Nuovo capitolo
perchè:
1-molto probabilmente non riuscirò a postare per un po'
2- mi devo fare perdonare dal pezzo corto di prima...
1-molto probabilmente non riuscirò a postare per un po'
2- mi devo fare perdonare dal pezzo corto di prima...
Kelly
Il sole splendeva radioso quella mattina. Dalla
finestra filtrava una luce d’orata che mi svegliò
accarezzandomi lieve il viso.
Ancora con gli occhi chiusi il mio cervello cominciò a
programmare il resto
della mia giornata. Mi alzai conscia di dover sopravvivere a una
giornata di
ansia. Non vedevo l’ora che arrivasse la sera. Raggiunsi il
bagno. Mi sciacquai
la faccia e mi lavai i denti accendendo la radio sul meteo.
“annunciamo che oggi sarà
una giornata perfetta
da ogni punto di vista meteo. Di giorno il cielo sarà
leggermente coperto con
una temperatura massima di 25° C. Un leggero venticello serale
sgombrerà il
cielo da ogni tipo di ostacolo per poter avere una nottata
completamente a
cielo scoperto. Annunciamo in oltre che da questa sera sarà
perfetto poter
avvistare Marte e solo in piena notte anche Giove.”
Partì subito dopo il
tormentone dell’estate che cominciai a cantare a squarcia
gola svestendomi e
entrando in doccia. Stranamente l’acqua calda non aveva avuto
effetti
rilassanti quella mattina perché quando uscì mi
ritrovai ancora più agitata di
prima.
“ è colpa del tempo che
scorre troppo in
fretta!” mi aveva
detto Chris.
“primo appuntamento uguale ansai
mortale!!”
mi accorsi in quel momento di quanto aveva
ragione. Fino a un attimo fa non potevo resistere un solo minuto in
più senza
vederlo, ma adesso.. eh…adesso volevo soltanto poter avere
molto, molto più
tempo a disposizione! Non avevo ancora pensato a cosa mettermi ed erano
già le
undici e un quarto! Mannaggia alle tue abitudini da
dormigliona!
Mi precipitai subito al mio armadio e cominciai
la ricerca senza fine dell’abito perfetto. Forse
può andare qualcosa di
questo genere…no! Così non va bene! ho bisogno di
Chris!
Mi fiondai al telefono e composi il numero che
tanto sapevo a memoria. Ormai erano le dodici e quaranta. Era uscita da
un
pezzo dall’ufficio. Meglio…così non
l’avrei disturbata.
“non trovi niente da
mettere?” come faceva a
capire sempre di cosa avessi bisogno? Di
che ti stupisci? È Chris!!
“mi aiuti?” il mio tono
supplichevole non
ammetteva repliche
“aspettavo solo il via libera! Tra
un’ora ti porto
i vestiti!”
“ma che cosa hai in mente?”
però se esageri
non va bene
“non ti preoccupare…ci
penso io. A tra un’ora
precisa!” e mi attaccò il telefono in faccia senza
lasciarmi il tempo di
replicare.
L’aspettai con ansia. Forse con
troppa ansia
ma, se da un lato riusciva a capirmi come se fosse il mio grillo
parlante,
dall’altro mi spaventava terribilmente! Sapeva rendere le
cose più semplice
formidabili e le cose più elaborate pompose. Non avevo idea
di come mi sarei
vestita e non sapevo esattamente cosa mi sarei dovuta mettere e per
questo
ringraziavo il cielo di avere un’amica come Chris che mi
levava questo pensiero
di dosso. Speriamo si contenga!
Continuavo a vagare per la casa.
Era scoccata l’ora da almeno dieci
minuti e di
Chris nessuna traccia. Finalmente suonò il campanello. Corsi
ad aprire e mi
trovai davanti una montagna di vestiti. Ecco cosa intendevo per
esagerare!
“immagino che ci vorrà un
po’ per decidere” la
feci entrare e cominciai subito a guardare cosa mi aveva portato.
Dopo un pomeriggio passato tra “
questo non
va bene!” e “troppo
normale!”; riuscì a trovare il vestito
che
secondo lei era perfetto.
