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Autore: Tactolien    19/10/2015    1 recensioni
Questa storia è ambientata dopo L'Ultimo Guardiano. Inizia con un matrimonio particolare e spero di portarla avanti fino in fondo. Dopo Una pagina di Diario e Il Sigillo di Scilla ecco questa nuova storia, magari un po' assurda, che spero possa piacervi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Chi sono i regnanti di Avalon –chiese N°1 quando si avviarono verso il palazzo- Non sapevo che ci fosse un re o una regina".

"Infatti non ce ne sono. Non più almeno". Rispose pronto il Sindaco Baltus, accennando un sorriso triste.

"Allora c’è un Consiglio come nel sottosuolo?". Ribatté Bombarda Sterro.

"No, neanche. Al momento alla guida dell’isola ci sono solo io. Da quasi duemila anni, ormai".

Artemis lo fissò cercando un qualsiasi gesto nel linguaggio del corpo che gli rivelasse qualcosa in più su quello strano tipo.

Duemila anni, aveva detto. Esistevano davvero esseri così longevi? Certo… Qwan aveva oltre diecimila anni, ma solo perché era rimasto pietrificato. E poi com’era possibile…?! Quel Baltus non dimostrava per niente la sua età: duemila anni e passa e sembrava un umano di neanche quarant’anni. Perfino Julius Tubero aveva più rughe di lui.

Sì. Molto probabilmente è un Lucente.

In fondo… che altro poteva essere?.

 

I nani adoravano le cose luccicanti.

Non era uno stereotipo, ma un fatto.

Potevano rimanere incantati per ore a fissare qualcosa che brillava senza più muoversi.

E in quel momento… Bombarda Sterro stava facendo proprio questo.

Stava lì, a bocca aperta con occhi sgranati… a contemplare lo spettacolo davanti a lui.

"Signori… -presentò il Sindaco- Benvenuti al castello reale di Avalon".

Era immenso, brillante… e completamente fatto di cristallo bianco e azzurro.

Bombarda era allucinato.

Artemis, esterrefatto.

N°1, incantato.

Leale, impressionato.

Non dissero niente, ma alle loro facce Baltus non poté fare a meno di ridacchiare.

"L’interno è anche meglio".

Riprendendo contegno, tre degli ospiti tornarono a seguirlo; eccetto il quarto che rimase ancora impalato dov’era a fissare il cristallo luccicante, finché Leale non tornò a riprenderlo per la collottola.

 

"Ha detto che non ci sono regnanti –parlò Artemis per la prima volta- Quindi chi ci sta là dentro?".

"Ci vivo io da solo, ma principalmente è un museo per turisti. Il palazzo racconta la storia della nostra isola, sarò lieto di narrarvela una volta alla sala del trono".

Si bloccò di colpo. Si voltò guardando verso l’alto: "Ah, eccola che arriva".

"Che?" Borbottò il diavoletto.

La risposta non si fece attendere. Spinella Tappo e Gemma Twist atterrarono a pochi metri da loro.

"Giusto in tempo! –allargò le braccia il Sindaco- Stavamo per entrare. Immagino che il grifone sia già al suo posto".

"Lo sarà di sicuro. Appena ho saputo che venivate qui mi sono fatta raggiungere dalla squadra Due come rinforzo. Ho ritenuto fosse meglio raggiungervi subito per tener d’occhio un certo soggetto". E lanciò un’eloquente occhiata a Bombarda.

"Ehi non è giusto che mi tratti così! Che fine ha fatto la fiducia?".

"Lasciare un nano cleptomane in un luogo come questo è come sventolare una bottiglia di wisky davanti a un ubriacone: e’ sicuro che tenterà di prenderla".

"Ih ih, questa è buona". Fece Gemma.

Tuttavia, Spinella non mancò di scoccare un secondo sguardo anche ad Artemis.

"Di’ un po’ tu… -riprese il nano, parlando con la fata- perché stai costantemente addosso a Spinella? E’ vero che ci hanno detto che l’adori, ma così mi sembra esagerato".

