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Autore: polutropaul    18/10/2015    1 recensioni
Una miriade di colori diversi scoppiettava nel cielo, ricoprendo l'aria di fumo biancastro e incendiando la città, così calma e quasi stranamente felice per i suoi canoni, nel silenzio. Non ricordava di aver visto qualcosa di così bello di recente.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luna era una palla rossa sopra ai tetti delle case del medesimo colore, in un gioco d'ombre che accorciava le distanze e rendeva tutto più pacifico: sembrava una macchia di colore su una tela dipinta di nero o, con un po' di immaginazione, una pallina di Natale che qualcuno si era divertito ad appendere lassù. E il mare, poco più sotto e davanti a lui, era immenso e nero, nerissimo e così bello da fargli pensare che non ne sarebbe mai stato sazio anche ad una distanza di anni luce e che, in fondo, non gli ci sarebbe voluto tanto tempo per dimenticare qualsiasi rancore davanti a tanta meraviglia. Era una vera e propria cassaforte di sogni dal sapore un poco incerto, proprio come i suoi confini. Era così pericoloso e allo stesso tempo così perfetto, e pensò alla sua vita e al suo futuro e concluse che se quest'ultimo avesse avuto sembianze materiali, di sicuro sarebbe stato simile a quello.
Qualche quartiere più in là, verso casa sua, uno sparo segnò l'inizio di uno spettacolo pirotecnico: John si voltò con lentezza non osando spostare lo sguardo da quella infinita distesa d'acqua, quasi potesse scomparire da un momento all'altro e con essa tutta la magia. Una miriade di colori diversi scoppiettava nel cielo, ricoprendo l'aria di fumo biancastro e incendiando la città, così calma e quasi stranamente felice per i suoi canoni, nel silenzio.
Non ricordava
 di aver visto qualcosa di così bello di recente.
Era solo, un puntino nell'universo che non sapeva ancora - in fondo lo sospettava, come qualsiasi altro ragazzo della sua età, ma con quella consapevolezza in più di chi sa di stare facendo qualcosa che sarà, un giorno, qualcosa di bello - che sarebbe diventato enorme, cambiando 
generazioni di ragazzi come lui e facendoli sognare sogni di amore e di pace, sensazioni non tanto distanti da ciò che realmente provava lui ora.
Un rumore di passi sulla sabbia lo fece sussultare per un secondo, rapito da quello spettacolo, ma non osò voltarsi a guardare chi altro potesse essere così strano e solo da scappare dal prato dove si stava svolgendo la festa per rifugiarsi su una fredda spiaggia deserta finché quello si sedette di fianco a lui, sfiorandogli il braccio con il suo.
"Bello, eh?" Bisbigliò il moro, non appena gli occhi del suo amico si puntarono nei suoi. Un lieve cenno d'assenso fu l'unica risposta che ricevette, così continuò "Sai, i Quarrymen ti stanno aspettando. A quanto pare, non sono capaci di stare senza il loro leader, e poi tu sei scappato così in fretta..."
"Pensavo ti riuscisse bene il ruolo del capo, principessa" 
Paul non era uno che scappava dalle feste. "Cosa ci fai qui?" . Paul era l'anima delle feste, così doveva per forza esserci qualcosa sotto.
"Ho pensato che non fosse giusto farti vedere questo da solo. Ci vuole sempre qualcuno di speciale" un brivido li scosse entrambi, e forse era il vento di inizio settembre, forse quella parola, speciale, così familiare ad entrambi e allo stesso modo così spaventosa ed estranea, ma comunque sufficiente a farli stringere un po' di più l'uno all'altro.
