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Autore: MandyCri    24/10/2015    3 recensioni
Syria, figlia di Emmanuel detto l'antico, il capostipite della razza vampirica è tornata per ottenere una vendetta che cova da venticinque anni.
Deve uccidere Lucas, il Re dei vampiri nobili che ha assassinato suo padre per l'appunto venticinque anni prima.
Lei è l'unica discendente diretta ancora in vita di Emmanuel e per questo diversa dagli altri vampiri che siano nobili o dissanguatori.
La sua strada si incrocerà con André figlio di Lucas e Alice e con quello degli altri “prediletti”, nome con cui vengono nominati André, Annette, Abbie Ann e Thomas, i quattro primogeniti delle prescelte.
Syria otterrà la sua vendetta?
Per capire fino in fondo la storia è assolutamente necessario leggere le prime tre della saga.
Questa storia appartiene alla saga “La maledizione del sangue e della luce”.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La maledizione del sangue e della luce'
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Ciao a tutti!
Sono tornata con il sequel della saga "La maledizione del sangue e della luce".
Mi avete chiesto in molti di scrivere sui "Prediletti" ovvero i figli delle prescelte.
Ho deciso di ascoltarvi.
Buona lettura e spero siate in tanti.
Grazie ciao MandyCri


AVVERTIMENTO IMPORTANTE

Per capire questa storia è assolutamente necessario leggere i tre racconti precendenti, altrimenti non si capiscono concetti fondamentali.




CAPITOLO 1

 

L'uomo, con quegli stranissimi occhi azzurri, le si avvicinò, il pugnale saldo sulle mani, il volto sfigurato dall'odio.

- È arrivata la tua fine. Syria, figlia di Emmanuel, detto l'antico, nostro capostipite già condannato a morte, sei ritenuta colpevole di alto tradimento e di complotto contro la corona. Sei ritenuta colpevole di aver attentato alla vita del Re e delle Prescelte, i beni più preziosi per i vampiri nobili e di aver messo in pericolo la stirpe stessa. Syria, figlia di Emmanuel, sei ritenuta colpevole di essere l'unica discendente diretta dell'antico e possibile creatrice di altri dissanguatori, nemici acerrimi della stirpe e della stessa umanità. Per tutti questi motivi, il consiglio dei vampiri nobili ti condanna a morte certa, tramite paletto nel cuore. Sarò io stesso, tuo Re e Re della stirpe dei vampiri nobili, ad eseguire la condanna. Hai compreso tutto?

Syria si agitò e cercò di uscire dalla morsa del vampiro dagli occhi lapislazzuli.

Il vento soffiava forte e alzava terra e polvere che le bruciavano gli occhi.

Perché quell'uomo ce l'aveva tanto con lei?

Cosa aveva fatto di male?

Non era mai andata contro la legge, sia quando era umana e anche ora che era una vampira.

Non poteva morire adesso, non aveva ancora rivisto il sole, la luce, il mare.

Gli anni bui non erano ancora passati.

Quanto mancava ancora? Perché suo padre l'aveva abbandonata?

Aveva ancora bisogno di lui.

Alzò il viso sconvolta e guardò il vampiro.

Cercò di parlare per difendersi. Voleva dirgli che era sempre stata una brava ragazza, prima e dopo la mutazione. Non aveva mai ucciso nessuno, era sempre stata gentile con tutti i donatori da cui aveva attinto ed erano svariate decine di anni che si nutriva dalle sacche, ma le parole non uscirono.

Riprovò, ma nulla.

Fissò nuovamente il vampiro: perché i suoi occhi erano ancora azzurri e non diventavano neri come quelli di tutti gli altri vampiri, quando si trasformavano?

L'uomo alzò il pugnale e si preparò a conficcarglielo nel cuore...

 

- Noooo... - urlò angosciata, ritrovandosi seduta sul grande letto.

Ancora quell'incubo.

Respirò profondamente e si asciugò con il braccio il sudore sulla fronte.

