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Autore: Diletta_86    21/10/2015    1 recensioni
A volte per non soffrire bisogna solo non guardarsi indietro e buttare il cuore in stand by.
Quello che tenta di fare Gaetano Berardi per non rimanere in balia di un incertezza che aleggia su di lui da troppo tempo.
Questa è essenzialmente la sua storia.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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 Gaetano non regge il colpo. Crolla a terra in ginocchio, stringendola alla vita, poggiando la testa contro quell’involucro di vita. Si rende appena conto della mano di lei che si appoggia delicatamente sui suoi capelli scarmigliati dal vento di primavera.  Il cuore rimasto sepolto a Torino sembra volersene uscire dalla tomba a suon di calci. Che poi è quello che sente, calci.
Solo ora si rende conto di essere stato un deficiente. Di aver lasciato che la paura condizionasse la sua intera esistenza. Non erano serviti i bei discorsi di anni ed anni di corsi di formazione. Chi ha paura muore ogni giorno. Da allora avrebbe dovuto tatuarselo in fronte.
Un altro calcetto gli colpisce la guancia, e stavolta riesce a farlo ridere, una risata che diventa boato man mano che il cuore represso torna a battere ancora e con lui i sensi sopiti troppo a lungo. Gli occhi che avevano accompagnato la sua vita Romana tornano azzurri, dal color prato in cui erano sprofondati, e mentre riesce ad alzarsi si rende conto di quanto fosse stato un bambino a reagire cosi.
Lei è immobile, ad occhi socchiusi, come perduta in qualcosa, o concentrata in quella piccola bolla che è il loro mondo. La mano che prima poggiava sulla testa è tornata ad infilarsi nella tasca della giacca di Gaetano, come facevano in inverno quando lei era sempre ghiacciata.
L’uomo sospira. Un altro di quei piccoli gesti di cui non si era reso conto davvero prima da allora.
“Come hai fatto a trovarmi…”
Delle duemila domande che gli frullano per la testa ha scelto la più stupida. La verità è che non sa da che parte iniziare ed i pensieri si accavallano come il vino dal collo di una bottiglia troppo stretto per farlo sgorgare.
“…Oh. Ma io vado in giro coi figli di un poliziotto… “
La prof trova sempre il modo di sdrammatizzare le vicende più spinose. Gaetano le accarezza la testa e sorride. Poi realizza.
“Hai detto figli?!”
“Si.”
Esattamente come il figlio maggiore Berardi rimane meravigliato a bocca spalancata. Non è perfettamente sicuro di aver capito bene. Sarà che le cose sono accadute troppo in fretta. Sarà che forse ha bisogno di un pizzico per rendersi conto di non stare dormendo.  E quel pizzico arriva davvero, diretto nel mezzo alle scapole.
“Aia! Che diavolo!”
Sorridendo l’uomo si volta, convinto di trovare Mauro e la sua aria da sbruffone che hanno deciso di provargli di essere ancora vivo. Ed invece il destino non ha ancora finito con le sorprese.  Se possibile le iridi azzurro mare dell’uomo si spalancano ancora di più quando mettono a fuoco la figura bassa e magrolina di Pasquale che sorridente lo osserva a braccia spalancate, due passi indietro sua moglie, Luciana, detta Lucianona.  Poco più indietro Mauro e Roberto, uno affianco all’altro osservano con le braccia conserte e le facce soddisfatte. Quasi sicuramente lo zampino che ha reso possibile tutto ciò è di loro proprietà, ma ci sarà tempo e modo per ringraziarli. Allargando le braccia Gaetano lascia che l’amico fraterno gli dia il bentornato nel mondo dei vivi. 
“Amico mio!”
“...Dottò... ci siete mancato!”
“Tu lo sapevi! “
L’ispettore Torre annuì in silenzio. “Non da subito… ma... ““Non importa Torre. Adesso siete qui...” Un altro abbraccio, un paio di pacche sulla spalla e l’attenzione di Gaetano è di nuovo calamitata sulla prof.  Ora che riesce a guardarla si rende conto che deve essere stanca. Le occhiaie profonde indicano quanto poco deve aver dormito in quei mesi e quel pancione enorme… è come una calamita. Non riesce a starci lontano. Due passi e le è di nuovo di fronte, una mano protesa a chiedere un permesso che non tarda ad arrivare.  Neppure il tempo di appoggiarla che una specie di sguiscio si produce sotto il suo tocco, lasciandolo esterrefatto ed elettrizzato.  “Ho capito male prima vero Cami?!”, lei scuote il capo sorridendogli, una mano poggiata contro la guancia come in altre mille occasioni. Gaetano ci si appoggia contro chiudendo gli occhi, rendendosi conto di essere esausto da mesi ormai.  Ma adesso andrà meglio, il suo cuore nuovo, più vivo e palpitante che mai ne è convinto. “Sono un maschio ed una femminuccia.”. Dal tono della voce di Camilla sembra che non vedesse l’ora di dirglielo, come se si fosse immaginata la sua espressione in tutto quel tempo, ma Gaetano non ha realizzato o forse lo ha fatto ma deve avere conferme, riapre gli occhi e li fissa in quelli color nocciola di lei che ne rimane ipnotizzata. Lo vede avvicinarsi sempre di più, trattiene il respiro fin quando non sente di nuovo il sapore delle labbra contro le labbra. “Mi sei mancato…ed ho avuto paura.”
Gaetano scuote la testa, la sua espressione benevola di nuovo al suo posto. “Zitta un po’ Prof...” le sussurra prima di baciarla. Dopo tanto tempo è tornato a casa. 
   
 
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