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Autore: Siracusa_Aurora    18/10/2015    0 recensioni
"Ancora tre fermate e sarei dovuta scendere. Esatto "sarei", perché mentre mi preparavo per scendere dal pullman, finisco addosso a qualcuno. Stavo quasi cadendo a terra quando mi sento afferrare per un braccio. "
"Alzo la testa di scatto per guardarlo.
E mi ritrovo davanti un ragazzo slanciato, con addominali scolpiti (le cui sagome si intravedevano dalla t-shirt), occhi verdi, capelli biondo scuro e carnagione abbronzata. Insomma, un figo.
Rimango imbambolata come una scema, mentre lui sorride con quei denti che mi stanno accecando talmente sono bianchi."
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 3

Nonostante il tragitto da casa mia a quella di Mari sia abbastanza corto bisognava svoltare molte volte, aspettare ore e ore che scattasse il verde per i pedoni ad ogni semaforo, e molte volte i semafori neanche c'erano e le strade da quelle parti piuttosto trafficate... Quindi non avevo MAI voglia di andare da lei a piedi - sprecavo troppo tempo così - e prendevo sempre il pullman, quel giorno infatti non feci eccezione: mi diressi verso la fermata del 57 che mi lasciava vicino a una rotonda non lontano casa sua. 
Tra l'altro mia madre oggi aveva da fare una commissione e doveva prendere lo stesso mio pullman, decidemmo di fare parte del tragitto insieme, perchè poi  io sarei dovuta scendere molto prima di lei.

Di solito cammino con la testa bassa, o meglio, lo sguardo rivolto verso il basso (mia madre dice che cammino come gli asini, con la testa che guarda in giù). Perchè lo faccio? Semplice: se guardo davanti a me mentre cammino incrocio lo sguardo delle persone. Vi sembrerà strano, ma io, essendo molto timida, mi trovo molto a disagio a guardare negli occhi la gente per strada (sopratutto i ragazzi che hanno circa la mia età, mi imbrazza...) e odio terribilmente quando mi fissano gli altri - per la serie: "aggiungere alla lista delle cose che odio" -  quindi tendo a guardare in basso involontariamente, anche se, ovviamente, uno sguardo davanti a me ogni tanto lo dò, altrimenti non immagino la quantità di cartelli stradali, pali della luce, persone ecc. che avrei preso in pieno (travolgo le persone solo ed esclusivamente quando sono di fretta...).
Mentre attraversavo le strisce pedonali con mia mamma per raggiungere la fermata mi ero accorta che dalla parte opposta c'era un ragazzo, ho pensato: sembra carino... Appena scattato il verde per i pedoni io, mia madre e il ragazzo attraversammo le strisce, lui andava da dove noi eravamo venute, viceversa noi dalla parte da cui lui era venuto.
Non so perchè ma mi sono come sentita... non so... come se qualcuno mi avesse detto di alzare il viso e guardarlo in faccia. Cosa stranissima per me, perchè mi imbarazza a guardare in faccia le persone per strada, comunque strano ma vero ho alzato il viso circa a metà strada delle strisce e l'ho guardato in faccia.
Lui era alla mia sinistra, mia mamma alla mia destra, io in mezzo fra loro.
Come l'ho guardato in faccia (con il volto rivolta a sinistra), ho sorriso abbassando lo sguardo, poi ho girato il viso verso mia madre (a destra), per scoppiare a ridere.
«E' carino!» , mia madre si era già accorta che l'avevo guardato ed era per questo che ero scoppiata a ridere, il fatto che avessi tutta la faccia rossa dall'imbarazzo non aiutava... Dicendo ciò aveva praticamente urlato solo poco dopo che lui mi aveva oltrepassato,quindi è impossibile che lui non l'abbia sentita...
«E' il vampiro» , dall'imbarazzo neanch'io avevo usato un tono di voce basso, non comparabile a quello di mia madre, è vero, ma non poteva essere definito certo un "bisbiglio"... 
Lui ormai era abbastanza lontano, ma non sono del tutto convinta del fatto che non mi avesse sentita, avevo i miei dubbi al  riguardo...

