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Autore: lolasmiley    21/10/2015    2 recensioni
«Ma tu, chi cazzo merda sei?»
«Non ha importanza.»
Questa affermazione mi fa arrabbiare non poco.
«Senti, mi hanno sempre dato fastidio i figoni che se ne escono con queste frasi alla James Bond, anzi, ti dirò di più, mi sta abbastanza sulle palle pure lui» mi calmo per fare una breve osservazione a bassa voce «tranne in Casinò Royale, quel film mi piace.» poi riprendo il mio tono incazzato «Ha importanza eccome. Ho assistito ad un omicidio, mi hanno quasi rapita, sei arrivato tu, mi hai salvata e adesso mi porti non so dove e mi dici che non posso andare alla polizia. Ora, non si tratta di avvenimenti irrilevanti per cui chi sei potrebbe non avere importanza. Non sei sbucato dal nulla per comprarmi un gelato, cazzo. Quindi adesso pretendo delle spiegazioni perchè non ho capito assolutamente nulla di quello che è successo.»
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(8)

 

 

 


Ashton ha pagato prima o se ne va in pieno stile 007 lasciando il conto da saldare? 

Non che la cosa mi interessi davvero, ma la mia mente da scrittrice di gialli che si è pure letta alcuni dei libri di Fleming non può evitare di cercare similarità e differenze con James Bond. Non ce la faccio, è più forte di me.

Camminiamo sul marciapiede, vicini ma non troppo, non abbastanza da sfiorarci, in un silenzio che non mi preoccupo di riempire. Ammiro la città, il cielo, mi gusto una strana sensazione di libertà di cui non saprei spiegare l’origine: non sono appena uscita di prigione, non è l’ultimo giorno di scuola, non sono appena scappata di casa nel cuore della notte. Eppure è così che mi sento. Faccio dei respiri più profondi perché mi sembra quasi che l’aria abbia un profumo diverso.

Ashton è il primo a rompere il silenzio.

«Che te ne pare di quella?» 

Mi volto a guardare dove sta indicando e noto una scritta al neon, rossa, accompagnata da un trancio stilizzato lampeggiante. 

«Perfetta» 

Attraversiamo la strada e entriamo nella piccola pizzeria da asporto. Ci sono solo un paio di persone ma sono già state servite. Chiedo due tranci alla ragazza con il caschetto rosso e il trucco un po’ pesante dall’altro lato del bancone. 

Cerco il taccuino nella borsa e faccio per pagare quando mi accorgo che la ragazza sta infilando dei soldi nel registratore di cassa e subito dopo porge lo scontrino ad Ashton, che ripone il portafoglio nella tasca interna della giacca. 

Quindi lo paga, il conto.

«Emh...Grazie, ma non dovevi» sussurro. Gli porgo comunque una banconota da cinque euro, tentando di restituirglieli. Lui si trattiene dall’alzare gli occhi al cielo.

«Ma per favore» ribatte. Si avvia verso l’uscita della pizzeria, così prendo il piccolo vassoio di cartone con i tranci di pizza e lo seguo. Gli sorrido mentre mi tiene la porta aperta ed esco di nuovo nella frescura irlandese.

«Vuoi sederti?» si guarda intorno, alla ricerca di una panchina o qualcosa del genere.

Scuoto la testa e alzo le spalle.

«Nah, possiamo camminare» propongo. Riprendiamo la stessa andatura di prima, costante, a distanza, mentre io mangio la mia pizza. Gli allungo il vassoio di cartone per invitarlo a condividere la mia cena, ma scuote la testa sussurrando un “no, grazie”.

Dopo un paio di bocconi la curiosità prende il sopravvento.

«Esiste davvero la licenza di uccidere o se l’è inventata Fleming?» chiedo, ancora masticando. 

Sento Ashton ridacchiare e mi volto a guardarlo.

«No, esiste davvero» 

«Quindi tu sei un doppio zero?»

Annuisce e infila le mani in tasca. Dovrei scappare a gambe levate? Avevo sempre cercato di mentire a me stessa dicendo che 007 non è un personaggio poi così affascinante, ma trovarsi faccia a faccia con una spia demolisce fino all’ultimo pezzo questa teoria.

«Perchè prima hai detto che non puoi tradire nessuno?»

