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Autore: ElektraOfMycenae    23/10/2015    3 recensioni
Stavo camminando piuttosto lentamente, cercando di farmi strada fra la folla di candidati, quando finii accidentalmente addosso a qualcuno quando ormai era troppo tardi per evitarlo.
“Hoy, tutto a posto~♥?”
Solo allora alzai lo sguardo e non potei fare a meno di commentare con una delle mie solite esclamazioni volgari che certo non è il caso di ripetere. Sembra che la parola di cinque lettere che comincia per "c" e finisce per "o" sia la prima che ho pronunciato nella culla.
[HisokaxOC]
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gon Freecss, Hisoka, Illumi Zaoldyeck, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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HisokaxRestxRika 
 
Chapter Sixth 
 Goodmorning (Netflix n’Chill)
 
"Ve lo ripeto: dopo tutta la fatica fatta, potete finalmente riposare!" Ci trovavamo all'interno del dirigibile del comitato d'esame; il Presidente e la sua "ciurma" ci avrebbero scortati al luogo in cui si sarebbe tenuta la terza prova d'esame.
"Le quaranta due persone che si trovano qui a bordo sono quelle che hanno superato la seconda prova d'esame. Il programma prevede di arrivare alla prossima meta per le otto di domani mattina"  Menchi, le mani aggrappate ai prosperosi fianchi nudi, predicava ordini a destra e a manca, proprio come un vero sergente.
"Finchè non vi chiamerò per il prossimo raduno, potere disporre liberamente del vostro tempo. Bene, rompete le righe!"
 
"Quindi siamo liberi!" Killua si stiracchiò la schiena e le braccia, flettendo le ginocchia nude e candide. I suoi capelli, gonfi e argentei, si piegavano e diramavano sotto il tatto delle sue dita, piccole e arrossate alle estremità.
"Proprio così! Ti va di esplorare l'interno del dirigibile?" Ammirai Gon sorridere, lo zainetto in pelle stretto sulle spalle piccole e magre; lo osservai avvicinarsi, gli occhi grandi color nocciola brillavano di eccitazione per la prossima avventura che li aspettava. "Signorina Rika, grazie mille per l'acqua di stamattina. E ricordati che devi ancora insegnarmi quel trucco!"   "Oh, allora te lo insegnerò una volta che sarai tornato dalla tua esplorazione. Ci stai?" Il ragazzino mi sorrise, annuendo felicemente. Poi si volatizzò in corridoio.
"Quei ragazzini..." sospirai, fra me e me, fin quando non percepii l'aurea di Hisoka intensificarsi appena: dietro di me, a qualche metro di distanza, era seduto in un angolo della stanza. Le gambe incrociate, la schiena diritta, il capo leggermente inclinato su di una spalla. Il suo sguardo incontrò il mio, ed io rabbrividii. Non avevo intenzione di rispondere al suo richiamo, ne tanto meno provocare la sua collera.
 
Nel dubbio di cosa fare, affamata e distrutta, controllai che tutte le mie cose fossero al loro posto all'interno del borsone, dopo di che, mi massaggiai per l'ennesima volta la scapola indolenzita, ferita dal peso esanime della borsa a tracolla. Mi stropicciai un poco gli occhi che erano, nel frattempo, diventati stanchi e pesanti sotto il peso della giornata. Le gambe e i piedi, stretti all'interno di un paio di mocassini scamosciati mal ridotti, mi facevano male e la schiena mi prudeva inevitabilmente. I capelli, li sentivo pesanti, appiccati sul capo come un ammasso di pagliuzze di fieno collose. 
Mi avviai in corridoio, tutto in me chiedeva qualche ora di buono e sano riposo. Così decisi di cercare un luogo sicuro dove schiacciare il tanto desiderato pisolino.

