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Autore: Hikari_F    19/10/2015    1 recensioni
Sono ormai tre anni che Kotaru ha accantonato la speranza di trovare qualcuno che gli stia accanto senza prendersi gioco di lui o picchiarlo, pagando cara la scelta infelice di essersi dichiarato gay pubblicamente il primo anno di liceo. Sembra impossibile che, un giorno, qualcuno possa guardare oltre il pregiudizio ed imparare ad amare il piccolo ed imbranato ragazzino per ciò che è davvero. Eppure un giorno, quasi come fosse un disegno divino, Kotaru si ritrova a fare la conoscenza di Ryota, suo affascinante e taciturno senpai. E se il filo rosso del destino volesse condurlo proprio da lui?
Un racconto introspettivo, a tratti malinconico, scritto in prima persona dallo stesso Kotaru.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Chiudendo la porta alle mie spalle cerco di non fare rumore...anche se, esausto com'è, non lo sveglierebbe nemmeno una scossa di terremoto.

Ce ne ha messo di tempo a mollare la presa...per un attimo ho creduto che avrei passato qui tutta la notte! Invece non è trascorsa nemmeno mezz'ora da quando, indebolito dalla febbre, il senpai mi ha tirato a sé sul letto, in uno stretto abbraccio da cui sono appena riuscito a liberarmi. Non che l'idea di restare accoccolato in un letto con lui mi dispiaccia, ma siamo seri...in questo modo è quasi come dormire con un ubriaco. Non è lucido e i suoi comportamenti sono del tutto irrazionali. Se mai Ryota proverà desiderio di stringermi, voglio che lo faccia consapevolmente.

Mi chiedo quanto di ciò che ha detto nel delirio sia vero e quanto, invece, fosse dettato dall'incoscienza del momento...mi chiedo quando tornerà a scuola e quando ricominceremo a frequentare il corso insieme. Sento le farfalle nello stomaco che svolazzano impazzite e lo voglio accanto a me, rivoglio le sue braccia intorno al mio corpo e il suo respiro caldo sulla mia pelle. Il risentimento nei suoi confronti ha un po' attutito la mancanza che sentivo, ma adesso che l'ho rivisto mi rendo finalmente conto di non essere più in grado di fare a meno di lui.

 

-Ehi, Kota.- Una voce familiare mi coglie di sorpresa, facendomi sobbalzare.

-Ehi. Ryota.- Dico, accogliendo il senpai con un saluto; è venuto a salutarmi fuori dall'aula prima che cominci la lezione -Ti trovo in forma.-

-Sì! Decisamente meglio. Come mai non sei più passato a trovarmi?-

-Non volevo importunarti e poi non avevo modo di contattarti per avvisare che sarei passato. A questo punto ho preferito lasciarti in pace.-

-Peccato, una visita mi avrebbe reso felice.- Mi guarda con una specie di sorriso sghembo, che somiglia più a un ghigno ironico -Sei senza cuore. Sapevi di me in questo stato e non mi sei passato a trovare nemmeno per sbaglio.-

-Mi spiace.- Dico, scrollando le spalle con fare indifferente -Possibile che nessuna delle tue ammiratrici sia passata a farti compagnia?-

-Oh, purtroppo sì. E mi hanno portato decine di scatole di cioccolatini. Le mandavo subito via con la scusa che ero ancora molto contagioso, ovviamente non è vero. Infatti mi sembra che tu stia bene, giusto?-

-Benissimo.- Rispondo, irrigidendomi un po' di gelosia al pensiero di tutte le belle ragazze che gli sono state accanto mentre io, il codardo, ero a casa a tormentarmi, incerto se andare da lui o meno.

