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Autore: SamuelRoth93    21/10/2015    0 recensioni
Ormai per la giovane Jade è tempo di tornare a casa. Anche la seconda profezia è stata portata a compimento, grazie al sacrificio del suo amato. Nell’ultima, grande battaglia contro i disordini e i servitori del Caos, c’erano state perdite e vittorie da entrambe le parti, ma finalmente era finita. L'incubo era finito. O forse no? Sfortunatamente, infatti, la prescelta e i suoi amici si ritroveranno davanti ad un nuovo ed inquietante mistero, che circonderà Morney Hill e che li terrà bloccati nella piccola cittadina per molto tempo a fronteggiare una minaccia ben diversa e più forte. Riuscirà Jade a salvare tutti coloro che ama, stavolta? Scopritelo in questa imperdibile terza stagione.
N.B La terza stagione è composta da 22 episodi.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO VENTUNO

"Harmony's Dark Dreams: The Beginning (Part I)"

 

 

 

Alkaban

 

 

Dana era pronta a condurre i potenziali alla caverna per il rito sacrificale che avrebbe neutralizzato i disordini per sempre, perciò, con fra le mani la lettera di istruzioni, in cui era scritta probabilmente l’ultima procedura da eseguire, fece ritorno nella Sala del Consiglio, dove tutti si erano raccolti intorno al tavolo assieme a Foxi, Zack e Nina, alquanto preoccupati. La donna, però, inizialmente non se ne accorse, anzi, li richiamò all’azione.

“Forza, ragazzi! E’ora di muoversi!” li incitò e quelli si voltarono a guardarla, i volti scuri, perciò Dana non poté più ignorare il problema.

 “Che cosa sta succedendo?” chiese, preoccupata.

Fu il Consigliere a risponderle: “Jackson ci ha appena messo al corrente di una cosa…”

 “Riguardo a…?”

Stavolta, fu Jackson a chiarirle la situazione: “Harmony! – esclamò, tetro - Quando Heith ci ha attaccati, ha distrutto il suo braccialetto…”

 “Che non è un comune braccialetto, - spiegò Tamara – visto che è stato creato apposta per lei. Aveva la funzione di inibire il suo sonno e, come effetto collaterale, anche il suo potere. Comunque, ne valeva la pena!”

 “Quindi Heith l’ha presa di mira?” chiese allora Dana, cui ancora sfuggiva qualcosa.

L’altra, però, scosse la testa: “No. L’ha rapita con l’unico scopo di usarla. Contro di noi!”

A quel punto, l’anziana strega era curiosa e intimorita per quell’inattesa svolta: “Cosa succede se Harmony non ha indosso quel braccialetto?”

“Quando si addormenta, cade preda di numerosi incubi che le rendono impossibile risvegliarsi. E l’unico modo per lei di uscirne, è essere toccata da qualcuno. Quando succede, quello viene risucchiato all’interno della sua mente e vive quegli incubi al posto suo. Tutto ciò, quindi, le permette di risvegliarsi, ma a spese di chi le sta attorno. Le prime vittime di questo suo potere, infatti, sono stati i suoi genitori e suo fratello che, non vedendola risvegliarsi, provarono a scuoterla…”

Con gli occhi lucidi, Jackson abbassò lo sguardo: “Per questo aveva sempre timore a parlarmene. Se ne vergognava, oltre al fatto che quel ricordo la faceva stare male...” mormorò.

“Si sente in colpa da sempre per quello che ha fatto ai suoi genitori e a tutte le persone che hanno tentato di risvegliarla. Per fortuna, alla fine ha incontrato la nostra congrega e fortunatamente noi siamo riuscite ad aiutarla, anche se questo ha significato condannarla a restare sveglia in eterno, affinché non possa più nuocere a nessuno.”

Dana sospirò, indignata, ma comprensiva: “Ma come ha fatto Heith a scoprirlo?”

A quel punto, Klen, sempre con lo sguardo basso, capì che era arrivato il momento di intervenire: “Credo che sia stata colpa mia… L’ho raccontato a Roma e in questo momento lei è con Heith. Deve averla torturata in qualche modo e lei, magari per salvarsi, le ha rivelato questa informazione.”

La donna evitò di rimproverarla, pensando che l’avessero già fatto le sue sorelle della congrega.

 “Ok, ma questo è un potere di contatto, no? Dovremmo toccare Harmony per finire nei suoi incubi, perciò non vedo quale sia il problema. Iniziamo ad avviarci, ok?” esclamò, sicura.

Allora Nina, finora rimasta in disparte, la mise a parte anche dell’ultima scoperta: “Jackson, Noa e Wes hanno aggiunto anche che Harmony è stata rinchiusa in uno scettro, perciò…”

Dana letteralmente sbiancò: “Oh, beh, questo sì che è un problema! Ok, dobbiamo correre alla caverna, allora. ORA! Non dobbiamo perdere tempo! Ci isoleremo magicamente da qualunque cosa Heith ci stia per scagliare contro, chiaro?” e quelli, annuendo, si prepararono immediatamente.

 

*

 

Intanto, Roma era magicamente comparsa al centro di una delle stanze e subito, dopo essersi guardata intorno preoccupata, aveva scorto il narratore che la osservava con un sorriso.

“Ehi, sei tu! Rider!” lo salutò, sorridendo.

 “Proprio io! Bentornata!”

Incredula, la ragazza si accorse di non avere più il marchio al polso: “Ma.. ma… che cosa significa? E come sono arrivata qui?”

 “Mi basta narrare per dare un lieto fine a qualcuno. Nel tuo caso, la libertà!” rispose lui, tranquillamente e gli occhi di lei si riempirono di lacrime, mentre correva ad abbracciarlo.

“Hai fatto sparire anche le mie ferite. Grazie!” e quello, spiazzato, rimase lì impalato per diversi secondi, prima di ricambiare la stretta, il volto rosso per l’emozione.

 

*

Poco lontana da loro, Brenda stava cercando di raggiungere Terence, quando se lo trovò di fronte all’altra estremità di un corridoio. I due, subito, si bloccarono, restando immobili a guardarsi per diversi secondi, mantenendo le distanza. Lui, infatti, non sapeva come reagire, non capiva perché ce l’avesse davanti, perché fosse lì, quando lei, improvvisamente, gli sorrise, spiazzandolo, per poi iniziare a correre verso di lui. Un attimo dopo, anche Terence stava facendo lo stesso, benché ancora confuso.