“tesoro sei un incanto!”
saltellava per la
stanza entusiasta del lavoro compiuto.
Io più mi guardavo allo specchio e
più mi
sembrava di essere una bomboniera troppo elaborata.
Con una smorfia le feci capire che non mi
piaceva affatto e buttai lo sguardo sulla massa d vestiti che avevo
provato. Ne
rimanevano veramente pochi e il mio si era dimostrato essere un caso
veramente
disperato.
Presi un abito nero che avevamo subito scartato
visto che secondo lei era “troppo da brava
ragazza”. Lo indossai, abbinandogli
un paio di scarpe nere vernice col tacco e una giacchetta marrone nel
caso
quella sera avesse fatto più freddo del solito. Mi sciolsi i
capelli appena
lavati e mi guardai allo specchio soddisfatta. Suonò il
campanello mentre stavo
finendo di truccarmi e sentii Chris andare ad aprire la porta.
Sperai che non cominciasse a fargli il terzo
grado come da suo solito. La mia mente cominciò a prevedere
tutti i modi più
orrendi con il quale la mia amica avrebbe potuto accoglierlo. Dopo quel
breve
viaggio sperai con tutta me stessa che non sarebbe accaduta qualsiasi
cosa la
mia mente aveva già previsto, magari esagerando un pochino,
ma…la figuraccia
c’era comunque. C’era troppo silenzio. Dovevo
andare a controllare. Mi
affrettai a raggiungere il salotto. Non era da Chris non parlare e
questo
silenzio mi terrorizzava quasi più dell’abito da
bomboniera che mi aveva fatto
provare prima. Voltai l’angolo e lo spettacolo che ritrovai
davanti mi fece
finalmente respirare. Chris stava borbottando qualcosa riguardo certe
carte che
doveva firmare.
“ ma dov’è che
dovrei firmare?”
“ proprio qui!” le
ripeté l’uomo mostrandole il
punto esatto. Mi sembrava spazientito, ma evidentemente non aveva mai
lavorato
con lei. In fatto di testardaggine non la batteva
nessuno…forse solo io.
“grazie mille” disse Chris
accompagnandolo alla
porta “ la prossima volta
però…” si interruppe a metà
frase. Altra cosa non da
Chris. Aveva aperto la porta e si era ritrovata faccia a faccia con
James.
“tu
devi essere James”
“ e tu
devi essere
Christin”
“il tipetto
è sveglio!” disse
rivolgendosi a me e stringendogli la mano che gli aveva proposto. Mi
sentii le
guance bollire e mi nascosi velocemente dietro al muretto che precedeva
l’ingresso del bagno.
“entra pure! Cosa
ci fai come un
fesso impalato sulla porta di casa?!?” adesso ero di un
colore bordò. Corsi in
bagno prima che mi potesse vedere e lì cercai di riprendere
a respirare normalmente.
Restai per qualche
minuto in attesa ad
ascoltare il mio respiro lento e profondo. Sentivo la sua voce
chiaramente e
improvvisamente mi sentii abbracciare da quel calore protettivo che
provavo
sempre quando gli stavo vicino. Avevo voglia di vederlo e inoltre non
potevo
permettergli di parlare da solo con Chris. Lei sapeva troppe cose
imbarazzanti
sul mio conto. Voltai l’angolo che mi divideva dalla sua
visione. Era di spalle
a me e stava ridacchiando con Chris. Sembravano essere entrati da
subito in una
perfetta sintonia come se si conoscessero da una vita. Come entrai
Chris mi
fissò facendogli capire che avevo fatto il mio ingresso. Si
voltò lentamente e
aspettai il suo giudizio con più ansia del previsto. Dopo
aver studiato il mio
vestito, il suo sguardo si incatenò nei miei occhi e sperai
vivacemente che non
avesse notato l’imbarazzo che provavo ad essere al centro
delle sue attenzioni.
se non parli tu
tocca farlo a
me! “ciao” non so come riuscii a trovare
la forza di parlare.
