Capitolo
5: Encounters
Peanuts-senpai’s
corner:
Salve
a tutti, per la
prima volta vi scrive la seconda autrice, ovvero Peanuts! Per questa
volta
introduco io questo nuovo capitolo che –a parer mio-
è veramente interessante!
Mi raccomando di seguire tutta la fic e di recensire i capitoli della
mia
Chocolate, che si impegna davvero tanto!
Summer
ha subito il
meraviglioso Fanservice di Viper…questo episodio
avrà una forte impatto
psicologico su di lei?
Il
nuovo capitolo vi
aspetta qua sotto e sono quasi certa che vi piacerà.
Baci e buona lettura.
Un urlo
si levò per tutta la casa, facendo sobbalzare Hana, che con
rammarico lasciò
per l’ennesima volta il letto e si diresse con passo
affrettato verso la camera
della nipote.
“Summer-chan!
Ancora con questi incubi?” domandò preoccupata,
accostandosi alla figura
distesa nel letto. “Cos’hai ancora?
Perché non riesci a dormire serenamente?”
Era la seconda notte che la povera ragazza faceva brutti sogni,
svegliando sua
zia e facendola accorrere nella sua stanza con il cuore in gola.
“Ci sono qua
io…non ti preoccupare, Summer. La zia non ti ha lasciato
sola.” Aggiunse
dolcemente, asciugandole con il dorso della mano la fronte imperlata di
sudore.
La donna le prese poi la mano, tenendogliela tra le sue e domandandosi
che cosa
facesse stare così male la nipote tanto da non potersi
svegliare dai suoi
incubi.
“Potrebbe
trattarsi dello stemma, ma…ma come hanno avuto modo di
farglielo contrarre? E
poi senza il mio consenso? Quei quattro mi sentiranno molto presto se
si tratta
di quello che penso io…” pensò,
prendendo una sedia nelle vicinanze e sedendosi
al fianco della ragazza, non senza abbandonare la sua ormai pallida
mano. Poco
a poco il respiro della bluette si fece più pesante e
faticoso e, prima che
Hana potesse udirlo con le proprie orecchie, ebbe modo di constatarlo
da come
il suo petto si alzasse e si abbassasse rapidamente. Ciò
scatenò una forte preoccupazione
nella donna: cosa sarebbe successo se il suo cuore ne avesse risentito?
La zia
attese qualche secondo, sperando in cuor suo che la situazione si
placasse così
come era cominciata la sera precedente.
I suoi
occhi verdi si velarono di piccole lacrime che presto scivolarono lungo
il
volto provato dalla stanchezza quando notò il corpo della
nipote contorcersi e
tremare quasi febbrilmente. La chiamò più volte,
attenta a non urlare troppo
forte per evitare di svegliare i due Kamishiro che riposavano
nell’altra ala
della casa. Solo quando le toccò una spalla, come per
assicurarsi che le sue
parole avessero avuto effetto sull’altra, le labbra morbide
della ragazza si
aprirono, facendo uscire suoni incomprensibili. “Che la
situazione stia
peggiorando?” pensò nuovamente la donna,
osservando come Summer inarcasse la
schiena e muovesse la testa prima da una parte e poi
dall’altra. “No…no! Ti
prego…non…non f-farlo…”
Quando le sue parole cominciarono ad avere un senso
alle orecchie dell’altra, l’Arclight strinse
maggiormente la mano che sua zia
le aveva offerto qualche minuto prima.
“NO!”
Cacciò in un grido angoscioso la ragazza dai capelli
acquamarina, facendo
spaventare la donna per la seconda volta nell’arco di nemmeno
dieci minuti. Una
sorta di ruggito invase la stanza: sull’occhio destro di Hana
comparve una
strana figura, che ben presto prese a brillare. La donna
tentò di reprimere
vanamente un gemito, che prolungò quando varie rune bluastre
marchiarono la
pelle del viso e del collo come fuoco. “Non
ora…non ORA!” Si disse mentalmente,
imponendosi per far ritirare quell’ospite indesiderato.
“Ho detto NON ORA!” Con
una grande forza di volontà lo stemma venne momentaneamente
debellato,
lasciandola respirare faticosamente. “Ogni volta che mi
preoccupo devo sempre
controllare questa bestia…Tron, un giorno me la pagherai per
avermi fatto
questo…” Sentendosi molto debole fece per alzarsi,
ma crollò al suolo.
Ancora
semicosciente la zia udì una porta aprirsi e dei rapidi
passi attraversare il
salotto, giungendo poco dopo sulla soglia della stanza di Summer.
“Hana-san?”
Sebbene Rio avesse molto sonno, ebbe la forza di alzarsi e di vedere
come stava
l’amica, trovando la sua affidataria distesa supina. Con uno
scatto l’aiutò a
rialzarsi, permettendole di risistemarsi sulla sedia. “Cosa
ci fai qui, Rio? Tu
che puoi farlo, torna a dormire…sei molto stanca.”
