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Autore: elyxyz    19/10/2015    7 recensioni
Oggi, nel 5° compleanno di Linette, ho deciso di festeggiare postando la seconda parte della saga.
Questo sequel sarà una raccolta di missing moments, what if, spin-off, side story e salteremo avanti e indietro nel tempo rispetto all’epilogo di Linette.
Il tutto avrà una lunghezza variabile (drabble, flash-fic, one-shot e alcuni capitoli contigui).
Credo sia doveroso specificare che non metterò l’avvertimento Mpreg, poiché Merlin è diventato biologicamente donna, ma resta una Mpreg spirituale per ovvi motivi (vedi trama cap. 90).
Vi lascio con una citazione che sarà il leitmotiv di tutta la raccolta:
Governare una famiglia è poco meno difficile che governare un regno.” [Michel de Montaigne]
[Arthur x Merlin, of course!]
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Buongiorno

Buongiorno!

Eccoci al terzo capitolo della raccolta-seguito. ^^

Come ho già spiegato nella premessa generale, salteremo avanti e indietro nel tempo, ma darò sempre un’indicazione temporale per farvi raccapezzare.

 

Ho scelto di dividere l’argomento Queen!Merlin in due parti.

Questo capitolo è formato da due pezzi (con un salto di 3 mesi l’uno dall’altro), riguarda la pre-trasformazione.

Il prossimo capitolo, anch’esso formato da frammenti vari, racconterà l’arrivo della futura regina a Camelot e il matrimonio.

Entrambi si innestano come missing moments all’interno dell’epilogo di Linette (cap. 90), dopo la morte di Uther, quindi nel periodo pre/post-matrimonio.

Ah, anche se ci saranno pochissimi capitoli angst nella raccolta, questo è uno di quelli: angst e fluff, sorry.

 

Dopo la fine del capitolo, ho inserito un piccolo omake. Per quelli che non lo sanno, è un termine giapponese che indica un extra o bonus rispetto all’opera principale. Diciamo che è un regalino.^^

 

Linea temporale: il giorno dopo la morte di Uther. (Rif. Cap. 90).

 

 

Dedico questo nuovo inizio a quanti hanno amato MerLin.

A quanti hanno scelto di continuare il viaggio con me.

A chi ha recensito il precedente capitolo e invito i lettori silenziosi, se lo desiderano, a lasciare un segno (che è sempre gradito).

A Elwing Lamath, DevinCarnes, chibimayu, Merlin Pendragon, Orchidea Rosa, Semiramide_, Iwannalive_inadream, maar_jkr97, marydel, Yuki Eiri Sensei, chibisaru81, principessaotaku97, Rosso_Pendragon, Sana e Akito, mindyxx e Burupya.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She 2

 

La Raccolta

 

 

 

Capitolo III: Becoming a Queen (Parte I)           

 

 

Arthur sbatté il portone dietro di sé con un senso di liberazione e chiuse gli occhi, cedendo alla stanchezza.

Anche se gli appartamenti reali erano vuoti, poteva ancora sentire l’eco delle grida, l’incitamento del suo popolo, dei cavalieri e dei nobili: “Lunga vita al re! Lunga vita al re!” avevano gridato al cielo, applaudendo alla cerimonia con cui Geoffrey lo aveva reso, a tutti gli effetti, il nuovo monarca di Camelot.

Quell’entusiasmo gli aveva scaldato il cuore, poiché aveva visto la devozione e l’affetto sincero sulla maggior parte dei loro volti, cullati nella speranza di un governo prospero ed equo, e si sentiva orgoglioso e spaventato della responsabilità che adesso pendeva sulle sue spalle, ma il suo dolore era tuttora forte e palpitante, come il suo lutto.

Una parte di lui, quella del figlio devoto e perennemente in cerca di approvazione, non era ancora pronta a sostituirsi a re Uther nella conduzione del regno, eppure non aveva avuto altra scelta.

Arthur ripensò alla salma del padre, ricomposta dopo i funerali e deposta nelle catacombe del castello coi suoi avi, rammentò quell’addio prematuro di poche veglie addietro, e una lacrima gli sfuggì.

