CAPITOLO VENTUNO
"Harmony's
Dark Dreams:
The Beginning (Part I)"
Alkaban
Dana era pronta a condurre i
potenziali alla caverna
per il rito sacrificale che avrebbe neutralizzato i disordini per
sempre,
perciò, con fra le mani la lettera di istruzioni, in cui era
scritta probabilmente
l’ultima procedura da eseguire, fece ritorno nella Sala del
Consiglio, dove
tutti si erano raccolti intorno al tavolo assieme a Foxi, Zack e Nina,
alquanto
preoccupati. La donna, però, inizialmente non se ne accorse,
anzi, li richiamò
all’azione.
“Forza, ragazzi!
E’ora di muoversi!” li incitò e
quelli si voltarono a guardarla, i volti scuri, perciò Dana
non poté più
ignorare il problema.
“Che
cosa sta
succedendo?” chiese, preoccupata.
Fu il Consigliere a risponderle:
“Jackson ci ha appena
messo al corrente di una cosa…”
“Riguardo
a…?”
Stavolta, fu Jackson a chiarirle la
situazione: “Harmony!
– esclamò, tetro - Quando Heith ci ha attaccati,
ha distrutto il suo braccialetto…”
“Che
non è un
comune braccialetto, - spiegò Tamara – visto che
è stato creato apposta per
lei. Aveva la funzione di inibire il suo sonno e, come effetto
collaterale, anche
il suo potere. Comunque, ne valeva la pena!”
“Quindi
Heith
l’ha presa di mira?” chiese allora Dana, cui ancora
sfuggiva qualcosa.
L’altra, però,
scosse la testa: “No. L’ha rapita con
l’unico scopo di usarla. Contro di noi!”
A quel punto, l’anziana
strega era curiosa e
intimorita per quell’inattesa svolta: “Cosa succede
se Harmony non ha indosso
quel braccialetto?”
“Quando si addormenta,
cade preda di numerosi incubi
che le rendono impossibile risvegliarsi. E l’unico modo per
lei di uscirne, è
essere toccata da qualcuno. Quando succede, quello viene risucchiato
all’interno della sua mente e vive quegli incubi al posto
suo. Tutto ciò,
quindi, le permette di risvegliarsi, ma a spese di chi le sta attorno.
Le prime
vittime di questo suo potere, infatti, sono stati i suoi genitori e suo
fratello che, non vedendola risvegliarsi, provarono a
scuoterla…”
Con gli occhi lucidi, Jackson
abbassò lo sguardo: “Per
questo aveva sempre timore a parlarmene. Se ne vergognava, oltre al
fatto che
quel ricordo la faceva stare male...” mormorò.
“Si sente in colpa da
sempre per quello che ha fatto
ai suoi genitori e a tutte le persone che hanno tentato di
risvegliarla. Per
fortuna, alla fine ha incontrato la nostra congrega e fortunatamente
noi siamo
riuscite ad aiutarla, anche se questo ha significato condannarla a
restare
sveglia in eterno, affinché non possa più nuocere
a nessuno.”
Dana sospirò, indignata,
ma comprensiva: “Ma come ha
fatto Heith a scoprirlo?”
A quel punto, Klen, sempre con lo
sguardo basso, capì
che era arrivato il momento di intervenire: “Credo che sia
stata colpa mia… L’ho
raccontato a Roma e in questo momento lei è con Heith. Deve
averla torturata in
qualche modo e lei, magari per salvarsi, le ha rivelato questa
informazione.”
La donna evitò di
rimproverarla, pensando che
l’avessero già fatto le sue sorelle della congrega.
“Ok,
ma questo
è un potere di contatto, no? Dovremmo toccare Harmony per
finire nei suoi
incubi, perciò non vedo quale sia il problema. Iniziamo ad
avviarci, ok?”
esclamò, sicura.
Allora Nina, finora rimasta in
disparte, la mise a
parte anche dell’ultima scoperta: “Jackson, Noa e
Wes hanno aggiunto anche che
Harmony è stata rinchiusa in uno scettro,
perciò…”
Dana letteralmente
sbiancò: “Oh, beh, questo sì che
è
un problema! Ok, dobbiamo correre alla caverna, allora. ORA! Non
dobbiamo
perdere tempo! Ci isoleremo magicamente da qualunque cosa Heith ci stia
per
scagliare contro, chiaro?” e quelli, annuendo, si prepararono
immediatamente.
*
Intanto, Roma era magicamente
comparsa al centro di
una delle stanze e subito, dopo essersi guardata intorno preoccupata,
aveva
scorto il narratore che la osservava con un sorriso.
“Ehi, sei tu!
Rider!” lo salutò, sorridendo.
“Proprio
io!
Bentornata!”
Incredula, la ragazza si accorse di
non avere più il
marchio al polso: “Ma.. ma… che cosa significa? E
come sono arrivata qui?”
“Mi
basta
narrare per dare un lieto fine a qualcuno. Nel tuo caso, la
libertà!” rispose
lui, tranquillamente e gli occhi di lei si riempirono di lacrime,
mentre
correva ad abbracciarlo.
“Hai fatto sparire anche
le mie ferite. Grazie!” e
quello, spiazzato, rimase lì impalato per diversi secondi,
prima di ricambiare
la stretta, il volto rosso per l’emozione.
*
Poco lontana da loro, Brenda stava
cercando di
raggiungere Terence, quando se lo trovò di fronte
all’altra estremità di un
corridoio. I due, subito, si bloccarono, restando immobili a guardarsi
per
diversi secondi, mantenendo le distanza. Lui, infatti, non sapeva come
reagire,
non capiva perché ce l’avesse davanti,
perché fosse lì, quando lei,
improvvisamente, gli sorrise, spiazzandolo, per poi iniziare a correre
verso di
lui. Un attimo dopo, anche Terence stava facendo lo stesso,
benché ancora
confuso.
“Ma
che…?” chiese,
poco prima che Brenda gli saltasse addosso e lo baciasse con passione,
come
solo una persona innamorata può fare. Un lungo bacio, tenero
e vero.
Quando si staccarono, lui era
ancora più incredulo: “Brenda,
ma tu mi…” iniziò, ma lei
annuì e non lo lasciò finire.
“…
ami di
nuovo? Sì!”
Terence la strinse forte a
sé, gli occhi pieni di
lacrime: “Oh mio Dio, non immagini quanto mi sia pentito di
averti fatto una
cosa del genere e quanto mi senta sollevato nel sentirti dire questo...
