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Autore: Peanuts_e_Chocolate    23/10/2015    4 recensioni
Summer Arclight, studentessa di 17 anni all'Accademia di Heartland City, svolge una vita normalissima. Il suo tempo, suddiviso tra scuola e amici, scorre placidamente, facendole spesso dimenticare di essere diversa dai suoi compagni. Come la sua malattia le pone dei limiti a livello fisico, così l'invidia la ostacola nel tentativo di raggiungere appieno la serenità con se stessa, rendendola sempre meno sicura.
La sua vita cambia nel momento in cui incontra Umiko, rendendosi finalmente conto della sua condizione: destinata ad amare e a lottare senza mai scoprire se il suo sentimento sarà corrisposto.
Quando però l'oggetto del suo grande interesse ha gli occhi dell'oceano, la situazione si complica, forzandola a scegliere se far morire la passione che divampa nel suo cuore o giocarsi il tutto per tutto.
(Tematica delicata al capitolo 4)
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rio, Ryoga/Shark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5: Encounters

 

 

Peanuts-senpai’s corner:

Salve a tutti, per la prima volta vi scrive la seconda autrice, ovvero Peanuts! Per questa volta introduco io questo nuovo capitolo che –a parer mio- è veramente interessante! Mi raccomando di seguire tutta la fic e di recensire i capitoli della mia Chocolate, che si impegna davvero tanto!

Summer ha subito il meraviglioso Fanservice di Viper…questo episodio avrà una forte impatto psicologico su di lei?

Il nuovo capitolo vi aspetta qua sotto e sono quasi certa che vi piacerà.

 Baci e buona lettura.

 

 

Un urlo si levò per tutta la casa, facendo sobbalzare Hana, che con rammarico lasciò per l’ennesima volta il letto e si diresse con passo affrettato verso la camera della nipote.

 

“Summer-chan! Ancora con questi incubi?” domandò preoccupata, accostandosi alla figura distesa nel letto. “Cos’hai ancora? Perché non riesci a dormire serenamente?” Era la seconda notte che la povera ragazza faceva brutti sogni, svegliando sua zia e facendola accorrere nella sua stanza con il cuore in gola. “Ci sono qua io…non ti preoccupare, Summer. La zia non ti ha lasciato sola.” Aggiunse dolcemente, asciugandole con il dorso della mano la fronte imperlata di sudore. La donna le prese poi la mano, tenendogliela tra le sue e domandandosi che cosa facesse stare così male la nipote tanto da non potersi svegliare dai suoi incubi.

 

“Potrebbe trattarsi dello stemma, ma…ma come hanno avuto modo di farglielo contrarre? E poi senza il mio consenso? Quei quattro mi sentiranno molto presto se si tratta di quello che penso io…” pensò, prendendo una sedia nelle vicinanze e sedendosi al fianco della ragazza, non senza abbandonare la sua ormai pallida mano. Poco a poco il respiro della bluette si fece più pesante e faticoso e, prima che Hana potesse udirlo con le proprie orecchie, ebbe modo di constatarlo da come il suo petto si alzasse e si abbassasse rapidamente. Ciò scatenò una forte preoccupazione nella donna: cosa sarebbe successo se il suo cuore ne avesse risentito? La zia attese qualche secondo, sperando in cuor suo che la situazione si placasse così come era cominciata la sera precedente.

 

I suoi occhi verdi si velarono di piccole lacrime che presto scivolarono lungo il volto provato dalla stanchezza quando notò il corpo della nipote contorcersi e tremare quasi febbrilmente. La chiamò più volte, attenta a non urlare troppo forte per evitare di svegliare i due Kamishiro che riposavano nell’altra ala della casa. Solo quando le toccò una spalla, come per assicurarsi che le sue parole avessero avuto effetto sull’altra, le labbra morbide della ragazza si aprirono, facendo uscire suoni incomprensibili. “Che la situazione stia peggiorando?” pensò nuovamente la donna, osservando come Summer inarcasse la schiena e muovesse la testa prima da una parte e poi dall’altra. “No…no! Ti prego…non…non f-farlo…” Quando le sue parole cominciarono ad avere un senso alle orecchie dell’altra, l’Arclight strinse maggiormente la mano che sua zia le aveva offerto qualche minuto prima.

