Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: sissi149    20/10/2015    6 recensioni
Un terribile incidente sconvolge la nazionale giapponese. Tutti si stringono nel cordoglio, senza notare due strane figure custodi di un grande segreto.
Genere: Drammatico, Mistero, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Sorpresa, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'aria di quel tardo pomeriggio era piuttosto fredda e il cielo coperto aveva costretto ad accendere i fari del campo già per l'inizio di quella strana partita. Hikaru era certo che prima di sera avrebbe cominciato a nevicare, se lo sentiva nelle ossa. Mikami l'aveva schierato a comando del reparto difensivo, perché riteneva corretto onorare le avversarie facendo partecipare parte della formazione titolare che aveva vinto l'ultimo prestigioso trofeo internazionale. Così in campo erano presenti anche Ozora, Misaki e Aoi.
“Sanae, come mai così silenziosa? Stai ancora pensando a prima?” Chiese il difensore all'assistente fisioterapista, che, contrariamente al solito, se ne stava seduta in un angolo della panchina in disparte.
“Sono stata solo una sciocca. - rispose questa con un'alzata di spalle – Ho incontrato la donna dai capelli rossi venendo qui. Inutile dirti che non era Yayoi.”
Il richiamo dell'arbitro li costrinse ad interrompere la conversazione, poiché tutti dovevano entrare sul terreno di gioco. Le squadre si erano accordate per disputare due tempi da 30 minuti l'uno. Tsubasa aveva perso il sorteggio, perciò il calcio d'inizio spettava alle avversarie.
Ad Hikaru fu chiaro fin dal principio che quella che su carta sarebbe dovuta essere una partita semplice non sarebbe stata tale: le ragazze erano brave ed il loro gioco molto organizzato. Quando erano in possesso di palla intessevano una fitta e rapida rete di passaggi ed anche in fase difensiva non erano del tutto malvagie. Certo, in alcuni casi non erano in grado di contrastarli.
Tsubasa, con una stupenda azione individuale era riuscito ad arrivare fin sotto la porta di Princeton e solo un suo errore aveva fatto finire il pallone sul palo, salvando il portiere completamente spiazzato.
Al quindicesimo minuto avvenne ciò che nessuno avrebbe potuto immaginare: dopo una serie di passaggi il numero dieci delle ragazze si ritrovò in una posizione piuttosto favorevole, anche se non del tutto ideale, e fece partire un incredibile tiro ad effetto. La palla volò alta, tutti pensavano che sarebbe uscita oltre la traversa, ma improvvisamente si abbassò, puntando decisa allo specchio della porta. Morisaki si lanciò all'ultimo istante per tentare di salvare la situazione. La palla si insaccò alle sue spalle. La squadra di Princeton era passata in vantaggio.
Le ragazze esultavano al centro del campo, mentre Hikaru e compagni le guardavano sotto shock.

 

 

“Sì!”
Julian strinse il pugno destro, pieno di entusiasmo e di orgoglio per il vantaggio della sua squadra.
“Hey! Non mi avevi detto che Bonnie aveva imparato il Drive shot!” Lo riprese bonariamente la moglie.
“Sinceramente, non lo sapevo nemmeno io. Quella testona alla fine c'è riuscita.”
“Dai, stanno giocando bene tutte. Meglio del previsto.”
“Per ora, ma temo che la partita vera cominci adesso.”

 

 

Dopo il gol subito la nazionale giapponese raddoppiò il suo impegno ed impostò un ritmo di gioco molto più veloce: il tempo delle gentilezze era terminato. Tuttavia le ragazze non erano intenzionate a mollare, dando del filo da torcere agli attaccanti. Princeton non riuscì ad impostare più nessuna azione veramente offensiva, ma riusciva a difendere strenuamente il risultato. Occorse un'azione combinata della coppia d'oro per riuscire a sfondare il muro difensivo: quasi allo scadere del tempo, lanciato da un cross del capitano Ozora, Misaki spedì il pallone sotto l'incrocio dei pali, riportando il risultato in parità.

 

 