«Perché mi hanno sospeso»

«Ah. Perché?» immagino già la risposta. Lui sospira, o forse sbuffa, e dà un calcio a un sassolino sul marciapiede.

«Mi hanno sospeso perché ho rischiato di far saltare la mia copertura, uccidendo gli uomini che avevano cercato di rapirti, parlando con te, salvandoti. Considerano quello che ho fatto irresponsabile, stupido, irrazionale. Mi hanno avvisato che la mia carriera sarebbe potuta essere compromessa da un’altro atto del genere, in pratica mi hanno minacciato di licenziarmi se avessi disobbedito agli ordini»

«E allora perché mi hai aiutata anche oggi?»

«Non potevo semplicemente guardare dall’altra parte. Ho giurato di difendere la nazione, ma non lo farò dimenticandomi di cos’è giusto e cos’è sbagliato. Non tradirò i miei principi per eseguire degli ordini calati dall’alto»

Annuisco, pensierosa. Poi poso il trancio di pizza che stavo mangiando e guardo Ashton in silenzio, in attesa che si volti dalla mia parte.

«Mi piace come la pensi» dico sinceramente. Lui abbozza un sorriso triste e distoglie lo sguardo, riportandolo davanti a sé.

«Comunque credo che tu abbia sbagliato carriera. Non puoi fare la spia e non eseguire gli ordini» 

«Vero. Ma non credo che avrei potuto fare nient’altro senza ritrovarmi ad affrontare qualcuno che mi impartisce degli ordini»

«Puoi salire di grado e prendere tu le decisioni»

«Un giorno lo farò. Ma mi dispiacerà abbandonare il lavoro da operativo»

«Vorresti essere giudice e giustiziere?» chiedo, mordendo l’ultimo pezzo di crosta della pizza.

«Una cosa del genere. Ma non che io mi diverta a uccidere»

Scuoto la testa, contrariata.

«Non intendevo questo. Hai detto che non puoi più tradire nessuno. Quindi puoi spiegarmi che cosa è successo? Chi erano davvero quegli uomini?» azzardo.

«L’ho detto, ma non è proprio vero. Non significa che posso rivelarti i segreti di stato dalla fondazione del Regno Unito ad oggi...» spiega ridacchiando. Ragiono un attimo, cercando dei motivi per convincerlo a rivelarmi dettagli top secret. Ed ecco la lampadina che si accende sopra la mia testa.

«E se per mancanza di informazioni mi dovessi trovare di nuovo in pericolo?»

«Mossa leggermente subdola, la tua»

Ha ragione, fare leva sul suo senso di protezione è una cosa poco carina da parte mia, ma mi sembrava che il fine potesse giustificare il mezzo. Sospiro e preparo un’altra linea per provare a convincerlo.

«Senti, è innegabile che io sia curiosa e interessata a tutto ciò perché è terribilmente intrigante, ma sono anche spaventata da quello che è accaduto negli ultimi giorni, e vorrei capire. Magari potrei anche involontariamente sapere qualcosa» scrollo le spalle.

Non dice nulla e continua a camminare. Potrei sentire il rumore delle rotelline che girano mentre ragiona.

«D’accordo, ma dobbiamo andare in un posto sicuro»

Dentro di me esulto, ma cerco di non darlo troppo a vedere, restando composta e evitando di sorridere troppo.

«L’ultima volta che mi hanno detto una cosa del genere non è finita troppo bene» 

«Non hai tutti i torti. Se hai cambiato idea, puoi tornare a casa»

«Non ho detto questo»

Lui sorride.

Mi accorgo che abbiamo praticamente girato in tondo e che siamo di nuovo nei pressi del Temple Bar quando Ashton tira fuori le chiavi di un’auto e preme il pulsante per aprire le portiere sul telecomando a distanza. Non è la stessa macchona di oggi pomeriggio.

«Niente Aston Martin» dico ironica.

Si avvicina al lato del passeggero e mi apre la porta, aspettando che io salga. Ha fatto un corso di cinque ore su come fare il gentiluomo o cosa mi sono persa? Gli passo accanto sorridente e entro nell’auto, subito dopo richiude lo sportello, fa il giro e sale al posto del guidatore.

«Devi bendarmi?» chiedo, mentre mette in moto. Mi guarda di sottecchi.

«Se vuoi»

Ridacchio e mi allaccio la cintura. 