Davvero,
non sai quanto. Ti amo come non ho mai amato nessuno in tutta la mia
lunga vita
da servitore del caos e ti prometto che non ti lascerò mai
più andare... Mai più!”
Lei sorrise, felice, ignorando le
lacrime che le
scendevano lungo le guance: “Già, non farlo mai
più, perché non mi sono mai
sentita così sola e vuota in tutta la mia vita come in
questi giorni e solo ora
capisco quanto tu abbia sofferto per quella tua
scelta…”
“E io solo ora capisco
che la mia vita non ha senso se
non ci sei tu a farne parte. Sei tutto il mio mondo, sei il mio cuore,
sei
tutto ciò che ho sempre voluto.. – le prese il
volto fra le mani – Guardo i
tuoi occhi e vedo la luce più luminosa che io abbia mai
visto. Potrei morire
per te... Anzi, morirò davvero, ma sono felice di andarmene
sapendo che tu
vivrai in un mondo migliore, senza il male che ha pervaso questa terra
per
secoli e secoli…”
Ma Brenda, in risposta, gli
sorrise: “Io non ne sarei
così sicuro, sai? Al narratore non ho chiesto un lieto fine
soltanto per noi.
Ho chiesto un lieto fine soprattutto per te, ovvero… - gli
prese il volto,
tenera – Terence, tu non morirai dopo la fine dei disordini.
Continuerai a
vivere e lo farai con me!”
Ridacchiò: “ E
poi, - aggiunse - come diavolo potrà essere
un mondo migliore per me se non ci sarai tu?”
Terence, senza parole, la
baciò ancora e ancora, più
innamorato che mai, mentre una strana ondata celeste li investiva,
senza che se
ne accorgessero. Un’ondata celeste che colpì
l’intera Alkaban e anche il resto
della città.
Otto mesi prima
Jade,
nel
frattempo, era ancora alle prese con Sophia, la ragazza che doveva
assolutamente portare con sé nel presente per compiere il
rito. Proprio in quel
momento Rick, tenendola fra le braccia, le aveva chiesto, sottovoce:
“Chi sono
queste persone?”
“Mi
hanno
salvato la vita, in un certo senso…”
“In
un certo
senso?” commentò Dustin, che non aveva potuto fare
a meno di ascoltare.
A quel
punto, l’uomo si avvicinò a loro e strinse la mano
ad entrambi, riconoscente:
“Grazie. Grazie davvero!” disse loro.
“Finalmente!
– esclamò il ragazzo,
soddisfatto, lasciando un’occhiataccia a Sophia –
Ecco qualcuno di educato!”
Jade,
intanto, stringeva ancora la mano di Rick nella sua, cercando di
controllare il
suo battito impazzito: “Ehm, non abbiamo fatto nulla di che,
figurati!” mormorò,
ricevendo subito un’occhiataccia, sempre da Dustin.
Intanto,
l’uomo aveva fatto ritornato dalla sua amata: “Beh,
dev’essere sempre un nulla
di che, per la prescelta, non è così?”
disse, tranquillo e Dustin, confuso, si
girò immediatamente verso la ragazza.
“Aspetta, ti
conosce?”
Ma
quella lo
ignorò, rivolgendosi direttamente a Rick: “Mi hai
vista ai piani alti, vero?” chiese,
tranquilla.
“Sì, mi
sembra di averti incrociata, una
volta. Congratulazioni per aver vinto la battaglia, a
proposito!”
A quel
punto
Dustin, notando che l’altra si era persa a guardare
l’uomo, le tirò una
gomitata per risvegliarla: “Allora?
– la
sollecitò - Ci sbrighiamo?”
All’altro,
però, non sfuggì il suo gesto: “Oh,
scusate, vi abbiamo trattenuti fin troppo,
immagino...”
Jade
rimase
in silenzio, così il ragazzo decise di prendere in mano la
situazione.
“In
verità, -
spiegò - siamo qui per Sophia. Non è un caso se
ci siamo trovati qui, proprio
nel momento in cui quella trave le stava per cadere addosso.
Uccidendola.”
“Non
capisco… di che cosa stai parlando?”
Fu
Sophia,
però, a spiegargli la situazione: “Dicono che devo
seguirli nel loro tempo. Cioè,
nel futuro.”
Rick,
allora, si voltò verso la prescelta: “E’
la verità?” chiese e l’altra
annuì.
“Perché
deve venire con voi, allora?”
continuò.
“Perché
abbiamo
bisogno del suo aiuto, visto che è una prescelta, come me.
Purtroppo, la
battaglia non è stata vinta come pensavamo e il sangue di
noi prescelte, ora, è
la chiave per neutralizzare i disordini una volta per tutte.”
La
diretta
interessata la guardò, perplessa: “Scusa,
perché proprio io? Ci sono molte
altre prescelte, o sbaglio?”
“Purtroppo,
dove ci troviamo al momento, non ci sono molte prescelte su cui
contare.”
I due
annuirono.
“Suppongo sia
stato il Consiglio a farvi il
suo nome, dal momento che sanno di me e lei…”
aggiunse Rick e Jade decise di
mentirgli.
“Ma certo! Io non
la conosco nemmeno, come
avrei potuto sapere dove trovarla…” si
affrettò a spiegare, per fortuna in modo
abbastanza convincente.
L’uomo,
allora, si voltò verso Sophia: “Puoi fidarti di
loro, amore mio. Io rimarrò qui
ad aspettarti, d’accordo?”
Lei,
allora,
annuì e lo guardò con tenerezza, prima di
accettare di seguirli e baciarlo con
passione. Poco lontano, Jade li osservava triste, perché
dentro di sé sapeva la
verità: quell’amore sarebbe finito lì,
per sempre, appena dopo quel bacio. Alla
fine, comunque, si staccarono e la ragazza poté avvicinarsi
ai due per partire.
Rick,
però,
aveva ancora un’ultima domanda: “Quando me la
riporterete?”
“Presto…
- gli rispose Jade, guardandolo a lungo,
malinconica – Mi dispiace...”
La sua
reazione lasciò l’altro perplesso, ma non ci fu
tempo di aggiungere altro
perché lei, con un cenno della mano, lo bloccò,
scatenando il disappunto di
Sophia.
“Ma
che cosa
stai facendo?!?” le chiese, indignata, mentre quella, con un
altro cenno, lo
faceva risplendere di un riflesso violaceo.
