Capitolo
8
Sei Sempre Stata Mia
Io
son sempre stato tuo
che anche quando non c'eri
ti avevo nei pensieri.
Tu sei sempre stata mia
che quando ti ho incontrata
ho subito capito che
noi, immensamente noi
condividiamo tutto sai,
anche questa nostra gioia strana
che stranamente noi
ci fa stare insieme
come quando il giorno ci allontana,
ma ti sento vicina dalla notte prima...
[Gianluca Grignani, "Sei Sempre Stata Mia"]
Sheldon
ed Amy si ritrovarono a scendere due rampe di scale incollati, senza staccarsi
e smettere di sfiorarsi, toccarsi, baciarsi con furia.
Per
loro fortuna l’appartamento non era chiuso a chiave, così, quando si
ritrovarono contro la porta dell’appartamento, a Sheldon bastò girare la
maniglia per entrare.
L’uomo
si separò da Amy solo per qualche istante per richiudere la porta a chiave e
quando si girò la vide di spalle.
Senza
pensarci su nemmeno un istante visto che ormai era l’isitnto a guidarlo, le
posò un bacio sul collo, sapendo quanto le piacesse, e tirò la zip del vestito
che prontamente cadde per terra, all’altezza dei piedi.
Amy
scavalcò il vestito, sorridendo, mostrandosi in intimo dopo anni e Sheldon notò
i cambiamenti del suo corpo, decisamente più tonico.
Tornò
a baciarla mentre avvertiva la giacca allontanarsi dal suo corpo e andare
chissà dove, mentre Amy lottava con la
cravatta per toglierla, salvo poi slacciare con furia i bottoni.
Sembrava
tutto diverso, nuovo, come un film visto tante volte da bambini ma che si
comprende per bene solo anni dopo, con la consapevolezza di un adulto.
In
tanti anni di relazione l’intimità era sempre stata vissuta in modo programmato
– appena Marie si addormentava o quando era a scuola – mentre comportarsi così
era alquanto nuovo ed eccitante per entrambi.
Sentivano
di volersi sul serio, desiderosi dopo tanto tempo, sinceri più che mai, come
non mai.
Fu
questione di poco tempo prima che si ritrovassero stretti sul divano, senza
alcun vestito che li separasse, abbracciati, uniti da una passione sfrenata che
li unì per qualche minuto, intensamente.
Le
loro mani intrecciate come i corpi, i respiri fusi, i corpi sudati, baci
roventi che se avessero potuto avrebbero marchiato a fuoco l’altro.
Baciarsi
era la soluzione migliore per rendere quell’unione totale e sopprimere i gemiti
di piacere di entrambi, coinvolti a tal punto da sentirsi improvvisamente vuoti
e spaesati quando si separarono.
Amy
ribaltò le posizioni e si ritrovò su Sheldon, appoggiandosi sul suo petto per
farsi accarezzare i capelli, cosa che lui fece all’istante, come se non avesse
mai smesso di farlo in quegli anni.
Intrecciò
di nuovo la mano alla sua e le poggiò un bacio sulla fronte, ancora senza fiato
per quei momenti di gloriosa passione che attendeva da settimane.
“Quanto
mi sei mancato...” sussurrò, trattenendo a stento le lacrime perché era già
tutto finito ma avrebbe preferito non staccarsi più da lui.
Era
così assurdamente bello sentire la pelle nuda di Sheldon a contatto con la sua,
inebriarsi nel profumo del suo dopobarba, sentire le sue carezze delicate ma
allo stesso tempo decise.
“Per
rispondere alla tua domanda di qualche settimana fa, io ti amo ancora, non ho
mai smesso” rivelò lui, lentamente, come per farle assaporare ogni sillaba.
Vide
Amy alzare lo sguardo e ritrovarsi faccia a faccia con lui, sorridente, seppur
un po’ buffa con i capelli sconvolti e il trucco sbavato.
“Anche
io” sussurrò, baciandolo.
Sorrise
sulle sue labbra quando avvertì la mano di Sheldon accarezzare il suo corpo
nudo, poi però scosse il capo e malvolentieri si alzò, passandogli i boxer.