Il labbro le tremò contro la sua volontà e Syria odiò se stessa per quella debolezza.

Lei era diversa da tutti i vampiri che aveva visto e conosciuto.

Non aveva la stessa aggressività dei dissanguatori e nemmeno dei vampiri nobili, quando si arrabbiavano.

Aveva imparato la differenza tra le due razze, origliando i discorsi di suo padre e, dopo la sua morte, avventurandosi lungo le strade di Budapest.

Li riconosceva dall'odore.

Quello dei dissanguatori era acre e le faceva venire i conati di vomito, mentre quello dei vampiri nobili era fragrante e sapeva di buono.

Era stato proprio in una delle sue escursioni notturne, fuori dall'immensa villa del padre che aveva rivisto l'assassino di Emmanuel e quel senso di vendetta che aveva provato quel tristissimo giorno, si era riacceso in lei.

Era da allora che quel sogno la tormentava ogni notte, nemmeno tornare nella sua terra natia le era stato utile.

In Egitto era resistita qualche mese.

Poi, aveva deciso di tornare in Ungheria e aveva venduto tutto ciò che la legava alla sua terra natia, grazie all'aiuto dei suoi avvocati che avevano continuato a gestire i beni che Emmanuel le aveva lasciato in eredità.

Un patrimonio inestimabile, a detta degli scagnozzi che avevano servito prima suo padre e che, ora, lavoravano per lei.

Ancora una volta, il viso del bellissimo vampiro ritornò con prepotenza nella sua mente.

Bellissimo vampiro... disgustata da se stessa, si lasciò cadere sul letto.

Quanti anni erano passati dal giorno in cui aveva visto morire suo padre?

Da sola non poteva saperlo, perché non conosceva i numeri, non era in grado di contare, né di gestire gli affari di famiglia.

Era da tanto che non chiedeva a Vladim, suo tutore e amico, in che anno fossero: era lui che le faceva il calcolo del tempo.

Non sapeva contare, leggere o scrivere, ma era sempre stata troppo orgogliosa per chiedere a Vladim di insegnarle.

Suo padre non aveva mai avuto la voglia o il tempo per istruirla.

Le capitava spesso, quando Emmanuel era ancora vivo, di andare nella vasta biblioteca della loro immensa villa e di contemplare rapita i libri sugli scaffali.

Accarezzava i dorsi di cuoio o cartone rigido, annusava estasiata l'odore di antico e polvere, affascinata da quelle pagine ingiallite, le girava rapita e, curiosa, guardava tutte quelle lettere che per lei volevano dire tutto e niente.

Quanto le sarebbe piaciuto leggere e conoscere, ma non poteva.

Aveva osato, solo una volta, manifestare quel suo grande desiderio a suo padre, lui l'aveva rimproverata e punita.

Sei solo una femmina! L'aveva redarguita.

Così, dopo aver passato un'infinità di tempo nel sotterraneo della loro residenza ad Alexandria, senza cibo, acqua e sangue, non aveva più avuto la forza di esprimere quella volontà a suo padre.

Emmanuel era morto e l'orgoglio l'aveva sempre frenata. Adesso, però, le era tornata la voglia di imparare per riuscire a gestire gli anni bui da sola, ma le mancava il coraggio di dire che era analfabeta.

Quanto le mancava ancora, prima di rivedere il mare con la luce del sole?

Ad Alexandria, poteva immergersi nell'acqua della loro spiaggia privata, solo fasciata dai raggi lunari.

Non ricordava più il sole, l'odore del corpo che si abbronzava.

Alexandria non le aveva lasciato dei buoni ricordi, aveva fatto bene a sbarazzarsi di quella casa, non che avesse bisogno di soldi, anzi...

Syria viveva con poco.

Vestiva in modo semplice, comprava per corrispondenza e Vladim l'aiutava e le consigliava a seconda della moda che imperversava. Lei si limitava a segnare con un dito, nel computer, il jeans o la felpa che le piaceva.

Non aveva nessuna pretesa, i gioielli non le interessavano e non aveva nessun altro vizio.