“Non
deve
avere memoria di questo incontro e nemmeno di questa
conversazione!” replicò,
decisa.
“Perché?”
insistette la ragazza.
Jade,
allora, si voltò lentamente verso di lei:
“Perché ci sono cose che non puoi
capire, Sophia. Sai perfettamente
che il
futuro non deve essere compromesso in nessun modo. E adesso
andiamo!” concluse
e quella non aggiunse altro, mentre si preparavano a tornare nel
presente.
Morney Hill
Heith uscì dalla casa
della confraternita e iniziò a
camminare lungo la strada con il suo scettro lucente fra le mani.
Rideva e
volteggiava come una matta, mentre Bastian cercava di correrle dietro e
di
raggiungerla.
“Ehi, aspetta! Vuoi
fermarti un secondo?” le gridò e
subito lei si bloccò, per voltarsi verso di lui, seccata.
“Cosa
c’è?”
“Ancora
non mi
hai detto che cosa sta succedendo… cos’hai fatto?
Pensavo fossimo in due in
questo piano di conquista del potere.”
L’altra roteò
gli occhi: “Ok, vuoi davvero sapere cosa
ho fatto? – sbottò, mostrandogli lo scettro
– Vedi questa palla di vetro?
Dentro ci sono tutti quanti! I disordini, Jade e i suoi amici. TUTTI!
Grazie ad
Harmony, ora ho nelle mie mani il potere di tutti loro, oltre al Male
primordiale.”
“Nelle NOSTRE mani,
vorrai dire.” puntualizzò lui.
La donna lo guardò con
un leggero ghigno dipinto sulle
labbra: “Ricordi quando eri una statua di pietra e io ti ho
detto che erano
stati Jade e gli altri a ridurti così? Beh, non era vero.
Dopo che ci hai
tirate fuori da quella gabbia, infatti, sono stata io a trasformarti in
una
statua di pietra perché io lavoro da sola.”
Ovviamente, all’altro non
sfuggì il suo cambio di
atteggiamento: “Allora come mai hai avuto bisogno di me,
dopo? Anzi, aspetta, lo
so io: perché tu non sei capace di arrivare ai tuoi scopi
senza l’aiuto di
altre persone! Mi rendo conto solo ora che sei soltanto una patetica
nullità…” concluse,
ma, con sua grande sorpresa, Heith nel sentire le sue parole sorrise.
“Hai
ragione,
sai? Io ho sempre bisogno di qualcuno per arrivare ai miei scopi, ma
non sono
una nullità. Perché, quando li raggiungo,
– e sollevò lo scettro, puntandolo
verso Bastian – non ho più bisogno
dell’aiuto di quelle persone. Mai più!”
concluse
e, pochi secondi dopo, quello bruciò fra le fiamme, mentre
lei si godeva le sue
urla, guardandolo sparire per sempre in una nuvola di fumo trasparente.
A quel punto, la strega sorrise, iniziando a girare
su se stessa:
“Sono l’unica rimasta dei cattivi! Uuuh, eccitante!
– esclamò, per poi tornare
in sé e riprendere a camminare, raggiante – Heith
ha vinto, mentre tutti gli
altri hanno perso. Sono la strega più potente adesso e
presto anche il resto
del mondo mi conoscerà! Sono stata umiliata per
così tanto tempo da quella
ochetta bionda di Jade, dai suoi odiosi amici e anche da John e Wolf,
ma, ora,
basta… Heith non verrà mai più presa
in giro da nessuno e, soprattutto, non si
prostrerà mai più a nessuno. Saranno gli altri a
inchinarsi a me. Lunga vita
alla regina del male, da qui
all’eternità!” e rise ancora di
più, malvagia,
mentre il suono di quella risata rimbombava ovunque nella cittadina
ormai deserta.
*
Intanto, non molto lontano dalla
strega, nel bel mezzo
di una stradina, si era aperto un varco da cui, subito dopo, uscirono
Dustin,
Jade e Sophia. Il ragazzo, guardandosi intorno, tirò un
sospiro di sollievo.
“Bene,
l’anello
ha funzionato come si deve. Suppongo che questo sia il nostro
tempo…”
Jade osservò per un
attimo la devastazione intorno a
sé in cerca di una conferma, prima di rispondere:
“Sì, siamo proprio tornati
nel periodo giusto. – poi guardò la data sul suo
telefono – Nello stesso giorno
in cui sono finita nel futuro, il 24 gennaio!”
Dustin la guardò,
perplesso: “Accidenti, il nostro
viaggio nel tempo è durato quasi una settimana!
Com’è possibile se siamo stati
nel passato al massimo un’ora?”
“C’è
un altro disordinato come te, nel mio gruppo. E’
un narratore e tutto ciò che dice si realizza magicamente.
L’unico effetto
collaterale è che i suoi poteri assorbono il tempo,
perciò suppongo li abbia
usati, mentre eravamo via.”
“Chissà
qual è
il mio effetto collaterale, allora. Ammesso che ne provochi uno,
ovviamente…”
In quel momento, la ragazza si
accorse che il luogo in
cui si trovavano le era famigliare.
“Siamo
nello
stesso quartiere in cui sono finita nel futuro…”
mormorò, per poi salire i
gradini di legno del portico più vicino in cerca di qualcosa.
“Strano…”
sussurrò,
attirando l’attenzione di Sophia.
“Cosa?”
chiese.
“Quando
ero nel
futuro, ho trovato un giornale qui, con la data di
oggi…”
Il ragazzo la osservò
nuovamente, sempre più confuso: “Un
giornale con la data di oggi? Strano, visto che la città
è deserta da un bel
po’ di tempo. Dubito che gli addetti alla consegna siano
sopravvissuti
all’oscura apocalisse!” commentò.
“Già,
hai
ragione. Ma allora da dove era spuntato fuori?”
Fu Sophia, però, ad aver
trovato una soluzione: “Beh,
potrebbe essere magicamente
spuntato
fuori…”
Subito, Jade ragionò
sulla sua ipotesi: “Ma certo! –
esclamò, dopo qualche secondo - Io avevo bisogno di scoprire
quella data,
altrimenti non saremmo giunti proprio in questo punto,
perciò... ho creato io
il giornale!”
Poi, stendendo le mani, chiuse gli
occhi e fece
comparire un vero e proprio giornale fra le sue mani. Infine, diede
istruzioni
a Dustin sulla mossa successiva.
