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Autore: LittleBigSpoon    20/10/2015    5 recensioni
Alcuni eventi della vita di Bilbo sono da sempre destinati ad accadere, ma non bisogna sottovalutare la volontà di Belladonna Took, e la sua scelta può ancora cambiare la vita di molti.
Questa è la storia di come Bilbo Baggins entrò a far parte del popolo delle Aquile di Manwë, e di tutto ciò che ne conseguì.
{Canon-divergence AU | slow-burn Bagginshield | Un sacco di OC aquile | 22 capitoli}
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della Traduttrice
Rieccomi qui! Pubblicazione in mezzo alla settimana stavolta, prima o poi riuscirò a trovare un pattern....
Questo capitolo è un po' un filler, ma credo che potrà piacervi :3
Buona lettura! ♥

 


- Capitolo 8 -
Un momento di riposo

 

"Tu... conosci queste creature?" chiese Dwalin. La Compagnia era radunata in cerchio, più vicino possibile, e molti di loro sembravano sul punto di scoppiare in una fila di domande.

 Bilbo era stupito, e un po' sopraffatto, dalla loro evidente curiosità, ma annuì in conferma. "Sono onorato di chiamarle mie amiche," disse piano, e poi si raddrizzò per indicare ognuna delle aquile. "Vi presento Luaithre e Lord Gwaihir, Principe delle aquile. Luaithre, Gwaihir - questo è Thorin Scudodiquercia, e la sua Compagnia. E Gandalf, che conoscete già."

Thorin inclinò la testa in un gesto di cortesia, ricadendo nel conforto del protocollo in una situazione tanto insolita "Vi ringrazio per averci salvati," disse.

"Te l'avevo detto, te l'avevo detto che era-" sibilò Kili a suo fratello, ma fu presto azzittito.

L'aquila sulla sinistra, che era un po’ più piccola delle altre, emise una serie di fischi. Ci fu un momento di pausa e poi Bilbo sobbalzò e si affrettò a dire:

"Gwaihir dice prego, ma i ringraziamenti non sono necessari."

"Tu le capisci?" disse Thorin, stupefatto.

"Sì," confermò Bilbo, dondolando da un piede all'altro sotto tutta quell'attenzione.

"Beh," rise Dwalin, "Sono certo che tu abbia una bella storia da raccontare." La Compagnia mormorò il proprio assenso, e Balin borbottò un "per dire un eufemismo, fratello"

"E per quanto mi piacerebbe ascoltare la storia del nostro hobbit - e porre qualche domanda io stesso," disse Gandalf, lanciando un'occhiata penetrante a Bilbo da sotto le sopracciglia cespugliose, "Suggerisco di spostarci altrove. La cima della Carroccia non è un terreno adatto per montare un campo e ascoltare storie."

Stavolta fu l'aquila più grande a parlare. "Luaithre dice che rimarranno con noi," tradusse Bilbo, lanciandole un sorriso sollevato per la rassicurazione che le aquile non se ne sarebbero andate subito, "Le aquile faranno la guardia mentre riposiamo."

"E poi ascolteremo la tua storia," disse Thorin - non era una domanda.

"Sì," promise Bilbo.

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Per quanto la Compagnia fosse impaziente di ascoltare il racconto di Bilbo, le cose pratiche avevano la priorità. Gwaihir disse loro che c'era un fiume non lontano dalla Carroccia che sarebbe stato il posto ideale per accamparsi, ma prima dovevano percorrere lo stretto sentiero che girava intorno alla collina rocciosa. Gwaihir e Luaithre presero il volo, informando Bilbo con finta serietà che c'erano molte altre riunioni di fare una volta raggiunto il fiume.

I nani non chiesero l'aiuto delle aquile, né loro lo offrirono - Bilbo sospettava che l'orgoglio nanico fosse stato messo un po' troppo alla prova nei precedenti due giorni, e non ce la facevano a chiedere di nuovo aiuto. Persino Thorin, che era ancora ferito e si muoveva come dolorante, non chiese né una spalla su cui appoggiarsi né un momento di riposo. Bilbo rimase dietro di lui per l'intero tragitto, preoccupato che il nano si stesse sforzando troppo dopo una tale disavventura; ma Thorin mantenne un ritmo costante e non vacillò. La strada in discesa non era particolarmente ripida, ma era lunga, e quando raggiunsero la base, tutti stavano praticamente barcollando dalla stanchezza.

Fecero il campo su un pendio erboso che conduceva all'ampio e lento fiume, anche se campo era forse un termine un po' eccessivo per quello che riuscirono a fare con così poche provviste a disposizione. Con i bagagli perduti, non poterono far altro che sistemarsi sull'erba morbida in cerchio. Alcuni controllarono cos'era stato perso e cosa no, mentre altri si limitarono a rimanere fermi al loro posto, grati per l'opportunità di riposare e occuparsi di ferite minori.