 

La porta che si riapriva, dietro di lui, lo destò dal suo momento di debolezza. Merlin gli fu accanto, solerte e discreto, già pronto a sfilargli il pesante mantello cerimoniale e la nuova corona, più sfarzosa e imponente di quella che aveva posseduto come erede al trono.

Eppure, quando il valletto reale incrociò il suo sguardo, ogni proposito di svestizione scomparve e Arthur si sentì trascinare in un caldo abbraccio, consolatorio e lenitivo, perché Merlin sapeva sempre cosa era meglio per lui, anche senza parole.

Gliene fu grato in un modo quasi doloroso e si concesse di aggrapparsi alla maglia logora di quello che, entro breve, non sarebbe più stato il suo servitore personale.

 

“Dobbiamo parlare”, decretò a malincuore, staccandosi dal mago e trascinandolo con sé verso il letto a baldacchino.

 

“Arthur, sei sfinito da questa giornata interminabile e doma-” Il re gli pose un dito sulle labbra per tacitarlo.

 

“È proprio per questo che dobbiamo confrontarci adesso.

Domani il Concilio dei Nobili si radunerà, per giurarmi fedeltà, nella prima riunione che presiederò. Ma so già cosa sarà preteso da me e dobbiamo aver pronto un piano preciso con cui muoverci”.

 

“Ti chiederanno un matrimonio, un’alleanza strategica per rinforzare il regno contro i nostri nemici. Ed un erede, al più presto, perché la dinastia prosegua”.

 

“Esatto”, concordò il giovane Pendragon, annuendo. “È mio dovere farlo e accoglierò il loro suggerimento, ma alle mie condizioni”, decretò stentoreo, stringendo la mano che ancora li univa. “È tempo di dare avvio ai cambiamenti che tu ed io abbiamo sognato. Non sarà facile far accettare il ritorno della magia a Camelot, ma – se tu mi sosterrai – ce la faremo…”

 

“Non dubitarne mai”.

 

“Merlin… ne abbiamo già discusso molte volte, in passato, lo sai. Eppure erano solo parole, piani e visioni, desideri e ipotesi. Ora servono conferme: il tempo delle grandi scelte e dei sacrifici è arrivato e niente sarà più come prima. So che ti sto chiedendo molto, ma devo dimostrarmi fermo e sicuro sulle mie posizioni, soprattutto con coloro che mi saranno oppositori, i più fedeli a mio padre…

 

“Ne sono consapevole”.

 

“Anzitutto, domattina renderò nota la mia ferma intenzione di prender moglie al più presto e questo li ammansirà per un po’, dandoci il tempo di organizzare gli altri decreti reali, le nuovi leggi che avevamo abbozzato, il tuo ruolo di stregone di Corte e la legalizzazione della magia.

Fra i consiglieri più stretti, aggiungerò personalmente alcuni cavalieri la cui lealtà mi è già stata comprovata oltre ogni dubbio, poiché necessito di sostenitori che appoggino totalmente le mie scelte nei momenti cruciali.

Ma, ancor più, Merlin… ho bisogno di una compagna. Di una regina. Eppure l’unica persona con cui desidero stare sei tu. La metà della mia anima. La mia vita... sei tu”.

 

“Oh, Arthur…”

 

“A malincuore, sto per chiederti di tornare ad essere donna, anche se so che è un grande sacrificio”.

 

“Mi metterò oggi stesso alla ricerca dell’incantesimo migliore”.

 

“Voglio che tu ne sia certo… Sai a cosa andrai incontro? Non te ne pentirai, prima o poi? Stai rinunciando ad una parte di te, per essere qualcun altro per il resto dei tuoi giorni. È una notevole privazione…”

 

“L’ho già detto una volta, Arthur. Sarei lieto di morire per te, o di servirti fino alla morte.

Viverti accanto e donarti un figlio non è un sacrificio: è per me il più grande degli onori”.

 

Ingoiando un groppo di commozione, il re domandò retorico: “Cos’ho fatto per meritarti?”

