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Autore: milly92    20/10/2015    3 recensioni
Sheldon ed Amy hanno trentacinque anni, una figlia di diciannove, sono sposati da diciassette e separati da tre.
Cosa è successo alla famiglia Cooper-Fowler?
“Figlia?!”. Penny spalancò gli occhi, incredula. [...]
“Sì”. Sheldon sospirò, stanco di dover dire sempre la stessa cosa a chi lo fissava così. “Ho una figlia di diciannove anni, è nata quando ne avevo sedici. Come può ben vedere, non solo Juno e varie cantanti pop possono procreare a quella età, ci riescono anche i geni. Nel raro caso in cui trovino una ragazza, certo”.
“Oh, no, ma si figuri, è solo che... Sembra solo giovane, ecco, dai dati che mi ha fornito posso garantirle che mostra meno dei suoi trentacinque anni” cercò di svignarsela Penny. “E poi è bello avere figli giovani! Immagino che lei, sua moglie e sua figlia formiate una bella famiglia, tutti giovani e intelligenti, vero?”.
“Io e mia moglie siamo separati, comunque nell’ultimo anno ho deciso di lavorare a casa quindi potrò farle quel favore” replicò freddamente, prendendo il foglio con il numero dalle mani della donna e chiudendo la porta alla velocità della luce.
[AU]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Nuovo personaggio, Penny, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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8

Capitolo 8


Sei Sempre Stata Mia

Io son sempre stato tuo 
che anche quando non c'eri 
ti avevo nei pensieri.
Tu sei sempre stata mia 

che quando ti ho incontrata 
ho subito capito che 
noi, immensamente noi 

condividiamo tutto sai,
anche questa nostra gioia strana 
che stranamente noi 
ci fa stare insieme 
come quando il giorno ci allontana, 
ma ti sento vicina  dalla notte prima...

[Gianluca Grignani, "Sei Sempre Stata Mia"]

 

Sheldon ed Amy si ritrovarono a scendere due rampe di scale incollati, senza staccarsi e smettere di sfiorarsi, toccarsi, baciarsi con furia.

Per loro fortuna l’appartamento non era chiuso a chiave, così, quando si ritrovarono contro la porta dell’appartamento, a Sheldon bastò girare la maniglia per entrare.

L’uomo si separò da Amy solo per qualche istante per richiudere la porta a chiave e quando si girò la vide di spalle.

Senza pensarci su nemmeno un istante visto che ormai era l’isitnto a guidarlo, le posò un bacio sul collo, sapendo quanto le piacesse, e tirò la zip del vestito che prontamente cadde per terra, all’altezza dei piedi.

Amy scavalcò il vestito, sorridendo, mostrandosi in intimo dopo anni e Sheldon notò i cambiamenti del suo corpo, decisamente più tonico.

Tornò a baciarla mentre avvertiva la giacca allontanarsi dal suo corpo e andare chissà dove,  mentre Amy lottava con la cravatta per toglierla, salvo poi slacciare con furia i bottoni.

Sembrava tutto diverso, nuovo, come un film visto tante volte da bambini ma che si comprende per bene solo anni dopo, con la consapevolezza di un adulto.

In tanti anni di relazione l’intimità era sempre stata vissuta in modo programmato – appena Marie si addormentava o quando era a scuola – mentre comportarsi così era alquanto nuovo ed eccitante per entrambi.

Sentivano di volersi sul serio, desiderosi dopo tanto tempo, sinceri più che mai, come non mai.

Fu questione di poco tempo prima che si ritrovassero stretti sul divano, senza alcun vestito che li separasse, abbracciati, uniti da una passione sfrenata che li unì per qualche minuto, intensamente.

Le loro mani intrecciate come i corpi, i respiri fusi, i corpi sudati, baci roventi che se avessero potuto avrebbero marchiato a fuoco l’altro.

Baciarsi era la soluzione migliore per rendere quell’unione totale e sopprimere i gemiti di piacere di entrambi, coinvolti a tal punto da sentirsi improvvisamente vuoti e spaesati quando si separarono.

Amy ribaltò le posizioni e si ritrovò su Sheldon, appoggiandosi sul suo petto per farsi accarezzare i capelli, cosa che lui fece all’istante, come se non avesse mai smesso di farlo in quegli anni.