Bilbo non si unì subito a loro. Lo stormo di aquile che volava nel cielo sopra di loro atterrò poco lontano dal campo improvvisato, e Bilbo abbracciò ognuna di loro. La maggior parte si congedò subito dopo - avevano un Nido da difendere, ma trillarono la loro gioia al rivedere Bilbo prima di prendere il volo. Lui sorrise e le salutò con la mano mentre volavano via nel cielo blu pallido. Infine, solo i più giovani e Deas rimasero.

"Deas," disse Bilbo dopo aver salutato l'amico come meritava, "siete una gioia per gli occhi, davvero."

"È passato troppo tempo, Bilbo," disse Deas, un leggero ammonimento nel tono.

Bilbo chinò la testa per un momento. "Lo so. Io… ho sempre avuto intenzione di rivedervi, ma non ho mai pensato che ci sarebbe voluto tanto. Mi dispiace."

"Dovrebbe," disse Gwaihir.

"Non ascoltare mio fratello," tagliò corto Landroval, "siamo solo felici di vederti."

"Ma non farlo di nuovo!" trillò Tuit, spingendo il becco contro il fianco di Bilbo, che dovette spingerlo via con una risata.

"Comunque, per quanto quei nani sembrano essere curiosi su di te," disse Luaithre, "Noi siamo più curiosi. Cosa stai facendo con una Compagnia piena di nani da questo lato delle Montagne Nebbiose, Bilbo?"

"Ah, beh, vedi, stiamo facendo questo viaggio…"

Lo scambio tra aquile e hobbit era osservato da lontano da Thorin e Dwalin. Il più vecchio amico di Thorin si era seduto al suo fianco e si era unito all'osservazione, ma non aveva detto nulla per rompere il silenzio, e Thorin sapeva che Dwalin stava aspettando che lui parlasse per primo.

Alla fine il silenzio divenne così carico di aspettativa che Thorin sospirò e disse, "Andiamo. So che vuoi dirlo."

"Dirlo? Oh, no, no. Non voglio rovinare una cosa del genere pronunciando una certa frase ad alta voce," disse Dwalin. Suonava quasi allegro.

"Penso che questo giorno…. Questo giorno finirà sicuramente nei libri di storia. Dovrei assicurarmi che quel piccoletto del nostro scrivano lo appunti, tutti i dettagli - il giorno in cui fu dimostrato che Dwalin, figlio di Fundin, aveva ragione, e Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror, dimostrò al mondo intero quanto fosse stato un coglione."

Di fianco a lui, Thorin gemette. Non aveva mai incontrato un nano che gongolava quanto Dwalin. Dentro di sé, si rassegnò all'inevitabile.

"E, intendo, il più grosso coglione di tutti i Regni dei Nani. Quando verrai incoronato Re Sotto la Montagna, ti chiameranno Re Thorin il Coglione. No, non funziona bene in effetti. Che ne dici di Re Thorin l'idiota-che-non-ha-dato-retta-al-suo-vecchio-amico-Dwalin?"

"Per quanto tempo hai intenzione di farmelo pesare?"

Dwalin sembrò pensarci su. "Almeno per i prossimi cinquant'anni o giù di lì, penso. Cose del genere," tirò su col naso, "hanno le gambe." Poi, dopo una pausa, si fece serio. "Quando hai intenzione di farlo?"

Thorin non ebbe bisogno di chiedere a cosa si riferisse Dwalin. "Prima del piccolo momento storia improvvisato. Dovrà esser fatto davanti a tutti, ovviamente. Anche se include queste… aquile."

Tornarono in silenzio, osservando Bilbo. Non potevano sentire nulla di quello che veniva detto, ma una delle aquile aveva chiaramente fischiato qualcosa di inappropriato perché Bilbo alzò la voce per dire:

"Oh, chiudi il becco, pollo troppo cresciuto!"

La vista di un piccolo hobbit, le mani sui fianchi, che rimproverava un enorme predatore come se non fosse altro che uno scolaretto birbante, sarebbe stata molto probabilmente ricordata per sempre come una delle cose più insolite che Thorin avesse mai visto nella sua vita. Quella, e l'immagine di Bilbo ergersi davanti a lui, lancia in mano, pronto a morire per difenderlo.

Con quell'ultimo pensiero in mente, Thorin seppe che era il tempo di farsi avanti. Si alzò senza aggiungere una parola a Dwalin, e si avvicinò al gruppetto di aquile e hobbit.

Bilbo si voltò e gli rivolse un mezzo sorriso. La più grande delle aquile inclinò la testa nella sua direzione, e Thorin rispose a sua volta con un cenno.

"Salute, Thorin Scudodiquercia," disse Deas, Bilbo che traduceva fluentemente le parole, ora che era preparato. "Il mio nome è Deas. Credo che abbiate già conosciuto alcuni dei nostri compagni più impazienti."

"Ah, sì!" esclamò Bilbo, interrompendo la traduzione. Si affrettò a fare un altro giro di presentazioni, annunciando le due nuove aquile come Tuit e Landroval.

