E più ti penso e più mi
manchi,
Ti vedo coi miei occhi stanchi…
È notte fonda, penso sempre a te,
Chiudo gli occhi e penso a te…
Malgrado tutto sei la cosa più
importante
E mi ritorni in mente dolce come sei…
Mi chiedo senza te come vivrei,
E mi rispondo che se non potessi
rivederti
Io so già che farei…non
vivrei…
È notta fonda e sei lontano,
Senza di te ho un vuoto intorno…
E forse ti ho già perso ormai,
Stringo il cuscino, sei qui vicino…
[E più ti penso, Il Volo]
Gaetano
era seduto sul divano di casa sua da ore. Non riusciva ad alzarsi, non
riusciva
a respirare normalmente, non riusciva a fare niente.
L’incontro con Camilla al
caffè San Carlo era stato a dir poco deludente: la donna
aveva rifiutato il suo
invito alle terme in Toscana e gli aveva detto ancora una volta che
aveva
bisogno di tempo, ma che non sapeva di quanto.
Per
la prima volta da quando si conoscevano, Gaetano le aveva fatto
presente che
non sapeva per quanto ancora sarebbe stato capace di aspettarla e, in
risposta,
la professoressa si era alzata e l’aveva lasciato
lì da solo come un idiota, di
nuovo.
Vederla
allontanarsi da lui, arrabbiata come la sera in cui erano andati a
mangiare al
ristorante giapponese, aveva provocato in Gaetano un male fisico. Senza
nemmeno
rendersene conto si era alzato, era uscito senza salutare Renzo
– del resto non
gliene importava più niente di quel maledetto rompiscatole
geloso della sua
Camilla! – era salito in macchina e si era diretto a casa
sua. Appena entrato
nell’appartamento era corso a sedersi sul divano e
lì era rimasto tutto il pomeriggio
e buona parte della sera, senza mai muoversi. L’unica cosa
che aveva fatto in
tutte quelle ore era stato pensare e ripensare alla settimana
disastrosa che
aveva appena vissuto: aveva cercato in ogni modo di conquistare
Camilla, di
farsi bello ai suoi occhi, di prendere l’iniziativa per farle
capire che lui
era sempre presente per lei, che non aveva paura di dimostrarle che le
amava e
che non si faceva problemi a dirglielo di fronte a chiunque ma
evidentemente
non era servito a niente.
All’inizio
della settimana aveva bussato alla porta della professoressa per
regalarle i
suoi biscotti preferiti e per invitarla a cena nel loro ristorante
giapponese
preferito. In realtà era stato un disastro: durante la cena
avevano litigato
perché Gaetano aveva confessato di essere infastidito da
Renzo e dai suoi
atteggiamenti e Camilla si era alzata ed era corsa via, furiosa. Lui
l’aveva
seguita ma quello che la donna gli aveva gridato per strada lo aveva
ferito
mortalmente: come poteva la sua professoressa pensare che lui non la
amasse,
che non l’avesse mai amata ma che fosse stato tutto uno
stratagemma per
conquistarla? Quelle parole lo avevano lasciato pietrificato sotto i
portici di
via Roma e, incapace di seguirla, l’aveva osservata
allontanarsi da lui mentre
sentiva gli occhi riempirsi di lacrime e il cuore sbriciolarsi in mille
pezzi.
Dopo
qualche minuto si era ripreso, aveva passeggiato ancora un
po’ sotto i portici
maledicendosi per aver toccato quel tasto in maniera così
indelicata e aveva
deciso di ingoiare il suo orgoglio e di andare a scusarsi con Camilla,
nonostante le parole di lei avessero inferto profonde e dolorose ferite
al suo
cuore innamorato. Aveva quindi comprato una dozzina di rose rosse,
aveva
bussato alla sua porta e, non appena la donna gli aveva aperto, le
aveva
chiesto scusa: anche Camilla si era scusata per essere stata troppo
dura nei
suoi confronti e molto probabilmente avrebbero fatto la pace facendo
l’amore se
Renzo, Livietta e i soliti rompiscatole non li avessero interrotti.