-A proposito, tieni.- Dice, porgendomi un pacco di cioccolatini fondenti -Io non li mangio certamente tutti. Se lo scoprisse il sensei di karate, mi taglierebbe in due.-

Abbozzo una risata -Grazie. Pensa che faccia facerebbero le tue ammiratrici se sapessero che è la seconda volta che approfitto dei loro doni.-

-Non mi conoscono. Non sanno nemmeno che a me il cioccolato piace al latte. Il fondente è il tuo preferito, vero? Quando siamo usciti hai sempre preso cioccolata calda fondente.-

-Sì.- Replico, mettendo sottobraccio la scatola di cioccolatini -Tra poco arriva la professoressa. Ci vediamo, eh?-

-Ci vediamo a pranzo. E poi fuori scuola. Ho un conto da regolare con un certo gigante.- Dice, mettendomi una mano sulla spalla con fare protettivo -Se ti va puoi anche avvisarlo, così si prepara psicologicamente.-

-No, lasciamo che si goda la sorpresa!- Esclamo, sorridendo all'idea di vedere Kyojin umiliato un'altra volta. Sono contento che il senpai abbia voglia di proteggermi e che abbia pensato che i cioccolatini rispecchiassero i miei gusti...sono contento di essere speciale.

Divoro una manciata di quelle praline fondenti durante la lezione. Ho fatto caso alle occhiate stupite dei compagni di classe, che hanno cominciato a mormorare tra loro collegando l'accaduto con il pranzo assieme al senpai l'ultimo giorno di scuola...e lanciandosi nelle supposizioni più svariate.

“Ho sentito che fanno lo stesso corso pomeridiano...”

“Uno come il senpai con una checca simile...sicuramente gli sarà amico per i soldi.”

“Amico? Secondo me sono amanti. Scommetto che il frocio lo paga bene, sapevo qualcosa sui problemi economici del senpai...a volte si è disperati”

“Bah, a me sembra che il senpai sia sinceramente affettuoso con lui...con gli altri non lo è mai. Non l'ho mai visto toccare qualcuno sulla spalla così. Addirittura regalare i cioccolatini!”

“Cavoli, sono così invidiosa. Come vorrei che il senpai si accorgesse di me...”

“Non sarà mica...no, impossibile. A lui piacciono sicuramente le donne!”

“Però le ha sempre respinte tutte...sarà per questo...?”

-SILENZIO!- Grida l'insegnante, sbattendo il registro sulla cattedra -Ma cos'è questo brusio? Avete voglia di parlare? Bene, allora oggi vi interrogherò tutti, in ordine alfabetico. Cominciamo.-

Una serie di lamenti e sbuffi proviene dalla maggior parte dei banchi, ma a me non dispiace che ci sia interrogazione. Sono preparato (come sempre, non ho altro da fare oltre allo studio) e mentre gli altri saranno alla lavagna avrò tutto il tempo di mangiare il resto dei cioccolatini e provare a esercitarmi nel disegno. Sto diventando piuttosto bravo.

 

-A sapere che avremmo pranzato insieme, ti avrei preparato gli onigiri.- Dico in tono scherzoso, non appena mi siedo a tavola con il senpai. Le farfalle hanno ripreso ad impazzire...sono innamorato. Cavoli, se sono innamorato!

-Allora preparali per domani.- Risponde seriamente, dando un'occhiata al mio bento contenente una porzione fredda di riso al curry istantaneo -Oggi non ci tengo a fare cambio, ma ti farò volentieri assaggiare un po' di quello che ho portato.- Toglie il coperchio al suo porta-pranzo, per rivelare un coloratissimo assortimento di pietanze invitanti: nigiri di salmone, petto d'anatra con funghi e, in un settore a parte, persino una porzioncina di mochi.

-Allora te la cavi in cucina.-

-Chi vive da solo prima o poi impara, ma mi spiace deluderti. Questi vengono dal ristorante, sono pietanze che il cuoco ha preparato per errore e siccome nessuno le voleva, ho pensato di portarmele via io.-

-Buon appetito, allora.- Dico, accettando di buon grado il nigiri che mi offre. Quelli al salmone sono quelli che mi piacciono di più, oggi è la giornata dei miei cibi preferiti.

-I miei compagni ne hanno dette di tutti i colori quando sei passato a salutarmi. C'era addirittura chi ha ipotizzato che sei il mio amante e che ti riempio di soldi.-

Ride di gusto -Non mi dispiacerebbe avere un po' di denaro! Nah, lascia che si divertano a formulare teorie. Se si fanno idee di questo tipo, forse la smetteranno di tentare di conquistarmi.- Scherza, così decido anche io di tenermi sul tono burlesco.

