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Autore: Clarrianne Donavon    17/10/2015    4 recensioni
[AU]![PERCABETH]![HIGHSCHOOL]![ANGST]
Dopo l'estate che ha rovinato la sua vita, Annabeth Chase prende un volo dalla California a New York per ricominciare da capo, lontano dalle brutture del suo passato.
Ma il passato non le da tregua ed ora ha la forma di un ragazzo alto, magro, con gli occhi verdi e tormentati.
Per quanto i due possano essere diversi, hanno una cosa in comune. Lei.
"La memoria funziona in modo strano: ci sono che non riesci a ricordare ed altre che non dimentichi mai" - GA
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Bianca di Angelo, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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New Beginnings

A broken record spins in circles
She can’t listen anymore
She’s turned around a thousand times
She set that bridge afire
But did u want to listen,
You took the world with you
So what is left, so what is left for me?

Un disco rotto continua a girare
lei non può più sentirlo
E’ cambiata mille volte,
ha chiuso col passato
Ma volevi ascoltarmi?
Ti sei portata il mondo via con te
A me, a me cos’è rimasto?

 

“Se solo potessimo vedere l’infinita catena di conseguenze derivanti da ogni nostro minimo gesto. E invece ce ne rendiamo conto quando rendersene conto non serve più a niente.”

-          Looking for Alaska

 

 

***

 

 

Il taxi era bloccato nel traffico newyorkese da quasi quaranta minuti. Fuori, il cielo era limpido e il sole brillava riscaldando ogni cosa.
Ad Annabeth era capitato di vedere un tempo tanto magnifico solo un’altra volta nei suoi intensi diciassette anni di vita.

 

« Annabeth, l’hai mai visto un cielo così bello? », le domandò Thalia, la sua migliore amica, portandosi gli occhiali da sole tra i capelli scuri per poter guardare meglio.
La biondina puntellò i gomiti sull’asciugamano e lasciò che la testa le ciondolasse all’indietro: nel cielo di Oak Island non c’era neppure una nuvola. Il sole batteva forte per essere una giornata di fine maggio, ma alle ragazze non importava, avevano la crema solare… dimenticata nella borsa da spiaggia di Thalia.
« Mai. », sospirò di beatitudine Annabeth, sorridendo all’amica mentre si rimetteva gli occhiali da sole.
Erano in spiaggia da mezzogiorno, e il resto della giornata si stendeva davanti a loro pieno di meravigliose possibilità. Quella era la loro estate.
« L’anno prossimo come oggi, saremo a New York. », rincarò Thalia, sorridendo al pensiero.
Annabeth rise: « Una cosa per volta, Thalia; dobbiamo ancora decidere a quale scuola iscriverci a settembre! ».
Si scambiarono un’occhiata ed entrambe scoppiarono a ridere.
« Non dimenticherò mai la faccia del professor Colbert quando i pompieri hanno iniziato a togliersi i vestiti davanti a tutta la scuola! » esclamò Thalia, ghignando.
Annabeth fece spallucce:« Far scoppiare l’allarme antincendio usando il becco di Bunsen è stato un dannato colpo di genio! », rise Annabeth, le lacrime agli angoli degli occhi mentre fissava il sole.
« E’ il tuo cervelletto iperattivo a produrre idee brillanti, Annabella! », replicò Thalia, pizzicandole una guancia con fare affettuoso.
« Devo dirti una cosa. ».
Le risate si interruppero istantaneamente, e Annabeth guardò Thalia con preoccupazione.
« Dimmi. ».
« L’anno prossimo non ho intenzione di tornare a scuola. Ho diciott’anni ormai, posso finire da privatista. Prendere il GED. ».
Annabeth era senza parole.
« Siamo state compagne di banco per quattro anni, Thalia. Mi abbandoni così, di punto in bianco? ».
« Andiamo – tentò di rabbonirla la più grande – non è che fuori dalla scuola non ci vedremo. E poi, quando compirai diciotto anni anche tu, potresti ritirarti
e prendere il GED insieme a me. Potremmo diplomarci in anticipo e partire per New York immediatamente! »
« Secondo te, mia madre mi permetterà di ritirarmi da scuola e prendere il GED? »,chiese retoricamente Annabeth, amareggiata.
Thalia rimase impassibile: « Avrai diciott’anni, potrai prendere da sola le tue decisioni. ».
Ma prendiamola per buona… due diciottenni a New York! A fare cosa? »


