Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: NeNe97    23/10/2015    2 recensioni
Shane Water è una ragazza solitaria e con un carattere difficile.
La sua infanzia l'ha segnata nel profondo, costringendola ogni giorno a lottare contro i fantasmi del passato.
Ha una famiglia, quasi, perfetta: una madre e tre fratelli gemelli che farebbero di tutto per lei.
Quando la sua vita sembra ormai essere fatto solo di ricordi dolorosi, Shane dovrà trasferirsi da Los Angeles a Milano. Ed è lì che qualcosa cambierà. Una ragazza sconvolgerà lentamente la sua esistenza, facendole dubitare di aver mai saputo cos'è il vero Amore, prima di averla incontrata.
Riuscirà finalmente a essere felice, a lasciarsi tutto alle spalle?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il prof di storia poteva anche essere simpatico e buono, ma rimaneva sempre troppo noioso. Forse aveva qualche forma di balbuzia perchè ogni due parole faceva una pausa di un'ora, fatto sta che non riuscivo a stare attenta per più di dieci minuti durante la sua lezione. Fortunatamente avevamo cambiato i posti e, oltre al fatto che non stato più vicino a Laura, come compagna di banco avevo Chiara. Avevo scoperto che era una ragazza molto alla mano e sveglia. Non era una tipa per niente timida anzi, socializzava subito con tutti, anche con me che é tutto dire. Era molto intelligente, a dispetto della maggior parte della fauna femminile della scuola. Aveva un inusuale interesse per il Giappone, in tutto e per tutto. Lo sapeva parlare benissimo e sapeva veramente tutto sulle usanze dei giapponesi.
 
-Domani c'è interrogazione di inglese...- si lamenta accasciandosi sul banco, come se fosse senza speranze. -Ti prego, suggeriscimi! Se no prenderó quattro-

-A patto che tu mi aiuti nella verifica di matematica, dopo domani- dissi. Lei era un genio in matematica, io invece le uniche materie in cui andavo da cani erano italiano e matematica. Rischiavo di trovarmele a settembre, se non le tiravo su visto che stava per finire la scuola. 

-Ci sto!- mi strinse la mano, come se avessimo stretto un patto. L'ora di storia finalmente terminó e la classe si svuotò in neanche 10 secondi. Chiara era schizzata via, urlandomi che stava per perdere l'autobus. Misi la mia roba nello zaino, con calma. Ero l'unica rimasta in classe. 

-Shane- Sobbalzai dallo spavento sentendo qualcuno chiamarmi. Con mia grande gioia Laura si trovava in piedi davanti a me, neanche la guardai in faccia. 

-Che vuoi- le chiesi seccata. L'avrei presa a schiaffi due a due finché non diventavano dispari. 

-Come... stai?- disse impacciata. Mi alzai in piedi. Cos' era?! Uno scherzo?! La guardai meglio, era visibilmente agitata. 

-Ripeto, cosa vuoi?- chiesi un'altra volta, cercando di togliermela di torno. 

-Volevo parlarti- rispose, questa volta decisa. Sembrava quasi arrabbiata, adesso. Quella ragazza proprio non la capivo. Sospirai stanca. 

-Andiamo fuori, peró. Ho bisogno di fumare- disse uscendo dall'edificio. Mi domandavo cosa avesse da dirmi quell'oca. Ci accendemmo una sigaretta, mentre ci sedevano su una panchina. Il silenzio che era calato era insopportabile. Odiavo queste situazioni, mi innervosivano.
 
-Allora?- la incitai spazientita. Si stava torturando le mani, non l'avevo mai vista così agitata. Non che la cosa mi interessasse... 

-Volevo parlarti di me e Julian... Cioè, nel senso... noi due adesso stiamo insieme- disse cercando di trovare le parole giuste. Inarcai le sopracciglia. Se era solo questo che doveva dirmi poteva anche evitare, sospettavo che certe cose proprio non ci arrivasse a capirle. 

-Lo so. Non c'era bisogno che arrivsssi tu ad illuminarmi- borbottai infastidita, stavo solo perdendo tempo. 

