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Autore: voidsiilviasw    18/10/2015    2 recensioni
Ci saranno tante cosa al quale Thomas dovrà abituarsi e altrettante di cui dovrà fare a meno.
Le cose o le persone perse in genere non tornano, ciò che perdi non ritorna su un piatto d'argento.
La mancanza è come un'opera d'arte preziosa: sta dietro una bacheca di vetro ed è insieme a ciò di cui hai più bisogno in assoluto ma tu sei lo spettatore e di conseguenza non puoi afferrarla.
Sei un passo dal raggiungerla ma cento dal prenderla. La mancanza delle assenze è straziante e questo Thomas lo sapeva, era come se fosse rinchiuso in una gabbia e avesse visto qualcosa di bello ma sapeva di non poterlo raggiungere, sapeva tutto questo e sapere di sapere lo tormentava notte e giorno fino a quando...
Genere: Angst, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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*

“Ehi, ma cosa ci fai ancora sveglio? E' tardissimo, sai che devi dormire. Non stai bene per niente, hai dei solchi al posto delle occhiaie e sono preoccupata.”
“Tu preoccupata? E da quando?”
“Sono passati cinque anni e se pensi che io non mi sia affezionata a te beh.. sei proprio un idiota.”
“Ah già, quasi dimenticavo.”
“Mi dici a che cosa stavi pensando?”
“Perchè ti interessa tanto?”
“Beh sai, siamo rintanati qua da molto tempo, l'unica persona che ha un briciolo di cervello sei tu e di conseguenza sei anche la mia unica fonte di dialogo.”
“Stavo dimenticando anche questo.”
“Ottimo, per evitare di dimenticare tutto, ti va di raccontarmi?”
“Somma, non stavo proprio pensando, avevo ed ho una sensazione strana e costante. Cinque anni fa stavo male, come già sai..”
“Si, continua”
“Ero disteso a terra, ero davvero terrorizzato. E' stato orribile sapere di non ricordare nulla, sentivo solo il sangue sgorgarmi copioso dalla fronte. Ricordo che quando mi alzai credevo di essere morto, tutto sembrava andare a rallentatore, vedevo sfocato e non sentivo assolutamente un caspio da entrambe le orecchie. Avevo un mal di testa lancinante, così forte e incisivo che sembrava quasi surreale. Se avessi avuto la possibilità, mi sarei strappato la testa di dosso, giuro.
MI faceva un male cane, hai presente il rumore della scatola?”
“Si vagamente.”
“Ecco, amplificalo dieci volte e capisci più o meno ciò che provavo in quel momento. Ero pieno di tagli su tutto il corpo, gli occhi mi bruciavano da maledetti e sicuramente erano rossi e infiammati. Senza manco aver chiesto il permesso, le lacrime mi scesero a fiumi dagli occhi, non capivo se era dovuto al forte fastidio o a ciò che era successo prima che cadessi a terra come un morto. Non ricordo granché di prima, è orribile.”
“Non ti fermare, continua. Ti ascolto.”
“Okay, stavo dicendo.. Ah si. Allora dopo essermi messo a piangere come un pive ho sentito un vuoto nel petto, una cosa che non avevo mai provato se devo essere sincero. Mi mancava qualcosa e non sapere che cosa mi innervosiva tantissimo. Avevo le mani interamente screpolare, la pelle si staccava come fosse pelle di serpente, le mie unghie erano quasi tutte rotte e nere. Le mie vene, beh ancora ora si possono notare lievemente, erano di un violaceo intenso e marcato. Era davvero disgustoso. Non lo auguro a nessuno questo.
I miei vestiti erano sporchi, rotti e lacerati in gran parte. Provavo molto freddo, ma davvero tanto freddo eppure c'era il sole.”
“Avevi l'eruzione, non c'è da meravigliarsi. Continua.”
“Grazie di ricordarmelo ogni caspio di giorno, davvero simpatica.”
“Continua.”
“Dicevo..Mh, va bene. Poco dopo essermi ripreso sentì un rombo di motore assordante in fondo alla strada, si vedeva a malapena ma si riusciva comunque a distinguere un furgone bianco. Quest'ultimo sfrecciava a gran velocità sul rettilineo, doveva aver una gran fretta..”
Per qualche istante l'amico non rispose e rimase ipnotizzato dal bicchiere di caffè che teneva in mano.
“Ti sei incantato?”
“No, è difficile spiegare ciò che avvenne dopo. Provai un'attrazione strana per quel veicolo. Non so perchè ma dovevo seguirlo, nemmeno fosse stata questione di vita o di morte, io dovevo assolutamente seguirlo.”
“Perchè?”
“Non lo so! Ti ho detto che non lo so, se lo sapessi non starei qui a farfugliare parole con te.”
“Va bene, continua. Stai calmo.”
“Non fare la mamma e non credere di potermi comandare.”
“Sono tua amica, perchè pensi queste cose? Ti sto ascoltando ed aiutando, smettila di fare la persona arrogante. Parla o me ne vado di là e allora racconterai al muro.”
“Ma dove credi di andare che sei in carrozzella.”
“Farò finta di non aver sentito, vai avanti.”
“Che palle che sei. Presi a correre a perdi fiato e nonostante i dolori lancinanti ai muscoli, le mie gambe si muovevano perfettamente, così bene che quasi non zoppicavo più. Mi faceva sempre male la testa ovvio e il sangue continuava a uscire dalla ferita sulla fronte ma non mi curai di questo, l'obbiettivo era seguire il furgone. Era più forte di me, mi guidò l'istinto. Poi beh il resto lo sai, te lo ho raccontato l'altro giorno.”
“Tre anni fa.”
“Vabbè, per me l'altro giorno può significare ieri o appunto, tre anni fa.”
“Bene, io ora vado di là a dormire. Vedi di riposare anche tu.”
“Bene così. Ah, scusami. Non volevo offenderti, quando ricordo questo punto particolare della mia vita vado su tutte le furie.”
“Non ti preoccupare, va bene così. Ormai ci si abitua a tutto.”
“Ti accompagno, aspetta.”
“Che uomo gentile.”
“Ho anche lati buoni in quest'oscurità.”

