Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Luna_R    20/10/2015    0 recensioni
Najla Louise Chedjou è una venticinquenne, in una Parigi agli sgoccioli degli anni sessanta.
Ha un fratello, Benjamin, che adora e la adora; una madre che in giovinezza, nonostante le rigide regole dell'epoca, fu una vera anticonformista e uno zio acquisito, che ha riportato nelle loro vite la serenità e l'arrivo di un altro fratello, Lukas. Najla è una ragazza determinata ad inseguire i suoi obiettivi da medico, sebbene la società la voglia moglie e madre, non intende rinunciare per nulla al mondo. Questa forza nasconde però una grande fragilità e il dolore di una perdita che l'ha segnata. Riuscirà il destino a farla ricredere?
*
Storia ispirata alla mia F.F Zenzero&Cannella. I miei vecchi personaggi sono andati avanti, nel prologo ho inserito le informazioni base necessarie per capire la psicologia dei nuovi personaggi, perciò non ritengo sia necessario aver letto la suddetta, ma ovviamente sarei felice se qualcuno ci passasse!
***
Capitolo 1_Non credo di essere speciale nel desiderare che le persone non soffrano più. Credo che ogni medico tutti i santi giorni debba svegliarsi con la voglia di salvare quante più vite gli sia possibile e sono certa che sia così.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Menta e Cioccolato





macaron-menta-e-cioccolato1




Capitolo 3.


"I profitti sono stabili Benjamin, non ci sono picchi sostanziali ne in caduta ne in salita."

Paul, ex operaio nel periodo di dirigenza di Aurelien Chedjou ed oggi caposettore analista, è in piedi alla scrivania del ragazzo, mostrando i grafici del periodo passato. Parla minuziosamente, tuttavia senza perdersi in giri di parole, una qualità molto apprezzata da Benjamin che si porta le mani giunte al mento; guarda quei grafici come se non vi leggesse nulla e quando alza gli occhi sorride assente.

"Bene Paul, egregio lavoro come sempre. Andando puoi lasciare i documenti alle segretarie." Raccoglie i fogli in una cartellina e glieli passa.

Paul che conosce Benjamin da quando era un bambino e curiosava nell'azienda come fosse un enorme pacco regalo, prima ancora salisse in cima al comando, tentenna sulla sua voce così inflessibile e i modi rapidi con la quale lo stava congedando; non sbaglia, perchè nell'esatto istante in cui resta a fissarlo senza decidere cosa fare, Benjamin alza un sopraciglio irritato dalla staticità del momento.

"Cosa vuoi dirmi che non riesci a dire?"

Paul si schiarisce la voce, gettando un'occhiata allle spalle; dall'altra parte della vetrata le due segretarie, Anne e Lea, se ne stanno a capochino a svolgere le loro mansioni.

"Quì vige l'assoluta discrezione, puoi parlare senza farti scrupoli." Continua Benjamin, alzandosi dalla poltrona per serrare le veneziane dell'ufficio. "E dalla serietà del tuo volto, ho bisogno che tu non te ne faccia troppi." Si avvicina alla console dei liquori e ne versa per lui e l'amico.

"Infatti è proprio questo il problema, Benjamin." Guarda fugacemente ancora alle veneziane, ma torna sull'amico e al bicchiere che aveva a mezzaria sotto al suo naso. "Da quanto tempo non scendi fra i tuoi operai?"

Il ragazzo alza il sopracciglio. "Da un pò a dire il vero. Giugno si avvicina.. e i preparativi mi tolgono molto tempo. Ed energia."

"Che zoticone, non ti ho nemmeno chiesto come vanno le cose con la tua futura signora." Tergiversa l'altro.

"Charlotte e io andiamo bene, amico mio. Ma torniamo agli operai."

Lo sguardo di Paul ammette una certa difficoltà su quello che deve essere il suo animo.

"Energia. hai usato la parola chiave. E questa non manca di certo ai tuoi operai." Benjamin ha un attimo di panico, sebbene fosse al corrente di ogni malumore che ormai da qualche mese viveva all'interno delle aziende, il fatto che i suoi operai fossero diventati così insubordinati da esprimersi perfino davanti ad un superiore, la diceva lunga sulla situazione preoccupante ai piani bassi. "Sai Benjamin siamo ormai nella nuova modernità, le persone si fanno una cultura, si interessano ai fatti politici internazionali.. pensa si arrogano persino il diritto di volersi autogestire! Senza contare la lotta contro la diversità fra classi sociali, il femminismo e la libertà sessuale! Cose che ai miei tempi avevano un prezzo amaro e venivano punite spesso con la vita; per carità questo mai e non voglio starmene certo quì a dirti come fare meglio il tuo lavoro, solo tieni gli occhi ma sopratutto gli orecchi ben aperti, Benjamin. Dio solo sa se ho promesso a tuo padre di riservarti la stessa stima e.."

