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Autore: Exorcisto    19/02/2009    4 recensioni
[Post-serie] Allen Walker scopre che fronteggiare Akuma è molto più semplice che esprimere i propri sentimenti. Una storia che ha inizio il 25 Dicembre.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Chapter 4: Failure

 

L’intero Quartier Generale si risvegliò sotto un cielo grigio piombo, quella mattina.  Linalee fu forse una delle prime a svegliarsi. Ciò che vide, non appena aprì gli occhi, fu la pianta sottovetro che le aveva regalato Crowley; troneggiava sulla sua scrivania, bella e delicata, e sembrava augurarle il buon giorno.

Linalee increspò le labbra, mentre abbandonava la protezione calda delle coperte e appoggiava i piedi nudi sul pavimento gelido. Come poteva essere già così abbattuta di prima mattina? Lo sapeva, dopotutto. Lo sapeva perfettamente. Il motivo era senz’ombra di dubbio Kanda. Era colpa sua se stava passando uno dei periodi peggiori della sua vita, se era piena di dubbi e angosce. C’erano giorni in cui pensava di non farcela più. Da parte sua, Kanda sembrava essersi accorto della sua situazione, ma non diceva nulla. Erano sempre stati uniti, amici inseparabili sin da piccoli: lui le aveva insegnato l’arte della meditazione e l’aveva fatta parte del suo mondo; l’aveva sempre capita, aiutata e protetta, senza riserve. Per lei, Kanda c’era sempre stato. Ma Linalee, dentro di sé, sapeva che per lui lei non era altro che un’amica, una sorella minore forse, ma nulla di più.

Si abbracciò da sola per scaldarsi, mentre la sua mente volava al giorno prima, a quando l’aveva incontrato in mensa. L’aveva colpita, e non poco, il fatto che stesse facendo colazione con il set giapponese che Allen gli aveva regalato per Natale. Avrebbe scommesso la sua stessa vita che lui non l’avrebbe mai utilizzato, che l’avrebbe lasciato ad impolverarsi nella sua stanza, tra le sue cose, ma non era stato così.

In quel frangente, aveva provato un’irragionevole fitta di gelosia nei confronti del suo migliore amico, e subito dopo si era sentita un mostro; si era sentita malissimo, esattamente come si sentiva in quel momento. Per non pensarci, si alzò e mosse qualche passo verso lo specchio. Ciò che vide fu la solita giovane graziosa dall’aria depressa. I suoi capelli erano lisci e lucenti, i suoi occhi grandi e profondi, ma il suo viso era di un pallore preoccupante. Aveva l’aria terribilmente stanca, nonostante avesse dormito. Cercò di non farci caso.

Si vestì in fretta e furia, scegliendo dal suo armadio un morbido golfino rosa e una gonnellina nera.  Cercava sempre di rendersi il più carina possibile per Kanda, nonostante lui non le avesse mai fatto un reale complimento.

Quando lasciò la sua stanza, i suoi piedi la guidarono automaticamente sino alla porta della stanza dell’unica persona che avrebbe potuto comprendere a pieno il suo caos interiore. Allen. Si fece coraggio e bussò alla porta dell’amico una, due, tre volte. Stava cominciando a pensare che Allen non fosse in camera sua, quando la porta si aprì e il ragazzo comparve sulla soglia, spettinato e in pigiama. Aveva gli occhi lucidi e le guance arrossate. Linalee ne rimase colpita.

-Hai pianto?- gli domandò a bruciapelo, non riuscendo a controllarsi. Allen aveva l’aria più infelice del mondo, era da molto tempo che Linalee non lo vedeva in quello stato. Lui, ovviamente, scosse la testa con esagerata convinzione. –No,no, che dici, Linalee?- Lei lo studiò, apprensiva. Stava sicuramente recitando. Decise di insistere. –mi fai entrare?- gli chiese, un po’ bruscamente. Lui abbassò lo sguardo e non rispose, ma aprì maggiormente la porta per farla passare. Probabilmente aveva capito che con lei recitare non portava da nessuna parte.