 

“NO!” Cacciò in un grido angoscioso la ragazza dai capelli acquamarina, facendo spaventare la donna per la seconda volta nell’arco di nemmeno dieci minuti. Una sorta di ruggito invase la stanza: sull’occhio destro di Hana comparve una strana figura, che ben presto prese a brillare. La donna tentò di reprimere vanamente un gemito, che prolungò quando varie rune bluastre marchiarono la pelle del viso e del collo come fuoco. “Non ora…non ORA!” Si disse mentalmente, imponendosi per far ritirare quell’ospite indesiderato. “Ho detto NON ORA!” Con una grande forza di volontà lo stemma venne momentaneamente debellato, lasciandola respirare faticosamente. “Ogni volta che mi preoccupo devo sempre controllare questa bestia…Tron, un giorno me la pagherai per avermi fatto questo…” Sentendosi molto debole fece per alzarsi, ma crollò al suolo.

 

Ancora semicosciente la zia udì una porta aprirsi e dei rapidi passi attraversare il salotto, giungendo poco dopo sulla soglia della stanza di Summer. “Hana-san?” Sebbene Rio avesse molto sonno, ebbe la forza di alzarsi e di vedere come stava l’amica, trovando la sua affidataria distesa supina. Con uno scatto l’aiutò a rialzarsi, permettendole di risistemarsi sulla sedia. “Cosa ci fai qui, Rio? Tu che puoi farlo, torna a dormire…sei molto stanca.” Proferì la donna, guardandola negli occhi. La Regina di Ghiaccio si sedette sul letto a due piazze dell’amica, allungando una mano per scostare le ciocche che si erano incollate sulla fronte dell’Arclight. “Non ci riesco. Sapendo che Summer-nee-chan sta soffrendo, vorrei restare al suo fianco, come lei ha fatto con me tempo addietro.” Hana sorrise amabilmente, passando una mano sulla schiena della Kamishiro. “Per te Summer l’ha fatto volentieri…conoscendola, so che lo rifarebbe di nuovo. Ti vuole molto bene.” “Lo so…Lei non ha mai abbandonato mio fratello quando ne aveva bisogno, vero?” “Quando sei stata in coma ci sono state molte divergenze tra lei e Ryouga-kun…però lei non ha mai abbandonato te.”

 

“Divergenze? Di che genere?” “Non lo so, non ne ha mai voluto parlare. Però in quel periodo l’ho sempre vista molto pensierosa. Ora dai retta a me. Vai a letto. Tra qualche ora dovrai andare a scuola E necessiti di riposo.” Rio tacque, non trovando il coraggio di alzarsi e di voltarle le spalle. “Che cos’ha Summer-nee-chan?” domandò la Kamishiro. “È così pallida…” “Non ne sono certa, ma è come se fosse intrappolata nei suoi incubi. Ho provato a svegliarla, cercando di placare la paura e l’angoscia che sembrano divorarla…ma vanamente.”  

 

“Come sta?” le due si voltarono in direzione della porta, dove videro l’unico ragazzo della casa fare la sua entrata. “Onii-san?!” Rio rimase sorpresa dall’arrivo del fratello, il quale si sedette dietro di lei e le appoggiò una mano sulla spalla. “Se devo dire la verità, la situazione peggiora: Summer non smette di urlare e poco fa ha iniziato a piangere nel sonno…” spiegò Hana, passandosi una mano sulla nuca. I tre rimasero in silenzio, poi Shark invitò la persona più importante della sua vita ad andare a dormire. “Perché?” chiese lei, gonfiando le guance come quando era una bambina. “Perché hai certe occhiaie che potrebbe far morire d’infarto i tuoi ammiratori.” “E chi rimane con Summy-chan?” Ryouga fece per indicare se stesso, ma una voce lo interruppe: “Io! E ora filate a letto, tutt’e due!” La donna li fissò con finta aria irritata: voleva essere molto convincente, ma la stanchezza le impediva di mostrarsi come desiderava. Così i due non si spostarono di un solo centimetro e ciò fece sospirare arresa la povera Hana.

 

Improvvisamente la loro attenzione cadde sulla figura dell’Arclight, i cui gemiti risuonavano più dolorosi alle loro orecchie. I tre rimasero come congelati nelle loro postazioni, incapaci di proferire una sola parola o di muoversi. La sua pelle iniziò a riempirsi di strane macchie nere, che poco a poco si estesero, unendosi tra loro e iniziando a nascondere vari tratti della ragazza. Hana abbandonò di scatto la mano, notando come il suo palmo bruciasse. “Maledizione! Lo sapevo…” rimuginò la zia, cercando di ignorare la bruciatura.

 

Le macchie scivolarono anche i suoi capelli, camuffando ai loro occhi il pacato colore che caratterizzava Summer. Una ciocca alla volta si levò, oscillando lentamente in aria. “Che cosa?” sbottò Rio, indietreggiando e finendo con la schiena attaccata al petto del fratello. Lingue di un forte arancione fosforescente comparvero sul suo corpo, creando una serie disordinata di rune. “Lo sapevo! Lo sapevo! Maledetto…” Hana interruppe i suoi pensieri e guardò disgustata i segni che si stringevano e che marchiavano il corpo della nipote, facendola gemere e contorcere dal dolore.