Vladim, ogni tanto, le chiedeva se si era pentita di aver venduto l'immensa villa in tipico stile arabo in cui viveva in Egitto, ma lei scuoteva e alzava le spalle in senso di diniego.

L'unica cosa che le sarebbe mancata dell'Egitto sarebbe stato, sempre e solo, l'oceano.

Ma che senso aveva vivere in un paese dal clima mite e in riva al mare se non si poteva stare alla luce del sole?

E che importanza aveva ormai, se suo padre era morto e non avrebbe mai mantenuto la parola di portarla sulla spiaggia a fare il famoso picnic che le aveva promesso, una volta passati gli anni bui?

Tenere quella colossale villa, troppo grande per lei, le avrebbe logorato il fegato, senza contare che ritornare ad Alexandria, non l'aveva minimamente aiutata a dimenticare quel particolare paio di occhi azzurri.

Syria si asciugò, nuovamente, il sudore dalla fronte.

Doveva trovare il modo di vendicarsi, il problema, però, era che non sapeva come.

Lei, fondamentalmente, era una buona, anche se aveva imparato ad odiare, dopo la morte del suo padre vampiro.

Quando aveva rincontrato il vampiro dagli occhi lapislazzuli, si era nascosta e l'aveva osservato, tenendo una distanza di sicurezza.

Era insieme al vampiro biondo che suo padre aveva ferito quel fatidico giorno.

I due ridevano e si davano sonore pacche sulle spalle.

Sembravano così diversi dal giorno della morte del padre.

Profumavano di buono.

Suo padre non aveva odori particolari, proprio come lei.

Syria non sapeva spiegarne la ragione, forse era perché Emmanuel era l'antico e lei una sua diretta discendente.

Gli altri vampiri erano stati creati dalla sua progenie e il sangue si era mescolato e rimescolato.

Probabilmente, era una teoria sbagliata, ma chi avrebbe potuta aiutarla a svelare l'enigma?

Purtroppo lei era ignorante, uno dei limiti più ignobili che una persona potesse avere. Una delle debolezze più grandi.

Non certo Vladim che, nonostante conoscesse il suo segreto, non poteva sapere certe cose.

Il suo amico era umano, l'avrebbe trasformato volentieri, perché non voleva perderlo, ma purtroppo non sapeva fare nemmeno quello.

E Vladim continuava ad invecchiare, i suoi capelli neri erano striati di grigio e la sua pelle non era più tirata come un tempo, i suoi occhi stavano diventando sempre più pesanti e Syria avrebbe perso, presto o tardi, anche lui e sarebbe rimasta sola.

Se solo avesse avuto un po' più di cultura...

Che vita inutile la sua!

Aveva provato a rapire qualche dissanguatore per estorcergli qualche nozione, ma nessuno di quei vampiri era riuscito ad insegnarle qualcosa.

Erano tutti assetati di sangue e, a momenti, aveva rischiato di perdere il suo unico amico, così li aveva liberati e aveva perso ogni speranza di apprendere qualcosa in più del suo mondo.

Perché Emmanuel l'aveva lasciata sola ed indifesa?

Syria serrò forte i pugni e la rabbia montò ancora una volta in lei.

Era tutta colpa di quel dannato vampiro!

Non l'aveva più rivisto al suo rientro da Alexandria, scorgeva solo il vampiro biondo e quello dagli occhi di ghiaccio, poi, anche loro erano spariti, lasciando il posto solo a guerrieri vestiti di nero, finché un giorno, si era ritrovata, per caso, in un locale e l'aveva scorto con altri tre vampiri.

Una ragazza dai lunghi capelli neri che ricordava fosse la sua compagna, un ragazzo biondissimo che assomigliava tanto al vampiro che gli aveva passato il pugnale quel giorno e una biondina che aveva due stranissimi occhi viola.

Non l'aveva notata nessuno.

Non avendo lei un odore particolare, si mischiava bene con gli umani.