 “Ma che…?” chiese, poco prima che Brenda gli saltasse addosso e lo baciasse con passione, come solo una persona innamorata può fare. Un lungo bacio, tenero e vero.

Quando si staccarono, lui era ancora più incredulo: “Brenda, ma tu mi…” iniziò, ma lei annuì e non lo lasciò finire.

 “… ami di nuovo? Sì!”

Terence la strinse forte a sé, gli occhi pieni di lacrime: “Oh mio Dio, non immagini quanto mi sia pentito di averti fatto una cosa del genere e quanto mi senta sollevato nel sentirti dire questo... Davvero, non sai quanto. Ti amo come non ho mai amato nessuno in tutta la mia lunga vita da servitore del caos e ti prometto che non ti lascerò mai più andare... Mai più!”

Lei sorrise, felice, ignorando le lacrime che le scendevano lungo le guance: “Già, non farlo mai più, perché non mi sono mai sentita così sola e vuota in tutta la mia vita come in questi giorni e solo ora capisco quanto tu abbia sofferto per quella tua scelta…”

“E io solo ora capisco che la mia vita non ha senso se non ci sei tu a farne parte. Sei tutto il mio mondo, sei il mio cuore, sei tutto ciò che ho sempre voluto.. – le prese il volto fra le mani – Guardo i tuoi occhi e vedo la luce più luminosa che io abbia mai visto. Potrei morire per te... Anzi, morirò davvero, ma sono felice di andarmene sapendo che tu vivrai in un mondo migliore, senza il male che ha pervaso questa terra per secoli e secoli…”

Ma Brenda, in risposta, gli sorrise: “Io non ne sarei così sicuro, sai? Al narratore non ho chiesto un lieto fine soltanto per noi. Ho chiesto un lieto fine soprattutto per te, ovvero… - gli prese il volto, tenera – Terence, tu non morirai dopo la fine dei disordini. Continuerai a vivere e lo farai con me!”

Ridacchiò: “ E poi, - aggiunse - come diavolo potrà essere un mondo migliore per me se non ci sarai tu?”

Terence, senza parole, la baciò ancora e ancora, più innamorato che mai, mentre una strana ondata celeste li investiva, senza che se ne accorgessero. Un’ondata celeste che colpì l’intera Alkaban e anche il resto della città.

 

Otto mesi prima

 

 

Jade, nel frattempo, era ancora alle prese con Sophia, la ragazza che doveva assolutamente portare con sé nel presente per compiere il rito. Proprio in quel momento Rick, tenendola fra le braccia, le aveva chiesto, sottovoce: “Chi sono queste persone?”

“Mi hanno salvato la vita, in un certo senso…”

“In un certo senso?” commentò Dustin, che non aveva potuto fare a meno di ascoltare.

A quel punto, l’uomo si avvicinò a loro e strinse la mano ad entrambi, riconoscente: “Grazie. Grazie davvero!” disse loro.

 “Finalmente! – esclamò il ragazzo, soddisfatto, lasciando un’occhiataccia a Sophia – Ecco qualcuno di educato!”

Jade, intanto, stringeva ancora la mano di Rick nella sua, cercando di controllare il suo battito impazzito: “Ehm, non abbiamo fatto nulla di che, figurati!” mormorò, ricevendo subito un’occhiataccia, sempre da Dustin.

Intanto, l’uomo aveva fatto ritornato dalla sua amata: “Beh, dev’essere sempre un nulla di che, per la prescelta, non è così?” disse, tranquillo e Dustin, confuso, si girò immediatamente verso la ragazza.

 “Aspetta, ti conosce?”

Ma quella lo ignorò, rivolgendosi direttamente a Rick: “Mi hai vista ai piani alti, vero?” chiese, tranquilla.

 “Sì, mi sembra di averti incrociata, una volta. Congratulazioni per aver vinto la battaglia, a proposito!”

A quel punto Dustin, notando che l’altra si era persa a guardare l’uomo, le tirò una gomitata per risvegliarla:  “Allora? – la sollecitò - Ci sbrighiamo?”

All’altro, però, non sfuggì il suo gesto: “Oh, scusate, vi abbiamo trattenuti fin troppo, immagino...”

Jade rimase in silenzio, così il ragazzo decise di prendere in mano la situazione.

“In verità, - spiegò - siamo qui per Sophia. Non è un caso se ci siamo trovati qui, proprio nel momento in cui quella trave le stava per cadere addosso. Uccidendola.”

 “Non capisco… di che cosa stai parlando?”

Fu Sophia, però, a spiegargli la situazione: “Dicono che devo seguirli nel loro tempo. Cioè, nel futuro.”

Rick, allora, si voltò verso la prescelta: “E’ la verità?” chiese e l’altra annuì.

 “Perché deve venire con voi, allora?” continuò.

“Perché abbiamo bisogno del suo aiuto, visto che è una prescelta, come me. Purtroppo, la battaglia non è stata vinta come pensavamo e il sangue di noi prescelte, ora, è la chiave per neutralizzare i disordini una volta per tutte.”

La diretta interessata la guardò, perplessa: “Scusa, perché proprio io? Ci sono molte altre prescelte, o sbaglio?”

“Purtroppo, dove ci troviamo al momento, non ci sono molte prescelte su cui contare.”

I due annuirono.

 “Suppongo sia stato il Consiglio a farvi il suo nome, dal momento che sanno di me e lei…” aggiunse Rick e Jade decise di mentirgli.

 “Ma certo! Io non la conosco nemmeno, come avrei potuto sapere dove trovarla…” si affrettò a spiegare, per fortuna in modo abbastanza convincente.

L’uomo, allora, si voltò verso Sophia: “Puoi fidarti di loro, amore mio. Io rimarrò qui ad aspettarti, d’accordo?”

Lei, allora, annuì e lo guardò con tenerezza, prima di accettare di seguirli e baciarlo con passione. Poco lontano, Jade li osservava triste, perché dentro di sé sapeva la verità: quell’amore sarebbe finito lì, per sempre, appena dopo quel bacio. Alla fine, comunque, si staccarono e la ragazza poté avvicinarsi ai due per partire.