 

Merlin gli fece un sorriso sghembo: “Un Asino Reale come te ha bisogno di qualcuno che mandi avanti la baracca!” cantilenò, per alleviare la tensione. Ma poi si rifece serio anch’egli: “Sono sempre stato pronto a fare ciò che andava fatto per compiere il mio Destino, in passato come ora. Anche se ho sperato a lungo di ritornare uomo mentre ero Linette, è cosa di poco conto rispetto al nostro futuro. So che sembra quasi uno scherzo crudele del Fato, finire volontariamente nella stessa situazione da cui volevo scappare, ma non importa. Stavolta scelgo consapevolmente di esserlo, anziché per causa di una maledizione.

Le sacerdotesse dell’Antica Religione e i druidi, con cui ho mantenuto i contatti in questi anni, mi aiuteranno nella transizione.

Presto la voce della dipartita di Uther si spargerà per i Cinque Regni. Dichiarando la nostra posizione favorevole alla magia, preverremo insurrezioni magiche, vendette e ritorsioni da parte di chi ha subìto torti in passato. Creeremo nuove alleanze, daremo vita ad Albion

Dirò addio alla mia parte di Merlin come uomo, questo sì. Ma concedimi di essere egoista per una volta sola: non sopporterei di vederti accanto a nessun altro che non sia io. Quindi accetto di buon grado questo scotto da pagare”.

 

“Forse sono io, fra noi due, a non essere ancora pronto a separarsi da te…” confessò Arthur, fissando le loro dita intrecciate. “Ero consapevole che prima o poi sarebbe successo… sì”, nessuno dei due nominò l’improvvisa morte di Uther, eppure era un concetto chiaro fra loro. “Ma non adesso. Non così”.

 

Arth-

 

“Prima lui, e ora tu. Non sono pronto! Dannazione, Merlin!” imprecò Pendragon, con voce roca e rabbia e impotenza, trattenendosi per non lasciar sfuggire le lacrime che sentiva pungere a tradimento. “Non voglio dividermi da te!”

 

Lo stregone se lo strinse contro, comprendendo il suo bisogno ancora una volta.

 

“So che la tua magia sta scalciando per uscire… so che dobbiamo ridare la libertà a tanta gente e che Albion deve nascere… Ma era mio padre, e… anche se aveva idee sbagliate, lo amavo e credevo che sarebbe rimasto con me ancora a lungo e che… che…” Un singhiozzo recise la frase a metà, mentre il Dono di Merlin reagiva al suo dolore, circondando Arthur come una coperta soffice e calda, una carezza materna, dolce e consolatoria. Il nobile vi cedette, lasciandosi lenire le ferite dell’animo, in un dormiveglia benefico, mentre Merlin vegliava su di lui.

 

 

***

 

 

“Arthur?”

 

Mh?”

 

“Ricordi che domani è il grande giorno…”

 

Mmmh”.

 

“…della mia partenza?” precisò, per dovere di pignoleria. “Sembra che tu abbia l’asinina tendenza a negarlo, come se questo bastasse a non farlo succedere…

 

“Come potrei mai dimenticarmene, Merlin?” domandò retorico, con una punta di risentimento, accarezzando nuovamente la pelle nuda del compagno con le dita e con le labbra, per memorizzare ancora e ancora ogni frammento di Merlin, ogni curva e ogni sporgenza ossuta, ogni piccola imperfezione che rendeva unico quel corpo che amava e venerava al pari di una divinità.

Lo conosceva già a memoria, quasi più del proprio, ma non ne era mai sazio, non era mai abbastanza.

Lo aveva baciato e adorato per anni e per tutte le notti, messe loro a disposizione, precedenti all’inevitabile separazione.

Anche quella sera, si erano amati con dolcezza e passione, con la foga dell’ingordigia e la lentezza dello stillicidio, generosi ed egoisti nel dare e ricevere piacere, in quell’ultima volta prima del prestabilito addio.

 

“Partirò all’alba…” insisté Merlin, scivolando via dalla sua presa tentatrice per ottenere la giusta attenzione. “È tutto pronto: ho già predisposto una serie di incantesimi di protezione sul castello e sui confini; i miei apprendisti stregoni li manterranno vigili per le due lune in cui sarò assente. Tuttavia, c’è ancora una cosa da risolvere: come ti ho già menzionato all’infinito, devo prepararmi all’incantesimo di trasformazione… Ma abbiamo sempre rimandato il chiarimento di alcuni particolari… e penso che non possiamo procrastinare oltre”.

