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Autore: General_Winter    19/10/2015    1 recensioni
I baci sono la dimostrazione d'amore più pura e intensa. E Margherita li aveva riservati solo a lui...
[Russia x Fem!Nord Italia]
[Primavera]
Lui amava i fiori; lei portava il nome di uno di essi e rivedeva nell’amato Sovietico le migliori qualità che quei boccioli sapevano portare con nobile fierezza.
[Estate]
Tanto bella da rasentare un miraggio creato dalla mente ormai persa di un povero sventurato nel deserto; calda come il sole che sembrava esitare ad andarsene del tutto, attardandosi a renderla ancora più meravigliosa del solito.
[Autunno]
Forse quelle nuvole cariche di pioggia che minacciavano temporale non garantivano propriamente il massimo del romanticismo e della spensieratezza.
[Inverno]
In inverno, la notte a San Pietroburgo durava troppo.
[Partecipa al contest Quattro Stagioni Flashfic, indetto da Neupreussen sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Nyotalia, Russia/Ivan Braginski
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nome autore EFP: General_Winter
Fandom scelto: Axis Powers Hetalia
Stagione: Autunno
Numero parole: 443
Rating: Verde
Genere: Romantico, Introspettivo, Fluff, Malinconico
Personaggi/Coppie: Russia (Ivan Braginski); Nyo!Nord Italia (Margherita Vargas)
Note: //
 

AUTUNNO


Forse quelle nuvole cariche di pioggia che minacciavano temporale  non garantivano propriamente il massimo del romanticismo e della spensieratezza. Ma doveva ammettere che  il cielo plumbeo e il rosso delle foglie creavano un piacevole contrasto che solo un esperto artista avrebbe saputo apprezzare.
Spostò un ciuffo ramato di capelli dietro l’orecchio mentre una nube si venava di lampi e scoppiava col tuono. Il cuore le sobbalzò al boato, facendole tremare le gambe: non aveva mai sopportato i temporali, ma non poteva non ammettere che creassero l’ideale atmosfera per quello che sarebbe diventato un meraviglioso ritratto paesaggistico su un blocco da disegno.
La pioggia cominciò a picchiettare con l’insistenza di un orologio contro il vetro, facendola destare dai suoi pensieri che si erano ormai dispersi in lontananza, tra i declivi prealpini colorati in rame, ormai resi sfocati dalla cortina d’acqua sempre più densa.
Sorrise malinconica mentre uno spiffero di freddo entrava dalla finestra e le colpiva la gola scoperta, intimandole di allontanarsi da quel trespolo di tristezza dove lei sembrava solo un usignolo impaurito.
La curva delle labbra prese una piega più serena non appena tornò a guardare il proprio letto, ricordandosi di cosa doveva fare, con cosa doveva imbrattare quei fogli bianchi che teneva stretti tra le sottili dita.
Ai paesaggi montani avrebbe pensato un altro giorno. Una visione più spettacolare e rara si agitava placidamente nel dormiveglia, tra le candide lenzuola.
Un lupo siberiano.
L’erede dell’inverno che l’aveva tenuta al caldo coi suoi baci non più tardi della sera prima.
La parte dell’Europa sbagliata che l’aveva protetta dal fragore del temporale tenendola stretta tra le proprie braccia, cullandola col suo respiro, ora dolce ora inquieto, dettato dal passare dei suoi incubi notturni.
Riprese a tracciare con la matita i tratti dei muscoli dell’ignaro modello che ancora riposava le membra stanche per la faticosa e passionale notte appena passata.
Una bellezza decadente, la Russia. Splendente un tempo, cercava ancora di mantenersi in piedi con i rimasugli di una precedente fama, ormai scomparsa.
Come l’Italia, quasi.
Come foglie morte che tentavano disperatemente di tenersi aggrappate  a un ramo di vita, pregando che non arrivasse una folata di vento troppo forte a farle cadere nel fango della strada, perse per sempre.
Una bellezza caduca, naufraga su un relitto di gloria conclusa.
Forse per quella somiglianza si erano cercati, si erano trovati e non si erano più lasciati andare.
Abbandonò il ritratto, spostandosi sul letto, gattonando tra le coperte fino a raggiungere il Russo. Passò l'indice sul suo volto con delicatezza, disegnando ogni tratto, ogni particolare del suo viso, riflettendo su ogni parola di veleno che il mondo sputava su di lui, tanto simile a un innocente bambino, in quel momento.
Gli baciò uno zigomo, attenta a non svegliarlo.
Potevano dire di tutto su di lui. Per Margherita, quelle parole avevano lo stesso valore delle foglie secche o di una goccia di pioggia.
  
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