Non
può piovere per sempre
Present
day
Sensazioni
dolci amare, nascoste in fondo al suo cuore e credute dimenticare nel tempo.
E
invece sente come un fiume in piena, qualcosa riprendere a scorrere sotto
pelle.
20
anni bruciati da due occhi castani che pieni di stupore lo bloccano sulla
porta.
20
di pentimenti, di notti sbronze, di "e se" che con fatica aveva
superato, dimenticato.
Lui
era partito, l’aveva lasciata, aveva messo tutti gli Stati Uniti tra loro due e
da quando era sceso a Los Angeles non aveva più voluto
sapere niente di Elena Gilbert.
Stefan
aveva smesso di parlarne e lui non chiedeva e ingenuamente, quando aveva deciso
cinque mesi fa di ritrasferirsi nell’immensa New York,
non aveva pensato al rischio di incontrarla.
Perché
infondo, si accorge che invece era quello che sperava.
Cerca
di fare un passo tra la folla, di sbloccarsi, di regolarizzare
i respiri, i battiti ma quegli occhi scuri lo tormentano di nuovo e di nuovo c’è
solo lei a riempire il suo mondo.
La
voce di Ric le arriva ovattata, blatera scuse e lei non ha davvero voglia di
discutere di qualcosa accaduto 20 anni prima. Per
quanto non riesca proprio a non sentirsi la ragazzina di 18
anni tradita e abbandonata che si era presentata alla sua porta due mattine dopo
il ballo, dopo che avevano passato la notte a fare l’amore e ridere e lui per i
successivi due giorni era sparito.
Non
vorrebbe risentire quel senso di nausea, l’amarezza di quando ad aprirle la
porta era stato Stefan e i suoi occhi avevano parlato
per lui.
Damon
non sa delle notti di disperazione e di come la ragazzina che aveva fatto
disperatamente innamorare non ci sia più da tanto tempo.
Ma
lo può intuire dai lineamenti di porcellana più induriti e lo sguardo
profondamente turbato.
Lei
non sapeva che lui fosse tornato e lui non sapeva di lei.
Nonostante
abbiano le stesse persone in comune, ed Elena capisce quel messaggio di Caroline
e la faccia di Ric.
-Papà
sei arrivato-
La
voce di sua figlia lo riporta brutalmente alla realtà e tenta di addolcire lo
sguardo.
-Sì
scusa tesoro-
-C’è
anche zio Ric, ti cercava-
Appunto.
Alza
lo sguardo in direzione di Elena che è sparita dalla sua visuale mentre ora
vede Ric.
-Vado
a salutarlo...poi mi presenti il tuo amico-
Le
strizza l’occhio e lei arrossisce indispettita.
Quando
raggiunge Ric si guarda intorno, certe cose non
cambiano mai nemmeno il suo modo plateale di cercarla tra la folla.
Come
quella volta a capodanno nel ‘96 in Time Square, posto più sbagliato di sempre
per darsi appuntamento soprattutto per uno come lui
che odia la folla, ma per lei era stato disposto a tutto.
E
quando l’aveva vista ridere con Caroline e Bonnie era come se d’un tratto il mondo avesse acquisito senso e l’aveva colta
alle spalle abbracciandola e posandole un bacio tra i capelli.
E
lei si era appoggiata a lui felice come non mai.
-Ric-
-Damon...-
-Allora
zio?-
Soffia
con troppa ironia.
Anche
le sue reazioni non cambiano mai.
-Potevi
dirmelo-
-Lo
so-
-Perché
e qui-
-Perché
suo figlio frequenta questa scuola-
Lo
sa che si è rifatta una vita.
Non
ha mai indagato, ma è tornato a New York qualche Natale e una volta, Nadia avrà
avuto cinque anni, l’ha vista attraverso la vetrina di
un negozio mentre sceglieva degli abiti per il bambino che le gironzolava
intorno.
Un
biondino della stessa età di sua figlia circa.
-Dov’è
andata? Sul retro?-
-Sì-
Ric
sospira sconsolato, è inutile cercare di combattere con loro due perderebbe in partenza.
Lo
vede dirigersi verso la porta di emergenza che dà sul retro della palestra.
