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Autore: Vavvola    18/02/2009    1 recensioni
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Rinoa81, assistente amministratrice.

Quando l'amore diventa un gioco pericoloso...sei abbastanza coraggioso per andare avanti?
Prefazione
Tum tum tum…ovunque andassi, ero sempre accompagnata dal battito frenetico del mio cuore. Tum tum tum… eppure di missioni ne avevo già fatte tante! Ero sempre agitata quando mi arrivava il fax dal capo con sopra scritta l’impresa da compire. Ormai dovevo esserci abituata! Forse era perché in gioco non c’era solo la mia vita, ma quella della persona alla quale tenevo più in assoluto. Avrei fatto di tutto per proteggerla. Non m’importava della fine del mondo; della criminalità spaventosamente alle stelle; non m’importava di niente. L’importante era proteggere il mio amato da qualsiasi male. Ecco la mia missione. Una missione fallita fin dal principio...
Genere: Romantico, Azione, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nuovo capitolo perchè:
1-molto probabilmente non riuscirò a postare per un po'
2- mi devo fare perdonare dal pezzo corto di prima...

Kelly

Il sole splendeva radioso quella mattina. Dalla finestra filtrava una luce d’orata che mi svegliò accarezzandomi lieve il viso. Ancora con gli occhi chiusi il mio cervello cominciò a programmare il resto della mia giornata. Mi alzai conscia di dover sopravvivere a una giornata di ansia. Non vedevo l’ora che arrivasse la sera. Raggiunsi il bagno. Mi sciacquai la faccia e mi lavai i denti accendendo la radio sul meteo.
“annunciamo che oggi sarà una giornata perfetta da ogni punto di vista meteo. Di giorno il cielo sarà leggermente coperto con una temperatura massima di 25° C. Un leggero venticello serale sgombrerà il cielo da ogni tipo di ostacolo per poter avere una nottata completamente a cielo scoperto. Annunciamo in oltre che da questa sera sarà perfetto poter avvistare Marte e solo in piena notte anche Giove.” Partì subito dopo il tormentone dell’estate che cominciai a cantare a squarcia gola svestendomi e entrando in doccia. Stranamente l’acqua calda non aveva avuto effetti rilassanti quella mattina perché quando uscì mi ritrovai ancora più agitata di prima.
“ è colpa del tempo che scorre troppo in fretta!” mi aveva detto Chris.
“primo appuntamento uguale ansai mortale!!”
mi accorsi in quel momento di quanto aveva ragione. Fino a un attimo fa non potevo resistere un solo minuto in più senza vederlo, ma adesso.. eh…adesso volevo soltanto poter avere molto, molto più tempo a disposizione! Non avevo ancora pensato a cosa mettermi ed erano già le undici e un quarto! Mannaggia alle tue abitudini da dormigliona!
Mi precipitai subito al mio armadio e cominciai la ricerca senza fine dell’abito perfetto. Forse può andare qualcosa di questo genere…no! Così non va bene! ho bisogno di Chris!
Mi fiondai al telefono e composi il numero che tanto sapevo a memoria. Ormai erano le dodici e quaranta. Era uscita da un pezzo dall’ufficio. Meglio…così non l’avrei disturbata.
“non trovi niente da mettere?” come faceva a capire sempre di cosa avessi bisogno?  Di che ti stupisci? È Chris!!
“mi aiuti?” il mio tono supplichevole non ammetteva repliche
“aspettavo solo il via libera! Tra un’ora ti porto i vestiti!”
“ma che cosa hai in mente?” però se esageri non va bene
“non ti preoccupare…ci penso io. A tra un’ora precisa!” e mi attaccò il telefono in faccia senza lasciarmi il tempo di replicare.
L’aspettai con ansia. Forse con troppa ansia ma, se da un lato riusciva a capirmi come se fosse il mio grillo parlante, dall’altro mi spaventava terribilmente! Sapeva rendere le cose più semplice formidabili e le cose più elaborate pompose. Non avevo idea di come mi sarei vestita e non sapevo esattamente cosa mi sarei dovuta mettere e per questo ringraziavo il cielo di avere un’amica come Chris che mi levava questo pensiero di dosso. Speriamo si contenga!