Il ragazzo alza una mano e Paul s'azzittisce. "Ho capito dove vuoi arrivare. Parlerò con loro, sono sempre stato un direttore aperto alle richieste, non voglio che pensino non mi prenda carico delle loro insoddisfazioni, se legate all'azienda."

"Fa attenzione però. Più gli concedi e più vorranno." Lamenta Paul.

Benjamin non risponde. Spalanca la porta facendo sobbalzare le due segretarie, si scioglie il nodo alla cravatta, lancia la giacca ad Anne che l'afferra come fosse una consuetudine e sparisce in un turbine di domande e imprechi alle sue spalle.



Il cuore si agita sotto la camicia bianca, arrotolata fin su i gomiti.

Per un attimo chiude gli occhi e sente nei ricordi tutte le parole di suo padre, la sua saggezza per un lavoro che amava, portato avanti fino alle ultime delle sue forze; quel lavoro così competitivo, estenuante e affascinante allo stesso tempo.

Ad Aurelien Chedjou piaceva creare, sorprendersi che il ferro divenisse oggetto, oggetto che sarebbe servito ad assemblare altri oggetti che sarebbero divenuti a loro volta dei beni per l'uomo; quell'entusiasmo non lo aveva abbandonato nemmeno in punto di morte, lo ricorda ancora nei rari momenti di lucidità colloquiare con lui di tutte le grandi invenzioni che il futuro prospettava.

Benjamin lo ascoltava con la tristezza e la risolutezza di un ragazzino alla quale presto sarebbe venuto a mancare il padre, ma ai suoi insegnamenti doveva il grande successo che fino alla maledetta primavera dell'anno appena passato, le aziende Chedjou avevano vantato di possedere.

Benjamin Chedjou era degno figlio di suo padre.

Un ragazzo dalla mente brillante e uno stile innovativo di chi aveva mangiato pane e metallurgia fin da bambino, così titolarono i giornali quando prese l'incarico di suo padre a cinque anni dalla sua morte. Adesso, cercava di tenere ben a mente la sensazione di benessere che il successo gli aveva provocato, senza dimenticare il coraggio che vi aveva messo dentro, quando a venti anni si era visto insignito del ruolo di direttore.

Tiene stretta a sè ancora quella voce familiare, finchè le porte dell'ascensore si aprono e lo spettacolo del reparto produzione in movimento, si manifesta alla sua vista. Un colpo d'occhio che giustificava il batticuore provato da suo padre.

Tutti gli operai al di sotto la balconata, accortosi della sua presenza, alzano il capo nella sua direzione.

Un brusio come uno sciame di api va via via gonfiandosi verso le file.

Benjamin con un eloquente gesto, intima ai suoi preposti di cessare qualsiasi attività stessero in procinto di compiere e terminare quella che stavano compiendo. Tutto cessò dopo pochi minuti. Il silenzio piombato nella fabbrica come una sentenza dolorosa.

Poi un borbottio lontano e sommesso. "Era ora si facesse vivo."

Benjamin si schiarìsce la voce. "E' bene che vi ricordi che il mio ufficio non è circondato da dinamite e a vostra disposizione. Nel frattempo sono quì, chi vuole parlarmi adesso, ha la mia completa attenzione." Nessuno si muove. Nessuno fiata. Le sue labbra si piegano in un sorriso sardonico. "Dov'è il capo sindacalista?"

La testa di un uomo si fa avanti dalle fila più lontane, attraversando il mucchio di operai stipati nel mezzo e protesi verso la balconata, spaccandoli virtualmente a metà. "Eccomi dottor Chedjou." Risponde Tommàse, togliendosi il berretto da lavoro. "Se avessi saputo del suo arrivo mi sarei fatto trovare meglio." Si pulisce i vestiti ironico, qualcuno accanto a lui ride sotto ai baffi.

Benjamin ridiscende la scalinata compunto e si porta fra gli operai. "E perchè mai? Non ricordo di aver messo troppe formalità fra noi. Sarà bene che io sappia se i miei operai sono in maretta con me invece."

"Nessuna maretta Chedjou. Qualche malumore per via degli stipendi arretrati."

"Proprio oggi ho avuta la prima stima positiva dopo mesi e parlo di dati senza alcun picco positivo e negativo. Non appena la situazione tornerà stabile avrete tutto ciò che vi spetta, dal primo all'ultimo franco."

"Non appena.." Mormora bruscamente l'operaio.

"Dieci mesi fa preannunciai questo momento e vi trovai disposti a collaborare Tommàse. Cosa è successo nel frattempo che sfugge alla mia logica?"

"C'è gente che con quelle mensilità ci campa una famiglia, Chedjou. Ecco cosa è successo. La Francia e Parigi collassano, i prezzi sono in aumento, le scuole costano e chi vuole dare un futuro certo ai propri figli si ritrova a mangiare pane e cipolle. Se le trova."