Proferì la donna,
guardandola negli occhi. La Regina di Ghiaccio si sedette sul letto a
due
piazze dell’amica, allungando una mano per scostare le
ciocche che si erano
incollate sulla fronte dell’Arclight. “Non ci
riesco. Sapendo che
Summer-nee-chan sta soffrendo, vorrei restare al suo fianco, come lei
ha fatto
con me tempo addietro.” Hana sorrise amabilmente, passando
una mano sulla
schiena della Kamishiro. “Per te Summer l’ha fatto
volentieri…conoscendola, so
che lo rifarebbe di nuovo. Ti vuole molto bene.”
“Lo so…Lei non ha mai
abbandonato mio fratello quando ne aveva bisogno, vero?”
“Quando sei stata in
coma ci sono state molte divergenze tra lei e
Ryouga-kun…però lei non ha mai
abbandonato te.”
“Divergenze?
Di che genere?” “Non lo so, non ne ha mai voluto
parlare. Però in quel periodo
l’ho sempre vista molto pensierosa. Ora dai retta a me. Vai a
letto. Tra
qualche ora dovrai andare a scuola E necessiti di
riposo.” Rio tacque,
non trovando il coraggio di alzarsi e di voltarle le spalle.
“Che cos’ha
Summer-nee-chan?” domandò la Kamishiro.
“È così pallida…”
“Non ne sono certa,
ma è come se fosse intrappolata nei suoi incubi. Ho provato
a svegliarla,
cercando di placare la paura e l’angoscia che sembrano
divorarla…ma
vanamente.”
“Come
sta?” le due si voltarono in direzione della porta, dove
videro l’unico ragazzo
della casa fare la sua entrata. “Onii-san?!” Rio
rimase sorpresa dall’arrivo
del fratello, il quale si sedette dietro di lei e le
appoggiò una mano sulla
spalla. “Se devo dire la verità, la situazione
peggiora: Summer non smette di
urlare e poco fa ha iniziato a piangere nel
sonno…” spiegò Hana, passandosi una
mano sulla nuca. I tre rimasero in silenzio, poi Shark
invitò la persona più
importante della sua vita ad andare a dormire.
“Perché?” chiese lei, gonfiando
le guance come quando era una bambina. “Perché hai
certe occhiaie che potrebbe
far morire d’infarto i tuoi ammiratori.”
“E chi rimane con Summy-chan?” Ryouga
fece per indicare se stesso, ma una voce lo interruppe: “Io!
E ora filate a
letto, tutt’e due!” La donna li fissò
con finta aria irritata: voleva essere
molto convincente, ma la stanchezza le impediva di mostrarsi come
desiderava.
Così i due non si spostarono di un solo centimetro e
ciò fece sospirare arresa
la povera Hana.
Improvvisamente
la loro attenzione cadde sulla figura dell’Arclight, i cui
gemiti risuonavano
più dolorosi alle loro orecchie. I tre rimasero come
congelati nelle loro postazioni,
incapaci di proferire una sola parola o di muoversi. La sua pelle
iniziò a
riempirsi di strane macchie nere, che poco a poco si estesero, unendosi
tra
loro e iniziando a nascondere vari tratti della ragazza. Hana
abbandonò di
scatto la mano, notando come il suo palmo bruciasse.
“Maledizione! Lo sapevo…”
rimuginò la zia, cercando di ignorare la bruciatura.
Le
macchie scivolarono anche i suoi capelli, camuffando ai loro occhi il
pacato
colore che caratterizzava Summer. Una ciocca alla volta si
levò, oscillando
lentamente in aria. “Che cosa?” sbottò
Rio, indietreggiando e finendo con la
schiena attaccata al petto del fratello. Lingue di un forte arancione
fosforescente comparvero sul suo corpo, creando una serie disordinata
di rune.
“Lo sapevo! Lo sapevo! Maledetto…” Hana
interruppe i suoi pensieri e guardò
disgustata i segni che si stringevano e che marchiavano il corpo della
nipote,
facendola gemere e contorcere dal dolore.
Come si
era verificato con lo stemma di Hana, lo stesso ruggito proruppe nella
camera,
scuotendo con maggiore intensità le ciocche che stavano
battendo la forza di
gravità. A un suo grido una figura bianca, ai loro occhi
indefinita, si formò
sulla palpebra sinistra; come le sue mani strinsero i lembi del
lenzuolo, le
rune arancioni brillarono, iniziando a scorrere sulla superficie
nerastra,
fondendosi con quello che la donna riconobbe come lo stemma, che stava
nascendo
e che avrebbe segnato un cambiamento nella vita della vittima che era
stata
scelta per quella sorta di sacrificio-esperimento. Sacrificio
perché provocava
la caduta dai suoi sensi e
la sofferenza nella
persona che
era stata minuziosamente designata; esperimento perché, da
quello che sapeva
Hana, era un potere che probabilmente non apparteneva a questo mondo e
che
inevitabilmente si legava all’anima di colui che
l’ospitava, portandolo a un
profondo coma in casi che la donna ignorava completamente.
