Cap.2 Passato
I tintinii metallici risuonavano all'interno della caverna sotterranea.
L’oscurità avvolse Jack, trascinandolo verso Pitch. Il giovane gridò, scivolò verso Black e si dimenò. Vide nero e perse i sensi.
Jack mugolò,
avvertì
la testa pulsare e socchiuse gli occhi.
Gemette, socchiuse gli occhi e sentì qualcosa di gelido
sotto le dita. Percepiva
qualcosa premere sulle sue spalle, aprì gli occhi e vide
delle sbarre di
metallo.
“Questa
è una
cella! Fatemi uscire!” gridò. Si
dimenò,
facendo oscillare la gabbia. Questa sbatté contro quelle
intorno, facendole
tutte ondeggiare, tonfi metallici rimbombarono tutt’intorno.
Una serie di
pipistrelli, appesi al soffitto della caverna tra le catene
metalliche, spalancarono gli occhi e volarono via con versi striduli.
Jack si coprì la testa
con le mani e si
piegò in avanti, strofinando la fronte contro le sbarre
metalliche. Rabbrividì scorgendo la figura di Pitch
passargli davanti, quest’ultimo
teneva tra le mani
il bastone del ragazzo.
“Tu temi me, ma
a essere
veramente crudele è l’omino sulla
luna” sussurrò. Raggiunse un tavolo, vi
appoggiò il bastone e prese una
scatolina di legno intarsiato appoggiata su di esso.
“Non siamo
sempre stati
così. Tu un tempo eri un ragazzo
normale, morto in un tragico incidente sul ghiaccio per salvare sua
sorella minore”
spiegò.
Jack
rabbrividì, mentre
Pitch apriva una scatolina e ne
tirava fuori un dente. L’essere di oscurità si
voltò verso il giovane, le sue
iridi erano liquide e una lacrima gli rigò il viso.
“Io avevo una
moglie e una
figlia” mormorò. Jack piegò
all’indietro
la testa, strofinandola con la sbarra della gabbia dall’altro
lato.
“Mi ha dato i
poteri del
freddo perché la mia morte aveva a
che fare con il ghiaccio?” chiese. Pitch socchiuse gli occhi
e rimise il dente
nella scatolina.
“Perché
era
l’unico modo per risvegliare un corpo affondato
nel lago ghiacciato. L’oscurità era
l’unico modo per riportare alla vita un
uomo annegato nel catrame” spiegò. Jack si deterse
le labbra con la lingua,
tirando la testa per metà dentro la felpa che indossava.
“La tua famiglia
è sopravvissuta?” chiese. Pitch rimise la
scatolina sul tavolo e si diresse verso il ragazzo.
“No. Sono morto
suicida.
Tua sorella si è salvata al tuo
posto perché si è fidata di te, nasci dalla
speranza, per questo miri
all’essere creduto” mormorò.
“Suicida?”
domandò Jack.
“Mia moglie e
mia figlia
erano già morte di malattia tempo
prima. Io sono nato nella paura di perdere ciò che amavo ed
è di quello che mi nutro:
di paure” spiegò.