-So che tu non mi sopporti... Penso che non ti ho fatto una buona impressione il primo giorno di scuola, come non biasimarti...- disse. Non capii dove voleva andare a parare. Che senso aveva sottolineare queste ovvietà?  

-Già, e non ti sei smentita peró- sputai acida. Lei sospiro, come a darmi ragione. 

-Volevo scusarmi. Sei comuqnue la sorella del mio ragazzo, non dovremmo odiarci. Io lo amo veramente e so che tuo fratello ci sta male per questo. Quindi penso che dovremmo sistemare le cosa fra di noi- disse. Dire che rimasi di sasso era un euforismo, non me lo aspettavo proprio da parte sua. Lei, Laura, la biondina viziata si era scusate con me. 

-Sono contenta che tu tenga veramente a mio fratello. Ma rimane comunque il fatto che non potremmo andare mai d'accordo. Abbiamo caratteri differenti, é impossibile- le spiegai. Laura sorrise amaramente. 

-Fidati, non siamo poi tanto diverse- commentò, guardando un punto fisso davanti a lei. 

-Allora perché ti comporti sempre così da stronza?-la buttai li, cercando di capire dove voleva arrivare. 

-Io in realtà... non sono così, ma non riesco a rapportarmi con le persone in modo differente. Non ho mai avuto amici veri, sono sempre stata da sola, ho dovuto sempre cercare di farcela da sola, senza contare su nessuno- spiegò, ma era distante. La vedevo diversa dalla solita Laura superficiale di tutti i giorni.  

-Come mai?-

-A dire la verità non lo so di preciso neanche io... Do se sempre la colpa ai miei genitori per quello che sono diventata. Mia madre non c'è mai stata per me e mio padre é scappato di casa quando avevo 7 anni. É per questo che ho detto che sono sempre stata da sola, sono cresciuta senza nessuno- raccontó. Wow... e chi lo avrebbe mai detto che la biondina troietta di turno avesse un passato così? Forse aveva ragione, un po' ci assomigliavamo, nessuna delle due ha avuto un padre. 

-So come ci si sente a crescere senza un padre...- mi lasciai sfuggire. Lei annuì pensierosa. 

-Ma adesso che ho trovato finalmente qualcuno che tiene a me, qualcuno per cui vivere, sento che posso cambiare- disse. Mi guardò per la prima volta da quando ci eravamo sedute sulla panchina, era uno sguardo pieno di paura e speranza. Mi ritrovavo molto in lei in questo momento. Le sorrisi sinceramente. 

-Pace?- mi porse la mano destra. La guardai, era perfettamente curata. 

-Pace- le strinsi la mano. Aveva ragione Julian quando aveva detto che Laura era una persona diversa. 

-Ehi, ragazze! Che ci fate ancora a scuola?- persi un battito. La Castillo era in piedi davanti a noi. Era bellissima.

-Stavamo chiarendo alcune cose- risposi, strizzando gli occhi mentre la guardavo per via del sole che avevo in faccia. 

-Ah, ho corretto il tuo compito di italiano- mi disse. Mi alzai in piedi per stare alla sua altezza. 

-Lo ha corretto lei, perché?- chiesi confusa. Di solito non era la prof di italiano che correggeva i compiti della sua materia anche se era di recupero?  

-Sì, la professoressa non aveva tempo per correggerlo. Comunque, avevi studiato?- mi disse. Studiai la sua espressione, anche se non faceva trasparire niente. 

-Certo! Le pare?!- cercai di essere il più convincente possibile. La verità era che non avevo aperto libro. 

-Va bene, io devo andare. Arrivederci, prof. Ciao!-  molto probabilmente Laura voleva lasciarci da sole. La salutammo. 

-Seriamente, Shane- mi ammonì la prof. Sospirai, era seria. Non mi andava che mi sgridasse un'altra volta per i miei voti. 

-Ma prof, lo sa che l'italiano é difficile per me- piagnucolai. Tutto quello che ottenni fu uno sguardo di rimprovero. 

-Ed é per questo che il preside mi ha incaricato di farti fare i corsi di recupero, soprattutto di italiano. Il problema é che non studi- mi disse. Scossi la testa sconsolata.  