 

 

Allen si chiuse la porta alle spalle: Linalee aveva un’aria che non ammetteva repliche di alcun genere. Non aveva intenzione di sfogarsi con lei. Voleva tenersi tutto dentro, voleva che Lavi fosse il primo a sapere.

Quella notte, aveva dormito poco, e male. Aveva passato la mattina a tormentarsi, a letto, dicendosi di non piangere, di non lasciarsi andare…ma era successo, e lui non aveva provato vergogna per sé stesso. Quelle lacrime gli erano servite, l’avevano fatto sentire un po’ meglio. Ma ora, i residui di quelle stesse lacrime si erano rivoltati contro di lui, insospettendo l’ultima persona che lui avrebbe desiderato insospettire.

–perché piangevi?- lo interrogò nuovamente Linalee, andando a sedersi sul letto, ancora sfatto.

–non stavo piangendo- rispose semplicemente lui, consapevole di star mentendo nel peggiore modo possibile. Linalee non gli avrebbe mai creduto.

–se non vuoi dirmelo, non importa- disse però lei, inaspettatamente.

A quelle parole, Allen provò un immediato senso di sollievo all’altezza dello sterno. Linalee gli sorrise, ma il suo era un sorriso triste. Allen si accorse immediatamente che qualcosa in lei non andava.

–Linalee, stai bene?- le chiese, andando a sedersi accanto a lei; le prese una mano e la strinse tra le proprie, e vide lo stupore dipinto sul viso di lei. Probabilmente non si aspettava da lui un simile gesto. Ben presto, però, lo stupore sfumò, e Allen distinse nuovamente nell’espressione di Linalee una profonda malinconia.

–No- rispose finalmente lei, abbassando lo sguardo. Gli occhi le si erano immediatamente riempiti di lacrime. –No- ripetè, appoggiando il capo sulla spalla di Allen e chiudendo gli occhi. –Non sto bene…per niente-

Allen sussultò. Era la prima volta che sentiva Linalee parlare in quel modo. Lei, la spensierata, positiva Linalee. Lei che era solita sorridere e dire di stare bene, anche quando non poteva assolutamente essere così. Allen le cinse le spalle con un braccio, come meglio potè. In realtà, non era assolutamente capace di comportarsi adeguatamente in situazioni di quel tipo. Non sapeva come invitare Linalee a confidarsi con lui senza complicare ancor di più la situazione in cui l’amica si trovava, e questo lo frenò dal domandarle qualsiasi cosa.

Nonostante ciò, Linalee dovette sentirsi a suo agio, perché comincio a raccontargli tutto. Di Kanda. Delle attenzioni speciali che gli riservava, che però lui non sembrava ricambiare. Della dolcezza severa con cui lui la trattava, che non era, però, ciò che lei veramente desiderava da lui.– Allen rimase sbigottito e scosso, mentre pezzo dopo pezzo, il puzzle si componeva davanti ai suoi occhi.

Linalee era profondamente innamorata di Kanda.

Si rese conto di non sapere cosa pensare di questa sua incredibile rivelazione. La osservò con la coda dell’occhio. Linalee aveva smesso di parlare, ma non osava rialzare lo sguardo. Teneva ancora il capo poggiato sulla sua spalla, ed aveva il viso rosso e bagnato.

–Allen-kun…- disse improvvisamente, rompendo il silenzio. –tu…pensi che io abbia qualche possibilità con Kanda?-

Allen le accarezzò i capelli con una mano, impacciato più che mai. Si sentiva incapace di risponderle. Avrebbe voluto dirle dello strano comportamento di Kanda nei suoi confronti, ma non ne aveva il coraggio. Non poteva farlo.

–Si- rispose alla fine, simulando un sorriso quando lei si scostò da lui, per guardarlo negli occhi. -Kanda è un po’ freddo, ma ci tiene a te, Linalee- aggiunse, e di questo era certo.

Linalee lo fissò esitante per qualche secondo: Allen cercò di apparire sicuro di sé, ma non fu affatto semplice. Gli occhi della ragazza sembravano poter scrutare dentro di lui, scavando sino ai recessi più profondi della sua anima. Forse per questo motivo, forse per altri, quando Linalee si alzò dal suo letto, Allen seppe di non averla convinta.  

