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Autore: saitou catcher    23/10/2015    3 recensioni
"A rigor di logica, Bilbo Baggins avrebbe dovuto essere morto.
Quando l'uomo aveva sparato, aveva avvvertito distintamente il proiettile attraversargli lo stomaco; aveva avvertito il dolore esplodere all'altezza del ventre in una macchia infuocata, e l'odore umido di pioggia e cemento, gli aveva riempito le narici, assieme a quell'unico, assillante pensiero:
Mi ha sparato. Mi ha sparato, maledizione."
***
Bilbo muore. Eppure il suo spirito rimane ancorato alla terra, incapace di passare oltre qualsiasi cosa ci sia dopo la fine, ancorato al dolore dei suoi cari e sopratutto all'amore per Thorin. Ma la morte non sembra essere la fine, e attraverso il velo che separà il mondo dei morti da quello dei vivi, Bilbo dovrà proteggere l'uomo che ama dai nemici che lo vogliono morto... e sopratutto da se stesso.
(AU! Modern; Bagginshield; ovvero cosa succede quando due pazze con troppo tempo libero a disposizione vengono invitate a vedere Ghost mentre sono in pieno sclero post-BOTFA).
Storia scritta a quattro mani da Saitou Catcher, leggete e recensite!
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Azog il profanatore, Bard, Bilbo, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12

8 giugno, ore 22:25

Dìs Durin irruppe nella corsia d'ospedale come una furia, i lunghi capelli neri che le svolazzavano sulle spalle e gli occhi scintillanti. Dietro di lei, Frerin, Balin e Dwalin arrancarono per tenere il passo, i volti distorti dalla preoccupazione.

-Dov'è?- Dìs si fermò di scatto di fronte al bancone della reception, e l'infermiera al di là istintivamente arretrò, spaventata dallo sguardo assassino della donna. -Dov'è quell'immenso idiota di mio fratello?

-Ehm... signora?- pigolò la ragazza, praticamente addossata al muro. -Non saprei risponderle, a meno che lei non mi dica...

-No, non mi dica niente, facciamo così! È decisamente meglio! Così non potrò essere accusata di averlo ucciso appena uscito dalla sala operatoria!

-Dìs...- Balin le mise le mani sulle spalle, cercando di farla indietreggiare- Dìs, calmati, siamo in un ospedale...

quello il problema!- ruggì lei, voltandosi di scatto- Non dovremmo essere in un ospedale!

-Stiamo cercando Thorin Durin-s'intromise Frerin, rivolgendosi all'infermiera con aria rassegnata.-Ci è stato detto che era qui.

Sorrise alla ragazza ancora evidentemente traumatizzata, per tranquilizzarla, e quella si riscosse, volgendosi verso lo schermo del computer.-Durin, mi dice...ah, sì- gettò uno sguardo in tralice in direzione di Dìs, forse temendo un'altra sfuriata.-Al momento è ancora in sala operatoria, al terzo piano.

-Dica pure ai dottori che non si disturbino a salvargli la vita- s'intromise Dwalin con aria truce- Tanto non appena lo avremo tra le mani, io lo terrò fermo, e lei lo farà fuori.

Quando finalmente irruppero nella sala d'attesa del terzo piano, ad aspettarli sulle sedie di plastica disposte lungo la parete trovarono Fili, Kili e Tauriel, quest'ultima con il braccio destro ingessato e un fazzoletto premuto contro il naso, da cui continuava a fuoriuscire sangue. Thranduil e Bard, intenti a parlottare in un angolo, s'interruppero nel momento stesso in cui videro il quartetto fare il suo ingresso.

Nel momento in cui vide i suoi figli, lo sguardo truce scomparve dal volto di Dìs, e senza dire una parola, la donna si slanciò verso Fili, afferrandolo per le braccia.-Stai bene?-gli tastò ansiosamente le spalle, risalendo verso i capelli.-Ti sei fatto male?

-Non preoccuparti, mamma, sto benissimo-Fili riuscì a sorriderle, anche se aveva un'espressione esausta.-L'unica che si è fatta male è Tauriel.

Dìs voltò lo sguardo e parve accorgersi della ragazza solo in quel momento. Si staccò da Fili, chinandosi premurosamente verso di lei.-Che hai combinato, tesoro?

-Non si preoccupi, signora, le ho restituite tutte-le rispose Tauriel con voce impastata da dietro il fazzoletto, e Kili le diede un bacio in testa, lanciando uno sguardo rassicurante a sua madre, intenta a scrutarlo come se potesse rompersi da un momento all'altro.

Dìs si volse verso il figlio minore, e gli lanciò un sorriso tremante, mentre allungava la mano ad accarezzargli la guancia. Poi, lentamente, l'espressione di materno sollievo sul suo viso lasciò il posto a una furia tempestosa, mentre alzava il capo e i suoi occhi si posavano sulle figure di Bard e Thranduil.