*


Minho e Thomas tornarono al campo base dopo la bella giornata passata insieme.
Non avevano parlato molto dei fatti personali, l'asiatico aveva tentato di fare domande sugli incubi riaffiorati ma Thomas era stato zitto come una tomba. Gli unici veri discorsi che si erano scambiati vertevano su battute squallide o osservazioni strane riguardo agli altri compagni. Solite cose, prese in giro a vicenda e qualche sorriso qua e là.
Era stato bene Thomas. Tutto stava andando beatamente e fluentemente bene, niente intoppi o brutti episodi, quasi sembrava troppo bello per essere vero.
Era il quinto giorno, Brenda sarebbe dovuta tornare con Newt e Jorge, tutto sarebbe andato a posto, felici e contenti come non lo erano mai stati.
“Pive, oggi torna Brenda!” Disse Thomas rivolgendosi a Minho mentre si dirigevano verso la cucina per andare a fare colazione.
“Eh già, speriamo si sbrighi non sto più nella pelle!”
“Ti piace eh.”
“A me? Ma che caspio dici.” Rispose Minho con un certo imbarazzo.
“Sono anni che ci conosciamo figurati se non me ne sono accorto. Sei sempre preoccupato e super attento quando si tratta di lei.”
“Sei geloso?”
“No fa pure.”
I due amici si lanciarono uno sguardo d'intesa e poi entrarono nella sala maggiore.
Doveva essere circa mezzogiorno perchè molti erano in coda per prendere il proprio meritato pasto dopo una lunga giornata di lavoro a tagliare legna, cacciare e costruire casolari. Frypan come sempre era in cucina a trafficare tra i fornelli con Aris; erano un bel duo e facevano funzionare alla perfezione tutto quanto, erano molto organizzati di conseguenza le code defluivano molto velocemente.
Thomas aveva una gran fame e l'idea di mangiare per l'ennesima volta cervo lo disgustava, ma non aveva altra scelta.
“Anche oggi cervo, mai stato così felice.”
“Ancora con questa storia del cibo?” Disse Minho un po' scocciato.
“Ma secondo me pure tu sei stufo di mangiare cervo continuamente.”
“Si però dobbiamo abituarci.”
Come se fosse stato chiamato in causa, si presentò Frypan.
“Sono stanco di sentire le vostre lamentele per questo splendido cervo, ma per vostra fortuna siamo riusciti a cacciare altra selvaggina.”
Lo sguardo di Thomas si illuminò di gioia.
“Che cosa avete preso?”
Un ghignò sarcastico apparì sul volto di Frypan.
“Cerva.”
“Sei proprio un pive.” Rispose Minho.
“Speravo in qualcosa di diverso.” Ribattè Thomas con lo sguardo deluso.
L'amico cuoco iniziò a ridere facendo dietro front verso la cucina ed una volta dentro alla sua risata si unì anche quella di Aris. I loro schiamazzi si sentivano anche a porte chiuse. “Proprio tutti simpatici sono diventati” pensò Thomas.
Thomas mise in coda con Minho e dopo aver ricevuto la solita dose di cervo mattutina andò a sedersi in un tavolo vuoto mentre l'amico prendeva posto con altre persone. Aveva di nuovo mal di testa e non aveva granchè voglia di sedersi al tavolo con gente che urlava, parlava e rideva a scuarcia gola brindando per cose senza senso.
In certi momenti Thomas si sentiva fuori luogo, esterno ad ogni conversazione, come se fosse dentro una bacheca di vetro e gli altri stessero parlando da fuori. Le conversazioni erano attutite, sembravano quasi lontane ed irraggiungibili, se qualcuno gli avesse rivolto la parola sicuramente non avrebbe risposto, era troppo incantato a osservare il piatto dal quale stava mangiando per prestare attenzione ai suoi amici.
Una mano possente, pesante e grande si posò sulla sua spalla e Thomas subito nemmeno ci fece caso, troppo attento a guardare i pezzettini di cervo posati senza un ordine logico nel piatto. Voleva voltarsi e vedere a chi appartenesse quella mano, ma sembrava ipnotizzato dal vassoio con le cibarie. Non poteva essere Minho, questo aveva le mani più piccole, chi altro poteva essere?
“Ciao Thomas.” Una voce profonda ed indecifrabile parlò sopra di lui, l'aveva già sentita ma non ricordava da chi.
“Thomas?” Sempre lo stesso suono ma più amichevole rispetto a prima. Thomas tornò alla realtà disinteressandosi del piatto e associò quella voce così calma da mettergli i brividi.
“Ciao Gally.”
I due amici si guadarono per un istante, per poco Thomas si sentì piuttosto imbarazzato, non credeva che una persona come Gally fosse diventato suo amico visto e considerato che qualche anno prima, nel labirinto, voleva solo farlo fuori. “Che strano” pensò.
Gally prese posto proprio di fronte a Thomas e subito non parlò, si limitò a mangiare il cibo che aveva nel piatto. Quei lunghi silenzi erano piacevoli, spesso accadeva questo nelle loro conversazioni, stavano zitti a mangiare o a guardare qualcosa, c'era intesa.
Poco dopo la voce dell'amico interruppe la magica quiete che si era creata.
“Come stai, Thomas?”
“Boh, bene perchè?”
“Non sembra. Secondo me nascondi qualcosa, anche durante i tuoi silenzi si notano cenni di crollo psicologico. E' come se la tua mente si spegnesse quando vuoi raccontare qualcosa di passato, vorresti parlare ma sai che non puoi farlo.”
“Ah, bello. Tu invece come stai?” Thomas tentò di sviare il discorso, sapeva che se avesse continuato sulla linea di Gally avrebbe sicuramente parlato e lui non voleva confessare, non ora che era riuscito a mantenere tutto all'oscuro per anni.
“Non cercare di cambiare discorso con me. Se non ne vuoi parlare basta dirlo, ma non mentirmi, sai che detesto chi racconta palle.”
“Si, va bene. Dovrei forse svuotarmi ma non posso. E' una promessa che ho fatto e poi c'è tanta gente, sai com'è. No, non mi va. Tu come stai?”
“Bene così, ora ragioniamo. Dai io ho finito di mangiare, andiamo a fare due passi?”
“Perchè non mi risponde?” si domandò Thomas. “Perchè caspio non risponde alla mia domanda? E' strano pure lui eh.” Continuava a dirsi nella mente. Il suo piatto era ancora mezzo pieno ma non aveva più voglia di stare nella mensa a sentire gente borbottare e ridere senza ritegno.
“Ci vediamo fra dieci minuti sulla scogliera.” Disse Gally facendo un sorriso a Thomas, poi sparì dietro le porte dell'ingresso.
Thomas fece un cenno di assenso ma sicuramente l'amico non lo aveva visto.
Portò il vassoio nelle cucine e si mise a lavare i piatti in fretta e furia.

*
“Dobbiamo mandare altri messaggi?”
“So che è pesante e doloroso. Il suo stato mentale è messo a dura prova perchè quando mandiamo i messaggi la sua mente inizia a bruciare. I ricordi tornano. So che è fastidioso, ma dobbiamo.”
“Mi sento davvero impotente, non sappiamo nemmeno dov'è. Il gps è andato, che caspio.”
“Lui troverà noi.”
“Come fai ad esserne sicura?”
“Lo so e basta.”