“Dobbiamo
tornare su” gli ricordò, recuperando le mutandine e il reggiseno.
Sheldon
non disse nulla, indossò la biancheria poi, vedendola in difficoltà con il
reggiseno, la fermò e glielo abbottonò come ai vecchi tempi.
Non
riuscendo a resistere, si soffermò a lasciargli un bacio sulla spalla, poi un
po’ più su, finchè Amy si voltò per baciarlo e... Si bloccò, sgranando gli
occhi e trattenendo il fiato.
A
pochi passi da loro c’erano Penny e Marie, ferme sulla porta, la prima
pietrificata, la seconda confusa.
Quando
erano entrate? Come erano entrate? Da quanto erano lì?
Vedendo
quel gesto Sheldon si voltò senza capire per poi pietrificarsi a sua volta,
salvo poi correre in direzione dei pantaloni e infilarli.
“Perché
ti vesti? Forse non lo sai ma ufficialmente
sono io la tua ragazza e so cosa c’è lì sotto!” urlò una Penny imbestialita,
scagliandogli addosso le chiavi che aveva usato per entrare che le aveva dato
Marie.
“Eravamo
venute per del vino extra e troviamo questo bello spettacolino! Come... Io non
ci credo! Non ci credo! Sei un pezzo di merda e tu sei una battona che tratta
male gli uomini e li riconquista in un battito di ciglia!” continuò ad urlare,
tanto da avvicinarsi a un vaso, prenderlo e gettarlo per terra per la
frustazione.
“Penny,
ti posso spiegare, io...”.
“Cosa,
Sheldon, cosa? Che in occasione del compleanno di vostra figlia avete deciso di
procrearne un’altra?” lo beffeggiò, ironica.
Incredula,
con le mani sulla bocca per lo stupore, Marie preferì uscire, alquanto
scioccata da ciò che aveva appena visto, correndo fuori al pianerottolo e
appoggiandosi contro la parete, respirando affannosamente.
Penny
urlava, Sheldon provava a dire qualcosa, Amy diceva qualcosa a tratti, mentre
Marie pensava a ciò che aveva visto.
Era
inesperta, sì, ma non scema, aveva capito perfettamente cosa fosse successo tra
i suoi genitori e non sapeva cosa pensarne al riguardo.
“Ehi
ma che succede?”.
Una
voce la distolse dai suoi pensieri, alzò lo sguardo e vide che Joseph la
guardava senza capire, salvo poi coprirsi le orecchie per le urla.
“Un
casino. Voglio prendere un po’ d’aria, mi accompagni?” chiese, avvicinandosi
verso le scale.
“Certo.
Ehi, ma quello è il Dottor Cooper a torso nudo, cosa...?”.
Marie
non disse nulla ma lo tirò per il braccio, trascinandolo verso l’uscita del
condominio, alquanto incredula e provata da quella situazione.
Seduto
su uno degli sgabelli della cucina, Sheldon si guardava le mani, pensieroso.
Sapeva
che Penny fosse a casa di Bernadette, mentre Amy era lì che lo guardava in
silenzio, scossa dal turbine di avvenimenti e sentendosi in colpa visto che la
sua felicità aveva distrutto quella di un’altra donna.
“Io
non tradirei mai una donna! Come faccio a dirle che in quel momento non mi
sentivo nemmeno in colpa? E’ come se l’avessi rimossa!” esclamò Sheldon,
battendo un pugno sul tavolo. “Ho una memoria eidetica e ho dimenticato...!”.
“Senti,
ti lascio da solo” lo interruppe Amy, alzandosi di scatto.
Avevano
liquidato gli invitati poco dopo la mezzanotte dicendo che lei non si era
sentita bene ed era provata da ciò che era successo anche se continuava a
rivivere quei momenti felici e magici nella sua mente.
“Amy,
per favore” la bloccò lui, prendendola per mano dopo essersi alzato. “Devi
scusarmi ma sapevi di me e Penny e devi darmi un po’ di tempo per spiegarle
tutto”.
Lei
si lasciò scappare un sospiro e poi strinse di più la sua mano, accarezzandola
dolcemente.