Benjamin stringe gli occhi e scuote il capo. "Non sono andate perse, non dimentico ne mi approfitto della buona volontà dei miei uomini, quando la sera alle dieci o alle undici -dipende dalla giornata e dai numeri- e sono l'ultimo a chiudere il cancello, ogni mia ultima energia e pensiero va a questi uomini e al loro sudore. Sono un uomo di parola. Ho promesso che vi avrei restituito quanto vi è stato decurtato.. e lo farò. Ponete in me la vostra fiducia come io l'ho sempre deposta in voi, offrendovi il meglio per ore di lavoro e paga base. Senza contare assenze, malattie e turni straordinari. Tutto pagato e con una certa precisione a tutt'oggi, tranne per gli spiacevoli episodi della primavera scorsa. Ora sono io che vi chiedo uno sforzo Tommàse e lo chiedo ancora, cosa è successo che sfugge alla mia logica?"

Tommàse lo guarda dritto negli occhi. "Vogliamo di più, Chedjou. Un aumento, paghe consoni a quelle americane."

Benjamin contrae la mascella. "No nel modo più assoluto. Le vostre paghe sono consoni al contratto nazionale che vi lega. E per inciso, siamo in Europa. La mia azienda è in Europa e intendo rimanerci." Tommàse fa per parlare ma Benjamin prosegue, alzando il tono di voce. "Chi la pensa all'Americana è libero di andare se non è contento. Ci sono tanti uomini di buona volontà che sono costretto a rimandare a casa e che vorrebbero invece lavorare per le aziende Chedjou, da sempre un nome che vuol dire fiducia, rispetto del lavoro e professionalità. Mi dispiaccio che disapproviate questo metodo, ma è l'unico che intendo perseguire, perciò Tommàse chi volesse andar via non verrà trattenuto. Aduna le lettere di licenziamento, provvederò io stesso ad occuparmene." Benjamin gira le spalle e si dirige verso le scale della balconata fra i fischi e applausi.


Ad attenderlo, un'angosciata Najla con al braccio un vecchietto.


"Signor Dumas, che bel modo di accorglierla, eh?" Benjamin allunga la mano e guarda addolorato la sorella.

L'anziano ricambia distratto, si guarda intorno come cercasse per i suoi ricordi una giusta collocazione.

Sorridendo poi da un leggero buffetto sulla guancia del ragazzo e parla con voce roca. "Mi sento come a casa, sa? L'ultima settimana di lavoro, in quell'angolo laggiù, vede?" Benjamin annuisce. "Beh proprio lì presi a cazzotti un collega che parlava di rivoluzioni e anarchia da più di due ore, lasciando tutto lo sporco lavoro al medesimo, sollazandosi che il suo cervello avesse bisogno di stimoli e un posto adeguato che questa fabbrica lercia e maleodorante non gli dava. Fuori avanzavano i tedeschi, c'era un conflitto in atto e le persone morivano.. beh non ci vidi più, lo colpii con tutta la forza che avevo e ne avevo tanta all'epoca mi creda, che non mi parlò nemmeno quando fummo ritrovati insieme dopo il crollo. Credevo di morire e che quello stolto fosse l'ultima compagnia.. e invece suo padre mi ha tirato fuori da quell'inferno. Ci ha salvato e oggi lo stolto è il mio migliore amico. Ma questa è un'altra storia, volevo solo dirle che passeranno i decenni, i capi, la fabbrica vivrà sempre delle piccole grandi tragedie.. perchè la fabbrica non è sua Chedjou, non la può comandare. La fabbrica è del tempo che passa, dei governi, persino della povertà e della ricchezza. Mi lasci fare un giro fra questa gente, la prego, lasci che io ricordi loro quanto il lavoro ci nobiliti e quale prezzo fummo costretti noi a pagare per manternerlo."

Benjamin sorride a quel viso vessato dal tempo e dalle mille battaglie e annuisce porgendo il braccio. "Prego.."

"Se non le dispiace mi delizerei ancora della presenza della bella Najla, per questo."

La ragazza alza gli occhi al cielo e annuisce a sua volta. "C'è del sangue del maestro Dumas in questa famiglia Benjamin, lascia che compiaccia questo gentiluomo."

Benjamin abbraccia la sorella e da ordine che i lavori riprendano e di ilustrare passo passo al signor Dumas e la signorina Chedjou, i vari processi meccanici. Pensieroso si tuffa nell'ascensore, la camicia zuppa e l'animo mesto.

Benjamin Chedjou era degno figlio di suo padre.. ma Benjamin Chedjou aveva sempre amato di più cucinare.


*


Lea bussa alla porta d'ufficio intorno alle quattro nel suo tailleur blu e unghie laccate di rosso.

Charlotte era gelosa della ragazza perchè secondo il suo intuito femminile quella era innamorata di lui e sotto-sotto sperava che il matrimonio saltasse da un momento all'altro. Ogni volta che Benjamin guardava Lea, sorrideva di questa storia e finiva con l'innamorarsi di Charlotte ancora di più. "Entra pure."