 

Come si era verificato con lo stemma di Hana, lo stesso ruggito proruppe nella camera, scuotendo con maggiore intensità le ciocche che stavano battendo la forza di gravità. A un suo grido una figura bianca, ai loro occhi indefinita, si formò sulla palpebra sinistra; come le sue mani strinsero i lembi del lenzuolo, le rune arancioni brillarono, iniziando a scorrere sulla superficie nerastra, fondendosi con quello che la donna riconobbe come lo stemma, che stava nascendo e che avrebbe segnato un cambiamento nella vita della vittima che era stata scelta per quella sorta di sacrificio-esperimento. Sacrificio perché provocava la caduta dai suoi sensi e la sofferenza nella persona che era stata minuziosamente designata; esperimento perché, da quello che sapeva Hana, era un potere che probabilmente non apparteneva a questo mondo e che inevitabilmente si legava all’anima di colui che l’ospitava, portandolo a un profondo coma in casi che la donna ignorava completamente.

 

“Maledetto! Hai designato Summer per…” Taci donna! Nella sua mente risuonarono quelle parole, facendola tremare convulsamente per il terrore che lo stesso essere che le aveva pronunciate le stava facendo vivere. Hana cadde per la seconda volta sul pavimento, dove perse presto i sensi. “Hana!!” esclamarono all’unisono i due Kamishiro, i quali subito dopo udirono una risata maligna.

 

“Brava Summer-chan. Ti ci è voluto un bel po’ di tempo prima che riuscissi a sprigionarlo, eh? Il dolore che ora stai vivendo sarà presto utile…ma se sarai la mia fedele serva, ti darò un grande potere…” Dalla parete che stava di fronte ai due ragazzi comparve la figura evanescente di un inquietante bambino, il cui volto era per metà nascosto da una strana maschera. Allungò la mano guantata verso il volto dell’Arclight, ma venne interrotto dalla voce del Kamishiro. “Chi diamine sei?” L’altro scoppiò a ridere sommessamente, senza dargli una risposta. Appoggiò una mano sulla fronte della sua vittima e quando la sua treccia bionda si alzò delle catene violacee, simili a dei filamenti di DNA, uscirono dalla sua mano, legando la gemente e impedendone i movimenti: alcune si insinuarono nella sua mente, passando attraverso le tempie; altre invece penetrarono nel petto, colpendo l’organo sensibile.

 

“Cosa le stai facendo?” Ignorando la domanda minacciosa che gli era stata posta, Tron si rivolse direttamente a un’incosciente Summer. “Ricordo il problema del tuo cuore, ma quando farai uso del mio potere, eviterai di farti male inutilmente. Sarai un mio burattino fino a quando lo desidero e quando mi stuferò di te, sarò io a mangiare il tuo cuore.” Così come era comparso il bambino svanì, abbandonando i due con molte domande nella testa.

 

Abbandonata dagli incubi la bluette riprese a respirare con regolarità; il suo volto, fino a quel momento contratto dall’agonia, si rilassò, tornando al suo naturale colore. “Aiutami a rialzare Hana…chissà che cosa le è successo poco prima dell’arrivo di quel…quella strana cosa.” sussurrò Rio, sollevando la donna che stava riprendendo conoscenza. “Stai bene?” Hana fece un cenno con la testa e si rilassò quando vide la nipote dormire serenamente. Poteva solo immaginare quello che era successo e anche se era curiosa di saperlo, decise di tacere.

 

“Summer è come entrata in coma.” constatò sua zia quando si presentò nella sua stanza qualche ora dopo. “Sarà meglio lasciarla riposare in pace e sperare che entro domani mattina si svegli.” La donna chiamò i due ragazzi e li fece entrare nella sua jeep, accompagnandoli a scuola. Tra uno sbadiglio e l’altro i Kamishiro, con i volti segnati da profonde occhiaie, riuscirono a farsi strada nell’Accademia.

 

Come se fossero stati colpiti da una maledizione, i due non furono mai lasciati un attimo da soli e furono tartassati di domande che principalmente riguardavano la salute della loro migliore amica, non senza alcune battute spiritose sulla loro improvvisa e provvisoria apatia, dovuta alla mancanza di sonno.