Intrecciò di nuovo la mano alla sua e le poggiò un bacio sulla fronte, ancora senza fiato per quei momenti di gloriosa passione che attendeva da settimane.

“Quanto mi sei mancato...” sussurrò, trattenendo a stento le lacrime perché era già tutto finito ma avrebbe preferito non staccarsi più da lui.

Era così assurdamente bello sentire la pelle nuda di Sheldon a contatto con la sua, inebriarsi nel profumo del suo dopobarba, sentire le sue carezze delicate ma allo stesso tempo decise.

“Per rispondere alla tua domanda di qualche settimana fa, io ti amo ancora, non ho mai smesso” rivelò lui, lentamente, come per farle assaporare ogni sillaba.

Vide Amy alzare lo sguardo e ritrovarsi faccia a faccia con lui, sorridente, seppur un po’ buffa con i capelli sconvolti e il trucco sbavato.

“Anche io” sussurrò, baciandolo.

Sorrise sulle sue labbra quando avvertì la mano di Sheldon accarezzare il suo corpo nudo, poi però scosse il capo e malvolentieri si alzò, passandogli i boxer.

“Dobbiamo tornare su” gli ricordò, recuperando le mutandine e il reggiseno.

Sheldon non disse nulla, indossò la biancheria poi, vedendola in difficoltà con il reggiseno, la fermò e glielo abbottonò come ai vecchi tempi.

Non riuscendo a resistere, si soffermò a lasciargli un bacio sulla spalla, poi un po’ più su, finchè Amy si voltò per baciarlo e... Si bloccò, sgranando gli occhi e trattenendo il fiato.

A pochi passi da loro c’erano Penny e Marie, ferme sulla porta, la prima pietrificata, la seconda confusa.

Quando erano entrate? Come erano entrate? Da quanto erano lì?

Vedendo quel gesto Sheldon si voltò senza capire per poi pietrificarsi a sua volta, salvo poi correre in direzione dei pantaloni e infilarli.

“Perché ti vesti? Forse non lo sai ma ufficialmente sono io la tua ragazza e so cosa c’è lì sotto!” urlò una Penny imbestialita, scagliandogli addosso le chiavi che aveva usato per entrare che le aveva dato Marie.

“Eravamo venute per del vino extra e troviamo questo bello spettacolino! Come... Io non ci credo! Non ci credo! Sei un pezzo di merda e tu sei una battona che tratta male gli uomini e li riconquista in un battito di ciglia!” continuò ad urlare, tanto da avvicinarsi a un vaso, prenderlo e gettarlo per terra per la frustazione.

“Penny, ti posso spiegare, io...”.

“Cosa, Sheldon, cosa? Che in occasione del compleanno di vostra figlia avete deciso di procrearne un’altra?” lo beffeggiò, ironica.

Incredula, con le mani sulla bocca per lo stupore, Marie preferì uscire, alquanto scioccata da ciò che aveva appena visto, correndo fuori al pianerottolo e appoggiandosi contro la parete, respirando affannosamente.

Penny urlava, Sheldon provava a dire qualcosa, Amy diceva qualcosa a tratti, mentre Marie pensava a ciò che aveva visto.

Era inesperta, sì, ma non scema, aveva capito perfettamente cosa fosse successo tra i suoi genitori e non sapeva cosa pensarne al riguardo.

“Ehi ma che succede?”.

Una voce la distolse dai suoi pensieri, alzò lo sguardo e vide che Joseph la guardava senza capire, salvo poi coprirsi le orecchie per le urla.

“Un casino. Voglio prendere un po’ d’aria, mi accompagni?” chiese, avvicinandosi verso le scale.

“Certo. Ehi, ma quello è il Dottor Cooper a torso nudo, cosa...?”.

Marie non disse nulla ma lo tirò per il braccio, trascinandolo verso l’uscita del condominio, alquanto incredula e provata da quella situazione.

 

 

Seduto su uno degli sgabelli della cucina, Sheldon si guardava le mani, pensieroso.