 
 *°*°*°*°*°*°*°*
Una volta trovata una stanza libera in cui riposare, sospirai di gioia, con il borsone in spalla che subito gettai a terra, lanciandomi letteralmente a peso morto sul letto. Raccolsi in una coda i capelli e controllai la mia posta elettronica con il telefono cellulare. Niente.
Seduta, cercai di concentrarmi, lo sguardo rivolto al soffitto, mentre ne studio forma e colore. Hisoka era rimasto nel salone principale e di certo non sarebbe venuto ad infastidirmi fino al mattino seguente. A meno che, se ne fosse stato intenzionato, non fosse passato per la finestra.
Frugai tra il disordine del borsone in cerca delle mie cuffie, che collegai all'mp3. Scelsi una canzone: “Rose” dei Black Stones.
Indossai le cuffie, schiacciai “play” e alzai il volume a livello spacca-timpani. Chiusi le palpebre, ma c'era ancora troppa luce: spensi le luci e mi coprii gli occhi con un cuscino.
Mi concentrai al massimo sulla musica, cercando di capire i testi e di seguire le parole della canzone.
Il ritmo mi impediva di pensare, esattamente come desideravo. Ascoltai la canzone senza sosta, fino a cantarla pezzo per pezzo, poi mi addormentai.
Aprii gli occhi in un luogo familiare. La mia coscienza mi diceva che stavo sognando.
Due forti braccia, mi cingevano da dietro e mi stringevano ad un corpo muscoloso. Mi lasciai andare quasi istantaneamente contro la mia stessa volontà.
Qualcuno mi avvolgeva tra le sue braccia, cedeva al mio corpo e mi trascinava su di lui con impeto; baci, carezze che ormai avevano lasciato il solco sul mio corpo.
“Rika...” Un sussurrò. “Rika...” Ancora più forte, mentre con abile mossa, mi stendeva di schiena sul letto sovrastandomi. Hisoka, pensai.
Eravamo entrambi mezzi nudi, avvolti da pesanti coperte, ma non era per quello che sentivo un caldo insopportabile. Mi aveva chiamata per nome, per poi abbassarsi e dedicarsi al mio collo, mentre la sua mano...
Mi uscì un suono strozzato. “No!” urlai, alzandomi di scatto sul letto.
Avevo ancora le cuffie in testa e con uno strattone avevo scaraventato l'mp3 dal letto al pavimento.
La luce era accesa, e io ero seduta sul letto, vestita con tanto di scarpe ai piedi. Diedi un'occhiata disorientata all'orologio: erano passate le otto.
Sbadigliai, mi stesi a pancia in giù e calciai via i mocassini. Ma stavo troppo scomoda per tentare di appisolarmi di nuovo. Rotolai a pancia in su e mi sbottonai la gonna della divisa scolastica, tentando goffamente di toglierla restando sdraiata. Fallii miseramente, e la divisa rimase lì dov'era.
La coda in cui avevo raccolto i capelli mi infastidiva, la sentivo tirare come uno spuntone sulla mia testa. Mi voltai su un fianco e strappai via l'elastico gettandolo sul pavimento quando intravidi di scatto un corpo estraneo seduto in un angolo, gambe accavallate, fare un castello di carte.
“Vedo con piacere che ti sei svegliata” Fra le folte ciglia, due occhi felini brillarono del riflesso della lampada poggiata sul comò.
“HISOKA!” Mi ricacciai il cuscino in faccia, disperata all'estremo. Ovviamente non servì a nulla: il mio subconscio riportava a galla le immagini che avevo disperatamente cercato di scacciare. Così mi rimisi a sedere, pensierosa. La vista decisamente appannata.
“Da quanto sei qui a spiarmi?” chiesi, ansiosa.
“Non hai sonno?” Quello strano clown dei miei stivali, non aveva ancora chiuso occhio, perseguitandomi all'infinito.
“Potrei anche farmelo venire” Deglutii. Mentre una goccia di sudore freddo mi solcava la schiena, facendomi rabbrividire.
“Maledetto! Così stanotte avrò gli incubi!” rispose il mio orgoglio.
Hisoka mi sorrise appena, mentre per l'ennesima volta faceva cascare il bel castello di carte.
"Si può sapere come ci riesci?"
"Come riesco, in cosa?" Le sue mani, affusolate e scarne, si muovevano con agilità e abilità tra le carte bianche. Con le dita, perfezionava le sue piccole creazioni che, unite le une alle altre, creavano una perfetta e, allo sguardo, solida piramide cartacea.
"A fare quello che stai facendo, insomma. Il castello di carte! E pensare che io non riesco a farlo nemmeno su una superficie liscia, ed eccolo, il Maestro! Arrivi tu, che ti metti a fare castelli per terra!"
"Pratica e mano ferma" Disse semplicemente, guardandomi con la coda dell'occhio arguto. "Ma piuttosto, sono curioso. Perchè non mi racconti invece che cosa è successo nel bosco?"
Ammutolii, intuendo subito a che cosa si stesse riferendo. "Allora? Non dirmi che hai la memoria corta"
"Fatti gli affari tuoi" risposi secca, voltandomi a pancia all'insù. Il cuscino stretto fra le braccia e le ginocchia. I capelli, lunghi e sciolti, li sentivo pesanti scivolare fra le lenzuola del grande letto. Lanciai un lungo respiro. "Perchè ti interessa?"
"Così"
"Non prendermi per il culo. So benissimo cosa ti passa per la testa"

