da danzatore, risuonare sul pavimento mentre si spostava. Tuttavia il sonno non riuscì a coglierlo e si concesse piuttosto di guardare Sanji, rilassato, come riusciva poche volte. Infatti doveva sempre approfittare dei suoi momenti di distrazione per guardarlo senza che quello lo calciasse in faccia.
Non era stato facile allora, per Zoro, accettare quelle strane sensazioni che si formavano nel suo basso ventre quando in uno scontro arrivavano troppo vicini o le sue spade venivano bloccate dalle sue gambe forti. Non capiva perché i capelli dell’idiota dovessero sembrargli così morbidi, tanto da volerci passare le dita attraverso, né perché le sue gambe gli dovessero sembrare così lunghe e nemmeno perché la sua gola esposta,  quando l'altro si allentava la cravatta e si allargava il colletto, lo facesse rabbrividire e gli provocasse un'eccessiva salivazione in bocca. Per non parlare del suo culo.
Zoro ridacchia tra sé e sé e scuote la testa, passandosi una mano sul retro del collo e lasciando andare un sospiro.
Quello stesso Capodanno, Sanji si era appoggiato a lui, con la testa sulla sua spalla, in quella che doveva essere stanchezza improvvisa. Avevano infatti tirato avanti fino alle prime ore del mattino successivo, finché pian piano non ci fu la moria di gente, nei propri sacchi a pelo, sul divano o su qualunque superficie si trovassero. Lui e il biondo erano rimasti in piedi fino alla fine, scambiandosi qualche parola a bassa voce, finchè anche l’autonomia del cuoco venne a mancare, dopo aver dovuto saziare quel pozzo senza fondo che è Rufy. E Zoro non si era mai sentito così teso ed emozionato in vita sua: con la testa di Sanji sulla sua spalla poteva immaginare qualsiasi cosa, poteva dirsi che era un segno che stava cercando di inviargli, visto il suo lento comprendonio.
Credeva che forse avrebbe potuto provarci con l’altro: sarebbe stato più gentile col biondo, magari lo avrebbe invitato ad allenarsi con lui più spesso, procrastinando l’arrivederci offrendogli una birra e forse Sanji avrebbe accettato. Forse, con qualche stratagemma, avrebbe potuto invitarlo fuori a mangiare, sarebbe riuscito ad avere un po’ di tempo da soli, per corteggiarlo. Almeno questo credeva fosse il metodo.
Non aveva mai avuto alcun interesse al di fuori della spada quindi era tutto terreno nuovo per lui. Non che non avesse mai avuto delle relazioni, sia con uomini che con donne, ma si limitavano a del sesso confuso e muto, qualche parola scambiata prima dei preliminari e mentre si vestivano per dividersi e tornare alle proprie vite. Ma credeva davvero che con Sanji sarebbe stato diverso: non lo avrebbe lasciato andare dal momento in cui l’avesse avuto nel suo letto finchè non ne fosse stato sazio. Lo avrebbe baciato ovunque, lo avrebbe mangiato e percorso la sua pelle chiara mille e mille volte ancora prima di poter riuscire a pensare ad altro. Quella gelosia strisciante aveva fatto arrossire  lo spadaccino, che  ancora adesso può sentire i suoi capelli sotto la guancia, quando aveva deciso irrazionalmente, un po’ per l’alcool e un po’ per il sonno, di appoggiarsi a Sanji a sua volta. Ed era bello. E fa ancora male quel sorriso che si formò sulla sua bocca prima che il sonno prevalesse del tutto.
Perché il mattino dopo, mentre si dirigeva verso la cucina seguendo le voci eccitate degli altri, scoprì che pochi istanti prima Sanji era finalmente riuscito ad ottenere un appuntamento da Nami, cosa che il cuoco aveva voluto da sempre. E Zoro non se la sentì di intromettersi, anche se, quando vide gli occhi ancora una volta adoranti di Sanji rivolti alla rossa, pensò che non era giusto.
Che lui era pronto adesso e che lo voleva.
Purtroppo il tutto è franato in poco tempo e nel giro di un anno sono arrivati al matrimonio.
Ed è per questo che Zoro adesso soffre e guarda quella foto come se fosse falsa. Perché vuole Sanji. E adesso non sa come fare. E fa male. Così male.
Zoro allora, con mani tremanti, strappa la foto, sovrapponendola in modo tale da essere solo lui e l’idiota. E’ ben consapevole che quello che sta facendo è solo un rifugiarsi nel suo dolore.
Ma Zoro non vuole nient’altro che Sanji e combattere con lui, sapendo però che potrà interrompere la lotta con un bacio. Se non fosse per quell’anello al dito…





Note di chiusura: Intanto ringrazio tutti per essere giunti fino a qui, il che vuol dire che il capitolo è stato letto. Comunque, come avevo già accennato questa fanfiction mi è stata ispirata da un’immagine, anche se non posso permettere questa storia vada nella stessa triste direzione. Sarà di più capitoli, presumo non tantissimi perché non voglio impegnarmi in un progetto eccessivamente lungo, anche per non rischiare di lasciarla in sospeso. Grazie a tutti coloro che hanno letto e se vorranno recensiranno! (Molto probabilmente il rating passerà in rosso <3)
Alla prossima,
Lorelei95
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Lorelei95