Senza una parola, scattò verso di loro a passo deciso, il viso che d'un tratto sembrava scolpito nel granito, e nel vederla avanzare senza esitazione verso di lui, con quegli occhi azzurri che mandavano lampi, Bard, che aveva avuto ragione degli scagnozzi di Azog, e che aveva affrontato l'ira di Thranduil e Thorin senza tremare, istintivamente indietreggiò di un passo, lanciando uno sguardo spaventato al suo compagno, rimasto invece impassibile.

-Voi due-scandì lentamente Dìs, staccando le parole, quasi sperasse di potergliele lanciare adosso.-Spiegatemi cos'è successo, e vedete di essere molto convincenti.

Bard e Thranduil si alternarono a raccontarle la vicenda per sommi capi, e per tutta la durata del racconto, Dìs rimase impassibile. Quando ebbero finito, si voltò verso Fili.-Fili, che cosa dicono i medici di tuo zio?

Fili la fissò, perplesso.-Le sue condizioni erano gravi, quand'è venuto qui, ma i medici dicono che non è in pericolo di vita...

-Oh, i medici si sbagliano, Fili- replicò Dìs, la voce morbida come il velluto.-Tuo zio sarà in pericolo di vita, una volta che gli avrò messo le mani addosso.

Bard la fissò impressionato, mentre lei gli voltava le spalle, sbattendogli i capelli in faccia, e marciando a grandi passi verso l'unica sedia vuota del corridoio.-E io e lei dovremo essere consuoceri?

-Tanti auguri-replicò Thranduil, sardonico.

 

Dopo un tempo che parve a tutti infinito, la porta si aprì, e ne emerse Galadriel, con indosso il camice azzuro macchiato di sangue, un'espressione d'infinita stanchezza sul volto.

I Durin scattarono per chiuderlesi intorno, i volti pallidi e deformati dalla preoccupazione. Galadriel passò lentamente lo sguardo su ognuno di loro, quindi con un profondo sospiro si sfilò la cuffietta, lasciando che i lunghi capelli biondi le ricadessero attorno al viso sudato.

-Allora, dottore?- Dìs pronunciò quella domanda con voce sottilissima.

Galadriel la fissò ancora per un attimo, e poi sorrise, un sorriso lento e carico di sollievo. -L'operazione è perfettamente riuscita, signora- rispose- Suo fratello si riprenderà.

-Quale gioia- borbottò Thranduil. Bard gli tirò una gomitata.

-In sostanza- continuò Galadriel, lanciandogli un'occhiataccia- al momento le sue condizioni non possono definirsi rosee, ma il signor Durin è forte. Guarirà in fretta, e dubito che la ferita lascerà complicazioni.

Dìs chiuse gli occhi, e con un lungo, vibrante sospiro, tutta la tensione sembrò abbandonare il suo corpo; si appoggiò a Balin, gli occhi chiusi, e il vecchio la strinse, cercando di celare le lacrime che gli riempivano gli occhi.

-Ad ogni modo-aggiunse Galadriel, rivolgendosi a Bard e Thranduil-il commissario Theoden è ancora giù ad aspettarvi. Ha informato i vostri parenti dell'accaduto-Bard emise un lieve gemito a queste parole-e ha chiesto di raggiungerlo, una volta che vi foste accertati delle condizioni del signor Durin...

-Immagino che non possiamo fingere di essere noi stessi orribilmente feriti, vero?- bofonchiò Bard con tono rassegnato.

Galadriel si lasciò sfuggire una risata. -Ve lo sconsiglio vivamente. Il commissario non sembra in una buona disposizione d'animo... e nemmeno quella fanciulla che sta arrivando, oserei dire- aggiunse con un'occhiata ironica.

Bard seguì il suo sguardo, e improvvisamente si trovò davanti Sigrid, i capelli biondi che le ricadevano in una massa arruffata sulle spalle, gli occhi rossi e spalancati nel viso pallidissimo.

-Pa'!- con un grido, Sigrid gli si gettò addosso e gli strinse le braccia al collo. Bard barcollò sotto il suo impeto, mentre lei scoppiava praticamente a piangergli sulla spalla. -Oddio, è stato orribile, Theoden mi ha chiamato e mi ha detto che sei stato coinvolto in una sparatoria, e io per un attimo ho creduto che...

-Shh, shh... va tutto bene, tesoro, va tutto bene- Bard la afferrò per le spalle e la fece indietreggiare, scostandole con gentilezza i capelli dal volto bagnato. -Non mi sono fatto niente. È tutto a posto. Tilda e Bain...?

-Dalla vicina- Sigrid si passò una mano sul volto con un gesto frettoloso- Ma si può sapere che cosa è successo?

-È complicato da spiegare. Posso solo dirti che, a parte Thorin, nessuno di noi si è fatto niente. Anche il tuo ragazzo sta bene.

-Fili?- sotto le sue mani, Sigrid s'irriggidì improvvisamente, e i suoi occhi mandarono un lampo. -C'era anche Fili con voi?

-Ehm... sì?- in quel momento, Bard comprese di aver appena commesso un errore madornale- Theoden non te l'ha detto?