"Il resto delle aquile sta ritornando al Nido," spiegò Bilbo quando Thorin lanciò un'occhiata curiosa alle sagome dello stormo che si allontanava rapidamente.

"Sì, i nostri compagni ritornano al nido," disse Deas, e Bilbo ricominciò a tradurre per lui, "ma potrebbero provare a scovare quel mannaro bianco e il suo cavaliere sulla strada del ritorno."

"Cosa?" sbottò Thorin, mentre allo stesso tempo Bilbo diceva, "davvero?"

"Certo Bilbo," disse Deas, tradotto da Bilbo, "quando mai ci hai visti lasciar andare un mannaro quando c'era ancora la possibilità di distruggerlo?"

"L'orco - l'orco pallido," disse Thorin teso, sforzandosi di mantenere la voce calma, "ha commesso terribili crimini contro la mia famiglia. Non avrà altra giustizia salvo quella inflitta dalla mia spada e dalla mia spada soltanto."

Bilbo cominciava ad avere l'aria sempre più preoccupata, ma continuò a tradurre.

"Se vuoi inseguirlo in queste condizioni, ferito e inferiore di numero, allora prego, va' avanti," disse Deas, e Bilbo cercò di non includere la freddezza del tono di Deas nella sua voce.

Thorin strinse la mascella così forte che sembrava facesse male. Sembrava essere sul punto di fare esattamente quello - abbandonare la missione e inseguire l'assassino di suo nonno.

Poi Luaithre parlò. "Se non trova la sua fine sui nostri artigli e becchi," disse, "allora pensi davvero che non continuerà a cercarti? Davvero, pensavo che i nani fossero gente assennata, ma tu sei-"

La tensione montante si ruppe quando Bilbo dovette censurarsi a metà frase, sul volto un'espressione di completo affronto quando si rivolse a Luaithre con un'occhiataccia e disse: "Luaithre! Non ho intenzione di tradurre quello! Non essere così maleducata."

Luaithre gracchiò piano in quello che sembrava l'equivalente delle aquile di uno sbuffo. Thorin respirò profondamente per calmarsi. Per quanto detestava ammetterlo, le aquile avevano ragione. Ma in quel momento promise a sé stesso che quando avrebbero incontrato di nuovo l'orco pallido sarebbe stato alle sue condizioni, e ne sarebbe uscito vittorioso ad ogni costo. Questo sembrò placare la sensazione turbinante che gli bruciava sul fondo dello stomaco, qualcosa che non sentiva da molto tempo, dai giorni seguenti alla Battaglia di Azanulbizar.

Comunque non aveva certo intenzione di dire alle aquile che avevano ragione - per il momento gli bastava dover affrontare il gongolare di Dwalin. Invece, cambiò discorso.

"Mastro Baggins, credo che la Compagnia sia ansiosa di ascoltare la tua storia, ma prima c'è qualcosa che devo chiederti."

"Penso che possiamo lasciar perdere il Mastro Baggins, no?" disse Bilbo con leggerezza, sebbene sembrasse ancora insicuro di poter fare una tale richiesta.

Thorin annuì. "Penso di sì, Bilbo."

"Grazie... Thorin," disse Bilbo, esitante. Un'altra aquila - Tuit, era così? - tubò lievemente e Bilbo le lanciò un'occhiataccia. "Zitto, tu," disse.

Ignorando qualunque cosa fosse trasparsa, Thorin si voltò per tornare al campo, aspettandosi che Bilbo lo seguisse. Lo hobbit lo fece, insieme alle aquile che si erano fermate a riposare ad una breve e rispettosa distanza dal campo.

Thorin si fermò al centro del cerchio. Immediatamente, il chiacchierio dei nani si quietò. Un po' confuso, Bilbo rimase ad una certa distanza da Thorin.

Avrebbe fatto male, ma Thorin conosceva il suo dovere, e sapeva cosa la cultura nanica richiedeva in questi casi. "Bilbo Baggins," disse, e gli occhi dello hobbit scattarono di nuovo su di lui, "Ti ho fatto un torto. Per rimediare, ti offro questa."

Thorin estrasse un piccolo pugnale dalla cintura, e avvicinò il filo della lama alla radice di una delle trecce che gli incorniciavano il volto. Intorno a lui, i nani trattennero il respiro con smorfie di compassione, ma Bilbo scattò in avanti prima che potesse fare il taglio.

"No!" disse Bilbo, allungando la mano come per bloccare Thorin, "Per favore, non farlo!"

Thorin aggrottò le sopracciglia. "Sto chiedendo il tuo perdono, Bilbo. Ti rifiuti di concederlo?"

"Cosa? Oh! Sei perdonato! Considera tutto dimenticato," Bilbo agitò la mano allungata, "per favore, non c'è davvero bisogno. È così che i Nani chiedono perdono? Offrendo alla parte offesa una treccia?"