Sapeva che Penny fosse a casa di Bernadette, mentre Amy era lì che lo guardava in silenzio, scossa dal turbine di avvenimenti e sentendosi in colpa visto che la sua felicità aveva distrutto quella di un’altra donna.

“Io non tradirei mai una donna! Come faccio a dirle che in quel momento non mi sentivo nemmeno in colpa? E’ come se l’avessi rimossa!” esclamò Sheldon, battendo un pugno sul tavolo. “Ho una memoria eidetica e ho dimenticato...!”.

“Senti, ti lascio da solo” lo interruppe Amy, alzandosi di scatto.

Avevano liquidato gli invitati poco dopo la mezzanotte dicendo che lei non si era sentita bene ed era provata da ciò che era successo anche se continuava a rivivere quei momenti felici e magici nella sua mente.

“Amy, per favore” la bloccò lui, prendendola per mano dopo essersi alzato. “Devi scusarmi ma sapevi di me e Penny e devi darmi un po’ di tempo per spiegarle tutto”.

Lei si lasciò scappare un sospiro e poi strinse di più la sua mano, accarezzandola dolcemente.

“Io... Voglio dire, spetta a te scegliere e decidere ma... Sono qui, pronta a lottare per noi. In queste settimane ho capito quanto ti abbia fatto soffrire anche se quello che ho fatto io è stato mille volte peggio, le tre settimane trascorse così non sono nulla in confronto ai tuoi tre anni e... Scusami, il solo pensiero, il pensarti solo, abbandonato da me, solo con Marie, io... Scusami, se accetterai di tornare con me non oserò più ferirti, davvero!” esclamò, finendo con lo scoppiare in lacrime, scossa dal solo ricordo.

Sheldon non riuscì a vederla così e la strinse a sè dolcemente, accarezzandole i capelli con calma.

“Se è servito a vivere la magia di poco fa, beh, ne è valsa la pena. E poi ora ti tengo in pugno, Amy Farrah Fowler”.

“Amy Farrah Fowler Cooper, se vorrai” ribattè lei, alzando il capo, lo sguardo intriso di sentimenti e affetto.

Fu una sensazione strana trovarsi così, stretti, carichi di promesse già fatte ma stranamente ancora più pregne di significato.

Amy pensò che se non avessero affrettato tutto, sarebbe stato così che lui magari le avrebbe chiesto di sposarla, dopo aver compreso quanto fosse stato duro stare lontani.

Vedere Sheldon aprirsi in un sorriso speranzoso e annuire fu bellissimo, ma riuscì a resistere all’impulso di baciarlo perché sapeva di non essere ancora del tutto sua, quindi si avviò verso la porta senza dire altro se non: “Stasera Marie sta con me, così puoi pensare in pace. Vado a cercarla, pare sia con quel Joseph”.

“Ok, e assicurati di fare una lavata di capo a quel tizio se lo vedi!”.

Amy rise di gusto e alzò gli occhi al cielo mentre prendeva la sua borsa.

“Joseph è un tipo a posto, si vede”.

“Anche io lo sono eppure ciò non mi ha impedito di ingravidarti, ricordi?!”.

Se possibile, Amy rise ancora più forte: lo Sheldon geloso era formidabile e lo aveva quasi dimenticato in quegli anni.

Aveva tanto da farsi perdonare, decisamente.

 

 

“Alla fine ogni famiglia è incasinata, Marie. I miei sono divorziati e la compagna di papà aspetta un bambino, sai? Avrò un fratellastro! Le mie maestre saranno felici visto che dicevano sempre a mamma che ero un bambino che aveva bisogno di compagnia” raccontò Joseph, seduto di fronte a Marie.

Erano in un bar, davanti a due Dottor Pepper, da almeno due ore visto che Marie gli aveva chiesto di allontanarsi da casa sua.

“Non avevi amici?” chiese la neo diciannovenne, decisa a distrarsi dal caos familiare.

Joseph si lasciò scappare una risata amara e fece un cenno di dinego con il capo.

“Mi hai visto? Sono sempre stato così, il secchione della classe a cui i bulli facevano i dispetti. Tu non puoi capire” aggiunse, agitando la mano.

Colpita, Marie lo fissò, incredula come non mai.

“Scusami?”.