"Ah si?" Mi voltai di scatto, lanciandogli una lunga occhiataccia, con le sopracciglia imbronciate. E fu allora che decisi di giocare tutto ciò che avevo. L'asso fra le mie carte migliori.
"Sicuramente, non vorresti che ciò che è successo in quel bosco, capiti a te"
"Non sono d'accordo" Mi stavo innervosendo per via della sua testardaggine e il suo insormontabile desiderio di schernirmi.
Sbuffai. "E perchè dovrei dirtelo?" Appoggiai il mento fra le mani, respirando più forte del solito, gli occhi bassi, la testa pesante.
"Hmm.." Con un colpetto delle dita, fece cadere l'ennesimo castello di carte, che si sparpagliarono su tutto il pavimento. Quando lo vidi alzarsi, calpestare le tanto amate carte, ed avvicinarsi, inginocchiandosi ai piedi del letto, dove i miei avambracci sprofondavano lentamente nel materasso morbido.
Mi prese il mento fra le dita, come la prima volta che ci eravamo incontrati, e lo rigirò fra le sue mani, stringendolo fra le dita lunghe e graffianti. "Ti conviene dirmelo, a meno che tu non voglia rovinare questo tuo bel visino!"
Deglutii visibilmente. Sudore freddo mi percorse seguito da un tremore. Distolsi lo sguardo, e con una mano spinsi via la sua. "E va bene"
"Così va meglio" Il suo malefico sghignazzo sinistro aveva di nuovo preso a diramarsi per tutta la lunghezza della sua faccia. Ne ero certa, prima o poi gli avrebbe falciato la faccia a metà.
Mi sedetti, gambe ciondoloni giù dal bordo del letto, Hisoka si sedette di fronte a me, sulla sponda dell'altro letto confinante. Gli occhi stretti in due fessure ricurve.
"Ho dovuto ammazzare un uomo" Me ne uscii velocemente, con due parole buttate giù di lì. E malgrado la sconcertante notizia, che non era poi così sconcertante agli occhi di un'assassina, Hisoka non si mosse di un millimetro, ne sembrò sconcertato o sorpreso.
Avevo fatto Bingo: Hisoka non era di certo un virtuoso. Eppure quello strano suo sorrisetto malizioso sembrò acuminarsi di piacere velato. Sembrò piacergli quello che gli avevo appena rivelato. Come biasimarlo. Lui che avrebbe ucciso chiunque gli avesse messo un bastone fra le ruote con le sue carte spigolose e affilate.