Quando
spinge la maniglia anti panico, l’aria umida e piovigginosa a
cui non era più abituato riempie i suoi polmoni e, voltandosi di lato,
la vede intenta a fissare la pioggia stretta nel suo spolverino blu.
Ed
è sempre più bella, più matura, più vissuta.
Lo
vede ora che è più vicina e può osservare meglio i suoi delicati lineamenti di
profilo.
Lo
sente il proprio cuore correre come quello di un ragazzino, è passato così tanto tempo dall’ultima volta che ha osato alzare i
suoi occhi su di lei.
Il
rumore incessante della pioggia riempie l’aria densa di un silenzio che parla
per entrambi; si chiude la porta alle spalle.
-Ciao-
Per
quanto lei stia fingendo indifferenza, Damon le vede le labbra piene schiudersi
e un piccolo sospiro strozzato allentare la tensione del suo collo.
E
gli brucia lo stomaco al pensiero che, nonostante sia passato così tanto tempo, lei sembri ancora la stessa.
La
sua voce non la ricordava più, tanto che quel sussurro roco le è parso quasi un
rumore estraneo, ma sa che basterà qualche parola in più perché il suo corpo
torni a rispondere a lui e alla sua presenza. Ed Elena è una donna consapevole
delle sue paure e debolezze.
Vorrebbe
frenare quell’amaro e antico dolore, vorrebbe impedirgli di farle venire la
pelle d’oca solo respirando nel suo spazio vitale.
Non
ha nemmeno il coraggio di voltarsi e ritrovare quelli occhi che da lontano le
sono sembrati meno azzurri di un tempo.
Lui
fa un passo verso di lei e può sentire la terra tremante, abbassa appena lo
sguardo prima fisso nel vuoto.
-Non
può piovere per sempre-
Ok
dopo vent’anni capisce che non sia facile trovare il
modo per iniziare la conversazione più difficile di tutta la vita.
E
trattiene un piccolo sorriso emozionato quando lui bisbiglia quelle parole che
esprimono quanto lui la conoscesse bene, un tempo.
Amava
ripetere quella frase ed essere presa in giro da lui per questo.
O
forse lui è tranquillo e pacifico e solo lei si sente la
Elena adolescente d’un colpo solo.
Respira
e si volta verso di lui provando a mantenere un contegno che ora che lo guarda
da più vicino, vede che non possiede nemmeno lui.
-Ciao-
Aveva
ragione, gli occhi di Damon sono grigi, velati di un’ombra che le stringe il
cuore.
Ed
ecco che quel desiderio di vederlo felice, di accogliere e abbracciare i suoi
demoni interiori riaffiora prepotente.
Non
credeva Elena di poter di nuovo sentire il suo cuore struggersi.
Lo
aveva così tanto indurito che solo i suoi figli
riuscivano a farla piangere.
È
ancora la pioggia a fare da colonna sonora ai loro momenti.
Il
primo bacio.
Il
primo concerto.
La
prima litigata.
La
prima volta.
Il
primo ti amo.
Non
può piovere per sempre.
-Elena-
-Cosa
fai qui Damon ?-
Il
tono è stanco, ma carico di una rabbia mai espressa.
-Mia...mia figlia…frequenta questa scuola-
Gli
occhi scuri si dilatano appena.
E
il pensiero Damon- figlia corre subito a lei,
alla causa di tutto il suo male e torna lo stomaco a bruciare di quella gelosia
mai consumata che corrode.
C’è
anche lei allora? Perché in questo esatto istante sarebbe troppo da sopportare.
Gli
occhi di Elena corrono istintivamente alle mani di Damon infilate nelle tasche
dei pantaloni in cerca di risposte.
Che
te ne importa?
Sei
sposata
Deglutisce
la fiele amara e scoglie le braccia incrociate.
-Pare
che allora ci rivedremo-
Sfugge
lo sguardo ferito e a punta verso di lui per superarlo
e rientrare.
È
costretta a trovarsi vicino a lui e questo la disorienta.
Damon
d’istinto le blocca un braccio con la mano.