-No- sibilò Sigrid, prima di voltarsi e setacciare con lo sguardo la stanza, alla ricerca del suo fidanzato.

-Sigrid- Bard l'afferrò per un braccio, cercando di trattenerla- Tesoro, è molto sconvolto, suo zio ha appena subito una ferita molto grave, e lui stesso ha corso un grosso rischio...

Senza ascoltarlo, sua figlia si liberò dalla sua presa e marciò a grandi passi in direzione del ragazzo, in piedi in un angolo accanto a Kili e Tauriel.

Nel vederla arrivare, un sorriso illuminò il volto di Fili, e subito diminuì, nel momento in cui scorse l'espressione omicida sul volto della ragazza.-Tesoro...

-Tesoro un accidente!-Sigrid urlò talmente forte che tutti i presenti si voltarono a guardarla, e Bard si coprì gli occhi con una mano.-Si può sapere cosa diavolo ti è saltato in mente?

-Amore...Sigrid...-Fili indietreggiò di qualche passo, le mani alzate in segno di difesa, anche se lei non gli si era avvicinata di un passo.-Cerca di capire...mio zio era in pericolo, dovevo...

-Dovevi cosa? Andare a fare l'eroe e rischiare di farti ammazzare anche tu? Magari insieme a mio padre?- Gli occhi azzurri di Sigrid brillavano sotto le luci del neon, non si poteva dire se per la rabbia o per le lacrime.-Se ti avessero fatto qualcosa, qualunque cosa, io che cosa facevo? Me lo dici?

Fili rimase in silenzio, e allora lei gli diede le spalle, e si andò a mettere in un angolo, la schiena ostentamente voltata, e le braccia incrociate sul petto. Fili si guardò attorno, come alla ricerca d'aiuto, finché i suoi occhi non incrociarono quelli del fratello.

-Vai!- gli sibilò quest'ultimo.

Il ragazzo gli lanciò uno sguardo incerto, quindi si diresse verso Sigrid, fermandosi alle sue spalle. Lentamente, allungò le mani e la attirò contro il proprio petto, circondandola con le braccia perché non scappasse. Sigrid si abbandonò contro di lui per un istante, il corpo scosso dai singhiozzi, e poi si voltò di scatto nella sua stretta e gli gettò le braccia al collo, stringendolo con tanta forza da togliergli il respiro.

-Non farmi mai più una cosa del genere- sussurrò- Mai più.

-Credimi, non è nelle mie intenzioni- Fili ricambiò l'abbraccio e affondò il viso nei suoi capelli, rilasciando un sospiro di sollievo.

Alle sue spalle, Bard fece lo stesso.

-Ti è andata bene- commentò Thranduil,e per una volta sul suo viso c'era un'espressione genuinamente divertita.

Bard stava per contraccambiare con una battuta acida, ma una voce si levò improvvisamente nella sala operatoria, facendo trasalire entrambi.

-Papà!

Bard alzò lo sguardo, e i suoi occhi inquadrarono la figura di un giovane alto e biondo, che poteva essere solo il figlio di Thranduil. All'udire quella voce, Thranduil chiuse gli occhi, esalando un sospiro, e lentamente si voltò-Theoden ha proprio chiamato adunata-sibilò, acido.

Il giovane corse verso di loro, e afferrò il padre per le spalle, attirandolo in un abbraccio. A giudicare dall'espressione assolutamente sconvolta di Thranduil, e dal modo goffo in cui ricambiò il gesto, non doveva essere una cosa abituale.

-Legolas-bofonchiò.-Legolas, contegno.

Il giovane si staccò,sempre tenendolo per le spalle.-Ma si può sapere che diamine è successo? Theoden mi ha chiamato, ma non ci ho capito niente... come diamine ci sei finito in una sparatoria?

-Credimi, Legolas-ribatté Thranduil, rigido-lo vorrei tanto sapere.

-Ma ti sei fatto male da qualche parte?

-A parte l'orgoglio, intendi?

Legolas roteò gli occhi al cielo, e nel farlo si accorse di Tauriel che gli stava venendo incontro, seguita a ruota da Kili, che non distoglieva lo sguardo nemmeno per un secondo. Un'espressione di assoluto sconcerto apparve sul viso del giovane, che scattò immediatamente verso l'amica per poi fermarsi a pochi passi da lei, negli occhi uno sguardo di totale perplessità. -Sono felice di vedere che tutti i corsi di autodifesa a cui ti ho portato sono serviti a qualcosa...- disse.

-Per tua informazione, ne ho date tante quante ne ho prese- ribatté Tauriel, piccata.

-Allora come mai non hai riempito l'ospedale?

-Oh, lasciala stare!- intervenne subito Kili. Si rivolse a Tauriel, sul volto un sorriso orgoglioso. -Non dargli retta, amore, sei stata fantastica.

Legolas sbuffò, e poi tornò a rivolgersi al padre. -Theoden mi ha detto di dirti che se sia tu che il tuo amico state bene, allora potete recarvi da lui per rispondere ad alcune domande.