"Insomma! H-Ho, un potere. Strano. Tutto qui" Lo guardai di sottecchi, nell'intento di intravedere una qualche emozione trapelare dal suo volto. Nulla.
"Devo ammetterlo, mi hai incuriosito. Perciò, continua.." Hisoka si lasciò cadere all'indietro, poggiando il peso del suo fisico sulle braccia e sulle mani aggrappate aspramente alle coperte, smosse dal fatto che vi si fosse lanciato letteralmente pochi istanti prima.
Mi fissava, e il suo sguardo incombeva su di me come una lama tagliente e paurosa. Mi sentii completamente denudata.
"Il mio potere... non è di certo un potere di cui vantarsi" sospirai, prendendo fiato. "Non ci sono parole con cui descriverlo.." Abbassai la testa, mentre le lacrime cominciavano a pungermi dietro agli occhi. Le trattenni; non potevo mostrarmi debole.
Prima che parlassi, sembrò passare un'eternità: "Posso distruggere una persona, in meno di un millesimo di secondo, se lo volessi"
"Non si tratta del "Nen", ma di un'abilità che ho ereditato da mio padre"
"Tra di noi, lo definiamo la tecnica proibita: il "Kira. Tramite questo potere possiamo catapultare il nostro Nen nel corpo del nostro obiettivo, ciò ci permette di controllarlo dall'interno, per esempio rompendogli le ossa o facendolo esplodere internamente" Rialzai lo sguardo, per osservare l'espressione di Hisoka. Per scoprire un minimo di barlume nei suoi occhi, di paura, oppure di terrore. Sarebbe stato più che legittimo.
E invece, quando rialzai il capo al suo indirizzo, intravidi lo stesso eccitamento che avevo intravisto nei suoi occhi e nella sua aurea quella mattina.
La bocca socchiusa, da cui proveniva un singhiozzo smorzato, un gemito di piacere prolungato e rauco. Le sue pupille si erano chiaramente allargate, 
"Hmm... Mi fai venire ancora più voglia di..."
"Toglitelo dalla testa! Non combatterò contro di te!"
*°*°*°*°*°*°*°
3rd person P.O.V.
Incapace di riposare, Rika si alzò dal letto. A lunghi passi, si mise a camminare in lungo e in largo all'interno della piccola camera. Hisoka continuò con le sue carte. E quando la ragazza ebbe la certezza che se ne sarebbe stato buono a giocare, si infilò in bagno.
Rika raccolse le sue cose, accese la luce dell'ambiente e sgattaiolò via, chiudendosi la porta alle spalle.
Chiuse la porta del bagno a chiave, per evitare che Hisoka venisse a ficcare il naso.
Voleva semplicemente sbrigarsi e filare sotto le coperte. Così si lavò i denti con energia, scrupolo e velocità, ma non poteva di certo mettere fretta all'acqua calda della doccia.
D'altro canto, le avrebbe sciolto i nervi e l'avrebbe rilassata. Il profumo dello shampoo la fece sentire come se fosse ancora la stessa persona che quel mattino era uscita in ritardo di casa per andare a sostenere l'esame per diventare Hunter. Cercò inoltre di non pensare a Hisoka, che sicuramente la stava aspettando di là, per non dover ricominciare da capo tutto il processo di rilassamento.
Finita la doccia, Rika si asciugò in fretta e furia. Infilò la maglietta del pijiama rosa a pois bianchi e si strofinò i capelli con l'asciugamano di spugna bianco. Gettò l'asciugamano nella cesta, poi di corsa si pettinò alla bell'è meglio.
Sforzandosi di non fare troppo rumore, ruotò il pomello della porta e ne schizzò fuori chiudendola con cura.
Hisoka non si era mosso di un millimetro, era una statua appollaiata sul letto. Solo che adesso, nella stanza, c'era anche Gittarackur.
Di fronte alla visione di Rika, le sue labbra sussultarono mentre la statua riprendeva vita.
L'automa la squadrò dalla testa ai piedi, per poi osservare i capelli umidi e il buffo pijiama effeminato. Non battè ciglio. Solo Hisoka alzò lo sguardo. “Carina”
“Io o il mio pijiama?” Non la convinceva. “Quale dei due?”
“Mmh” Hisoka gemette con un sospiro profondo. “Entrambi”
“Baka!” sussurrò Rika, sistemandosi sul letto a gambe incrociate. “Piuttosto, si può sapere cosa state combinando voi due, a quest'ora della notte?”
“Giochiamo” rispose l'uomo-spillone, anche lui inginocchiato composto ai piedi del letto.
“Giocate?” Rika si sporse in avanti con il corpo, mantenendo tuttavia la posizione da piccolo Buddha in preghiera.
L'uomo-spillone annuì. “Ad asino”
“Posso giocare anch'io?”
Hisoka, per un momento, sembrò perso in una riflessione. “Certo”
“Sai almeno come si gioca ad asino?”
“Certo, che no” Rika sbadigliò senza volerlo.
“Ti sei risposta da sola, ora è meglio che tu dorma” L'automa l'aveva spedita a letto, come si fa con una bambina.
“Non so se ci riuscirò” fece, ironica.
“Vuoi che ce ne andiamo?” Hisoka sembrò apparentemente preoccupato.
“Sarebbe bello..” disse Rika, a voce bassa. “Ma, mi va bene anche così”
Hisoka le sorrise con le carte da gioco in mano mentre, più stanca di quanto pensasse, esausta come non mai, dopo una lunga giornata e uno stress mentale ed emotivo quale non aveva mai vissuto, Rika si abbandonava al sonno tra le coperte calde.
 *°*°*°*°*°*
Rika's P.O.V.
Alle otto e un quarto mi svegliai di soprassalto in preda alla terribile sensazione di affogare. L’incubo aveva trasformato le coperte in pesanti alghe e, mentre mi dimenavo nel vano tentativo di risalire in superficie, qualcuno mi afferrò per la caviglia.
Mi svegliai. E rimasi distesa per alcuni minuti, frastornata e madida di sudore. Poi mi voltai, lentamente, su un fianco. I capelli mi ricaddero sul volto, pizzicandomi il naso e le guance. Mi grattai, freneticamente, finchè, con lo sguardo ancora appannato dal sonno, percepii due lunghe e calde gambe a contatto con le mie.
E, ora che ci facevo caso, un volto pallido mi fissava, due occhi neri, grandi e infossati.
Feci giusto in tempo a razionalizzare l’accaduto, prima che quel tizio parlasse.
“Ohayo” La sua voce, pacata e languida, mi apparve stranamente familiare. Ed io, devo ammetterlo, a quell’irreale parvenza effimera, se fossi stata un gatto avrei fatto le fusa di gioia pur di condividere il letto con un ragazzo bello come quello che mi si era parato innanzi.
Un rumore sordo e brusco, tuttavia, attirò la mia attenzione, costringendomi a voltarmi.
Il mio sguardo incontrò allora una chioma rossa e sbarazzina. Di un rosso tiziano, dai riflessi aranciati. La solita chioma sbalzata. Una pelle liscia e diafana seguita da due tipici e alquanto insoliti occhi ambrati e brillanti.
Lo vidi sorridermi ma quasi non me ne accorsi: il fisico slanciato di Hisoka, nudo, e cinto all’altezza dei fianchi da un solo asciugamano in panno bianco, mi fecero ribollire il sangue, dentro. Come una pentola a pressione, avete presente?
Le mie emozioni si palesarono visibilmente sul mio volto, tant’è che fui costretta a girarmi; ma gli occhi di quello sconosciuto, grandi e profondi, mi misero nella soggezione più totale. Non si era mosso di un millimetro. Sdraiato immoto, i lunghi capelli neri e cangianti sciolti sulle spalle muscolose e magre. Anche lui aveva la tipica carnagione candida. Che tanto mi faceva impazzire.
“Hisoka, questa ha decisamente qualcosa che non va”      QUESTA!
“Mmh.. Capiscoo!” Hisoka mi sembrò fin troppo malizioso nella sua risposta, mentre quell'altro spingeva e allungava il suo collo, protendendosi verso di me, come per scrutare ogni mio particolare, ogni mio difetto, come per scrutarmi dentro. Dentro agli occhi.
“Leva il tuo brutto muso!" Indietreggiai, dopo aver respinto la sua insistente presenza. "E tu!” Mi voltai di scatto, indicando Hisoka e i suoi muscoli scolpiti, e i suoi pettorali delineati, e i suoi bicipiti perfetti, e i suoi tricipi, e…e…
“Copriti, Dannazione!!" In procinto di saltargli addosso, non so se per ammazzarlo oppure...Beh, sta di fatto che mi coprii la vista con entrambe le mani. 
"E, piuttosto, si può sapere chi diavolo è questo tizio nel mio letto!?”