Dopo quella volta, Annabeth aveva pensato a quella conversazione per tutta l’estate.
Dopo l’incidente, la sua mente l’aveva archiviato come incognita troppo grande, ricordo troppo doloroso.
Come la maggior parte di quelli in cui era coinvolta Thalia.
Che erano, in sostanza, la stragrande maggioranza dei ricordi di Annabeth.
La bionda estrasse dalla pochette nera i suoi occhiali da sole, li indossò e continuò a guardare fuori.
Ricordava così minuziosamente episodi del genere, eppure non ricordava per nulla la notte in cui aveva ucciso la sua migliore amica.
O l’intero mese che aveva preceduto la sua morte.
Non riusciva più a controllare le sue crisi di pianto, certe volte le capitava di iniziare senza neanche accorgersene.
Farlo davanti all’autista che suo padre aveva mandato a prenderla all’aeroporto era fuori discussione. Suo padre, meno di tutti gli altri, l’avrebbe mai vista piangere.
Era questione di principio.
Ormai era a New York, sua madre l’aveva ripudiata e cacciata di casa, e il giorno dopo sarebbe stato il suo primo giorno di scuola alla Goddess’ Academy.
Naturalmente, suo padre non avrebbe mai scelto un’anonima scuola pubblica per la sua figlia più scomoda; no, doveva nasconderla dentro le mura di
quella imponente accademia, dietro metri e metri di blocchi di marmo, sotto volte a stella e su pavimenti consumati da secoli di usura.
Una goccia salata le scivolò sulla mano destra, che teneva incrociata sull’addome, nello stesso punto in cui la cicatrice le deturpava la pelle.
Sbuffò nervosa: stava piangendo di nuovo.

 

***

 

Percy Jackson teneva molto alle tradizioni.
Per esempio, ogni anno per la finale di campionato di football indossava due calzini spaiati che aveva trovato nel suo cassetto una volta in cui era di fretta e doveva andare allo stadio con Paul e sua madre, circa sette anni prima. Erano calzini fortunati.
Insieme a Rachel e Grover, gli inseparabili, mangiavano gelatine di frutta ogni qual volta si avvicinavano le interrogazioni di fine semestre.
Ogni anno, da solo, il giorno prima dell’ultimo giorno di scuola andava da Starbucks e si faceva servire un mega caffellatte in tazza large e la beveva tutta d’un sorso – senza aggiungere nemmeno una bustina di zucchero, e lui nei caffellatte normali ce ne metteva almeno tre.
L’indomani si sarebbe svegliato presto – per le sei, sei e un quarto – e per la prima volta avrebbe guidato fino all’accademia sulla sua moto.
Un ragazzo non prende la patente tutti i giorni. La moto era stata un regalo di Paul, e a dire il vero sua madre non si era dimostrata entusiasta nemmeno la metà di Percy. Sua cugina, invece, l’aveva adorata fin da subito.  

