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Autore: SofiFlo    21/10/2015    0 recensioni
Breve storia con riflessioni personali della protagonista sulla propria vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sedeva con la schiena appoggiata al muro, le gambe piegate e i piedi ben saldi a terra, lo sguardo rivolto verso il basso. Non aveva mai amato sentire sua cugina parlare degli affari propri,  con quel tono di voce acuto, camminando avanti e indietro e gesticolando. Quella ragazza era così stupida,  immersa nei sui problemi inesistenti.
"E quella è venuta e mi fa -Cazzo fai con il mio tipo?- Ma io cosa le devo dire, mica lo sapevo che quello era fidanzato. E poi non è colpa mia se mi è corso dietro! Che poi lei era pure brutta, lo capisco se non le interessava....ma insomma io non sopporto più tutta questa gente, sono tutti così irritanti, e fastidiosi, e basta, io dico!"
"Suicidati. Sai cosa ci vuole... cinque secondi e un coltello o un edificio alto...ce la puoi fare. " "Ehi, cosa dici?!? ..." E bla, bla, bla, aveva continuato quella tortura. Quella ragazza non poteva capire. Per tutta la vita aveva cercato di evitare persone così superficiali, non perché non volesse che tutto fosse così semplice come loro lo facevano apparire, ma perché era tutto così finto da metterle tristezza. Si era sempre sentita come se avesse passato tutta la sua vita sulla cima di una scogliera, come incatenata ad un crocifisso invisibile, a sentire le folate con cui il vento tentava di ferirla. Poteva vedere tutta la sua vita in quell'immagine di sé stessa senza forze, sospesa immobile, lontana da qualunque vincolo, in mezzo a distese sconfinate, ma senza via d' Uscita. Si poteva vedere, travolta dalla pioggia e dalla grandine, pronte a colpirla con quanta più violenza possibile e a lasciare poi il sollievo e la calma che l'acqua cerca di far penetrare attraverso la pelle. Poteva sentire tutto quel che il vento le sbatteva addosso, tutto quello che riusciva a portare a ferirla. La sabbia che le entrava negli occhi, aquiloni rotti e poi persi nel vento, e qualunque altra cianfrusaglia catturata nel venirle incontro.
Per un po' aveva combattuto quel vento e tutto quel che esso portava con sé,  ma poi aveva lasciato che ogni dolore che voleva causarle le causasse e che ogni movimento che le voleva imporre le imponesse. E anche se ora sapeva di essere ancora lì,  sottoposta a tutto questo,  aveva smesso di combattere. Perché aveva sempre pensato che l'assenza fosse qualcosa di sottratto e che quel che ci viene tolto non ci possa pesare, non ci possa ferire quanto (anche involontariamente ) lo faceva quando c'era. E ora che sapeva che quel che ci manca è come un macigno nel nostro cuore, non aveva più motivo di combattere un crocifisso invisibile che anziché sostenerla di fronte alle intemperie, la schiacciava con il suo peso, gravando la situazione.
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Nota dell'autore: Grazie a chi a letto fino a qui. So che è uno scritto un po' misterioso e apparentremente privo di senso, ma è il modo in cui scrivo solitamente, quindi spero che questo non lasci nessuno deluso. Consigli, domande, critiche sono sempre apprezzate. - Sofia
   
 
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