Bard chiuse gli occhi, si lasciò sfuggire un lungo, lunghissimo sospiro.Poi si rivolse a Thranduil:-Immagino sarebbe troppo sperare che spunti qualche altro boss da eliminare sul momento, vero?

-Non ci confiderei troppo se fossi in te-replicò Thranduil, con una smorfia dipinta sul viso.

 

9 giugno, ore 09:55

La prima cosa che Thorin avvertì nell'istante in cui aprì gli occhi, fu il dolore al fianco.

Non seppe per quanto tempo fosse rimasto immobile, sospeso in una sorta di bianca incoscienza che lo avviluppava come un mantello, soffocando ogni sua percezione, eccettuando il bruciore delle ferite. Voci perlopiù sconosciute andavano e venivano nella nebbia scesa a circondargli il cervello, e Thorin non riusciva a cogliere che poche, confuse parole che nella sua mente andavano a incastrarsi e mescolarsi senza alcun senso logico. Lentamente, ma non avrebbe spauto dire quanto tempo ci fosse voluto, avvertì la sua coscienza scivolare fuori dall'oscurità, e la realtà del suo corpo torno ad opprimerlo con tutto il suo peso.

Poi si svegliò.

I suoi occhi si aprirono, e subito si richiusero, abbagliati dall'intensità della luce; quando tornò a guardarsi intorno, il suo sguardo inquadrò i particolari di quella che era, indubbiamente, una camera d'ospedale,e i ricordi lampeggiarono nella sua mente, brevi, sconnessi e dolorosi.

Cosa diamine ho combinato...

-Andate a dire ai suoi familiari che si è svegliato.

La voce di donna s'infranse contro il suo orecchio, e sbattendo le palpebre, Thorin mise a fuoco il volto di una donna bionda che gli parve stranamente familiare. Dopo qualche istante, riuscì a ricordarsi dove l'avesse già visto.

-Dottoressa-salutò con voce roca.

Lei gli sorrise.-Non si sforzi di parlare, signor Durin.-Accennò alla porta con un movimento del capo.-La sua famiglia è lì fuori, ad aspettarla. Credo vogliano parlarle-aggiunse, forse notando il modo in cui Thorin si era irrigidito alle sue ultime parole.

L'ultima cosa che desiderava in quell'istante era parlare con la propria famiglia, ma Thorin non era mai stato un codardo, nè un uomo che fugge dalle proprie responsabilità. Per cui prese un profondo respiro e sbatté le palpebre, cercando d'ignorare il dolore pulsante al fianco destro. -Li faccia entrare.

La donna annuì, rivolgendogli un ultimo sorriso, e poi scomparve dietro la porta. Dopo qualche secondo Dìs Durin fece la sua irruzione e si fermò a pochi passi dal letto. Sotto le luci al neon, gli occhi azzurri erano lucidi di lacrime, e il senso di colpa salì a stringere lo stomaco di Thorin.

-Tu...- gorgogliò sua sorella, ma non riuscì a finire. Dietro di lei, Frerin entrò e le mise una mano sulla spalla, lanciando nello stesso tempo al fratello maggiore lo sguardo più gelido che Thorin gli avesse mai visto.

Poi, toccò a Balin e Dwalin entrare, e nel momento in cui vide l'espressione dipinta sul volto del suo migliore amico, Thorin desiderò ardentemente che la terra si spalancasse e lo inghiottisse seduta stante.

Dwalin lo guardò a lungo, prese un respiro profondo e poi si rivolse al fratello.-Tu che sei tanto intelligente, dammi una valida ragione per cui non dovrei cambiargli i connotati qui ed ora.

Balin sospirò.-Perché è indifeso e convalescente in un letto d'ospedale?-tentò, con aria poca convinta.

Dwalin sembrò rifletterci per qualche secondo, poi scrollò la testa.-Nah. Riprova.

-Perché è tuo cugino?

-Questa, semmai, è una ragione a favore-ringhiò Dwalin.

-Dwalin...- mormorò cautamente Thorin.

-Zitto- l'amico gli puntò contro l'indice e avanzò verso il letto, sul volto un'espressione cupa e minacciosa- Non ti conviene parlare, perché altrimenti mi dimenticherò che non ti sto spaccando la faccia solo perché sto aspettando che lo faccia lei.

Come se con quelle parole avesse dato un segnale, Dìs si girò di scatto verso il fratello, il viso congelato in una smorfia di rabbia pura. -Come hai osato- strillò, o meglio ruggì, quasi scagliandosi verso il letto di Thorin. -Come hai anche solo potuto pensare di farci una cosa del genere! Non hai pensato a noi, a nessuno di noi, nemmeno per un istante! Saresti potuto morire, ma a te non importava, vero? Oh, no, il signor Thorin Durin doveva avere la sua vendetta, non è così?

-Dìs...

-No, non parlare! Non dire nemmeno una parola, Thorin, non provare nemmeno a giustificarti, perché altrimenti giuro che potrei ucciderti! Hai rischiato la vita, e quel è che peggio, hai messo a rischio la vita dei miei figli! Hai...hai...