Nell'intervallo, alla panchina della nazionale, Mikami, non troppo soddisfatto redarguiva i suoi giocatori:
“Allora, capisco che sia un'amichevole e per voi sia strano giocare contro delle donne, ma si può sapere che vi è preso all'inizio dell'incontro?”
Nessuno osava rispondere, non volevano ammettere di aver preso sotto gamba le avversarie, convinti di poter gestire tranquillamente la partita.
“È stato strano – disse infine Tsubasa – non ci aspettavamo che fossero così preparate.”
“Certo che solo Morisaki poteva farsi fare un gol da una donna.” Commentò sarcastico Hyuga, lanciando un'occhiataccia al portiere che abbassò la testa sentendosi colpevole. Wakabayashi intervenne in difesa del protetto:
“Ma sta un po' zitto, tu che sei stato in panchina fino adesso! Non è stata colpa sua, era la difesa ad essere completamente fuori posto! Avrebbero dovuto fermare prima quella biondina.”
“È stato molto strano. Forse sono suggestionato dal racconto di Sanae. – Hikaru parlò quasi sotto voce, come se si stesse rivolgendo a se stesso – Ho come l'impressione che ci sia la mano di Misugi dietro questa squadra.”
Tutti lo guardarono ad occhi sgranati.
“Che cosa stai dicendo?”
“Pensateci. Sono schierate in campo con il modulo preferito di Jun e non sembra anche a voi che conoscano ogni nostra mossa in anticipo, come se ci avessero visto giocare per anni?”
Misaki gli appoggiò una mano sulla spalla:
“Anch'io ho avuto la sensazione che conoscessero il nostro gioco, ma esistono parecchi video delle nostre partite. Il loro allenatore li avrà studiati.”
“Allenatore fantasma.” Si premurò di sottolineare Kojiro, data l'assenza del misterioso personaggio sulla panchina avversaria.
“Ma non può avere imparato tutto questo in poco tempo. Poi il modulo...”
“Basta. - sbottò Tsubasa spazientito – comincio ad averne abbastanza di questa storia. Hikaru, quel modulo è molto usato, non è e non era un'esclusiva di Misugi.”
“Ma...”
“Niente ma – intervenne anche l'allenatore. - Sono solo suggestioni. Per quanto riguarda la partita, variate di più i vostri schemi di gioco, è evidente che l'avversario ci ha studiati.”
“Sì Mister!” Rispose la squadra all'unisono.

 

 

 

Spronati dalle critiche di Mikami, i giocatori della nazionale condussero il secondo tempo in maniera decisamente differente. Princeton riuscì a tenere loro testa solo per i pochi minuti, ma poi la componente fisica giocò un ruolo rilevante: i ragazzi correvano di più, più velocemente e con più fiato. Nonostante i vari inserimenti di giocatrici fresche le ragazze subirono una goleada. La partita si concluse col risultato di 5 a 1 per il Giappone.
Al loro ritorno negli spogliatoi, più frustate che mai, le ragazze trovarono ad attenderle solo un bigliettino nella stanza dell'allenatore, allontanatosi a dieci minuti prima della fine per non fare spiacevoli incontri:
“Ci vediamo a cena da noi. Amy e Julian.”

 

 

 

Quella sera l'appartamento dei Ross fu invaso da un vivace chiacchiericcio: le giocatrici, chi seduta sul divano, chi per terra, chi su qualche sedia, festeggiavano la fine dell'esperienza con bottiglie di birra alla mano e sushi nei piatti. Amy aveva passato due giorni a cercare gli ingredienti adatti nei supermercati e nei negozi di alimentari del quartiere ed aveva rispolverato le sue nozioni di cucina giapponese, per offrire alle ragazze un assaggio di quel lontano angolo di mondo.
A Julian erano bastate poche parole per risollevare il morale della squadra dopo quella bruciante sconfitta, le conosceva, sapeva su quali tasti battere, ma era anche sinceramente orgoglioso di come avevano in tutti i modi tentato di tenere testa ad un avversario contro cui sulla carta non avevano mai avuto reali possibilità di vittoria.
“Amy, dove hai imparato a fare il sushi?” chiese una curiosa Rachel.
“Al liceo avevo una compagnia di classe di origine giapponese che ci portava sempre dei manicaretti!” Rispose la signora Ross, sorseggiando dalla sua bottiglia di birra.
“Beh coach – Considerò Bonnie, con un hosomaki sospeso nelle bacchette – alla fine un modo per divorare il Giappone in un solo boccone l'abbiamo trovato!”
La risata risuonò nell'appartamento, coinvolgendo anche l'allenatore: nonostante tutte le difficoltà di quella vita, in quel momento si sentiva in famiglia.

 

 

 

La sua famiglia non aveva preso per nulla bene quella notizia, come era da immaginarsi. Soprattutto sua madre, si era rifugiata nel mutismo e non gli rivolgeva la parola dal fatidico momento.
Da solo in camera cercava di racimolare qualche abito da viaggio e anonimo da buttare in un piccolo trolley. L'agente era stato chiaro: potevano portare con sé solo pochi abiti e nessun oggetto personale o ricordo che potesse renderli identificabili. Soprattutto le loro stanze dovevano restare quelle di sempre, da fuori non dovevano dare l'impressione che si trattasse di un trasloco organizzato.
Guardò per l'ennesima volta la foto della squadra, la tentazione di portarsela dietro era fortissima, ma non poteva.
Sei sicuro di quello che stai facendo?” Suo padre lo fissava, a braccia conserte appoggiato allo stipite della porta.
Io la amo. Non posso stare senza di lei.”
L'uomo scrutò il figlio per un istante, poi annuì alla sua determinazione.

Ho parlato con l'agente Fukoshi. Dopo il funerale farò una donazione in beneficenza in ricordo di voi. Con questo escamotage riuscirò a farvi avere del denaro per la vostra nuova vita.”
Il figlio ricambiò lo sguardo del padre.
Grazie papà!”
Vorrei poter fare di più.”






Puff Puff. Anche se un po' in ritardo, sono riusscita a caricare il capitolo anhe questo martedì.
Una precisazione sulla partita: oltre che una sifda uomini contro donne, si tratta  anche di una sfida tra una nazionale ed una squadra di club (tra l'altro universitaria), per cui per me
è più che giustificabile un netto divario tra le due formazioni alla lunga distanza.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: sissi149