« Ti ha comprato una moto per i tuoi diciott’anni? », gli domandò Thalia con voce squillante, dall’altro capo del telefono.
Percy rise, seduto sul letto in camera sua davanti allo specchio, guardando nel suo riflesso il suo sorriso a trentatré denti.
« E’ già la terza volta che te lo dico! Sì! Paul mi ha preso la moto! ».
Oh, a dire il vero Percy l’avrebbe ripetuto anche una quarta volta più che volentieri.
Non sembrava vero neanche a lui.
« Questo, caro cugino – affermò Thalia con voce carica di invidia – è la fortuna che vi ritrovate voi figli di genitori divorziati! Regali contentini! Ci credo che
tua madre volesse tirargli via il collo! ».
Percy storse la bocca, alzando gli occhi al cielo.
« Mia madre non l’ha presa così male. E Paul mi ha già comprato molti anni fa, più o meno quando mi ha insegnato a nuotare. » le ricordò il ragazzo, con voce un po’ seccata.
« Certe volte mi dimentico da quanto tempo stanno insieme Paul e tua madre. »
Percy adorava sua cugina Thalia, sul serio, e l’accettava con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, ma quella sua bocca larga, ora che aveva diciotto anni, iniziava a
dargli noia.
Seguì un breve silenzio imbarazzato, durante il quale Thalia doveva essersi resa conto di quanto l’avesse sparata grossa.
Tentò di rimediare nel solito modo che usava quando voleva uscire da una discussione scomoda: frettolosamente e senza pensare.
« Ho perso il conto delle storielle che ha avuto mio padre. Avessi almeno i regali contentino! ».
« Già – tagliò corto Percy, chiudendo definitivamente l’argomento – sai, le lezioni finiranno questa settimana! Non vedo l’ora. »
Thalia prese la palla al balzo. « A questo proposito, non verrò a trovarti quest’anno. »
« Che cosa?? » esclamò Percy, sorpreso: « ma dovevi venire già l’anno scorso e mi hai bidonato. Cos’è successo questa volta? ».
« Oh, una scemenza… mi hanno espulso da scuola. ». Altro silenzio.
« E adesso che farai? », domandò Percy, preoccupato.
Il tono di Thalia lasciava intendere che non si sarebbe lasciata abbattere da una cosa del genere. Per lei era davvero una scemenza.
« Ho già pensato a tutto, cugino. Prenderò il diploma per corrispondenza. La scuola non fa per me. Troppe regole. ».
« Ma il diploma per corrispondenza è da sfigati, Thalia. Non pensi che… » ma la ragazza lo interruppe subito, annoiata.
« Ho già deciso, Percy. Mi diplomerò in anticipo e verrò a importunarti a New York! ».
Percy sospirò, rassegnato. « Me lo prometti? ».
« Promesso. ».
 

Inghiottì l’ultimo sorso di caffellatte e si asciugò la bocca con il dorso della mano.
Sentiva il telefono pesante nella tasca dei pantaloni. Come aveva fatto già altre trecento volte, lo prese in mano, sbloccò lo schermo e scorse la rubrica fino al
numero di Thalia.
Ingrandì la foto del contatto e sorrise appena, ricordando il momento in cui era stata scattata.
Erano in aeroporto, circa tre anni prima: Percy aveva i capelli lunghi fino al collo, un ridicolo gesto di ribellione adolescenziale contro i dogmi della società
sessista – voluto in particolar modo da Thalia, che al contrario, aveva lo stesso taglio di capelli di un ragazzo, una mezza rapata con i capelli più lunghi in cima alla testa e più corti verso la nuca.
Erano guancia a guancia per entrare entrambi nella foto e facevano le boccacce all’obiettivo; nella parte bassa si vedeva il braccio di Thalia che reggeva il telefono per fare lo scatto dall’alto.
Fece scorrere il dito sul numero della cugina e portò il cellulare all’orecchio. Uno, due, tre squilli.
Ciao! State chiamando Thalia Grace. La frase del giorno è: perché fare oggi quello che potreste rimandare a domani? Sapete cosa fare.”. Biiip.
Percy chiuse la chiamata e abbandonò la schiena contro la sedia, improvvisamente privo di forze.
Non voleva ammetterlo a se stesso, ma stava dimenticando la voce di sua cugina.
Quando pensava a lei gli veniva in mente quella foto, e quando pensava alla sua voce ripercorreva mentalmente quel messaggio vocale oppure sentiva Thalia pronunciare il suo nome.
Non riusciva a ricordare di che cosa si fossero detti l’ultima volta che si erano sentiti per telefono, né se si fossero scambiati parole d’affetto.