 

Arthur annuì in risposta, conferendogli tutta la sua concentrazione.

 

“Gradirei sapere se hai delle preferenze”, riprese il mago, sorridendogli incoraggiante. “Partendo dal presupposto che non dovrò assomigliare a me stesso né come Merlin né come Linette, posso plasmarmi a tuo piacere”.

 

“No, io non…” tentennò il re.

 

“Gradiresti capelli biondi o neri? Il colore degli occhi? I lineamenti…?” elencò. “Cosa vuoi che cambi, cosa vuoi che resti?”

 

Arthur si prese un lungo attimo per scrutarlo.

“Io non ho diritto a scegliere, Merlin. È il tuo corpo, qualunque cosa andrà bene…

 

Il mago annuì.

“D’accordo”.

 

“Solo, per amore degli Dei, non dare retta alla tua insana capacità di causare disastri con gli incantesimi…

 

“Ehi!” si risentì il mago, sbuffando, ma l’altro non vi diede peso e continuò.

 

“E cerca di non combinare qualche guaio colossale e magari non finire trasmutato in qualche bestiaccia… o magari morto. Abbi pietà del mio povero cuore e fa’ ritorno tutto intero…” scherzò, celando tutta la vera preoccupazione che gli gravava nell’animo. Entrambi sapevano che sarebbe stato un procedimento delicato, ma Merlin lo aveva persuaso fino allo sfinimento che tutto sarebbe andato per il meglio, perché sarebbe stato guidato nel sortilegio dai più potenti stregoni dei Cinque Regni e dalle Sacre Vestali.

 

“Se la metti così, tornerò di certo tutto d’un pezzo, ma brutto come un rospo!” lo provocò per ripicca. “Hai detto tu che qualunque cosa sarebbe andata bene!”

 

Un lampo di malizia attraversò lo sguardo del re, poi nondimeno si fece serio.

“Le tue sporgenze, però…”

 

“Ecco, lo sapevo! Stavi pensando ai miei seni!” lo accusò, fintamente risentito. “Quand’ero Linette, continuavi a fissarli!”

 

“No, non è vero!” si difese, arrossendo. “Stavo pensando a…” mugugnò.

 

“A cosa?” l’incalzò lo stregone, pungolandolo con un dito ossuto, a tal punto che l’Asino Reale cedette.

 

“Alle tue orecchie. Non potremmo tenerle così?”

 

Merlin boccheggiò sconcertato, poi scoppiò a ridere.

“Se ci tieni tanto, si può fare”.

 

“Sai che adoro le tue sporgenze…” confessò Arthur, controvoglia, raggiungendo la stessa tonalità Rosso Pendragon dei tendaggi che lo circondavano.

 

“Ai vostri ordini, Maestà!” esclamò, ponendo fine, per qualche veglia, ai loro battibecchi.

 

Si raggomitolarono quindi, stretti l’uno all’altro, rassegnati all’impossibilità di dormire per godere di ogni istante di vicinanza, del tempo condiviso, attendendo l’ineluttabile alba.

 

“Merlin? Stai… dormendo?” chiese Arthur, quando il gallo cantò.

 

“Come potrei?”

 

“Ti amo, stupido idiota di un servo…”

 

Anche io ti amo, Asino Reale”.

 

“E non è giusto che io debba rinunciare ad una parte di te a cui sono così legato…”

 

“Ne abbiamo già discusso, ricordi?”

 

“Ma potresti… Potresti rimanere donna per qualche anno, e poi tornare per sempre in te…

 

Il mago sospirò, cercando le parole giuste da dire per non ferirlo ulteriormente.

Anche se in parte lo comprendeva, era un bisogno egoista che non avrebbe trovato compimento.
Evidentemente, la loro separazione incombente stava riaprendo vecchie piaghe nell’animo del cavaliere, paure e sofferenze dovute alla prima, improvvisa sparizione di Merlin anni addietro e il nobile stava dando voce al suo lato più fragile, quello emotivo e irrazionale. 