 

In quella mattina Hana, invece di recarsi al lavoro come avrebbe fatto tutti i giorni, si presentò sulla soglia di una specie di castello, che spiccava nei pressi di un lago dalle acque limpide e fresche. “Spero che tu sia contento del grande e magnifico lavoro che hai fatto, Tron.” Rivelò velenosa la donna. “Zia Hana…vuoi un po’ di tè?” un ragazzo dai morbidi capelli rosa e dagli occhi smeraldo si appropinquò, porgendole una tazzina con un liquido caldo ambrato. “No, Michael, ti ringrazio, ma sono troppo nervosa per poterlo gustare come si deve…” III si sedette silenziosamente sul divano di pelle, accanto alla torreggiante figura di Christopher, il quale socchiuse il libro che stava leggendo e guardò sua zia.

 

“Tron ha concluso il lavoro che aveva iniziato…” “Lavoro? Quale lavoro?” Hana fissò suo nipote. “Quello che aveva iniziato più di due settimane fa…” “Summer non è mai rimasta sola…come ha potuto incontrare Tron?” “Errato. Conosci per caso il suo insensato amore per i temporali? Ogni qual volta che piove, deve stare fuori a bagnarsi, rischiando più volte di ammalarsi. Beh, Tron l’ha trovata da sola in uno dei parchi di Heartland City, prima che iniziasse a piovere. E ha fatto quello che doveva fare.” “Ha fatto quello che doveva fare? Capisco il vostro tentativo di salvare vostro padre, ma perché avete coinvolto anche Summer-chan? Tempo addietro tu stesso, Chris, hai detto che lei doveva starne fuori.”

 

“Summer è un’Arclight…che faccia anche lei il suo dovere!” Hana si girò alla sua sinistra, vedendo l’ultimo dei suoi nipoti scendere con aria di superiorità le scale. “Thomas! Come puoi dire una cosa del genere? È tua sorella e lo sai che soffre di insufficienza cardiaca. Non riuscirà a sopportare lo stemma, a differenza mia e vostra.” “Si chiamerà anche Summer Arclight, ma non è più mia sorella da quando ha deciso di non rivolgermi più la parola. Ovvero quando ho ingannato e fatto squalificare il suo carissimo migliore amico.” IV sfoderò il suo delizioso ghigno, irritando maggiormente la donna. “Chissà come se la prenderà quando scoprirà che la sua affidataria non è che in realtà la zia del noto Asian Champion o, peggio ancora, che Summer gli ha sempre nascosto la verità sul mio conto…posso solo immaginare come piangerà la poveretta quando…” Hana caricò il braccio e gli dette un sonoro schiaffo, facendolo tacere. “Sono sempre tua zia, Thomas, e mi devi portare rispetto. Inoltre in mia presenza non parlare in questi termini di tua sorella, intesi?” La donna aveva il volto rosso per la rabbia, per metà invaso da lingue blu. Lo stemma stava facendo effetto su di lei.

 

“IV, Hana è pur sempre tua zia e devi rispettarla…se dovessi ancora sentirvi litigare, mi arrabbierò molto…” Tron fece la sua comparsa, raggiungendo tutti gli altri al piano terra. “Ti ho sentito dal piano di sopra, Hana…immagino che tu sia venuta a chiedere spiegazioni. Sì, comunque sono molto soddisfatto di quello che ho fatto. Non ti preoccupare: Summer sta reagendo bene.” “Direi che entrare in stato comatoso non è un modo di reagire bene, Tron.” “Si risveglierà presto, non ti allarmare. Tu e Summer mi servite.” “Avevi promesso che in questa vicenda Summer ne sarebbe rimasta fuori e al sicuro perché mi sono offerta io al suo posto. Mi hai solo ingannato?” “All’inizio ho apprezzato il gesto di una zia che si sacrifica in cambio della vita della nipote. Ma tu non mi darai gli stessi mezzi che lei mi darebbe, è per questo che l’ho fatto. Inoltre infondendo lo stemma su di lei, mi aiuterà a ottenere ciò di cui ho bisogno anche attraverso te. Avere una marionetta a disposizione in più non è comodo?” “Summer non è abbastanza forte per sopportarlo…se tu pretendi troppo da lei, potrebbe morire e tu lo sai. Non ti importa davvero niente di lei?” “Un burattino. È solo il mio burattino. È usa e getta. Se dovesse morire, mi dispiacerebbe solo rallentare i miei piani. Ma non si fermerebbero, questo è chiaro.” Detto ciò, rise malignamente, costringendo Hana ad allontanarsi di fretta da quella famiglia che ritenne maledetta.

