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Autore: Alice_ecila    18/10/2015    0 recensioni
Padova 2015. Alice, appena laureata alla triennale di economia, si è appena trasferita per studiare la magistrale in Economia e Finanza.
Mentre sta per entrare nella sua nuova casa vede uscire dal palazzo di fronte Teo, rendendosi conto di come avrebbe riconosciuto tra mille quel paio di occhi neri. Erano passati tre anni da quando si erano parlati l’ultima volta, tra odio, lacrime amare e una delusione che avevo cambiato Alice. Ma proprio quando la ragazza è convinta di aver accantonato completamente i suoi sentimenti la vita decide di darle una seconda possibilità per capire come sono realmente andate le cose con Teo.
Dal capitolo 2:
-Ch…che stiamo facendo?- chiedo con voce tremante.
C’è solo la luna che illumina questa stanza di albergo nella periferia di Berlino, un letto matrimoniale e un lettino singolo, le valigie mezze piene sulla moquette bordeaux e i vestiti lasciati un po’ ovunque. Poi ci siamo noi, appoggiati al muro che ci baciamo famelici, noi che siamo sbagliati, noi entrambi fidanzati, noi che stiamo finalmente facendo quello che avremmo dovuto, davvero, fare da tempo.
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Aspetto che Chiara risponda con gli occhi chiusi e il fiato sospeso.

-Non capisco- è un sussurro più a se stessa che a me.

-E’ uscito dal portone del palazzo di fronte mentre aspettavo che la mia coinquilina aprisse il mio.-

-Dio mio.- sospira. –Non riesco a crederci! Ma lui ti ha vista?-

-Si- mi mordo il labbro inferiore. –Ci siamo guardati per un secondo.-

-Questo è il karma!- un’esclamazione dal tono un po’ troppo festoso.

-Chiara- la ammonisco –non capisco questa tua felicità.-

-Non è felicità- dice tranquilla –è solo che era destino, non poteva finire tutto in quel modo- fa una pausa mentre io mi sento morire –capisci?-

-No!- esclamo leggermente irritata –non capisco e non voglio capire.-

-Ma..-cerca di ribattere lei.

-No Chiara- la rimprovero seppur con un filo di voce. –Le nostre strade non dovevano incontrarsi mai più.- affermo maggiormente decisa.

-Sai che non hai aspettato altro per tre anni, vero?-

-Non osare.- stavolta sono davvero irritata. –Fino a sei mesi fa ero fidanzata e sono ancora innamorata di Kevin, ci ho sofferto moltissimo.- ci mancava solo che la mia
mente cominciasse a pensare a Kevin, che bella giornata di merda!

-Scusami Alice- sembra davvero pentita. –E’ solo che non me lo aspettavo e, ecco, penso che la vita ti abbia messo davanti l’opportunità di toglierti parecchi dubbi.- 

In fondo io so che ha ragione. So che le situazioni lasciate in sospeso non portano a nulla di buono. Tre anni, erano passati tre anni e io ancora mi logoravo, ancora aspettavo qualche sua scusa, ancora aspettavo che si inventasse un addio per qualcosa che forse per lui non c’era mai stata.