“Ok,
io adesso
devo scrivere un biglietto alla me stessa del passato, che sicuramente
sta per
arrivare. Tu tieniti pronto ad aprirle il varco e farla tornare nel suo
tempo, d’accordo?”
e quello annui, mentre Sophia la fissava sconcertata e confusa.
“Wow,
dev’essere dura essere te!” commentò.
“Non
sai quanto!
Ma ti assicuro che questo è niente a confronto di quello che
ho già passato.
Una volta ho vissuto lo stesso giorno più di duecento volte,
quindi sono
abbastanza esperta su tutto ciò che riguarda il tempo.
Piuttosto, - aggiunse,
notando la borsetta che la ragazza portava a tracolla - hai carta e
penna con
te, per caso?”
“Oh, certo!”
rispose l’altra, consegnandoglieli.
Qualche manciata di secondi dopo,
una volta scritto il
messaggio e messo a posto il giornale, Jade le disse: “Bene,
andiamo a nasconderci
adesso, prima che io arrivi e ci veda!” e subito le due
sgattaiolarono via.
Al sicuro, lontano dal quartiere,
le due ragazze
decisero di fare una passeggiata in attesa di essere raggiunte da
Dustin. Fra
le due, però, calò ben presto un silenzio
imbarazzante, rotto solo parecchi
attimi dopo proprio da Sophia.
“Conosci
Rick,
vero?” le chiese, cogliendola di sorpresa.
“Ehm,
sì, cioè
no, cioè… di vista, ai piani alti, come ha detto
lui!” farneticò Jade, confusa
e, ovviamente, per nulla convincente.
“Non
sei
credibile, hai detto troppi cioè . E
poi, ti sei comportata in modo
strano quando eravamo davanti a quel granaio. Perciò:
dov’è lui, adesso?”
Con un sospiro, l’altra
capì di non poter fare altro
che arrendersi: “Lo conosco e siamo stati anche molto amici.
Contenta?”
Negli occhi della ragazza
passò un lampo di terrore
nel sentire le sue parole: “Stati? Jade,
dov’è ADESSO?”
Jade abbassò lo sguardo
e la sua voce, quando rispose,
fu poco più che un sussurro: “E’ stato
ucciso, Sophia. Mi dispiace… E quando
dico che mi dispiace, lo dico dal profondo del mio cuore,
perché era mio amico
e gli volevo molto bene. Ho sofferto tanto per la sua
perdita…”
Sophia scoppiò a
piangere: “Come? Chi è stato?” chiese,
in preda a una vera e propria isterica.
Ma l’altra non ebbe il
coraggio di dirle la verità e
le mentì: “E’ morto esattamente come sei
morta tu: tra le fiamme. Solo che tu
sei qui, adesso. E ad ucciderlo è stata una strega di nome
Heith.”
Quella si asciugò le
lacrime, poi, decisa, sentenziò:
“Voglio tornare da lui. Rispeditemi nel mio tempo!”
Jade, però, scosse la
testa, mortificata: “Non puoi,
Sophia. Ti ho mentito: tu non potrai più fare ritorno nel
tuo tempo, perché
morirai qui.”
Ovviamente, la sua rivelazione
lasciò Sophia sgomenta
e senza parole, tanto che iniziò a indietreggiare,
spaventata: “Di cosa diavolo
stai parlando…?”
“Non solo Rick non
ricorderà del nostro incontro nel
passato, ma, quando si sbloccherà, penserà di
averti persa in quell’incendio,
anche se non troverà mai il tuo corpo.”
La ragazza scoppiò
ancora una volta a piangere: “Perché
l’hai fatto? PERCHE’?” urlò.
“Perché
è così
che doveva andare, Sophia. Non sono tornata indietro per modificare gli
eventi
del futuro, ma per SALVARE il futuro dell’intera
umanità. Non puoi tornare da
lui…”
“E
io allora? –
ribatté quella, arrabbiata - Sono viva, non è un
cambiamento questo?”
“Ma
non lo
sarai ancora per molto. Sei il mezzo perfetto, dato che il tuo destino
non
cambierà e, quindi, la tua assenza dal passato non
modificherà il futuro. Sei
morta nel passato e morirai anche qui, con la sola differenza che ci
aiuterai a
salvare il mondo intero.”
“Quindi io sarei un
mezzo?” singhiozzò la ragazza,
cinica.
“NO! Hai avuto la
possibilità di dirgli addio, una
cosa che per la maggior parte di noi non è possibile e che a
te non è stata
concessa la prima volta. E poi, non potrei riportarti comunque
indietro, perché
tu appartieni ad un altro mondo ormai, dove hai potuto assaporare una
vita del
tutto nuova. Una vita da cui ti abbiamo strappata via e a cui potrai
tornare solo
dopo il sacrificio per il quale ci serve il tuo aiuto.”
Sophia si fermò e la
guardò, confusa: “Un altro mondo?
Un’altra vita? Cos’è, vuoi confondermi,
per caso? Mi stai mentendo ancora una
volta nel disperato
tentativo di avere
il mio aiuto?”
Ma l’altra scosse
la testa: “Tu non lo sai, ma i prescelti hanno una seconda
opportunità rispetto
a tutti gli altri. Gli anni passati a combattere battaglie e a
sacrificarsi per
il bene comune hanno una ricompensa. Infatti, quando essi muoiono,
finiscono in
un altro mondo, uno dove la magia non esiste e dove possono avere una
vita
normale. – sorrise leggermente –
C’è il mio ragazzo lì ed è
tutto vero perché
ci sono stata. Quando abbiamo fermato la tua morte, ti abbiamo fatta
automaticamente
sparire da quel mondo, ma lascia che ti ricordi la vita che avevi
lì, ok?”
Poi, si avvicinò ancora
di più e mise le mani sulle
sue tempie. Sophia, con sua grande sorpresa, si lasciò
toccare, chiudendo gli
occhi, pronta a ricevere quei ricordi. Dopo qualche secondo il suo viso
fu
solcato da un vortice di emozioni positive e le lacrime iniziano a
scorrerle
lungo le guance. Alla fine, dopo un tempo che parve lunghissimo,
riaprì gli
occhi e sorrise.
“Ho
una figlia!
– esclamò - Ricordo tutto quanto... ogni momento
della vita passata in quel
mondo. – poi tornò seria e sul suo volto si
dipinse la confusione – Com’è
possibile che io sia sparita da quel mondo, se in esso non vi
è magia, però?”
chiese.