E a queste parole, Dìs scoppiò a piangere.

Il cuore di Thorin si fermò, nel vedere i singhiozzi disperati che scuotevano il corpo di sua sorella, e Fili e Kili si scambiarono uno sguardo terrorrizzato, di fronte a quello spettacolo a cui non avevano mai assistito. In tutta la sua vita, Dìs Durin non aveva pianto che alla morte di suo marito.

Senza dire una parola, Frerin afferrò la sorella minore per le braccia, e la attirò a sè, premendosi la testa di lei contro il petto, e Dìs gli si aggrappò, mentre al di sopra della sua testa Frerin lanciava a Thorin uno sguardo gelido e affilato come acciaio.

-Non te la faremo passare tanto facilmente, questa-disse in tono cupo.

-Oh, ci puoi contare-ringhiò Dwalin dal suo angolo.

Per qualche istante restarono tutti in silenzio, rotto soltanto dal ritmico singhiozzare di Dìs. Poi Thorin prese un profondo respiro e alzò la testa, lasciando vagare lo sguardo su tutti i presenti.

-Mi dispiace per quello che è successo- disse infine.

Gli occhi di tutti si appuntarono su di lui, e Thorin li fronteggiò con calma, nonostante dentro sentisse il suo stomaco stretto in nodi sempre più serrati.

-Avete ragione, non ho pensato a voi- continuò- Per tutto questo tempo ho visto soltanto il mio dolore, e così facendo sono caduto in un abisso in cui ho rischiato di trascinare anche voi. E mi dispiace, non avete idea di quanto. Non so se riuscirete mai a perdonarmi, ma non avete idea di quello che farei pur di poter tornare indietro.

-Oh, piantala con le scene drammatiche- sbottò Frerin- È ovvio che ti perdoneremo... prima o poi. La questione non è se noi ti perdoneremo o no, è se tu ti rendi veramente conto di quello che hai fatto.

A quello, Thorin non trovò niente da rispondere. Si rivolse a Fili e Kili.-Mi dispiace che ci siate andate di mezzo voi.

-Oh, non fa niente-replicò Kili con un tono forzatamente allegro, ancora leggermente sconvolto dall'esplosione materna.-Voglio dire, in un certo senso, il fatto che tu abbia qualcosa da farti perdonare è positivo, perché così non potrai dirci niente per come abbiamo ridotto la macchina...

-Io non ho nulla da...aspettate, che è successo alla macchina?

-Se ti azzardi a rimproverarli...-Dìs non riuscì a finire la frase nemmeno questa volta, perché Frerin le strinse gentilmente le spalle, impedendole di continuare.

-Dìs, credo che sia il caso che noi due andiamo a farci un giro-le disse Frerin.-Ti porto a bere qualcosa.

-Caffé-bofonchiò lei, lanciando al fratello l'ennesimo sguardo omicida.

-No, niente eccitanti-replicò Frerin con fermezza, nel condurla fuori dalla stanza.

Thorin aspettò che fossero usciti, per rivolgersi ai nipoti.-Cos'è è successo alla macchina?-chiese, cercando di non dare alla propria voce un tono inquisitorio.

Fili e Kili si scambiarono uno sguardo imbarazzato.-Beh...-rispose Kili, con un filo di voce-Potrebbe necessitare di qualche riparazione...

-E' da rottamare-lo interruppe Fili, senza mezzi termini.

Thorin li fissò, sbattendo le palpebre. -Ah- disse. -Ah.

-Eh, già- Kili gli lanciò uno sguardo imbarazzato. -Però immagino che tu non possa dirci niente, vero?

-Non ho intenzione di dirvi nulla- ribatté Thorin più serio- Se non che sono fiero di come vi siete comportati.

A quelle parole, i suoi nipoti s'illuminarono e gli rivolsero un sorriso, che lui ricam biò al meglio delle sue forze, prima che i due lasciassero la stanza.

Ad attenderli oltre la soglia trovarono Tauriel, sul volto un'espressione concentrata.

-Dite che dovremo dirglielo?- gli chiese.

I due fratelli si fermarono e si scambiarono uno sguardo.

-Dirgli cosa?- ribatté Kili- Che un entità misteriosa che probabilmente era il fantasma di Bilbo ci ha indicato dove trovarlo?

-Ma poi- aggiunse Fili, pensieroso- Siamo davvero sicuri che non si sia trattato di un'allucinazione?

-E da quando in qua le allucinazioni danno gli indirizzi giusti?- ribatté il fratello in tono acido-Inoltre, ci ha detto di andare in garage, dove abbiamo trovato Thranduil e Bard. Non so cosa sia successo, ieri, ma di sicuro non è stato un'allucinazione.

-Ad ogni modo, il problema non è questo- Tauriel s'inserì nella discussione- Credete che dovremmo parlarne a qualcuno?