"Dottor Chedjou, il dottor Richard Hamilton desidera avere un colloquio personale con lei."

Benjamin la guarda perplesso, apre l'agenda e non trova scritto nessun appunto con quel nome. "Chi è questo Hamilton?!"

Lea da brava ragazza qual'è estrae un foglio dalla cartelletta gialla che stringe al petto e inforca gli occhiali con quelle lenti spesse e nere che indosso a lei stemperano la dolcezza del viso. "Richard Raymond Wright Hamilton rampollo della casata Shelley-Wright-Hamilton, londinese, direttore di fondi beneficiari che la casata emette a nomi di enti di ricerca e sostegno sociale. Dice di essere quì per delle proposte."

Benjamin fa un bel respiro, le mani aperte sul tavolo di fronte.

E' un giorno strano, pensa. I subbugli degli operai, la visita di Dumas, l'arrivo del milionario come un oasi nel deserto.

Guarda Lea sbattere le palpebre in cerca di una risposta e sospira. "Dov'è?"

"In sala d'attesa, dottor Chedjou."

"Vengo di là con te, ma prima procurami un'analgesico per il mal di testa e una camicia fresca gentilmente."

Lea annuisce e insieme escono dall'ufficio; la ragazza sgattaiola in uno stanzino e torna dopo un pò con quanto le aveva richiesto.

"Le fisso un appuntamento al Salpêtrière, dottore? Ultimamente, se posso permettermi, forse anche lo stress per il matrimonio che di certo non giova a quello accumulato per il lavoro.." Benjamin chissà come si sente meglio. E ride di Lea, della sua dolce cattiveria. "..sta ridendo di me?"

"Un pò, Lea. Ma ti ringrazio per la tua premura e sono d'accordo con la visita. Quando Najla torna da basso, organizza pure."

La ragazza lo guarda risentita, poi scuote il capo e si mette seduta alla scrivania. Dall'altra parte il telefono di Anne suona in continuazione, guarda imbarazzata e divertita Benjamin che le chiede se ha bisogno che la tiri fuori da quell'ingorgo impazzito, ma nega con il capo.

L'uomo a quel punto getta il bicchiere nella pattumiera, va a cambiarsi e quando torna si dirige verso la sala d'attesa con passo svelto ma utoritario.


"Dottor Benjamin Hani Chedjou."

Lo accoglie un giovane uomo in un completo sartoriale grigio, le spalle forti e un viso da copertina di quelle riviste che Anne ogni tanto sbircia, credendo di non essere notata, fra una fattura e l'altra. Gli stringe la mano, lui ricambia con una stretta forte, sguardo sveglio e buon temperamento.

"Dottor Hamilton da Londra. Ho sentito grandi cose sul suo conto, come sta'? Desidera un caffè?"

L'uomo annuisce e sorride. "In realtà vengo da un indirizzo di Parigi in cui risiedo da più di due settimane. Una città che cattura, senza alcun ombra di dubbio. Insieme al caffè vorrei anche discutere con lei di alcuni progetti integrativi. Se è occupato posso tornare in un altro momento."

"Quanta fretta.." Benjamin dal telefono della sala ordina ad Anne due caffè e torna al suo ospite. "Le faccio strada per il mio ufficio dove potremmo discutere di tutto ciò che ha da dirmi. Mi parli di Parigi nel frattempo.. da come ne parla è difficile credere siano solo gli affari a trattenerla in città."

Richard trattiene a stento le risate, quel mezzo sorriso che compare sul suo viso lo fa sembrare giovane e a proprio agio, mentre segue l'altro uomo fra i compartimenti fino al suo ufficio, dove una bionda ragazza li aspetta con il vassoio dei caffè in mano.

La ragazza schiude le labbra all'arrivo di Hamilton, Benjamin l'osserva porgere la tazzina al suo ospite con molta premura ma composta, la ringrazia non appena gli porge la sua e la congeda in un mezzo sorriso sornione.

"Ha uno staff molto dedito e attento al suo lavoro, complimenti." Richard colora i suoi pensieri, tergiversando umilmente sul suo aspetto piacevole; Benjamin ne è colpito e lo lascia parlare. "Questa sinergia indubbiamente porta buoni frutti, ma come lei sa è commisurata al benessere che gli garantisce."

"Ovviamente." Lo incalza come punto da uno spillo. "Per quanto posso, nonostante la crisi che sta vessando il Paese da quasi un anno, credo di essere uno dei pochi imprenditori che non ha tagliato il salario dei suoi dipendenti, garantendo loro stessi diritti e benefits."

Richard si passa un dito sul labro inferiore, pensieroso. "E per quanto riguarda le mensilità trattenute?"

Benjamin è attraverato da una scarica, ma non si scompone. "E' una domanda signor Hamilton, oppure un'accusa?"

"Entrambe, se vuole." Risponde sornione l'altro,

"Cosa le fa credere che le dia accesso alle informazioni personali della mia azienda?" Ribatte Benjamin. "Credevo dovesse propormi qualcosa."

