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Autore: Relie Diadamat    22/10/2015    4 recensioni
Merlin e Arthur sono diventati papà da un annetto. Entrambi amano le loro paffute bambine, ma tra i due nasce un'insana competizione: chi tra Aithusa e Ygraine è la bimba perfetta?
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Dal testo:
«Allora», la voce divertita del Pendragon riecheggiò nell’orecchio del corvino. «Come ti ha picchiato stavolta?»
Merlin sospirò rassegnato, tenendo il cellulare ben saldo. «E’ incredibile, non è manco stata colpa mia: la telecamera era… sparita!»
«Sai com’è fatta Morgana. Se volevi una vita serena non la ingravidavi».
Merlin roteò gli occhi, dando poco conto al commento imbecille dell’amico. «Quello che non capisco è perché Aithusa passa ad essere nostra figlia quando si tratta di competere con te e Gwen, la sua bambina quando deve lodarla e mia figlia quando piange la notte».
Anche se Merlin non poteva vederlo, qualcosa gli disse che Arthur aveva scrollato le spalle con noncuranza. «E’ una donna, Merlin. Funziona così quando si ha un bambino.»

Modern!AU | Human!Aithusa | baby!Ygraine
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aithusa, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Morgana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Nda: Buon salve!
No, non so da dove sia venuta fuori questa... cosa. So solo che la notte prima vedevo Grey's Anatomy e PUFF, ispirazione! 
Come potete ben vedere, la shot è dolce e senza pretese. 
Spero possa divertirvi e, se possibile, anche rubarvi un mezzo sorriso.
Buona, spero, lettura :)
“I bambini più felici sono quelli che stringono con le loro piccole dita le mani amorevoli della mamma e del papà”, “Non esiste al mondo bene più prezioso dell’amore che un genitore nutre verso il proprio figlio”.
Belle frasi. Carezzevoli, dolci e condivise dalla stra-maggioranza delle persone esistenti sul globo terrestre. Ma, sarà davvero così?
 
 
 
 
 
 
 
 