–Grazie, Allen-kun- gli disse lei, ma la sua voce era priva della tenerezza di sempre. Allen s’incupì. –Linalee…- provò a dire, ma lei aveva già lasciato la stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Allen si lasciò cadere sul letto, sospirando. Non c’era nulla da fare. Perché sembrava andare tutto storto? Non voleva pensarci.

Si vestì velocemente e scese ai piani inferiori. Certo, non aveva voglia di vedere ancora Linalee, di provare a scusarsi, di parlare con lei. Non aveva nulla da dirle, nulla che fosse veramente importante. Ma aveva fame, e allo stomaco, si sa, non si comanda.

Quando arrivò in mensa, la trovò piacevolmente affollata. Questo non poteva rappresentare per lui che una fonte di sollievo: si sarebbe seduto da qualche parte in disparte, e in tutta quella confusione nessuno si sarebbe accorto di lui. Jerry fu entusiasta di vederlo, come sempre.

–Come ti senti questa mattina, Allen?- gli chiese, affettuoso. Da quando allo chef era giunta voce che lui si era sentito male, la sera della festa di Natale, continuava a guardarlo come se potesse cadere preda della febbre da un momento all’altro.  

Allen sorrise, imbarazzato. –m-molto bene, Jerry.- rispose, e subito dopo prese ad elencargli tutto ciò che desiderava per colazione. Jerry non prese alcun appunto nonostante la gigantesca mole di ordinazioni di Allen, e in pochi minuti, straordinariamente, tutto fu bell’e pronto. Allen ringraziò Jerry, prese il vassoio sul quale erano disposti, pericolosamente in bilico, i piatti che aveva chiesto, e marciò verso un tavolo in fondo alla sala. Subito dopo essersi seduto prese a guardarsi attorno, temendo di incrociare lo sguardo di Linalee, ma lei non c’era. Sospirò di sollievo. Non era ancora pronto ad affrontarla. Non sapeva cosa avrebbe fatto quando l’avesse vista…cosa doveva fare? Scusarsi con lei? Provare a mentirle con maggiore convinzione? O forse avrebbe dovuto confessarle i suoi sospetti su Kanda?

Purtroppo, non riuscì a darsi una risposta, perché Timcampi arrivò svolazzando dall’altra parte della sala e addentò senza troppi complimenti uno dei suoi croissant. –Timcampi!!!- sbraitò Allen, il cuore che batteva frenetico nel petto. Era talmente concentrato, talmente immerso nei suoi pensieri, che non l’aveva visto né sentito arrivare. Il piccolo golem non parve curarsi della sua reazione: continuò a sbocconcellare il croissant fino a quando non l’ebbe completamente divorato. Allen cercò di calmarsi. Sapeva di avere il viso in fiamme, e di certo con quel grido aveva attirato tutta l’attenzione della sala su di sé. Rialzò lo sguardo a fatica, e quando lo fece, si ritrovò a fissare Kanda, seduto con Marie poco lontano.

Lui non sembrava badargli, intento com’era a gustarsi la soba del mattino. Strano, credeva che quel grido avrebbe attirato gli sguardi di tutti i presenti. Effettivamente, in molti lo stavano fissando, lo sguardo stralunato. Allen avvampò. Possibile che non riuscisse proprio a passare inosservato? Decise all’istante che non sarebbe rimasto lì un minuto di più. Rivolse sorrisi timidi a tutti e si scusò più volte, quindi afferrò quanti più croissant possibile e si diresse rapido verso l’uscita della mensa, con Timcampi alle calcagna.

Kanda non alzò lo sguardo neppure quando passò accanto al suo tavolo.

 

 

La tazza bollente le scottava le dita. Il caffè che vi era contenuto doveva essere veramente ustionante.

Linalee sospirò, mentre procedeva celere verso l’ufficio di suo fratello. Per la prima volta nella sua vita, non aveva veramente voglia di vederlo, di sorridergli, di posare quella tazza tra le sue mani intorpidite dal freddo.

