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Autore: Astrea9993    25/10/2015    0 recensioni
"Forse dovresti solo lasciarmi andare." Dissi con estrema pacatezza.
"Ormai è troppo tardi." Disse lui scuotendo la testa "non posso far altro che attendere il tuo risveglio, Lizzie." concluse nell'accarezzarmi lievemente il volto.
Fu quello l'istante in cui, dopo tanto tempo, avvertii un tuffo al cuore, quel calore che non avvertivo da tanto e che mi faceva sentire si viva ma anche tremendamente vulnerabile.
Fu allora che compresi: non era che non fossi più in grado di vivere, avevo deciso di smettere di vivere perché per me vivere era troppo doloroso ed io non ero mai stata una persona coraggiosa.
Fu per questo che afferrai la bacchetta e mi materializzai fuggendo da quel luogo.
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Dopo essere caduta in uno stato di apatia in seguito alla morte di suo padre, Elizabeth torna finalmente in se.
Decisa a proteggere coloro ama ritorna ad Hogwarts che ormai è caduta nelle mani dei Mangiamorte e si infiltra tra le fila di questi ultimi.
Elizabeth dimostrerà che il coraggio non è fatto solo da gesti plateali e che a volte ci vuole più coraggio per agire nell'ombra, dove i confini tra bene e male si confondono.
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Ginny Weasley, Luna Lovegood, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 1
 
Più la notte è oscura più l'alba è vicina: il risveglio
 
 
Apatia.
Questo era il modo in cui avevo vissuto gli ultimi due anni.
Da quando mio padre era morto era come se qualcosa dentro di me si fosse spezzata, era come se, assieme a Sirius Black, quel giorno fossi morta anche io perché, di certo, in quegli ultimi anni, non si poteva dire che avessi davvero vissuto.
Improvvisamente per me nulla era più importante e avevo lanciato che l'esistenza mi scorresse accanto come se fossi una misera spettatrice della mia stessa vita.
Molti erano stati i tentativi di risvegliarmi da quel torpore ma a poco erano serviti.
La professoressa McGranitt aveva cercato di incoraggiarmi a terminare gli studi rifrequentando il settimo anno ad Hogwarts infatti, dopo la morte di mio padre, mi ero ritirata da scuola rifiutandomi categoricamente di sostenere i M.A.G.O.
Avevo osservato la McGranitt che con calore mi incoraggiata a diplomarmi ma, anche allora, il mio volto era restato privo di espressione.
 
"A cosa servirebbe."
 
Questo era tutto ciò che ero riuscita a dire.
La signora Weasley aveva cercato di circondarmi col suo calore materno, George di farmi ridere tormentando Ron, avevo persino scorto Hermione leggere un saggio su come superare il lutto ma, a dispetto dei loro tentativi, tutto era stato inutile.
Era come se osservassi tutto da lontano, come se ciò che mi accadeva dinanzi fosse l'immagine della vita sfocata di un' altra persona, era come se, il velo oltre il quale lui era scivolato, avesse inglobato pure me.
Tutto mi sembrava così stupido e privo di senso.
 
"Ha solo bisogno di tempo." Avevo sentito dire una volta da mia mamma a Remus, ero a letto e, evidentemente, i due pensavano fossi già addormentata. "Quando la prima guerra magica è finita il mondo mi è crollato addosso. James e Lily morti, Sirius ad Azkaban... mi ero ridotta peggio di lei, Remus, mi rifiutavo di vedere chiunque e sono rimasta per giorni seduta a terra, la pistola in mano, attendendo il momento propizio per puntarmela alla tempia e farla finita. Poi è arrivato Severus" disse mia madre con una punta d'amarezza nel ripensare all'uomo che credevamo amico e che invece ci aveva tradito "le sue parole mi hanno ricordato che dovevo vivere, se non per me stessa per Elizabeth. Lei ha bisogno di questo, che qualcuno le ricordi che ha ancora un motivo per vivere." Aveva concluso mia mamma mentre Remus la stringeva a se in un abbraccio rassicurante.
 
Un motivo per vivere...
 