«Ma lo sai che hai proprio dei begli occhietti?»
Merlin, il volto ad una distanza microscopica dalla faccina innocente della bambina, teneva la piccola Aithusa tra le braccia, sollevata per i fianchi. «Non trovate che siano proprio belli?»
«Per favore!» Arthur emise uno sbuffo altezzoso, concentrando tutta la sua attenzione sulla piccola creaturina sorridente nel proprio abbraccio. «Quell’azzurro ordinario non è niente se paragonato al blu straordinario della piccola Ygraine!»
«Aithusa non ha nulla da invidiare a nessun bambino», proclamò fiero il corvino allargando buffamente le sue labbra carnose. «Lei è perfetta così com’è».
Il Pendragon alzò un sopracciglio scettico, sistemandosi la piccola sulle cosce. «Perfetta? Tsk. Ygraine riesce a stare sola col suo papà senza reclamare la presenza della mamma ogni cinque minuti
Merlin aggrottò la fronte lievemente offeso. «Aithusa adora passare del tempo con me!» Ignorò la smorfia del biondino Asino, puntando i suoi occhi sul viso della piccola. «Vero, Aithusa? Diglielo anche tu a quella testa di legno di tuo zio».
«Parlare?» canzonò sarcastico Arthur. «Ma se per spostarsi striscia ancora come un serpente! Ygraine gattona come una vera tigre!»
Merlin fece strusciare il muso del draghetto di peluche sul nasino di Aithusa, facendola ridere con la sua bocca semi-sdentata aperta. «Non ascoltarlo», bisbigliò. «E’ solo invidioso della tua intelligenza».
«Guarda che ti sento!» brontolò il Pendragon.
L’altro finse un’espressione sorpresa, facendo spalancare gli occhioni azzurri della figlia. «Senti come raglia!»
In men che non si dica, Morgana strappò Aithusa dalle mani del padre, riservando al corvino un’occhiataccia di rimprovero. «Smettila di fare il cretino, Emrys! Mi spaventi la bimba con le tue facce strane».
«Non è vero», farfugliò come un cane bastonato. «Lei ama la mia faccia…»
Morgana ignorò l’obiezione del compagno, sedendosi accanto a Gwen sul divano arancio, cominciando a sussurrare epiteti smielati al piccolo essere umano che aveva tra le braccia.
Guinevere era ormai stanca della stupida situazione conflittuale nata tra quei due zucconi, tanto che maledisse la neve per averli bloccati in casa. «Dovreste smetterla voi due. Vi comportate come due bambini», commentò.
«Non si tratta d’infantilismo», sottolineò il Pendragon. «La nostra bambina è la bambina. Tutto il mondo deve saperlo!» Fece una pausa, guardandosi intorno, comprendendo per un attimo di essere stato alquanto patetico. «E comunque ha cominciato Merlin», liquidò la questione con un vago gesto della mano.
«Questo è ridicolo!» Sbottò quello, gesticolando col pupazzo tra le mani, ancora seduto a gambe incrociate sul parquet.
«Voi siete ridicoli», precisò Morgana. «I miei alunni sanno essere più maturi».
«Solo perché altrimenti li sbraneresti», sibilò indispettito il biondino. Odiava essere contradetto, ma ancor di più, odiava essere preso in fallo.
Nella stanza calò il silenzio. Merlin e Gwen si lanciarono sguardi piuttosto preoccupati, temendo per l’incolumità delle piccole piuttosto che per quella del Pendragon.
La faccia di Morgana era diventata inespressiva e immobile come una statua di marmo; i suoi occhi di smeraldo fissi in quelli glauchi del fratello. Persino Arthur smise per un momento di cullare la sua figlioletta.
«E’ l’ora della pappa!» trillò Gwen, alzandosi di scatto dal divano. Si avvicinò al biondino, recuperando la povera Ygraine, baciandole il nasino. «Starà morendo di fame.»
Merlin, proprio come l’amica, balzò in piedi allegro come un beota, sfiorando con una mano il braccio della fidanzata. «Amore, magari anche la nostra Aithusa sarà affamata…» tentò, ma la donna si ritrasse dal suo tocco quasi ringhiando: «La mia Aithusa sta benissimo. Non rischia di morire di fame ogni cinque minuti
Stavolta, a guardarsi bene negli occhi furono Emrys e Arthur.
«Morgana…» Merlin cercò un approccio, accostandosi a lei. «… La bambina ha mangiato ore fa.»
«So quando mangia mia figlia!»
Merlin deglutì, consapevole di varcare un campo minato: gli occhi ardenti della Pendragon erano fissi su Guinevere, sprezzanti. «A differenza di altre persone».
Gwen smise di cullare la piccola, crucciando perplessa lo sguardo. «Che vuoi dire? Che sono una pessima madre?»
L’angolo destro della bocca rossa di Morgana guizzò all’insù. «Dico solo che c’è di meglio».
Merlin schiuse le labbra sconcertato: era dai tempi del liceo che quelle due non si scannavano come pazze e quelle frecciatine parevano il principio di un’apocalisse…
Fortunatamente, l’Asino sollevò il suo regale deretano dalla comoda poltrona, incamminandosi verso la moglie. Lo vide poggiare una mano sulla spalla della mulatta, e poi dirle: «Credo che adesso stiamo esagerando».
Merlin tirò un sospiro di sollievo vedendo le labbra di Guinevere arricciarsi in modo colpevole e… l’espressione di Morgana mutare leggermente ad un verso della piccola Aithusa.