“Ma sì, tu sei... Beh, insomma, prima ho fatto il finto disinvolto perché volevo conoscere tuo padre ma anche perché, sai, sapevo che una carina come te non mi avrebbe mai degnato di uno sguardo” si giustificò, torturandosi l’orlo della giacca con aria nervosa e aggiustandosi gli occhiali sul naso.

Marie sgranò gli occhi, sicura di aver sentito male. Carina? Lei? A detta di un ragazzo per di più sobrio?

“Mi prendi in giro?” chiese, arrossendo senza riuscire a trattenersi.

Imbarazzato, Joseph si passò una mano tra i capelli. “No, sei davvero carina e... Quando mi hai contattato, cioè, quando Howard ha usato il tuo profilo credevo fosse una bufala, di solito su quel sito le belle ragazze che mi danno retta rivelano certe... Sorprese, ecco”.

“Nessun ragazzo me lo aveva mai detto” ammise la ragazza, adulata. “E anche io non ho tanti amici, specialmente ora che vado ad Harvard. I pochi amici del liceo vanno in altri posti”.

“Ci sono io ad Harvard” le ricordò Joseph. “Potremmo studiare insieme anche se, francamente... Chimica, dai! E’ da sfigati!”.

“Che cosa? Voi fisici! Credete di essere i padroni del mondo...”.

“Beh, lo siamo...”.

“Cosa? Ti ricordo che la chimica studia i processi che... Oh, mamma!” sbuffò Marie, vedendo il cellulare vibrare sul tavolo, leggendo il nome sul display. “Dimmi” aggiunse, rispondendo. “Va bene. Ok. Saluto Joseph e vengo, sono al bar all’angolo del condominio. Ok, ciao”.

Staccò la chiamata e guardò il ragazzo di fronte.

“Sei stato fortunato che mi abbia chiamato mia madre e che ora debba andare, altrimenti ti saresti beccato un discorsone in stile Cooper che ti avrebbe messo k.o.” disse, seria più che mai.

Joseph, suo malgrado, sorrise e annuì.

“Puoi lasciarmi il tuo numero? Potremmo tenerci in contatto, così potrai farmi lo stesso il discorsone” domandò, tuttavia imbarazzato e rosso in zona orecchie.

Marie era sorpresa e lusingata, non le era mai stato chiesto il numero, così annuì, non riuscendo a celare un piccolo sorrisino.

“Ok, ma te lo dirò a voce e ti toccherà ricordarlo, così vediamo quanto funziona la tua memoria da fisico teorico! 02 345 67 890” disse, ma nemmeno troppo velocemente perché una parte di sè voleva sul serio ricevere un messaggio.

Sorrise nel vederlo indaffarato con il cellulare mentre ripeteva i numeri a memoria così disse “Ciao” e uscì dal bar, salvo poi trovarsi un messaggio trenta secondi dopo.

 

Ti prego, dimmi che sei Marie altrimenti giuro che corro fuori tanto ti vedo ancora!

 

Ridendo, si voltò e lo vide dalla finestra del bar, speranzoso. Annuì e lo salutò con la mano, così lui ricambiò con slancio e fin troppo entusiasmo.

Una piccola parte di lei iniziava a pensare che quell’anno il regalo di zio Howard fosse stato il migliore.

 

 

 

Sheldon era seduto sul divano, immobile, nonostante fossero le tre passate del mattino. A tratti il suo volto scattava verso il divano, ricordava ciò che era successo poco prima e poi scuoteva il capo per provare a capire se tutto ciò fosse vero o meno.

Il settanta per cento del suo cervello era occupato dal ricordo inebriante di ciò che era successo con Amy, il restante trenta per cento lo faceva sentire maledettamente in colpa per ciò che aveva fatto.

Non era giusto! Penny era stata così gentile con lui, lo aveva sempre assecondato, aveva rallegrato le sue giornate, e lui l’aveva ripagato così, gli erano bastati pochi minuti da solo con Amy per far riaccendere ciò che non credeva potesse succedere ancora.

“Sheldon, dovresti dormire”.

Sussultò nel vedere la figura di Leonard di fronte a lui, poi deglutì e scosse il capo.