“Mmh? Oh, stai parlando di me?” Quello che mi era sembrato similmente l'automa della sera prima, avverò ogni mia preoccupazione più sincera. 
“Se ti dicessi che sono Gittarackur?”
Continuò a guardarmi, immobile. Le pupille dei suoi occhi, simili a due palle da 8 da biliardo, rilucenti come diamanti, si mossero impercettibilmente.


Trascorsi la mezz’ora successiva rannicchiata fra le coperte, sul freddo pavimento, maledicendo me,
Hisoka,
Gittarackur o come diamine si chiama,
la Provvidenza, la mia mucca.

Tutto.
Dannazione!

 
*°*°*°*°*°*°*°*
Buonsalve!
Ebbene, prima di tutta, le dovute scuse: sono passati ben 14 giorni dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo, e me ne dispiaccio decisamente.
Ma, ripeto, scuola e impegni vari mi portano via tutta l'intera giornata. 
Ma eccomi/eccoci qua. 
Il sesto capitolo, è finalmente arrivato.
Credo di essere rientrata nei canoni di lunghezza giusta, più o meno. E, come avrete potuto ben vedere dalla lettura, il capitolo si incentra (non sull'esame questa volta :3) su uno dei miei momenti preferiti della storia, in cui mi sono spesso chiesta che cosa avrebbe mai potuto fare Hisoka durante il suo tempo libero. 
Il rapporto fra Rika e il nostro caro prestigiatore sta diventando sempre più "intimo" e "profondo". 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che sia stato abbastanza esaustivo, fatemelo sapere nelle vostre recenzioni!
Aspetto ogni vostro consiglio, critiche ben accette.
Alla prossima, Baci
Elektra
   
 
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