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Autore: Made of Snow and Dreams    21/10/2015    1 recensioni
C'è ancora una nera figura che sembra tener conto dello scorrere del tempo in modo febbrile - maniacalmente - e che continua a lavorare come se non esistesse un domani.
L'unica cosa che Ayel sperava era che, ancora una volta, il suo capitano fosse fiero di lui.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Romulani
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 7

 

 

 

Torture

 

 

 

 

No, Ayel non avrebbe permesso che le guardie approfittassero della confusione creatasi dalla rissa per prendere Nero e sottoporlo alla stessa tortura, o chissà che altro. Per questo cinge la vita del suo Capitano per tirarlo via da Taev prima che possa essere colpito, ma qualcun altro colpisce lui.
Da dietro.
Una scarica di dolore gli attraversa la spina dorsale facendogli perdere la presa e l'equilibrio. Cade a terra con un gemito di dolore senza preoccuparsi di mostrarsi debole, perché è più che sicuro che sia stato un Klingon a colpirlo. Ma perché?
Se la sua vista è stata compromessa (o forse erano gli occhi, non riesce a stabilirlo: in quel momento le palpebre gli sembrano pesanti come macigni) il suo udito è fine come sempre; percepisce infatti il suono di qualcosa che era atterrato su qualcuno, e un grido acuto, e il rumore dello scatto del grilletto per fare fuoco.
Nero, dov'è Nero? No, non fategli del male, non più!
Un altro grido. Un avvertimento. Lo scricchiolio delle sedie che vengono spostate. Il ringhio di un animale.
'Stia attento, Capitano!'
'Schiva, Xandr, fagli vedere tu come si combatte!'
'Per Romulus! Per il nostro onore e quello del nostro pianeta!'
La sicura di un altro grilletto viene disattivata. Altri passi. Un altro colpo dato con ancora più forza ad Ayel, che perde del tutto conoscenza, accasciandosi a terra. Un grido.
Il buio vince.

 

 

 

'Guarda guarda chi sta rinvenendo! Com'è che ti chiami, Romulano? Ayel?'
La voce più sgradevole che lo abbia mai svegliato lo costringe ad aprire gli occhi. Davanti c'è una guardia, col volto coperto dal suo elmetto nero e il disgregatore in mano. Lo sguardo nei suoi occhi è oltremodo crudele e cattivo, vorace.
'Spero ti ricorderai di me, perché io mi sono ricordato molto bene di te; spero anche che tu sia comodo!'
La nebbia che ha davanti agli occhi inizia a diradarsi lentamente, mentre secondo dopo secondo realizza cos'è successo prima, anche se gli occhi gli si erano appannati momentaneamente. Muove la testa a destra e a sinistra, cercando di capire dove si trova: la stanza è piuttosto stretta e angusta, soffocante, dalle pareti di un colore indefinibile e occupata da diversi macchinari che non riesce a identificare. Nello stesso istante, però, con un lampo di orrore, metabolizza due cose: la prima è che si trova seduto su una sedia collegata a cavi e tubicini che lampeggiano, la seconda è che non ha possibilità di fuga. Ed è anche certo che sia qui non per ordine del direttore, ma per il puro divertimento di uno dei suoi scagnozzi.
'Abbiamo un conto in sospeso noi due, Ayel. Ricordi? Mi avevi fatto intendere l'ultima volta che desideravi un assaggio delle torture che facciamo al tuo amato Capitano, e io sono ben felice di accontentarti!'
Una bassa risatina gutturale mista a un ringhio fuoriesce dalla bocca di Ayel, mentre ruota i polsi legati troppo strettamente per far riprendere la circolazione; era così che si sentiva Nero quando veniva torturato? Era questo che gli veniva detto dai suoi carcerieri?
Il Klingon scuote la testa debolmente lasciando che un lampo di odio misto a perplessità brilli nei suoi occhi scuri, osservando il suo prigionieri mettersi comodo sulla sedia e continuare a sorridere, fissando un punto indefinito del suo viso coperto. L'elettricità sarebbe dovuta passare dal generatore, posto poco sopra la testa del Romulano, collegato a diversi fili che finivano in delle estremità poste sulla fronte e sul capo. Sì, accendere quell'ordigno e farlo funzionare non sarebbe stato tanto difficile, bastava solo tirare la piccola leva azzurra. E infatti così fa, mormorando prima :'Mi dispiace non essere un esperto in queste cose, in fondo sono solo una guardia. Quindi mi spiace anche comunicarti che... improvviserò.'
Tira la leva.
Bastano solo tre secondi prima che il generatore si riscaldi e la prima scarica passi attraverso i fili e venga trasmesso dalle estremità alle tempie di Ayel. La guardia emette un debole sorriso e indietreggia di pochi passi, spostandosi fino a fronteggiare il suo prigioniero.
'Sì, credo proprio che ti ricrederai.'