Sono stati dei giorni davvero assurdi, devo ancora assimilare quello che è successo e forse è proprio per questo che al momento sono più elettrizzata che spaventata. 

 

 

«Vuoi qualcosa da bere? Del tè, caffè..?» chiede Ashton, appoggiando la sua giacca ad un appendiabiti vicino alla porta della stanza d’albergo dove mi ha portata, e dove immagino alloggi già da tempo.

Mi guardo intorno e lo imito, lasciando borsa e giacca accanto all’entrata, che si apre su un piccolo salotto. L’arredamento è molto moderno ma semplice, dai colori scuri contrastati da qualche dettaglio bianco. 

«Vesper Martini agitato non mescolato» rispondo. 

Si ferma, dato che stava andando verso il salottino, e si gira per osservarmi. Un’espressione seccata e un po’ incazzata. Mi mordo la guancia, pensando di aver esagerato, quando mi accorgo che stringe gli occhi, ma poco dopo le sue labbra si curvano in un sorriso che non posso osservare a lungo perchè Ashton si volta di nuovo e riprende a camminare. 

Lo seguo all’interno del salotto. Si siede sul divano di pelle bianca e mi guarda divertito.

«Pensi di smetterla con queste allusioni a James Bond?»

Infilo le mani nelle tasche dei jeans, spostando il peso da un piede all’altro e guardo il soffitto, come a valutare le possibilità. Quando ho preso la mia decisione scrollo le spalle e guardo Ashton dritto negli occhi.

«No»

Mi siedo accanto a lui senza aspettare un suo invito, impaziente di sentire i dettagli della storia. Non mi appoggio allo schienale e invece mi sporgo un po’ verso di lui. 

«Allora, adesso che siamo nel posto sicuro...» inizio, facendogli cenno con la mano di andare avanti.

Probabilmente sembro una bambina che aspetta di sapere il finale di una fiaba.

Lui sospira e si guarda intorno, forse alla ricerca del bandolo della matassa. Non sposto gli occhi da lui per un secondo, in attesa.

«Se non inizi continuerò a parlare di James Bond» lo incito.

«Oh, no! Come posso resistere di fronte a una simile minaccia?» recita fingendosi spaventato. Gli tiro un leggero pugno sulla spalla.

«Vedi, io te lo direi, ma poi dovrei ucciderti» 

«Ashton!» esclamo.

Lui sorride, scuote la testa mormorando “sto facendo una cazzata”. Dopodiché si fa più serio.

«Da mesi ormai mi occupo di un caso. Un altro agente operativo qualche mese fa si era infiltrato come semplice impiegato in una casa farmaceutica sospettata della produzione di un nuovo virus con relativo vaccino. Lui aveva iniziato a raccogliere informazioni e io ero l’agente esterno con cui si doveva incontrare per fornirmi degli aggiornamenti, ma per tutto questo tempo non aveva trovato nulla che potesse provare l’esistenza del virus. Il tempo che l’MI6 ci aveva dato da sprecare» pronuncia l’ultima parola con disprezzo «con questo caso era agli sgoccioli, così decidemmo che avrebbe dovuto esporsi un po’ di più, chiedendo esplicitamente di prendere parte a questo progetto, che ovviamente era spacciato per la ricerca di un semplice vaccino influenzale» fa una pausa e si accarezza il collo.

«Diciamo che non è stata la mossa migliore: devono averlo scoperto. Dovevo incontrarlo, ieri, con urgenza. Mi aveva contattato lui, dicendo di avere nuove informazioni piuttosto rilevanti. Non si è presentato all’appuntamento. Avremmo dovuto trovarci in un bar, ma al suo posto ho visto entrare degli uomini, diciamo i tirapiedi dell’uomo che si occupa di questo progetto farmaceutico, che dovevano aver scoperto luogo e ora dell’appuntamento che avremmo dovuto darci io e l’altro agente. Non si erano accorti che fossi io la persona che stavano cercando, così hanno fatto per andarsene. È stato allora che tu sei saltata su e hai deciso di inseguirli, non ho ben capito perché»

«Pensavo che mi avessero rubato il portatile...» ammetto.