“ciao…sei
stupenda Kelly” disse
continuando a squadrarmi. Il suo sguardo attento faceva quasi mele e mi
costrinse a fissare la parete dietro di lui
“grazie”
“pronta per
andare?” mi chiese
proponendomi il braccio che accettai sperando di non sembrare
un’imbranata
totale
“ sicuro”
“bhe arrivederla e felice di aver fatto la sua conoscenza” disse James a Chris con un cenno della testa. Se non l’avesse interpellata non mi sarei nemmeno accorta che ci stava fissando. Stava per scoppiare. Lo sapevo. Era sempre stato così. Sorriso sognante, occhi lucidi, guance rosse e come se non bastasse si stava torturando il labbro inferiore con i denti.
“fate a modo!” la fulminai subito e la vidi ridacchiare di gusto mentre la porta si chiudeva alle nostre spalle. Mi sarei dovuta appuntare nella mente ogni singolo particolare per il resoconto che mi avrebbe sicuramente chiesto quando sarei rientrata. Non potevo nemmeno sperare di trovarla a dormire. Io ero il suo regalo la notte di natale e lei una bambina troppo curiosa e impaziente. Scossi la testa cercando di scacciare quei pensieri e di concentrarmi sulla persona che tenevo a braccetto.
“ sicuro”
“bhe arrivederla e felice di aver fatto la sua conoscenza” disse James a Chris con un cenno della testa. Se non l’avesse interpellata non mi sarei nemmeno accorta che ci stava fissando. Stava per scoppiare. Lo sapevo. Era sempre stato così. Sorriso sognante, occhi lucidi, guance rosse e come se non bastasse si stava torturando il labbro inferiore con i denti.
“fate a modo!” la fulminai subito e la vidi ridacchiare di gusto mentre la porta si chiudeva alle nostre spalle. Mi sarei dovuta appuntare nella mente ogni singolo particolare per il resoconto che mi avrebbe sicuramente chiesto quando sarei rientrata. Non potevo nemmeno sperare di trovarla a dormire. Io ero il suo regalo la notte di natale e lei una bambina troppo curiosa e impaziente. Scossi la testa cercando di scacciare quei pensieri e di concentrarmi sulla persona che tenevo a braccetto.
“qualcosa non
va?” mi chiese
James spezzando il silenzio che si era creato tra noi
“quando
tornerò dovrò farle un
resoconto dettagliato della serata…”gli dissi con
una smorfia che sperassi
potesse passare per carina.
Dalla
sua bocca uscì una risata cristallina che non mi sarei
aspettata.
“eh già…avevo
l’impressione che stesse per
scoppiare”. Mi sentii le guance avvampare e fissai lo sguardo
sui nostri piedi
che camminavano sul marciapiede affollato di New York.
“te ne sei
accorto…” “era impossibile non
accorgersene!” stava
ridendo divertito anche se io non ci vedevo niente di così
divertente. Insomma
riderei se la situazione fosse ribaltata?… sì,
assolutamente sì!
Mi misi a ridere con lui ripensando alla faccia
di Chris in fase “esplosione”. Non stavo neanche
badando a dove andavo. Mi
lasciavo trasportare da lui senza la minima obiezione.
“ dove stiamo andando?”
“eh eh…sorpresa”
“non mi dire che mi devo bendare o
una cosa del
genere?!”
“ti fideresti?”
“si” ero sicura di quello
che dicevo. Mi fidavo
della persona che avevo davanti a me. Lui però non sembrava
che l’avesse presa
bene. Cominciò a guardare avanti con lo sguardo perso nel
vuoto, pensieroso. Mi
fidavo di un uomo che non mi aveva ancora detto nulla di se, che mi
teneva
nascosto qualcosa. Ma ero normale? Ero quasi sicura del fatto che
c’era
qualcosa di cui avere paura in James, ma allo stesso tempo ne ero
attratta,
terribilmente attratta. Prima o poi me l’avrebbe detto. Me
l’avrebbe detto
quando sarebbe stato il momento più opportuno e io
l’avrei accettato. Non
potevo rinunciare al mio sole invernale. L’avrei aspettato;
avrei cercato di
farlo felice; avrei cercato di non perderlo.