“Io...
Voglio dire, spetta a te scegliere e decidere ma... Sono qui, pronta a lottare
per noi. In queste settimane ho capito quanto ti abbia fatto soffrire anche se
quello che ho fatto io è stato mille volte peggio, le tre settimane trascorse
così non sono nulla in confronto ai tuoi tre anni e... Scusami, il solo
pensiero, il pensarti solo, abbandonato da me, solo con Marie, io... Scusami,
se accetterai di tornare con me non oserò più ferirti, davvero!” esclamò,
finendo con lo scoppiare in lacrime, scossa dal solo ricordo.
Sheldon
non riuscì a vederla così e la strinse a sè dolcemente, accarezzandole i
capelli con calma.
“Se
è servito a vivere la magia di poco fa, beh, ne è valsa la pena. E poi ora ti
tengo in pugno, Amy Farrah Fowler”.
“Amy
Farrah Fowler Cooper, se vorrai” ribattè lei, alzando il capo, lo sguardo
intriso di sentimenti e affetto.
Fu
una sensazione strana trovarsi così, stretti, carichi di promesse già fatte ma
stranamente ancora più pregne di significato.
Amy
pensò che se non avessero affrettato tutto, sarebbe stato così che lui magari
le avrebbe chiesto di sposarla, dopo aver compreso quanto fosse stato duro
stare lontani.
Vedere
Sheldon aprirsi in un sorriso speranzoso e annuire fu bellissimo, ma riuscì a
resistere all’impulso di baciarlo perché sapeva di non essere ancora del tutto
sua, quindi si avviò verso la porta senza dire altro se non: “Stasera Marie sta
con me, così puoi pensare in pace. Vado a cercarla, pare sia con quel Joseph”.
“Ok,
e assicurati di fare una lavata di capo a quel tizio se lo vedi!”.
Amy
rise di gusto e alzò gli occhi al cielo mentre prendeva la sua borsa.
“Joseph
è un tipo a posto, si vede”.
“Anche
io lo sono eppure ciò non mi ha impedito di ingravidarti, ricordi?!”.
Se
possibile, Amy rise ancora più forte: lo Sheldon geloso era formidabile e lo
aveva quasi dimenticato in quegli anni.
Aveva
tanto da farsi perdonare, decisamente.
“Alla
fine ogni famiglia è incasinata, Marie. I miei sono divorziati e la compagna di
papà aspetta un bambino, sai? Avrò un fratellastro! Le mie maestre saranno
felici visto che dicevano sempre a mamma che ero un bambino che aveva bisogno
di compagnia” raccontò Joseph, seduto di fronte a Marie.
Erano
in un bar, davanti a due Dottor Pepper, da almeno due ore visto che Marie gli
aveva chiesto di allontanarsi da casa sua.
“Non
avevi amici?” chiese la neo diciannovenne, decisa a distrarsi dal caos
familiare.
Joseph
si lasciò scappare una risata amara e fece un cenno di dinego con il capo.
“Mi
hai visto? Sono sempre stato così, il secchione della classe a cui i bulli
facevano i dispetti. Tu non puoi capire” aggiunse, agitando la mano.
Colpita,
Marie lo fissò, incredula come non mai.
“Scusami?”.
“Ma
sì, tu sei... Beh, insomma, prima ho fatto il finto disinvolto perché volevo
conoscere tuo padre ma anche perché, sai, sapevo che una carina come te non mi
avrebbe mai degnato di uno sguardo” si giustificò, torturandosi l’orlo della
giacca con aria nervosa e aggiustandosi gli occhiali sul naso.
Marie
sgranò gli occhi, sicura di aver sentito male. Carina? Lei? A detta di un
ragazzo per di più sobrio?
“Mi
prendi in giro?” chiese, arrossendo senza riuscire a trattenersi.
Imbarazzato,
Joseph si passò una mano tra i capelli. “No, sei davvero carina e... Quando mi
hai contattato, cioè, quando Howard ha usato il tuo profilo credevo fosse una
bufala, di solito su quel sito le belle ragazze che mi danno retta rivelano
certe... Sorprese, ecco”.