-Sarebbe terribile, chi ci darebbe i cioccolatini?- Rido anche io e mi rendo conto che è bello vederlo così allegro e divertito, come raramente l'ho visto in passato. Che sia il segno che si sta aprendo di più nei miei confronti? Forse adesso potrei anche chiedergli qualcosa su quella ragazza del festival ma, in fondo, sarà solo una delle sue spasimanti...una particolarmente insistente, che l'ha convinto ad accompagnarla importunandolo tutta la sera. Sì, deve per forza essere andata così...questa soluzione mi piace molto e preferisco non indagare oltre.

Finiamo di mangiare continuando a scherzare; vedo Kyojin e gli altri spiarci in disparte e sento che la mia allegria gli sta facendo rodere il fegato. Questo amplifica ancora di più il divertimento e mi fa sciogliere la lingua: a breve mi lascio andare a battute esilaranti ed aneddoti di ogni genere, scoprendomi capace di un umorismo perfettamente complementare a quello del senpai. Ridiamo così tanto da avere quasi le lacrime agli occhi e, a breve, abbiamo gli occhi di tutti puntati addosso.

Sì, vi prego, continuate a fraintendere...pensate pure che Ryota sia il mio amante, il mio ragazzo, pensate pure che gli dia dei soldi...ma continuate a guardarci e lasciarci in pace, da soli, in questo lungo attimo di intesa perfetta e di gioia incommensurabile.

-Hai notizie sul corso? Sai quando ricomincerà?- Chiedo, dopo aver riacquistato la capacita di parlare senza scoppiare a ridere. Mi piace che per una volta tutti mi stiano notando...mi piace che, almeno nelle loro supposizioni, io e il senpai siamo una coppia.

-Ne parlerò domani con l'insegnante. Devo recuperare parecchi giorni di lezione...col lavoro di mezzo sarà una seccatura, ma non importa. Studiare è il mio dovere e lo faccio volentieri.-

-Fammi sapere, allora.- Dico e, prima di congedarci, gli porgo timidamente un fogliettino ripiegato -E fammi sapere anche che ne pensi di questo.- Dico, voltandomi di scatto per nascondere il rossore sulle guance e salutandolo con un gesto mentre corro in classe. Chissà che faccia farà quando vedrà il ritratto che gli ho fatto mentre la prof interrogava gli altri. Sono troppo codardo per fermarmi a guardarla.

 

Il resto della giornata prosegue rapidamente, tra spiegazioni interessanti e piccanti teorie dei miei compagni sulla relazione tra me e Ryota. Un paio di ragazze arrossiscono e fanno risolini immaginando chissà quali contesti erotici da yaoi, anche se secondo me, innocenti come sonno, al massimo avranno letto Sekai Ichi Hatsukoi, robetta rispetto alla sconfinata cultura che ho io. Ma sto divagando...la cosa più bella è che, al termine delle lezioni, il senpai mi sta aspettando fuori scuola.

-Ehi, Kota!- Mi saluta, poggiandomi il braccio intorno alla spalla. A quanto ne so la faccenda del suo odio per il contatto umano è vera, almeno stando alle chiacchiere delle ragazze di stamattina...eppure per me sembra star facendo eccezioni! Anche se, a ripensarci, anche a quella ragazza a Capodanno teneva il braccio intorno alla spalla...se ci ripenso mi si annoda lo stomaco e mi intristisco, ma avevo deciso di accettare la mia teoria di prima, quindi non devo più farmi domande su quella sera.

-Il corso ricomincerà settimana prossima.- Annuncia -Così avrò tutto il tempo di recuperare.-

-Benissimo. Sarà interessante.-

-Sicuramente. Complimenti per il disegno! Cos'è, un mutante?-

-C...cos...oh andiamo!- Eslcamo, rosso di imbarazzo -Non era così brutto!-

Ride -Sto scherzando, sciocco. Mi piace molto e ti ringrazio del pensiero. Adesso torni a casa?-

-Sì, probabilmente Kyojin mi sta aspettando per gonfiarmi.-

Corruga la fronte e lascia andare la presa sulla spalla -Vai avanti da solo.- Mi dice -A Kiojin ci penso io, tranquillo.-

Annuisco e ci separiamo; non ho fatto nemmeno un passo che il bullo e un paio dei suoi mi accerchiano, ridendo sadicamente.