“Maledetto!
Hai designato Summer per…” Taci
donna! Nella
sua mente risuonarono quelle parole, facendola tremare convulsamente
per il
terrore che lo stesso essere che le aveva pronunciate le stava facendo
vivere.
Hana cadde per la seconda volta sul pavimento, dove perse presto i
sensi.
“Hana!!” esclamarono all’unisono i due
Kamishiro, i quali subito dopo udirono
una risata maligna.
“Brava
Summer-chan. Ti ci è voluto un bel po’ di tempo
prima che riuscissi a
sprigionarlo, eh? Il dolore che ora stai vivendo sarà presto
utile…ma se sarai
la mia fedele serva, ti darò un grande
potere…” Dalla parete che stava di
fronte ai due ragazzi comparve la figura evanescente di un inquietante
bambino,
il cui volto era per metà nascosto da una strana maschera.
Allungò la mano
guantata verso il volto dell’Arclight, ma venne interrotto
dalla voce del
Kamishiro. “Chi diamine sei?” L’altro
scoppiò a ridere sommessamente, senza
dargli una risposta. Appoggiò una mano sulla fronte della
sua vittima e quando
la sua treccia bionda si alzò delle catene violacee, simili
a dei filamenti di
DNA, uscirono dalla sua mano, legando la gemente e impedendone i
movimenti:
alcune si insinuarono nella sua mente, passando attraverso le tempie;
altre
invece penetrarono nel petto, colpendo l’organo sensibile.
“Cosa
le
stai facendo?” Ignorando la domanda minacciosa che gli era
stata posta, Tron si
rivolse direttamente a un’incosciente Summer.
“Ricordo il problema del tuo
cuore, ma quando farai uso del mio potere, eviterai di farti male
inutilmente.
Sarai un mio burattino fino a quando lo desidero e quando mi
stuferò di te,
sarò io a mangiare il tuo cuore.” Così
come era comparso il bambino svanì,
abbandonando i due con molte domande nella testa.
Abbandonata
dagli incubi la bluette riprese a respirare con regolarità;
il suo volto, fino
a quel momento contratto dall’agonia, si rilassò,
tornando al suo naturale
colore. “Aiutami a rialzare Hana…chissà
che cosa le è successo poco prima
dell’arrivo di quel…quella strana cosa.”
sussurrò Rio, sollevando la donna che
stava riprendendo conoscenza. “Stai bene?” Hana
fece un cenno con la testa e si
rilassò quando vide la nipote dormire serenamente. Poteva
solo immaginare
quello che era successo e anche se era curiosa di saperlo, decise di
tacere.
“Summer
è come entrata in coma.” constatò sua
zia quando si presentò nella sua stanza
qualche ora dopo. “Sarà meglio lasciarla riposare
in pace e sperare che entro
domani mattina si svegli.” La donna chiamò i due
ragazzi e li fece entrare
nella sua jeep, accompagnandoli a scuola. Tra uno sbadiglio e
l’altro i
Kamishiro, con i volti segnati da profonde occhiaie, riuscirono a farsi
strada
nell’Accademia.
Come se
fossero stati colpiti da una maledizione, i due non furono mai lasciati
un
attimo da soli e furono tartassati di domande che principalmente
riguardavano
la salute della loro migliore amica, non senza alcune battute spiritose
sulla
loro improvvisa e provvisoria apatia, dovuta alla mancanza di sonno.
In
quella mattina Hana, invece di recarsi al lavoro come avrebbe fatto
tutti i
giorni, si presentò sulla soglia di una specie di castello,
che spiccava nei
pressi di un lago dalle acque limpide e fresche. “Spero che
tu sia contento del
grande e magnifico lavoro che hai fatto, Tron.”
Rivelò velenosa la donna. “Zia
Hana…vuoi un po’ di tè?” un
ragazzo dai morbidi capelli rosa e dagli occhi
smeraldo si appropinquò, porgendole una tazzina con un
liquido caldo ambrato.
“No, Michael, ti ringrazio, ma sono troppo nervosa per
poterlo gustare come si
deve…” III si sedette silenziosamente sul divano
di pelle, accanto alla
torreggiante figura di Christopher, il quale socchiuse il libro che
stava
leggendo e guardò sua zia.