“Nessun
ragazzo me lo aveva mai detto” ammise la ragazza, adulata. “E anche io non ho
tanti amici, specialmente ora che vado ad Harvard. I pochi amici del liceo
vanno in altri posti”.
“Ci
sono io ad Harvard” le ricordò Joseph. “Potremmo studiare insieme anche se,
francamente... Chimica, dai! E’ da sfigati!”.
“Che
cosa? Voi fisici! Credete di essere i padroni del mondo...”.
“Beh,
lo siamo...”.
“Cosa?
Ti ricordo che la chimica studia i processi che... Oh, mamma!” sbuffò Marie,
vedendo il cellulare vibrare sul tavolo, leggendo il nome sul display. “Dimmi”
aggiunse, rispondendo. “Va bene. Ok. Saluto Joseph e vengo, sono al bar
all’angolo del condominio. Ok, ciao”.
Staccò
la chiamata e guardò il ragazzo di fronte.
“Sei
stato fortunato che mi abbia chiamato mia madre e che ora debba andare,
altrimenti ti saresti beccato un discorsone in stile Cooper che ti avrebbe
messo k.o.” disse, seria più che mai.
Joseph,
suo malgrado, sorrise e annuì.
“Puoi
lasciarmi il tuo numero? Potremmo tenerci in contatto, così potrai farmi lo
stesso il discorsone” domandò, tuttavia imbarazzato e rosso in zona orecchie.
Marie
era sorpresa e lusingata, non le era mai stato chiesto il numero, così annuì,
non riuscendo a celare un piccolo sorrisino.
“Ok,
ma te lo dirò a voce e ti toccherà ricordarlo, così vediamo quanto funziona la
tua memoria da fisico teorico! 02 345 67 890” disse, ma nemmeno troppo
velocemente perché una parte di sè voleva sul serio ricevere un messaggio.
Sorrise
nel vederlo indaffarato con il cellulare mentre ripeteva i numeri a memoria
così disse “Ciao” e uscì dal bar, salvo poi trovarsi un messaggio trenta
secondi dopo.
Ti prego, dimmi che sei
Marie altrimenti giuro che corro fuori tanto ti vedo ancora!
Ridendo,
si voltò e lo vide dalla finestra del bar, speranzoso. Annuì e lo salutò con la
mano, così lui ricambiò con slancio e fin troppo entusiasmo.
Una
piccola parte di lei iniziava a pensare che quell’anno il regalo di zio Howard
fosse stato il migliore.
Sheldon
era seduto sul divano, immobile, nonostante fossero le tre passate del mattino.
A tratti il suo volto scattava verso il divano, ricordava ciò che era successo
poco prima e poi scuoteva il capo per provare a capire se tutto ciò fosse vero
o meno.
Il
settanta per cento del suo cervello era occupato dal ricordo inebriante di ciò
che era successo con Amy, il restante trenta per cento lo faceva sentire
maledettamente in colpa per ciò che aveva fatto.
Non
era giusto! Penny era stata così gentile con lui, lo aveva sempre assecondato,
aveva rallegrato le sue giornate, e lui l’aveva ripagato così, gli erano
bastati pochi minuti da solo con Amy per far riaccendere ciò che non credeva
potesse succedere ancora.
“Sheldon,
dovresti dormire”.
Sussultò
nel vedere la figura di Leonard di fronte a lui, poi deglutì e scosse il capo.
“Non
ho sonno. I colpevoli non possono dormire perché hanno la coscienza sporca,
sai?” disse, sospirando pesantemente. “Tu dovresti goderti il sonno dall’alto
del tuo essere a posto con la coscienza” aggiunse.
Leonard
esitò un istante, poi lo guardò e prese posto sulla poltrona di fronte al
divano.
“Nemmeno
io ce l’ho pulita” mormorò, abbassando la testa, come se si stesse vergognando
di qualcosa.
“Che
intendi?”.
Nervoso,
Leonard si passò una mano tra i capelli, arruffandoli ancora di più, e poi si
torturò le mani per qualche istante.
“Senza
volerlo ti ho visto mentre baciavi Amy, dalle scale. Io...”.