«Ho cercato di fermarti, bloccandoti la strada, ma non ti sei arresa così facilmente»

«Eri tu?» chiedo stupita, ricordandomi dello sconosciuto contro cui avevo sbattuto cercando di uscire di corsa dal bar. Lui annuisce, senza guardarmi, poi riprende a raccontare.

«Così ho deciso di seguirti, a distanza... forse troppa: sono arrivato troppo tardi nel vicolo dove avevano già ucciso l’agente con cui lavoravo.»

«O’breien?» chiedo, ricordando il nome che avevo sentito da dentro il bagagliaio.

Lui fa una smorfia.

«Non era... il suo vero nome. E poi... be’, sai già cosa succede dopo»

Restiamo in silenzio. Non era esattamente la storia che mi aspettavo di sentire, ma questo non significa che non mi abbia incuriosito.

«E ora?» chiedo.

«Ora cosa?»

«Hai detto che ti hanno sospeso... per avermi salvata. Ma ora chi porterà avanti questa “missione”?» mimo le virgolette con le dita.

«C’erano altri due agenti che lavoravano con noi, li hai visti oggi. Loro non sono stati sospesi come me, ma non potranno più lavorare a questo caso»

«Ah. E sai chi lo farà?»

La sua espressione si fa dura. Scatta in piedi e si dirige verso la finestra.

«Nessuno! Non lo farà nessuno!» quasi urla, frustrato «Mancano le basi per continuare! Non abbiamo abbastanza informazioni per sostenere che esista davvero questo virus, e l’MI6 non ha “risorse da sprecare ad inseguire fantasmi”. Nessuno lavorerà al caso, e che Dio ci salvi da questo dannatissimo virus»

Si appoggia alla finestra e cala di nuovo il silenzio.

«Dici che non ci sono prove, ma sei convinto che esista...» sussurro.

«Altrimenti perché uccidere Marcus? Perché quando mi ha contattato mi avrebbe detto di essere ad una svolta? Quel virus esiste» sbotta, tirando un pugno al muro. 

Mi abbandono contro lo schienale del divano, sconvolta. Moriremo tutti per uno stupido virus?

La seconda lampadina della giornata si accende di colpo. Cioè, era lì pronta da un pezzo, aspettava solo il momento giusto per illuminarsi.

«Dicevi che ti hanno sospeso, e questo ti impedisce di indagare per conto dell’MI6...»buttò lì, lasciando la frase in sospeso. Lui annuisce, guardandomi.

«Esatto»

Alzo le spalle, e faccio un leggero sorriso.

«Be’, non vedo perché non potremmo farlo per conto nostro»

 

 

 

 

 

 

 

NO SCUSATE I 5SOS A VERONA E ROMA SCLERO AUGURO A TUTTE (ME COMPRESA) DI RIUSCIRE A PRENDERE I BIGLIETTI

NO SCUSATE IL VIDEO DI HEY EVERYBODY IO RIDO ESULTO E SBAVO BASTA AHAHAH

NO SCUSATE TRA POCO ESCE SPECTRE SONO EMOZIONATA (e hanno anche messo sky cinema 007 e guardo film a manetta)

NO SCUSATE OGGI E’ IL GIORNO IN CUI MARTY MCFLY DOVEVA TORNARE AL FUTURO E IO E MIA MAMMA ANDIAMO AL RITORNO AL FUTURO DAY AL CINEMA

....no scusate ma domani ho verifica di storia dell’arte e vorrei suicidarmi

Vooooi come state? Mi piacerebbe conoscere volti nuovi ahahah vabbe’ tanto non mi caga nessuno (quasi) NOBODY LIKES YOU, EVERYONE LEFT YOU, THEY’RE ALL OUT WITHOUT YOU HAVING FUN perchè i green day a volume sparato ci stanno sempre YEASH

sto abusando del maiuscolo. scusatemi troppo ma sono sclerata perchè ho studiato troppa storia dell’arte in questi giorni, poi il video, l’annuncio delle tappe, tutta la roba che ho già scritto in maiuscolo, capitemi.

Anyway eccovi rivelata una parte della trama, finalmente.

ho appena visto che ho scritto yeash, che non era voluto ma mi piace troppo quindi lo lascio ahahaha

vi abbandono gente :c buona settimana!


ps. un grazie enorme a chi recensisce/segue/preferisce/non so cosa/legge vi adoro grazie grazie grazie grazie!

  
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