“non dovresti” continuava a
tenere lo sguardo
fisso davanti a se e così feci anch’io
“si…mi fido di
te”
“sembri proprio
irremovibile”
“lo sono”
ridacchiò divertito e
continuò a condurmi per
le vie di New York. Attraversammo Central Park fin quando non apparve
davanti a
noi, un tendone. Il tendone era completamente illuminato da lucine
minuscole
bianche che ne sottolineavano la forma e i particolari. Mi condusse al
suo
interno e mi trovai in una stanza buia. Lo sentii allontanarsi da me e
accendere un interruttore che diede luce alla stanza con un rumoroso clic.
Rimasi sovrastata dalla bellezza di quel posto. Le pareti dorate e i
rinfreschi
sul muro potevano benissimo appartenere a una villa rinascimentale. Il
lampadario d’antiquariato dava sicuramente un tocco di magia
che ci riportava a
un’altra epoca. Stranamente mi era famigliare. Cercai di
capire dove potessi
aver mai visto una stanza del genere, ma non mi venne in mente niente.
Non era
paragonabile neanche al più sfarzoso dei sogni da
principessa che ogni bimba fa
di tenera età. Cercai il mio principe con lo sguardo. Lo
trovai dall’altra
parte della stanza e lo vidi sfoggiare quel suo sorrisetto sghembo che
mi
lasciava sempre senza fiato. Lo vidi farmi cenno di avvicinarmi a lui.
Quando
gli fui abbastanza vicino mi prese per i fianchi e mi condusse
all’interno di
quello che avrebbe dovuto essere il guardaroba. Mi fece scivolare via
la giacca
leggera che avevo preso per precauzione e la ripose in un armadio. Poi
fece lo
stesso con la sua giacca e stringendomi la mano mi riportò
nella stanza di
prima. Sul lato di fronte a me c’era un palchetto con sopra
qualche violinista
e un pianista che stavano accordando i loro strumenti. Sulla nostra
sinistra un
immenso bancone dove i cuochi si stavano preparando a cucinare la
nostra cena
proprio sotto i nostri occhi. Mi sembrò troppo strano che
non ci fosse nessuno.
Eppure erano le nove passate. Il locale dovrebbe essere già
stato pieno. Si
avvicinò a noi un uomo che sembrava un pinguino imbalsamato.
“ buonasera mademoiselle!”
disse porgendomi la
mano. La afferrai e lui si portò la mia mano alle labbra
baciandola lievemente.
“ Sono onorato di fare la sua conoscenza”
“l’onore è tutto
mio”
“non ha idea di quanto ci ha fatto
galoppare
quest’uomo! Ma capisco perfettamente il perché
ora…vi auguro una bella serata!”
disse poi rivolgendo una rapida occhiata a James e facendo un cenno ai
musicisti cominciarono a suonare una melodia
lenta. Guardai James incredula. Mi sfoggiò un sorrisino
imbarazzato e poi mi fece accomodare su
una delle due sedie dell’unico tavolo apparecchiato per due.
Non smise un
secondo di studiarmi con il suo sguardo furbo e leggero. E lo stesso
feci
anch’io.
“ti prego di
qualcosa…così
rischi di uccidermi” aveva abbassato lo sguardo sulle sue
mani che si
torturavano nervose. Mi mossi velocemente sorprendendolo e coprii la
breve
distanza che c’era tra noi posandogli la mia mano sulle sue e
costringendolo
così ad alzare lo sguardo. I suoi occhi furono nei miei e
fui di nuovo presa
dal panico più totale.
“È
stupendo…” sussurrai
quasi come non volessi essere
sentita.
intrecciò le sue
dita con le mie
e i miei occhi si fermarono a guardare le nostre mani intrecciate. E
questo
come lo farò a spiegare a Chris? Mi piaceva
terribilmente quella visione.
Sorrisi ancora di più di quanto stessi già
facendo prima.
“sei
felice?” i suoi occhi
cercarono ancora i miei per controllare che dicessi la verità
“sì, e
tu?”