“Non ho sonno. I colpevoli non possono dormire perché hanno la coscienza sporca, sai?” disse, sospirando pesantemente. “Tu dovresti goderti il sonno dall’alto del tuo essere a posto con la coscienza” aggiunse.

Leonard esitò un istante, poi lo guardò e prese posto sulla poltrona di fronte al divano.

“Nemmeno io ce l’ho pulita” mormorò, abbassando la testa, come se si stesse vergognando di qualcosa.

“Che intendi?”.

Nervoso, Leonard si passò una mano tra i capelli, arruffandoli ancora di più, e poi si torturò le mani per qualche istante.

“Senza volerlo ti ho visto mentre baciavi Amy, dalle scale. Io...”.

Sheldon lo guardava sul serio senza capire, senza riuscire a fare due più due.

“Il tuo sguardo mi fa capire che sul serio non ti sei accorto di nulla” continuò il coinquilino, portandosi una mano alla fronte, esasperato.

“Leonard, per favore, le cose sono già difficili senza il tuo nonsense. Abbi pietà di un traditore, per quanto sia possibile, e falla breve” sbottò.

“Sheldon, a me piace Penny da quando l’ho vista! Sapere che ci esci tu mi ha spezzato il cuore e quando ho visto che la tradivi... Ci ho impiegato un po’ a decidermi prima di chiederle di prendere qualcosa nel nostro appartamento e darle le chiave. Io la volevo, tu l’avevi tutta per te e l’hai tradita!” sbottò Leonard, incredulo e animato come non mai, battendo un pugno sulla gamba con aria frustrata.

Si aspettava una chissà quale reazione, che invece non arrivò, anzi, Sheldon lo guardò senza alcuno scatto d’odio.

“Penny è attraente, intelligente... Ma ha iniziato tutto lei, l’ho assecondata perché era bello non essere più solo. Ho provato a stare con lei quando Amy mi ha fatto capire di amarmi ancora ma... Mi hai visto, sono uno stupido che non ha il coraggio di fare una scelta” disse lentamente, appoggiando la mano al capo, pensieroso.

“Io penso tu l’abbia fatta la tua scelta, circa venti anni fa. E non lo dico per farti mollare Penny, tanto comunque lei non baderebbe a me” disse Leonard.

“Sì, ovvio che già so che sia finita tra noi ma... E se Amy mi ha rivoluto con sè per gelosia e ora che sono di nuovo disponibile non mi calcola più? Se torniamo a litigare? Se è infelice di nuovo?” sbottò, in preda a mille dubbi. “Non illuderei Marie che sia tutto ok, non se lo merita”.

“Penso abbia sofferto abbastanza nel vederti con Penny ed essere stata ignorata dopo averti detto i suoi sentimenti” ragionò l’amico. “Magari parlatene prima e chiaritevi”.

Sheldon annuì, passandosi una mano sugli occhi stanchi e massaggiandoli.

“E bravo Leonard, hai colto il momento giusto e ci hai fatto mollare. Sei il degno erede di Batman, salvi le donzelle dai tradimenti” disse poi, tra l’ironico e l’incredulo, autocommiserandosi.

“Scusa, io...”.

“No, sono io quello che dovrebbe scusarsi. Avrei dovuto capire il tuo interesse e non invitarla a cena dopo che mi ha baciato, inoltre avrei dovuto rispettarla e... Non dimenticarla. E’ grave, io, con la mia memoria eidetica, ho dimenticato di averere una ragazza quando ho detto ad Amy di seguirmi!” sbottò Sheldon, frustrato. “Sono pazzo? Idiota?”.

Leonard lo guardò e, con semplicità, espresse il suo parere.

“No. Ami solo una donna, tutto qui. Non ti giudico” disse, sorridendogli in modo da incoraggiarlo.

 

 

“Lui... Era lì, alla festa, dove c’ero anche io e... Ne ha approfittato per farsi la sua ex moglie, che a questo dubito sia ancora la sua ex!” urlò Penny, quasi lanciando in aria la ciotola con il latte.

Aveva dormito nella stanza degli ospiti, con Bernadette che le accarezzava i capelli e le diceva di non preoccuparsi, e quando si era svegliata la verità le era crollata di nuovo addosso.