-Io ci provo, ma é impossibile. Giuro che mi ci metto sui libri, ma é peggio della matematica- risposi. Era vero che era difficile, ma diciamo anche che dopo tre volte che aprivo libro c'ho rinunciato.  

-Va bene- disse lasciando un sospiro. -Facciamo così, domani vieni a casa mia e ti aiuto con la grammatica, ma promettimi che studierai anche per conto tuo. Va bene?- rimasi spiazzata. A casa della Castillo. Oh mio dio. Mi ci sarei catapultata. 

-Okay. Ma è sicura di fare a casa sua? Non vorrei disturbare- risposi. Lei mi sorrise. 

-Figurati, se no non te lo avrei chiesto, no?- Mi sentivo al settimo cielo. 
^^^^

-Shane, ti sei preparata?- Rose entrò in camera. Lei era già vestita e pettinata, ed era perfetta, mentre io ero ancora con una canottiera e dei pantaloncini da ginnastica a disperarmi.  

-Non trovo niente da mettermi!- esclamai esasperata. Era vero che avevo poche cose nell'armadio, ma anche che non trovavo mai niente da indossare per le feste. Mia sorella sospirò, come se avesse già previsto una scena del genere. Si diresse verso l'armadio e sicura tiró fuori una felpona di Cameron e dei jeans chiari stretti. Me ne ero dimenticata dell'esistenza.
 
-Con questi starai benissimo- me li porse. Andai in bagno a provarmeli. Forse così sembravo troppo un maschiaccio, ma io con i vestitini proprio non mi ci vedevo. Tornai in camera dove la bionda era già pronta a farmi una coda ai capelli. Stavo per svenire. 
-No, no, no! Non me la farò mai- le dissi subito. Io e le code non andavamo molto d'accordo.  

-Dai, saresti strafiga!- provó a convincermi. Mi sedetti sul letto e tirai da sotto le mie fidate converse bianche. 

-Non ci penso nemmeno. Mi fa il faccione- risposi. Lei lasció perdere. Mi specchiai vedendo il risultato. Era fattibile, più o meno. Rose mi guardò contrariata. Mi sistemai più o meno i capelli e trascinai mia sorella fuori casa. Cameron era già in macchina ad aspettarci.  

-Hey, bellezze! Ce ne avete messo di tempo!- ci salutò partendo. Era vestito con una camicia blu scuro e dei jeans neri. Stava bene, come al solito. 

-Quanta gente ci sará?- chiesi per prepararmi psicologicamente, odiavo i posti affollati.  

-Considerando che è in un locale, non penso molta- rispose Cam. Il solo pensare che c'era anche la Castillo mi rendeva euforica. Speravo solo che non sarebbero successi casini. 

-Non più di due birre, capito Shane?- mi ammonì Rose. Appunto. Quando si trattava di alcool il mio autocontrollo si abbassava notevolmente e in più non lo reggevo molto. 

-Sì, mammina- la presi in giro. Era tanto protettiva nei miei confronti, non so se si era notato.

-Sì sì, sfotti pure. Ma poi non venire da me quando sarai ubriaca marcia- disse risentita.
Arrivammo davanti a un localino abbastanza piccolo da fuori. La musica la si sentiva già andare a palla. Un uomo larghissimo e altissimo e una donna alta stavano postita davanti all'entrata. Dovevano essere i butta fuori. Ero agitata al massimo, dovevo muovermi. 

-Ci ritroviamo davanti alla macchina per l'una, va bene?- ci chiese Cameron. Annuii distratta uscendo dall'auto, stavo per avere una crisi di nervi. Dovevo assolutamente vedere la Castillo. Cameron stava per entrare sicuro se l'uomo buttafuori non gli avesse sbarrato la strada. 4

-Fermo, ragazzino. Quanti anni hai?- gli chiese la donna. Non capivo se era una buttafuori o no, anche se lo era non ci somigliava per niente, con un pugno potevo stenderla anche io. 

-17, perché?- chiese confuso. Sentivo le mani cominciare a sudarmi, succedeva spesso quando ero agitata. 