In
quel momento Gaetano aveva pensato che sarebbe andato tutto bene, ma
ancora non
sapeva che si sbagliava di grosso.
Era
riuscito a convincere Camilla a passare la notte nel suo appartamento,
anche se
nella sua testa si era immaginato ben altre parole rispetto al
“Forzami…”
sussurrato dalla donna ma gli andava bene anche così,
perché si trattava
comunque di piccoli passi avanti. E di piccoli passi avanti ce
n’erano stati
altri dato che Camilla aveva cenato a casa sua per ben due sere di
fila: era
stato meraviglioso cucinare per loro due mentre lei apparecchiava la
tavola,
osservarla mangiare e discutere delle indagini non davanti a un
vermouth ma
davanti a una vera cena. Anche se la seconda volta erano stati
interrotti da
Renzo, Gaetano si sentiva più tranquillo perché
non solo la donna non aveva
invitato il marito a entrare in quella che una volta era la loro casa,
ma aveva
anche dimostrato di aver gradito particolarmente l’irruenza
di Gaetano che, non
appena lei aveva aperto la porta, le aveva tolto il telefono dalle
mani,
l’aveva baciata con foga fino a farle appoggiare le spalle
contro il muro del
corridoio e aveva continuato la sua dolce tortura per farle capire
quanta
voglia avesse di lei. Camilla aveva risposto ai suoi baci con
altrettanta
irruenza e in quel momento Gaetano aveva pensato seriamente che le cose
potessero solo migliorare; in realtà si sbagliava di grosso,
perché da quel
momento non avevano più fatto passi avanti ma solo
chilometri indietro.
Forse
la colpa era sua, che una mattina le aveva proposto di andare a
convivere e in
seguito le aveva chiesto di definire la loro relazione. Tutto si
sarebbe
aspettato ma non che Camilla gli dicesse che ovviamente non erano amici
ma
nemmeno una coppia. Gaetano aveva cercato di nascondere la delusione e
il
dolore che provava in quel momento e forse ci era riuscito, o forse era
la
professoressa che aveva deciso di ignorare i suoi sentimenti prima di
abbandonare il letto dove avevano dormito abbracciati e andare a
scuola.
Gaetano
non riusciva a capire l’atteggiamento di Camilla, ci provava,
ma proprio non ci
riusciva. Probabilmente lei era ancora ferita dal tradimento di Renzo
ed era
per questo che non voleva andare subito a convivere con lui, questo
poteva
comprenderlo ed accettarlo…quello che non comprendeva era
però perché la donna
avesse detto che non erano una coppia. Si comportavano come una coppia,
bisticciavano e facevano pace come una coppia ma se non lo
erano…che cos’erano
allora? Non aveva avuto il coraggio di chiederglielo perché
temeva che Camilla
potesse dire che erano amici di letto o qualcosa di simile e in quel
caso era
certo che il suo cuore non avrebbe retto a quelle parole.
Era
inutile mentire a se stesso: Camilla continuava a sfuggirgli,
continuava ad
evitare i discorsi seri su loro due e questo lo feriva a morte,
così come lo
ferivano a morte tutte le battute scherzose con cui la professoressa
smorzava
le sue dichiarazioni d’amore, o i suoi continui cambi di
argomento quando
Gaetano tirava in ballo la loro relazione. Davvero non riusciva a
capire in che
cosa avesse sbagliato: l’aveva aspettata incessantemente per
dieci anni, le era
stato vicino da amico non appena aveva scoperto del tradimento di Renzo
e
adesso che finalmente si erano baciati e avevano fatto
l’amore aveva compreso che
tutto quello che aveva immaginato per dieci anni era reale anzi, era
anche
meglio di quello che aveva sognato.