“terribilmente
felice” mi sentii
avvampare nuovamente le guance
“spero vi
divertiate…” era
tornato il pinguino imbalsamato
“non potrebbe
andare meglio”
rispose James staccando gli occhi da me per poterli posare sul pinguino
“oh bhe
vedo…” disse il pinguino
posando gli occhi sulle nostre mani intrecciate in bella vista sopra al
tavolo.
Sentii la mano di James stringere la mia con più forza e di
nuovo il suo
sguardo puntarsi su me.
“volevo chiedere
se posso
cominciare a portare la prima portata?”
“certo…proceda
pure”
Il pinguino alzò
i tacchi e si
diresse verso “la cucina”.
“sei un incanto
questa sera!
Molto…elegante”
“anche tu sei
molto elegante”
“ma mai alla tua
altezza”
“su questo ho i
miei dubbi…”
ridacchiò nuovamente lasciandomi sempre senza fiato.
“cos’è
che ti diverte?” chiesi
incuriosita. Continuava a ridere mantenendo i suoi occhi nei miei.
“sei
deliziosa” ridacchiai presa
di sorpresa e il pinguino ritornò con la prima portata. Le
nostre mani furono
costrette e lasciarsi e fui pervasa da un gelo inaspettato. Cominciammo
a
mangiare. I piatti erano tutti buonissimi e smettemmo di mangiare solo
quando
stavamo per scoppiare. Mi fece un sacco di domande sui miei amici, la
famiglia
e le mie passioni. Le domande, come per me non mancarono neppure per
lui anche
se ogni volta che s stava per toccare l’argomento famiglia
cambiava velocemente
discorso. Nonostante questo piccolo particolare, parlammo, ridemmo,
scherzammo
davvero tanto. I musicisti non smettevano mai di suonare e il pinguino
naturalmente non perdeva un attimo per chiederci come andasse la
serata.
“allora come va
la serata? Vi
divertite spero”
“si era tutto
buonissimo”
“ ne sono felice…volete un caffè?”
“ ne sono felice…volete un caffè?”
“per me uno
macchiato, grazie”
“e per lei
signorina?”
“un cappuccino,
grazie”
“arrivano
subito” tagliò corto e
sparì dietro a un bancone.
“ giuro che se
torna un’altra
volta domani gliene dico quattro”
“ si
può sempre andare via senza
pagare il conto”
“ non sarebbe una
cattiva idea”
ridacchiò alla ricerca della mia mano “peccato che
me lo farebbe arrivare
direttamente a casa”
“vi conoscete
già?”
“se ci
conosciamo? È
praticamente mio zio!” cominciò ad accarezzarmi la
mano con il pollice
disegnando sul dorso cerchi immaginari.
“sinceramente non
me lo
aspettavo”.
Continuava a ridere
divertito
dalla mia reazione “si…dicono tutti
così! Guarda un po’ come riesco a farlo
arrabbiare…”
Il pinguino, praticamente zio di James, si rifece vivo con le nostre ordinazioni.
Il pinguino, praticamente zio di James, si rifece vivo con le nostre ordinazioni.
“ ecco qui! Il
cappuccino per la
signorina e il caffè macchiato per James.”
Suo zio?
Impossibile!
“ehy zio tua
moglie mi sta
facendo morire…lo sai quello che
vorrebbe…”
“ quante volte te l’ ho detto di non chiamarmi in quel modo?! E di a mia moglie di lasciarmi in pace!!”
“ quante volte te l’ ho detto di non chiamarmi in quel modo?! E di a mia moglie di lasciarmi in pace!!”
“okay va
bene….zio”
“sei un caso
disperato!” e così
dicendo alzò i tacchi
“non vuole essere
chiamato zio.
Dice che sa troppo di vecchio” mi spiegò quando
“lo zio” non era a portata
d’orecchio.
“che cosa vuole
sua moglie?”.
“vuole che lui
torni a casa da
lei. Pensa che sia partito in giro per il mondo. La realtà
è che non vuole
averla tra i piedi mentre lavora perché gli rovina tutto. Le
vuole bene, ma è
assolutamente geloso del suo lavoro”.
I musicisti smisero di
suonare
per un attimo e dopo qualche minuto di silenzio ripresero e suonare una
canzone
che conoscevo molto bene vista la passione di mia madre per la musica
classica.