-I minorenni non possono entrare.- rispose secca la donna. Il miei piani di vedere la prof svanirono nel nulla. 
Stavo già per fare dietro front e andare in macchina quando qualcuno mi chiamò.
 
-Shane..?!- una voce fin troppo familiare provenne dalle mie spalle. Sentii un vuoto allo stomaco. Mi girai a guardarla, era stupenda, non c'erano altre parole per descriverla. Rimasi esterrefatta.
 
-Che ci fate voi qui?- ci chiese, ma io ero troppo impegnata a fissarla per rispondere. Non pensavo neanche che esistesse una bellezza simile. Aveva un vestito morbido blu scuro, che le valorizzava le gambe lunghe e la vita stretta. Era semplicemente perfetta. 
 
-Siamo..- 

-Oh, Cam! Che succede qui?- un ragazzo arrivó da dietro la prof diretto verso mio fratello. Si dettero una pacca sulla spalla, come se fossero amici di vecchia data. 

-Enrico, li conosci?- gli chiese sorpresa la prof. Il ragazzo aveva una certa somiglianza con la Castillo, anzi erano identici, doveva essere il fratello. 

-Sì, conosco Cameron, li ho invitati io! E loro devono essere le sorelle, piacere- sorrise a trentadue denti. Era le versione mora, maschile e un po' più giovane della Castillo. 

-Perché tu li conosci?- 

-Sono dei miei alunni- rispose la prof. Avevo notato che cercava di evitare il mio sguardo, ci rimasi un po' male. 

-Tranquilli ragazzi, sono come loro- disse Enrico ai due buttafuori ci fece spazio dentro. Subito il caldo e la puzza di fumo mi investirono in pieno. Trattenni un conato di vomito, era irresponsabile quell'aria. La musica nelle casse pompava a un volume esagerato e la pista da ballo era piena di gente ammassata.
E per fortuna che doveva esserci poca gente. Entrammo in una saletta poco più piccola della pista da ballo. Fortunatamente dentro c'era solo qualche ragazzo e doveva essere insonorizzata così che la musica non era più assordante. 

-Ce l'avete fatta ad arrivare, eh!- un ragazzone alto e tutto pompato diede la solita pacca a Enrico e poi mi venne quasi un infarto.
Si avvicinò alla prof, Nina. Le circondò la vita con le braccia e mi sembrò che la stesse per soffocare. Si baciarono con trasporto. 
Mi sentivo mancare il terreno sotto i piedi. 
Non avevo considerato questa possibilità, che avesse un ragazzo intendo. Ma la cosa più sconvolgente era che io ci stavo male. Mi sentivo ferita, anche se sapevo che non dovevo esserlo, era una reazione insensata.  
Sia Cam che R mi avevano lasciata da sola. Erano andati con il loro rispettivi quasi-fidanzati.  

- E chi sono questi ragazzini?- chiese il ragazzone a nessuno in particolare. Sentivo il nervosismo salirmi a mille, non mi piaceva quel tipo. 

-Sono dei miei amici. Mi avevi chiesto tu di invitare gente, Marco- rispose Enrico. Solo adesso mi ero accorta di un gruppetto di 4 ragazzi e ragazze dietro Marco. Nina era sempre appiccicata a lui. 

-Ti avevo chiesto di invitare dei ragazzi, non bambini. Quanti anni avete?- chiese in tono derisorio. Non ci vidi più dalla rabbia, ma chi cazzo si credeva di essere? 

-Non sono cazzi tuoi- ringhiai trattenendo a stento la rabbia. La prof si staccò da lui guardandolo contrariata. 

-Ma come cazzo parli, ragazzina!- rise prendendomi in giro Marco. 

-Marco...- lo apostrofò Enrico in tono secco.  