“Tron
ha
concluso il lavoro che aveva iniziato…”
“Lavoro? Quale lavoro?” Hana fissò suo
nipote. “Quello che aveva iniziato più di due
settimane fa…” “Summer non è
mai
rimasta sola…come ha potuto incontrare Tron?”
“Errato. Conosci per caso il suo
insensato amore per i temporali? Ogni qual volta che piove, deve stare
fuori a
bagnarsi, rischiando più volte di ammalarsi. Beh, Tron
l’ha trovata da sola in
uno dei parchi di Heartland City, prima che iniziasse a piovere. E ha
fatto
quello che doveva fare.” “Ha fatto quello che
doveva fare? Capisco il vostro
tentativo di salvare vostro padre, ma perché avete coinvolto
anche Summer-chan?
Tempo addietro tu stesso, Chris, hai detto che lei doveva starne
fuori.”
“Summer
è un’Arclight…che faccia anche lei il
suo dovere!” Hana si girò alla sua
sinistra, vedendo l’ultimo dei suoi nipoti scendere con aria
di superiorità le
scale. “Thomas! Come puoi dire una cosa del genere?
È tua sorella e lo sai che
soffre di insufficienza cardiaca. Non riuscirà a sopportare
lo stemma, a
differenza mia e vostra.” “Si chiamerà
anche Summer Arclight, ma non è più mia
sorella da quando ha deciso di non rivolgermi più la parola.
Ovvero quando ho
ingannato e fatto squalificare il suo carissimo migliore
amico.” IV sfoderò il
suo delizioso ghigno, irritando maggiormente la donna.
“Chissà come se la
prenderà quando scoprirà che la sua affidataria
non è che in realtà la zia del
noto Asian Champion o, peggio ancora, che Summer gli ha sempre nascosto
la
verità sul mio conto…posso solo immaginare come
piangerà la poveretta quando…”
Hana caricò il braccio e gli dette un sonoro schiaffo,
facendolo tacere. “Sono
sempre tua zia, Thomas, e mi devi portare rispetto. Inoltre in mia
presenza non
parlare in questi termini di tua sorella, intesi?” La donna
aveva il volto
rosso per la rabbia, per metà invaso da lingue blu. Lo
stemma stava facendo
effetto su di lei.
“IV,
Hana è pur sempre tua zia e devi rispettarla…se
dovessi ancora sentirvi
litigare, mi arrabbierò molto…” Tron
fece la sua comparsa, raggiungendo tutti
gli altri al piano terra. “Ti ho sentito dal piano di sopra,
Hana…immagino che tu
sia venuta a chiedere spiegazioni. Sì, comunque sono molto
soddisfatto di
quello che ho fatto. Non ti preoccupare: Summer sta reagendo
bene.” “Direi che
entrare in stato comatoso non è un modo di reagire bene,
Tron.” “Si risveglierà
presto, non ti allarmare. Tu e Summer mi servite.”
“Avevi promesso che in
questa vicenda Summer ne sarebbe rimasta fuori e al sicuro
perché mi sono
offerta io al suo posto. Mi hai solo ingannato?”
“All’inizio ho apprezzato il
gesto di una zia che si sacrifica in cambio della vita della nipote. Ma
tu non
mi darai gli stessi mezzi che lei mi darebbe, è per questo
che l’ho fatto.
Inoltre infondendo lo stemma su di lei, mi aiuterà a
ottenere ciò di cui ho
bisogno anche attraverso te. Avere una marionetta a disposizione in
più non è
comodo?” “Summer non è abbastanza forte
per sopportarlo…se tu pretendi troppo
da lei, potrebbe morire e tu lo sai. Non ti importa davvero niente di
lei?” “Un
burattino. È solo il mio burattino. È usa e
getta. Se dovesse morire, mi
dispiacerebbe solo rallentare i miei piani. Ma non si fermerebbero,
questo è
chiaro.” Detto ciò, rise malignamente,
costringendo Hana ad allontanarsi di
fretta da quella famiglia che ritenne maledetta.
**
“Summer-chan non
si è ancora
svegliata…Possiamo dormire con lei, vero
Hana-san?” chiese con tono
supplichevole la Regina di Ghiaccio, cercando di convincere la donna
con una
nuova tecnica: gli occhi del cucciolo bastonato. Le labbra della donna
assunsero un lieve sorriso, cercando in tutti i modi di non pensare a
quello
che le sue orecchie avevano sentito ore prima. “Non ho niente
in contrario se
questo vi permette di addormentarvi immediatamente. Sembrate due
cadaveri. Ma
non vi siete riposati nel pomeriggio?” “Abbiamo
dovuto fare i compiti…” replicò
Ryouga, rilasciando infine uno sbadiglio e credendo di poter dormire
nel suo
letto, nella sua stanza. Non aveva affatto capito perché sua
sorella gli stesse
sorridendo sornionamente. Hana augurò loro la buonanotte e
si recò nella sua
camera, cadendo a peso morto sul suo letto.