"Aye, è così che si fa," si inserì Balin.

"È… beh. Non c'è bisogno, davvero," insistette Bilbo.

Thorin abbassò il coltello, incerto. Non si aspettava una tale protesta da Bilbo. "Ti ho recato un torto per l'intero viaggio fin'ora. Vuoi dimenticarlo così facilmente?"

"Ma anch'io vi ho fatto un torto. A tutti voi," ammise Bilbo, ignorando il basso suono emesso da una delle aquila. "Vi ho mentito riguardo al mio passato, tenendolo segreto. Chiedereste anche a me di tagliarmi una ciocca di capelli?

In risposta, ci fu un generale mormorio di scontento nella Compagnia. Le aquile mantennero il silenzio, incuriosite dall'intera farsa, e Gandalf si limitò a sorridere intorno alla pipa.

"Beh, non è così che facciamo nella Contea," proseguì Bilbo, "Noi hobbit diciamo solo 'mi dispiace' e andiamo avanti."

Ci fu una pausa. Thorin si aspettava che Bilbo continuasse, ma sembrava aver finito lì.

"Va bene, facciamolo nel modo degli hobbit," Bilbo sorrise raggiante, rincuorato dall'idea," perché non dici 'mi dispiace', e io ti perdonerò, e poi lo dirò anch'io, e poi… spero che mi perdonerete tutti."

Thorin si rilassò un po'. Contro qualunque ragionamento, scoprì che gli angoli della propria bocca erano tirati all’insù. Si affrettò a porvi rimedio.

"Molto bene allora," disse, rinfoderando il coltello. "Faremo a modo tuo, se è questo che vuoi. Bilbo: mi dispiace."

"Grazie," disse Bilbo felicemente. "Thorin… tutti voi. Mi scuso anch'io."

Questo fu accolto da varie esclamazioni di approvazione dalla compagnia, dal "non pensarci più, ragazzo," di Balin all'allegro "Ho sempre saputo che avevi qualcosa di strano!" di Kili. Bilbo continuò a sorridere per tutto il tempo, finché la Compagnia non tornò in silenzio e lui si voltò verso Thorin.

"Ti perdono," disse Thorin, "anche se non penso proprio che tu ti debba scusare con me."

"Questa è l'accettazione di scuse più riluttante che abbia mai sentito," ridacchiò Bilbo, "ma grazie."

"Se abbiamo finito qui con tutto questo avanti e indietro," disse Gandalf, divertito, "Penso che sia il momento di sentire ciò che Bilbo ha da dire."

"Ah, sì," disse Bilbo, guardando il suo pubblico e battendo le mani. Thorin riprese il suo posto vicino a Dwalin, e Bilbo si sedette vicino a lui. Per quanto malconci e stanchi fossero i membri della Compagnia, si avvicinarono tutti, impazienti di ascoltare.

Bilbo sorrise leggermente tra sé e sé, perso per un attimo in un altro ricordo mentre pensava a come iniziare. Alzò lo sguardo sul raduno di nani e aquile, e disse:

"Come molte delle cose nella mia vita, questa storia inizia con mia madre, Belladonna…"

E così Bilbo raccontò la sua storia alla Compagnia di Thorin Scudodiquercia, dalla scelta presentatagli da Belladonna fino alla fine della guerra, e tutto ciò che era successo nel mezzo. Fu difficile parlare di alcune cose, ma la natura del raccontare garantì a Bilbo una certa distanza dall'argomento, come se stesse parlando di qualcun altro. La Compagnia si dimostrò essere un bravo pubblico, e spesso qualcuno interrompeva la storia per fare una domanda, finché non veniva interrotto dagli altri che volevano che Bilbo continuasse. Ma ridevano e trattenevano il fiato nei punti giusti. Alcune volte le aquile insistevano nel voler chiarificare o sviluppare alcune parti, quindi Bilbo doveva tradurre ciò che dicevano, anche se non tutto era d'aiuto - gli interventi di Tuit consistevano per la maggior parte di brutte battute.

Bilbo parlò tanto a lungo che presto scese la notte, e c'era molto ancora da dire. Gloin, contro qualsiasi aspettativa, aveva ancora un acciarino con sé, così accesero un fuoco per tener lontano il freddo della sera. Infine Bilbo arrivò alla fine della storia, raccontando di come aveva sentito il bisogno di tornare nella Contea dopo aver visto tanto spargimento di sangue. Alcuni fecero cenni di comprensione. Bilbo aveva la voce roca per quando i nani ebbero soddisfatto la loro curiosità e, uno per uno, i membri della Compagnia si addormentarono lì dov'erano seduti, finché gli unici rimasti svegli non furono che Thorin e Bilbo.

Bilbo non lo disse ad alta voce, ma la Compagnia gli ricordava un gruppo di cuccioli addormentati dopo una giornata passata a giocare. Per quanto i nani fossero temprati, la battaglia aveva infine fatto sentire il suo peso, e lui sospettava che avrebbero dormito profondamente fino al mattino, al sicuro sapendo che c'erano cinque feroci aquile a vegliare su di loro.