Lei che apriva la porta, Sheldon ed Amy seminudi, lei che urlava...

“Penny, so che stai male ma dovete chiarirvi” mormorò l’amica, mimandole di fare cautela e non rompere il servizio buono di porcellana.

“E a cosa servirebbe? Io credevo di essere speciale per lui! E invece... Quella scema di sua figlia mi aveva anche fatto la morale, chiedendomi di non far soffrire suo padre! Spoiler alert, cara, qui la carogna è tuo padre!” urlò, non resistendo e gettando per l’aria un piattino di porcellana che conteneva dei biscotti.

Bernadette sussultò – era un regalo di nozze della sua nonna preferita, ormai defunta! – e Penny la guardò con aria di scuse, tappandosi la mano con la bocca.

“Scusa, scusa, te lo rimborserò” si affrettò a dire, alzandosi di scatto e prendendo un bel respiro. “Non è giusto stare qui a sfogare la mia rabbia contro il tuo servizio buono, devo usare le mie forze contro colui che ha causato tutto questo. Corro a vestirmi, sì” disse, correndo verso la stanza che l’aveva ospitata e quasi travolgendo Howard, il quale aveva commesso l’orribile sbaglio di ritrovarsi sul suo cammino mentre entrava nella stanza.

“Ma che le prende?” sussurrò, massaggiandosi il braccio che aveva urtato contro la ragazza.

Bernadette scosse il capo, sospirando.

“Sheldon combina casini e noi dobbiamo prendercene cura. Prima Marie, poi Penny... Ma sarei felice se tornasse con Amy” disse, sussurrando in maniera impercettibile dopo l’ultima frase.

“Io no. Voglio dire, Sheldon è disgraziato, il cielo lo premia con una come Penny e...”.

“Che signfica una come Penny?” sbottò la moglie, guardandolo, infuriata.

“Eh? Niente, niente, vuol dire che... Hai ragione, devono tornare insieme, sì”.

“Grazie per dare ragione a me, Howard, tu sì che capisci” mormorò una Penny con indosso solo gli slip e una maglietta, intenta nel camminare per casa con il dito in bocca usato a mò di spazzolino. “Scusate ma sono abituata a camminare mentre lavo i denti” aggiunse, la voce modificata dalla presenza di un intruso nella cavità orale.

“Sì ma ora infila dei pantaloni, cara” disse Bernadette, falsamente dolce.

Penny annuì e tolse il disturbo, mentre Howard si fingeva falsamente disinvolto e guardava altrove.

“So che stai pensando a quanto sia stato cretino Sheldon a tradirla” sbottò invece la moglie, gettandogli addosso un biscotto con grande disprezzo e ignorando le sue urla di protesta.

 

 

Marie e Amy, una volta arrivate a casa, si erano cambiate ed erano corse a letto, senza dire nulla, sopraffatte com’erano da tutti i recenti avvenimenti.

Non avevano discusso di nulla, imbarazzate al solo pensiero, mentre le loro menti avevano vagato in lungo e in largo per distrarsi.

Marie aveva immaginato la famiglia riunita e di incontrare di nuovo Joseph, Amy non aveva fatto altro che pensare al prossimo compleanno della famiglia, il suo, momento in cui avrebbe voluto essere in compagnia di sua figlia e suo marito dopo tre anni...

“Senti, sono la prima imbarazzata, ma devi dirmelo”.

La prima a rompere il silenzio fu proprio Marie, la mattina dopo, a colazione.

Amy si bloccò nell’atto di prendere i cereali e volse la sua attenzione verso sua figlia, tra l’intimidito e il pauroso.

“Sì, tesoro? Cosa?” chiese, deglutendo.

“Tu e papà ieri avete avuto un coito, giusto?”.

Amy arrossì di colpo e strizzò gli occhi, imbarazzata. Grazie alla passione di Marie per la scienza aveva evitato il discorso sul sesso, si era limitata a parlarle del ciclo, non dal punto di vista teorico – la bambina sapeva già tutto a partire dai sette anni – bensì dal punto di vista pratico, spiegandole dove trovare gli assorbenti in caso di improvvisa necessità e di farsi una bella camomilla al finocchio per provare a contrastare i dolori.