Shark
fece per allontanarsi, ma sua sorella lo prese per il polso.
“Rio?” “Che hai
capito, Onii-san! Dormiamo con Summy-chan!” A causa della
stanchezza al ragazzo
servirono più di cinque secondi per comprendere appieno le
parole della
sorella. “Che cosa? Mi rifiuto!” Sbottò
lui, cercando vanamente di liberarsi
dalla morsa della Regina di Ghiaccio. “Immagino che
ciò ti imbarazzi, ma…vedi
il lato positivo, Ryouga! Non abbiamo mai dormito insieme a Summy-chan.
Inoltre
zia Hana ha dato il permesso a un ragazzo di dormire nel suo stesso
letto. Sei
il primo e dovresti esserne fiero.” Rispose lei, infilandolo
nella piazza
libera del lettone della bluette, per poi inserirsi
dall’altra parte,
stringendosi all’amica. Con un rapido
“Yay” affondò la propria testa nella
scollatura generosa. “Non sai cosa ti perdi,
onii-san!” esclamò con
soddisfazione, ghignando al fratello. Sapendo a cosa Rio faceva
riferimento e
leggermente imbarazzato, socchiuse gli occhi. “E comunque non
sono il primo a
infilarmi nel suo letto.” Disse, pronto ad abbandonarsi tra
le braccia di
Morfeo. “Fossi in te non ne sarei così sicuro.
******** non si è spinto fino a
questa zona della casa.” “Ma se
hanno…” “Niente ma! Lui non è
stato qui. Fine
del discorso.” Lui grugnì, volgendo lo sguardo in
direzione della sorella.
“Buonanotte onii-san…e guai a te se domani mattina
non ti trovo qui.” Lui la
guardò come per dire: “Dove vuoi che vada?! Sto
morendo di sonno.”
Quando
Rio aprì gli occhi, notò i raggi del sole
illuminare la stanza. “Che ore sono?”
si domandò, sbadigliando e allungando un braccio verso il
comodino. La sua mano
si posò su un post-it e lo trascinò verso di
sé: in un primo momento dovette
ammettere di non riuscire a leggerlo, ancora mezza addormentata.
“Kami! La
scuola!!” al solo pensiero la ragazza sobbalzò e
fece per chiamare il fratello
ma si fermò all’ultimo momento. Un ampio sorriso
si formò sul suo volto quando
lesse il contenuto del bigliettino: Hana aveva concesso loro un giorno
di
vacanza perché, secondo lei, necessitavano ancora di riposo,
augurandosi che
grazie a loro la ragazza potesse risvegliarsi presto.
“Yay!
Oggi niente scuola.” Disse lievemente, posando lo sguardo su
Shark. Il suo
sorriso si trasformò presto in un ghigno. “Bravo
Ryouga. Stiamo migliorando!”
Rio trattenne a stento una risatina, uscendo dal letto senza curarsi di
infilare né le ciabatte, né la delicata vestaglia
color ghiaccio. “Ora sta
fermo e non ti muovere! Nemmeno tu, Summer-chan, intese?” La
Regina di Ghiaccio
sgattaiolò nella sua stanza e nell’arco di qualche
secondo ritornò in quella
dell’amica. Si avvicinò ai due, attenta a non fare
nessun rumore, allungò il
braccio con il D-Gazer e…Click! La ragazza levò
un braccio al cielo, contenta
di aver immortalato i due per l’eternità.
“Ora vi posso ricattare! Così siete
troppo carini, perché non…” Rio venne
interrotta da un mugugno proveniente dal fratello,
il quale, totalmente incosciente del suo gesto, strinse maggiormente a
sé la
sua migliore amica, la cui testa riposava serena sul suo petto.
“Ohoh!
Questa è proprio bella…se ne faccio
un’altra, mica casca il mondo, no? Gambaru,
nii-san!” Un’altra foto non le bastò:
presa dall’eccezionalità di
quell’evento,
ne fece quante ne sono necessarie per un set fotografico, sfruttando un
po’
tutte le angolazioni. “Kukuku!” La ragazza fece per
inviare una delle foto
compromettenti al fratello, ma cambiò presto idea.
“Meglio che entrambi
rimangano all’oscuro di ciò. Rovinerebbero il
magico momento…e anche il mio
tentativo di match-making.”
“Buongiorno
nii-san! Buongiorno Summer-nee-chan! Vedo che ti sei finalmente
svegliata.”
esclamò Rio, vedendo i due ragazzi entrare in cucina e
ricambiare
distrattamente il suo saluto. Summer si sentiva parecchio confusa: gli
incubi
che l’avevano tormentata erano svaniti nel nulla, lasciando
spazio a una voce
maschile che, al solo ripensarci, la ragazza trovò molto
sexy e che si curò di
spiegarle perché avesse rivissuto l’atto di
bullismo di Viper e delle altre
arpie. Le parlò anche brevemente dello stemma di Tron,
omettendo molte
informazioni, ma che confusero maggiormente la bluette.