Rick, però, aveva ancora un’ultima domanda: “Quando me la riporterete?”

 “Presto… - gli rispose Jade, guardandolo a lungo, malinconica – Mi dispiace...”

La sua reazione lasciò l’altro perplesso, ma non ci fu tempo di aggiungere altro perché lei, con un cenno della mano, lo bloccò, scatenando il disappunto di Sophia.

“Ma che cosa stai facendo?!?” le chiese, indignata, mentre quella, con un altro cenno, lo faceva risplendere di un riflesso violaceo.

“Non deve avere memoria di questo incontro e nemmeno di questa conversazione!” replicò, decisa.

 “Perché?” insistette la ragazza.

Jade, allora, si voltò lentamente verso di lei: “Perché ci sono cose che non puoi capire, Sophia. Sai  perfettamente che il futuro non deve essere compromesso in nessun modo. E adesso andiamo!” concluse e quella non aggiunse altro, mentre si preparavano a tornare nel presente.

 

 

Morney Hill

 

 

Heith uscì dalla casa della confraternita e iniziò a camminare lungo la strada con il suo scettro lucente fra le mani. Rideva e volteggiava come una matta, mentre Bastian cercava di correrle dietro e di raggiungerla.

“Ehi, aspetta! Vuoi fermarti un secondo?” le gridò e subito lei si bloccò, per voltarsi verso di lui, seccata.

 “Cosa c’è?”

 “Ancora non mi hai detto che cosa sta succedendo… cos’hai fatto? Pensavo fossimo in due in questo piano di conquista del potere.”

L’altra roteò gli occhi: “Ok, vuoi davvero sapere cosa ho fatto? – sbottò, mostrandogli lo scettro – Vedi questa palla di vetro? Dentro ci sono tutti quanti! I disordini, Jade e i suoi amici. TUTTI! Grazie ad Harmony, ora ho nelle mie mani il potere di tutti loro, oltre al Male primordiale.”

“Nelle NOSTRE mani, vorrai dire.” puntualizzò lui.

La donna lo guardò con un leggero ghigno dipinto sulle labbra: “Ricordi quando eri una statua di pietra e io ti ho detto che erano stati Jade e gli altri a ridurti così? Beh, non era vero. Dopo che ci hai tirate fuori da quella gabbia, infatti, sono stata io a trasformarti in una statua di pietra perché io lavoro da sola.”

Ovviamente, all’altro non sfuggì il suo cambio di atteggiamento: “Allora come mai hai avuto bisogno di me, dopo? Anzi, aspetta, lo so io: perché tu non sei capace di arrivare ai tuoi scopi senza l’aiuto di altre persone! Mi rendo conto solo ora che sei soltanto una patetica nullità…” concluse, ma, con sua grande sorpresa, Heith nel sentire le sue parole sorrise.

 “Hai ragione, sai? Io ho sempre bisogno di qualcuno per arrivare ai miei scopi, ma non sono una nullità. Perché, quando li raggiungo, – e sollevò lo scettro, puntandolo verso Bastian – non ho più bisogno dell’aiuto di quelle persone. Mai più!” concluse e, pochi secondi dopo, quello bruciò fra le fiamme, mentre lei si godeva le sue urla, guardandolo sparire per sempre in una nuvola di fumo trasparente.

A quel punto, la strega  sorrise, iniziando a girare su se stessa: “Sono l’unica rimasta dei cattivi! Uuuh, eccitante! – esclamò, per poi tornare in sé e riprendere a camminare, raggiante – Heith ha vinto, mentre tutti gli altri hanno perso. Sono la strega più potente adesso e presto anche il resto del mondo mi conoscerà! Sono stata umiliata per così tanto tempo da quella ochetta bionda di Jade, dai suoi odiosi amici e anche da John e Wolf, ma, ora, basta… Heith non verrà mai più presa in giro da nessuno e, soprattutto, non si prostrerà mai più a nessuno. Saranno gli altri a inchinarsi a me. Lunga vita alla regina del male, da qui all’eternità!” e rise ancora di più, malvagia, mentre il suono di quella risata rimbombava ovunque nella cittadina ormai deserta.

 

*

 

Intanto, non molto lontano dalla strega, nel bel mezzo di una stradina, si era aperto un varco da cui, subito dopo, uscirono Dustin, Jade e Sophia. Il ragazzo, guardandosi intorno, tirò un sospiro di sollievo.

 “Bene, l’anello ha funzionato come si deve. Suppongo che questo sia il nostro tempo…”

Jade osservò per un attimo la devastazione intorno a sé in cerca di una conferma, prima di rispondere: “Sì, siamo proprio tornati nel periodo giusto. – poi guardò la data sul suo telefono – Nello stesso giorno in cui sono finita nel futuro, il 24 gennaio!”

Dustin la guardò, perplesso: “Accidenti, il nostro viaggio nel tempo è durato quasi una settimana! Com’è possibile se siamo stati nel passato al massimo un’ora?”

“C’è un altro disordinato come te, nel mio gruppo. E’ un narratore e tutto ciò che dice si realizza magicamente. L’unico effetto collaterale è che i suoi poteri assorbono il tempo, perciò suppongo li abbia usati, mentre eravamo via.”

 “Chissà qual è il mio effetto collaterale, allora. Ammesso che ne provochi uno, ovviamente…”

 

In quel momento, la ragazza si accorse che il luogo in cui si trovavano le era famigliare.

 “Siamo nello stesso quartiere in cui sono finita nel futuro…” mormorò, per poi salire i gradini di legno del portico più vicino in cerca di qualcosa.

 “Strano…” sussurrò, attirando l’attenzione di Sophia.

 “Cosa?” chiese.

 “Quando ero nel futuro, ho trovato un giornale qui, con la data di oggi…”

Il ragazzo la osservò nuovamente, sempre più confuso: “Un giornale con la data di oggi? Strano, visto che la città è deserta da un bel po’ di tempo. Dubito che gli addetti alla consegna siano sopravvissuti all’oscura apocalisse!” commentò.

 “Già, hai ragione. Ma allora da dove era spuntato fuori?”

