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Autore: Altair13Sirio    22/10/2015    2 recensioni
Kate è una tredicenne ribelle e solitaria. Ha pochi amici e non va d'accordo con i suoi genitori. Una notte torna a casa dopo una festa, e durante il suo ritorno a casa succedono cose strane... E' una ragazzina coraggiosa, affronta il pericolo a testa alta, ma ha paura... Una grande paura che la opprime nei momenti peggiori.
Kate è seguita da qualcuno, o qualcosa, e sente la sua presenza e la sua influenza farsi sempre più insistenti, e non ha nessuno con cui confidarsi, nessuno a cui appoggiarsi...
Lei è piccola. E' solo una piccola ragazzina che vorrebbe essere grande, e non può nulla contro i pericoli del mondo, ma ci sarà qualcuno, o qualcosa, a proteggerla, alla quale si affezionerà particolarmente, amandolo e desiderandolo, confidandosi con egli, diventando "sua"... Il suo angelo custode.
Genere: Fluff, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Monster'
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Kate se ne stava sdraiata sul suo letto, la testa adagiata sul cuscino soffice e lo sguardo seccato puntato sul soffitto. Aveva una palla da baseball in mano. Non sapeva nemmeno come le fosse finita in camera, l’aveva vista appena tornata a casa e l’aveva afferrata. Non aveva palloni in casa, non le piacevano molto gli sport, quindi perché avrebbe dovuto avere una pallina da baseball in camera? Era semplicemente comparsa là La osservava con poco interesse, distrattamente. Non suscitava nessuna emozione in lei. La lanciò una volta contro il soffitto, facendola scontrare contro di esso e ricevendola indietro quasi come se qualcuno gliel’avesse lanciata in risposta. La esaminò annoiata facendola ruotare assieme al polso, poi la lanciò di nuovo. Continuò così senza badare al tempo che passava.
Aveva la schiena che aderiva perfettamente al materasso, mentre le ginocchia erano piegate e irte verso l’alto, i piedi, piantati bene sulle lenzuola, si muovevano piano, a seconda dei movimenti che faceva il corpo della ragazza.
Kate afferrò la palla dopo averla fatta rimbalzare sul soffitto per l’ennesima volta. La strinse con fermezza impedendone la fuga, come le sarebbe successo molto probabilmente qualche tempo prima; ora era diventata più attenta, i suoi sensi si erano acuiti ed era diventata più veloce e precisa, grazie a Slender Man. Fissò la palla con attenzione, come se vi avesse notato qualcosa di importante. Senza sconvolgersi troppo, Kate si mise a sedere sul bordo del letto e chiamò:<< Slend! >>
Slender man era in un angolo, seduto goffamente sulla sedia che Kate teneva alla scrivania. Sussultò quando sentì chiamare il suo nome; doveva essersi rilassato, ora Kate lo aveva colto alla sprovvista. Cosa c’è? Chiese con calma girando lo sguardo verso di lei.
Kate soppesò la pallina per qualche secondo prima di alzare lo sguardo e puntarlo sulla faccia bianca dello Slender Man. << Questa è la palla di Jennifer. >> Disse confusa e leggermente infastidita. << Come ha fatto ad arrivare qui? >>
Slender Man la guardò qualche secondo senza rispondere. Kate assunse un’espressione di sufficienza e rimase a fissarlo per alcuni secondi in attesa della sua risposta, sperando che non fingesse di cadere dalle nuvole, come al solito. Già. E’ proprio la sua palla.
Kate sbuffò infastidita e si alzò in piedi, stringendo la palla nella mano destra e tenendola in alto per mostrarla a Slender Man. Si avvicinò a passi lenti all’essere, ondeggiando delicatamente e lanciandogli occhiate che gli dicevano che non era divertente. Fermatasi, la sua espressione si fece seria ed entrambe le sue sopracciglia calarono. << Che cosa ci fa qui la palla di Jennifer? >> Chiese senza tono.
Slender man la guardò qualche secondo, facendo girare lo sguardo a destra e a sinistra. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere possedere qualcosa di lei.
Kate lo guardò seria. Non poteva credere che lo avesse fatto. Si girò verso l’armadio e lo aprì di scatto, mostrando il corpo senza vita dell’amica nascosto nel suo fondo. << Fai sul serio? >> Gli chiese continuando a squadrarlo con sufficienza.
Sì. Rispose con tono ovvio Slend. A Kate sembrava incredibile come quel coso mantenesse il sangue freddo anche in una situazione simile. Richiuse l’armadio e si avvicinò a lui incrociando le braccia. Si sedette a terra proprio al suo fianco e rimase lì a braccia e gambe incrociate, con quell’espressione offesa che con Slender Man non aveva assunto mai prima.