*

Thomas era alla scogliera già da dieci minuti buoni e cominciava ad essere parecchio nervoso, Gally non arrivava. Si guardò intorno, l'aria era gelida ed un brivido glaciale gli percorse il corpo facendogli venire la pelle d'oca. Mentre guardava in giro cercando qualcosa di ignoto venne attirato da uno strano sassolino. Quest'ultimo aveva una forma ambigua, era bianco all'esterno, sembrava un uovo dalla superficie perfettamente levigata, ogni tanto c'erano striature bluastre e grigiastre qua e là, decise di tenerlo. Gli piaceva.
Passò mezz'ora circa dall'appuntamento e Thomas cominciò ad essere davvero irritato, ma per fortuna poco dopo vide una sagoma in lontananza con in mano qualcosa: era Gally, forse aveva un sacchetto ma non si distingueva bene, era troppo distante.
L'amico si avvicinò sempre più velocemente, il suo passo era deciso e ampio.
“Thomas, scusa se ci ho messo tanto ma Frypan aveva bruciato la torta.”
“Quale torta?” Domandò Thomas sbigottito.
“Ma si dai, oggi è l'anniversario dalla distruzione della W.I.C.K.E.D. Non te lo ricordi?”
“Ehm, a dire il vero no.”
“Vabbè, io ho delle fette di torta comunque.”
“Meglio così.”
“Andiamo, ti vorrei parlare.”
I due amici presero a camminare in direzione del belvedere vicino alla scogliera. Era un bel posto, si affacciava sul mare e dietro si apriva su tutta la vallata, potevi godere di una vista a 360 gradi. Spesso lui e Gally andavano lì a tacere, non servivano quasi mai le parole tranne che in quel caso.
“Sai molto spesso penso a Chuck.” Gally parlò dal nulla spiccicando quelle parole, quel nome. I ricordi tornarono.
“Dove vuoi andare a parare Gally?” Pensò Thomas.
“Mi ricordo di tutto ed è una sensazione orribile. Vorrei non avere più memoria di questo, sai com'è ho ucciso un mio amico, un tuo amico.”
Thomas percepiva una brutta sensazione, era come se un mostro gli stesse divorando le viscere, ma continuò ad ascoltare Gally.
“Spesso faccio incubi, non riesco a togliermi dalla mente quell'episodio. Venderei l'anima pur di perdere questi ricordi. Potevo evitarlo, potevo risparmiare una vita eppure ancora una volta la W.I.C.K.E.D ha fatto le sue merdate. So che non sono il tuo amico più fidato, ma sappi che di me ti puoi fidare, Thomas. So che nascondi qualcosa e io lo scoprirò, se sono incubi sappi che ti capirò.”
Thomas era indeciso se confessare o meno, voleva ma non voleva. Sapeva che Gally era affidabile, gli aveva sempre dimostrato di essere coerente e di mantenere le promesse, ma perchè raccontare di qualcosa di così vecchio? Tanto Newt sarebbe ritornato vivo e vegeto.
“Mi dispiace Gally.” Fu tutto quello che riuscì a dire.
“Sei proprio un tipo che non demorde, Thomas. Sei sempre stato così fin dall'inizio. So che c'entra qualcuno. Fammi indovinare..”
“Prova tanto non ho intenzione di dirti nulla.”
“Brenda?”
“Ma che dici.” Thomas fece una breve risata.
“Minho?”
“Sei fuori strada, Gally.”
“Ho capito allora chi. Che scemo che sono stato. So chi centra.”
“Chi?” Domandò Thomas ormai convinto fino al midollo.
“L'unico che non ho più rivisto dopo il labirinto, l'unico del quale nessuno ha mai menzionato il nome, del quale tu non hai mai parlato. Che cieco, è Newt.” Gally concluse il discorso facendo un breve sorrisetto soddisfatto.