-Ch…che stiamo facendo?- chiedo con voce tremante.
-Stiamo facendo quello che avremmo dovuto fare da sempre- la sua voce roca mi scuote tutta. Sento la sua bocca scendere dalla mia bocca verso l’incavo del mio collo. Le sue mani vagano sotto il mio vestito, sulle cosce in una carezza di fuoco che mi fa andare in fiamme.
-Mmmm- mugolo quando le sue mani arrivano all’orlo delle calze. Cosa aspetta a togliermele?
La sua bocca continua una scia infuocata di baci fino alla mia clavicola e io porto le mani al colletto della sua camicia e inizio a sbottonargliela. In quel momento si ferma e mi guarda negli occhi, si legge chiaramente la sua espressione famelica e priva di controllo. C’e solo la luna che illumina questa stanza di albergo, un letto matrimoniale e un lettino singolo, le valigie mezze piene sulla moquette bordò e i vestiti lasciati un po’ ovunque. Poi ci siamo noi, appoggiati al muro che ci baciamo famelici, noi che siamo sbagliati, noi entrambi fidanzati, noi che stiamo finalmente facendo quello che avremmo dovuto fare da tempo, davvero.
Teo porta una mano nei miei capelli e spinge il mio viso verso il suo, le nostre labbra si incontrano e le nostre lingue si intrecciano nel bacio più passionale che abbia mai ricevuto. Butta a terra la sua camicia e io intanto mi sfilo gli stivaletti, mi prende per mano e mi fa stendere sul letto. Nemmeno un secondo e le sue labbra sono ancora sulle mie, le sue mani mi accarezzano i fianchi e il suo corpo mi sovrasta. Lo bacio, lo bacio come se quei baci fossero acqua e io non bevessi da anni, gli mordo il lobo dell’orecchio e lo sento fremere sopra di me.
-Mi stai facendo impazzire.- mi sussurra all’orecchio prima di afferrare l’orlo delle mie calze e toglierle in un’unica mossa. Sento la mia pelle bruciare sotto il tocco delle sue mani, il mio cervello è completamente disconnesso. Continuiamo a baciarci ancora, ci stacchiamo solo per riprendere fiato e guardarci negli occhi.
-Che mi stai facendo?- sussurro mantenendo lo sguardo nel suo. Non mi risponde, si inginocchia fra le mie gambe e mi attira a se. Sento la sua bocca sulla mia mascella e poi di nuovo sul mio collo, butto la testa indietro per facilitargli il lavoro e intanto le sue mani mi tirano su il vestito fino a sfilarmelo con delicatezza. Ora sono qui, in reggiseno e mutandine davanti a lui, che mi guarda come se davvero fossi la cosa più bella che abbia mai visto.

-Alice!- la voce di Chiara mi riporta al presente. –Alice ci sei?-

Oddio.

-..Si..scusami- farfuglio – sono molto stanca per il viaggio.- Era una bugia solo in parte.

-Forse dovrei spegnere il cervello per un po’ e riposare per un paio di ore.- ipotizzo passandomi una mano fra i capelli.

-Ah quindi il tuo cervello è acceso? Quindi funziona? Wow!- ironizza Chiara ridendo.

-Sei proprio una stronza!- le dico ridendo.

-Dai, vai a riposare- mi incoraggia –vedrai che quando ti sveglierai ti sentirai come nuova.- afferma decisa.

Ci salutiamo e mi stendo sul letto, sono davvero stanca, ma non è stato solo il viaggio, incontrare Teo mi ha abbastanza destabilizzata. Guardo l’ orologio sconsolata,
sono ancora le diciotto, riposerò per un paio di ore e poi continuerò a mettere ordine nella mia nuova stanza, neanche il tempo di pensarci che già sento le palpebre diventare pesanti.
 
Mi sono svegliata da appena qualche minuto e sono ancora sul letto a guardare il soffitto. Ora mi sento molto più riposata, mi giro su di un fianco e guardo verso la porta. Alla fine mi rendo conto che gran parte della roba è già sistemata, forse uscire un po’, conoscere la mia nuova città mi farebbe bene. Non rimango a pensarci più di tanto e mi diriggo tutta contenta verso la cucina, dove Elisa e Ilaria sono sedute al tavolo a guardare delle riviste.

-Ehi!. Mi sorride Ilaria.

-Vuoi unirti a noi?- mi chiede Elisa –stiamo guardando riviste di moda.-
 
 -Oh, magari! Grazie.- sorrido mentre osservo la nostra cucina colorata. Le pareti della stanza sono bianchissime, il soffitto è alto ed è davvero luminosa. Al centro della sala c’è un tavolo quadrato di legno chiaro e attaccato alla parete c’è un divano blu di pelle; forse strona un po’ con la cucina rosso fuoco, con i pensili lucidi. Io la trovo adorabile, è nuova ed ha anche la lavastoviglie! Ci sono tantissimi utensili a vista e una bellissima macchinetta per il caffè.

-Allora Alice- Ilaria interrompe il silenzio.- dicci qualcosa di te.- mi sorride.

-Infatti!- esclama elisa afferrando un biscotto al cioccolato. -sappiamo solo che inizierai a breve la magistrale di economia.-

-In realtà non c’è molto da dire- faccio spallucce.- cosa volete sapere?-

-Che so, fai sport? Cantanti preferiti, fidanzato, roba così- sorride Elisa continuando a mangiare biscotti.

-Io e lo sport siamo due mondi a parte-dico ridendo-quindi no, niente sport. Cantanti preferiti ne ho molti, forse troppi.- scoppio a ridere.

-Fidanzato?- chiede curiosa Ilaria.

-Beh, no- cerco di sembrare serena-ci siamo lasciati qualche mese fa, prima della mia laurea.- sento che anche se non voglio, il mio sguardo si incupisce.