Forse avevo un motivo per vivere anche se non ricordavo quale fosse.
Se non avessi avuto un motivo per vivere non avrei trascinato avanti la mia esistenza, non mi sarei lavata e vestita, non avrei mangiato ogni giorno, eppure ciò che restava di me era un guscio vuoto.
Ciò che davvero mi mancava era la gioia di vita.
A volte pensavo anche a Piton, l'uomo che ci aveva traditi, l'uomo che aveva ucciso Silente e l'unico che, ormai un anno prima, era riuscito a risvegliare per un istante quel barlume di vita che in me restava.
"Per quanto intendi continuare con questa egocentrica autocommiserazione?" Mi aveva chiesto Piton.
 
Aveva perfettamente ragione, non ero l'unica a soffrire, ma la sofferenza altrui per me non significava nulla.
E poi c'era Fred.
Fred che mi aveva stretta a se mentre piangevo per mio padre tutte le lacrime che avevo a disposizione, Fred che aveva visto la mia rabbia, Fred che mi aveva scorta lentamente ed inesorabilmente scivolare nell'apatia, Fred che aveva fatto di tutto per risvegliarmi da quel torpore.
Fred che amavo e che molto probabilmente avrei dovuto lasciare andare.
Fred che, durante il matrimonio di Fleur e Bill si era ritrovato a dovermi proteggere perché, come ero indifferente alla vita lo ero anche alla morte.
 
"Se vuoi morire dillo! Dillo e basta!"
 
Aveva esclamato nello sbattermi contro una parete, ci eravamo appena materializzati a casa sua nell'appartamento sopra al negozio.
Restai ad osservarlo immobile, avvolta nel mio vestito in seta verde.
"Sono stanco di vedere i tuoi occhi distanti e privi di vita!" Esclamò poi nel prendermi il volto tra le mani per poi baciarmi con foga per farmi capire che lui era reale, che lui era davvero lì, di fronte a me, per avere una mia reazione, per farmi capire che ero viva, che il mio cuore batteva, che potevo provare ancora gioia.
Mi baciò sperando che quel bacio, come accadeva nelle fiabe Babbane, potesse ridarmi la vita  per poi scendere a baciarmi il collo e torturare con i denti la morbida e fragile pelle dell'incavo del collo.
Ma questa non era una fiaba babbana ed io ero ancora immobile e priva di vita.
Vidi Fred scostarsi da me, lo sguardo triste.
"Forse dovresti solo lasciarmi andare." Dissi con estrema pacatezza.
"Ormai è troppo tardi." Disse lui scuotendo la testa "non posso far altro che attendere il tuo risveglio, Lizzie." concluse nell'accarezzarmi lievemente il volto.
Fu quello l'istante in cui, dopo tanto tempo, avvertii un tuffo al cuore, quel calore che non avvertivo da tanto e che mi faceva sentire si viva ma anche tremendamente vulnerabile.
Fu allora che compresi: non era che non fossi più in grado di vivere, avevo deciso di smettere di vivere perché per me vivere era troppo doloroso ed io non ero mai stata una persona coraggiosa.
Fu per questo che afferrai la bacchetta e mi materializzai fuggendo da quel luogo.
Eppure sapevo che era solo questione di tempo perché Fred era sempre stato capace di leggermi dentro con un semplice sguardo.
 
 
 
*****
 
 
 