"E cosa ti fa credere di essere così speciale?" Rise il maggiore, che un po' amava il rossore quasi femmineo che il ragazzo assumeva sempre, a queste provocazioni. "Senza di me la tua band farebbe schifo. E in più saresti tremendamente solo, quindi ciò mi rende più che speciale, almeno credo"
"Beh, c'è George. Lui suona molto bene ed è mio amico, perciò-" una scarica di pugni sul fianco lo fece zittire, facendolo gemere di dolore, e un pochino di sorpresa. "Ma che cazzo ti prende?" Paul continuava a colpirlo, tenendo un finto broncio che divenne un sorriso e poi una risata quando i pugni si trasformarono in solletico e l'amico si mise a rotolare sulla sabbia, cercando di schivare quella che, immaginava, dovesse essere la sua punizione per aver fatto finta di non capire "Sei uno stronzo, Paul! Ti conviene finirla o quel faccino non tornerà intatto alla festa" ma lui l'aveva già incastrato con le ginocchia e ora lo sovrastava, la risata che si affievoliva lasciando fiatone ed imbarazzo a prendere il sopravvento. Si fissarono, scrutandosi negli occhi e non osando indugiare su altro, per paura che ciò che bramavano e che più temevano da ormai mesi potesse finalmente avverarsi.
"John-" provò il moro, ma fu un attimo e poi Paul si ritrovò con la testa nella sabbia e un sorrisetto sardonico a pochi centimetri dal suo viso. "Non ti conviene sfidarmi, principessa, potrei ucciderti e nascondere il corpo prima che tu riesca anche solo ad accorgertene " sussurrò il più grande, avvicinandosi pericolosamente a lui. Aveva due soluzioni: arrendersi alla sua vendetta - qualsiasi essa potesse essere, e John era maledettamente bravo in questo - ed evitare la disperazione del rifiuto del suo compagno perché, andiamo, John non era una checca e aveva prove alquanto materiali per dimostrarlo, oppure tentare la sua sorte.
Ma il vento continuava a soffiare, il mare a ruggire e i fuochi d'artificio lo illuminavano in un modo strano e decisamente surreale, e Paul ci mise così poco ad allungarsi e appoggiare le sue labbra su quelle del suo migliore amico.
E poi era già finito e John lo guardava con un'espressione indecifrabile e Paul non sapeva se esserne spaventato o terrorizzato e temette il peggio quando lui, il grande e potente John Winston Lennon, si avventò di nuovo sulla sua bocca, come se avesse aspettato quel momento da giorni, mesi, addirittura da anni. Fu come ritrovare se stesso e non c'era niente di strano nel fatto che stesse baciando un uomo - era reato, giusto? Potevano essere puniti per quello? -, per giunta un suo amico e per giunta il suo migliore amico.
Niente di strano, era semplicemente la cosa giusta da fare. Era naturale, come lavarsi i denti prima di uscire o mettersi la mano davanti alla bocca durante un colpo di tosse - come se l'avessero fatto mille altre volte prima; John amava Paul e Paul amava John e quello era frutto di pomeriggi passati a scrivere canzoni d'amore che nessuno dei due aveva il coraggio di dedicare pubblicamente all'altro, in un tacito accordo per cui non serviva specificare ciò che era così maledettamente chiaro ad entrambi.
Era talmente normale che non ci fu neanche bisogno di parlare e rendere tutto quello che era successo qualcosa di definito, si staccarono come se non fosse successo niente e si sdraiarono uno accanto all'altro, le spalle che si sfioravano, la meravigliosa confusione e magnificenza dei fuochi che segnavano ormai la fine dello spettacolo sopra di loro, e niente altro.
Nient'altro che loro due, come solo due ragazzi possono e sanno fare, e tutto il resto del mondo era un estraneo.



Ok gente, ogni tanto spunto come un fungo e questa storiella occupava decisamente troppo spazio tra le mie note del cellulare. Seriamente, aspettava da circa un mese e mezzo! Di solito quando ne scrivo una la pubblico subito o la elimino (diciamo che di solito la elimino). Aaaanyway, l'ho lasciata del tutto invariata e, a quanto ricordo, è stata frutto di uno spettacolo pirotecnico che fanno ogni anno da me e che mi mette sempre una tristezza infinita, perché segna davvero la fine dell'estate. E in questo momento ci sono circa sei gradi all'esterno quindi, ehi! L'estate è finita! Spero non sia proprio malaccio. Se doveste trovare qualche erroreorrore fatemelo sapere, ho la forza di un bradipo in coma questa sera...
A presto (forse)!
Gi
   
 
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