-Allora, quanto paghi al senpai per fartelo mettere nel culo, mh?- Mi provoca Kyojin, strappandomi lo zaino e gettandolo in terra, in un cumulo di neve fresca. Mi si bagneranno gli appunti, che palle...ma non ho paura.

-Più o meno quanto tu paghi le ragazze per fartela dare.- Ribatto, raccogliendo orgogliosamente la provocazione.

Osservo il modo in cui strabuzza gli occhi, punto sul vivo. Questa non me la perdonerà; si prepara a sferrarmi un pugno di quelli micidiali quando, con un tonfo sordo, la sua mano viene bloccata da quella di Ryota, scuro in volto, con un'espressione inquietante e sadica dipinta sul viso.

Non dice nulla. Si limita a restituire il colpo al mittente, facendolo cadere a gambe all'aria nella neve e recuperando il mio zaino, lanciandomelo prontamente.

-Questo è solo un avvertimento.- Sospira, rilassando i muscoli -Se vi avvicinerete ancora una volta a Kota, non ve la caverete con un ruzzolone in mezzo alla neve.-

Gli sgherri aiutano Kyojin a rialzarsi e si danno alla fuga, ben attenti a non dire o fare nulla che possa contrariare il senpai...mentre si accosta a me per assicurarsi che non mi abbiano toccato, non posso fare a meno di notare una strana luce nei suoi occhi...quell'espressione di sadismo...stava forse nascondendo qualcosa di diverso?-

-Accidenti.- Mormora, una volta sicuro che tutti si siano allontanati -Che paura.-

Lo guardo con fare interrogativo -Paura tu? Sei un professionista della difesa!-

-Sì.- Sussurra -Ma anni di pestaggi non sono facili da dimenticare. Affrontare qualcuno fuori dalla palestra...inevitabilmente mi ci fa pensare.-

Avevo letto giusto nel suo sguardo. Quell'espressione da spavento...serviva a mascherare la paura che lui stesso stava provando.

-Senpai.- Dico, correndo il rischio di toccargli la spalla. Si ritira istintivamente, ma so che non è nulla di personale e non me la prendo -Ryo.- Aggiungo, trovando il coraggio di chiamarlo per nome -Va tutto bene.-

-Ehi, non devi consolarmi.- Ribatte prontamente -Quegli stronzi meritavano una lezione.-

-Non voglio che tu ricordi quello che hai subito. Anche se è per proteggermi.-

-Ti hanno fatto un occhio nero, e prima ancora chissà cosa ti hanno fatto passare.- Si morde il labbro, trattenendo un moto d'ira -Non posso accettarlo. Kota, iscriviti anche tu a karate. Un po' di autodifesa ti farebbe bene.-

Sorrido impacciatamente -Vorrei, ma non posso. La malattia respiratoria, ricordi? Non mi consente nessuna attività sportiva.-

A quelle parole mi avvolge tra le braccia in una sorta di gesto protettivo, come se in quell'abbraccio potessi essere al sicuro dalle cattiverie del mondo.

-Codardi...accanirsi su una persona così delicata.- Il suo corpo trema. Non riesce proprio a tollerare le ingiustizie...semplicemente perché, avendole vissute, riesce a capirmi ed a comprendere che cosa significhi.

-Senpai.- Mormoro, rendendomi conto degli sguardi dei compagni di scuola fissi su di noi. Non ci siamo allontanati molto dal liceo e alcuni stanno ancora gironzolando da queste parti -Senpai, ci stanno guardando. Potrebbero pensare male.-

-Mi stai dicendo che nessuno fa nulla se una bestia come Kyojin ti picchia, ma pensa male se io ti sto abbracciando?- Dice, infastidito, sciogliendo l'abbraccio -Cristo, quanta ipocrisia.-

-Lo dicevo per te.- Mi affretto a dire, non vorrei che pensasse che la sua stretta mi abbia infastidito -Già stai facendo troppo a farti vedere in giro con uno come me.-

-Non parlare male di Kotaru.- Dice, fingendosi arrabbiato -Non lo permetto nemmeno a te, chiaro?-

-Chiarissimo.- Rispondo, con un sorriso.