Fu Sophia, però, ad aver trovato una soluzione: “Beh, potrebbe essere magicamente spuntato fuori…”

Subito, Jade ragionò sulla sua ipotesi: “Ma certo! – esclamò, dopo qualche secondo - Io avevo bisogno di scoprire quella data, altrimenti non saremmo giunti proprio in questo punto, perciò... ho creato io il giornale!”

Poi, stendendo le mani, chiuse gli occhi e fece comparire un vero e proprio giornale fra le sue mani. Infine, diede istruzioni a Dustin sulla mossa successiva.

 “Ok, io adesso devo scrivere un biglietto alla me stessa del passato, che sicuramente sta per arrivare. Tu tieniti pronto ad aprirle il varco e farla tornare nel suo tempo, d’accordo?” e quello annui, mentre Sophia la fissava sconcertata e confusa.

 “Wow, dev’essere dura essere te!” commentò.

 “Non sai quanto! Ma ti assicuro che questo è niente a confronto di quello che ho già passato. Una volta ho vissuto lo stesso giorno più di duecento volte, quindi sono abbastanza esperta su tutto ciò che riguarda il tempo. Piuttosto, - aggiunse, notando la borsetta che la ragazza portava a tracolla - hai carta e penna con te, per caso?”

“Oh, certo!” rispose l’altra, consegnandoglieli.

Qualche manciata di secondi dopo, una volta scritto il messaggio e messo a posto il giornale, Jade le disse: “Bene, andiamo a nasconderci adesso, prima che io arrivi e ci veda!” e subito le due sgattaiolarono via.

Al sicuro, lontano dal quartiere, le due ragazze decisero di fare una passeggiata in attesa di essere raggiunte da Dustin. Fra le due, però, calò ben presto un silenzio imbarazzante, rotto solo parecchi attimi dopo proprio da Sophia.

 “Conosci Rick, vero?” le chiese, cogliendola di sorpresa.

 “Ehm, sì, cioè no, cioè… di vista, ai piani alti, come ha detto lui!” farneticò Jade, confusa e, ovviamente, per nulla convincente.

 “Non sei credibile, hai detto troppi cioè . E poi, ti sei comportata in modo strano quando eravamo davanti a quel granaio. Perciò: dov’è lui, adesso?”

Con un sospiro, l’altra capì di non poter fare altro che arrendersi: “Lo conosco e siamo stati anche molto amici. Contenta?”

Negli occhi della ragazza passò un lampo di terrore nel sentire le sue parole: “Stati? Jade, dov’è ADESSO?”

Jade abbassò lo sguardo e la sua voce, quando rispose, fu poco più che un sussurro: “E’ stato ucciso, Sophia. Mi dispiace… E quando dico che mi dispiace, lo dico dal profondo del mio cuore, perché era mio amico e gli volevo molto bene. Ho sofferto tanto per la sua perdita…”

Sophia scoppiò a piangere: “Come? Chi è stato?” chiese, in preda a una vera e propria isterica.

Ma l’altra non ebbe il coraggio di dirle la verità e le mentì: “E’ morto esattamente come sei morta tu: tra le fiamme. Solo che tu sei qui, adesso. E ad ucciderlo è stata una strega di nome Heith.”

Quella si asciugò le lacrime, poi, decisa, sentenziò: “Voglio tornare da lui. Rispeditemi nel mio tempo!”

Jade, però, scosse la testa, mortificata: “Non puoi, Sophia. Ti ho mentito: tu non potrai più fare ritorno nel tuo tempo, perché morirai qui.”

Ovviamente, la sua rivelazione lasciò Sophia sgomenta e senza parole, tanto che iniziò a indietreggiare, spaventata: “Di cosa diavolo stai parlando…?”

“Non solo Rick non ricorderà del nostro incontro nel passato, ma, quando si sbloccherà, penserà di averti persa in quell’incendio, anche se non troverà mai il tuo corpo.”

La ragazza scoppiò ancora una volta a piangere: “Perché l’hai fatto? PERCHE’?”  urlò.

 “Perché è così che doveva andare, Sophia. Non sono tornata indietro per modificare gli eventi del futuro, ma per SALVARE il futuro dell’intera umanità. Non puoi tornare da lui…”

 “E io allora? – ribatté quella, arrabbiata - Sono viva, non è un cambiamento questo?”

 “Ma non lo sarai ancora per molto. Sei il mezzo perfetto, dato che il tuo destino non cambierà e, quindi, la tua assenza dal passato non modificherà il futuro. Sei morta nel passato e morirai anche qui, con la sola differenza che ci aiuterai a salvare il mondo intero.”

“Quindi io sarei un mezzo?” singhiozzò la ragazza, cinica.

“NO! Hai avuto la possibilità di dirgli addio, una cosa che per la maggior parte di noi non è possibile e che a te non è stata concessa la prima volta. E poi, non potrei riportarti comunque indietro, perché tu appartieni ad un altro mondo ormai, dove hai potuto assaporare una vita del tutto nuova. Una vita da cui ti abbiamo strappata via e a cui potrai tornare solo dopo il sacrificio per il quale ci serve il tuo aiuto.”

Sophia si fermò e la guardò, confusa: “Un altro mondo? Un’altra vita? Cos’è, vuoi confondermi, per caso? Mi stai mentendo ancora una volta  nel disperato tentativo di avere il mio aiuto?”

Ma l’altra  scosse la testa: “Tu non lo sai, ma i prescelti hanno una seconda opportunità rispetto a tutti gli altri. Gli anni passati a combattere battaglie e a sacrificarsi per il bene comune hanno una ricompensa. Infatti, quando essi muoiono, finiscono in un altro mondo, uno dove la magia non esiste e dove possono avere una vita normale. – sorrise leggermente – C’è il mio ragazzo lì ed è tutto vero perché ci sono stata. Quando abbiamo fermato la tua morte, ti abbiamo fatta automaticamente sparire da quel mondo, ma lascia che ti ricordi la vita che avevi lì, ok?”

Poi, si avvicinò ancora di più e mise le mani sulle sue tempie. Sophia, con sua grande sorpresa, si lasciò toccare, chiudendo gli occhi, pronta a ricevere quei ricordi. Dopo qualche secondo il suo viso fu solcato da un vortice di emozioni positive e le lacrime iniziano a scorrerle lungo le guance. Alla fine, dopo un tempo che parve lunghissimo, riaprì gli occhi e sorrise.