Continuavo a vagare per la casa.
Era scoccata l’ora da almeno dieci minuti e di Chris nessuna traccia. Finalmente suonò il campanello. Corsi ad aprire e mi trovai davanti una montagna di vestiti. Ecco cosa intendevo per esagerare!
“immagino che ci vorrà un po’ per decidere” la feci entrare e cominciai subito a guardare cosa mi aveva portato.
Dopo un pomeriggio passato tra “ questo non va bene!” e “troppo normale!”; riuscì a trovare il vestito che secondo lei era perfetto.
“tesoro sei un incanto!” saltellava per la stanza entusiasta del lavoro compiuto.
Io più mi guardavo allo specchio e più mi sembrava di essere una bomboniera troppo elaborata.
Con una smorfia le feci capire che non mi piaceva affatto e buttai lo sguardo sulla massa d vestiti che avevo provato. Ne rimanevano veramente pochi e il mio si era dimostrato essere un caso veramente disperato.
Presi un abito nero che avevamo subito scartato visto che secondo lei era “troppo da brava ragazza”. Lo indossai, abbinandogli un paio di scarpe nere vernice col tacco e una giacchetta marrone nel caso quella sera avesse fatto più freddo del solito. Mi sciolsi i capelli appena lavati e mi guardai allo specchio soddisfatta. Suonò il campanello mentre stavo finendo di truccarmi e sentii Chris andare ad aprire la porta.
Sperai che non cominciasse a fargli il terzo grado come da suo solito. La mia mente cominciò a prevedere tutti i modi più orrendi con il quale la mia amica avrebbe potuto accoglierlo. Dopo quel breve viaggio sperai con tutta me stessa che non sarebbe accaduta qualsiasi cosa la mia mente aveva già previsto, magari esagerando un pochino, ma…la figuraccia c’era comunque. C’era troppo silenzio. Dovevo andare a controllare. Mi affrettai a raggiungere il salotto. Non era da Chris non parlare e questo silenzio mi terrorizzava quasi più dell’abito da bomboniera che mi aveva fatto provare prima. Voltai l’angolo e lo spettacolo che ritrovai davanti mi fece finalmente respirare. Chris stava borbottando qualcosa riguardo certe carte che doveva firmare.
“ ma dov’è che dovrei firmare?”
“ proprio qui!” le ripeté l’uomo mostrandole il punto esatto. Mi sembrava spazientito, ma evidentemente non aveva mai lavorato con lei. In fatto di testardaggine non la batteva nessuno…forse solo io.
“grazie mille” disse Chris accompagnandolo alla porta “ la prossima volta però…” si interruppe a metà frase. Altra cosa non da Chris. Aveva aperto la porta e si era ritrovata faccia a faccia con James.
 “tu devi essere James”
“ e tu devi essere Christin”
“il tipetto è sveglio!” disse rivolgendosi a me e stringendogli la mano che gli aveva proposto. Mi sentii le guance bollire e mi nascosi velocemente dietro al muretto che precedeva l’ingresso del bagno.
“entra pure! Cosa ci fai come un fesso impalato sulla porta di casa?!?” adesso ero di un colore bordò. Corsi in bagno prima che mi potesse vedere e lì cercai di riprendere a respirare normalmente. Restai  per qualche minuto in attesa ad ascoltare il mio respiro lento e profondo. Sentivo la sua voce chiaramente e improvvisamente mi sentii abbracciare da quel calore protettivo che provavo sempre quando gli stavo vicino. Avevo voglia di vederlo e inoltre non potevo permettergli di parlare da solo con Chris. Lei sapeva troppe cose imbarazzanti sul mio conto. Voltai l’angolo che mi divideva dalla sua visione. Era di spalle a me e stava ridacchiando con Chris. Sembravano essere entrati da subito in una perfetta sintonia come se si conoscessero da una vita. Come entrai Chris mi fissò facendogli capire che avevo fatto il mio ingresso. Si voltò lentamente e aspettai il suo giudizio con più ansia del previsto. Dopo aver studiato il mio vestito, il suo sguardo si incatenò nei miei occhi e sperai vivacemente che non avesse notato l’imbarazzo che provavo ad essere al centro delle sue attenzioni.
se non parli tu tocca farlo a me! “ciao” non so come riuscii a trovare la forza di parlare.