Il silenzio calò su di loro, e i tre lanciarono uno sguardo oltre la finestra della stanza d'ospedale: Dwalin stava dicendo qualcosa che loro non potevano udire, ma a giudicare dall'espressione sul suo viso, e dai sussulti che di tanto in tanto scuotevano il corpo di Thorin, forse era meglio così.

-No- decise Fili, riportando lo sguardo sugli altri due.-Forse, un giorno, glielo racconteremo...ma di sicuro non adesso.

 

Ore 10:35

-Allora-Gli occhi di Daìn avevano un'espressione mezzo divertita e mezzo arrabbiata, mentre capovolgeva la sedia accanto al letto, per poi sedervisi a cavalcioni-non posso staccare gli occhi da te per un attimo, che subito mi combini casini? E dire che dovresti essere tu il cugino grande!

Dal letto, Thorin gli sorrise, un sorriso che si trasformò quasi subito in una smorfia di dolore, al sopraggiungere dell'ennesima fitta al fianco.-Vedo che hanno già provveduto ad informarti.

-Oh, altroché-replicò Daìn, ridacchiando-E' stata Dìs,a raccontarmi tutto, e credo di non averla mai sentita imprecare tanto in vita mia...e non è che sia mai stata una raffinata donzella. Certi termini erano talmente oscuri che sono dovuto ricorrere al vocabolario, per starle dietro.- il sorriso sparì quasi immeditamente dal suo volto, sostituito da uno sguardo penetrante. -Allora, Thorin, vuoi spiegarmi cosa diavolo è successo?

L'altro prese un profondo respiro, e poi si appoggiò ai cuscino, abbandonando il capo all'indietro per seguire le linee del soffitto. Passò alcuni minuti in quella posizione, prima di riportare lentamente lo sguardo su Daìn, gli occhi lucidi, ma senza lacrime.

-Ero disperato-disse, semplicemente.

Daìn si esibì in una risata poco convinta.-Dovevi esserlo davvero, per cercare aiuto da quello scopettone effeminato di Thranduil.

-Non ridere, non sono fiero di quel che gli ho fatto- ribatté immediatamente Thorin. -Ma dal momento in cui Bilbo è morto, tutto quello a cui sono riuscito a pensare è stata la vendetta. Non mi importava cosa avrei dovuto fare, o chi avrei dovuto trascinare nell'abisso con me, per questo... e Fili e Kili hanno rischiato di pagarne le conseguenze.-Chiuse gli occhi, per trattenere le lacrime, e prese un profondo respiro. Non era questo il momento di piangere. Doveva affrontare quello che aveva fatto. -O forse, semplicemente tutto quello che volevo era sparire. Che la sofferenza cessasse, in un modo o nell'altro. Voi credete che ci sia voluto chissà che coraggio, chissà che disperata determinazione per arrivare fino ad Azog. Non è vero. È stata la paura a portarmi fino a quel punto. Perché ogni volta che realizzo davvero che Bilbo è morto, e che io non lo rivedrò mai più, io non ce la faccio. -Riaprì gli occhi. -Non ce la faccio, Daìn.

Daìn non disse nulla. La sua mano strinse silenziosamente la spalla di Thorin. Per qualche istante, tra i due non ci fu che silenzio.

-Non mi sono mai considerato un filosofo-disse improvvisamente Daìn, con voce roca.-Non ho mai avuto la pretesa di aver capito il senso della vita, o altre cavolate simili...ma una cosa la so, Thorin.-I suoi occhi si velarono, e la mano che stringeva la spalla di Thorin scese a sfiorare la protesi metallica che sostituiva la sua gamba destra.-So che vivere è come correre, senza sapere dove si arriverà, e a volte certe cose rimangono indietro... e tu puoi passare tutto il tempo che vuoi, a desiderare che le cose siano diverse, ma non cambia nulla. L'unica cosa che puoi fare è continuare a correre.

-Come?-mormorò Thorin, quasi a sè stesso, e poi i suoi pugni si chiusero rabbiosamente sulle lenzuola.-Come?

-Non lo so-Daìn scrollò le spalle, stancamente-Non sto dicendo che sbagli a soffrire, non sto dicendo che dovrai riniziare a essere felice oggi, o domani, o anche tra un mese o un anno. Non ti sto dicendo cosa devi fare, perché non lo so. Ma ricordati che non sei solo.

Si alzò, si sporse verso il letto, e il suo braccio avvolse le spalle di Thorin e le strinse. Thorin non pianse. Ma quando Daìn ebbe lasciato la stanza, dopo avergli promesso che sarebbe ritornato l'indomani, il suo cuore era un po' più leggero.

 

Quando per l'ennesima volta nel corso della giornata, la porta della sua stanza si aprì, Thorin non riuscì a trattenere un moto di sorpresa nel veder entrare la figura di Bard.

-Salve- l'uomo gli sorrise, avvicinando una sedia per sedervisi a cavalcioni, esattamente come aveva fatto Daìn. -Sono contento di vederti in salute.

-Non mi aspettavo di vederti qui- replicò Thorin, cautamente.