 “Ho una figlia! – esclamò - Ricordo tutto quanto... ogni momento della vita passata in quel mondo. – poi tornò seria e sul suo volto si dipinse la confusione – Com’è possibile che io sia sparita da quel mondo, se in esso non vi è magia, però?” chiese.

 “Ancora non ho capito come funziona, ma pare che il nostro mondo sia in grado di avere potere su quello, ma non viceversa.”

Soddisfatta, Sophia si asciugò per l’ennesima volta le lacrime: “Devo tornare al più presto da mia figlia e da mio marito. E’ pazzesco! Fino ad un attimo fa Rick era tutto il mio mondo e ora è come se l’avessi dimenticato da tempo e abbia accettato la mia morte in questo mondo e l’aver abbandonato le persone care che avevo qui. Come se fosse davvero passato molto tempo, mentre un attimo fa era semplicemente… un attimo!”

Comprensiva, Jade le mise una mano su un braccio: “Riacquisire i tuoi ricordi, ti ha fatto fare una specie di salto temporale. Ora vedi tutto da un’altra prospettiva, perché tecnicamente hai detto addio a quelle persone parecchio tempo fa e poi ti sei fatta una vita nel luogo in cui ti sei ritrovata.”

 “E a cui devo tornare. Dalla mia famiglia.”

 

Improvvisamente, come un fulmine, sollevando un colpo di vento, davanti alle due ragazze comparve Dustin.

“Missione compiuta! La Jade del passato è tornata nel suo tempo e ha letto il biglietto all’interno del giornale. Tutto a posto!”

La strega annuì, soddisfatta: “Bene, andiamo dai miei amici a concludere questa storia una volta per tutte, allora!”

 

Ma una voce alle loro spalle li bloccò prima che potessero muoversi.

“Che mi venga un colpo!” esclamò, facendoli voltare immediatamente. Era Heith, ancora una volta.

 “Come diavolo fai ad essere qui?” continuò, confusa, suscitando una risata in Jade.

 “Uno scettro? Ti credi una bambina di otto anni, adesso?”

La donna, allora, iniziò a passarsi lo scettro da una mano all’altra nel tentativo di calmarsi, osservandola come se la stesse analizzando. Alla fine, giunse a una conclusione.

 “Non eri a Morney Hill. – sentenziò - Per questo non sei nello scettro con gli altri.”

Ma l’altra la ignorò, guardandola stranita: “Aspetta! Di cosa diavolo stai blaterando? Che cosa hai fatto ai miei amici?!?”

Heith gongolò: “Oh, beh, sono in un posto letteralmente da incubo. – poi colpì il vetro dello scettro con un’unghia – Proprio qui dentro! In verità, tutta la città è qui dentro, non solo i tuoi amici, se devo essere sincera…”

Furiosa, la ragazza cercò di prendere lo scettro con la telecinesi, ma quello scintillò, annullando il suo potere. La donna scoppiò a ridere, soddisfatta.

 “Mi dispiace, ma non sei più la strega numero uno da queste parti. Certo, mi hai rubato le streghe, che per me erano fonte di potere, e sei decisamente andata in vantaggio in quell’occasione, ma ora… beh, potresti farti assumere in un circo per quanto i tuoi poteri sono ridicoli, in confronto ai miei!” esclamò, ma l’altra non si fece intimidire e replicò, altrettanto diretta e arrogante.

“Non sono un tipo da circo, Heith. Lo sei più tu, che non fai che renderti sempre più ridicola nella tua assurda scalata verso il potere destinata a diventare una discesa ancora più umiliante della precedente!”

Ormai, la donna era livida per la rabbia e agitava istericamente lo scettro contro la nemica: “TACI, MALEDETTA! – le urlò – E goditi il tuo soggiorno da incubo, mia cara, perché, credimi, lo sarà! Eccome se lo sarà!”

E, poco dopo, un’ondata celeste investì i tre. Mentre Dustin e Sophia si guardavano attorno terrorizzati, Jade rimase impassibile.

“Lo sai che troverò il modo di uscirne, vero? Come sempre..” ribatté, beffarda, un sorriso di scherno sulle labbra.

L’attimo seguente, era scomparse all’interno dello scettro ed Heith, piegata in due, cercava a fatica di calmarsi e di riprendere fiato.

 “E invece non ne uscirai, te lo posso garantire! – mormorò, alzando sempre di più la voce - RESTERAI BLOCCATA QUI DENTRO, TE LO GIURO! MI HA SENTITO, MALEDETTAA? EH?!? MI HA SENTITO?”

Poi si ricompose, tornando calma e sorridendo come sempre.

“Ma certo che non puoi sentirmi, come potresti,del resto? L’inferno che c’è qui dentro è troppo rumoroso. Comunque, ti auguro tanta sofferenza, stupida puttana arrogante… Per me è arrivato il momento di andare a costruire il mio regno, di cui purtroppo non sentirete mai parlare!” e rise malvagiamente, saltellando felice, il suo scettro sempre fra le mani.

 

 

Nella mente di Harmony, all’interno dello scettro 

 

 

Jade si risvegliò all’interno di una cella e subito si guardò intorno, stordita. Poi, strisciò fino alle sbarre e si accorse di non essere sola: nella fila di celle dall’altro lato, infatti, notò qualcun altro steso a terra. L’aria, inoltre, era piena di urla strazianti provenienti da chissà dove. La strega, allora, cercò immediatamente di svegliare quella persona.

“Ehi! Ehi, svegliati!” chiamò e quella iniziò a sollevarsi, rivelando la sua identità: era Brenda.

Non aveva lo stesso aspetto di come l’aveva lasciata prima del viaggio, ovviamente: i suoi vestiti e le sue mani erano ricoperti di sangue e inoltre sembrava alquanto terrorizzata e tremava. Quando vide Jade, quasi non credette ai suoi occhi.

“Oh Dio, Jade, sei veramente tu?” mormorò, mentre l’altra la osservava, troppo sconvolta dalle sue condizioni per parlare.