-Mi piacerebbe accompagnarti a casa, ma ho una montagna di studio da recuperare. Ci vediamo domani, se ti va.-

-Ne sarei molto felice.-

-Cerca di portare gli onigiri!- Aggiunge ridendo, mentre ci allontaniamo.

Mi sbagliavo...non sono innamorato di Ryota.

Lo amo.

Semplicemente, lo amo con tutto me stesso.

 

Ma che accidenti è tutto questo casino fuori casa?!

Non me n'ero accorto da lontano ma, avvicinandomi, non ho potuto fare a meno di notare un camion con il marchio della società dei miei genitori. Parcheggiata più avanti che la limousine e, a quanto vedo, un po' di operai stanno caricando nel camion...LE MIE COSE?!

Che hanno in mente, stavolta? Riportarmi a vivere a casa senza nemmeno chiedermi se ero d'accordo o perlomeno avvisarmi? Mi sa che a forza di fare conti hanno perso qualche rotella!

-Mamma! Papà!- Sbraito, fiondandomi in casa come una furia -Che significa tutto questo?-

L'uomo e la donna davanti a me conservano una calma serafica mentre se ne stanno tranquillamente seduti in salotto, sorseggiando del vino da una bottiglia che hanno portato con sé da casa. Non possiedo alcolici, io.

La calma si rivela essere ben presto soltanto una sceneggiata; non appena i suoi occhi si posano su di me mia madre, furiosa come mai l'ho vista in vita mia, afferra la bottiglia di vino e la scaglia violentemente al suolo, quasi come se stesse sfogando su di essa un istinto omicida che sarebbe destinato a me.

-Hai pure il coraggio di chiedere cosa significa?!- Urla, prendendosi la testa tra le mani -Caro, per favore, io non ho la forza di parlare con lui. Mi sento troppo male!-

Mio padre le appoggia benevolmente una mano sulla spalla e mi viene incontro, trattenendo l'ira stringendo i pugni.

-Kotaru.- Esordisce, incapace di guardarmi in faccia -Dovremmo essere noi a chiederti cosa significa tutto questo.-

Non capendo mi guardo intorno e...ammassati negli scatoloni che gli operai stanno portando via, oltre ai miei vestiti ed altri effetti personali, riesco chiaramente a distinguere le mie raccolte di yaoi, riviste erotiche con foto di pornoattori gay, cinque o sei dvd ordinati su internet un po' di tempo fa, con titoli non proprio casti e non propriamente eterosessuali. Cazzo, e questi come glieli spiego?

-Avremmo preferito che nostro figlio spendesse i nostri soldi per andare a puttane. Almeno...- Mia madre trattiene un singhiozzo mentre mio padre finisce la frase -...Almeno avremmo avuto la certezza di aver messo al mondo una persona sana, non un malato!-

Dio...non può averlo detto sul serio. Sapevo che i miei sono all'antica, ma non avrei mai pensato che considerassero malato qualcuno a cui piacciono le persone del suo stesso sesso. Non pensavo che ne sarebbero stati fieri, il giorno in cui l'avrei rivelato, ma addirittura darmi del malato...sento che sto per avere una crisi respiratoria.

-Avevamo già dei sospetti. Da quando siamo andati a cena e ti sei fatto in quattro per difendere quel pezzente di un lavapiatti.- Sibila mio padre, ordinando a un operaio di passaggio di pulire i frammenti della bottiglia di vino dal pavimento -Per questo abbiamo pagato un detective privato per pedinarti e raccogliere informazioni su di te...ti ha seguito a scuola sotto copertura, e ascoltando in giro cos'ha scoperto?!- Il suo viso è paonazzo, mentre quello di mamma cambia continuamente colore, prima pallido e poi violaceo, come se stesse per collassare -Che è dal primo anno che ti sei apertamente dichiarato...DIVERSO. Davanti a tutti i tuoi compagni. A quanto pare eravamo i soli e non essere al corrente del tuo...handicap.-

-Papà...non...è...un...- Ansimo, reggendomi ad un mobile per non cadere, mentre la malattia respiratoria mi rende impossibile sostenere le loro accuse -Non è un handicap.- Riesco a dire -Non sono...malato.-