“ciao…sei stupenda Kelly” disse continuando a squadrarmi. Il suo sguardo attento faceva quasi mele e mi costrinse a fissare la parete dietro di lui
“grazie”
“pronta per andare?” mi chiese proponendomi il braccio che accettai sperando di non sembrare un’imbranata totale
“ sicuro”
“bhe arrivederla e felice di aver fatto la sua conoscenza” disse James a Chris con un cenno della testa. Se non l’avesse interpellata non mi sarei nemmeno accorta che ci stava fissando. Stava per scoppiare. Lo sapevo. Era sempre stato così. Sorriso sognante, occhi lucidi, guance rosse e come se non bastasse si stava torturando il labbro inferiore con i denti.
“fate a modo!” la fulminai subito e la vidi ridacchiare di gusto mentre la porta si chiudeva alle nostre spalle. Mi sarei dovuta appuntare nella mente ogni singolo particolare per il resoconto che mi avrebbe sicuramente chiesto quando sarei rientrata. Non potevo nemmeno sperare di trovarla a dormire. Io ero il suo regalo la notte di natale e lei una bambina troppo curiosa e impaziente. Scossi la testa cercando di scacciare quei pensieri e di concentrarmi sulla persona che tenevo a braccetto.
“qualcosa non va?” mi chiese James spezzando il silenzio che si era creato tra noi
“quando tornerò dovrò farle un resoconto dettagliato della serata…”gli dissi con una smorfia che sperassi potesse passare per carina.
 Dalla sua bocca uscì una risata cristallina che non mi sarei aspettata.
“eh già…avevo l’impressione che stesse per scoppiare”. Mi sentii le guance avvampare e fissai lo sguardo sui nostri piedi che camminavano sul marciapiede affollato di New York.
“te ne sei accorto…”“era impossibile non accorgersene!” stava ridendo divertito anche se io non ci vedevo niente di così divertente. Insomma riderei se la situazione fosse ribaltata?… sì, assolutamente sì!
Mi misi a ridere con lui ripensando alla faccia di Chris in fase “esplosione”. Non stavo neanche badando a dove andavo. Mi lasciavo trasportare da lui senza la minima obiezione.
“ dove stiamo andando?”
“eh eh…sorpresa”
“non mi dire che mi devo bendare o una cosa del genere?!”
“ti fideresti?”
“si” ero sicura di quello che dicevo. Mi fidavo della persona che avevo davanti a me. Lui però non sembrava che l’avesse presa bene. Cominciò a guardare avanti con lo sguardo perso nel vuoto, pensieroso. Mi fidavo di un uomo che non mi aveva ancora detto nulla di se, che mi teneva nascosto qualcosa. Ma ero normale? Ero quasi sicura del fatto che c’era qualcosa di cui avere paura in James, ma allo stesso tempo ne ero attratta, terribilmente attratta. Prima o poi me l’avrebbe detto. Me l’avrebbe detto quando sarebbe stato il momento più opportuno e io l’avrei accettato. Non potevo rinunciare al mio sole invernale. L’avrei aspettato; avrei cercato di farlo felice; avrei cercato di non perderlo.
