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Autore: piumafantasma    19/10/2015    1 recensioni
Sono sempre stata convinta che quella santa donna di mia nonna conoscesse il maggior numero di persone che un umano possa raggiungere in una vita. Peccato che i compagni di viaggio sono tali solo durante esso; i diari invece rimangono per sempre. E sono quelli la parte migliore. I diari di bordo. Vecchi, consunti, accartocciati, ingialliti ma di un valore inestimabile. Quello che non sapevo è che mia nonna ha sempre intrapreso i suoi viaggi con una logica strabiliante. Una lista. Cose da fare prima di morire. Un titolo alquanto semplice, un significato estremamente complesso.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Agire.

Dopo la morte della nonna molte cose erano cambiate. Papà, ormai orfano, era diventato arrogante, pieno di sé. Si trattava di un continuo rinfacciare, mai di un consolare. Di questo se ne era accorta anche mamma, ma lei di forza per lottare contro mio padre non ne aveva mai avuta. Ancora ferma alla convinzione che la donna dovesse sottostare all’uomo e che una buona moglie non facesse altro che assecondare il marito e fargli trovare una pila di calzini puliti sopra il letto tutte le sere, non era mai riuscita a prendere una propria decisione.

Ed io? Io mi ritrovavo semplicemente spaventata. Spaventata dalla possibilità di condurre una vita come quella dei miei genitori. Noiosa, insignificante, terribile. I diciotto infondo avevano rappresentato un gran bel traguardo che aveva segnato la fine della mia adolescenza e l’inizio della gioventù. Quella che aspettavo da tutta la vita, il mio periodo migliore. Ho sempre pensato che tutti i giovani fossero straordinariamente belli, senza tempo, pieni di spirito di avventura e tutto ciò che sognavo era essere come loro. Ma come avrei potuto esserlo in quella famiglia? Non avrei potuto. E l‘unica possibilità che mi si era presentata davanti era quella di partire. Esattamente come aveva fatto la nonna.

Presa la decisione in modo estremamente repentino, non restava altro che prepararsi in modo altrettanto veloce per evitare che i pensieri dei problemi che questa decisione avrebbero arrecato influenzassero l’entusiasmo e la voglia di partire. La gioventù non è il tempo dei pensieri, è il tempo delle azioni. Il piano era semplice: tornare un’ultima volta a casa della nonna per prendere la sua valigia, i suoi diari, i pochi spicci che teneva da sempre nascosti tra le pagine di un libro in cucina che sarebbero dovuti servire per le evenienze e convincersi che tutto sarebbe andato per il meglio.
Quel giorno ero uscita di casa come tutte le mattine da 4 anni a questa parte esattamente alle 7.12, orario che avevo convenuto e sperimentato essere il migliore per prendere la corriera in tempo, con il solito zaino blu. Ultimo giorno di scuola del 4° superiore. Un traguardo importante, ma in realtà solo l’inizio di un cammino nettamente più irto che sarebbe poi culminato con l’esame di stato. In giorni come questi di solito lo zaino rimane più o meno vuoto o pieno soltanto del necessario per un pomeriggio al mare, il primo dell’estate che sarebbe iniziata subito dopo il suono dell’ultima campanella.
 Quel giorno però il mio zaino non conteneva né libri né costumi o creme solari, ma vestiti. Avevo infatti deciso che insieme alla scuola sarebbe terminata anche la mia permanenza lì. Per questo avevo scelto il guardaroba che avrei portato con me nel viaggio. Non essendo ancora sicura di quanto questo sarebbe mai potuto durare mi ero munita di capi adatti a qualsiasi condizione atmosferica: pantaloncini corti, canotte, pantaloni della tuta, felpe e un piumino che avrebbe svolto anche la funzione di un kway. In effetti avevo uno zaino un po’ troppo pieno per passare inosservata, ma la verità è che nessuno l’avrebbe notato, lo sapevo già. Prima di uscire definitivamente da casa mi ero concessa due minuti in più per provare ad immaginare come sarebbe stata la vita dei miei senza di me e mi ero decisa che molto probabilmente ben poco sarebbe cambiato all’interno della loro vecchia routine. Giusto qualche viaggio in meno. Come si sarebbero sentiti però non riuscivo ad immaginarlo.

La corriera, per la prima volta in 4 anni puntuale, era insolitamente vuota, anche se già da Maggio avevo notato una minore affluenza di studenti. Ho sempre amato il moto dolce della corriera, come quello di una culla, ma la cosa che mi aveva sempre affascinato era come il guardare fuori dal finestrino durante quei 20 minuti di viaggio riuscisse a staccarmi completamente dal mondo reale. In quei minuti la mia mente viaggiava, si incantava per poi disincantarsi ad ogni fermata, e immaginava qualsiasi cosa. Di solito però i pensieri variavano a seconda della playlist che la radio proponeva e quel giorno sembrava volesse essere la colonna sonora del viaggio che stavo per intraprendere.
’estate è la libertà. 
  
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