Thomas spalancò gli occhi e iniziò a fissare il vuoto. Aveva indovinato il fatidico nome, Gally lo aveva scoperto e messo con le spalle al muro ancora una volta.
“Che pive” pensò Thomas, ora aveva due opzioni: dire la verità o fingere.
“Nessuno mi ha veramente detto che fine a fatto quel biondino. Minho mi ha detto che lo avete lasciato al palazzo degli spaccati, poi più visto. Tu che versione hai dei fatti?”
“Io..Io..Non posso, proprio non posso.” Thomas iniziò a farfugliare qualche parola incomprensibile, si stava mangiando le unghie con frenesia, tremava e Gally se ne accorse subito.
“Thomas.” Gally guardò dritto negli occhi l'amico sotto shock.
Non sembrava arrabbiato e deluso, era impassibile. Due occhi enormi lo fissavano, era una tensione opprimente ma rassicurante.
“Ho capito, Thomas. Ho capito perchè non puoi dirlo. Vagamente, ma ho capito. Il tuo segreto è con me. So cosa vuol dire, so cosa stai provando, ho capito.”
“Io non.. non volevo davvero. Non..” Thomas iniziò a girare su se stesso, la testa sembrava pesare chili tutto un tratto. Iniziò a tremare ed a barcollare, a spiccicare solo un nome: “Newt”. Detestava farsi vedere durante una crisi ma non poteva fare altrimenti. Doveva calmarsi.
Con uno uno strattone improvviso, si ritrovò nelle braccia di Gally a piangere come non aveva mai fatto prima. Non si vergognò delle lacrime, delle urla che uscivano dalla sua bocca, il ricordo di Newt era un incubo senza fine ed essere insieme ad un suo amico lo faceva rassicurare, lo riportò alla realtà. Stava per avere una crisi di nervi, ma la presenza di Gally lo aiutò a calmarsi.
“Thomas calmati. Calmati. Conta con me. Uno..”
“Due..”
“Bene così..Tre!”
“Quattro..”
“Cinque..”
“Soggetto A5, Il collante.”
“Che..?”
“Newt era il collante. Era il tatuaggio che aveva dietro la schiena, tutti noi ne avevamo uno.”
“Ti vedo più calmo. Respira. Gli incubi sono solo frutto del tuo subconscio.”
Newt era il collante che tenne tutti noi uniti ma non se stesso. Mi manca, Gally.”
“Calma e nervi saldi. Non perdere le staffe come poco fa.”
"Newt tornerà con Brenda."
"Cosa stai dicendo? E' resuscitato per miracolo?"
"No, dico sul serio. Lui è vivo."
"Come è possibile?" Disse Gally scoppiando a ridere.
"Non lo so, ma è una sensazione. Lui è vivo, lo sento, lo so."
Thomas era seduto per terra, i suoi respiri erano affannati. Respirava ed inspirava, le lacrime continuavano a scendere ma il suo animo tormentato iniziò pian piano a calmarsi.
“Perchè mi aiuti? Non ti sono mai stato simpatico, Gally.”
“So cosa significa vedere un proprio amico morire, so cosa significa uccidere qualcuno senza volerlo veramente. So cosa stai passando e so che hai bisogno di aiuto per non perdere la testa. Sei messo peggio di quanto pensassi.”
“Rassicurante.” Sorrise malamente Thomas.
“Stai meglio?”
“Si, provo ad alzarmi.”
“Dammi il braccio.”
“Non sono privo di gambe, so stare in piedi.”
“No infatti, sei privo di cervello. Forza dammi il braccio”
Gally aiutò Thomas ad alzarsi, lo accompagnò per un paio di minuti mentre camminavano in direzione del campo base..
Thomas sembrava distrutto nonostante non avesse fatto gran cose.