 

**

 “Summer-chan non si è ancora svegliata…Possiamo dormire con lei, vero Hana-san?” chiese con tono supplichevole la Regina di Ghiaccio, cercando di convincere la donna con una nuova tecnica: gli occhi del cucciolo bastonato. Le labbra della donna assunsero un lieve sorriso, cercando in tutti i modi di non pensare a quello che le sue orecchie avevano sentito ore prima. “Non ho niente in contrario se questo vi permette di addormentarvi immediatamente. Sembrate due cadaveri. Ma non vi siete riposati nel pomeriggio?” “Abbiamo dovuto fare i compiti…” replicò Ryouga, rilasciando infine uno sbadiglio e credendo di poter dormire nel suo letto, nella sua stanza. Non aveva affatto capito perché sua sorella gli stesse sorridendo sornionamente. Hana augurò loro la buonanotte e si recò nella sua camera, cadendo a peso morto sul suo letto.

 

Shark fece per allontanarsi, ma sua sorella lo prese per il polso. “Rio?” “Che hai capito, Onii-san! Dormiamo con Summy-chan!” A causa della stanchezza al ragazzo servirono più di cinque secondi per comprendere appieno le parole della sorella. “Che cosa? Mi rifiuto!” Sbottò lui, cercando vanamente di liberarsi dalla morsa della Regina di Ghiaccio. “Immagino che ciò ti imbarazzi, ma…vedi il lato positivo, Ryouga! Non abbiamo mai dormito insieme a Summy-chan. Inoltre zia Hana ha dato il permesso a un ragazzo di dormire nel suo stesso letto. Sei il primo e dovresti esserne fiero.” Rispose lei, infilandolo nella piazza libera del lettone della bluette, per poi inserirsi dall’altra parte, stringendosi all’amica. Con un rapido “Yay” affondò la propria testa nella scollatura generosa. “Non sai cosa ti perdi, onii-san!” esclamò con soddisfazione, ghignando al fratello. Sapendo a cosa Rio faceva riferimento e leggermente imbarazzato, socchiuse gli occhi. “E comunque non sono il primo a infilarmi nel suo letto.” Disse, pronto ad abbandonarsi tra le braccia di Morfeo. “Fossi in te non ne sarei così sicuro. ******** non si è spinto fino a questa zona della casa.” “Ma se hanno…” “Niente ma! Lui non è stato qui. Fine del discorso.” Lui grugnì, volgendo lo sguardo in direzione della sorella. “Buonanotte onii-san…e guai a te se domani mattina non ti trovo qui.” Lui la guardò come per dire: “Dove vuoi che vada?! Sto morendo di sonno.”

 

 

Quando Rio aprì gli occhi, notò i raggi del sole illuminare la stanza. “Che ore sono?” si domandò, sbadigliando e allungando un braccio verso il comodino. La sua mano si posò su un post-it e lo trascinò verso di sé: in un primo momento dovette ammettere di non riuscire a leggerlo, ancora mezza addormentata. “Kami! La scuola!!” al solo pensiero la ragazza sobbalzò e fece per chiamare il fratello ma si fermò all’ultimo momento. Un ampio sorriso si formò sul suo volto quando lesse il contenuto del bigliettino: Hana aveva concesso loro un giorno di vacanza perché, secondo lei, necessitavano ancora di riposo, augurandosi che grazie a loro la ragazza potesse risvegliarsi presto.

 

“Yay! Oggi niente scuola.” Disse lievemente, posando lo sguardo su Shark. Il suo sorriso si trasformò presto in un ghigno. “Bravo Ryouga. Stiamo migliorando!” Rio trattenne a stento una risatina, uscendo dal letto senza curarsi di infilare né le ciabatte, né la delicata vestaglia color ghiaccio. “Ora sta fermo e non ti muovere! Nemmeno tu, Summer-chan, intese?” La Regina di Ghiaccio sgattaiolò nella sua stanza e nell’arco di qualche secondo ritornò in quella dell’amica. Si avvicinò ai due, attenta a non fare nessun rumore, allungò il braccio con il D-Gazer e…Click! La ragazza levò un braccio al cielo, contenta di aver immortalato i due per l’eternità. “Ora vi posso ricattare! Così siete troppo carini, perché non…” Rio venne interrotta da un mugugno proveniente dal fratello, il quale, totalmente incosciente del suo gesto, strinse maggiormente a sé la sua migliore amica, la cui testa riposava serena sul suo petto.

 

“Ohoh! Questa è proprio bella…se ne faccio un’altra, mica casca il mondo, no? Gambaru, nii-san!” Un’altra foto non le bastò: presa dall’eccezionalità di quell’evento, ne fece quante ne sono necessarie per un set fotografico, sfruttando un po’ tutte le angolazioni. “Kukuku!” La ragazza fece per inviare una delle foto compromettenti al fratello, ma cambiò presto idea. “Meglio che entrambi rimangano all’oscuro di ciò. Rovinerebbero il magico momento…e anche il mio tentativo di match-making.”