“Ancora
non ho
capito come funziona, ma pare che il nostro mondo sia in grado di avere
potere
su quello, ma non viceversa.”
Soddisfatta, Sophia si
asciugò per l’ennesima volta le
lacrime: “Devo tornare al più presto da mia figlia
e da mio marito. E’ pazzesco!
Fino ad un attimo fa Rick era tutto il mio mondo e ora è
come se l’avessi
dimenticato da tempo e abbia accettato la mia morte in questo mondo e
l’aver
abbandonato le persone care che avevo qui. Come se fosse davvero
passato molto
tempo, mentre un attimo fa era semplicemente… un
attimo!”
Comprensiva, Jade le mise una mano
su un braccio:
“Riacquisire i tuoi ricordi, ti ha fatto fare una specie di
salto temporale.
Ora vedi tutto da un’altra prospettiva, perché
tecnicamente hai detto addio a
quelle persone parecchio tempo fa e poi ti sei fatta una vita nel luogo
in cui ti
sei ritrovata.”
“E
a cui devo
tornare. Dalla mia famiglia.”
Improvvisamente, come un fulmine,
sollevando un colpo
di vento, davanti alle due ragazze comparve Dustin.
“Missione compiuta! La
Jade del passato è tornata nel
suo tempo e ha letto il biglietto all’interno del giornale.
Tutto a posto!”
La strega annuì,
soddisfatta: “Bene, andiamo dai miei
amici a concludere questa storia una volta per tutte, allora!”
Ma una voce alle loro spalle li
bloccò prima che
potessero muoversi.
“Che mi venga un
colpo!” esclamò, facendoli voltare
immediatamente. Era Heith, ancora una volta.
“Come
diavolo
fai ad essere qui?” continuò, confusa, suscitando
una risata in Jade.
“Uno
scettro?
Ti credi una bambina di otto anni, adesso?”
La donna, allora, iniziò
a passarsi lo scettro da una
mano all’altra nel tentativo di calmarsi, osservandola come
se la stesse
analizzando. Alla fine, giunse a una conclusione.
“Non
eri a
Morney Hill. – sentenziò - Per questo non sei
nello scettro con gli altri.”
Ma l’altra la
ignorò, guardandola stranita: “Aspetta!
Di cosa diavolo stai blaterando? Che cosa hai fatto ai miei
amici?!?”
Heith gongolò:
“Oh, beh, sono in un posto letteralmente
da incubo. – poi colpì il vetro dello scettro con
un’unghia – Proprio qui dentro!
In verità, tutta la città è qui
dentro, non solo i tuoi amici, se devo essere
sincera…”
Furiosa, la ragazza
cercò di prendere lo scettro con
la telecinesi, ma quello scintillò, annullando il suo
potere. La donna scoppiò
a ridere, soddisfatta.
“Mi
dispiace,
ma non sei più la strega numero uno da queste parti. Certo,
mi hai rubato le
streghe, che per me erano fonte di potere, e sei decisamente andata in
vantaggio in quell’occasione, ma ora… beh,
potresti farti assumere in un circo
per quanto i tuoi poteri sono ridicoli, in confronto ai
miei!” esclamò, ma
l’altra non si fece intimidire e replicò,
altrettanto diretta e arrogante.
“Non sono un tipo da
circo, Heith. Lo sei più tu, che
non fai che renderti sempre più ridicola nella tua assurda
scalata verso il
potere destinata a diventare una discesa ancora più
umiliante della
precedente!”
Ormai, la donna era livida per la
rabbia e agitava
istericamente lo scettro contro la nemica: “TACI, MALEDETTA!
– le urlò – E goditi
il tuo soggiorno da incubo, mia cara, perché, credimi, lo
sarà! Eccome se lo
sarà!”
E, poco dopo, un’ondata
celeste investì i tre. Mentre
Dustin e Sophia si guardavano attorno terrorizzati, Jade rimase
impassibile.
“Lo sai che
troverò il modo di uscirne, vero? Come
sempre..” ribatté, beffarda, un sorriso di scherno
sulle labbra.
L’attimo seguente, era
scomparse all’interno dello
scettro ed Heith, piegata in due, cercava a fatica di calmarsi e di
riprendere
fiato.
“E
invece non
ne uscirai, te lo posso garantire! – mormorò,
alzando sempre di più la voce - RESTERAI
BLOCCATA QUI DENTRO, TE LO GIURO! MI HA SENTITO, MALEDETTAA? EH?!? MI
HA
SENTITO?”
Poi si ricompose, tornando calma e
sorridendo come
sempre.
“Ma certo che non puoi
sentirmi, come potresti,del
resto? L’inferno che c’è qui dentro
è troppo rumoroso. Comunque, ti auguro
tanta sofferenza, stupida puttana arrogante… Per me
è arrivato il momento di
andare a costruire il mio regno, di cui purtroppo non sentirete mai
parlare!” e
rise malvagiamente, saltellando felice, il suo scettro sempre fra le
mani.
Nella mente di Harmony,
all’interno dello scettro
Jade si risvegliò
all’interno di una cella e subito si
guardò intorno, stordita. Poi, strisciò fino alle
sbarre e si accorse di non
essere sola: nella fila di celle dall’altro lato, infatti,
notò qualcun altro
steso a terra. L’aria, inoltre, era piena di urla strazianti
provenienti da chissà
dove. La strega, allora, cercò immediatamente di svegliare
quella persona.
“Ehi! Ehi,
svegliati!” chiamò e quella iniziò a
sollevarsi,
rivelando la sua identità: era Brenda.
Non aveva lo stesso aspetto di come
l’aveva lasciata
prima del viaggio, ovviamente: i suoi vestiti e le sue mani erano
ricoperti di
sangue e inoltre sembrava alquanto terrorizzata e tremava. Quando vide
Jade,
quasi non credette ai suoi occhi.
“Oh Dio, Jade, sei
veramente tu?” mormorò, mentre
l’altra la osservava, troppo sconvolta dalle sue condizioni
per parlare.
“Certo
che sono
io, ma… ma cosa ti è successo?” chiese
e l’amica si guardò le mani a lungo
cercando di ignorare il loro tremolio, prima di rispondere.
“Ehm,
non lo
so, credo di aver dormito per giorni. L’ultima cosa che
ricordo è che mi
trovavo ad Alkaban e che io e Terence non riuscivamo a trovare
più gli altri.