Questa volta, purtroppo, la vita voleva farle scontare tutto.

“Ehm, sì, Marie. Ma scusami, sono cose nostre, non ti...”.

“Mi interessano eccome visto che una cosa del genere avrà delle implicazioni e delle conseguenze nella nostra famiglia! Insomma, non potevate contenervi e parlarne, chiarire con Penny...?” sbottò Marie, alterata. “Io vi voglio insieme, davvero, ma sul serio quando vi ci mettete siete peggio di due adolescenti! Spero per te che tu sia sincera e che lo voglia ancora, e che non fosse una sorta di sfizio dovuto al suo essere impegnato” l’ammonì, puntandole contro un toast con la marmellata.

Intimidita, in un modo che la rendeva buffissima, Amy annuì a raffica, scuotendo il capo senza fermarsi.

“Ma certo! Marie, scusaci, ti abbiamo rovinato la festa ma è stato lui a dirmi di seguirlo e a baciarmi, davvero! Amo tuo padre e anche se non sembra, in fondo, non ho mai smesso. Se vuoi ti dò tutte le registrazioni della mia analista, così capirai tutto” la scongiurò la madre, supplicante come non mai.

“Buona idea, sì, voglio sentire tutte le sedute...”.

Amy non sgranò gli occhi e poi li alzò al cielo, per nulla stupita: non c’era nulla da fare, Marie era la degna figlia di suo padre, l’uomo che, tuttavia, amava alla follia.

L’interrogatorio sarebbe durato oltre se la ragazza non avesse ricevuto un messaggio da un mittente speciale, il cui solo leggere il nome le fece perdere un battito.

 

Buongiorno Marie! Ti sto pensando da ieri. Ti va se ci vediamo domani?

 

Marie sorrise, poi alzò lo sguardo verso sua madre, pensando che forse, crescendo, esperienza dopo esperienza, avrebbe capito le sue ragioni.

 

 

 

Sentire i passi di Penny, avvicinarsi alla porta, vederla dallo spioncino mentre litigava contro la borsa per prendere le chiavi, fecero sentire Sheldon ancora peggio per tutto ciò che aveva fatto.

Dopo ore ed ore di meditazione aveva compreso di averla illusa, trattata bene decisamente poco visto che nelle ultime tre settimane era diventata una sorta di valvola di sfogo per non pensare ad Amy e alle sue parole.

Varie volte era andato a letto con lei pensando alla madre di sua figlia e ciò lo faceva sentire malissimo, con la coscienza in mille pezzi.

Senza esitare ancora, così, prese un lungo respiro e aprì la porta, ritrovandosi a pochi passi da lei.

Non osò uscire del tutto dall’appartamento – temeva molto la crisi isterica che probabilmente avrebbe avuto luogo da lì a poco – e si limitò a dire: “Buongiorno, Penny”, con lo sguardo basso e l’aria colpevole.

Avvertì alcuni movimenti, seguiti subito da un: “Buongiorno  un corno, coglione che non sei altro!”.

Contro la sua volontà alzò lo sguardo e vide Penny imbestialita, più della sera prima, se possibile.

I capelli arrufati erano legati in una crocchia scomposta, il top e i pantaloni che indossava le andavano cortissimi, forse perché appartenevano a Bernadette.

Aveva le occhiaie e gli occhi gonfi di pianto, l’aria distrutta, le labbra screpolate e livide.

Come poteva aver fatto una cosa simile ad una donna che si era presa cura di lui e l’aveva fatto sentire speciale quando il suo mondo stava andando in frantumi?

“Penny, so che non servirà a nulla” iniziò, cauto e porgendosi le mani avanti.”Ma volevo scusarmi e, se possibile, giustificarmi. Ieri ti ho tradito, sì. Amy, tre settimane fa, mi ha detto di amarmi ancora e io l’ho ignorata, ma ho capito che alla fine i miei sentimenti per lei sono ancora lì. Dobbiamo ancora chiarire tante cose e non so cosa accadrà ma ovviamente non mi sembra giusto prenderti in giro” mormorò, scegliendo le parole con cura nonostante non fosse lucidissimo.