Bard scrollò le spalle. -Questa stamattina, Fili ha chiamato Sigrid per dirle che ti eri svegliato, e così abbiamo pensato di passare a vedere come stavi.

Thorin inarcò un sopracciglio. -Abbiamo?

-Se pensi che, anche solo per un secondo, mi scorderò quello che mi hai fatto passare- la voce velenosa di Thranduil risuonò qualche secondo prima che lui facesse il suo ingresso, il volto una maschera omicida- allora vorrà dire che tu non hai davvero capito nulla di me, Thorin Durin.

-Thranduil-lo salutò Thorin in modo piatto.

L'uomo lo folgorò con un'occhiata lampeggiante, e poi si mise in piedi dietro alle spalle di Bard, le braccia incrociate sul petto e sul viso un'espressione di orgoglio oltraggiato.

-Tutto considerato, forse sei stato fortunato a essere finito in ospedale-gli disse Bard, quando Thorin si fu messo in posizione seduta.-Theoden ci ha levato la pelle a forza di urla. Non fosse stato per il tuo legale, credo che a quest'ora i nostri parenti dovrebbero portarci le arance in galera.

-Ti farò scontare questa umiliazione, Thorin-sibilò Thranduil-Credimi, dopo che avrò finito, ti pentirai dell'istante in cui hai pensato di coinvolgermi in questa follia.

-Sai, Thranduil, non avrei mai pensato che sarebbe arrivato un giorno in cui sarei stato lieto di vederti al mio capezzale-replicò Thorin, sarcastico.-Sono costretto a ricredermi.

-Il piacere non è ricambiato.

-Oh, ma voi due non la finite mai?- sbottò Bard, passando lo sguardo dall'uno all'altro.-Se non altro, abbiate pietà delle mie orecchie.

-Hai ragione, Bard- disse Thranduil- Allora credo che vorrai perdonarmi se, per amor tuo, abbandonerò questa inutile quanto sgradevole inizativa.

-Un momento- intervenne Thorin- Devo dirvi una cosa.

Due paia d'occhi lo fissarono interrogativi.

Thorin prese un profondo respiro, quindi si raddrizzò e affrontò con tutta la dignità possibile i loro sguardi indagatori.

-Vi chiedo scusa. A tutti e due.

Se si fosse trasformato in un marziano davanti ai loro occhi, Bard e Thranduil avrebbero avuto un'aria meno sorpresa. Per un attimo, si guardarono, come se fossero incerti sul da farsi, e poi Thranduil replicò:-Prego?

-Vi chiedo scusa-replicò nuovamente Thorin, scandendo le parole.-Vi ho mentito. Vi ho usato. Ho messo a rischio la vostra vita, per ottenere la mia vendetta. E di questo, vi chiedo scusa.

Bard lo fissò per un'altro istante, con espressione scioccata, poi scrollò le spalle.-Acqua passata.

-Parla per te-sibilò Thranduil- Io non me lo dimenticherò tanto facilmente.

Thorin gli scoccò un'occhiataccia. -Questo, naturalmente, non cambia in alcun modo le cose fra di noi.

-Oh, tranquillo, da parte mia non c'è pericolo- Thranduil si raddrizzò, quindi girò sui tacchi con eleganza e si avviò a grandi falcate verso la porta. Arrivato sull'ingresso, si fermò per lanciargli uno sguardo gelido da sopra la spalla. -Ti auguro una pronta guarigione- gli disse, con il tono con cui avrebbe potuto augurargli di finire sotto un TIR, quindi voltò di nuovo la testa per marciare a grandi passi fuori dalla stanza.

Bard lo seguì con lo sguardo, poi scosse la testa e tornò a guardare Thorin con un sorriso .-Non so cosa lo abbia offeso di più: se l'essere stato coinvolto in un'operazione illegale, l'aver ricevuto una lavata di capo davanti a un intero commissariato, o l'essere stato rinchiuso in un garage.

Thorin gli lanciò uno sguardo obliquo. -Non mi starete mica diventando amici, voi due?

Bard scrollò le spalle. -Lui è come te. Non è così male, una volta che sai come prenderlo.

L'altro inarcò un sopracciglio, ma non fece commenti.

Dopo un po', Bard sospirò, quindi si rimise in piede, mollandogli una pacca sulla spalla. -Adesso ti lascio riposare.

-Ti chiedo di nuovo scusa- sussurrò Thorin.

L'uomo scosse la testa. -Te l'ho già detto, è acqua passata. Comprendo quello che hai fatto, davvero- gli sorrise, cominciando a indietreggiare verso la porta. - Ti auguro di riprenderti...sul serio, intendo.

-Ti ringrazio.

Giunto sulla soglia, Bard afferrò la maniglia, e poi si fermò, voltandosi verso Thorin. -Credo che questo ti appartenga-disse semplicemente. Avanzò verso il letto, e depose qualcosa di metallico nel palmo della mano tesa di Thorin. -Ti era caduto durante lo scontro con Azog.

Thorin abbassò gli occhi, e il suo cuore diede un balzo nel momento in cui riconobbe cos'era. Strinse le dita attorno all'anello che aveva realizzato per Bilbo, l'anello che adesso Bilbo non avrebbe mai indossato.