Sheldon
lo guardava sul serio senza capire, senza riuscire a fare due più due.
“Il
tuo sguardo mi fa capire che sul serio non ti sei accorto di nulla” continuò il
coinquilino, portandosi una mano alla fronte, esasperato.
“Leonard,
per favore, le cose sono già difficili senza il tuo nonsense. Abbi pietà di un
traditore, per quanto sia possibile, e falla breve” sbottò.
“Sheldon,
a me piace Penny da quando l’ho vista! Sapere che ci esci tu mi ha spezzato il
cuore e quando ho visto che la tradivi... Ci ho impiegato un po’ a decidermi
prima di chiederle di prendere qualcosa nel nostro appartamento e darle le
chiave. Io la volevo, tu l’avevi tutta per te e l’hai tradita!” sbottò Leonard,
incredulo e animato come non mai, battendo un pugno sulla gamba con aria
frustrata.
Si
aspettava una chissà quale reazione, che invece non arrivò, anzi, Sheldon lo
guardò senza alcuno scatto d’odio.
“Penny
è attraente, intelligente... Ma ha iniziato tutto lei, l’ho assecondata perché
era bello non essere più solo. Ho provato a stare con lei quando Amy mi ha
fatto capire di amarmi ancora ma... Mi hai visto, sono uno stupido che non ha
il coraggio di fare una scelta” disse lentamente, appoggiando la mano al capo,
pensieroso.
“Io
penso tu l’abbia fatta la tua scelta, circa venti anni fa. E non lo dico per
farti mollare Penny, tanto comunque lei non baderebbe a me” disse Leonard.
“Sì,
ovvio che già so che sia finita tra noi ma... E se Amy mi ha rivoluto con sè
per gelosia e ora che sono di nuovo disponibile non mi calcola più? Se torniamo
a litigare? Se è infelice di nuovo?” sbottò, in preda a mille dubbi. “Non
illuderei Marie che sia tutto ok, non se lo merita”.
“Penso
abbia sofferto abbastanza nel vederti con Penny ed essere stata ignorata dopo
averti detto i suoi sentimenti” ragionò l’amico. “Magari parlatene prima e
chiaritevi”.
Sheldon
annuì, passandosi una mano sugli occhi stanchi e massaggiandoli.
“E
bravo Leonard, hai colto il momento giusto e ci hai fatto mollare. Sei il degno
erede di Batman, salvi le donzelle dai tradimenti” disse poi, tra l’ironico e
l’incredulo, autocommiserandosi.
“Scusa,
io...”.
“No,
sono io quello che dovrebbe scusarsi. Avrei dovuto capire il tuo interesse e
non invitarla a cena dopo che mi ha baciato, inoltre avrei dovuto rispettarla
e... Non dimenticarla. E’ grave, io,
con la mia memoria eidetica, ho dimenticato di averere una ragazza quando ho
detto ad Amy di seguirmi!” sbottò Sheldon, frustrato. “Sono pazzo? Idiota?”.
Leonard
lo guardò e, con semplicità, espresse il suo parere.
“No.
Ami solo una donna, tutto qui. Non ti
giudico” disse, sorridendogli in modo da incoraggiarlo.
“Lui...
Era lì, alla festa, dove c’ero anche io e... Ne ha approfittato per farsi la
sua ex moglie, che a questo dubito sia ancora la sua ex!” urlò Penny, quasi
lanciando in aria la ciotola con il latte.
Aveva
dormito nella stanza degli ospiti, con Bernadette che le accarezzava i capelli
e le diceva di non preoccuparsi, e quando si era svegliata la verità le era
crollata di nuovo addosso.
Lei
che apriva la porta, Sheldon ed Amy seminudi, lei che urlava...
“Penny,
so che stai male ma dovete chiarirvi” mormorò l’amica, mimandole di fare
cautela e non rompere il servizio buono di porcellana.
“E
a cosa servirebbe? Io credevo di essere speciale per lui! E invece... Quella
scema di sua figlia mi aveva anche fatto la morale, chiedendomi di non far
soffrire suo padre! Spoiler alert, cara, qui la carogna è tuo padre!” urlò, non
resistendo e gettando per l’aria un piattino di porcellana che conteneva dei
biscotti.