L’Arclight non seppe
dire se tutto ciò si trattasse di uno strano sogno in cui la
sua mente si era
inventata tutto oppure era davvero successo quello che aveva sentito
dalla voce
nel sogno. Una prima conferma l’ebbe quando la bluette
guardò il calendario
elettronico del suo D-pad, che era appoggiato al tavolo. Aveva davvero
dormito
più di un giorno? Come fosse possibile ciò?
Il
silenzio si fece teso nella cucina, così la bella
addormentata pensò bene di
rompere il ghiaccio. “Caffè?”
Domandò tentando di mostrarsi tranquilla e
spensierata, dando loro le spalle e iniziando a preparare la
caffettiera dopo
aver ricevuto da entrambi una risposta affermativa. Una volta che la
mise sul
fuoco si girò verso i due, incrociando le braccia sotto il
seno. “Hai dormito
bene Summy-chan?” le chiese Rio, volgendole un sorriso
malizioso. “In un primo
momento non molto, poi sì. Non mi posso
lamentare.” Le sue guance si tinsero di
un lieve rosso, cercando di scampare allo sguardo della Regina di
Ghiaccio. “Ti
senti ancora dolorante?”
“Sì…mi fanno ancora un po’
male le gambe, ma dovrebbe
passare presto.” “E tu, onii-san?” Prima
di risponderle il ragazzo cercò di
capire se Rio stesse tramando contro di lui e se stesse tessendo una
trappola
dove farlo cadere e immobilizzare. “Sì.”
“Eheh,
sì?” Il suo tono di voce bloccò sia
Shark che Summer: pensando che Rio li
avesse visti, il primo si vergognò nel ripensare a come
aveva stretto l’amica
tra le sue braccia; l’altra rimuginò su come il
suo risveglio fosse stato
dolce, ascoltando il battito cardiaco dell’altro e le sue
mani avvolgerla in
una delicatezza che apparentemente non gli sarebbe mai appartenuta.
“Sembra che
siano passati secoli dall’ultima volta in cui mi sono sentita
così.” Meditò tra
sé e sé, accorgendosi di uno strano calore
invaderle il petto e, in seguito, scorrere
in tutte le fibre del suo corpo come lava eruttata da un vulcano.
Versò
il
liquido caldo in tre tazzine e aggiunse lo zucchero quanto bastava per
ciascuno. Attenta a non bruciarsi, pose la prima tazzina davanti
all’amica, la
quale la ringraziò calorosamente. Fece per passare
l’altra al Kamishiro, ma il
suo volto divenne più roseo quando intravide la sua mano
allungarsi,
imbattendosi nella sua e ponendo un contatto. Imbarazzata, fece per
ritirarla,
ma rischiò di rovesciare il contenuto. “Stai
attenta.” Summer non riuscì a
capire se il ragazzo lo avesse detto con tono severo e quasi
infastidito; ad
ogni modo il suo cuore perse un battito. “Scusami, sono solo
un po’ distratta…”
si scusò lei, mentre l’altro prese il suo
caffè con entrambe le mani, notando
un diverso atteggiamento in lei.
L’Arclight
si sedette poi davanti a Rio, evitando di far incrociare il suo sguardo
con
quello del ragazzo. Ovviamente la ragazza se ne accorse e, come se
fosse in
grado di leggere i suoi pensieri, le prese la mano e le
mormorò di
tranquillizzarsi, rivelandole che aveva davvero dormito per
più di un giorno e
che doveva essere stata parecchio male durante la notte del giorno
prima.
Non
negò
che sia lei che suo fratello erano stati in pensiero per lei. Shark
tentò di
omettere questo dettaglio, ma quando la Regina di Ghiaccio si
impuntava, era
impossibile batterla. “Mi dispiace.” Disse appena,
immaginandosi come
l’avessero vista durante i suoi incubi.
“È per questo che avete dormito con me
stanotte?” “Già. Oggi passeremo tutto il
giorno insieme. Hana ci ha regalato un
giorno di riposo e molto probabilmente tornerà in tarda
serata. Che ne dite se
oggi, invece di restare a casa a fare la muffa, facessimo un bel giro
per
Heartland City?”
**
I suoi
occhi color miele brillarono per qualche secondo alla vista
dell’insegna di una
pasticceria sul lunghissimo viale che portava alla Heartland Tower.
“Ho sentito
ottime opinioni su questo locale. Che ne dite se entriamo?”
Propose Rio “Qui?