“non dovresti” continuava a tenere lo sguardo fisso davanti a se e così feci anch’io
“si…mi fido di te”
“sembri proprio irremovibile”
“lo sono”
ridacchiò divertito e continuò a condurmi per le vie di New York. Attraversammo Central Park fin quando non apparve davanti a noi, un tendone. Il tendone era completamente illuminato da lucine minuscole bianche che ne sottolineavano la forma e i particolari. Mi condusse al suo interno e mi trovai in una stanza buia. Lo sentii allontanarsi da me e accendere un interruttore che diede luce alla stanza con un rumoroso clic. Rimasi sovrastata dalla bellezza di quel posto. Le pareti dorate e i rinfreschi sul muro potevano benissimo appartenere a una villa rinascimentale. Il lampadario d’antiquariato dava sicuramente un tocco di magia che ci riportava a un’altra epoca. Stranamente mi era famigliare. Cercai di capire dove potessi aver mai visto una stanza del genere, ma non mi venne in mente niente. Non era paragonabile neanche al più sfarzoso dei sogni da principessa che ogni bimba fa di tenera età. Cercai il mio principe con lo sguardo. Lo trovai dall’altra parte della stanza e lo vidi sfoggiare quel suo sorrisetto sghembo che mi lasciava sempre senza fiato. Lo vidi farmi cenno di avvicinarmi a lui. Quando gli fui abbastanza vicino mi prese per i fianchi e mi condusse all’interno di quello che avrebbe dovuto essere il guardaroba. Mi fece scivolare via la giacca leggera che avevo preso per precauzione e la ripose in un armadio. Poi fece lo stesso con la sua giacca e stringendomi la mano mi riportò nella stanza di prima. Sul lato di fronte a me c’era un palchetto con sopra qualche violinista e un pianista che stavano accordando i loro strumenti. Sulla nostra sinistra un immenso bancone dove i cuochi si stavano preparando a cucinare la nostra cena proprio sotto i nostri occhi. Mi sembrò troppo strano che non ci fosse nessuno. Eppure erano le nove passate. Il locale dovrebbe essere già stato pieno. Si avvicinò a noi un uomo che sembrava un pinguino imbalsamato.
“ buonasera mademoiselle!” disse porgendomi la mano. La afferrai e lui si portò la mia mano alle labbra baciandola lievemente. “ Sono onorato di fare la sua conoscenza”
“l’onore è tutto mio”
“non ha idea di quanto ci ha fatto galoppare quest’uomo! Ma capisco perfettamente il perché ora…vi auguro una bella serata!” disse poi rivolgendo una rapida occhiata a James e facendo un cenno ai musicisti cominciarono a suonare una melodia  lenta. Guardai James incredula. Mi sfoggiò un sorrisino imbarazzato e poi mi fece accomodare su una delle due sedie dell’unico tavolo apparecchiato per due. Non smise un secondo di studiarmi con il suo sguardo furbo e leggero. E lo stesso feci anch’io.
“ti prego di qualcosa…così rischi di uccidermi” aveva abbassato lo sguardo sulle sue mani che si torturavano nervose. Mi mossi velocemente sorprendendolo e coprii la breve distanza che c’era tra noi posandogli la mia mano sulle sue e costringendolo così ad alzare lo sguardo. I suoi occhi furono nei miei e fui di nuovo presa dal panico più totale.
“È stupendo…”  sussurrai quasi come non volessi essere sentita.
intrecciò le sue dita con le mie e i miei occhi si fermarono a guardare le nostre mani intrecciate. E questo come lo farò a spiegare a Chris? Mi piaceva terribilmente quella visione. Sorrisi ancora di più di quanto stessi già facendo prima.
“sei felice?” i suoi occhi cercarono ancora i miei per controllare che dicessi la verità
“sì, e tu?”
“terribilmente felice” mi sentii avvampare nuovamente le guance
“spero vi divertiate…” era tornato il pinguino imbalsamato
“non potrebbe andare meglio” rispose James staccando gli occhi da me per poterli posare sul pinguino
“oh bhe vedo…” disse il pinguino posando gli occhi sulle nostre mani intrecciate in bella vista sopra al tavolo. Sentii la mano di James stringere la mia con più forza e di nuovo il suo sguardo puntarsi su me.
“volevo chiedere se posso cominciare a portare la prima portata?”
“certo…proceda pure”
Il pinguino alzò i tacchi e si diresse verso “la cucina”.
“sei un incanto questa sera! Molto…elegante”
“anche tu sei molto elegante”
“ma mai alla tua altezza”
“su questo ho i miei dubbi…” ridacchiò nuovamente lasciandomi sempre senza fiato.
“cos’è che ti diverte?” chiesi incuriosita. Continuava a ridere mantenendo i suoi occhi nei miei.