Ogni tanto, quell’idiota sapeva rendersi utile!
«Sappiamo entrambi che Merlin e Morgana sono una coppia di frustrati.» Concluse impettito l’Asino.
«COSA?!» Merlin era sbigottito. Possibile mai che quella testa di legno fosse davvero una così… testa di legno?!
Gwen, tuttavia, non fece nulla per placare la situazione, sorridendo complice all’insinuazione del marito dietro i suoi ricci vaporosi.
Mentre Merlin cominciava a borbottare contestazioni di vario genere, Morgana con gli occhi di fuoco, poggiò delicatamente la piccola sul parquet. A pugni serrati, inchiodò il suo sguardo a quello del fratello. «Ripetilo ancora una volta, Arthur Pendragon.»
Merlin, nel vederla così arrabbiata, con i capelli alzati in uno chignon affrettato ad evidenziare i tratti stizziti del suo volto candido, paventò la sua reazione.
«Ripetilo ancora una volta, Arthur Pendragon e la tua vita finisce oggi.»
«Bella prova di maturità», considerò Gwen.
Morgana digrignò i denti in preda alla collera, alzando di due semitoni la voce. «Io vi ammazzo!»
Merlin, nel caos più totale, fu costretto a trattenerla – con scarsissimi risultati -, beccandosi prontamente gomitate nello stomaco.
Ygraine, spaventata dalle urla, cominciò a dimenarsi tra le braccia della madre piangendo fino a diventare paonazza.
«Guarda cosa hai fatto, brutta strega!» l’ammonì il Pendragon, agitato. «L’hai fatta piangere!»
«Beh, si vede che la vostra bambina è troppo suscettibile!» provocò quella, con un ghigno tutt’altro che falso.
Mentre i due Pendragon seguiti a ruota da Guinevere continuavano a dirsene di tutti i colori, Merlin si premurò di sbirciare verso la povera Aithusa per accertarsi che non stesse piangendo anche lei, ma ciò che vide lo lasciò senza parole.
Con inusuale insistenza scosse il braccio di Morgana per ottenere la sua attenzione. «Morgana! Morgana!» Il sorriso sul suo viso era così esteso da sembrare quello di un clown.  
Il baccano scemò tutto d’un tratto, lasciando spazio solo al pianto meno acuto della piccola Ygraine, che intanto Gwen consolava con una sfilza di baci.
«Mio Dio!» squittì la corvina, serrando con forza il braccio del compagno.
Arthur, dal canto suo, era rimasto pietrificato.
La piccola Aithusa si era alzata sulle sue gambine, avanzando barcollante di qualche passo nella sua tutina di perla. Oscillava teneramente, cercando di rimanere in equilibrio con le sue braccine spalancate.
Merlin e Morgana erano rimasti ipnotizzati a quella celeste visione: entrambi avevano un sorriso da ebete stampato in volto, mentre dagli occhi – se possibile – uscivano spruzzi d’arcobaleno. Un piccolo pensiero fattosi spazio nella mente della Pendragon, bastò ad allarmarla e spezzare quello stato di quiete. «La videocamera! Merlin la videocamera!»
Allarmato, il corvino cercò smanioso l’aggeggio elettronico ovunque. «Non c’è! Non la trovo!»
«Muoviti!»
Emrys guardò in ogni dove: sotto i cuscini del divano, tra gli scaffali, nel box della bambina e persino nel frigorifero… ma della videocamera neanche l’ombra.
«Il cellulare, Emrys! Usa il cellulare!» sbraitò in preda ad una crisi la corvina, con l’adrenalina che pulsava violenta nelle vene.
«Giusto!» Merlin si portò una mano nella tasca dei suoi jeans, estraendo ciò che in quel momento gli pareva il Santo Graal, pronto a selezionare la registrazione. «Ci sono!»
Sorridente, si voltò verso la piccola ma… Aithusa cadde goffamente a terra, cominciando a piagnucolare.
Merlin rimase fermo, come ibernato, con la registrazione che intanto scorreva sullo schermo del suo cellulare.
Gwen e Arthur si erano tenuti coscientemente da parte, mentre con lentezza implacabile la corvina si voltava verso il ragazzo con uno sguardo omicida.
«Si è fatto tardi», esordì Guinevere. «Credo sia ora di andare…»
«Giusto», condivise il biondo. «Ygraine ha sonno», mise lì, ma si accorse che non era necessario: sua sorella aveva un unico obiettivo e, certamente, non contemplava la loro presenza.
 





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«Allora», la voce divertita del Pendragon riecheggiò nell’orecchio del corvino. «Come ti ha picchiato stavolta?»
Merlin sospirò rassegnato, tenendo il cellulare ben saldo. «E’ incredibile, non è manco stata colpa mia: la telecamera era… sparita!»
 «Sai com’è fatta Morgana. Se volevi una vita serena non la ingravidavi».
Merlin roteò gli occhi, dando poco conto al commento imbecille dell’amico.  «Quello che non capisco è perché Aithusa passa ad essere nostra figlia quando si tratta di competere con te e Gwen, la sua bambina quando deve lodarla e mia figlia quando piange la notte».
Anche se Merlin non poteva vederlo, qualcosa gli disse che Arthur aveva scrollato le spalle con noncuranza. «E’ una donna, Merlin. Funziona così quando si ha un bambino.»

 
   
 
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