Durante il suo racconto, Bilbo non aveva osato lanciare a Thorin più di una manciata di occhiate. Aveva percepito l'attenzione costante del nano su di sé per tutto il tempo però, ma sapeva che avrebbe finito per inciampare sulle parole se lo avesse guardato troppo spesso. Ora però, Thorin sembrava pronto a porre le sue domande, e Bilbo non ebbe altra scelta che voltarsi a guardarlo.

"Sei certo di non volere la mia treccia?" chiese Thorin, la voce bassa e sussurrata. "Non ho mai malgiudicato qualcuno come ho fatto con te. E ora scopro che sei anche un guerriero."

Bilbo sperò di aver interpretato bene il tono di Thorin - sospettava che il nano non fosse serio sulla prima parte. "Per favore, non ritorniamo sulla cosa delle scuse" disse "Credo di aver sentito abbastanza 'mi dispiace' per un giorno solo."

Thorin guardò lontano, nel fuoco. Sembrava star ponderando attentamente le sue parole successive. "Questa non è una critica, Bilbo," disse infine, "ma… perché hai deciso di nascondere chi sei? Il successo di questo viaggio si basa sulla Compagnia, sui punti di forza di ognuno di noi. Se non avessimo mai scoperto cosa sai fare con un coltello e una lancia, la Compagnia ne avrebbe risentito."

Bilbo strinse le labbra. "Lo so," disse. "è stato sciocco da parte mia. Ma, vedi, quando sono tornato dalla guerra, ho pensato…" si interruppe. Stava entrando in un territorio molto privato, personale. Prendendo un respiro, osò guardare Thorin e dire, "Ho pensato di dover reprimere cos'ero diventato - la persona che dovevo essere per sopravvivere alla guerra. Ho pensato… ho pensato di dover scegliere, e per molto tempo ho scelto di essere uno hobbit."

La luce del fuoco illuminava piacevolmente i bei tratti di Thorin, il naso dritto e gli zigomi alti. "E ora?" lo incoraggiò Thorin.

Bilbo sorrise. Il nodo che aveva sempre avuto nel petto si stava finalmente sciogliendo, disfacendosi totalmente.

"Ora," disse, "non penso di dover scegliere. Ora penso di poter essere entrambe le cose."

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Il giorno successivo, l'alba si levò su di una Compagnia decisamente stordita. Potevano aver avuto una buona notte di sonno, ma ora si resero conto che c'era un altro bisogno a cui provvedere - erano tutti, senza eccezioni, estremamente maleodoranti. Si alzarono, stiracchiarono e si avviarono giù al fiume per lavarsi. Ma uno di loro notò che alla Compagnia mancava uno scassinatore.

"Dov'è Bilbo?" chiese Thorin a Fili e Kili. Prese anche nota della presenza di un'aquila con loro, la testa nascosta sotto l'ala, ancora addormentata. Fili e Kili alzarono le spalle, ancora non proprio svegli.

"Probabilmente è andato a trovare del cibo," suggerì Fili. "Bene, perché muoio di fame."

"Mastro Fili ha ragione," disse Gandalf da sopra la spalla di Thorin, "Bilbo si è svegliato prima di tutti voi, si è lavato ed è andato a caccia con le altre aquile. Tornerà presto, sono sicuro. Nel frattempo, suggerisco di seguire il suo esempio."

Thorin stava per precisare che non era preoccupato, ma piuttosto allarmato dal fatto che la loro guardia era apparentemente scomparsa all'improvviso senza avvertire. Ma Gandalf se ne stava già andando, e Thorin lasciò perdere. Risolto il problema dello scassinatore mancante, Thorin si unì agli altri al fiume.

Furono fortunati - la corrente in quel tratto era lenta ed era poco profondo vicino agli argini - perfetto per un bagno. Il sole li riscaldava mentre si toglievano i vestiti, godendo di come il fiume lavava via lo sporco e il sangue per lasciarli puliti. Si passarono un unico pezzo di sapone, usandolo sia per i vestiti che per il corpo e i capelli. Trecce furono disfatte e re-intrecciate, e i vestiti furono stesi sulla riva ad asciugare. Non era mai stato tanto piacevole essere di nuovo puliti, e fu una compagnia decisamente rinfrescata a riemergere dalle acque per sedersi sulla sponda ad asciugarsi al sole.

I nani avevano per la maggioranza indossato di nuovo i vestiti asciutti per quando Balin individuò quattro sagome scure nel cielo in rapido avvicinamento. Erano le aquile, ovviamente, e sul dorso di una sedeva Bilbo. Quando furono più vicine, divenne chiaro che due di loro avevano qualcosa tra gli artigli - cervi, si rese conto Thorin - due enormi cervi che avrebbero fatto molto per riempire le pance di nani affamati. Quando Gandalf aveva parlato di caccia, intendeva proprio caccia, pensò Thorin.