-Ilaria è sempre la solita, devi scusarla.- mi dice Elisa passandomi un biscotto.

-Macchè, state tranquille.- le rassicuro sorridendo –ormai è acqua passata.-

Bugia. Enorme bugia. La mia vita era stata sempre costruita su bugie.

-E voi?- chiedo- vi frequentate con qualcuno?-

-Il mio unico amore è il cibo.- dice seria Elisa abbracciandosi il pacco dei Frollini al Cioccolato.

Io e Ilaria scoppiamo a ridere contemporaneamente.

-Io mi sto vedendo con Pedro, un ragazzo spagnolo che è qui in erasmus.- afferma la bionda.

Il tardo pomeriggio lo passo in compagnia delle mie nuove coinquiline a raccontarci un po’ di noi, a cercare di conoscerci meglio. Sono davvero simpatiche e con loro mi sento a mio agio, nonostante siano in casa insieme da anni. Così, dopo aver fatto una lunga doccia, indossato il pigiama e mangiato un toast al  formaggio, decido di andare a dormire sperando in un domani decisamente migliore e abbandanando l’idea di uscire e visitare la città.
 
 
 
 
Sono qui solo da un giorno ma ho capito già che Padova è una città TROPPO rumorosa per il mio povero sonno. Do, infatti, un’occhiata alla sveglia, sono appena le 8:35 del mattino, di domenica mattina tra l’altro. Mi trascino fuori dal mio letto fino in cucina, dove cercando di non fare rumore mi preparo un cappuccino extra zuccherato con dei biscottini alla nocciola.
Alla fine è una bella giornata, il sole splende nel cielo e l’aria sembra particolarmente limpida. Il pensiero di fare una passeggiata esplorativa si sta appropriando del mio cervello, quando guardando fuori dalla finestra lo vedo.

Teo.

Proprio lui, in tutto il suo splendore. Pantaloni blu e t-shirt grigio chiaro, la barba incolta e i capelli morbidi e disordinati. E’ appena uscito dal palazzo mentre discute animatamente con qualcuno al telefono.  Continua a camminare avanti e dietro freneticamente mentre si gratta il capo e sembra esausto. Rimango lì a fissarlo come una cretina per tanto, troppo tempo. Basterebbe scendere le scale e precipitarmi in strada, basterebbe guardarlo negli occhi per azzerare completamente quei tre anni che ci hanno separati. Non faccio in tempo a pensarci, le mie gambe stanno già scendendo le scale con il cuore che mi batte a mille. Sono in pigiama, con le ciabatte, con i capelli arruffati e senza un filo di trucco, ma sto andando da lui.

Il portone si apre con un rumoroso suono metallico sotto le mie mani, lo spingo un po’ e ..
Niente. Lui è lì, che mi guarda stupefatto.
Sento il mio cuore accelerare ancora di più e il mio respiro farsi corto. Siamo entrambi immobili, ci separa la strada piena di gente che passeggia sui marciapiedi e macchine che sembrano impazzite. All’improvviso allontana il cellulare dal suo orecchio e lo mette in tasca, mentre  attraversa la strada con andatura lenta. Sembra tranquillo, perfino quando con una calma disarmante mi si para davanti. Il suo maledetto profumo-non lo ha mai cambiato?- mi invade le narici e per qualche secondo mi sembra di avere un mancamento.

-Alice.-

A questo punto io dovrei svenire, giusto?

-C…ciao.-

Niente, a quanto pare non svengo. Anzi, rispondo anche, ma lo faccio così piano che non so se mi sente.

-Come stai?- la sua voce trema per un attimo, come se la calma e la sicurezza mostrate stessero andando in pezzi.

Non ci parlavamo da tre anni, o forse di più. Al mio povero cuore però la sua voce continuava a fare lo stesso effetto. Non mi aspettavo certo che mi chiedesse “come
stai?” , non sapevo cosa rispondere a quella domanda. Come sto? La verità è che non lo so nemmeno io. Ma poi, a lui interessa davvero sapere come sto?

-Io..io devo andare- farfuglio confusa indietreggiando.

Vedo la sua espressione farsi confusa, mentre le mie spalle si avvicinano al massiccio portone. Ci guardiamo negli occhi e sento le gambe non reggermi prima di appoggiarmi alla grande maniglia e spingere. E così, in un attimo, sono dentro. Al sicuro. Lontana da lui.
  
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