-Motherfucker- mi venne spontaneo dirglielo. Senza aspettare altro girai i tacchi e me ne andai. Strinsi spasmodicamente i pugni cercando di reprimere la rabbia. 
Che cazzo di serata! E io che mi aspettavo di divertirmi. Ma dovevo saperlo che ci sarebbe stato qualcosa che avrebbe rovinato tutto. Mi sedetti al bancone del bar su uno sgabello in un angolo. Ordinai uno shot e me lo scolai di schiena. 
Ne ordinai un altro. 
Mi chiesi che fine avevano fatto i miei fratelli, in mezzo a tutta questa gente non si capiva niente. Meglio così, mi andava di stare da sola. 
L'effetto dell'alcool cominciava già a fare effetto. 
La prof... é chi se l'aspettava che fosse fidanzata? E poi con quel energumeno... che coglione! Sentivo un vuoto allo stomaco. Se lo avessi saputo prima non sarei venuta stasera. Dentro questa discoteca sembrava un'altra persona la prof... Non saprei definirlo. 
Dopo il quarto shot la testa cominciava a farsi leggera, ma non mi bastava. Ne chiesi un altro al barista. 

-Direi che per stasera basta, Shane- mi ritrovai Rose seduta sullo sgabello affianco. Mi prese il bicchierino dalla mano allonantandomelo. -Quanti ne hai bevuti?-
Tutto ondeggiava. Di solito l'effetto dell'alcool mi rendeva felice e esaltata, mentre adesso avevo solo voglia di nascondermi e piangere. 

-Cinque? Non... non me lo ricordo...- sbiascicai, sentivo tutta la lingua intorpidita. 

-Sì, hai decisamente fatto il pieno per oggi- sospirò. -Meglio se torniamo a casa, ti senti male?-disse apprensiva, come al solito. Cercai di rimanere il più lucida possibile, riuscendoci solo in parte. 

-No... sto... sto bene...- scandii il meglio possibile le parole. Ondeggiammo fuori dal locale. Respirai a pieni polmoni l'aria pulita fermandomi un attimo. 
Alla mia destra, in fondo alla strada al buio, intravidi due figure. Per quel poco che riuscivo cercai di capire chi fossero e cosa stessero dicendo, mi ci volle molta concentrazione. 

-Marco, per favore... smettila!- una voce femminile, sembrava sul punto di scoppiare a piangere. 

-Ho detto che voglio scoparti, Nina! Non me ne forte un cazzo se dovrò usare la violenza!- Oh, merda! Quello era Marco e lei era la prof. Sgusciai dalla presa di Rose e mi precipitai da Nina. Improvvisamente la sbronza mi era passata. 
Sentivo Rose che mi chiamava preoccupata. 
Marco era di spalle a me e cercava di sbottonare i jeans di Nina che si dimenava. Non si erano accorti di me. Uno schiocco riecceggiò forte per la strada. Quel verme le aveva tirato uno schiaffo in piena faccia. 

-Brutta cagnetta..- 
Agii d'istinto. Presi una trave da per terra e la sbattei forte in testa a Marco. Lasciò immediatamente la presa sulla prof. 

-Son of a bitch!- sputai con disprezzo mentre lui si teneva la testa fra le mani, dolorante. La prof mi guardava con gli occhi spalancati dalla paura e dalla sorpresa. 

-Ancora tu, ragazzina!- ringhiò Marco. Okay, adesso non sapevo cosa fare. Quell'uomo era il doppio di me e sicuramente non ci avrebbe messo molto mandarmi all'ospedale. 

-Lascia stare Nina- dissi con voce ferma e intimidatoria. Rise sguaiatamente.
 
-Tu non mi dici cosa devo fare con lei, chiaro?!- urlò. Era ancora accovacciato a terra. Con un movimento fulmineo si rialzò e mi venne addosso. Non feci in tempo neanche a reagire che, con una sbarra di ferro che aveva trovato a terra, mi colpì. Fortunatamente i miei riflessi erano buoni e mi coprii la faccia con le braccia in modo da attutire il colpo. 
Crollai a terra. Il rumore delle mie ossa che si fratumavano come un biscotto mi fece venire un conato di vomito. Marco mi colpì ancora il braccio con un calci facendomi urlare di dolore. Sentii distrattamente Nina chiamare aiuto mentre cercava di trattenere Marco.Con tanta fatica e dolore mi misi seduta con la schina poggiata al muro. 
Il braccio mi mandava continue fitte di dolore che mi annebbiavano la vista.   
Quelli che dovevano essere Enrico e Cameron presero Marco da parte. Qualcuno mi si inginocchiò di fronte prendendomi il viso tra le mani. 
Era Nina. 
Giuro che per un secondo mi dimenticai del braccio e di tutto il resto. C'erano solo i suoi occhi che mi guardavano. 

