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Autore: Lady I H V E Byron    18/10/2015    0 recensioni
Ispirazione tratta dal film "Signori il delitto è servito", ispirato a sua volta da Cluedo, il gioco investigativo da tavolo.
E se i membri dell'OrganizzazioneXIII mandati al Castello dell'Oblio fossero stati uccisi in un altro modo?
L'atmosfera, nel Castello Che Non Esiste, sembra essere adatta per dei delitti...
Genere: Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Organizzazione XIII
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’Area Grigia.
Il luogo in cui tutti i membri dell’Organizzazione si riuniscono in attesa di istruzioni sulle missioni del giorno.
Larxene si era svegliata prima di tutti. Sembrava turbata e nervosa ed era intenta a cercare qualcosa sotto un divanetto.
In quel momento entrò anche Marluxia, sbadigliando.
“Buongiorno, mia cara.” salutò il giovane “Che stai facendo?”
La ragazza si mise sulle ginocchia e sbuffò.
“Ho perso un kunai.” disse, quasi ruggendo “Controllando il mio cassetto ho notato di avere soltanto sette kunai, e tu sai benissimo, caro Marly, che io ne ho otto. E se non ritrovo il mio kunai in tempo col cavolo che vado in missione!”
“Ok, ora stai calma che lo cerchiamo insieme, d’accordo?”
Ad uno ad uno entrarono anche gli altri Nessuno.
Mancavano solo Lexaeus e Xion e del kunai di Larxene ancora niente.
Saix, come sempre, era intento con il suo tablet ad assegnare una missione a ciascun Nessuno.
Zexion, togliendo lo sguardo dal Lexicon, osservò Kingdom Hearts. Stava brillando come non mai, quel giorno.
“E’ bellissimo…” mormorò, quasi sorridendo.
“Già…”
Xemnas entrò nell’Area Grigia, seguito da sguardi perplessi. Non era solito entrare in quella stanza.
“E ogni giorno diventerà sempre più bello grazie al vostro impegno nelle missioni. Soprattutto il tuo, Roxas, e quello di Xion. Voi due siete gli unici in grado di poter completare Kingdom Hearts, per poi farci tornare umani. Questo è il nostro unico scopo nella nostra non-esistenza.”
“E’ davvero così?”
Tutti i membri si voltarono verso Vexen, che aveva posto quella domanda.
Nel frattempo stava bevendo del latte caldo.
“Dimmi, Xemnas…” continuò lo scienziato, alzandosi dal divanetto sul quale era seduto “Tu dici che completando Kingdom Hearts potremo tornare umani, ma sarà così? Hai avuto modo di provarlo? Avevi già fatto un “esperimento” simile in passato? O ti basi solo su parole ambigue stampate su dei libri scritti da persone piene di fantasia? Ciascuno di voi si è mai domandato: “Ma quello che dice Xemnas si basa sulla verità?”
I Nessuno si guardarono l’un l’altro con aria strana e incuriosita.
“Adesso provate dubbio, vero?” notò Vexen, continuando a girare per la stanza “Non avete mai sospettato che il nostro caro Superiore, in realtà, potrebbe tramare qualcos’altro? Che ci stia usando per altri scopi, meno quello a cui siamo uniti, come direbbe Zexion? Lui potrebbe sfruttare il nostro desiderio di tornare umani e spingerci a fare quello che in realtà vuole lui.”
Saix assunse uno sguardo severo.
“Vexen! Come osi dubitare del Superiore!”
“Non è educazione interrompere una persona mentre parla, numero 7!” ribetté Vexen, ricambiando lo sguardo minatorio di Saix “E dovresti portare TU rispetto verso un tuo superiore, evitando questo tono!”
Il numero 7 stava per parlare di nuovo, ma Xemnas, mantenendo la calma, lo invitò a tacere con un gesto della mano.
Vexen continuò il suo discorso, dopo aver posato la tazza, mezza piena, su un tavolino.