Siamo andati nella Sala Grande e lui è scomparso
improvvisamente. Poi, davanti
a me, è comparsa una creatura mostruosa e ad un tratto avevo
la mia balestra in
mano, così l’ho uccisa, mi sono avvicinata e...
– scoppiò a piangere, sconvolta
– le mie mani erano cambiate, avevo degli artigli lunghissimi
al posto delle
unghie e la mia pelle sembrava putrefatta. E… e…
poi ho iniziato a sviscerare
quella creatura, dissanguandola completamente e a quel punto
lei… lei si è
trasformata in Terence e io… credo di averlo ucciso in preda
ad
un’allucinazione…”
Jade rimase letteralmente
agghiacciata dal suo racconto:
“Ok, tutto questo non è reale, Brenda. Tu non hai
ucciso Terence! E adesso siamo
in una sorta di realtà alternativa creata da Heith, come nel
libro del
narratore, credo. Dobbiamo solo trovare il modo di uscire,
d’accordo?
Piuttosto, hai visto gli altri in giro, per caso?”
Ma l’altra scosse la
testa: “No, non so nemmeno come
sono arrivata qui.”
A quel punto, allora, la strega
provò a mettersi in
piedi e a provare ad aprire la porta della cella con i suoi poteri, ma
fallì.
“Cosa
sta
succedendo ai miei poteri?” mormorò, confusa.
“Forse
qui non
funzionano…” sussurrò in risposta
l’amica quando, improvvisamente, le celle si
aprirono con forza, facendo un rumore terribile che spaventò
le due ragazze: Brenda
indietreggiò per la paura, sbattendo contro la parete alle
sue spalle. Jade, invece,
dopo essere rimasta per qualche secondo impalata senza sapere cosa
fare, non
esitò ad uscire, incitando l’amica
a
fare altrettanto.
“Non so chi abbia aperto
la cella, ma dobbiamo
andarcene e trovare gli altri. Forza!” la incitò,
senza successo.
“No!
Non voglio
venire, perché quello che c’è
là fuori mi terrorizza. Senti queste urla
strazianti? Non mi hanno fatto chiudere occhio per giorni, ma alla fine
la
stanchezza ha vinto. Non riesco nemmeno ad immaginare quello che
potrebbe
esserci oltre questo corridoio...”
L’altra la
guardò, perplessa: “Vi ho lasciati meno di
una settimana fa, come puoi pensare di essere qui da giorni?”
Le sue parole sconvolsero Brenda:
“Una sola settimana?
Jade, io non so cosa dirti, so solo che mi sembra di stare qui da molto
più
tempo. Ho completamente perso la cognizione del tempo e non faccio che
avere
paura in ogni momento, ogni volta che apro gli occhi. – le
lacrime tornarono a
solcare le sue guance – Sono così confusa.. non so
nemmeno se ho ucciso
veramente Terence… Questo posto è
l’inferno, credimi…”
Ma Jade non si lasciò
convincere, anzi, fece quei
pochi passi che le separavano e la prese per un braccio, aiutandola ad
alzarsi:
“Tu vieni con me, intesi? Non sei tu, questa,
perché io ti conosco meglio di
chiunque altro e so che non hai mai paura. Tu non hai paura di niente,
chiaro?”
Quella annuì,
continuando a tremare: “Sì-sì, non ho
paura.
Non ho paura.” ripeté, cercando di convincere se
stessa che fosse veramente
così.
L’amica annuì,
affrettandosi a rassicurarla: “Non
preoccuparti, troveremo gli altri e usciremo da qui, te lo prometto. Ne
abbiamo
passate di peggiori, questa è solo un’altra delle
tante prove!”
E, poco dopo, le due iniziarono a
vagare insieme in
quel posto tetro. Nel tentativo di ignorare le urla, Jade decise di
continuare
a parlare con l’amica.
“Sai
dove
siamo?” chiese.
“Sì,
credo di
essere già stata qui. Anzi, ne sono sicura. Siamo sotto la
città, dove tuo
nonno teneva imprigionati le streghe e i demoni.”
“Quindi siamo ancora a
Morney Hill, più o meno...”
Qualche altro passo e furono fuori
dalle prigioni, in
un lungo tunnel sul cui pavimento c’erano tracce di sangue,
oltre a segni che
indicavano che delle persone vi erano state trascinate, nonostante
opponessero
resistenza. La strega era sempre più sconvolta.
“Non-non riesco nemmeno
ad immaginare cosa sia
successo qui…” mormorò.
“Io,
invece, non
so se sarò in grado di fare un altro passo. Ero
più al sicuro in quella cella!”
esclamò l’altra, ma fu subito rimproverata.
“ Brenda, smettila, non
tornerai indietro! Non c’è un
posto più sicuro degli altri, qui!”
Improvvisamente, udirono delle urla
femminili che si
avvicinavano sempre di più e Brenda, spaventata, si nascose
dietro l’amica,
strattonandola per la maglietta.
“Andiamocene, ti
prego…” le sussurrò, ma quella non le
rispose, anzi, rimase immobile, i sensi perfettamente
all’erta, aspettando di
vedere chi stava arrivando. Finalmente, quella persona giunse davanti a
loro: era
Nina. Quando le vide, smise subito di correre e si precipitò
ad abbracciare
Jade.
“Oh
mio Dio,
sono così felice di vedervi…”
mormorò e l’altra, spiazzata, la sentì
tremare
tra le sue braccia.
“Nina, calmati. Sei con
noi! – le disse – Che cosa ti
è successo?”
Quella, allora, si
staccò da lei, cercando le parole
per spiegare loro la situazione: “Ero con Zack e Wes, stavamo
cercando gli altri
e perciò abbiamo lasciato Alkaban. Poi abbiamo visto delle
strane creature
dagli occhi rossi, sembravano licantropi. Abbiamo preso una strada
secondaria
per aggirarli, ma ne sono spuntati fuori altri proprio davanti a noi.
Mentre
scappavamo, delle catene sono scese dal cielo e hanno agganciato Wes e
Zack per
le caviglie. Se Zack non mi avesse spinta, avrebbero preso sicuramente
anche
me!”
L’altra, incredula, la
invitò a continuare: “E poi?”
Nina scoppiò a piangere:
“Mi hanno gridato di scappare
e così ho fatto, ma loro sono rimasti lì, appesi
a testa in giù con quei mostri
che tentavano di acciuffarli. Sono tantissimi, riuniti tutti sotto alle
loro
vittime.”