Io e Mari diamo soprannomi ai ragazzi di cui non conosciamo il nome o di cui vogliamo parlare senza che qualcuno che li conosca, o il diretto interessato, capisca di chi stiamo parlando. Ad esempio: panda, era un ragazzo che piaceva ad una nostra amica (adesso loro due sono fidanzati e sono dolcissimi), lo chiamavamo così perchè spesso aveva una felpa nera con diverse tasche bianche.
Albero, era un ragazzo della nostra precedente scuola, era molto alto e carino.
Cuscino, era un ragazzo pigrissimo che aveva sempre sonno e usava sempre qualcosa per appoggiarsi sopra: zaini, astucci, banco, muro, PERSONE. Però era molto simpatico, e non era difficile diventare suo amico. 
Gli ultimi due aggiunti da poco alla lista erano: il commesso e il vampiro. Entrambi i soprannomi glieli avevo affibbiati io, anche perchè non li conoscevamo e non sapevamo il loro nome vero. Bè, il commesso avevo scoperto da poco si chiamasse Nathan, era davvero carino, peccato che mi ero fatta una figura... Praticamente lui era il commesso in un negozio (dall'imbarazzo ho dimenticato di che tipo di negozio...), mentre aspettavo che un suo collega mi facesse lo scontrino, la cassa aveva finito la carta per farlo, lui era andato a prenderne altro. Nel frattempo Nathan (alis il commesso) era arrivato di soppiatto alle mie spalle, io ero soprappensiero e mi spaventai, finendo addosso a quello che era andato a recupera altra carta per gli scontrini. La scatola che teneva in mano ne era piena, e mi ritrovai sotto strati e strati di carta per scontrini... Sembravo una mummia a carnevale... Sigh... Per fortuna il suo collega, che era anche il proprietario del negozio, non mi fece pagare la carta degli scontrini, ma mi aveva solo chiesto se stavo bene. Io avevo risposto di si , mi ero scusata per il disastro e gli avevo dato una mano a mettere apposto... Non mi sono mai più fatta vedere in quel negozio, il resto dei commessi (due ragazze e un altro ragazzo) ridacchiavano incluso qualche cliente, mentre io avrei voluto sprofondare, ma non ero sicura ridessero di me, altrimenti gliene avrei dette quattro, ma se gli dicevo qualcosa e poi si scopriva che davvero non ridevano di me, allora si che avrei voluto schiattare all'istante...
Poi l'ho rincontrato sul pullman casualmente. All'inizio me la diedi a gambe levate perchè credevo volesse prendermi ancora in giro, anche perchè lui mi chiamava "ragazza dello scontrino". Invece mi ero ritrovata piacevolmente sorpresa dal fatto che non fosse così. Mi aveva tenuto quando stavo cadendo sul pullman; e rincontrandolo un'altra volta (sempre sul pullman) mi aveva difesa da un tipo che mi stava dando fastidio, e quando gli chiesi il perchè mi aveva detto che lo avevo frainteso, che non era sua intenzione offendermi e lì ci eravamo presentati. Lo avevo trovato gentile, niente di più. Non sono una di quelle ragazze che si innamora ogni due secondi di un ragazzo. OK: sapevo quando un ragazzo mi piaceva fisicamente o no, ma non credo di essermi mai innamorata, almeno non sul serio... Ma questo non lo potevo sapere se non finchè non mi fosse successo. Ma io lo vedevo nei miei genitori, non credo di aver mai visto due persone amarsi come loro. Ne andavo davvero orgogliosa.  E di sicuro non avevo intenzione di innamorarmi adesso del primo che incontravo solo perchè era carino o gentile o entrambe le cose. 
Si, ma... passiamo al vampiro.
Il vampiro è un ragazzo che Marinella ha visto sul pullman, si e no tre o quattro volte, mentre mi raccontava come era fisicamente avevo tratto le mie conclusioni.
«Ha i capelli neri e mossi, gli occhi blu ed è pallido, ma non è quel pallido che sembra malato. Si nota che è proprio lui di carnagione chiara» , mi disse questo mentre lo descriveva.
«Tipo come i vampiri, come quelli di Twilight. Sono pallidi, ma non sembrano malati, almeno non tutti» , e aggiunsi mentalmente: Non sembrano malati fisicamente, ma molti di sicuro lo sono mentalmente... 
Lei sgranò gli occhi, sbattè una volta le mani, e mi puntò il dico contro. 
«Esatto! Proprio così!» , sembrava che gli avessi detto che ero io il vampiro mentre intonavo un canto arcaico. Ahahah. Marinella...
Se io sul pullman cerco di evitare tutto e tutti, lei si mette anche ad ascoltare le conversazioni dei ragazzi che non conosce. Se io cammino senza guardare la gente, lei le fissa pure, quindi anche se fossi già stata sullo stesso pullman del vampiro, non ci avevo mai prestato attenzione. A volte ci chiedevamo come avevamo fatto a diventare migliori amiche, prima che ce ne rendessimo conto lo eravamo già. 
Poi mi aveva detto anche a che fermata del 18 l'aveva visto salire sul pullman (in Corso Novara) e a volte scendeva anche vicino casa mia, alla mia stessa fermata (quella vicino al negozio di kebab, tra l'altro lì i kebab sono buonissimi). Come ho già detto non mi sono mai accorta di lui, ma lei mi aveva detto che anche lei lo aveva visto solo ultimamente sul pullman, e mai prima dall'ora. Supponevamo abitasse dalle parti della biblioteca, ma magari cambiava diversi pullman e il 18 era uno dei tanti per raggiungere la sua meta e quindi non abitava nei pressi della fermata del 18....
Un giorno io e Mari eravamo andate a farci un giro in centro, al ritorno, come all'andata, avevamo preso il 18. Eravamo scese, appunto, vicino al kebabaro. Mentre aspettavamo il semaforo per attraversare avevo notato questo ragazzo (più che altro perchè aveva un paio di cuffie stupende!), lui era davanti a noi e ci dava le spalle, io ero un pò di lato e l'avevo visto in faccia pensando: sembra carino... Poi mi ritrovai Marinella agitata che mi scuoteva per un braccio.
 «E' lui! E' il vampiro!» , mi bisbigliò saltellando.
Io sgranai gli occhi e curvai in giù le labbra in segno di approvazione come per dire: niente male 'sto vampiro, hai buon gusto Mari.
Lei annuì con molta enfasi e sorridendo. E se devo essere sincera aveva proprio l'aria compiaciuta. 
Anche se eravamo dirette a casa mia avevamo deciso di andarci a prendere un gelato per dirigerci dalla sua stessa parte, per vedere dove era diretto.
Poi si era fermato di colpo e si era girato verso di noi, ma guardando sul suo telefono, noi ovviamente avevamo fatto finta di niente e avevamo proseguito come se non lo stessimo seguendo(come no). Arrivammo a un altro semaforo rosso per noi, tanto per cambiare, ma che questa volta ci era stato utile.
«Non lo vedo più dov'è il vampiro?» , mi bisbigliò. 
Il tempo di girarmi dietro a guardare dove fosse e Marinella mi aveva preso a braccetto senza permettermi di girarmi e mi aveva indicato con un cenno impercettibile della testa dietro di noi, quindi capii che lui era dietro di noi, tra l'altro non eravamo le uniche  al semaforo, c'era un altro signore che ci guardava come se fossimo pazze. In realtà credo che quel giorno io e Mari ci fossimo ubriacate senza aver bevuto alcolici, noi scherziamo su questo e lei dice che è nata ubriaca, visto che si fa come minimo 5 figuracce al giorno. Le ho proposto di scrivere un libro in cui ci sono le sue figuracce e le mie, sicuramente ci faremo un mucchio di soldi, visto che ne abbiamo molte assurde da raccontare, comunque lei mi batteva!
Scattato il verde il signore se ne andò per i fatti suoi, io e Marinella (sotto suo consiglio) rallentammo il passo, così che il vampiro ci superasse. Infatti lo fece. Lo avevamo visto ritirare i soldi dal bancomat, o meglio, noi facevamo le sceme per attraversare un'altra volta (un pò più avanti del bancomat) e dicevamo cose tipo «No sta passando una macchina» quando non stava passando neanche quel rotolo d'erba che sta nel deserto (come cavolo si chiamava, quella che c'è nel vecchio west, con i cowboy...), oppure «Il semaforo è rosso» quando il semaforo in quella traversa non era mai esistito. Quando ripresi un pò di lucidità minacciai Marinella (che stava esagerando) di darle un bel calcio sul suo didietro. 
Spero solo che quel tipo avesse le cuffie con la musica al massimo, anche se qualcosa mi diceva che era totalmente spenta la musica neanche bassa, ma spenta... Avrà pensato fossimo svampite, stalker che lo pedinavano, ubriache e, nel mio caso, pure violenta... Speravo di non rivederlo, e invece adesso gli avevo riso pure in faccia! Maledizione, praticamente ormai eravamo amici di vecchia data. In più mentre sorridevo, per poi scoppiare a ridere, ho notato che mi stava sorridendo pure lui, lo sapevo che mi aveva riconosciuta... O forse era presuntuoso da parte mia pensare che si ricordasse di me. La prossima volta che ci incontriamo o chiama la polizia per farmi arrestare o mi da il suo numero di telefono, sicuramente la prima opzione, ma almeno nel secondo caso lo potevo dare a Marinella, a cui tra poco dovevo assolutamente raccontare anche questo.