“sei deliziosa” ridacchiai presa di sorpresa e il pinguino ritornò con la prima portata. Le nostre mani furono costrette e lasciarsi e fui pervasa da un gelo inaspettato. Cominciammo a mangiare. I piatti erano tutti buonissimi e smettemmo di mangiare solo quando stavamo per scoppiare. Mi fece un sacco di domande sui miei amici, la famiglia e le mie passioni. Le domande, come per me non mancarono neppure per lui anche se ogni volta che s stava per toccare l’argomento famiglia cambiava velocemente discorso. Nonostante questo piccolo particolare, parlammo, ridemmo, scherzammo davvero tanto. I musicisti non smettevano mai di suonare e il pinguino naturalmente non perdeva un attimo per chiederci come andasse la serata.
“allora come va la serata? Vi divertite spero”
“si era tutto buonissimo”
“ ne sono felice…volete un caffè?”
“per me uno macchiato, grazie”
“e per lei signorina?”
“un cappuccino, grazie”
“arrivano subito” tagliò corto e sparì dietro a un bancone.
“ giuro che se torna un’altra volta domani gliene dico quattro”
“ si può sempre andare via senza pagare il conto”
“ non sarebbe una cattiva idea” ridacchiò alla ricerca della mia mano “peccato che me lo farebbe arrivare direttamente a casa”
“vi conoscete già?”
“se ci conosciamo? È praticamente mio zio!” cominciò ad accarezzarmi la mano con il pollice disegnando sul dorso cerchi immaginari.
“sinceramente non me lo aspettavo”.
Continuava a ridere divertito dalla mia reazione “si…dicono tutti così! Guarda un po’ come riesco a farlo arrabbiare…”
Il pinguino, praticamente zio di James, si rifece vivo con le nostre ordinazioni.
“ ecco qui! Il cappuccino per la signorina e il caffè macchiato per James.”
Suo zio? Impossibile!
“ehy zio tua moglie mi sta facendo morire…lo sai quello che vorrebbe…”
“ quante volte te l’ ho detto di non chiamarmi in quel modo?! E di a mia moglie di lasciarmi in pace!!”
“okay va bene….zio”
“sei un caso disperato!” e così dicendo alzò i tacchi
“non vuole essere chiamato zio. Dice che sa troppo di vecchio” mi spiegò quando “lo zio” non era a portata d’orecchio.
“che cosa vuole sua moglie?”.
“vuole che lui torni a casa da lei. Pensa che sia partito in giro per il mondo. La realtà è che non vuole averla tra i piedi mentre lavora perché gli rovina tutto. Le vuole bene, ma è assolutamente geloso del suo lavoro”.
I musicisti smisero di suonare per un attimo e dopo qualche minuto di silenzio ripresero e suonare una canzone che conoscevo molto bene vista la passione di mia madre per la musica classica.
Fin da quando ero dalla culla mi aveva istruita a riconoscere un compositore dall’altro a orecchio. Se c’era un compositore che a lei piacesse, allora me lo faceva conoscere inculcandomi il suo stile. Adesso stavano suonando una canzone di Yiruma.
“è molto bella questa canzone” dissi infine dopo una lunga pausa di silenzio. Mi ritornarono in mente tanti ricordi di mia mamma.
“dopo una giornata di scuola mia madre mi accoglieva sempre con questa canzone nello stereo e una bella fetta di torta la cioccolato appena sfornata” chiusi gli occhi invasa da ricordi. Riuscivo quasi a sentire l’odore del cioccolato caldo e la voce di mia mamma. Poi un’altra voce. Era quella di Michael.
“non devi avere paura.”
Come potrei mai dimenticare quel giorno.
“non ci riuscirò mai!”
“ci sono io. Guarda me. Non è difficile”
“Michael per l’amor del cielo sta attento!”
Risentii il mio cuore continuare a battere incredibilmente veloce. Il mio respiro pesante.
“Michael!” le mie urla tornarono come fantasmi nella mia mente. Quella notte. La notte che si è chiusa per sempre su di me e Michael
“Kelly mi sposo”
“oh Michael sono così felice per te!” era il mio migliore amico. Risentii le urla, il calore del suo corpo sul mio. Era il mio migliore amico. Lo era sempre stato e lo sarebbe rimasto per sempre.