"E lo farò. Le parlerò del mio progetto, ma prima ho bisogno della sua fiducia basata su un fatto importante; non sono quì per giudicarla Chedjou."

"Mi parli del suo progetto, Hamilton. Da quanto vedo ha la facilità di sviare i discorsi, tanto quanto di camuffare la realtà con dei paroloni tipici del vostro modo di concludere la.. come la chiamate voi, sale?"

Richard si sbottona la giacca, apre la borsa e vi estrae un plico vergato a macchina. "Le informazioni per cui giungo quì sono di dominio pubblico Chedjou, tanto per intenderci, non volevo infastidirla." Troppo tardi, pensa Benjamin, ma tanto vale sentire cosa ha la smania di proporre lo spaccone. "Proprio questo il motivo della mia visita; come lei sa, mi occupo di investire i capitali della famiglia Shelley-Wright-Hamilton, a titolo gratuito il più delle volte, in risorse che mirano alla realizzazioni di progetti. Mio nonno prima di me ha contribuito ad alcune delle più importanti ricerche mediche nel nostro paese e sta attualmente contribuendo a quelle del vostro. Beh in realtà adesso sono io che seleziono i potenziali beneficiari, e scorrendo una nutrita lista di immobili a Parigi fra le quali banche, teatri, ospedali.. mi è saltato subito l'occhio al potenziale della sua azienda, che parlando francamente da uomo a uomo, non se la passa poi tanto bene."

Benjamin è sempre più curioso di capire dove l'uomo vuole condurlo; sofferma l'attenzione alle sue mani curate, alla leggera inflessione del suo accento aristocratico e realizza solo in quel momento di avere davanti agli occhi uno fra gli uomini più ricchi d'Europa.

"La ringrazio, ovviamente, ma voglio confessarle che sono un uomo molto scettico." Sogghigna. "Cosa ci guadagna un uomo che può comprare una banca, da un'azienda metallurgica che non se la passa tanto bene?"

"Ottima ossservazione." Risponde l'altro senza alcun tentennamento. "Raymond Hamilton ha passato la vita a comprare i problemi degli altri, io stesso sono sempre stato in dubbio per questa scelta così bizzarra, eppure in qualche modo mio nonno ha fatto sì che il suo nome balzasse agli onori della cronoca di volta in volta, sfruttando questo successo che oggi tutti chiamiamo filantropia. Così ho fatto mia la sua filosofia. Sa cosa è solerte dire lui? Non esiste cosa che non si può comprare, perchè non c'è cosa che non abbia un prezzo, dottor Chedjou."

"Quindi lei vuole comprare i problemi di quest'azienda."

"Se me lo permetterà, si."

"In che modo signor Hamilton?"

Il volto di Richard s'illumina come quando suo padre s'illuminava dinnazi alle braccia meccaniche della fabbrica; Benjamin sorride, ma giusto il tempo di corrucciarsi per ciò che legge. "Fiducia. Se mi permette, iniziamo a darci del tu."

"Va bene, Richard." Risponde a denti stretti.

"Benjamin proprio come leggi, intendo disporre le tue aziende di un corrispettivo di cinquantamila franchi per iniziare, franchi che mi lascerai amministrare insieme ai tuoi analisti e che investiremo alla riqualificazione dei mezzi aziendali se necessario, alla sua pubblicità dove necessario, allo sviluppo dei brevetti se esistono.. e quì, mi collego alla riqualificazione più importante, quella dei tuoi operai, il cuore pulsante di un'azienda che si dichiara sana. Come? Offrendo la possibilità di alleggerirli da tutto ciò che non li impegna al massimo delle loro energie, quando sono quì; istruzione per se stessi e/o per i loro figli, alloggi nella stessa area perimetrale dell'azienda e di questo discuteremo dettagliatamente solo quando e se dovessi accettare, il tutto in ultimo ma non in ultimo.. pareggeremo i conti in difetto e limeremo quelli in eccesso.."

Benjamin gli ordina di fermarsi, la mano protesa in avanti. "Non intendo tagliare il loro salario. Questa è un clausola imprenscindibile."

"Ho parlato solo di pareggiare. Questo ti aiuterà, quando i miei fondi saranno esauriti."

"Quindi ti avvali della facoltà di saperne più dei miei analisti?"

Richard si agita sulla seduta, Benjamin lo trafigge con lo sguardo. "Assolutamente non dico questo, puoi fare a meno di me comunque e cercare di salvare la tua azienda con le tue forze. Io ti offro solo la possibilità di farlo in minor tempo possibile."