La vista del cibo suscitò molte acclamazioni da parte dei nani, e alcuni che erano rimasti a nuotare nell'acqua bassa - come Kili e Fili - si affrettarono ad uscire, impazienti di mangiare. I due cervi furono depositati lontano dal campo, e Bilbo scivolò con grazia dal dorso dell'aquila per ricevere numerose pacche sulla schiena dai nani, che ringraziarono le aquile con perizia. Il fuoco fu acceso velocemente, e Bombur e Bifur si misero all'opera per macellare le carcasse.

"Ecco, Bilbo," disse Bofur, incrociando lo hobbit prima che andasse ad aiutarli, "ho una cosetta per te."

"Davvero?" disse Bilbo, e osservò stupefatto Bofur frugare nel proprio cappotto ed estrarre qualcosa che era un po' danneggiato, ma inconfondibile per lui.

"Bofur," sospirò Bilbo, fissando sconcertato la tunica che fu rivelata, "Io non… come diamine hai fatto a tenerla?"

"Beh," disse Bofur, disinvolto, "quando ti ho visto lottare per il tuo zaino con tanta ferocia, ho pensato che ci fosse dentro qualcosa a cui tenessi. Vedo che avevo ragione, a giudicare dalla tua espressione."

"Tu... non so cosa dire. Grazie."

"Ah, non preoccuparti," disse con un sorriso con le fossette, "Non stavo esattamente pensando, ho solo afferrato la prima cosa che ho trovato per terra quando Gandalf ha fatto quella… cosa magica." Agitò le dita, cosa che Bilbo suppose fosse il segnale universale per 'magia'.

"Comunque," disse Bilbo, "Grazie. Di tutte le cose che avresti potuto prendere, questa è quella a me più cara." Si accigliò, attraversato da un improvviso pensiero. "Spero che tu non abbia perso nulla di importante nel salvare questo."

"Nah," disse Bofur, "I nani tendono a tenere tutte le cose importanti per loro su di loro. Per esempio, son certo che Gloin abbia ancora il suo medaglione, e io ho ancora questo." Alzò la mano così che Bilbo potesse vedere il braccialetto che portava al polso, sul quale c'era quello che sembrava essere un sottile cilindro di metallo, completamente privo di decorazioni o incisioni.

"È uno speciale fermaglio per capelli," spiegò all'occhiata interrogativa di Bilbo, "sarà difficile per te trovare un membro della Compagnia che non ne ha uno addosso. Dà un'occhiata ai fermagli del giovane Fili la prossima volta che lo vedi - indossa il suo nei capelli."

"È in bianco," osservò Bilbo, cosa che pensò essere insolita. Ricordava le poche occasioni in cui aveva visto un fermaglio da vicino - le chiusure e le perline erano sempre adornate da piccole pietre preziose o incise con disegni complicati.

"Deve esserlo. È un fermaglio da corte."

Bilbo alzò le sopracciglia, sorpreso. "Davvero? Non pensavo che ci aspettassimo di trovare l'amore in questo viaggio insieme all'oro. Avrei portato il mio panciotto migliore."

Bofur ridacchiò. "È un portafortuna," disse, "ed è anche utile. Non sai mai quando puoi incappare nel vero amore. Il mio è fatto con il primo metallo che ho trovato da solo, e come ogni altro nano l'ho indossato il giorno del raggiungimento della maggiore età. Non me lo sono tolto da allora."

"Ma perché è in bianco?"

"Così puoi inciderlo quando incontri il tuo amore, ovviamente! Devi dimostrare di sapere quanto bene conosci l'altra persona decorandolo con qualcosa che la rappresenti. Donare un fermaglio è considerato un segno certo che vuoi intraprendere un corteggiamento. Lo rende ufficiale. L'altro partito accetta ricambiando con il proprio fermaglio."

"Significa che siete fidanzati?"

"Fidanzati? Ha, no! Affatto. Solo che vi state corteggiando. La corte dei nani può durare mesi, anni perfino. Ci si scambiano piccole cose durante il percorso - regali e così via. E poi… beh, temo di non poter parlare del resto." Bofur gli lanciò uno sguardo con un luccichio negli occhi. "Perché così curioso, Bilbo? C'è qualche ragione per cui sei interessato?

Bilbo alzò un sopracciglio. "Sì, Bofur," disse seccamente, "questo è il mio modo di dirti che ho sentimenti per te. Sentimenti molto forti."

Bofur batté le ciglia. "Ah, Mastro Baggins! Che discorso commovente," si mise una mano sul petto. "Sono stati i giganti di pietra, vero? I nostri occhi che si incontrano attraverso l'abisso…"

"I lampi dei fulmini sullo sfondo…" continuò Bilbo.

"Forti possibilità di morte," sorrise Bofur, e risero entrambi.