 

“Buongiorno nii-san! Buongiorno Summer-nee-chan! Vedo che ti sei finalmente svegliata.” esclamò Rio, vedendo i due ragazzi entrare in cucina e ricambiare distrattamente il suo saluto. Summer si sentiva parecchio confusa: gli incubi che l’avevano tormentata erano svaniti nel nulla, lasciando spazio a una voce maschile che, al solo ripensarci, la ragazza trovò molto sexy e che si curò di spiegarle perché avesse rivissuto l’atto di bullismo di Viper e delle altre arpie. Le parlò anche brevemente dello stemma di Tron, omettendo molte informazioni, ma che confusero maggiormente la bluette. L’Arclight non seppe dire se tutto ciò si trattasse di uno strano sogno in cui la sua mente si era inventata tutto oppure era davvero successo quello che aveva sentito dalla voce nel sogno. Una prima conferma l’ebbe quando la bluette guardò il calendario elettronico del suo D-pad, che era appoggiato al tavolo. Aveva davvero dormito più di un giorno? Come fosse possibile ciò?

 

Il silenzio si fece teso nella cucina, così la bella addormentata pensò bene di rompere il ghiaccio. “Caffè?” Domandò tentando di mostrarsi tranquilla e spensierata, dando loro le spalle e iniziando a preparare la caffettiera dopo aver ricevuto da entrambi una risposta affermativa. Una volta che la mise sul fuoco si girò verso i due, incrociando le braccia sotto il seno. “Hai dormito bene Summy-chan?” le chiese Rio, volgendole un sorriso malizioso. “In un primo momento non molto, poi sì. Non mi posso lamentare.” Le sue guance si tinsero di un lieve rosso, cercando di scampare allo sguardo della Regina di Ghiaccio. “Ti senti ancora dolorante?” “Sì…mi fanno ancora un po’ male le gambe, ma dovrebbe passare presto.” “E tu, onii-san?” Prima di risponderle il ragazzo cercò di capire se Rio stesse tramando contro di lui e se stesse tessendo una trappola dove farlo cadere e immobilizzare. “Sì.”

 

“Eheh, sì?” Il suo tono di voce bloccò sia Shark che Summer: pensando che Rio li avesse visti, il primo si vergognò nel ripensare a come aveva stretto l’amica tra le sue braccia; l’altra rimuginò su come il suo risveglio fosse stato dolce, ascoltando il battito cardiaco dell’altro e le sue mani avvolgerla in una delicatezza che apparentemente non gli sarebbe mai appartenuta. “Sembra che siano passati secoli dall’ultima volta in cui mi sono sentita così.” Meditò tra sé e sé, accorgendosi di uno strano calore invaderle il petto e, in seguito, scorrere in tutte le fibre del suo corpo come lava eruttata da un vulcano.

 

Versò il liquido caldo in tre tazzine e aggiunse lo zucchero quanto bastava per ciascuno. Attenta a non bruciarsi, pose la prima tazzina davanti all’amica, la quale la ringraziò calorosamente. Fece per passare l’altra al Kamishiro, ma il suo volto divenne più roseo quando intravide la sua mano allungarsi, imbattendosi nella sua e ponendo un contatto. Imbarazzata, fece per ritirarla, ma rischiò di rovesciare il contenuto. “Stai attenta.” Summer non riuscì a capire se il ragazzo lo avesse detto con tono severo e quasi infastidito; ad ogni modo il suo cuore perse un battito. “Scusami, sono solo un po’ distratta…” si scusò lei, mentre l’altro prese il suo caffè con entrambe le mani, notando un diverso atteggiamento in lei.

 

L’Arclight si sedette poi davanti a Rio, evitando di far incrociare il suo sguardo con quello del ragazzo. Ovviamente la ragazza se ne accorse e, come se fosse in grado di leggere i suoi pensieri, le prese la mano e le mormorò di tranquillizzarsi, rivelandole che aveva davvero dormito per più di un giorno e che doveva essere stata parecchio male durante la notte del giorno prima.

 

Non negò che sia lei che suo fratello erano stati in pensiero per lei. Shark tentò di omettere questo dettaglio, ma quando la Regina di Ghiaccio si impuntava, era impossibile batterla. “Mi dispiace.” Disse appena, immaginandosi come l’avessero vista durante i suoi incubi. “È per questo che avete dormito con me stanotte?” “Già. Oggi passeremo tutto il giorno insieme. Hana ci ha regalato un giorno di riposo e molto probabilmente tornerà in tarda serata. Che ne dite se oggi, invece di restare a casa a fare la muffa, facessimo un bel giro per Heartland City?”  