“Quindi hai visto altre
persone nelle stesse
condizioni?”
“Sì!”
Brenda, in pensiero, decise allora
di intromettersi: “Noa?”
chiese, la voce che
era poco più di un
sussurro, ma l’altra scosse la testa.
“Non
l’ho
visto, mi dispiace.”
A quel punto, Jade la
osservò meglio e notò che era
ferita: “Chi è stato a farti quei
tagli?” chiese, mentre quella, improvvisamente
infreddolita, si stringeva le braccia al corpo.
“Mentre
percorrevo i tunnel sono stata attaccata da uno sciame di insetti
volanti. Avevano
le ali che sembravano lame e non volevano lasciarmi in pace. Credo di
aver
corso per parecchio tempo, sembrano infiniti…”
L’altra annuì,
lo sguardo improvvisamente attirato da
una scala poco lontana da loro: “Dobbiamo uscire da
qui!” esclamò, ma subito
Nina cercò di fermarla.
“No, Jade, fuori
è pericoloso!”
“Sì,
Nina ha
ragione, - la appoggiò subito Brenda - dobbiamo restare
qui!”
Ormai la strega era quasi sul primo
gradino: “Ma siamo
in pericolo anche qui, tanto vale rischiare e andare fuori nel
tentativo di
trovare una via d’uscita, no?”
Nina scosse la testa:
“Qui è pericoloso, è vero, ma
fuori lo è ancora di più, credimi. Siamo qui da
molto più tempo di te, sappiamo
di cosa stiamo parlando!”
“Non capisco…
proprio perché siete qui da più tempo di
me, dovete trovare la forza di lasciare questo posto. Non potete vivere
nella
paura, no? Combattete! Voi non siete così arrendevoli nella
vita reale!”
Le altre due, nel sentire le sue
parole, abbassarono
immediatamente lo sguardo.
“Jade,
- iniziò
Nina, gentile - se ci fosse un modo per andarcene, credi che non avrei
combattuto per trovarlo? La verità è che non
c’è via d’uscita per noi e lo sanno
anche gli altri.”
Colpita, Jade si fermò e
tornò indietro verso di loro:
“Che cosa vorresti dire?”
“Siamo
dentro
gli incubi di Harmony, purtroppo. E chi entra nei suoi incubi, non
è più in
grado uscirne. Ce l’hanno detto le streghe: questo sarebbe il
suo fardello. Se
lo porta dietro da anni, ma ora Heith lo ha scoperto e lo sta usando
contro di
noi. Credimi, stavolta non c’è nulla da fare,
siamo tutti condannati qui!”
Ma l’altra scosse
energicamente la testa, incapace di
accettarlo: “No, mi rifiuto! Non sono arrivata fino a questo
punto per rimanere
bloccata in un incubo. Ho superato cose ben peggiori e combattuto
battaglie che
sembravano impossibili da vincere. Ho visto il futuro in quei dipinti
che mi
hai mostrato, Nina, e la fine non era questa!”
“Il
futuro può
sempre cambiare, Jade. Uno dei dipinti ci mostrava assieme a George
davanti
alla casa di riposo, ricordi? Il narratore non era presente in quel
dipinto,
eppure nella realtà era con noi quando l’abbiamo
incontrato.”
“No,
non voglio
ascoltarti! – ribatté Jade, sempre sicura,
tornando verso la scala - Io uscirò
da questo incubo!” e iniziò a salire, subito
richiamata dall’amica.
“Jade, aspetta, non
andare!” la chiamò, ma quella la
ignorò, sollevando la grata e sbirciando fuori. Quello che
vide, però, non fu
per niente rassicurante: file di persone penzolavano dal cielo
attaccate a delle
catene, cercando di non essere presi dai mostri che facevano a gara per
acciuffarli.
Quando notò che una di quelle creature stava annusando
l’aria, pronta a girarsi
verso di lei, chiuse immediatamente la grata e scese nuovamente dalle
sue
amiche.
“Ti
sei
convinta, ora?” le chiese Nina, ma la risposta
arrivò solo qualche attimo dopo,
perché Jade era troppo impegnata a riflettere su quello che
stava accadendo.
“Questo è un
incubo, giusto? Si tratta solo di un macabro
gioco, una tortura mentale, non fisica. Nessuno muore veramente, qui,
perché
stiamo parlando di incubi, sogni, cose che non sono reali. E’
solamente una
cosa mentale, che ci condiziona a tal punto da far sembrare tutto vero
e
autentico, anche se non lo è.”
Brenda la guardò, una
scintilla di speranza negli
occhi: “Quindi Terence non è morto per
davvero?”
Jade scosse la testa:
“Non credo, Brenda. Quello che
sto cercando di dirvi, infatti, è che siete talmente
impegnate ad avere paura,
che vi dimenticate che dagli incubi ci si può svegliare.
Quando la paura arriva
al culmine, la gente di solito si sveglia dai propri incubi,
no?”
“Credimi,
io
sono già arrivata a quel punto e ho desiderato con tutte le
mie forze di
svegliarmi, ma non ha funzionato.”
“Certo,
perché
questi sono gli incubi di Harmony, non i nostri. Non abbiamo alcun
controllo
qui ed è per questo che rimaniamo bloccati.”
“Allora cosa possiamo
fare?”
“Dobbiamo
trovare il meccanismo che ci permetterà di svegliarci
dall’ incubo, di
controllarlo e di abbandonarlo. E’ quasi un desiderio: la
nostra mente che
desidera con tutte le forze di tornare alla realtà,
perché sa benissimo di
trovarsi in un incubo. Ci serve qualcosa che inneschi i nostri
desideri, la
nostra voglia di volerci svegliare.”
Brenda sospirò:
“E dove possiamo trovare questa sorta
di innesco?”
In risposta, Jade sorrise:
“Beh, siamo fortunati ad
avere Morney Hill come scenario, perché si trova proprio a
casa di Rick.”
Le altre due la guardarono
perplesse: “Che cosa c’è a
casa di Rick?” chiesero.
“Quando ero sua amica, mi
ha mostrato un oggetto
magico chiamato sfera dell’immaginazione. Grazie
a quello, per quasi un
giorno intero siamo riusciti con la mente ad uscire da Morney
Hill… Ci è
bastato immaginare, volere, desiderare
di essere al mare per trovarci davvero lì. E quello
sarà il nostro innesco!”