Bilbo scosse la testa. "In ogni caso, grazie. Con il mio pugnale perso, sono ancora più grato di averlo."

Diede una pacca sulla spalla a Bofur, e poi fu ora di pranzo.

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 Quando si furono riempiti lo stomaco fino a scoppiare di cervo - cosa che impiegò un po' di tempo - si distesero al sole, sopraffatti da una pigrizia che non si erano potuti permettere da molto tempo. Anche le aquile si stavano rilassando - Landroval e Luaithre si stavano pulendo le piume, Deas volava pigramente nel cielo in alto sopra di loro, e Tuit era a terra, con Ori che lo ritraeva felicemente. Nano e aquila sembravano entrambi molto soddisfatti da quella sistemazione, Tuit di essere disegnato e Ori di avere un soggetto tanto insolito, anche se Tuit continuava a provare a mangiare il carboncino di Ori ogni volta che il nano guardava da un'altra parte.

Bilbo era disteso sull'erba, godendosi il sole, quando Fili si avvicinò a lui.

"Signor Baggins!" esclamò Fili, allegro.

"Solo Bilbo, ti prego, Fili," disse Bilbo, coprendo il sole con una mano per poterlo guardare.

"Bilbo. Mi è stato detto che hai perso il tuo pugnale," Fili si avvicinò un po' e sussurrò, "per difendere quel cocciuto di mio zio."

Bilbo si sedette. "Sì," disse. Il pugnale era stato con lui per molto tempo, e si rammaricava di averlo perso.

"Allora dovresti prendere uno dei miei. Ho coltelli da lancio in abbondanza, e penso che uno ti andrebbe bene," disse Fili, frugando nel proprio cappotto come aveva fatto Bofur. Sembrava essere una giornata di regali, pensò Bilbo stupito, quando gli fu porta l'elsa di un bel coltello nanico.

Intorno a loro, la Compagnia si era tesa e il chiacchiericcio si era interrotto, con la maggior parte dei nani che cercavano - fallendo - di ascoltare discretamente la conversazione.

"Ti offro questo pugnale in amicizia," disse Fili significativamente, lanciando al resto dei nani un'occhiata divertita. "È il minimo che possa fare, dopo tutto."

Bilbo sorrise quando l'attenzione dei nani si concentrò altrove, soddisfatti dal chiarimento. Era lieto che Bofur gli avesse parlato dello scambio dei doni, ora - altrimenti non avrebbe avuto idea del perché ci fosse stato un tale interesse per il gesto di Fili.

"Grazie, Fili," disse Bilbo grato, prendendo il pugnale.

"Con la lancia e la spada e il pugnale, ora sei armato bene quanto qualsiasi nano!" esclamò Kili.

"Combatti certamente come uno di noi!" disse Fili.

"Esatto," disse Dwalin "specialmente quando si tratta di proteggere gli altri." L'ultima parte fu seguita da un'occhiata in direzione di Thorin.

Bilbo trasse molta gioia nel sorridere a Dwalin e dire: "Come un nano? Forse. Ma tu non sai quanto ferocemente le aquile proteggono i loro compagni."

Dwalin rispose con una risata abbaiata.

Landroval alzò la testa, cinguettando una domanda a Bilbo. Subito dopo Luaithre ripeté la stessa offerta.

"Luaithre e Landroval chiedono se a qualcuno va di volare," riferì Bilbo ai nani. "Stavo per suggerire la stessa cosa - è una bella giornata per farlo."

Fili fremette visibilmente. "Grazie per l'offerta, Luaithre, Landroval. Ma preferirei rimanere a terra."

"Aye, i nani non sono fatti per volare," concordò Dwalin, tornando ad affilare la sua ascia.

E poi Kili sorprese tutti dicendo, con voce bassa ma determinata: "Io vado."

"Davvero?" disse Fili, stupefatto.

"Vorrei provarci quando uno di noi non è in pericolo mortale," disse Kili seccamente.

"Eccellente," disse Bilbo, felice che uno di loro avesse raccolto l'offerta. Saltò in piedi e guardò Luaithre e Landroval. "C'è una cosa che non faccio da tanto tempo" disse, e chiese qualcosa alle aquile nella loro lingua, alla quale loro risposero felicemente.

Bilbo condusse Kili ad uno spiazzo d'erba aperto, spiegando cosa avrebbero fatto. Dietro di loro, Landroval e Luaithre distendevano le ali, preparandosi al volo. "Vieni Kili, al fiume. Non voleremo sopra i dorsi delle aquile. Ci prenderanno negli artigli."

"È sicuro?" chiese Kili. Il suo nervosismo cominciava a mostrarsi, la spavalderia di qualche momento prima scomparsa.

"Sicuro," confermò Bilbo. "L'ho fatto dozzine di volte. Ora, ecco cosa succederà…"

Sulla riva del fiume, Fili osservava, lo stomaco annodato, suo fratello venir preso su da Landroval. Nonostante il nervosismo, rise al grido di Kili quando fu sollevato da terra da artigli sorprendentemente delicati, Luaithre che faceva lo stesso con Bilbo un secondo dopo.