"In cambio di una buona visibilità, il nome del tuo casato accostato ad opere di bene.. e cos'altro Richard? Come ben sai non esiste cosa che non si può comprare, perchè non c'è cosa che non abbia un prezzo." Richard resta senza parole, per la seconda volta spiazzato dalle sue stesse parole. Benjamin approfitta del suo tentennamento e sovrasta ogni suo pensiero. "Sono un buon ascoltatore signor Hamilton e finora a parte la bella manfrina su quanto sia importante comprare il rispetto dei propri dipendenti e qualche vecchio racconto di come è nata l'avventura del suo casato, non ho ascoltato nulla che mi convincesse ad accettare la sua proposta." Si alza tendendo il braccio e la mano destra, sorridendo nel tentativo di non risultare scortese. "Torni quì mettendo davvero il suo cuore in questa proposta, e allora sì che mi darà la possibilità di pensarci seriamente."

Richard lo guarda incredulo.

Chedjou non solo lo sta rifiutando, sta persino mettendo in dubbio la sua professionalità; si alza, confuso cerca di mettere a fuoco la situazione e mantere un briciollo di dignità. Non sorride, non è abituato a perdere e questo non è divertente. Allunga il braccio, ricambia la stretta, respira.

"Le lascio comunque le mie brochure."

Benjamin avverte tutto il distacco della formalità che egli stesso ha voluto ritrovare; quell'uomo è tornato di ghiaccio pensa, la mandibola tesa, apparentemente intoccabile. Non sa se le sue parole lo abbiano minimamente sfiorato, ciò che è certo consiste nell'assoluta certezza che non avrebbe mai lasciato gestire la sua azienda a mani avide e bramose di successo senza alcuna lode.

E' ancora convinto che qualcosa nel mondo potesse essere salvato senza essere comprato, che il rispetto, la stima, l'intera vita, non girasse intorno al denaro. Probabilmente era un illuso. Ma suo padre gli aveva insegnato a non dermodere, combattere per le giuste cause.


*


"Arrivederci."

Anne, Lea e Benjamin gli sono intorno mentre lascia sospeso nell'aria il suo saluto asettico.

"Lea accompagna il dott. Hamilton all'uscita, resterò io al tuo posto." Ordina Benjamin, sentendosi un pò in colpa.

Anne lo fulmina con uno sguardo di disapprovazione, ma un gran trambusto li distrae; l'ascensore arrivato al piano, palesa una frettolosa Najla in testa che viene letteralmente travolta dalla stazza di un uomo che non fa caso ne a lei ne al suo ospite.

"Ma che maniere!" Borbotto irritata, seguita da un sibilo di spavento dell'anziano.

Entrambi usciamo dalla cabina e ci voltiamo verso l'uomo che ci fissa truce, infastidito quasi dalla nostra presenza.

Schiudo le labbra per prima. "Hamilton.."

Lui fa lo sforzo di imitare un saluto con il capo, preme prepotentemente il tasto RC (rez-de-chausée) e lascia che i nostri sguardi vengano divisi dalle porte che si chiudono in tonfo, facendomi sussultare. "Che razza di cafone!" Borbotto ancora, accorgendomi solo in quel momento che Anne, Lea totalmente ignorata dall'ospite del capo e dimenticata al piano, Benjamin e il signor Dumas, mi stanno fissando.

Benjamin rompe il silenzio. "Allora signor Dumas, come le ha trovate le fabbriche?"

Il vecchietto si rallegra e sciorina i suoi racconti, fino allo studio del ragazzo, che lo prega di mettersi comodo e dargli qualche consiglio per il futuro.

Resto appollaiata alla scrivania di Anne a contorcermi le mani.

La ragazza mi fissa. "Ha bisogno di qualche cosa, signorina Najla?"

"Mh.." Grugnisco. "Da quanto mio fratello e il signor Hamilton trattano affari?"

Anne risponde fra il vago e il sognate. "Veramente è la prima volta che lo vediamo."

"E speriamo sia pure l'ultima." Fa eco Lea, alle spalle di Najla. "Ci ha sbattuto le porte in faccia senza alcuna educazione. Gli uomini nobili come lui credono di avere il mondo nelle proprie mani, non sanno che l'unica nobiltà che alla lunga fa la differenza è quella d'animo."

Che strano, pensa Najla; l'uomo delle grandi donazioni al Salpêtrière si era palesato alle aziende della sua famiglia e per di più l'aveva categoricamente ignorata. Dall'altra parte.. lei non aveva mai risposto al suo invito.

Io l'ho trovato oltraggiosamente bello.” Risponde piccata Anne. “Ma si sa io e te abbiamo gusti differenti.”

Solo una persona superficiale poteva darmi una risposta del genere.”

Sarò anche superficiale, ma almeno non passo il mio tempo a fantasticare su un uomo fidanzato.”

Tutte e tre ci giriamo verso Benjamin che in quel momento apre la porta e accompagna Dumas verso di noi; il silenzio si fa denso e pesante, Lea si alza strusciando la sedia sul pavimento e corre in bagno. La cotta per mio fratello non le è passata, penso con dispiacere.

Il ragazzo guarda la scena perplesso, ma con autorità si rivolge alla segretaria disponibile.