Mi riporta sulla Terra sottraendomi dai miei pensieri il telefono di mia madre che squilla.
«Pronto?
...
Si, sto arrivando.
...
Ah...OK.
Allora ci vediamo a casa.
Si ciao.»
, chiude la chiamata.
«Chi era?» , le chiedo.
«Papà, ha detto che non c'è più bisogno che vada da lui, perchè passa lui a casa a prendermi» , risponde.
«Ma cosa dovete fare?», continuo io.
«Niente, mi voleva mostrare i quadri che vuole esporre alla mostra d'arte, per avere un parere in più» , dice con disinvoltura come se non fosse niente, i quadri di mio padre sono stupendi, è grazie a lui se adoro anche io disegnare.
«Ah! Anche io li voglio vedere!» , ci tengo molto a vederli.
«Ah-ah» , scuote la testa e l'ndice insegno di no, «tuo padre ha espressamente detto che vuole che li vedi solo dopo che sono stati esposti per farti una sorpresa tesoro. »
«Ma» , insisto.
«Fai la brava» , mi interrompe con un sorriso. 
«Ora vado. Ci vediamo più tardi amore. Fai attenzione mentre vai da Marinella» , mi schiocca un bacio sulla guancia.
«Ok, ciao... Ci vediamo dopo, salutami anche papà...» , metto il broncio, cosa che a quanto pare la diverte.
«Ciao» , e se ne ritorna verso casa.
Nel frattempo è arrivato il pullman, gli faccio segno di fermarsi, si ferma, ci salgo su e poi il pullman ripartì.