-Grazie-fu tutto quello che riuscì a dire.

Bard sorrise di nuovo, e poi uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

 

L'ultimo visitatore della giornata fu Gandalf.

-Thorin- esordì chiudendo la porta dietro di sé.

-Gandalf- fu un rassegnato sospiro- Immaginavo che saresti venuto.

-Considerando la fatica che sto facendo per trattenere Theoden dallo gettartisi addosso come un avvoltoio sulla carcassa di un bisonte, gradirei sentire un po' più di entusiasmo nel tuo tono- replicò Gandalf, accomodandosi accanto al letto- Ad ogni modo tranquillizati, non sono venuto a farti la predica. Penso che tua sorella sia bastata per tutto l'ospedale.

-Dì pure per il mondo intero- borbottò Thorin.

Gandalf si lasciò sfuggire una risatina. -Sì, probabilmente hai ragione.Comunque, sono solo passato a vedere come stavi, e anche perché io e te dovremo parlare a lungo- il vecchio inclinò la testa, piantandogli in faccia i suoi occhi azzurri.

Thorin s'irrigidì.-Parlare di cosa?

-Tutto a suo tempo, Thorin, tutto a suo tempo.-Gandalf fece un gesto distratto con la mano.- Ad ogni modo, come ti senti in questo momento?

-Come vuoi che mi senta?

-Forse come qualcuno che è appena scampato alla morte- fu la risposta. -Ma in realtà non volevo parlare nemmeno di questo. E, a dirla tutta, non è nemmeno con me che dovresti parlare. Conosco una persona che è molto ansiosa di udire le tue scuse.

Thorin gli lanciò uno sguardo perplesso. -Di chi stai parlando?

-Oh, di nulla. Mi domandavo semplicemente se il nome Radagast ti dicesse qualcosa.

Thorin stava per rispondere di no...e poi la figura cenciosa di un vecchio chiromante terrorrizzato lampeggiò nella sua mente, e frammenti sconessi che non aveva ancora collegato tornarono di colpo al loro posto, e per la prima volta, il puzzle assunse un senso.

Ho un messaggio da parte di Bilbo Baggins...

Bard, numero 12, Sesam Street.

Sei stato tu a far cadere quel vaso?

Ci sono sempre stato. Ci sarò sempre.

Boccheggiando, Thorin alzò lo sguardo per incontrare quello di Gandalf, e in essi lesse qualcosa che trasformò il suo sospetto in lucida certezza.-Tu sapevi.

-Io so molte cose, Thorin Durin- ribatté Gandalf, imperturbabile- ma non so nello specifico a cosa tu ti riferisca.

Si alzò lentamente, mentre davanti a lui Thorin collegava i frammenti del mosaico, e si avvicinò al letto per posargli una mano sulla spalla. -Quando vorrai parlare, di qualsiasi cosa, io sarò qui. Non siamo mai stati amici, Thorin, ma troverai sempre la porta aperta, se vorrai il mio aiuto.

Thorin quasi non lo ascoltò, mentre cdentro di sé rigirava e rigirava quell'ipotesi assurda, e che pure sembrava acquistare sempre più un senso, mano a mano che la valutava. Avvertì la mano di Gandalf scivolargli via dalla spalla, e quando alzò lo sguardo, il vecchio era già sulla porta.

-E per amor del cielo, contatta Hamfast, se proprio non ce la fai a stare dietro a quel giardino- stava ciarlando allegramente, con la mano sulla maniglia.

Thorin alzò la testa di scatto, battendo furiosamente le palpebre per scacciare le lacrime che minacciavano di sconvolgerlo.

-Gandalf- chiamò.

Il vecchio si fermò.

-Dov'è Bilbo ora?

Gandalf si fermò sulla soglia, con un'espressione pensierosa. Poi inaspettatamente, sorrise.

-Non ne ho proprio idea, Thorin. Ma credo sia più divertente scoprirlo quando saremo non morti, non credi?

 

E finalmente ce l'abbiamo fatta. Abbiamo partorito questo bimbo.

Ora, lo so che tra questo aggiornamento e l'ultimo è passato un sacco di tempo, ma la scuola ci ha inghiottite nel suo turbine, e trovare i momenti per scrivere è stato un miracolo...quindi ringraziate che siamo arrivate fin qui, e godetevi il capitolo, anche se è solo dialoghi.

Anyway, per incredibile che sia, ci manca solo l'epilogo, che speriamo di farvi arrivare in tempi umani. Restate sintonizzati sul nostro canale!

A proposito, piccolo, malvagio quesito: dato che i nostri genitori sono banali, e ci hanno dato i classici nomi da gemelle, tra Saitou e Catcher, chi è Laura e chi è Silvia?
Chi indovina vincerà... un bel niente, perchè siamo due disgraziate povere in canna, che spendono tutti i loro miseri risparmi in dissolutezze XD
Un bacio a tutti,

Saitou Catcher

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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