-Lo sei, purtroppo. Ma non puoi essere aiutato.- Risponde mia madre, finalmente in grado di parlare senza avere le convulsioni -E a differenza del tuo malfunzionamento polmonare, per questo malanno non esistono cure. Non c'è niente che il nostro denaro possa comprare, non c'è medico in grado di salvarti.-

-Non abbiamo bisogno di un erede malato e incapace di portare avanti la stirpe degli Oda.- Puntualizza mio padre. Non c'è rimorso nelle loro parole...i due che ho amato come genitori, mi vedono solo come un macchinario per far funzionare l'attività di famiglia. Ma il macchinario è nato difettoso...per questo verrà buttato via, assieme ai rottami...e dimenticheranno persino di avermi mai fabbricato.

Con il fiato ancora rotto riesco a prendere la medicina dalla tasca; l'effetto è immediato, il respiro mi si regolarizza e finalmente riesco ad affrontare la situazione con maggiore lucidità.

-Perché state spostando le mie cose?-

-Le stiamo buttando via.- Precisa mia madre, tenendosi a debita distanza da me, come se fossi contagioso -E la casa finirà in affitto.-

-Ed io? Che ne sarà di me?!- Mi ritrovo ad urlare, mentre le gambe mi diventano di gelatina.

-Non intendiamo continuare a mantenerti.- Dice mio padre -Ti lasceremo una scorta di medicine e qualche spicciolo per mantenerti in questi giorni.-

-E dopo?! Dove dovrei stare? Come farò a vivere?-

-Sinceramente, non ci riguarda.- Replica mia madre -A dirla tutta, siamo fin troppo magnanimi a lasciarti con le medicine e un po' di soldi. Lo facciamo soltanto perché ti abbiamo voluto bene...ma d'ora in poi, non sei più nostro figlio.-

-Sei completamente diseredato.- Conclude mio padre.

Mentre parlavamo gli operai hanno portato via tutte le mie cose. Un paio di forti braccia mi buttano fuori casa, assieme ad un borsone che, immagino, contiene il poco che mi è stato concesso da coloro che fino a poco prima vedevo come la mia famiglia.

I miei genitori, il sangue del mio sangue, che ha avuto il barbaro coraggio di farmi finire in mezzo ad una strada senza il minimo senso di colpa.

 

Non so se sia la polvere a farmi lacrimare gli occhi, o la crisi respiratoria di poco prima, o forse tutto quanto insieme. So soltanto che, per una persona nelle mie condizioni mediche, la palestra della scuola non è il posto ideale per dormire...ma d'altra parte, dove potrei andare? C'è il senpai, è vero, ma lui lavora per mantenersi. Non posso mettergli sulle spalle il peso di un ragazzo ormai del tutto nullatenente. Non ho altri amici. Non ho altri conoscenti...la verità è che ormai sono completamente solo. Posso soltanto sperare, con tutto me stesso, che nessuno entri in palestra e scopra che dormirò lì, che mi laverò e cambierò negli spogliatoi, che la scuola diventerà in breve anche la mia casa. Se qualcuno lo venisse a sapere mi caccerebbero via e, a quel punto, finirei davvero a dover dormire sotto i ponti.

Mi tremano le mani nel ripensare a quanto è successo nelle ultime ore, a tutto quello che avevo e che ho perso, non soltanto materialmente parlando. Sono un barbone. Un pezzente.

I giorni successivi trascorrono lenti. Non sono abituato a dover fare economia per magiare, ma stavolta mi tocca...man mano che passa il tempo mangio così poco che divento sempre più debole, causando un netto calo del mio rendimento scolastico. Non pranzo più assieme al senpai, perché non avrei niente da offrire; non faccio che inventare scuse per stare solo, ho una brutta cera e un colorito grigiastro. Evitare Ryota sta diventando sempre più difficile...una parte di me vorrebbe confessare quello che mi è successo e chiedere il suo aiuto, ma l'altra parte di me sa che insisterebbe per aiutarmi e, di conseguenza, accollarsi un peso troppo grande. Non potrei fare una cosa del genere alla persona che amo.