 “Certo che sono io, ma… ma cosa ti è successo?” chiese e l’amica si guardò le mani a lungo cercando di ignorare il loro tremolio, prima di rispondere.

 “Ehm, non lo so, credo di aver dormito per giorni. L’ultima cosa che ricordo è che mi trovavo ad Alkaban e che io e Terence non riuscivamo a trovare più gli altri. Siamo andati nella Sala Grande e lui è scomparso improvvisamente. Poi, davanti a me, è comparsa una creatura mostruosa e ad un tratto avevo la mia balestra in mano, così l’ho uccisa, mi sono avvicinata e... – scoppiò a piangere, sconvolta – le mie mani erano cambiate, avevo degli artigli lunghissimi al posto delle unghie e la mia pelle sembrava putrefatta. E… e… poi ho iniziato a sviscerare quella creatura, dissanguandola completamente e a quel punto lei… lei si è trasformata in Terence e io… credo di averlo ucciso in preda ad un’allucinazione…”

Jade rimase letteralmente agghiacciata dal suo racconto: “Ok, tutto questo non è reale, Brenda. Tu non hai ucciso Terence! E adesso siamo in una sorta di realtà alternativa creata da Heith, come nel libro del narratore, credo. Dobbiamo solo trovare il modo di uscire, d’accordo? Piuttosto, hai visto gli altri in giro, per caso?”

Ma l’altra scosse la testa: “No, non so nemmeno come sono arrivata qui.”

 

A quel punto, allora, la strega provò a mettersi in piedi e a provare ad aprire la porta della cella con i suoi poteri, ma fallì.

 “Cosa sta succedendo ai miei poteri?” mormorò, confusa.

 “Forse qui non funzionano…” sussurrò in risposta l’amica quando, improvvisamente, le celle si aprirono con forza, facendo un rumore terribile che spaventò le due ragazze: Brenda indietreggiò per la paura, sbattendo contro la parete alle sue spalle. Jade, invece, dopo essere rimasta per qualche secondo impalata senza sapere cosa fare, non esitò ad uscire, incitando  l’amica a fare altrettanto.

“Non so chi abbia aperto la cella, ma dobbiamo andarcene e trovare gli altri. Forza!” la incitò, senza successo.

 “No! Non voglio venire, perché quello che c’è là fuori mi terrorizza. Senti queste urla strazianti? Non mi hanno fatto chiudere occhio per giorni, ma alla fine la stanchezza ha vinto. Non riesco nemmeno ad immaginare quello che potrebbe esserci oltre questo corridoio...”

L’altra la guardò, perplessa: “Vi ho lasciati meno di una settimana fa, come puoi pensare di essere qui da giorni?”

Le sue parole sconvolsero Brenda: “Una sola settimana? Jade, io non so cosa dirti, so solo che mi sembra di stare qui da molto più tempo. Ho completamente perso la cognizione del tempo e non faccio che avere paura in ogni momento, ogni volta che apro gli occhi. – le lacrime tornarono a solcare le sue guance – Sono così confusa.. non so nemmeno se ho ucciso veramente Terence… Questo posto è l’inferno, credimi…”

Ma Jade non si lasciò convincere, anzi, fece quei pochi passi che le separavano e la prese per un braccio, aiutandola ad alzarsi: “Tu vieni con me, intesi? Non sei tu, questa, perché io ti conosco meglio di chiunque altro e so che non hai mai paura. Tu non hai paura di niente, chiaro?”

Quella annuì, continuando a tremare: “Sì-sì, non ho paura. Non ho paura.” ripeté, cercando di convincere se stessa che fosse veramente così.

L’amica annuì, affrettandosi a rassicurarla: “Non preoccuparti, troveremo gli altri e usciremo da qui, te lo prometto. Ne abbiamo passate di peggiori, questa è solo un’altra delle tante prove!”

 

E, poco dopo, le due iniziarono a vagare insieme in quel posto tetro. Nel tentativo di ignorare le urla, Jade decise di continuare a parlare con l’amica.

 “Sai dove siamo?” chiese.

 “Sì, credo di essere già stata qui. Anzi, ne sono sicura. Siamo sotto la città, dove tuo nonno teneva imprigionati le streghe e i demoni.”

“Quindi siamo ancora a Morney Hill, più o meno...”

 

Qualche altro passo e furono fuori dalle prigioni, in un lungo tunnel sul cui pavimento c’erano tracce di sangue, oltre a segni che indicavano che delle persone vi erano state trascinate, nonostante opponessero resistenza. La strega era sempre più sconvolta.

“Non-non riesco nemmeno ad immaginare cosa sia successo qui…” mormorò.

 “Io, invece, non so se sarò in grado di fare un altro passo. Ero più al sicuro in quella cella!” esclamò l’altra, ma fu subito rimproverata.

“ Brenda, smettila, non tornerai indietro! Non c’è un posto più sicuro degli altri, qui!”

 

Improvvisamente, udirono delle urla femminili che si avvicinavano sempre di più e Brenda, spaventata, si nascose dietro l’amica, strattonandola per la maglietta.

“Andiamocene, ti prego…” le sussurrò, ma quella non le rispose, anzi, rimase immobile, i sensi perfettamente all’erta, aspettando di vedere chi stava arrivando. Finalmente, quella persona giunse davanti a loro: era Nina. Quando le vide, smise subito di correre e si precipitò ad abbracciare Jade.

 “Oh mio Dio, sono così felice di vedervi…” mormorò e l’altra, spiazzata, la sentì tremare tra le sue braccia.

“Nina, calmati. Sei con noi! – le disse – Che cosa ti è successo?”

Quella, allora, si staccò da lei, cercando le parole per spiegare loro la situazione: “Ero con Zack e Wes, stavamo cercando gli altri e perciò abbiamo lasciato Alkaban. Poi abbiamo visto delle strane creature dagli occhi rossi, sembravano licantropi. Abbiamo preso una strada secondaria per aggirarli, ma ne sono spuntati fuori altri proprio davanti a noi. Mentre scappavamo, delle catene sono scese dal cielo e hanno agganciato Wes e Zack per le caviglie. Se Zack non mi avesse spinta, avrebbero preso sicuramente anche me!”

L’altra, incredula, la invitò a continuare: “E poi?”