Si era seduta ad un tavolino non troppo vicino, ma nemmeno lontano ed aveva ascoltato in silenzio i loro discorsi, sfruttando il suo udito vampirico.

Parlavano di università, libri e film, delle loro madri e padri, prendendoli bonariamente in giro, ma si palpava l'orgoglio che quei quattro provavano per i loro genitori.

Il vampiro biondo sollazzava tutti con le sue battute, gli altri ridevano, la ragazza mora, il più delle volte, lo riprendeva per il linguaggio scurrile e lui, in tutta risposta, le faceva qualche dispetto.

Syria si era ritrovata a sorridere, senza nemmeno rendersene conto.

Così, aveva preso l'abitudine di andare in quel locale e spiare il quartetto, di nascosto.

Aveva scoperto così che il vampiro dagli occhi lapislazzuli si chiamava André, la ragazza dai lunghi capelli neri, Annette, il biondo dai bellissimi ricci era Thomas e la vampira timida dallo sguardo viola, Abbie Ann.

Syria trovava quelle serate interessanti e, nonostante sapesse che non era una buona cosa origliare, provava gioia a starsene lì ad ascoltare.

Le sembrava di vivere, finalmente, anche se proiettandosi nelle vite degli altri.

Si ritrovava a pensare e tessere favole su quei quattro ragazzi.

Immaginava le loro avventure e fantasticava su eventuali storie d'amore.

Poi, ritornava alla realtà: quella non era la sua vita.

Lei doveva solo vendicarsi.

Una volta, le era capitato che il suo sguardo incrociasse quello di André.

Il cuore aveva cominciato a batterle forte e le era sembrato quasi le fosse scoppiato in petto.

Lui le aveva sorriso timidamente e lei l'aveva fissato imbambolata.

Era quello il Re dei vampiri nobili che aveva ucciso suo padre?

Quello innamoratissimo della sua femmina che aveva rischiato di morire per farla vivere?

Si vedeva che André adorava Annette, ma Syria si era immaginata il loro amore come una fonte inesauribile di passione e tumulto, invece quei due sembravano più amici che amanti, anzi il loro affetto lo poteva definire quasi fraterno...

Quel ragazzino introverso che le aveva sorriso in quel modo dolce era davvero il Re di tutti i vampiri?

C'era qualcosa che non le tornava.

Le era sembrato più maturo il giorno in cui aveva assassinato suo padre, ma lei era distante e, forse, non aveva visto bene, intimidita com'era da ciò che le stava accadendo intorno e scossa dalla paura.

Probabilmente, doveva guardarlo quando si trasformava e osservare il cambiamento, anche se non aveva molti dubbi che fosse proprio lui.

Quegli occhi non si potevano dimenticare!

Gli incubi erano spariti dal giorno in cui il vampiro le aveva sorriso, così si era imposta di non andare più al locale.

Non doveva provare simpatia per loro, soprattutto per André.

Lei l'avrebbe ucciso, proprio come lui aveva assassinato l'unico uomo che si era mai preso cura di lei.

Quella era una promessa solenne.

Emmanuel le avrebbe dovuto insegnare a cavarsela in quel mondo sconosciuto, piuttosto che tenerla sotto una campana di vetro, almeno adesso non sarebbe stata sola ed indifesa.

Il pensiero ritornò nuovamente a Vladim: lo voleva trasformare a tutti i costi, prima che fosse troppo tardi, ma, accidenti, non era in grado di fare nemmeno quello, se solo suo padre le avesse spiegato come fare...

E poi c'erano quegli incubi che non le davano pace perché, da quando aveva smesso di andare al locale, erano tornati.

Syria si prese il viso tra le mani e cominciò a piangere sommessamente.

La solitudine era un brutto nemico.

Assistere alle discussione di quei quattro la faceva stare bene, magari se fosse tornata a cercarli, avrebbe dormito meglio e poi, avrebbe potuto tessere meglio le trame della sua vendetta.

Si alzò dal letto con una nuova speranza.

Lo faceva solo per quello, non per altro!

Assolutamente!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 
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