Se fosse stato pienamente in sé, Arthur non avrebbe mai proposto di infliggere alla sua prole la stessa sofferenza patita nel crescere senza avere Ygraine accanto. Con che cuore avrebbe reso orfani i suoi eredi, dopo ciò che aveva patito?

 

Lo stregone comprese la disperazione dietro quella richiesta, ma rimase fermo nel suo proposito, affinché si rassegnasse.

 

“Non posso farlo. Sarebbe solo un bieco egoismo da parte nostra. Non priverei mai i miei figli della loro madre… Quando ho accettato di essere regina, sapevo che non sarei più tornato indietro. Anche se Merlin non esisterà mai più… se non nei nostri ricordi”.

 

“Parlerò di lui”, promise Arthur. “Del mio migliore amico, il più fedele servitore, il più giudizioso tra i consiglieri. Racconterò ai nostri figli delle nostre avventure, dei bei momenti. Farò in modo che ti conoscano, te lo giuro”.

 

Merlin si ritrovò la gola stretta in una morsa di lacrime. Perciò annuì solo, chinandosi a baciarlo.

 

 

 

Continua...

 

Omake

 

“Diventerai donna per sempre, non potrai tornare indietro”.

 

“Per te, questo e altro, mio re!” esclamò Merlin, infervorato dal sacro dovere. “Cert- no, aspetta. Vuoi dire che mi devo tenere il ciclo ogni mese? E soffrire come un cane?”

 

“Beh, sì. Credo rientri nel pacchetto ‘donna’, giusto?

 

“Allora, no. Grazie tante, Arthur. Il tuo amore non vale tanto! Trovati qualcun altro!” XD

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai e a Laura, che subiscono le mie paranoie. X°D

 

Note: Il prossimo capitolo, lo prometto, sarà postato in tempi brevi e sarà lunghisssssimo e decisamente più allegro!

 

Mi sento in dovere di difendere il povero Arthur. Vi prego di non pensare che sia improvvisamente diventato bipolare, visto che i suoi discorsi remano uno contro l’altro e sembra quasi un pazzo.

Il poveretto è nel bel mezzo di una grossa battaglia interiore: da un lato i doveri verso il regno e dall’altro i suoi bisogni e gli affetti.

Lui è sempre stato pronto a sacrificarsi per la sua gente, ha sempre messo Camelot prima di tutto; ma stavolta ho cercato di raccontare il suo lato più privato e (se vogliamo) umanamente egoista.

 

Se avete dubbi o domande, sono a vostra disposizione!

 

 

Eccovi un paio di pezzetti d’anticipazione del prossimo capitolo:

 

Il giovane Pendragon, dal canto suo, si sarebbe accontentato di strappare Merlin via da quella dannata carrozza e di caricarselo in spalla o di trascinarlo come un sacco di farina negli appartamenti privati, per rimanervi chiusi dentro tutto il tempo necessario a recuperare i giorni perduti e oltre.

Purtroppo per lui, v’erano delle regole di Etichetta a cui neppure il re poteva sottrarsi.

 

Arthur soppresse malamente uno sbuffo di insofferenza, mentre – dall’altro della scalinata, che dava sulla piazza principale – attendeva l’arrivo imminente che sembrava non arrivare mai.

Le mani gli tremavano appena appena, ma nessuno notò quel particolare, tranne forse Gaius che gli sostava accanto come rappresentante del Concilio e che sorrise con paterno affetto. Anch’egli – parimenti al sovrano – aspettava impaziente quel ricongiungimento.

 

Il brusio dei cavalieri, schierati dietro di loro, si dissolse nel momento in cui, di lontano, si avvertì lo scalpiccio di zoccoli in avvicinamento.

Arthur trattenne il fiato per tutto il tempo in cui il cocchio magico comparve all’orizzonte per poi dirigersi verso di lui con maestosa leggiadria.

 

(…)

 

Merlin gli fece un piccolo sorriso timido, arrossendo sotto al suo sguardo indagatore.

Se Arthur non se fosse stato già perdutamente innamorato, sarebbe successo in quell’istante.

 

 

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Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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