Characters: Carlos De Vil; Jay; Evie;
Pairing: JayxCarlos {pre-jaylos};
Rating: PG
Genre: slice of life; sentimentale;
Warning: slash;
Words: 743
Prompt di: Jordan Hemingway Efp ~ Descendants, jay/carlos: ogni
motivo é buono per una sana rissa (il fatto che così si annulli il personal
space é irrilevante, chiaro)
Disclaimers: I pg appartengono alla Disney.
"X marks the spot" e in italiano "La X è il punto in cui scavare" è una battuta
del film Indiana Jones.
Scritta per l'UST Day della
Winter is Coming Week @We
are out for prompt
«Non lo sai? La X è il punto in cui scavare!»
L'esclamazione di Jay arriva frammentata dalla sua risata, mentre con una mano
tiene la testa di Carlos premuta al tappeto della stanza e con il resto del
corpo siede sulle gambe del compagno, bloccandolo in terra.
La X è un incrocio bianconero di ossi sulla giacca di pelle e pelo di Carlos e
Jay la guarda con l'avidità che suo padre gli ha tramandato per i tesori – degli
altri, soprattutto –, come se al di sotto potesse celarsi una montagna d'oro
soltanto per lui. È così, lo è per Jay, che quando è convinto di non essere
visto, guarda Carlos come se in lui avesse trovato la grotta delle Meraviglie.
«Niente più film di Indiana Jones per te!» urlacchia Carlos; è un puledro che si
dimena agitando gambe e braccia, in vani tentativi di liberarsi.
«Che importa, tanto ho già visto quelli che contano. Ed ora stai fermo e
lasciami scavare.»
«Col cavolo!»
Jay non abbandona la presa, la rafforza, sposta entrambe le mani ai polsi del
più piccolo e li puntella contro il tappeto, chinandosi su di lui, per
grattargli la nuca con il mento e in parte anche con la guancia. I capelli di
Carlos sono riccioli morbidi contro la pelle e Jay avrebbe solo voglia di
affondarvi il naso, respirare l'odore di shampoo (No, un attimo, non è lo stesso
odore di quello che usano per lavare Dude?!) e poi lasciarsi andare. Forse è
proprio quello che fa, senza rendersene conto, semi sdraiato su di lui,
schiacciandolo sotto il proprio corpo nel rimanergli addosso, immobile. È di
quello che Carlos si accorge: dell'immobilità di Jay e del fatto che abbia
smesso di colpirlo, pungolarlo o cercare di sbatterlo da qualche parte.
Si ferma, ingoiando il respiro, in quella prigione formata dagli abiti, dai
muscoli e dalla prepotenza che è il figlio di Jafar.
«Jay?»
Perde un battito quando Jay torna a muoversi, piano, quasi pigramente: il suo
mento si poggia alla spalla del più piccolo e il suo volto è così vicino che le
labbra di De Vil ne sfiorano l'angolo della bocca.
«Che… che… che ti prende?» balbetta Carlos, cercando di farsi indietro con il
capo; le lentiggini che ne tempestano il naso e le guance risaltano nel rossore
del volto.
«Niente.»
«A-ah.»
«Mi sono solo stancato.»
Carlos lo guarda diffidente «E quando mai tu ti stanchi di pestarmi?»
«Lo dici come se fosse una brutta cosa.»
«Mi p e s t i. Ovvio che sia una brutta cosa!» ne scandisce le parole,
arricciando il naso e cercando di suonare serio, sincero { Mentendo }.
Non gli è mai importato molto di finire tra le grinfie di Jay. Forse all'inizio
quando ancora non si conoscevano e Carlos lo temeva – così come ha imparato a
temere i cani, sua madre, il bene, i buoni, l'amore e gli happy ending –, forse
quando ancora non aveva notato come le mani di Jay lo afferrassero di peso ma
con la cura di non fargli male, quando ancora, nonostante avesse sentito il
suono della sua risata riecheggiargli direttamente contro l'orecchio, non
l'aveva ascoltato e non era ancora stato in grado di percepire una
sfumatura diversa da tutte le altre risate del ragazzo.
«Se vuoi la smetto.» Jay non si impegna nemmeno nel cercare di sembrare
dispiaciuto e Carlos non è sicuro di volergli chiedere di smettere: schiude le
labbra, ma la voce non esce e tutto quello che riesce a fare è fissare la bocca
troppo vicina dell'amico e il suo profilo accarezzato da qualcuno dei lunghi
ciuffi scuri.
Pensa che potrebbe baciarlo. Che Vorrebbe baciarlo.
Socchiude gli occhi, prende coraggio e–
«Ragazzi, perché ci state mettendo così tanto?»
La porta della stanza si spalanca sulla figura di Evie.
Il silenzio che segue è un peso che schiaccia Jay e Carlos. Poi si fa largo il
panico, l'imbarazzo ed infine, in un agitarsi convulso di braccia e gambe, Jay
si butta indietro e Carlos rotola di fianco, staccandosi l'uno dall'altro.
«Non stavamo facendo niente!»
«Assolutamente niente!»
«Niente più del solito!»
«Esatto!»
«Ma certo che no~» Evie sbatte le lunghe ciglia e sorride, con quel suo sorriso
malizioso e l'espressione di una donna che conosce tutti i segreti dell'amore.
Muove le dita in un saluto sbarazzino e, come nulla fosse, richiude la porta,
lasciandoli di nuovo soli, con il cuore in gola e la sensazione di aver appena
creato un mostro.