“Ogni volta che uno di noi chiedeva qualcosa di Kingdom Hearts a Xemnas, lui, con la forza del sopracciglio aggrottato, ci spingeva a cambiare argomento. Ma nonostante tutto, non siete ancora curiosi di sapere cosa sia veramente Kingdom Heart? Io sì, e non solo perché sono uno scienziato. Visto che con le maniere gentili non è servito saperlo… direi di passare alla soluzione estrema. Uccidendo Xemnas… potremo finalmente sapere per cosa abbiamo sempre rischiato la nostra non-vita…”
Xemnas, sentendo tali parole, mostrò un’ombra di inquietudine nel suo volto.
Anche il resto dei membri si stupì di tali parole, ma nessuno ebbe il coraggio di dire qualcosa.
“Io direi di cogliere al volo questa occasione, cari colleghi.” continuò lo scienziato, dirigendosi verso gli interruttori della stanza. “Potremo finalmente scoprire, da soli, la verità su Kingdom Hearts se ucciderete Xemnas… adesso.”
Alla parola “adesso”, Vexen spense le luci e oscurò il vetro e l’Area Grigia cadde nell’oscurità.
Non si sentiva niente, a parte i respiri dei vari membri dell’Organizzazione.
A rompere il buio e il silenzio fu uno sparo e il rumore di un vaso frantumato.
Seguirono gli urli di Demyx e Larxene.
“Ehi! La mia pistola!” esclamò Xigbar.
Ad accendere la luce fu Zexion, a cui, appena vide ciò che era successo, venne una sincope.
Il numero 2 si guardò intorno con movimenti a scatto.
“Dov’è la mia pistola?!” domandava, nervoso.
Ma non era quello il motivo dello sgomento del numero 6.
Xemnas era ancora vivo, ansimante, ma Vexen giaceva come incosciente sul pavimento.
Gli altri si alzarono dai divanetti.
“Non è Xemnas…” notò Marluxia.
“Vexen!” esclamò Zexion, quasi preoccupato.
“E’ ancora vivo?” domandò Xaldin.
“Stai bene, Lord Xemnas?” domandò Saix, avvicinandosi a Xemnas.
“Sì… un po’ spaventato…”
Xigbar fu abbastanza veloce da chinarsi sul corpo del compagno.
“State indietro! Fatelo respirare! Vediamo un po’…” esclamò, facendo gesto gli altri di allontanarsi.
Mise un dito sotto le narici di Vexen, poi gli tastò le pulsazioni della gola e del polso.
“E’ MORTO!” concluse.
“Cosa?!” esclamò il resto dell’Organizzazione, in coro.
Il fucile del numero 2 era vicino alla finestra e lui se ne accorse.
“Come c’è finito laggiù…?”
“Perché gli hai sparato, Xigbar?” domandò, quasi furioso Zexion.
“Io gli ho sparato?”
“Tu sei l’unico che sa sparare nell’Organizzazione!”
“Come facevo se la mia pistola è laggiù?”
“Potevi usare l’altra!”
“L’altra è nella mia stanza, Zexion. Me ne sono dimenticato. L’avrei ripresa prima di andare in missione.”
“Ma se non sei stato tu, Xigbar, chi ha ucciso Vexen?” intervenne Xaldin.
Il corpo di Vexen fu messo supino. Sembrava non aver preso alcun colpo.
“Nessuno. Non ha ferite da arma da fuoco.” spiegò Xigbar “Uno di voi mi ha preso la pistola nel buio. Guardate! Il proiettile ha rotto quel vaso!”
Infatti, sopra una mensola, un vaso si era frantumato, facendo cadere l’acqua sul pavimento.
Nel tentativo di esaminare quel punto, Xigbar si incastrò tra Demyx e Luxord, che si erano alzati per andare a vedere il danno.
“Permesso, prego!”
“Oh, scusa, Xigbar.”
“LASCIAMI PASSARE!”
“Insomma!” si lamentò Demyx.
“Hai ragione!” concordò il numero 10, avvicinandosi alla mensola e indicando un punto luminoso. “Nel muro c’è il foro del proiettile, vedete?”
“Oh, cavolo, i miei fiori…” si preoccupò Marluxia, prendendo i tulipani che stavano nel vaso.
“Ma come è morto, allora?”
“NON LO SO, SAIX!” tuonò Xigbar, tornando ai divanetti “Non sono specializzato in medicina legale!”