“Ah”.

Penny lo guardò con astio e gli si avvicinò, marciando in un modo da far invidia ai migliori marines.

“E dirmelo subito, no, eh? Dirmelo prima di far diventare le tue azioni un tradimento?” urlò, rossissima in volto.

“Il problema” replicò Sheldon, colpevole come non mai, “E’ che quando ieri io e lei stavamo parlando della nascita di Marie, io... Non lo so come dirtelo, ma... Suona orribile, ma l’ho baciata come se fossi libero, non ho pensato un istante a te, al fatto di essere imp...”.

Sheldon non continuò perché aveva appena ricevuto un sonoro schiaffo misto ad uno spintone che lo aveva fatto cozzare contro la porta.

Quando riaprì gli occhi, con la guancia dolorante, Penny era in lacrime, scossa da mille singhiozzi che facevano alzare e abbassare ritmicamente la sua gabbia toracica in maniera inquietante.

“Questa te la potevi risparmiare! Ecco quanto valevo per te, così tanto che hai accidentalmente dimenticato di essere impegnato! Ma sai che ti dico? Avrai quello che ti meriti, lei ti mollerà di nuovo dopo che si sarà scocciata della tua monotona vita, che a me andava bene, perché sono una scema! Abbiamo chiuso! E’ inutile dirlo ma sai com’è, te lo ripeto nel caso te lo dimenticassi!” lo scimmiottò, ridendo in una maniera grottesca che faceva decisamente paura.

“Penny, mi dispiace, io non ti merito e...”.

“Puoi dirlo forte, idiota. Non mi meriti, mi sa che non mi merita nessuno! Sei un coglione che finge di essere il solito bravo ragazzo e poi pugnali una scema come me alle spalle, durante una festa, nel più squallido dei modi. Spero ti abbia mischiato l’HIV con tutti i tizi con cui è stata dopo che ti ha mollato!”.

Detto ciò, Penny tornò a lottare contro la porta e alla fine riuscì ad aprirla, sbattendola con fin troppa furia e lasciandolo immobile, colpito dal corso degli eventi.

Se l’era meritato, decisamente.

Ora doveva solo decidere cosa fare con la sua famiglia, sperando di sopravvivere ai sensi di colpa.

 

*°*°*°*°

Aloha! Ormai aggiorno sempre il martedì, ma meglio prima che dopo, no? xD

Stamattina hanno chiuso le sedi dell’università e stando a casa ho pensato di editare ed aggiornare :D

Coooomunque... Sì, alla fine Sheldon ed Amy non si sono limitati al bacio ma sono andati fino in fondo, avendo modo di capire com’è stare insieme ora, dopo essere stati lontani per anni.

Farli fermare e ragionare non avrebbe avuto senso, alla fine saranno sempre legati l’uno all’altra, in un modo seppur complesso e difficile non hanno mai smesso di amarsi, tanto che in quel momento lui non pensa nemmeno di star tradendo Penny.

Lo “spione” xD era Leonard, che non sopportando di vedere la ragazza tradita quando lui avrebbe pagato oro per averla al suo fianco, la fa andare nel luogo del misfatto con una scusa.

Marie e Joseph... Che ne dite? Nel prossimo capitolo continueranno ad esserci, ovviamente.

Ah, poi volevo dirvi che Raj è momentaneamente assente ma lo inserirò di nuovo, promesso!

Ora sto scrivendo il decimo capitolo e penso che arriveremo massimo a 12 :D

Come sempre, vi lascio qualche anticipazione (preparatevi perché siamo nella parte finale e ci saranno vari "casini"):

 

Sheldon trattenne il respiro e la guardò come se avesse detto una cosa oltraggiosa.

“Al cinema? Ma ti rendi conto? Mandi nostra figlia appena diciannovenne al cinema con un ragazzo?!”.

 

“Papà, no, forse è un caso! Provo a chiamarla io, fammi sciacquare il viso che fa un caldo assurdo e risolviamo la cosa” disse, correndo verso il bagno, più che altro per nascondersi e non mostrare la sua faccia preoccupata.

 

Grazie a chi continua a seguire la storia <3

A Martedì/ Mercoledi xD

 

Milly.

  
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