Senza nascondere un violento rossore imbarazzato sulla pallida carnagione, Gemma strepitò: "Non sono affari tuoi?!".

"Calma voi due –alzò la mano Spinella- Gemma è un’apprendista, quindi il regolamento vuole che debba starmi vicino per addestrarla".

Baltus rise: "E’ sempre bello vedere dei buoni amici che bisticciano allegramente. Temo però di dovervi interrompere: il castello chiude al tramonto, quindi dovremo affrettarci"

 

Come promesso dal bizzarro Sindaco, gli interni erano favolosi.

Artemis aveva fatto di tutto nella sua giovane vita: aveva viaggiato per il mondo, rapito e ricattato, sventato rivolte goblin, salvato suo padre, visto il limbo di Hybras, viaggiato nel tempo e perfino tornato in vita; ma mai prima d’ora aveva visto un simile splendore.

Come di fuori il palazzo era ancora di cristallo, però stavolta i colori variavano dal blu al viola. Corridoi lunghissimi, soffitti a volta altissimi ornato da archi rampanti; a completare il tutto erano le grandi vetrate colorate di cui ognuna rappresentava un evento del passato.

Artemis si soffermò su una in particolare: una donna con grandi ali sulla schiena e i lunghi capelli decorati con fiori.

La regina Mab. Aveva già visto una sua statua nella chiesa di Cantuccio il giorno del matrimonio di Grana Algonzo.

"Noto che hai già avuto modo di ammirare la nostra regina più amata". Lo raggiunse Baltus notando il suo interesse.

"Sì, devo dire che queste sono opere d’arte di gran pregio".

"Vero. Sono fabbricate dai nostri migliori artigiani. Tutte quante raccontano una storia. Questa, per esempio è il giorno dell’incoronazione. Lady Mab salì al trono e vi rimase per mille anni –passò poi alla vetrata successiva- Questa, invece, rappresenta una scena di battaglia contro i Fangosi".

"E questa cos’è?". Volle sapere il diavoletto N°1, indicando la decima vetrata più in là.

Era magnifica. Trasudava amore a sol guardarla. Rappresentava la regina con in braccio una piccola fata neonata dalle ali bianche.

"Questo è il giorno in cui la Regina Mab presentò ai sudditi sua figlia, la principessa Titania. La loro è una storia molto più complicata… Signor Sterro… le conviene posare ciò che sta prendendo, per la sua incolumità".

Tutti si voltarono verso il nano.

"Che…?". Balbettò Gemma.

Com’era possibile? Lo aveva tenuto d’occhio tutto il tempo.

Adesso la Caposquadra Tappo penserà che sono un’incapace.

Bombarda lo guardò perplesso, cominciando poi a svuotare le tasche, riponendo tutti i preziosi soprammobili di cristallo che si stava portando appresso.

Come ha fatto a vedermi? Sono stato attento e lui era voltato di spalle.

Mostrò loro e balconi dove la regina era solita tenere i suoi discorsi; la sala da pranzo provvista di un lungo tavolo per gli ospiti più prestigiosi. Poi si fermò davanti a una grande porta chiusa.

Dall’architrave Leale fu lieto di costatare che anche il quel caso non avrebbe avuto bisogno di abbassarsi.

"Questo è il pezzo forte del castello, lo conservo sempre per ultimo ai visitatori".

Spinella sorrise: "E’ vero, l’ha fatto pure con me".

I quattro trattennero il respiro. Che altro poteva esserci di ancor più splendido lì?.

Gemma addolcì lo sguardo. Era sempre un piacere visitare il palazzo.

"Ebbene, signori… ecco a voi la Sala del Trono". E spalancò i battenti.

Completamente bianca. L’alta volta a cupola. Un lungo tappeto di velluto rosso che partiva da loro e attraversava tutta la navata fino a raggiungere un trono di cristallo bianco e azzurro, rialzato su tre gradini. Ai lati riapparivano le vetrate colorate, e stavolta non narravano un singolo evento: erano frammenti di una storia.