“Qualcuno lo avrà pur ucciso, no?!” esclamò Zexion, battendo un piede sul pavimento.
“Beh, io non sono stato!” aggiunse Roxas, incrociando le braccia.
Demyx si stava agitando dall’angoscia.
“Scusate, devo bere qualcosa di caldo…” mormorò.
Bevve dalla stessa tazza di Vexen, ma dalla parte opposta in cui il collega aveva bevuto.
Xigbar ebbe come un’illuminazione.
“FORSE E’ STATO AVVELENATO!”
A quel punto, il ragazzo fece cadere la tazza, che si frantumò in mille pezzi, e urlò come un isterico, temendo di morire.
Axel si precipitò a soccorrere il compagno, mentre quest’ultimo continuava ad urlare.
“Calmati! Calmati, Demyx!” diceva, mentre portava il numero 9 verso il divanetto più vicino. “Va tutto bene! Non ti succederà niente! Stai calmo! Ecco, siediti qui e stai tranquillo!”
Ma Demyx non smetteva di urlare, quindi il numero 8 dovette dargli uno schiaffo.
Gli altri membri dell’Organizzazione si stupirono.
“Beh, ho dovuto farlo.” giustificò Axel, massaggiandosi la mano “Non voleva smettere…”
Xaldin stava per perdere la pazienza.
“Ma insomma!” urlò, avvicinandosi al collega “Quel latte era avvelenato o no?”
Xaldin, Zexion, Xemnas e Larxene esaminarono i cocci della tazza di Vexen. Il latte si era sparso ovunque.
“Temo che non lo sapremo mai…” concluse il numero 6, battendo le mani sui fianchi.
“A meno che non muoia anche lui…” ipotizzò il numero 3.
Demyx era ancora sotto shock per la storia del latte avvelenato. Non si rese nemmeno conto dei colleghi intorno a lui, che lo studiavano per vedere se c’era veramente del veleno nel latte.
A rompere il silenzio fu un urlo femminile.
Tutta l’Organizzazione si precipitò nel corridoio, allarmati, compreso Demyx.
“Forse è l’assassino…” ipotizzò Luxord.
“Se lo fosse, perché urlerebbe?” domandò Zexion.
“Forse c’è un’altra vittima… O mio Dio, Xion!” disse Axel, ricordandosi che non c’erano tutti nell’Area Grigia e Lexaeus non urlava mai, nemmeno come una ragazza.
Trovarono la numero 14 rannicchiata in un angolo, quasi in lacrime.
“Xion, sei viva?” domandò il numero 8, preoccupato.
“NON GRAZIE A VOI!” fu la risposta.
“Che vuoi dire?” domandò Marluxia.
“Mi avete lasciata sola con un assassino!”
“Allora l’assassino è qui nel corridoio.” concluse Zexion.
“Sì!”
“E dove?”
“Come “dove”? QUI!”
Luxord e Xigbar guardarono indietro e Demyx controllava sotto i capelli di Saix, che rivolse al ragazzo un’occhiata minatoria.
 “Lui è in mezzo a noi!” continuò a spiegare Xion, asciugandosi le lacrime “O come hai detto tu, Zexion, uno di noi è l’assassino!”
“Come fai a sapere che l’ha detto?” domandò, incuriosito, Saix.
“Stavo venendo nell’Area Grigia e vi ho sentiti. Mi sono svegliata tardi, scusate.”
“Ma allora perché stavi urlando in quel modo se eri qui da sola?” domandò Larxene, facendo un passo di lato.
“Perché avevo paura, accidenti. L’ho bevuto anch’io quel latte. Non lasciatemi sola, vi prego…”
Riprese a piangere e Roxas si avvicinò sorridendo in modo amorevole e porgendole una mano.
“Su, stai tranquilla, Xion. Vieni nell’Area Grigia con noi.”
“Con l’assassino…?” continuava a balbettare lei, tra le lacrime.
Anche Axel si avvicinò per confortarla.
“La nostra sicurezza è nel numero, mia cara…” aggiunse Zexion, avvicinandosi anche lui.
   
 
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