Nina scoppiò a piangere: “Mi hanno gridato di scappare e così ho fatto, ma loro sono rimasti lì, appesi a testa in giù con quei mostri che tentavano di acciuffarli. Sono tantissimi, riuniti tutti sotto alle loro vittime.”

“Quindi hai visto altre persone nelle stesse condizioni?”

 “Sì!”

Brenda, in pensiero, decise allora di intromettersi: “Noa?”  chiese, la voce che era poco più di un sussurro, ma l’altra scosse la testa.

 “Non l’ho visto, mi dispiace.”

A quel punto, Jade la osservò meglio e notò che era ferita: “Chi è stato a farti quei tagli?” chiese, mentre quella, improvvisamente infreddolita, si stringeva le braccia al corpo.

 “Mentre percorrevo i tunnel sono stata attaccata da uno sciame di insetti volanti. Avevano le ali che sembravano lame e non volevano lasciarmi in pace. Credo di aver corso per parecchio tempo, sembrano infiniti…”

L’altra annuì, lo sguardo improvvisamente attirato da una scala poco lontana da loro: “Dobbiamo uscire da qui!” esclamò, ma subito Nina cercò di fermarla.

“No, Jade, fuori è pericoloso!”

 “Sì, Nina ha ragione, - la appoggiò subito Brenda - dobbiamo restare qui!”

Ormai la strega era quasi sul primo gradino: “Ma siamo in pericolo anche qui, tanto vale rischiare e andare fuori nel tentativo di trovare una via d’uscita, no?”

Nina scosse la testa: “Qui è pericoloso, è vero, ma fuori lo è ancora di più, credimi. Siamo qui da molto più tempo di te, sappiamo di cosa stiamo parlando!”

“Non capisco… proprio perché siete qui da più tempo di me, dovete trovare la forza di lasciare questo posto. Non potete vivere nella paura, no? Combattete! Voi non siete così arrendevoli nella vita reale!”

Le altre due, nel sentire le sue parole, abbassarono immediatamente lo sguardo.

 “Jade, - iniziò Nina, gentile - se ci fosse un modo per andarcene, credi che non avrei combattuto per trovarlo? La verità è che non c’è via d’uscita per noi e lo sanno anche gli altri.”

Colpita, Jade si fermò e tornò indietro verso di loro: “Che cosa vorresti dire?”

 “Siamo dentro gli incubi di Harmony, purtroppo. E chi entra nei suoi incubi, non è più in grado uscirne. Ce l’hanno detto le streghe: questo sarebbe il suo fardello. Se lo porta dietro da anni, ma ora Heith lo ha scoperto e lo sta usando contro di noi. Credimi, stavolta non c’è nulla da fare, siamo tutti condannati qui!”

Ma l’altra scosse energicamente la testa, incapace di accettarlo: “No, mi rifiuto! Non sono arrivata fino a questo punto per rimanere bloccata in un incubo. Ho superato cose ben peggiori e combattuto battaglie che sembravano impossibili da vincere. Ho visto il futuro in quei dipinti che mi hai mostrato, Nina, e la fine non era questa!”

 “Il futuro può sempre cambiare, Jade. Uno dei dipinti ci mostrava assieme a George davanti alla casa di riposo, ricordi? Il narratore non era presente in quel dipinto, eppure nella realtà era con noi quando l’abbiamo incontrato.”

 “No, non voglio ascoltarti! – ribatté Jade, sempre sicura, tornando verso la scala - Io uscirò da questo incubo!” e iniziò a salire, subito richiamata dall’amica.

“Jade, aspetta, non andare!” la chiamò, ma quella la ignorò, sollevando la grata e sbirciando fuori. Quello che vide, però, non fu per niente rassicurante: file di persone penzolavano dal cielo attaccate a delle catene, cercando di non essere presi dai mostri che facevano a gara per acciuffarli. Quando notò che una di quelle creature stava annusando l’aria, pronta a girarsi verso di lei, chiuse immediatamente la grata e scese nuovamente dalle sue amiche.

 “Ti sei convinta, ora?” le chiese Nina, ma la risposta arrivò solo qualche attimo dopo, perché Jade era troppo impegnata a riflettere su quello che stava accadendo.

“Questo è un incubo, giusto? Si tratta solo di un macabro gioco, una tortura mentale, non fisica. Nessuno muore veramente, qui, perché stiamo parlando di incubi, sogni, cose che non sono reali. E’ solamente una cosa mentale, che ci condiziona a tal punto da far sembrare tutto vero e autentico, anche se non lo è.”

Brenda la guardò, una scintilla di speranza negli occhi: “Quindi Terence non è morto per davvero?”

Jade scosse la testa: “Non credo, Brenda. Quello che sto cercando di dirvi, infatti, è che siete talmente impegnate ad avere paura, che vi dimenticate che dagli incubi ci si può svegliare. Quando la paura arriva al culmine, la gente di solito si sveglia dai propri incubi, no?”

 “Credimi, io sono già arrivata a quel punto e ho desiderato con tutte le mie forze di svegliarmi, ma non ha funzionato.”

 “Certo, perché questi sono gli incubi di Harmony, non i nostri. Non abbiamo alcun controllo qui ed è per questo che rimaniamo bloccati.”

“Allora cosa possiamo fare?”

 “Dobbiamo trovare il meccanismo che ci permetterà di svegliarci dall’ incubo, di controllarlo e di abbandonarlo. E’ quasi un desiderio: la nostra mente che desidera con tutte le forze di tornare alla realtà, perché sa benissimo di trovarsi in un incubo. Ci serve qualcosa che inneschi i nostri desideri, la nostra voglia di volerci svegliare.”

Brenda sospirò: “E dove possiamo trovare questa sorta di innesco?”

In risposta, Jade sorrise: “Beh, siamo fortunati ad avere Morney Hill come scenario, perché si trova proprio a casa di Rick.”

Le altre due la guardarono perplesse: “Che cosa c’è a casa di Rick?” chiesero.

“Quando ero sua amica, mi ha mostrato un oggetto magico chiamato sfera dell’immaginazione. Grazie a quello, per quasi un giorno intero siamo riusciti con la mente ad uscire da Morney Hill… Ci è bastato immaginare, volere, desiderare di essere al mare per trovarci davvero lì. E quello sarà il nostro innesco!”