 

 

 

***

 

E questo è il mio grande progetto iniziato il 6 luglio di quest’anno, alle undici di sera, subito dopo aver chiuso i libri di fisica.
Oggi è il 17 Ottobre, e sto ancora preparando quel maledettissimo esame xD Okay, drammi personali a parte, here we are.
Tengo tantissimo a questa storia, e capisco che questo sia solo il prologo e che probabilmente non ci avrete capito un accidenti, ma datele almeno una
possibilità <3
E’ naturalmente una Percabeth, perché ormai io e questa ship un giorno comprariremo su Real Time al programma “Io e la mia ossessione” ^^”
Questo prologo si intitola New Begginings, ed è il titolo della prima traccia del disco What is it to burn dei Finch.
Ora, questa fanfiction ha cambiato titolo qualcosa come trecentomila volte, e il primissimo doveva essere proprio quello. In fase di scrittura il titolo è
cambiato e il progetto iniziale di dare ad ogni capitolo il titolo di una canzone di quel disco e quindi concludere la storia a tredici capitoli, si è dissolto.
La storia sarà lunga almeno venti capitoli, se non di più.
Tutti i versi delle canzoni all’inizio dei capitoli si riferiscono a Thalia, mentre generalmente ogni citazione sotto i versi si riferisce a qualcosa che prova/pensa/capita ad Annabeth.
Riassumendo in breve il prologo: Annabeth ha fatto qualcosa che ha portato sua madre, la simpaticissima Atena, ad impacchettare le sue belle cose e spedirla dall’altro capo del continente, a vivere da suo padre con la sua dolcissima nuova compagna e i suoi nuovi perfetti figli. In tutto questo, Thalia non
c’è e cerco di chiarire che tipo di persona fosse, una ragazza alla ricerca di sé stessa, con le sue idee in testa, molto testarda e altrettanto confusa. Lei e Percy sono naturalmente cugini, ed erano molto legati. Annabeth e Percy non si conoscono, per adesso. Ma si incontreranno presto ;)
Se andate sulla mia pagina autore su 
Facebook . , che ho ampliamente spammato sull’alltra mia FanFic su
“Amici con Benefici – Storia di un’idea luminosa” (sì, avete capito che con i titoli sono una merda <3 ), troverete alcune still che ho creato per questa storia, più le schede personaggio dei protagonisti principali, con alcuni dettagli in più per renderli un po’ più veri, e darvi l’impressione di conoscerli meglio. Provo a renderli IC in ogni capitolo, ma dato il passato che ho affibbiato a ciascuno di loro, è un po’ difficile che non ne vengano influenzati nei ragionamenti e nei comportamenti.
Dedico la storia a GReina , che è stata la prima a leggere tutto questo e che mi ha aiutato, corretto e supportato in ogni momento della stesura di questo progetto :3 Grazie, GReina :*

 
PS* per i più pigri, lascio una delle Still create da me appositamente per questa FanFic, magari vi viene voglia di vedere le altre su su   Facebook .

 

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E questi sarebbero I volti dei protagonisti. Naturalmente Logan Lerman per Percy Jackson, Chloé Moretz per Annabeth Chase e Michelle Tratchtenberg per Thalia Grace.

 

Dovrebbe essere tutto.
Tengo molto a questa storia, spero che possa piacere anche a voi tutti. Apprezzo i lettori silenziosi, ma questa volta ho davvero bisogno di pareri.
Aggiornerò la prossima volta tra due settimane, poi gli aggiornamenti saranno mensili. Fatevi sentire <3
A prestissimo,
Clarrianne Donavon

   
 
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