Al Dorian’s
extravaganza?” Chiese
Summer, senza distogliere lo sguardo dal ritratto di un giovane che
doveva
essere il protagonista del capolavoro di Oscar Wilde inserito tra le
due
parole. “Ancora non siamo entrati e già sembra
piacerti.” Aggiunse Ryouga,
cercando di stuzzicare l’amica. “Lo sai come sono
fatta. Speriamo che non sia
solo l’insegna a conquistarmi.” La Kamishiro
sorrise ai due, afferrò la
maniglia e spinse delicatamente la porta.
Come i
tre videro già dall’esterno, le pareti e i
divanetti erano di un bel rosso
acceso, mentre i tavolini bassi, posti davanti ai divanetti, erano di
legno
scuro, forse ebano. Lungo le pareti c’erano appesi i ritratti
degli attori che
avevano interpretato i personaggi più importanti a partire
dalla prima
edizione. Un ragazzo si avvicinò a loro, li
salutò cortesemente e li condusse
in un grande salone, non senza fare mentalmente degli apprezzamenti
sulle
ragazze. “Prego, potete accomodarvi su un qualsiasi divanetto
a vostra scelta.
Appena vorrete ordinare, fatemelo sapere.” Il cameriere porse
loro i menù e si
congedò da loro con un rapido inchino.
La
bluette studiò attentamente ogni dettaglio presente nella
stanza,
meravigliandosi della candidezza con cui erano ridisegnati i volti
degli attori
che avevano interpretato Dorian. Il suo sguardo si posò
sull’unico divanetto
occupato oltre il suo: due ragazzi sedevano compostamente e bevevano in
tranquillità del tè. Uno dei due aveva grandi
occhi verde smeraldo e morbidi
capelli rosa: ora che Summer lo osservava meglio, poté
notare come alcuni
tratti del suo viso o alcune espressioni assomigliassero tanto a quelle
di
Hana. L’altro, invece, aveva i capelli molto lunghi color
argento con alcune
ciocche della frangia di un viola leggero, mentre al centro dominava
una color
verde chiaro.
La
forchettina dell’Arclight rimase a mezz’aria quando
scrutò i suoi occhi
azzurri. Li trovò magnetizzanti: sebbene fossero dello
stesso colore di quelli
di Shark, nelle iridi di quel ragazzo lesse una profondità
velata dalla
malinconia. Come se avesse perso qualcosa e potesse riviverlo solo nel
ricordo.
Era strana come sensazione e se quello ai suoi occhi era uno
sconosciuto, il
suo cuore constatava che doveva già averlo incontrato da
qualche parte.
Ma dove?
E perché non si ricordava di lui? L’occhio
sinistro prese a bruciarle, sentendo
come una forza che voleva fuoriuscire da lei. La testa prese a girarle
forte,
costringendola a chiudere entrambe le palpebre. Summer sentì
il proprio cuore
iniziare a battere sempre più forte, come se volesse
scappare dal suo corpo. Il
suo respiro divenne faticoso e la ragazza ebbe difficoltà a
controllarlo.
Doveva calmarsi. Se si agitava, la situazione poteva solo peggiorare.
“Summer?
Ti senti bene?” Ryouga la richiamò con aria
preoccupata, risvegliandola dai
suoi pensieri. Fece per dire che sì, era tutto apposto, ma
quando si rese conto
di sudare freddo e che dalla sua bocca non usciva nessun suono, non
riuscì a
tranquillizzarsi. Con estrema lentezza posò il piattino con
la sua fetta di
torta Foresta Nera e si alzò, mormorando con fatica un:
“Arrivo subito.” Si
diresse verso il corridoio attraverso il quale aveva accesso al salone,
ma
appena mise piede, perse i sensi e crollò al suolo.
“Summer!!” Rio scattò
subito verso di lei, seguita dal fratello. A quel nome le due figure
maschili
si irrigidirono.
“Hanno
detto Summer?” il più giovane dei due, il ragazzo
dai capelli rosa, posò la sua
tazza vuota sul tavolino e guardò negli occhi il fratello.
“Sì. Hana aveva
ragione quando ieri ha detto che Summer non può essere in
grado di controllare
appieno lo stemma di Tron. Se le diamo un piccolo aiuto, lei non
starà troppo
male e prima potremmo riavere indietro la nostra famiglia.”
“Allora entriamo in
azione.” I due si alzarono e fu il ragazzo più
alto ad avanzare per primo verso
i Kamishiro, dove ebbe modo di studiare il volto contratto della
ragazza dai
capelli acquamarina, distesa a terra e ansimante. Piccole macchie color
pece si
formarono sulla sua pelle, accompagnate da rune arancioni che
ricoprirono buona
parte del volto. “Non di nuovo…”
mormorò l’altro, chinandosi al suo fianco.