Fin da quando ero dalla
culla mi
aveva istruita a riconoscere un compositore dall’altro a
orecchio. Se c’era un
compositore che a lei piacesse, allora me lo faceva conoscere
inculcandomi il
suo stile. Adesso stavano suonando una canzone di Yiruma.
“è
molto bella questa canzone”
dissi infine dopo una lunga pausa di silenzio. Mi ritornarono in mente
tanti
ricordi di mia mamma.
“dopo una
giornata di scuola mia
madre mi accoglieva sempre con questa canzone nello stereo e una bella
fetta di
torta la cioccolato appena sfornata” chiusi gli occhi invasa
da ricordi.
Riuscivo quasi a sentire l’odore del cioccolato caldo e la
voce di mia mamma.
Poi un’altra voce. Era quella di Michael.
“non
devi avere paura.”
Come potrei mai dimenticare
quel
giorno.
“non ci riuscirò mai!”
“non ci riuscirò mai!”
“ci sono
io. Guarda me. Non è
difficile”
“Michael
per l’amor del cielo
sta attento!”
Risentii il mio cuore
continuare
a battere incredibilmente veloce. Il mio respiro pesante.
“Michael!”
le mie urla
tornarono come fantasmi nella mia mente. Quella notte. La notte che si
è chiusa
per sempre su di me e Michael
“Kelly
mi sposo”
“oh
Michael sono così felice
per te!” era il mio migliore amico. Risentii le
urla, il calore del suo
corpo sul mio. Era il mio migliore amico. Lo era sempre stato e lo
sarebbe
rimasto per sempre.
“Kelly
io voglio te!”
“ti
voglio bene”
“non mi
lasciare…”
“ho
giurato col mignolo”
“da
domani sono ufficialmente
in luna di miele”
“divertiti”
“non so
se ce la posso fare a
starti lontano per così tanto!”
“dai
così finalmente di
disintossichi da me”
“mia
mamma lo ha sempre detto
che su di me hai una cattiva influenza!” mi giunse
la sua risata
cristallina che avevo sentito per almeno sette anni e che adesso non
sentivo
più da un arco di tempo che sembrava molto più
grande. Sorrisi…sua madre e le
sue monotonie!
“Michael,
tesoro, lo sai che
disapprovo la tua amicizia con…quella ragazzaccia! Devi
trovarti una donna un
po’ più femminile…una donna che non
cominci a tirare calci e pugni a destra e a
manca solo perché le dicono che è una
femminuccia! Non va bene per tirare su
dei figli…”
“mamma
non la devo sposare!!
Siamo solamente amici!”
Di nuovo le mie urla di
terrore.
Di nuovo quella sensazione di freddo, di vuoto di solitudine. Il soffio
lontano
del treno che si avvicinava velocemente e quell’ultimo
sorriso di Michael
incastrato tra le rotaie del treno.
“Michael!!”
ma ormai non
avrei potuto più fare niente. Il treno non si
fermò.
“è
stato preso in pieno. Non
deve aver sofferto molto. Un colpo netto.”
Forse lui non aveva
sofferto. Io
invece si. Avevo sofferto troppo, e continuavo a soffrire.
“sempre
insieme non te lo
ricordi?! L’avevi promesso!” urlavo come
una disperata. Non mi presentai
nemmeno al funerale. Non mi era rimasto più niente. Sentivo
gli occhi umidi. Non
adesso ti prego… niente da fare. Le lacrime
cominciarono a bagnarmi gli
occhi.