 

**

 

I suoi occhi color miele brillarono per qualche secondo alla vista dell’insegna di una pasticceria sul lunghissimo viale che portava alla Heartland Tower. “Ho sentito ottime opinioni su questo locale. Che ne dite se entriamo?” Propose Rio “Qui? Al Dorian’s extravaganza?” Chiese Summer, senza distogliere lo sguardo dal ritratto di un giovane che doveva essere il protagonista del capolavoro di Oscar Wilde inserito tra le due parole. “Ancora non siamo entrati e già sembra piacerti.” Aggiunse Ryouga, cercando di stuzzicare l’amica. “Lo sai come sono fatta. Speriamo che non sia solo l’insegna a conquistarmi.” La Kamishiro sorrise ai due, afferrò la maniglia e spinse delicatamente la porta.

 

Come i tre videro già dall’esterno, le pareti e i divanetti erano di un bel rosso acceso, mentre i tavolini bassi, posti davanti ai divanetti, erano di legno scuro, forse ebano. Lungo le pareti c’erano appesi i ritratti degli attori che avevano interpretato i personaggi più importanti a partire dalla prima edizione. Un ragazzo si avvicinò a loro, li salutò cortesemente e li condusse in un grande salone, non senza fare mentalmente degli apprezzamenti sulle ragazze. “Prego, potete accomodarvi su un qualsiasi divanetto a vostra scelta. Appena vorrete ordinare, fatemelo sapere.” Il cameriere porse loro i menù e si congedò da loro con un rapido inchino.

 

La bluette studiò attentamente ogni dettaglio presente nella stanza, meravigliandosi della candidezza con cui erano ridisegnati i volti degli attori che avevano interpretato Dorian. Il suo sguardo si posò sull’unico divanetto occupato oltre il suo: due ragazzi sedevano compostamente e bevevano in tranquillità del tè. Uno dei due aveva grandi occhi verde smeraldo e morbidi capelli rosa: ora che Summer lo osservava meglio, poté notare come alcuni tratti del suo viso o alcune espressioni assomigliassero tanto a quelle di Hana. L’altro, invece, aveva i capelli molto lunghi color argento con alcune ciocche della frangia di un viola leggero, mentre al centro dominava una color verde chiaro.

 

La forchettina dell’Arclight rimase a mezz’aria quando scrutò i suoi occhi azzurri. Li trovò magnetizzanti: sebbene fossero dello stesso colore di quelli di Shark, nelle iridi di quel ragazzo lesse una profondità velata dalla malinconia. Come se avesse perso qualcosa e potesse riviverlo solo nel ricordo. Era strana come sensazione e se quello ai suoi occhi era uno sconosciuto, il suo cuore constatava che doveva già averlo incontrato da qualche parte.

 

Ma dove? E perché non si ricordava di lui? L’occhio sinistro prese a bruciarle, sentendo come una forza che voleva fuoriuscire da lei. La testa prese a girarle forte, costringendola a chiudere entrambe le palpebre. Summer sentì il proprio cuore iniziare a battere sempre più forte, come se volesse scappare dal suo corpo. Il suo respiro divenne faticoso e la ragazza ebbe difficoltà a controllarlo. Doveva calmarsi. Se si agitava, la situazione poteva solo peggiorare. “Summer? Ti senti bene?” Ryouga la richiamò con aria preoccupata, risvegliandola dai suoi pensieri. Fece per dire che sì, era tutto apposto, ma quando si rese conto di sudare freddo e che dalla sua bocca non usciva nessun suono, non riuscì a tranquillizzarsi. Con estrema lentezza posò il piattino con la sua fetta di torta Foresta Nera e si alzò, mormorando con fatica un: “Arrivo subito.” Si diresse verso il corridoio attraverso il quale aveva accesso al salone, ma appena mise piede, perse i sensi e crollò al suolo. “Summer!!” Rio scattò subito verso di lei, seguita dal fratello. A quel nome le due figure maschili si irrigidirono.

 

“Hanno detto Summer?” il più giovane dei due, il ragazzo dai capelli rosa, posò la sua tazza vuota sul tavolino e guardò negli occhi il fratello. “Sì. Hana aveva ragione quando ieri ha detto che Summer non può essere in grado di controllare appieno lo stemma di Tron. Se le diamo un piccolo aiuto, lei non starà troppo male e prima potremmo riavere indietro la nostra famiglia.” “Allora entriamo in azione.” I due si alzarono e fu il ragazzo più alto ad avanzare per primo verso i Kamishiro, dove ebbe modo di studiare il volto contratto della ragazza dai capelli acquamarina, distesa a terra e ansimante. Piccole macchie color pece si formarono sulla sua pelle, accompagnate da rune arancioni che ricoprirono buona parte del volto. “Non di nuovo…” mormorò l’altro, chinandosi al suo fianco. Fece per toccare con due dita la palpebra sinistra, dove lo stemma, identico a quello che aveva visto per la prima volta, era comparso e brillava intensamente.