Quanto
tempo è stato passato dall’ultima volta che l’ha sfiorata? Che il suo profumo lo ha stordito?
È
invecchiata la sua Elena, ma è sempre bella da far male.
Gli
occhi neri si conficcano nei suoi.
E
per la prima volta Damon scappa dal suo sguardo troppo diretto.
-Mi
dispiace, per tutto-
C’è
troppo Damon intorno a lei, troppo del suo respiro, del suo odore, troppo
dolore.
Alle
volte la realtà è semplicemente troppa e non riusciamo
a sostenerla.
Ed
Elena dopo anni, si ritrova incapace di sostenere lui.
Libera
la presa e rientra in palestra prima di scoppiare in una crisi di pianto o
rabbia.
Ancora
non ha deciso quale forma dare alla tempesta scatenatasi in lei.
Sa
solo che ha un disperato bisogno di respirare e lui le sta togliendo ogni
grammo di aria.
Si
chiude la porta alle spalle bisognosa di una tregua.
Dannata
pioggia.
***
1995
Damon
ha sempre cercato di essere presente nella vita di suo fratello più di quanto
facciano i loro genitori. Si era promesso di non mancare alla finale di basket
e così è stato. È tornato nella scuola dove ha
trascorso l’adolescenza invogliato anche dalla presenza di una cheerleader che
da qualche tempo tormenta i suoi pensieri.
Elena
non gli sta rispondendo ai messaggi che lui le lascia sul cerca-persone da due
giorni e vuole sapere perché.
Non
è ancora successo niente tra loro due, neppure un
bacio e per lui è abbastanza sconvolgente non averci provato ancora.
Non
sa che le sia successo ed è lì per scoprirlo, oltre che per suo fratello.
Si
gode volentieri lo spettacolo di apertura delle cheerleader,
ma gradisce meno la sua occhiata scocciata.
Solo
a fine partita, quando i corvi della Mystic High hanno vinto e i ragazzi
corrono negli spogliatoi dopo i festeggiamenti post fischio dell’arbitro, che
la vede sbucare con il completino rosso e blu, zaino in
spalla, intenta a chiudere la lampo della felpa.
La
palestra è quasi deserta, fuori ha iniziato a piovere e si sente solo lo
scroscio dell’acqua contro i vetri della scuola.
Si
alza dagli spalti su cui è rimasto seduto in attesa che si svuotassero e che
lei uscisse. Andrà a festeggiare con la squadra e probabilmente si sta
dirigendo dalle altre ragazze.
-Bel
completino-
Elena
scatta spaventata e si volta verso gli spalti.
Il
ragazzo la raggiunge a passo svelto e nota lo sguardo velatamente turbato.
-Damon-
-Mi
stai evitando ragazzina?-
Per
quanto Elena provi a fare la risoluta, la presenza di
Damon le fa tremare le gambe e vorrebbe davvero non arrossire per il modo in
cui la guarda.
-Perché
lo pensi?-
-Perché
non rispondi?-
-Non
tutto ruota intorno a te Damon-
Stizzita
e arrabbiata – e lui non sa perché- fa per andarsene.
Ma lui la blocca per un braccio.
-Elena,
posso sapere che ti ho fatto?-
Gli
occhi cerulei la fissano attenti rubandole l’ultimo grammo di
intimità che possiede.
-Non
sono tenuta a dirti nulla non sono la tua ragazza-
Lui
cruccia lo sguardo perplesso, e questa cosa da dove esce?
-Non
ti seguo-
-Beh
non è con me che dovresti passare il tuo sabato
pomeriggio-
Era
quello che le aveva chiesto due giorni fa, di passare il pomeriggio a prendere
in giro Stefan e la sua squadra e dopo l’avrebbe portata in qualche disgustoso
posto romantico per rubarle un dannato bacio.
-Hai
battuto la testa per caso? Ti ho fatto un invito potevi rispondere-
Lei
gonfia la faccia e si libera della sua presa, ma Damon
le sbarra la strada e così Elena si dirige all’uscita di servizio seguita da
lui.
-Se
non vuoi uscire con me basta dirlo sai-
La
segue fuori e per poco non la prende piena quando lei inchioda sotto la piccola
tettoia.