-Kotaru.- Dice un giorno, cogliendomi di sorpresa prima che entri in aula -Ma che stai facendo? Non vieni a seguire l'approfondimento, durante la pausa pranzo sparisci, te la dai a gambe non appena mi vedi. Ti ho fatto qualcosa?-

-No.- Biascico, sollevando gli occhi cerchiati di nero -Sono molto occupato a studiare.-

-Ma se stai prendendo solo insufficienze. Ho parlato con l'insegnante. Kota, ti stai drogando?-

-Ma che dici.- Sospiro, facendo per entrare in classe. La sua mano mi trattiene dolcemente.

-E allora cos'hai? Stai malissimo. Hai un aspetto tremendo, come se non dormissi bene da giorni. E quelle guance scavate? Kota, stai mangiando abbastanza? Non avere segreti con me.- Aggiunge, in tono quasi implorante -Qualcuno ti minaccia?-

-No!- Riesco a urlare, ficcandomi finalmente in aula.

-Ricordati che per qualsiasi problema puoi contare su di me.- Dice, prima di allontanarsi definitivamente -Quando te la sentirai...io sarò sempre qui per te.-

Ingoio il rospo e trattengo le lacrime.

La serata è particolarmente difficile, ho ormai perso il conto...da quanto tempo va avanti quest'incubo? Giorni? Settimane? Mesi? So solo che ho definitivamente finito i soldi e soltanto i farmaci per la malattia mi consentono di restare vivo o, per meglio dire, di sopravvivere. Sono dimagrito, sciupato, i materassini della palestra sono scomodi e freddi, le docce dello spogliatoio sono senza acqua calda. Se gli agenti patogeni che mi stanno aggredendo in questa vita da senzatetto non mi ammazzeranno, probabilmente sto diventando immortale.

Stanotte qualcosa mi impedisce di dormire...non so se è lo stomaco vuoto che implora nutrimento, o la gola che mi brucia da morire (sicuramente ho un'influenza epocale in incubazione), oppure l'ansia e l'angoscia che mi tengono all'erta, nel panico costante che qualcuno si avventuri a scuola di notte e scopra la mia sistemazione clandestina. Ho paura, così tanta paura...mi lascio andare ad un pianto silenzioso, mentre in testa mi rimbombano le parole del senpai.

Non ce la faccio più. Non ho più la forza di lottare e di fare l'altruista...per quanto ami Ryota, per quanto non voglio pesargli, niente stanotte mi tratterrà da andare da lui ed elemosinare un pasto ed un letto caldo. Fanculo, altruismo e fanculo, dignità. Ora più che mai, desidero tornare a vivere.

 

Con quale forza mi sia trascinato fino a casa di Ryota con il mio borsone, non saprei in grado di dirlo. Il gelo della notte mi ha congelato la punta delle dita; non sento nemmeno il campanello sotto l'indice, tanto che sono intrizzito. Come vorrei che il senpai avesse riparato il cellulare...avrei potuto scrivergli, non solo stasera, ma molto tempo prima. Scrivere è molto più facile di parlare faccia a faccia.

-C...chi è?- Una voce mugola al di là della porta.

Apro a fatica le labbra violacee e -Ry...ota?- Riesco a dire, mentre la porta si apre cigolando.

Mi sembra che il respiro si sia fermato e che il cuore abbia smesso di pulsare.

La persona che mi ha aperto la porta indossa la maglietta di Ryota...ma non è il senpai.

-Che...c'è? Non hai visto che...ore sono?- Dice con uno sbadiglio la ragazza che ho davanti...lei. La ragazza del festival.

Ho un capogiro. Non so se sia la fame che mi divora, la confusione dell'aver scoperto che una ragazza...che questa ragazza sta dormendo a casa del senpai...il panico che tutte le mie paure fossero fondate, l'agonia di essere stato nuovamente preso in giro. Ma di una cosa sono sicuro: non voglio restare qui un istante di più.

Mi volto di scatto e inizio a correre a perdifiato, nonostante la debolezza, nonostante il digiuno.
Preferisco l'umiliazione del vivere in una palestra alla bruciante delusione di vedere l'uomo che amo accanto a qualcun' altro.  

   
 
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