 

 

Urlare è diventato l'unico mezzo per non impazzire. Il dolore è lancinante, straziante, atroce; nella sua vita passata su Romulus non si era mai interessato alle torture e tanto meno all'elettroshock, di invenzione puramente terrestre, ma logicamente per infliggere dolore si doveva far aumentare lentamente il livello di dolore. Evidentemente, invece, il generatore era stato regolato a potenza massima.
Prova a scuotere la testa più e più volte, urlando e ringhiando insieme, prova a buttare il suo corpo in avanti di riflesso, fa forza con le braccia, ma le manutenzioni non si decidono ad allentarsi nemmeno di poco: quanto alla guardia, è arretrata di altri due passi lasciando che l'ombra lo copra parzialmente, rendendo il tentativo di Ayel di decifrare la sua espressione vano.
Urla e urla, ancora, geme, ansima, sviene. Il suo corpo sussulta un'ultima volta sulla sedia contorcendosi,e poi si accascia, mentre le scariche continuano a tormentargli il cervello, la delicata pelle vicino le tempie.
Il Klingon che aveva deciso di punirlo per quella maledetta frase che gli era sfuggita di bocca giorni e giorni fa

Evidentemente i vostri modi di estorcere la verità non sono così terribili come tutti pensano, Klingon. Nemmeno io inizio a crederci più.

si avvicina senza fretta, con noncuranza verso il corpo inerme: slega le contenzioni, armeggia con la leva azzurrina e alcuni tasti, e lascia che Ayel ricada, ormai senza qualcosa che lo possa sorreggere, a terra.
Cade con un sonoro tonfo ai piedi della guardia.

 

 

 

'Ayel.'

 

 

 

'Ayel, rispondimi. So che sei qui.'

 

 

 

'... Capitano Nero?'
'Dove sei ora?'
'Non so dove... ricordo una specie di stanzino con un macchinario per le torture, e la guardia che avevo provocato. Niente di più.'
'Un macchinario per le torture? Hanno osato prendersela con uno dei miei uomini?'
La voce cresce di intensità, fino a diventare una specie di grido saturo di rabbia. Si sente troppo stanco per difendersi da quell'intrusione.
'Hanno osato prendersela con uno dei miei uomini e per di più con... te, Ayel? Il mio secondo?' continua implacabile.
'Quei viscidi animali, Klingon, parassiti...'
'Capitano...'
'Pagheranno per tutto, Ayel, non dubitare. Pagheranno per tutto il tempo che ci hanno rubato, pagheranno per gli affronti che abbiamo dovuto subire, pagheranno per ciò che ti hanno fatto!'
'Non c'è bisogno di preoccuparsi per me, Capitano. Piuttosto quali sono stati gli esiti della rivolta? Taev l'ha colpito?'
Un riso sommesso, cadenziato, quasi dolce, consolatorio. Per Ayel è come una carezza data dal vento nelle tiepide sere primaverili su Romulus. Ah, ricorda bene quello strano tempo, l'alternarsi dei venti stagionali... quello primaverile era stato quello che gli piaceva di più, mentre si dondolava pigramente col piede in casa sua sulla sua poltrona preferita, chiudendo gli occhi e, a volte, addormentandosi.
'Te lo dirò quando tornerai da noi; credo di vederti, adesso...'

 

 

 

 

Infatti il corpo di Ayel viene brutalmente gettato nel pavimento della sua cella, dopo essere stato trascinato sotto lo sguardo arrendevole e addolorato degli altri prigionieri.
Lentamente percepisce i suoi sensi riprendersi, i suoi arti riavere sensibilità, le palpebre alleggerirsi, la sua pelle scottata pulsare, la sua testa girare vorticosamente.
Un brusìo sommesso, parole che non riesce nemmeno a percepire, il familiare frastuono del metallo contro la pietra, a volte il suono inconfondibile di un pugno.

 

 

 

 

La sua pelle calmata da due mani callose, benvenute, amiche.
Una carezza inconfondibile.

 

 

 

 

 

Sì. Lo so.

Mi dispiace, so di essere imperdonabile per il ritardo, ma... ho avuto un sacco di impregni -scolastici e non- per cui aggiornare mi è divenuto quasi impossibile. Spero di poter riprendere tra breve con un capitolo moooolto più lungo di questo in tempi brevi (e per brevi intendo brevi, gente! ;) ), sempre che ancora vi ricordiate di me e di questa vecchia storia! :'(
Jolan tru a tutti!

Made of Snow and Dreams.

 

 

  
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