“Kelly io voglio te!”
“ti voglio bene”
“non mi lasciare…”
“ho giurato col mignolo”
“da domani sono ufficialmente in luna di miele”
“divertiti”
“non so se ce la posso fare a starti lontano per così tanto!”
“dai così finalmente di disintossichi da me”
“mia mamma lo ha sempre detto che su di me hai una cattiva influenza!” mi giunse la sua risata cristallina che avevo sentito per almeno sette anni e che adesso non sentivo più da un arco di tempo che sembrava molto più grande. Sorrisi…sua madre e le sue monotonie!
“Michael, tesoro, lo sai che disapprovo la tua amicizia con…quella ragazzaccia! Devi trovarti una donna un po’ più femminile…una donna che non cominci a tirare calci e pugni a destra e a manca solo perché le dicono che è una femminuccia! Non va bene per tirare su dei figli…”
“mamma non la devo sposare!! Siamo solamente amici!”
Di nuovo le mie urla di terrore. Di nuovo quella sensazione di freddo, di vuoto di solitudine. Il soffio lontano del treno che si avvicinava velocemente e quell’ultimo sorriso di Michael incastrato tra le rotaie del treno.
“Michael!!” ma ormai non avrei potuto più fare niente. Il treno non si fermò.
“è stato preso in pieno. Non deve aver sofferto molto. Un colpo netto.”
Forse lui non aveva sofferto. Io invece si. Avevo sofferto troppo, e continuavo a soffrire.
“sempre insieme non te lo ricordi?! L’avevi promesso!” urlavo come una disperata. Non mi presentai nemmeno al funerale. Non mi era rimasto più niente. Sentivo gli occhi umidi. Non adesso ti prego… niente da fare. Le lacrime cominciarono a bagnarmi gli occhi.
“scusami due secondi” mi diressi verso l’uscita senza degnare James di uno sguardo. Feci il giro del tendone di corsa. Dovevo trattenermi. Non potevo piangere. Avrei dovuto poi dare delle informazioni. Non volevo. Quando fui dalla parte opposta dell’entrata mi appoggiai con la schiena al tendone. Mi lasciai scivolare a terra e permisi al mio corpo di scoppiare. Le lacrime mi solcavano le guance. Il mio corpo era pervaso da convulsioni di dolore. Dopo tre anni eccomi ancora qui a piangere. Fai schifo! Michael non lo vorrebbe… Sentivo freddo benché fuori ci fossero 25° C. L’angelo nero mi stava trascinando nuovamente con se. Io non opponevo nessuna resistenza. Non mi interessava più niente. Volevo vivere nel ricordo. Volevo morire. Mi mancava il mio amico. Ero sempre stata egoista e non riuscivo ad accettare che lui fosse morto per un mio capriccio. Se solo avessi guardato con occhi lucidi! Era morto proprio sotto i miei occhi, gli stessi occhi con i quali l’avevo guardato con disprezzo, gli stessi occhi con il quale lo avevo sfidato a un gioco fatale.
Il ponticello andava da una parte all’altra della depressione nella quale si trovava una delle ferrovie più antiche ancora in uso di tutta l’America.
Mi afferrò il cappello e lo buttò giù.
“vallo subito a riprendere!”
“prima le signore!”
“ma io ho la gonna! Non ci riuscirei a scendere per la fune! E poi scusa, ma sei tu che me l’ hai buttato di sotto…vallo a riprendere tu!”
“non mi va…”
“brutto stronzo!”
“ma come siamo simpatiche questa mattina!”
Guardai la luna e le stelle brillare in quella splendida nottata.
È possibile che rovino sempre tutto! Mi strinsi nelle braccia ancora tremante dal dolore.
“scommetto che non hai il coraggio di lanciarti con la fune e andare a riprendere il mio cappello!”
“Kelly non mi sfidare inutilmente” ero furiosa, ma se solo avessi potuto sapere a cosa andasse incontro! Non l’avrei mai lasciato andare. La sua ora non sarebbe dovuta scoccare proprio quando io avevo più bisogno di lui.