Ciao a tutti!
Finalmente dopo mesi e mesi sono riuscita a caricare anche questo capitolo!!!
Avevo detto che in questo capitolo vi avrei presentato Marinella, bè ci ho ripensato: nel mezzo succederà qualcoso 
*sorriso inquietante*
Cosa succederà nel prossimo? 
Non ve lo dico perchè tanto alla fine scrivo una cosa e ne faccio un altra XD
Quando pubblicherò il prossimo capitolo?
Quando troverò il modo per dar fuoco alla mia scuola e risultare innocente #pensieripiromani X')
Parlando seriamente: appena potro lo faccio, giurin giurello *tiene le dita icrociate*
Al prossimo capitolo! ;) 




#curiosità 2: nome del progettista
Pullman ‹pùlmën›, George Mortimer. - Ingegnere (Brocton, New York, 1831 - Chicago 1897). Nel 1859 dalla trasformazione di due vecchie carrozze ferroviarie ricavò le prime carrozze con letti, che ebbero enorme successo. Nel 1867 fondò la Pullman-palace-car-company e nel 1880, presso gli stabilimenti, un centro residenziale per operai, che dopo alcuni anni fu inglobato, con le vastissime officine, nella città di Chicago, costituendone un sobborgo (Pullman City).

Fonte: http://www.treccani.it/




   
 
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