Bombarda si congelò nuovamente incantato, pensando a che altre rubare sperando di non essere beccato.

Leale si guardò intorno quasi a torcersi il collo.

N°1 pareva un bambino davanti all’ennesima meraviglia della vita.

Artemis aggrottò la fronte. Quel trono non sembrava affatto a misura di fata come Gemma: sembrava per qualcuno di stazza più grande.

"Tuttavia… ciò che mi premeva maggiormente a farvi vedere… sono queste". Indicò Baltus, avvicinandosi ad una teca posta a destra del trono.

Gli ospiti inarcarono le sopracciglia. Era una comunissima teca di cristallo trasparente; ciò che sorprendeva di più era quello che vi stava all’interno: un paio di grandi ali castane, ripiegate a riposo.

"Queste sono le ali della Regina Mab. Separate dal corpo il giorno della sua morte".

Seguì un attimo di silenzio. Tutto passato a fissare le ali come se avessero potuto dire qualcosa. Erano ancora in perfette condizioni.

Conservate con la magia, indubbiamente. Intuì Artemis.

Guardò Gemma… e guardò le ali. C’era qualcosa che non quadrava.

"Queste sono le ali di una fata? –chiese- Credevo che avessero ali fatte di magia come lei, e che svanissero una volta finite di usarle. Queste invece sono vere ali tangibili, fatte di pelle, ossa e piume".

Il Sindaco annuì condiscendente. Cosa che infastidì non poco il giovane Fowl: di solito era lui a usare quello sguardo.

"Il termine fata viene molto spesso usato a sproposito dai Fangosi. Per voi tutti i membri del Popolo sono fate. La nostra Gemma è una fata. Ma la Regina Mab e sua figlia Titania erano entrambe Fate Regine; che, come avrete capito, sono leggermente diverse dalle comuni fate".

"Anche il fisico doveva essere diverso. Ho notato che quelle ali sono molto grandi, quasi sproporzionate se messe su una come Gemma".

"Infatti. Le Fate Regine erano più alte. Mab misurava un metro e sessantacinque. Non era altissima secondo gli standard dei Fangosi, ma lo era per i suoi sudditi. Per di più… era bellissima. Qualcuno pensa che le Fate Regine abbiano ispirato gli angeli delle vostre religioni".

"Come i Lucenti?".

"Sì, quasi. Anche se i Lucenti sono creature mutate dalla magia. Le Fate Regine invece erano una razza a sé".

"Sì. Noi siamo stati presenti quando Spinella divenne una Lucente per breve tempo. Trasformata da Pandora, per combattere contro Scilla".

"Spinella una Lucente?! –squittì improvvisamente Gemma- Voi siete stata una Lucente, caposquadra?! Perché non ne ho mai sentito parlare? E perché non lo raccontate mai a nessuno? Io andrei in giro a vantarmene da qui all’eternità".

Spinella la guardò. Aveva molta simpatia per quella ragazza, anche se a volte avrebbe voluto tapparle la bocca.

"Non posso vantarmi di qualcosa che non ricordo. Mi sono svegliata in ospedale con un sacco di lunghi capelli in testa".

"Voi l’avete conosciuta? -chiese Leale a Baltus- Mab dico".

"L’ho servita finché non è venuta a mancare".

"Immagino che sia stato triste per un Lucente come voi essere privato di una tale compagnia"

"Artemis?!". Sbottò Spinella.

Inaspettatamente… Baltus storse gli occhi: "Lucente?".

"Sì, voi. Non siete un Lucente?".

Dietro di lui… sentì Gemma ridacchiare.

"No. Probabilmente la mia altezza ti ha tratto in inganno. La mia Famiglia del Popolo ha molti nomi: Stregoni, Immortali, Notturni. Ma voi umani ci conoscete più col nome di Vampiri.".

A quella parola… Artemis e Leale raggelarono.

A quella reazione… il Sindaco di Avalon rise di gusto; e per la prima volta… non si coprì la bocca con la mano.




 

 

  
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