 

“Fossi in te non lo toccherei.” Christopher si inginocchio dall’altro lato, ottenendo l’attenzione del Kamishiro. “Devi saperne qualcosa.” V non rispose alla sua affermazione, mise la mano sotto la testa della sorella, mentre con l’altra l’alzò appena dalla schiena. Summer rilasciò qualche gemito, mentre il pollice del ragazzo scorreva con tenerezza sulla sua guancia. “Ehi!” proruppe Ryouga, infastidito dall’atteggiamento a lui fin troppo intimo dello sconosciuto. “Ora fate quello che vi dico, se non volete che stia ancora male…” “Non ho intenzione di prendere ordini da…” quando incontrò il suo sguardo, il Kamishiro sentì il proprio animo vacillare, la mente vinta dal potere misterioso che il ragazzo emanava. “Va’ a prendere un bicchiere d’acqua…e tu!” V guardò Rio e la sottopose allo stesso trattamento del fratello “Chiedi al cameriere di portare un panno inumidito o una borsa del ghiaccio.”

I due non opposero resistenza, incoscienti dei loro movimenti, e si diressero verso il bancone.

 

“III!” “Sì, onii-sama.” Il ragazzo dai capelli rosa si inginocchiò, trovandosi di fronte al fratello. “Summer ci stava guardando ed è molto probabile che la sua volontà subconscia stia lottando contro lo stemma. Dobbiamo verificare che i suoi ricordi che ci concernono siano bloccati nella sua mente e che in nessun modo si rimembri di suo padre e di noi.” “Ho capito. Solo che…speravo che potesse riconoscermi. Mi manca.” Christopher sorrise mesto a Michael, appoggiandogli una mano sulla spalla. “Un giorno si ricorderà di noi. Dopo che avremo compiuto il nostro dovere, il momento in cui la ritroveremo sarà più vicino.” III fissò il volto ormai nero della sorella. “Nee-san…spero che le cose torneranno presto com’erano. Non solo con noi, ma anche con IV.” La mano sinistra di III venne avvolta da un fascio di luce verdastra, che posò sopra lo stemma arancione di Summer, mentre Christopher verificò che i suoi ricordi sopra la sua vera famiglia fossero ancora ben coperti e fece in modo che il potere di Tron fosse più facile da dominare. L’Arclight lanciò un urlo come la luce sulla mano di III perforò il suo occhio, tremando convulsamente sull’avambraccio di V. “Summer…resisti!” sussurrò il più piccolo degli Arclight, gemendo appena.

 

Come comparve, così lo stemma svanì e la ragazza dai capelli acquamarina riprese conoscenza poco a poco. “Vedo che ti sei ripresa…i tuoi amici sono andati a prendere qualcosa per farti stare meglio.” Summer non seppe cosa dire. Provò un grande imbarazzo nell’osservare i due ragazzi che poco prima stava fissando intensamente. “Cosa è successo?” domandò timidamente. “Hai perso i sensi…” Intervenne il ragazzo che assomigliava molto a sua zia Hana, passandole una mano sulla fronte e asciugandogliela dal sudore. “…ma come puoi vedere, ora stai bene.” Sorrise, contagiando la sorella. “Beh, non so come ringraziarvi per…per avermi assistito. Comunque…è possibile che vi abbia già incontrato prima di oggi? La sua voce…” La ragazza indicò Christopher “…mi sembra familiare…ho già avuto modo di sentirla.” “È possibile…Heartland è grande, ma non è come il mondo. Non ho idea però dove tu possa avermi visto o sentito.” “Spero di non essere passata come una ragazza strana…” “No…niente affatto.” Le mise una mano sopra la testa, facendole un tenero buffetto e scompigliandole appena i capelli.

 

I due si alzarono come videro arrivare i Kamishiro con ciò che V aveva loro chiesto; con uno schiocco delle dita Christopher li liberò dal giogo del suo potere. “Ora metti la borsa del ghiaccio sull’occhio e bevi un po’ d’acqua. Ti sentirai riavere molto presto.” Poi rivolgendosi all’altro: “Andiamo.” Summer, ancora un po’ stordita, attese qualche secondo prima di richiamare l’attenzione dei due giovani. “Aspettate! Posso almeno…sapere i vostri nomi?” “La prossima volta che ci rincontreremo, non ti negherò questo piacere, Summer-sama.” Rispose Michael, dandole definitivamente le spalle. Come conosce il mio nome?

   
 
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