“scusami due secondi” mi diressi verso l’uscita senza degnare James di uno sguardo. Feci il giro del tendone di corsa. Dovevo trattenermi. Non potevo piangere. Avrei dovuto poi dare delle informazioni. Non volevo. Quando fui dalla parte opposta dell’entrata mi appoggiai con la schiena al tendone. Mi lasciai scivolare a terra e permisi al mio corpo di scoppiare. Le lacrime mi solcavano le guance. Il mio corpo era pervaso da convulsioni di dolore. Dopo tre anni eccomi ancora qui a piangere. Fai schifo! Michael non lo vorrebbe… Sentivo freddo benché fuori ci fossero 25° C. L’angelo nero mi stava trascinando nuovamente con se. Io non opponevo nessuna resistenza. Non mi interessava più niente. Volevo vivere nel ricordo. Volevo morire. Mi mancava il mio amico. Ero sempre stata egoista e non riuscivo ad accettare che lui fosse morto per un mio capriccio. Se solo avessi guardato con occhi lucidi! Era morto proprio sotto i miei occhi, gli stessi occhi con i quali l’avevo guardato con disprezzo, gli stessi occhi con il quale lo avevo sfidato a un gioco fatale.
“scusami due secondi” mi diressi verso l’uscita senza degnare James di uno sguardo. Feci il giro del tendone di corsa. Dovevo trattenermi. Non potevo piangere. Avrei dovuto poi dare delle informazioni. Non volevo. Quando fui dalla parte opposta dell’entrata mi appoggiai con la schiena al tendone. Mi lasciai scivolare a terra e permisi al mio corpo di scoppiare. Le lacrime mi solcavano le guance. Il mio corpo era pervaso da convulsioni di dolore. Dopo tre anni eccomi ancora qui a piangere. Fai schifo! Michael non lo vorrebbe… Sentivo freddo benché fuori ci fossero 25° C. L’angelo nero mi stava trascinando nuovamente con se. Io non opponevo nessuna resistenza. Non mi interessava più niente. Volevo vivere nel ricordo. Volevo morire. Mi mancava il mio amico. Ero sempre stata egoista e non riuscivo ad accettare che lui fosse morto per un mio capriccio. Se solo avessi guardato con occhi lucidi! Era morto proprio sotto i miei occhi, gli stessi occhi con i quali l’avevo guardato con disprezzo, gli stessi occhi con il quale lo avevo sfidato a un gioco fatale.
Il ponticello andava da una
parte all’altra della depressione nella quale si trovava una
delle ferrovie più
antiche ancora in uso di tutta l’America.
Mi afferrò il
cappello e lo
buttò giù.
“vallo
subito a riprendere!”
“prima
le signore!”
“ma io
ho la gonna! Non ci
riuscirei a scendere per la fune! E poi scusa, ma sei tu che me
l’ hai buttato
di sotto…vallo a riprendere tu!”
“non mi
va…”
“brutto
stronzo!”
“ma come
siamo simpatiche
questa mattina!”
Guardai la luna e le stelle
brillare in quella splendida nottata.
È
possibile che rovino sempre
tutto! Mi strinsi nelle braccia ancora tremante dal dolore.
“scommetto
che non hai il
coraggio di lanciarti con la fune e andare a riprendere il mio
cappello!”
“Kelly
non mi sfidare
inutilmente” ero furiosa, ma se solo avessi potuto
sapere a cosa andasse
incontro! Non l’avrei mai lasciato andare. La sua ora non
sarebbe dovuta
scoccare proprio quando io avevo più bisogno di lui.
Ascoltavo i miei
singhiozzi. I
miei polmoni cercavano e inspiravano aria avidamente mentre io
continuavo a
stringermi con la testa appoggiata alle ginocchia. Rividi il suo viso.
Il suo
viso sorridente diventare una maschera di sangue e essere trascinato
nel buio
dall’angelo nero, lo stesso angelo che adesso mi stava
catturando tra la sue
grinfie. Improvvisamente mi sentii circondare da altre braccia
più calde. Mi
ricordai il motivo per cui ero sopravvissuta a questi anni senza un
faro in
mezzo al mare in tempesta. Dovevo andare avanti. Mi sarei divisa in
due. Una
Kelly per il passato e una Kelly per il futuro. Non potevo di certo
starmene lì
ad aspettare di poter rivedere il mio migliore amico. Avrei vissuto.