La strana coppia volò ad una buona altezza da terra, e poi virò per tornare al fiume. Fili continuò a guardare, il cuore in gola, e trattenne il fiato quando vide Landroval planare vicino alla superficie dell'acqua - aveva intenzione di gettare Kili nel fiume? - ma no, i timori di Fili erano privi di fondamento. Landroval fece volare Kili abbastanza vicino alla superficie da permettergli di pattinarvi in una strana parodia di una corsa. Kili si divertiva chiaramente - Fili sentiva le sue grida di eccitazione da dov'era, e si rilassò leggermente.

Bilbo ripeté il percorso di Kili, trascinando i piedi nell'acqua piuttosto che provare a correre. Luaithre emise una serie di versi musicali che suonavano come una risata. Ripeterono la cosa due volte prima che Kili fosse depositato - illeso - sulla sponda del fiume.

Il sorriso di Kili arrivava fino alle sue orecchie, "devi provarci, Fili!" esclamò, "è un po' strano all'inizio, ma è tanto divertente!" Dietro di lui, Landroval cinguettò.

Fili non poté non ricambiare il sorriso del fratello, ma era ancora fermamente convinto che volare non facesse per lui. "No, non penso proprio," disse, scuotendo la testa. "Buon terreno solido, quello mi piace."

"Sei sicuro?" disse Bilbo, appena atterrato.

Fili si voltò per rispondere. Mentre lo faceva, era completamente ignaro della conversazione sussurrata che avveniva tra suo fratello e Landroval alle sue spalle.

"Sicuro," Fili si accigliò, infastidito dal fatto che nessuno sembrasse ascoltarlo.

"Ero incerto anch'io all'inizio, sai," continuò Bilbo, lanciando uno sguardo a Kili sopra la spalla di Fili. Più silenzioso che poteva, Landroval spiccò il volo. "Ma poi mi ci sono abituato."

Kili ora era così entusiasta che saltellava da un piede all'altro.

"E va bene per te, ma non penso che cambierò idea. Preferisco una profonda e buia miniera che- uah!"

Qualunque cosa Fili stesse per dire fu persa quando Landroval lo tirò su di peso. L'aquila ignorò le sue proteste - anche se volò molto più vicino al terreno stavolta - e depositò velocemente Fili nel mezzo del fiume.

Kili era piegato in due dalle risate ormai. Rideva ancora quando Fili, dopo aver attraversato il fiume a nuoto, riemerse grondante sulla riva con un sorriso piuttosto minaccioso.

"Fratello," disse Fili. Bilbo stava cercando di nascondere le risa dietro la mano, fallendo miseramente.

Kili, sentendo il pericolo, prese a correre, schivando il primo tentativo di Fili di afferrarlo.

"Vieni qui, caro fratello," gridò Fili mentre lo inseguiva, "Voglio darti un abbraccio!"

Kili faceva del suo meglio per evitarlo, davvero, ma i suoi tentativi di fuga erano sabotati dal fatto che stava ancora ridendo, e non passò molto prima che Fili riuscisse ad attirarlo a forza in un abbraccio bagnato. Kili emise una serie di strilli, cercando di liberarsi.

Sono molto vicini al fiume, pensò Bilbo. Beh, era un'opportunità troppo buona da ignorare. Più silenzioso e veloce che poteva, Bilbo prese la lancia, avanzò furtivamente fino a dove i fratelli erano, sull'argine dell'acqua, e colpì il retro delle ginocchia di Kili con il manico della lancia. Poi diede loro una forte spinta.

Entrambi i nani persero l'equilibrio e caddero nell'acqua con uno spruzzo. Ora era il turno di Bilbo a rimanere senza fiato, sopraffatto dalle risate. Kili e Fili si sedettero, togliendosi i capelli dagli occhi. Si scambiarono un'occhiata, annuirono, e senza una parola scattarono verso Bilbo.

Bilbo prese a correre senza indugio, Kili e Fili alle calcagna. Probabilmente sarebbe riuscito a scappare se non fosse stato per Luaithre, che allungò il becco per far inciampare Bilbo quando le passò vicino.

Kili e Fili furono su di lui in un istante, tirandolo su facilmente.

"Luaithre, traditrice!" gridò Bilbo all'aquila ridacchiante, prima di essere a sua volta gettato nell'acqua dai fratelli. Fili e Kili alzarono le braccia esultanti, ancora scossi dalle risate.

Al campo, Thorin aveva osservato l'intero gioco con un sorriso sul volto. Sembrava farlo davvero tanto ultimamente - sorridere. Si chiese se dovesse preoccuparsene.

Continua...


Note della Traduttrice - reprise

Nel prossimo capitolo: Beorn! E Thorin comincia a dimostrare di essere un mashmallow.
A presto :3
KuroCyou

  
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