Bernadette
sussultò – era un regalo di nozze della sua nonna preferita, ormai defunta! – e
Penny la guardò con aria di scuse, tappandosi la mano con la bocca.
“Scusa,
scusa, te lo rimborserò” si affrettò a dire, alzandosi di scatto e prendendo un
bel respiro. “Non è giusto stare qui a sfogare la mia rabbia contro il tuo
servizio buono, devo usare le mie forze contro colui che ha causato tutto
questo. Corro a vestirmi, sì” disse, correndo verso la stanza che l’aveva
ospitata e quasi travolgendo Howard, il quale aveva commesso l’orribile sbaglio
di ritrovarsi sul suo cammino mentre entrava nella stanza.
“Ma
che le prende?” sussurrò, massaggiandosi il braccio che aveva urtato contro la
ragazza.
Bernadette
scosse il capo, sospirando.
“Sheldon
combina casini e noi dobbiamo prendercene cura. Prima Marie, poi Penny... Ma
sarei felice se tornasse con Amy” disse, sussurrando in maniera impercettibile
dopo l’ultima frase.
“Io
no. Voglio dire, Sheldon è disgraziato, il cielo lo premia con una come Penny
e...”.
“Che
signfica una come Penny?” sbottò la
moglie, guardandolo, infuriata.
“Eh?
Niente, niente, vuol dire che... Hai ragione, devono tornare insieme, sì”.
“Grazie
per dare ragione a me, Howard, tu sì che capisci” mormorò una Penny con indosso
solo gli slip e una maglietta, intenta nel camminare per casa con il dito in
bocca usato a mò di spazzolino. “Scusate ma sono abituata a camminare mentre
lavo i denti” aggiunse, la voce modificata dalla presenza di un intruso nella
cavità orale.
“Sì
ma ora infila dei pantaloni, cara” disse Bernadette, falsamente dolce.
Penny
annuì e tolse il disturbo, mentre Howard si fingeva falsamente disinvolto e
guardava altrove.
“So
che stai pensando a quanto sia stato cretino Sheldon a tradirla” sbottò invece
la moglie, gettandogli addosso un biscotto con grande disprezzo e ignorando le
sue urla di protesta.
Marie
e Amy, una volta arrivate a casa, si erano cambiate ed erano corse a letto,
senza dire nulla, sopraffatte com’erano da tutti i recenti avvenimenti.
Non
avevano discusso di nulla, imbarazzate al solo pensiero, mentre le loro menti
avevano vagato in lungo e in largo per distrarsi.
Marie
aveva immaginato la famiglia riunita e di incontrare di nuovo Joseph, Amy non
aveva fatto altro che pensare al prossimo compleanno della famiglia, il suo,
momento in cui avrebbe voluto essere in compagnia di sua figlia e suo marito
dopo tre anni...
“Senti,
sono la prima imbarazzata, ma devi dirmelo”.
La
prima a rompere il silenzio fu proprio Marie, la mattina dopo, a colazione.
Amy
si bloccò nell’atto di prendere i cereali e volse la sua attenzione verso sua
figlia, tra l’intimidito e il pauroso.
“Sì,
tesoro? Cosa?” chiese, deglutendo.
“Tu
e papà ieri avete avuto un coito, giusto?”.
Amy
arrossì di colpo e strizzò gli occhi, imbarazzata. Grazie alla passione di
Marie per la scienza aveva evitato il discorso sul sesso, si era limitata a
parlarle del ciclo, non dal punto di vista teorico – la bambina sapeva già
tutto a partire dai sette anni – bensì dal punto di vista pratico, spiegandole
dove trovare gli assorbenti in caso di improvvisa necessità e di farsi una
bella camomilla al finocchio per provare a contrastare i dolori.
Questa
volta, purtroppo, la vita voleva farle scontare tutto.
“Ehm,
sì, Marie. Ma scusami, sono cose nostre, non ti...”.