Gaetano
era contento di essere riuscito a trattenersi per tutti quegli anni, di
essere
riuscito a rispettare il volere di Camilla, di non averla mai forzata,
nemmeno
quando era chiaro che se avesse provato a baciarla lei avrebbe ceduto,
di
averla aiutata quando c’erano stati i problemi con Renzo e
quando la donna
aveva scoperto del nuovo tradimento del marito e della gravidanza di
Carmen;
era contento di averlo fatto perché ogni singolo attimo
passato ad aspettarla
aveva portato all’inizio di una meravigliosa storia
d’amore. Quando però aveva
rischiato di perdere Camilla, quando si era reso conto che poteva non
avere un
futuro con lei proprio adesso che avevano iniziato a frequentarsi
veramente,
aveva capito che non poteva più aspettare.
Quando
Renzo l’aveva avvisato per dirgli che Camilla aveva avuto un
incidente, Gaetano
aveva sentito il sangue gelarsi nelle vene. I pensieri si
affaccendavano nella
sua mente sempre più confusi, sempre più
pessimisti e il vicequestore aveva
iniziato a tremare impercettibilmente. Senza sapere esattamente come
aveva
raggiunto la macchina, aveva aperto la portiera e si era seduto al
volante ma
le mani gli tremavano così forte che sapeva che non sarebbe
riuscito a guidare.
Per fortuna il fedele Torre lo aveva seguito e, senza farlo sentire in
imbarazzo, gli aveva intimato di scendere e risalire dal lato del
passeggero
dato che ci avrebbe pensato lui a portarlo in ospedale. Durante tutto
il
tragitto Gaetano aveva cercato di pensare razionalmente: Renzo gli
aveva detto
che Camilla non era in condizioni gravi e che era cosciente, anche se
un po’
stordita, eppure il vicequestore non si era mai sentito così
scosso in tutta la
sua vita. Non poteva nemmeno pensare di perdere la sua professoressa,
non ora
che finalmente lei era libera e che forse avrebbero potuto avere un
futuro
insieme.
Quando
era arrivato in ospedale e l’aveva vista distesa sulla
barella, ancora più
pallida del solito, aveva sentito gli occhi inumidirsi ma si era
trattenuto per
non farsi vedere in lacrime da Renzo. Camilla però se ne era
accorta e durante
le raccomandazioni prima dell’operazione gli aveva intimato
di non piangere,
cosa che gli aveva fatto venire ancora più voglia di farlo;
ancora una volta
però aveva ingoiato le lacrime, si era avvicinato alla sua
donna e le aveva
detto il “Ti amo” più onesto, sentito e
commosso che avesse mai detto in vita
sua, poi le aveva posato un bacio sulla guancia e aveva inalato il
dolce
profumo dei suoi capelli prima di cedere a malincuore il posto a quel
rompiscatole di Renzo.
Subito
dopo Camilla aveva fatto la cosa peggiore che potesse fare in quel
frangente:
le parole “Vi amo anche io” avevano ridotto in
mille pezzi il cuore di Gaetano
e lo avevano fatto precipitare in un abisso di disperazione. Cosa
voleva dire
che amava entrambi? Si trattava di qualcosa che aveva detto sotto
l’effetto
dell’anestesia o era qualcosa che pensava davvero? Si
trattava dello stesso
tipo di amore oppure amava Renzo perché era il padre di
Livietta e amava lui
perché era il suo…il
suo…già, in fondo cos’erano loro?