Dovevo
vivere. Vivere e sorridere dei guai e poi pensare che domani
sarà sempre
meglio. Vivere e non essere mai contenta, vivere anche se ero morta
dentro. Se
non sarei riuscita a vivere per me l’avrei fatto per qualcun
altro. Qualcuno mi
strinse forte e soffocò il mio viso sul suo petto. Respirai
a fondo quell’
odore di pulito che si diffuse velocemente in tutto il mio corpo. oh
James! Continuò
ad accarezzarmi e a baciarmi i capelli fino a quando non mi fui calmata
e solo
allora disse: “ti va di fare un giro o vuoi andare a
casa?”
“facciamo un
giro” volevo
rimandare il più possibile il momento in cui sarei stata
sola ad affrontare i
miei fantasmi. Mi porse il braccio e io lo afferrai. Cominciammo a
camminare e
sapevo che prima o poi sarebbe arrivata la classica domanda “
che cosa c’è che
non va?” oppure “come mai piangevi
prima?”.
“sono uno
stupido, scusami
Kelly” lo guardai forse con due occhi più grandi
della luna.
“perché
dici questo?” mi
sorprendeva sempre. Lasciò andare il mio braccio e si mise a
sedere sull’erba
fresca. Lo imitai continuandolo a guardarlo sperando che non cambiasse
discorso.
“perché
come è cominciata la
musica avevo intenzione di invitarti a ballare…ma non
l’ho fatto.” fissò lo
sguardo nel cielo coperto di stelle e rimase in silenzio per qualche
minuto
incantato da quello spettacolo. Non c’era luna ma le stelle
erano ben visibili
considerando la limitazione della calotta d’inquinamento che
ricopriva il
globo. Mi sdraiai appoggiata sui gomiti contemplando quel cielo
meraviglioso.
Chissà se si poteva vedere Marte proprio come avevano detto
questa mattina per
radio. Scrutai il cielo affondo nella ricerca di quel puntino che
doveva essere
Marte. Lo trovai.
“si vede Marte
questa sera”
dissi indicandolo con il dito.
“ma è
minuscolo!”
“lo credo bene!
voglio vederti
te se fossi a chissà quante migliaia di
chilometri!”
“si forse hai
ragione!”
“si…forse!” gli feci eco ridendo. Ero felice. Lo ero per il momento. Mi erano già capitate questo tipo di crisi: ero contenta fino a quando avrei avuto qualcosa per distrarmi. Mi dispiaceva usare in questo modo James, ma proprio non potevo farcela senza di lui. Un giorno sarei riuscita a donargli amore. Non volevo farlo soffrire. Ci sarei riuscita. Il mio compito sarebbe stato quello di farlo contento. Più amore mi donava e più amore mi sentivo in debito di restituirgli sperando che anche a lui facesse bene almeno quanto lo facesse a me.
“si…forse!” gli feci eco ridendo. Ero felice. Lo ero per il momento. Mi erano già capitate questo tipo di crisi: ero contenta fino a quando avrei avuto qualcosa per distrarmi. Mi dispiaceva usare in questo modo James, ma proprio non potevo farcela senza di lui. Un giorno sarei riuscita a donargli amore. Non volevo farlo soffrire. Ci sarei riuscita. Il mio compito sarebbe stato quello di farlo contento. Più amore mi donava e più amore mi sentivo in debito di restituirgli sperando che anche a lui facesse bene almeno quanto lo facesse a me.
Adesso però mi sa
che vi vizio un po' troppo!!:p
se siete arrivati a leggere queste frasi vuol dire che prima avete letto il mio lungo capitolo e vi ringrazio in anteprima per i bei post che lascerete
sperando che siano numerosi!!:p
okay forse pretendo troppo!! l'imporante è che questa ff vi piaccia! bhe vorrei chiedere a ladywolf di continuare a dare la sua scelta personale dei brani da
accoppiare ai nuovi capitoli...sempre che per lei non sia un peso!!^^"
se siete arrivati a leggere queste frasi vuol dire che prima avete letto il mio lungo capitolo e vi ringrazio in anteprima per i bei post che lascerete
sperando che siano numerosi!!:p
okay forse pretendo troppo!! l'imporante è che questa ff vi piaccia! bhe vorrei chiedere a ladywolf di continuare a dare la sua scelta personale dei brani da
accoppiare ai nuovi capitoli...sempre che per lei non sia un peso!!^^"