Ascoltavo i miei singhiozzi. I miei polmoni cercavano e inspiravano aria avidamente mentre io continuavo a stringermi con la testa appoggiata alle ginocchia. Rividi il suo viso. Il suo viso sorridente diventare una maschera di sangue e essere trascinato nel buio dall’angelo nero, lo stesso angelo che adesso mi stava catturando tra la sue grinfie. Improvvisamente mi sentii circondare da altre braccia più calde. Mi ricordai il motivo per cui ero sopravvissuta a questi anni senza un faro in mezzo al mare in tempesta. Dovevo andare avanti. Mi sarei divisa in due. Una Kelly per il passato e una Kelly per il futuro. Non potevo di certo starmene lì ad aspettare di poter rivedere il mio migliore amico. Avrei vissuto. Dovevo vivere. Vivere e sorridere dei guai e poi pensare che domani sarà sempre meglio. Vivere e non essere mai contenta, vivere anche se ero morta dentro. Se non sarei riuscita a vivere per me l’avrei fatto per qualcun altro. Qualcuno mi strinse forte e soffocò il mio viso sul suo petto. Respirai a fondo quell’ odore di pulito che si diffuse velocemente in tutto il mio corpo. oh James! Continuò ad accarezzarmi e a baciarmi i capelli fino a quando non mi fui calmata e solo allora disse: “ti va di fare un giro o vuoi andare a casa?”
“facciamo un giro” volevo rimandare il più possibile il momento in cui sarei stata sola ad affrontare i miei fantasmi. Mi porse il braccio e io lo afferrai. Cominciammo a camminare e sapevo che prima o poi sarebbe arrivata la classica domanda “ che cosa c’è che non va?” oppure “come mai piangevi prima?”.
“sono uno stupido, scusami Kelly” lo guardai forse con due occhi più grandi della luna.
“perché dici questo?” mi sorprendeva sempre. Lasciò andare il mio braccio e si mise a sedere sull’erba fresca. Lo imitai continuandolo a guardarlo sperando che non cambiasse discorso.
“perché come è cominciata la musica avevo intenzione di invitarti a ballare…ma non l’ho fatto.” fissò lo sguardo nel cielo coperto di stelle e rimase in silenzio per qualche minuto incantato da quello spettacolo. Non c’era luna ma le stelle erano ben visibili considerando la limitazione della calotta d’inquinamento che ricopriva il globo. Mi sdraiai appoggiata sui gomiti contemplando quel cielo meraviglioso. Chissà se si poteva vedere Marte proprio come avevano detto questa mattina per radio. Scrutai il cielo affondo nella ricerca di quel puntino che doveva essere Marte. Lo trovai.
“si vede Marte questa sera” dissi indicandolo con il dito.
“ma è minuscolo!”
“lo credo bene! voglio vederti te se fossi a chissà quante migliaia di chilometri!”
“si forse hai ragione!”
“si…forse!” gli feci eco ridendo. Ero felice. Lo ero per il momento. Mi erano già capitate questo tipo di crisi: ero contenta fino a quando avrei avuto qualcosa per distrarmi. Mi dispiaceva usare in questo modo James, ma proprio non potevo farcela senza di lui. Un giorno sarei riuscita a donargli amore. Non volevo farlo soffrire. Ci sarei riuscita. Il mio compito sarebbe stato quello di farlo contento. Più amore mi donava e più amore mi sentivo in debito di restituirgli sperando che anche a lui facesse bene almeno quanto lo facesse a me.

Adesso però mi sa che vi vizio un po' troppo!!:p
se siete arrivati a leggere queste frasi vuol dire che prima avete letto il mio lungo capitolo e vi ringrazio in anteprima per i bei post che lascerete
sperando che siano numerosi!!:p
okay forse pretendo troppo!! l'imporante è che questa ff vi piaccia! bhe vorrei chiedere a  ladywolf di continuare a dare la sua scelta personale dei brani  da
accoppiare ai nuovi capitoli...sempre che per lei non sia un peso!!^^"
  
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