Per
tutta la durata dell’operazione era stato in apprensione,
aveva camminato
avanti e indietro per il corridoio per così tante volte che
pensava che prima o
poi qualche medico sarebbe venuto a sgridarlo e a dirgli che stava
stressando
le infermiere e i pazienti. Anche quando avevano trasferito Camilla in
reparto
e aveva potuto finalmente vederla, l’inquietudine non si era
placata. Aveva
bisogno di parlarle a quattr’occhi, di dirle che lo aveva
fatto spaventare da
morire e che non doveva azzardarsi a combinargli di nuovo una cosa del
genere
perché non era sicuro che il suo cuore avrebbe retto
un’altra volta a una
notizia simile; aveva bisogno di dirle che gli dispiaceva di averla
forzata a
definire quello che provava per lui, che la amava da dieci anni con
tutto se
stesso e che avrebbe continuato ad amarla per tutta la
vita…. E invece non era
riuscito a dirle niente se non “Vuoi che ti sistemi il
cuscino?” e altre
sciocchezze del genere perché lì in ospedale
erano sempre disturbati dai
commenti della vicina di letto, dalle interruzioni di medici e
infermiere e
dalle improvvisate di Renzo, che arrivava sempre un paio di minuti dopo
Gaetano,
costringendolo così a stare lì come un ebete
mentre il caro ex marito
raccontava a Camilla di Potti, di Livietta e di mille altre sciocchezze.
Nei
giorni in cui Camilla era in ospedale Gaetano non si era mai sentito
così a
disagio con lei: non sapeva cosa dirle, non sapeva cosa fare e la
professoressa
non lo aiutava rifiutando tutte le sue proposte per farla stare
più comoda e
guardandolo dritto negli occhi per poi sospirare con aria preoccupata.
Certo,
Camilla aveva anche detto alla signora Bianca che sapeva di essere
fortunata ad
avere al suo fianco il vicequestore, ma non aveva mai manifestato il
desiderio
di farsi abbracciare o baciare in maniera meno casta e meno
impersonale. Di
contro, Gaetano continuava a darsi dell’idiota per non essere
riuscito a
definirsi il compagno di Camilla davanti ai medici e alla vicina di
letto della
sua professoressa, ma se non l’aveva fatto era
perché non era più sicuro di
niente. In realtà non era vero, perché dei suoi
sentimenti era sicuro…non era
per niente sicuro di quelli di Camilla però, e questo gli
impediva di
comportarsi con disinvoltura come faceva di solito.
Persino
in commissariato era diverso e Torre, il fedele amico Torre, se
n’era accorto
ancora una volta. E di fronte a quel tono di voce così
preoccupato Gaetano non
era più riuscito a nascondere l’angoscia che lo
tormentava: aveva manifestato a
voce alta i suoi desideri, i suoi dubbi e le sue paure più
profonde e, senza
sapere nemmeno come, aveva rivelato a Torre che ormai lui aveva capito
che senza
Camilla non ci sapeva più stare. Quelle parole, sgorgate
all’improvviso dal suo
cuore, lo avevano turbato al punto che gli occhi gli si erano riempiti
di
lacrime e la voce gli si era spezzata. Anche Torre si era commosso e
gli aveva
risposto che era Camilla che ci perdeva se non voleva sposarlo o stare
con lui.
Gaetano allora l’aveva abbracciato per cercare di trovare un
po’ di conforto,
conforto che solitamente traeva sempre dalla professoressa che invece
adesso
era la fonte di tutte le sue preoccupazioni.
Nei
giorni successivi aveva cercato di farsi coraggio e di concentrarsi per
riuscire a risolvere il caso Righi, ma come sempre era stata Camilla
che
l’aveva aiutato a risolverlo, ricordandosi
dell’adesivo attaccato sul paraurti
del suv che l’aveva investita. Gaetano l’aveva
accompagnata al Circolo
Canottieri ed erano riusciti a trovare la famigerata macchina e a
risalire al
suo proprietario: si trattava di un arrogante figlio di papà
omofobo, che aveva
fatto sfoggio della sua boria e della sua aggressività anche
durante
l’interrogatorio in commissariato. Gaetano, ancora pieno di
inquietudine e di
rabbia, si era dovuto trattenere per impedirsi di riempirlo di botte e
fargliela così pagare per aver ucciso un giovane poliziotto
innocente e per
aver investito l’amore della sua vita. L’aveva
comunque trattato più duramente
del solito, e infatti aveva visto Camilla lanciargli
un’occhiata stupita e
perplessa.