-Shane, mi senti?- la sua voce mi arrivava ovattata, sembrava preccupata. 

-Sto... bene...- riuscii a trovare un po' di lucidità. 

-Oh my God!- Rose era arrivata di corsa. Mi guardava inorridita e spaventata.  

-Cosa ti è successo?- era quasi sull'orlo delle lacrime. 

-Niente. Sto bene...- riuscii anche a sorridere. 

-Bisogna portarla in ospedale- le disse la prof. Mi aiutarono ad alzarmi, credevo di svenire da un momento all'altro per il dolore. 

-Cameron!- urlò Rose. Intanto io era praticamente appoggiata a Nina che mi massaggiava la schiena cercando di alleviarmi un po' il dolore. Cam si tolse la camicia e me la mise intorno al braccio per sostenerlo dal collo. 
Poi tutto si fece più sfocato. 
Non ricordavo molto, solo che la prof si era seduta dietro con me in macchina. Avevo la testa appoggiata sulla sua spalla e lottavo in tutti i modi per non urlare ad ogni buca. Stavo sudando freddo. 
Sentivo distrattamente Cameron insultare qualche automobilista in inglese e Rose incitarlo ad andare più veloce. Nina cercava di tenermi il più ferma possibile agli sbalzi della macchina circondandomi le spalle con un braccio. 
Nonostante tutto sentivo il suo odore. Eravamo davvero tanto vicine.  
Arrivammo in ospedale e non mi ricordai più niente. 
Il dolore era troppo. Quel bastardo di Marco. 
^^^^

Dopo che mi ebbero messo il gesso e dato un antidolorifico mi sentii meglio. Quando uscii dalla stanza mi ritrovai Cam, Rose e la prof seduti alla sala d'aspetto che mi guardavano ansiosi. 
Si vedeva che mia sorella si stava trattenendo dal catapultarsi addosso a me, e Cameron era ancora a torso nudo. Gli lanciai la sua camicia. 

-Allora? Cosa ti hanno detto?- fu la prof a parlare. 

-Marco mi ha rotto il braccio in due, come se fosse un grissino- risposi non riuscendo a trattenere una nota di disprezzo nella voce. Lei mi guardò mortificata. 

-Shane!- la voce della mamma alle mie spalle mi fece prendere uno spavento. 
Neanche il tempo di girarmi che mi soffocò in un abbraccio. 
 
-Mamma...- mi lamentai, mi stava facendo male al braccio. Mi prese per le spalle guardandomi meglio. 
-Che cosa hai fatto?- chiese preoccupata. Cameron o Rose dovevano averla avvertita. 

-Niente, mamma. Sto bene, non ti preoccupare. Ti spiego poi a casa- risposi, cercando di tagliare lì il discorso. Ma lei non sembrò del tutto convinta. 

-Posso almeno sapere cosa hai?- chiese spazientita. Mi passai una mano tra i capelli. 

-Si è rotta un braccio. Niente di che.- venne in mio soccorso Cam, lo ringraziai con lo sguardo. 

-E lei è..?- la mamma oggi era in vena di domande; stava alludendo a Nina. 

-Io... ehm...- Nina era in difficoltà.  Effettivamente se un professore veniva trovato al di fuori del contesto scolastico con uno studente poteva essere licenziato. Ma alla mamma non importavano queste cose, si fidava di noi. 

-Lei è la nostra prof di inglese, la Castillo- risposi io per lei. La mamma sembrò illuminarsi tutto d'un tratto. 

-Piacere, io sono Danielle, la loro mamma- si presentò tutta sorridente. 
Vidi la prof avvampare, cercando il mio sguardo.



Alla prossima;)
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: NeNe97