Quello piegò la testa verso di lei protendendosi lentamente in avanti e la guardò senza dire nulla. Probabilmente si stava chiedendo cosa passasse per la mente di quella ragazzina così misteriosa, ma anche no; essendo lui Slender Man, poteva sapere benissimo quello che pensava Kate, ma forse, da qualche tempo, l’essere sembrava aver finalmente imparato le buone maniere, decidendo di non entrare più nella testa della ragazza per mantenere la sua privacy.
Kate girò poco la testa e gli rivolse un’occhiataccia prima di scuoterla e tornare a fissare il vuoto davanti a sé.
C’è qualcosa che non va? Chiese dopo averla vista reagire così. Era ovvio che c’era qualcosa che non andava, ma Slender Man voleva stabilire un contatto con quella Kate arrabbiata, e sapeva che sarebbe riuscito a farla parlare.
Kate sbuffò. << So che non volevi fare nulla di male… >> Borbottò a fatica dondolandosi avanti e indietro. << E che hai pensato che mi avresti fatto felice… >> Sospirò profondamente. << Ma… Sento come se avessi violato qualcosa di sacro! >>
Slender Man rimase allibito, ma non reagì in nessun modo. Che cosa?
<< Ti sei introdotto in casa di Jennifer e le hai rubato la palla. Hai invaso la calma che regna sulla sua dimora adesso, non potrà mai riposare in pace così! >> Spiegò Kate alzando lo sguardo continuando a dondolarsi avanti e indietro.
Slender Man la guardò impassibile, come sempre. Temi che rubare una pallina da una casa possa rovinare il riposo della sua anima? Chiese quasi divertito.
<< Non ridere! >> Lo fulminò lei alzando un dito furiosa. Slender Man reagì mettendosi una mano sul viso, dove avrebbe dovuto avere la bocca, ironizzando ancora di più sulla situazione. << Capisco che avevi buone intenzioni… Ma Jennifer è davvero importante per me, e tu dovresti rispettare la sua memoria! >>
Slender Man abbassò la mano, rimanendo finalmente serio. Sembrava aver capito. Jennifer… Mormorò senza muoversi. E’ stata sicuramente una persona molto importante della tua vita…
<< E’ ancora una persona importante della mia vita! La più importante! >> Ribatté Kate ruotando il busto verso Slender Man.
L’uomo alto la fissò senza parole. Pensi che possa sentirti dopo tutto quanto? Che possa importarle qualcosa di te, ormai?
Kate rimase impassibile; non si sarebbe fatta sviare dalle parole di Slender Man, questa volta. << Lei è la mia luce, e io sono la sua. Senza l’una, l’altra è perduta. Io lo so che lei rimane sempre con me! >> Cercò di marcare bene queste parole, per far capire a Slend il fatto che fosse seria.
Slender Man sembrò quasi sorridere. Alzò lo sguardo puntandolo su un angolo del soffitto e rimase immobile. Se potesse sentirti, cosa le diresti?
Kate lo guardò incredula. Non pensava che Jennifer fosse in grado di sentirla, in qualunque posto si trovasse adesso, le sembrò impossibile, nonostante avesse appena affermato di essere sicura della sua compagnia. Forse Slender Man sapeva qualcosa che lei non sapeva, forse poteva comunicare con i defunti, o forse no. Quella domanda l’aveva presa semplicemente alla sprovvista, tutto qua.
Ridacchiò nervosa. << Bé… Non è che lo sappia… >>
Slender Man la guardò divertito. Solo quello che senti. Disse con calma, come se fosse ovvio che Jennifer l’avrebbe sentita.
Kate si sentì sotto pressione quando Slender Man disse quella cosa, e cominciò a chiedersi che cosa volesse realmente, quale fosse il motivo di quella sua domanda e perché avrebbe dovuto rispondere, ma alla fine rispose e basta. << Le direi che mi dispiace di non essere riuscita ad aiutarla… >> Mormorò tristemente abbassando lo sguardo, ma rialzandolo subito per non sembrare debole. << Ma sono felice per lei, perché ora è in un posto migliore, e non potrà più soffrire. >> Disse l’ultima frase con un largo sorriso ingenuo, come una bimba che dopo aver fatto una buona azione si aspettava un premio. Slender Man rimase immobile a fissarla per qualche secondo. Piano piano, l’essere si spostò sulla sedia e girò lo sguardo verso la finestra; appoggiò il gomito sulla parete e usò la mano come appoggio per il mento, fissando fuori dalla finestra con malinconia.
Un posto migliore…
Quel sussurro da parte di Slender Man, così pensieroso e pieno di angoscia inquietò Kate, che però non volle fare domande; magari si trattava di una semplice riflessione, Slender Man non poteva sapere dove andassero le anime dei morti, non avrebbe mai potuto sapere di cosa si trattasse, e poi lei sapeva con certezza, che il posto dove era stata mandata la sua amica era un posto migliore di quello, dove non avrebbe mai più patito quello che aveva provato sulla Terra.
Non poteva essere diversamente.
   
 
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