Aveva paura, dopotutto. Paura che Komui potesse interrogarla ancora a proposito del suo umore malinconico, del suo sguardo spento. Non avrebbe retto altre domande, altri prepotenti tentativi di violare la sua riservatezza.  

In fin dei conti, Komui non poteva capire. Per lui, Linalee era come i fiori della pianta che Crowley le aveva regalato.

Bianca e pura, aggraziata ed innocente. E lei, rinchiusa dentro quella perfetta campana di vetro, non aveva il coraggio di aprirsi con lui, di dirgli come si sentiva. Aveva paura della sua reazione. Come si sarebbe sentito se avesse saputo che la sua adorata Linalee provava un interesse tanto profondo per Yu Kanda, l’uomo più impassibile dell’intero universo? Linalee era sicura che si sarebbe sentito male per lei, e non voleva caricarlo di un simile peso.

Con Allen era stato diverso: aveva pensato, scioccamente, che lui potesse esprimere un’opinione sincera ed obbiettiva sulla sua situazione. Ma non era stato così. Scacciò velocemente quell’orribile pensiero dalla mente. Era arrivata.

-Buongiorno!- esclamò la ragazza, facendo il suo ingresso nell’ufficio del fratello. Il pavimento era completamente ricoperto di lettere e documenti dall’aria formale, di grafici, di certificati…Komui dormiva, abbandonato sulla sedia, la testa ciondoloni. Linalee sorrise tra sé e sé, contenta della propria fortuna.

Fece meno rumore possibile avvicinandosi alla scrivania del fratello, e lì posò con delicatezza la tazza, ancora fumante. Quando Komui si fosse svegliato, avrebbe avuto una bella sorpresa. Rimase a guardarlo per qualche secondo, il sorriso ancora dipinto sulle labbra, poi tornò sui suoi passi.

Uscì dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle con delicatezza. Dopotutto, non era andata poi così male.

Ripercorse il corridoio in senso inverso, la mente nuovamente ingombra di pensieri, e non si accorse di Kanda, che procedeva nella direzione opposta alla sua. Si avvide di lui solo quando era ormai troppo vicino per essere evitato. Abbassò lo sguardo immediatamente, e quando lui la salutò, il suo cuore perse un battito. Rialzò di scatto la testa.

–B-buongiorno, Kanda- gli rispose, sorridendo appena, e cercando di non prestare attenzione al rumore sordo del suo cuore, che batteva irrequieto nel suo petto. Non c’era niente da fare. Era molto meglio scappare, darsela a gambe, nascondersi, chiudersi a chiave nella propria stanza e non uscirne mai più. Dopotutto, per Kanda non sarebbe cambiato nulla.

Linalee gli rivolse un ultimo, schivo sorriso e riprese a camminare, spedita. Sentiva lo sguardo di Kanda perforarle la nuca, ma cercò di non badarci.

Le prime lacrime sfuggirono ai suoi occhi non appena serrò a chiave la porta della sua stanza.

 

 

 

 

 

 

 

-E così niente Innocence, eh?-

-Invero, no…-

Il ragazzo dai capelli rossi portò una mano a massaggiarsi il collo, sospirando.

-Torniamo a casa, allora- disse.

E il vecchio assentì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

// ANGOLINO DELL’AUTRICE

Finito! Mi scuso tantissimo per tutto il tempo che ho impiegato a scrivere questo capitolo, che tra l’altro è un cappy assolutamente di transizione^^

Purtroppo, la scuola mi sta togliendo un sacco di energie…x’D

Ringrazio come sempre chi segue questa fanfiction con entusiasmo.

Linnie, le tue recensioni sono sempre una gioia per gli occhi. Sapere che la mia storia ti ha coinvolta così tanto mi lascia perplessa ed insieme soddisfatta xD

_Nana_, temo che dovrai aspettare un po’ per vedere come termina questa storia! Non durerà pochi capitoli, infatti.

Bulma90, il pairing non sarà certo sino alla fine, anche se ovviamente una mia idea ce l’ho xD

 

Grazie ancora a tutte voi, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.

  
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