Anne, il mio autista è nell'atrio pronto ad accompagnare Dumas dove desidera.”

Lo accompagno subito, signore.”

Grazie, Anne.” Benjamin fa un grande sorriso all'anziano che ha allungato il braccio nella sua direzione. “Signor Dumas, si senta in diritto di venire qui quando vuole. Farò prezioso tesoro dei suoi consigli e la ringrazio per le sue parole di oggi.”

Si figuri, dottor Chedjou. Sono solo parole le parole di un onesto lavoratore.” Poi mi guarda. “Grazie signorina Najla, mi ha fatto davvero un regalo speciale.”

Mi commuovo ma gli do la mia mano trattenendo le lacrime infondo alla gola. “Mi accodo al pensiero di mio fratello. Ormai sa che io e Geremia siamo divenuti buoni amici.”

Quello scanzonato di mio figlio credo la reputi più di un'amica, ma ad ogni modo grazie ancora.”

Arrossisco e lo bacio sulla guancia, lasciando che Anne lo scorti fino a basso.

Benjamin mi cinge le spalle e si avvicina all'orecchio. “E chi sarebbe lo scanzonato?”

Alzo le spalle e sorrido. “Il fondatore del gruppo di lettura della domenica, ti ricordi?”

Najla..” mi attraversa con quegli occhi verde-azzurro e sembra leggermi dentro. “L'aggettivo scanzonato pretende una spiegazione decente..”

Ecco il Benjamin che adoro; fratello protettivo e il migliore amico dopo Patrick, che avessi mai potuto desiderare.

Credo non ci sia una spiegazione sufficiente. Geremia è un ragazzo così interessante! Ma siamo solo amici, tutto qua! Potrai conoscerlo tu stesso comunque, questa domenica ho invitato lui e gli altri membri del club a pranzo a Montmartre. La mamma è in visibilio.”

Finalmente vede l'ombra di un accompagnatore per il grande evento..” bofonchia lui, come sempre mio complice.

Mi fa ridere il pensiero e alzo le spalle.

Vorrei fosse semplice come per te è successo con Charlotte e per lei.. Fabien. Ma non lo è, non sono pronta, capisci?”

Non sei pronta oppure hai solo paura d'esserlo?”

Non ci penso su molto, rispondo di pancia. “Entrambe, credo.”

Ho letto qualcosa a riguardo. Le donne cercano nel compagno della vita il riflesso del loro padre o la loro mancanza. Non è difficile per me individuare il tipo di uomo che stai aspettando, Najla, ma voglio dirti con franchezza che non esisterà un altro uomo sulla faccia della terra come Aurelien. Lui era speciale, e ogni volta mi stupisco di come a distanza di anni, generazioni visto l'incontro di oggi, lui sia sempre ricordato come una brava persona. Voglio che tu abbia il meglio, non fraintendermi, ma devi lasciarlo andare, tesoro mio.. e vedrai allora sarà come per tutti noi, il tuo posto, il centro del tuo mondo.”

Adesso ho gli occhi lucidi, Benjamin mi stringe ancora più forte.

Sentir parlare di nostro padre mi stringe un nodo alla gola che mi fa smettere di respirare e lui lo sa, ma non ha mai smesso di spronarmi, a volte un angelo custode, a volte fratello, il più delle volte forza e severità. Poi penso al suo fardello, alle responsabilità cadute sulle spalle di un ragazzino poco più che ventenne e vedo l'uomo di oggi; in qualche modo è sopravvissuto. Siamo tutti sopravvissuti.

Tiro su un bel po' di aria e sento i miei polmoni rigenerarsi, asciugo gli occhi e mi nascondo alla vista di Lea tornata dal retro.

Credo dovresti parlare a cuore aperto con Lea. Ha avuto un battibecco con Anne circa la cotta che ha per te.” Gli dico quando siamo giù nell'atrio, quasi in strada. “E' una brava ragazza, e le brave ragazze hanno bisogno che qualcuno dica loro la verità nuda e cruda così com'è.”

Lo vedo adombrarsi, ma non perdersi d'animo. “Non volevo ferirla ma convengo che tu abbia ragione.”

Cos'è questa storia che vuoi farti visitare? Stai male e non lo dici alla tua sorellina preferita?”

Najla ultimamente non ho neanche il tempo di guardarmi allo specchio.”

Infatti sembri uno straccio.” Aggiungo preoccupata. “Ti ho fissato un appuntamento per giovedì, dopo le analisi io e te ce ne andiamo a le Jardin du Luxembourg a respirare un po' di aria, va bene?”

Come lei ordina, dottoressa.” Ridacchia, mi abbraccia e finalmente mi lascia andare incontro a Parigi con il cuore in tumulto.


*


Anne è rientrata?” Chiede quando vede la sua scrivania vuota.

Lea si sistema gli occhiali e risponde asettica. “Sta stampando i documenti che ha chiesto.”

Grazie per avermi prenotato la visita, Lea.” Insiste, cercando di spronarla alla conversazione.