“Mi
interessano eccome visto che una cosa del genere avrà delle implicazioni e
delle conseguenze nella nostra famiglia! Insomma, non potevate contenervi e
parlarne, chiarire con Penny...?” sbottò Marie, alterata. “Io vi voglio insieme,
davvero, ma sul serio quando vi ci mettete siete peggio di due adolescenti!
Spero per te che tu sia sincera e che lo voglia ancora, e che non fosse una
sorta di sfizio dovuto al suo essere impegnato” l’ammonì, puntandole contro un
toast con la marmellata.
Intimidita,
in un modo che la rendeva buffissima, Amy annuì a raffica, scuotendo il capo
senza fermarsi.
“Ma
certo! Marie, scusaci, ti abbiamo rovinato la festa ma è stato lui a dirmi di
seguirlo e a baciarmi, davvero! Amo tuo padre e anche se non sembra, in fondo,
non ho mai smesso. Se vuoi ti dò tutte le registrazioni della mia analista,
così capirai tutto” la scongiurò la madre, supplicante come non mai.
“Buona
idea, sì, voglio sentire tutte le sedute...”.
Amy
non sgranò gli occhi e poi li alzò al cielo, per nulla stupita: non c’era nulla
da fare, Marie era la degna figlia di suo padre, l’uomo che, tuttavia, amava
alla follia.
L’interrogatorio
sarebbe durato oltre se la ragazza non avesse ricevuto un messaggio da un
mittente speciale, il cui solo leggere il nome le fece perdere un battito.
Buongiorno Marie! Ti
sto pensando da ieri. Ti va se ci vediamo domani?
Marie
sorrise, poi alzò lo sguardo verso sua madre, pensando che forse, crescendo,
esperienza dopo esperienza, avrebbe capito le sue ragioni.
Sentire
i passi di Penny, avvicinarsi alla porta, vederla dallo spioncino mentre
litigava contro la borsa per prendere le chiavi, fecero sentire Sheldon ancora
peggio per tutto ciò che aveva fatto.
Dopo
ore ed ore di meditazione aveva compreso di averla illusa, trattata bene
decisamente poco visto che nelle ultime tre settimane era diventata una sorta
di valvola di sfogo per non pensare ad Amy e alle sue parole.
Varie
volte era andato a letto con lei pensando alla madre di sua figlia e ciò lo
faceva sentire malissimo, con la coscienza in mille pezzi.
Senza
esitare ancora, così, prese un lungo respiro e aprì la porta, ritrovandosi a
pochi passi da lei.
Non
osò uscire del tutto dall’appartamento – temeva molto la crisi isterica che
probabilmente avrebbe avuto luogo da lì a poco – e si limitò a dire:
“Buongiorno, Penny”, con lo sguardo basso e l’aria colpevole.
Avvertì
alcuni movimenti, seguiti subito da un: “Buongiorno un corno, coglione che non sei altro!”.
Contro
la sua volontà alzò lo sguardo e vide Penny imbestialita, più della sera prima,
se possibile.
I
capelli arrufati erano legati in una crocchia scomposta, il top e i pantaloni
che indossava le andavano cortissimi, forse perché appartenevano a Bernadette.
Aveva
le occhiaie e gli occhi gonfi di pianto, l’aria distrutta, le labbra screpolate
e livide.
Come
poteva aver fatto una cosa simile ad una donna che si era presa cura di lui e
l’aveva fatto sentire speciale quando il suo mondo stava andando in frantumi?
“Penny,
so che non servirà a nulla” iniziò, cauto e porgendosi le mani avanti.”Ma
volevo scusarmi e, se possibile, giustificarmi. Ieri ti ho tradito, sì. Amy,
tre settimane fa, mi ha detto di amarmi ancora e io l’ho ignorata, ma ho capito
che alla fine i miei sentimenti per lei sono ancora lì. Dobbiamo ancora
chiarire tante cose e non so cosa accadrà ma ovviamente non mi sembra giusto
prenderti in giro” mormorò, scegliendo le parole con cura nonostante non fosse
lucidissimo.
“Ah”.
Penny
lo guardò con astio e gli si avvicinò, marciando in un modo da far invidia ai
migliori marines.