Si
erano poi dati appuntamento al caffè San Carlo e, nelle ore
in cui non si erano
visti, Gaetano aveva pensato a come poteva riconquistare Camilla: forse
andando
via da Torino e trascorrendo un weekend loro due soli la professoressa
avrebbe
capito quello che provava davvero per il vicequestore, quindi Gaetano
aveva
optato per un weekend alle terme, per permettere alla donna di
rilassarsi e
farsi coccolare un po’ dopo l’incidente. Lui poi
non vedeva l’ora di immergersi
nell’acqua bollente con lei, di stringerla a sé,
di farle un massaggio con le
lozioni profumate delle terme e di addormentarsi abbracciato a lei.
Pensava
che a Camilla sarebbe piaciuto, era qualcosa che non avevano
programmato
insieme ma che lui aveva pensato apposta per sorprenderla e farla
felice…invece
era stato un totale fiasco. La professoressa aveva tentennato di fronte
alla
sua proposta e poi aveva risposto che era qualcosa che lui aveva deciso
senza
consultarla, qualcosa che lui le stava imponendo senza capire che lei
aveva
bisogno di tempo e da lì era nato il loro scambio di battute
successivo, conclusosi
con Camilla che si allontanava da lui dopo il suo velato ultimatum.
Se
possibile, adesso Gaetano aveva ancora più paura di prima:
aveva paura di aver
tirato troppo la corda e temeva che la professoressa non sarebbe mai
più
tornata da lui. Probabilmente lui aveva sbagliato a non darle tempo e
spazio,
forse era stato troppo soffocante e troppo ansioso ma se si era
comportato così
era perché aveva paura che Camilla sottovalutasse i
sentimenti che provava per
lei. Aveva cercato in ogni modo di farle capire che lui la amava, che
la amava
da dieci anni e che adesso non vedeva l’ora di stare con lei;
voleva che
Camilla capisse che lui non la vedeva come una semplice conquista ma
che la
vedeva come la donna della sua vita: con lei Gaetano non aveva paura di
impegnarsi, non aveva paura di pensare al futuro anzi, non vedeva
l’ora di
andare a vivere insieme, di sposarla, magari di avere dei
figli…
Una
lacrima solcò la guancia del vicequestore. Stavolta, nel
buio del suo salotto,
poteva piangere e sfogarsi come non aveva ancora fatto finora. Era
sempre stato
ottimista e fiducioso, altrimenti non avrebbe continuato a tampinare
ininterrottamente Camilla per dieci lunghissimi anni, ma adesso si
sentiva
sconsolato e disperato…non voleva perderla, non ora che
aveva finalmente
compreso cosa volesse dire condividere veramente la vita con lei. Non
voleva e
non poteva rinunciarci, ma purtroppo questa non era una scelta che
spettava a
lui. Gaetano aveva esternato più volte i suoi sentimenti,
aveva fatto in modo
di dimostrarlo anche con i gesti e non solo con le parole, e adesso
poteva solo
aspettare…
Non
sapeva quando Camilla gli avrebbe comunicato la sua scelta definitiva
ma sapeva
di averle mentito: l’amore che provava per lei era
così intenso, così profondo
ed immenso, che lui l’avrebbe aspettata per tutta la vita.
Eccomi di nuovo qui!
Questi sono quelli che,
secondo me, sarebbero potuti essere i pensieri di Gaetano dopo la fine
della
settima puntata. Spero tanto che la puntata di domani ci regali un
lieto fine
per Camilla e Gaetano o che almeno ci dia delle speranze concrete per
quanto
riguarda la loro storia nella settima stagione, così
potrò tornare qui a
scrivere, finalmente, i pensieri felici del nostro adorato Gaetano.
Se questo non dovesse
accadere…beh, vorrà dire che mi
inventerò qualche altra storia nella quale i
nostri due beniamini potranno finalmente vivere felici e contenti! ;)
A presto,
Lady Elizabeth