*

“Chi è quel pive che ci corre in contro sbracciandosi come un dannato?” Domandò allarmato Gally mentre accompagnava Thomas nella mensa.
“Sembra..sembra Minho!”
“Ma perchè si sbraccia come un pazzo?”
“Non lo so.”
Minho corse verso i due a perdi fiato, sembrava che avesse corso per chilometri, era tutto sudato e lercio, vestiti sporchi e rotti in vari punti. Non sembrava spaventato anzi pareva eccitato.
“Che caspio è successo? Sembri uscito da un pozzo”
“E'..è..”
“Prendi fiato, non vorremmo mai portarti in infermeria perchè stai morendo.” Disse Gally con un mezzo sorrisetto sul volto.
Minho rivolse lo sguardo altrove, stava sorridendo e questo fece preoccupare Thomas. “Che caspio succede ora?” pensò.
“Brenda è tornata!” Disse Minho tutto d'un fiato.











Mi scuso per la lunga attesa, dovevo valutare e riordinare le idee.
Il quinto capitolo penso sarà l'ultimo, massimo sei. Premetto che saranno un bordello.
Vorrei ringraziare Eleonora per avermi aiutato durante le correzioni e Dalia per seguire con molto interessa questa mia prima fanfiction!
Un saluto a Volk, Susanna e a tutte le CuloPesche!
A breve il prossimo capitolo, mi odierete moltissimo.
-Silvia

   
 
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