Fece per toccare con due dita la palpebra sinistra, dove lo stemma,
identico a
quello che aveva visto per la prima volta, era comparso e brillava
intensamente.
“Fossi
in te non lo toccherei.” Christopher si inginocchio
dall’altro lato, ottenendo
l’attenzione del Kamishiro. “Devi saperne
qualcosa.” V non rispose alla sua
affermazione, mise la mano sotto la testa della sorella, mentre con
l’altra l’alzò
appena dalla schiena. Summer rilasciò qualche gemito, mentre
il pollice del
ragazzo scorreva con tenerezza sulla sua guancia.
“Ehi!” proruppe Ryouga,
infastidito dall’atteggiamento a lui fin troppo intimo dello
sconosciuto. “Ora
fate quello che vi dico, se non volete che stia ancora
male…” “Non ho
intenzione di prendere ordini da…” quando
incontrò il suo sguardo, il Kamishiro
sentì il proprio animo vacillare, la mente vinta dal potere
misterioso che il
ragazzo emanava. “Va’ a prendere un bicchiere
d’acqua…e tu!” V guardò Rio e
la
sottopose allo stesso trattamento del fratello “Chiedi al
cameriere di portare
un panno inumidito o una borsa del ghiaccio.”
I due
non opposero resistenza, incoscienti dei loro movimenti, e si diressero
verso
il bancone.
“III!”
“Sì, onii-sama.” Il ragazzo dai capelli
rosa si inginocchiò, trovandosi di
fronte al fratello. “Summer ci stava guardando ed
è molto probabile che la sua
volontà subconscia stia lottando contro lo stemma. Dobbiamo
verificare che i
suoi ricordi che ci concernono siano bloccati nella sua mente e che in
nessun
modo si rimembri di suo padre e di noi.” “Ho
capito. Solo che…speravo che
potesse riconoscermi. Mi manca.” Christopher sorrise mesto a
Michael,
appoggiandogli una mano sulla spalla. “Un giorno si
ricorderà di noi. Dopo che
avremo compiuto il nostro dovere, il momento in cui la ritroveremo
sarà più
vicino.” III fissò il volto ormai nero della
sorella. “Nee-san…spero che le
cose torneranno presto com’erano. Non solo con noi, ma anche
con IV.” La mano
sinistra di III venne avvolta da un fascio di luce verdastra, che
posò sopra lo
stemma arancione di Summer, mentre Christopher verificò che
i suoi ricordi
sopra la sua vera famiglia fossero ancora ben coperti e fece in modo
che il
potere di Tron fosse più facile da dominare.
L’Arclight lanciò un urlo come la
luce sulla mano di III perforò il suo occhio, tremando
convulsamente
sull’avambraccio di V.
“Summer…resisti!” sussurrò il
più piccolo degli
Arclight, gemendo appena.
Come
comparve, così lo stemma svanì e la ragazza dai
capelli acquamarina riprese
conoscenza poco a poco. “Vedo che ti sei ripresa…i
tuoi amici sono andati a
prendere qualcosa per farti stare meglio.” Summer non seppe
cosa dire. Provò un
grande imbarazzo nell’osservare i due ragazzi che poco prima
stava fissando
intensamente. “Cosa è successo?”
domandò timidamente. “Hai perso i
sensi…”
Intervenne il ragazzo che assomigliava molto a sua zia Hana, passandole
una
mano sulla fronte e asciugandogliela dal sudore.
“…ma come puoi vedere, ora
stai bene.” Sorrise, contagiando la sorella. “Beh,
non so come ringraziarvi
per…per avermi assistito. Comunque…è
possibile che vi abbia già incontrato
prima di oggi? La sua voce…” La ragazza
indicò Christopher “…mi sembra
familiare…ho già avuto modo di
sentirla.” “È
possibile…Heartland è grande, ma
non è come il mondo. Non ho idea però dove tu
possa avermi visto o sentito.”
“Spero di non essere passata come una ragazza
strana…” “No…niente
affatto.” Le
mise una mano sopra la testa, facendole un tenero buffetto e
scompigliandole
appena i capelli.
I due si
alzarono come videro arrivare i Kamishiro con ciò che V
aveva loro chiesto; con
uno schiocco delle dita Christopher li liberò dal giogo del
suo potere. “Ora
metti la borsa del ghiaccio sull’occhio e bevi un
po’ d’acqua. Ti sentirai
riavere molto presto.” Poi rivolgendosi all’altro:
“Andiamo.” Summer, ancora un
po’ stordita, attese qualche secondo prima di richiamare
l’attenzione dei due
giovani. “Aspettate! Posso almeno…sapere i vostri
nomi?” “La prossima volta che
ci rincontreremo, non ti negherò questo piacere,
Summer-sama.” Rispose Michael,
dandole definitivamente le spalle. Come
conosce il mio nome?