Non c'è di che dottore.”

Mi chiedevo se avesse impegni per questa sera?” La donna arrossisce e ci mette un po' per parlare, esclamando un no emozionato. “Bene Lea, è ora che le presenti per bene la mia fidanzata, Charlotte; ha organizzato una cena con alcuni vecchi compagni di università e ci farebbe piacere se si unisse a noi. Sono sicuro che le piacerà e che la cosa sarà ricambiata.” Fa il giro della scrivania, prende una sedia e le si mette seduto accanto. Le sue mani bianche e affusolate sono ghiacciate mentre le tiene strette fra le sue. “Sono innamorato di Charlotte Lea, dicono capiti una sola volta nella vita e che quando arriva questo momento, succede che il mondo smette di girare. Io ti guardo, ti osservo ogni giorno; sei una donna intelligente, hai il tuo lavoro, le tue letture, il cinematografo.. insomma sei una donna viva e piena d'interessi! Non sono sicuro che quello che provi per me sia amore, sono il tuo capo, non è difficile infatuarsi dell'uomo che ogni giorno devi cercare di soddisfare come un marito!” Ride e Lea in coda cercando di trattenersi. “Mi faccia un bel sorriso, su.. e accetti il nostro invito.” La supplica con occhi buoni. “Te lo chiedo con tutto l'affetto che provo.”

Lea guarda in basso, la voce ammorbidita. “Dovrei solo passare a casa a cambiarmi, dottore.”

Proprio quello che volevo sentirmi dire. La passeremo a prendere per le nove” Le sorride. “Ah! Non sia troppo severa con Anne. E' acerba, inesperta. Sia un mentore per lei, piuttosto che un severo giudice.”

Farò del mio meglio.”

Come sempre.”

Benjamin si congeda con un sorriso che termina in una ruga sul volto stanco.

Rimasto solo nello studio, torna con lo sguardo alle carte di Hamilton, sapientemente distribuite nella sua direzione.

Che uomo emblematico! E che sbruffone! Sente montargli un senso di irritazione e rispetto per quella figura così criptica e un po' ne è felice; non si erano affacciati molti creditori nell'ultimo anno, certo personaggi ambigui come quello proprio mai, ma dopotutto si era sentito dire che l'azienda Chedjou aveva del potenziale invidiabile e questo allontanava per un po' la preoccupazione per i tumulti.

Nessuno dei suoi operai si era affacciato per consegnare le dimissioni.

L'imbrunire ha letteralmente divorato l'ultima fetta di cielo striato del tramonto e nella fabbrica risuona uno strano silenzio.

Ama il silenzio.


Ma il telefono squilla e lo riporta alla realtà.

Hamilton in linea signore.” Risponde Anne.

Me lo passi, grazie.”

Dall'altro capo del telefono si ode un sospiro denso.

Chedjou, volevo scusarmi per la mia pessima uscita di scena. Ho pensato molto alle sue parole, la verità è che mi guidano dei sentimenti non proprio nobili, dinnanzi alla storia del mio casato. Ora che il mio predecessore si è fatto da parte, ci tengo a concludere un buon affare e scrollarmi di dosso finalmente il suo buon nome. Un nuovo inizio che una persona ambiziosa come lei, potrebbe abbracciare facilmente. Ho avuto modo di reperire informazioni circa la sua storia personale e non si può certo dire che pecchi in coraggio, quindi, cosa le costa fidarsi di me?”

Tutto. La mia vita e quella dei miei operai, se le sembra poco. Tuttavia non sono un uomo stupido, so i rischi che correrei a fidarmi di un inglese algido e mosso da rivalsa, ma so che i benefici sarebbero cento volte più forti. Sento che stavolta è stato sincero e questo cambia il mio giudizio su di lei, come vede le sue lusinghe stavolta hanno sortito un effetto su di me, ma non scherzavo quando le ho detto che sono un uomo scettico. Devo vedere il cambiamento, altrimenti non se ne fa nulla.”

Ho come l'impressione che sia lei a volermi proporre qualcosa.”

Benjamin ride, Hamilton non fiata e resta in ascolto. “Si mischi a quegli uomini, parli con loro dei suoi progetti, colga le sfumature anche più impercettibili e torni da me. Insieme sapremo cosa fare, se investire i suoi soldi e avere ognuno il proprio tornaconto, oppure evitare a me di peggiorare una situazione delicata ma stabile e a lei di non ottenere la stima e la fiducia dalla sua famiglia. Cosa ne pensa?”

Che lei si è scelto il ruolo sbagliato in questa storia..” Hamilton ride, Benjamin batte il pugno all'aria. “Lavorerò giorno e notte a questo progetto. A presto.. Benjamin.”

A presto, Richard.”



gestire-contratti-fornitori


NDA:

Grazie a chi inserisce la storia in seguite/preferite/ricordare.

Spero che qualcuno mi lasci anche una piccola traccia.

Lu.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Luna_R