Sta
diluviando.
-Dannata
pioggia-
-Non
ti preoccupare…non può piovere per sempre-
Glielo
sussurra abbassandosi al suo orecchio ed Elena si volta trattenendo un respiro
quando se lo trova a un palmo di naso.
Solo
una volta si è trovata così a stretto contato con lui e il panico la coglie per
un istante.
-Io...senti io non sono quel tipo di ragazza!-
Lui
agita le mani, confuso.
-Cioè...non esci con i ragazzi?-
-Non
con quelli già impegnati-
Le
iridi azzurre si crucciano perplesse e dopo una smorfia che le fa intuire di
avere ragione -e sì la verità fa proprio male- lui
rotea gli occhi.
-Ah
bene ora mi deridi-
-Elena
chi ti ha detto che sono fidanzato? Perché non ricordo di avere avuto con te
questa conversazione-
La
ragazza arrossisce.
In effetti tutto era cominciato proprio due
pomeriggi precedenti quando Stefan aveva fatto una affermazione su una tale
Kathrine e di come fosse la più bella tra le tante donne di Damon.
Ed
Elena non ci aveva visto più.
Ora
realizza a mente fredda che Stefan non ha mai detto che stessero ancora
insieme, ma la gelosia l’aveva mandata fuori di testa.
Si
morde un labbro scappando imbarazzata dai suoi occhi.
-Ecco
io-
-Non
c’è nessuna fidanzata Elena...-
La
vede alzare timidamente quelle lunghe ciglia che un giorno o l’altro gli rovineranno l’esistenza.
C’è
lo scroscio della pioggia, l’umido che appiccica i capelli, le ossa appena infreddolite ma nessuno dei due sente tutto questo.
-Beh
c’era, veramente, una sfacciata e impertinente cheerleader
a cui avevo chiesto un appuntamento ma-
Lei
lo colpisce sul petto con un pugno strappandogli un sorriso.
-Idiota-
-Ehi!
Direi che mi merito delle scuse-
Lo
fissa imbarazzata provando a sopprimere quel bruciore che le sta incendiando la
pelle.
-Beh
…potrei essermi sbagliata-
Lui
alza gli occhi al cielo ridacchiando.
-Allora
posso fare questo-
Non
ha il tempo di ribattere che le labbra di Damon si sono posate sulle sue, le
mani intorno al collo lasciato scoperto dalla coda alta e il cuore che si
scioglie come neve al sole.
***
Present
Day
È
il ricordo che riaffiora prepotente nella mente di Elena mentre fissa quella dannata porta da cui è rientrata, più che la pioggia scende
Il
flusso di vecchi ricordi è interrotto da Skyler, una
delle mamme single che ha già puntato Damon nel momento esatto in cui ha
varcato la soglia della palestra.
Elena
lo realizza appena le parole "barbecue
di benvenuto" e "l’affascinante
padre di Nadia -ecco il nome di sua figlia- non accompagnato dalla moglie"
finiscono nella stessa frase.
Ed
esattamente come vent’anni prima un senso di nausea e fastidio la assalgono.
"Certo che verrò domenica a casa tua"
sarà la sua cordiale risposta.
Tra
l’altro Aaron è partito quella mattina per un seminario di una settimana a Yale
e lei pensa che il destino sia davvero crudele.
Non
potrà usare suo marito per parare i colpi.
Wow
gran pensiero poi ci credo che le cose tra voi vanno male.
Si
maledice e appena è possibile prende Alec e vanno via.
Ha
bisogno di una tregua fino a Domenica.
Ecco
qua il secondo capitolo!
Continuano
i flashback e scopriamo alcuni momenti tra loro due adolescenti ma la parte più
importante riguarda senza dubbio il loro incontro dopo così tanto
tempo!
Nonostante
siano andati avanti con le loro vite c’è sempre tanta
tensione, spero degna del Delena che conosciamo!
La
frase “non può piovere per sempre” è ovviamente nota a tutti dire, nel caso
correte subito a guardarvi il bellissimo “Il Corvo” del 1994, film che amo da
cui deriva la celeberrima frase!
Attendo
come sempre i vostri commenti.
Eli