“E
dirmelo subito, no, eh? Dirmelo prima di far diventare le tue azioni un
tradimento?” urlò, rossissima in volto.
“Il
problema” replicò Sheldon, colpevole come non mai, “E’ che quando ieri io e lei
stavamo parlando della nascita di Marie, io... Non lo so come dirtelo, ma...
Suona orribile, ma l’ho baciata come se fossi libero, non ho pensato un istante
a te, al fatto di essere imp...”.
Sheldon
non continuò perché aveva appena ricevuto un sonoro schiaffo misto ad uno
spintone che lo aveva fatto cozzare contro la porta.
Quando
riaprì gli occhi, con la guancia dolorante, Penny era in lacrime, scossa da
mille singhiozzi che facevano alzare e abbassare ritmicamente la sua gabbia
toracica in maniera inquietante.
“Questa
te la potevi risparmiare! Ecco quanto valevo per te, così tanto che hai
accidentalmente dimenticato di essere impegnato! Ma sai che ti dico? Avrai
quello che ti meriti, lei ti mollerà di nuovo dopo che si sarà scocciata della
tua monotona vita, che a me andava bene, perché sono una scema! Abbiamo chiuso!
E’ inutile dirlo ma sai com’è, te lo ripeto nel caso te lo dimenticassi!” lo scimmiottò, ridendo in una maniera grottesca che
faceva decisamente paura.
“Penny,
mi dispiace, io non ti merito e...”.
“Puoi
dirlo forte, idiota. Non mi meriti, mi sa che non mi merita nessuno! Sei un
coglione che finge di essere il solito bravo ragazzo e poi pugnali una scema
come me alle spalle, durante una festa, nel più squallido dei modi. Spero ti
abbia mischiato l’HIV con tutti i tizi con cui è stata dopo che ti ha
mollato!”.
Detto
ciò, Penny tornò a lottare contro la porta e alla fine riuscì ad aprirla,
sbattendola con fin troppa furia e lasciandolo immobile, colpito dal corso
degli eventi.
Se
l’era meritato, decisamente.
Ora
doveva solo decidere cosa fare con la sua famiglia, sperando di sopravvivere ai
sensi di colpa.
*°*°*°*°
Aloha!
Ormai aggiorno sempre il martedì, ma meglio prima che dopo, no? xD
Stamattina
hanno chiuso le sedi dell’università e stando a casa ho pensato di editare ed
aggiornare :D
Coooomunque...
Sì, alla fine Sheldon ed Amy non si sono limitati al bacio ma sono andati fino
in fondo, avendo modo di capire com’è stare insieme ora, dopo essere stati
lontani per anni.
Farli
fermare e ragionare non avrebbe avuto senso, alla fine saranno sempre legati l’uno
all’altra, in un modo seppur complesso e difficile non hanno mai smesso di
amarsi, tanto che in quel momento lui non pensa nemmeno di star tradendo Penny.
Lo
“spione” xD era Leonard, che non sopportando di vedere la ragazza tradita
quando lui avrebbe pagato oro per averla al suo fianco, la fa andare nel luogo
del misfatto con una scusa.
Marie
e Joseph... Che ne dite? Nel prossimo capitolo continueranno ad esserci,
ovviamente.
Ah,
poi volevo dirvi che Raj è momentaneamente assente ma lo inserirò di nuovo, promesso!
Ora
sto scrivendo il decimo capitolo e penso che arriveremo massimo a 12 :D
Come
sempre, vi lascio qualche anticipazione (preparatevi perché siamo nella parte finale e ci saranno vari "casini"):
Sheldon
trattenne il respiro e la guardò come se avesse detto una cosa oltraggiosa.
“Al
cinema? Ma ti rendi conto? Mandi nostra figlia appena diciannovenne al cinema
con un ragazzo?!”.
“Papà,
no, forse è un caso! Provo a chiamarla io, fammi sciacquare il viso che fa un
caldo assurdo e risolviamo la cosa” disse, correndo verso il bagno, più che
altro per nascondersi e non mostrare la sua faccia preoccupata.
Grazie
a chi continua a seguire la storia <3
A
Martedì/ Mercoledi xD
Milly.