Nina sentì crescere dentro di sé la speranza e si aggrappò a quelle parole: “Quindi se troviamo la sfera a casa di questo Rick  potremo andarcene via da qui per davvero?”

L’altra annuì: “E’ la nostra unica speranza, ragazze. Siete con me?” e quelle, guardandosi, sfinite per tutto quello che avevano passato, finalmente annuirono, convinte.

Poco dopo, insieme, percorsero il tunnel cercando di avvicinarsi ad Alkaban, mentre Jade spiegava loro il suo piano.

Jade spiegò loro il piano: “Più ci allontaneremo dalla città, più saremo lontane da quei mostri. Abbiamo bisogno di armi per difenderci e arrivare sane e salve a casa di Rick e credo si trovino nella stanza della cassaforte.”

Ma Brenda si bloccò, titubante, per poi esternare le proprie paure: “E’ ad Alkaban che ho ucciso Terence…” mormorò.

 “Non è morto! – ribatté l’amica, decisa - E’ solo un incubo, quello che accade qui non è reale.”

 

 Improvvisamente, si sentì un ronzio non molto lontano e le tre si fermarono. Il volto di Nina, in particolare, si trasformò in una maschera di puro terrore, quando riconobbe la nuova minaccia.

 “Oh no! No, no, no, no, sono di nuovo quegli insetti! Non posso sopportare altri tagli!”

E subito corsero via dalla parte opposta, finchè non accade qualcosa: iniziarono a sprofondare nel pavimento.

Spaventate, iniziarono a gridare.

 “Che cosa sta succedendo?” chiese Brenda e Nina dovette urlare per farsi sentire.

 “Il pavimento ci sta inghiottendo come fossero sabbie mobili!”

Jade, invece, nonostante fosse tesa, cercò di rassicurarle: “State calme, non moriremo, ok? Più vi agitate e più sprofonderemo velocemente!”

Ma quelle non poterono seguire il suo consiglio, perché in quel momento furono investite dallo sciame di insetti, che le attaccò, facendole agitare e gridare ancora di più. Nel giro di pochi istanti, sprofondarono tutte completamente.

 

*

 

Intanto, in superficie, da qualche altra parte in città, Noa stava correndo con cautela di casa in casa, guardandosi costantemente intorno circospetto. Improvvisamente, andò a sbattere contro una persona sbucata improvvisamente da dietro una casa.

 “Oh, wow, una persona!” esclamò: era una donna, che, quando lo capì che era sporco di sangue, iniziò a indietreggiare, spaventata.

 “Oh, no, non fraintendermi! – le disse, gentile - Mi sono risvegliato in una vasca di cadaveri e ho anche vomitato, ma non sono pericoloso. Non sono un assassino, ti prego, non scappare. Sei la prima persona che incontro apparte quelli che penzolano dal cielo e sono disperato perché non riesco a trovare i miei amici. Ti prego, non scappare…”

Colpita dalle sue parole, quella decise di fidarsi: “Per caso tra i tuoi amici c’è anche una ragazza che si chiama Jade?”

Lui annui: “Sì, perché, l’hai incontrata? – guardò alle sue spalle – Dov’è?”

 “No, no, non è con me. Cioè, era con me… sono Sophia, la ragazza del passato.”

Nel sentire il nome, quello, finalmente capì: “Ah... – esclamò, per notare che era sporca di terra – Mi dispiace per quello che stai vivendo. Suppongo sarebbe stato meglio rimanere morti,  anziché affrontare un viaggio temporale per finire in questo postaccio, vero?”

Gli occhi di lei si riempirono di lacrime, mentre il suo corpo iniziava a tremare senza che potesse controllarlo: “Mi sono risvegliata sottoterra, ho scavato e scavato per uscire da quella stramaledetta buca, ma non arrivavo mai in cima. C’erano vermi che mi strisciavano addosso e la terra era così fredda... Non so da quanto fossi sepolta lì, esattamente.”

 “Già, sembra anche a me di essere qui da mesi. Sai, la vasca piena di cose morte non è l’unica cosa che ho affrontato... – anche a lui vennero gli occhi lucidi – Voglio solo trovare i miei amici e andarmene da qui…”

“Sono d’accordo, non voglio più rimanere qui. Comunque, io stavo andando verso sud, perché pare che da quelle parti non ci siano i mostri. Inoltre, c’è la casa del mio ex-ragazzo, che era un cacciatore. Avremo bisogno di armi per proteggerci, dato che io non ho più i miei poteri.”

 “D’accordo, fammi strada, allora!” replicò lui e insieme proseguirono, attenti e vigili.

 

 

Nel mondo reale, fuori dalla mente di Harmony

 

 

Heith, una volta arrivata nel centro della città, si fermò, guardando verso il cielo: il sole stava sorgendo e lei aveva passato tutta la notte a riflettere su come avrebbe gestito il suo nuovo potere sul mondo. Finalmente, però, aveva le idee chiare e niente e nessuno l’avrebbe fermata. Così sollevò lo scettro in alto e disse: “E’ arrivato il momento di lasciare questa città e di affrontare il mio nuovo destino di regina del mondo. Non mi sembra ancora vero… ho sconfitto tutti quanti…. Non esiste più nessuno capace di fermarmi. E ora… ora creerò il mio impero del terrore, da oggi comincia una nuova era: l’era della più grande e più potente strega mai esistita, la magnifica Heith! Che io possa regnare a lungo!” e rise malvagiamente, scagliando un potente raggio viola che colpì l’intera cupola, mandandola in frantumi.

Nel vederla crollare, sorrise, soddisfatta: “E’ fatta! – esclamò - Ora niente e nessuno mi separa dal resto del mondo e dal mio destino. Sto arrivando!” e rise ancora e ancora, pronta a lasciare finalmente Morney Hill…

 

CONTINUA NELL’ULTIMO EPISODIO DELLA TERZA STAGIONE

Testo a cura di Lady Viviana.

ANGOLO AUTORE: Purtroppo oggi non saranno disponibili entrambi gli episodi, scusate il disagio. Il capitolo finale della terza stagione vi aspetta domani pomeriggio, non mancate.

 

  
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