Nina sentì crescere
dentro di sé la speranza e si
aggrappò a quelle parole: “Quindi se troviamo la
sfera a casa di questo Rick potremo
andarcene via da qui per davvero?”
L’altra annuì:
“E’ la nostra unica speranza, ragazze.
Siete con me?” e quelle, guardandosi, sfinite per tutto
quello che avevano
passato, finalmente annuirono, convinte.
Poco dopo, insieme, percorsero il
tunnel cercando di
avvicinarsi ad Alkaban, mentre Jade spiegava loro il suo piano.
Jade spiegò loro il
piano: “Più ci allontaneremo dalla
città, più saremo lontane da quei mostri. Abbiamo
bisogno di armi per
difenderci e arrivare sane e salve a casa di Rick e credo si trovino
nella
stanza della cassaforte.”
Ma Brenda si bloccò,
titubante, per poi esternare le
proprie paure: “E’ ad Alkaban che ho ucciso
Terence…” mormorò.
“Non
è morto! –
ribatté l’amica, decisa - E’ solo un
incubo, quello che accade qui non è reale.”
Improvvisamente,
si sentì un ronzio non molto lontano e le tre si fermarono.
Il volto di Nina,
in particolare, si trasformò in una maschera di puro
terrore, quando riconobbe
la nuova minaccia.
“Oh
no! No, no,
no, no, sono di nuovo quegli insetti! Non posso sopportare altri
tagli!”
E subito corsero via dalla parte
opposta, finchè non
accade qualcosa: iniziarono a sprofondare nel pavimento.
Spaventate, iniziarono a gridare.
“Che
cosa sta
succedendo?” chiese Brenda e Nina dovette urlare per farsi
sentire.
“Il
pavimento
ci sta inghiottendo come fossero sabbie mobili!”
Jade, invece, nonostante fosse
tesa, cercò di
rassicurarle: “State calme, non moriremo, ok? Più
vi agitate e più
sprofonderemo velocemente!”
Ma quelle non poterono seguire il
suo consiglio, perché
in quel momento furono investite dallo sciame di insetti, che le
attaccò,
facendole agitare e gridare ancora di più. Nel giro di pochi
istanti,
sprofondarono tutte completamente.
*
Intanto, in superficie, da qualche
altra parte in
città, Noa stava correndo con cautela di casa in casa,
guardandosi
costantemente intorno circospetto. Improvvisamente, andò a
sbattere contro una
persona sbucata improvvisamente da dietro una casa.
“Oh,
wow, una
persona!” esclamò: era una donna, che, quando lo
capì che era sporco di sangue,
iniziò a indietreggiare, spaventata.
“Oh,
no, non
fraintendermi! – le disse, gentile - Mi sono risvegliato in
una vasca di
cadaveri e ho anche vomitato, ma non sono pericoloso. Non sono un
assassino, ti
prego, non scappare. Sei la prima persona che incontro apparte quelli
che
penzolano dal cielo e sono disperato perché non riesco a
trovare i miei amici.
Ti prego, non scappare…”
Colpita dalle sue parole, quella
decise di fidarsi: “Per
caso tra i tuoi amici c’è anche una ragazza che si
chiama Jade?”
Lui annui:
“Sì, perché, l’hai
incontrata? – guardò
alle sue spalle – Dov’è?”
“No,
no, non è
con me. Cioè, era con me… sono Sophia, la ragazza
del passato.”
Nel sentire il nome, quello,
finalmente capì: “Ah... –
esclamò, per notare che era sporca di terra – Mi
dispiace per quello che stai
vivendo. Suppongo sarebbe stato meglio rimanere morti, anziché
affrontare un viaggio temporale per
finire in questo postaccio, vero?”
Gli occhi di lei si riempirono di
lacrime, mentre il
suo corpo iniziava a tremare senza che potesse controllarlo:
“Mi sono
risvegliata sottoterra, ho scavato e scavato per uscire da quella
stramaledetta
buca, ma non arrivavo mai in cima. C’erano vermi che mi
strisciavano addosso e
la terra era così fredda... Non so da quanto fossi sepolta
lì, esattamente.”
“Già,
sembra
anche a me di essere qui da mesi. Sai, la vasca piena di cose morte non
è
l’unica cosa che ho affrontato... – anche a lui
vennero gli occhi lucidi – Voglio
solo trovare i miei amici e andarmene da qui…”
“Sono
d’accordo, non voglio più rimanere qui. Comunque,
io stavo andando verso sud, perché pare che da quelle parti
non ci siano i
mostri. Inoltre, c’è la casa del mio ex-ragazzo,
che era un cacciatore. Avremo
bisogno di armi per proteggerci, dato che io non ho più i
miei poteri.”
“D’accordo,
fammi strada, allora!” replicò lui e insieme
proseguirono, attenti e vigili.
Nel mondo reale, fuori dalla mente
di Harmony
Heith, una volta arrivata nel
centro della città, si
fermò, guardando verso il cielo: il sole stava sorgendo e
lei aveva passato
tutta la notte a riflettere su come avrebbe gestito il suo nuovo potere
sul
mondo. Finalmente, però, aveva le idee chiare e niente e
nessuno l’avrebbe
fermata. Così sollevò lo scettro in alto e disse:
“E’ arrivato il momento di
lasciare questa città e di affrontare il mio nuovo destino
di regina del mondo.
Non mi sembra ancora vero… ho sconfitto tutti
quanti…. Non esiste più nessuno
capace di fermarmi. E ora… ora creerò il mio
impero del terrore, da oggi
comincia una nuova era: l’era della più grande e
più potente strega mai
esistita, la magnifica Heith! Che io possa regnare a lungo!”
e rise
malvagiamente, scagliando un potente raggio viola che colpì
l’intera cupola,
mandandola in frantumi.
Nel vederla crollare, sorrise,
soddisfatta: “E’ fatta!
– esclamò - Ora niente e nessuno mi separa dal
resto del mondo e dal mio
destino. Sto arrivando!” e rise ancora e ancora, pronta a
lasciare finalmente Morney
Hill…
CONTINUA NELL’ULTIMO EPISODIO DELLA TERZA STAGIONE
Testo a cura di Lady Viviana.
ANGOLO AUTORE:
Purtroppo oggi non saranno disponibili entrambi gli episodi, scusate il
disagio. Il capitolo finale della terza stagione vi aspetta domani
pomeriggio, non mancate.