Da quel momento qualcosa in me sembrava essersi risvegliato, era come se fossi improvvisamente riemersa da dietro quel velo e, piano piano, iniziavo ad avvertire la preoccupazione per Harry, Hermione e Ron che, inseguito al matrimonio di Bill e Fleur, si erano allontanati per intraprendere la loro missione.
Ora mi sentivo in colpa per non essere stata accanto ad Harry nonostante fossi consapevole del suo dolore. Ora vedevo la preoccupazione negli occhi di Molly e provavo rabbia per il tradimento di Piton perché, fino alla fine, avevo creduto in lui.
E pian piano quella nuova scintilla di vita si era riflessa anche sulle mie azioni, nella scintilla vitale che illuminava i miei occhi e, sapevo bene, che lui si era accorto del mio progressivo cambiamento, lo vedevo dal modo in cui mi sorrideva.
Sapevo altrettanto bene che Fred stava aspettando che io mi aprissi con lui ma io non ero ancora pronta.
E poi, in un istante, mi ero risvegliata da quell'incubo d'apatia per tornare ad essere me stessa.
Quel giorno mi stavo recando in cucina per la colazione quando avevo avvertito quella conversazioni tra i signori Weasley.
"Hogwarts non è più un posto sicuro." Aveva mormorato Molly a bassa voce, evidentemente  per evitare che altri udissero quella conversazione.
"Non abbiamo altra scelta, Molly, se Ginny non tornasse ad Hogwarts correrebbe solo rischi maggiori."
Era bastato quello a forgiare la mia decisione perché si, probabilmente non ci tenevo molto alla mia vita, ma non avrei lasciato che coloro che amavo soffrissero ancora.
Con passo svelto raggiunsi la mia camera per poi spalancare l'armadio, la mia vecchia divisa era ancora lì.
La sfiorai con un vago senso di nostalgia per poi decidermi a controllare che mi entrasse ancora.
Mi calzava alla perfezione, constatai nello scrutarmi allo specchio.
La camicia perfettamente abbottonata ed infilata nella gonna, il maglioncino e la cravatta coi colori di Serpeverde.
Sorrisi alla mia stessa immagine nel constatare che, la regina, era finalmente tornata.
Eppure, mi dissi, qualcosa ancora mancava.
All'interno di un porta gioie ripescai l'anello, quell'anello con lo stemma dei Malfoy che avevo vinto a Draco e che, probabilmente, mi sarebbe tornato utile.
Con un colpo di bacchetta lo strinsi per poi infilarlo all'indice destro.
Ora dovevo ultimare solo un ultima formalità, distrattamente afferrai un foglio di pergamena sul quale scribacchiai poche righe con cui chiedevo a Piton di essere ammessa a frequentare l'ultimo anno ad Hogwarts.
A dire il vero la lettera era ben poco formale e il mio appariva più un ordine che una richiesta ma, quell'uomo, me lo doveva. 
Dopo aver tradito tutti noi, dopo aver tradito me che avevo sempre creduto in lui, mi doveva quest'ultimo favore.
"Zefiro" mormorai nell'aprire la finestra della mia stanza immediatamente, il gufo reale che al momento si trovava sul ramo dell'albero situato di fronte alla mia camera, planò all'interno della stanza.
"Ad una regina serve un gufo reale." Aveva detto Fred quando, un anno prima, mi aveva regalato quel gufo.
Ora quel ricordo mi faceva sorridere ma, all'epoca, quel cucciolo di gufo che mi osservava curioso dalla sua gabbia non mi aveva minimamente toccata.
"Sono stata davvero una pessima padrona." Mormorai nell'accarezzare il piumaggio del gufo che ormai, doveva essere grande quasi settanta centimetri.
Nel farmi quel regalo Fred Non aveva considerato un piccolissimo dettaglio: i gufi reali sono i gufi più grandi di tutti, e possono arrivare ad ottanta centimetri di altezza con un apertura alare di due metri...
Inutile dire che, tenere in casa un simile animale era piuttosto complicato...
Zefiro emise uno schiocco soddisfatto mentre seguitavo nell'accarezzarla.
"Consegna questa lettera a Severus Piton, preside di Hogwarts." Le dissi nel legarle la pergamena alla zampa.
Immediatamente Zefiro spiccò il volo per poi sparire nel cielo azzurro.
Osservai per un attimo il gufo allontanarsi poi, senza neppure cambiarmi, raggiunsi la cucina.
Riuniti attorno al tavolo mia mamma, Remus, i signori Weasley e Ginny erano in tenti a fare colazione.
"Ho deciso di tornare ad Hogwarts." Dichiarai con decisione, nella mia voce non c'era troppa emozione ma, del resto, ero sempre stata piuttosto glaciale e non avevo di certo intenzione di iniziare a cambiare ora, il mio sguardo, di nuovo vivo, parlava da solo.
"Proprio ora..." biascicò preoccupata Molly dopo essersi ripresa dallo shock iniziale.
"Proprio perché ora Hogwarts è diventato un covo di Mangiamorte avremmo bisogno di tutto l'aiuto possibile." Risposi pacatamente nello scrutare Ginny che, per tutta risposta, mi rivolse un sorriso.
"Abbiamo bisogno di alleati, per sopravvivere e proteggerci a vicenda." Aggiunsi poi, lo sguardo nuovamente puntato su di Molly.
Sapevo che era preoccupata, che temeva per me e Ginny, ma doveva capire che questa era la soluzione migliore, che avrei protetto sua figlia perché la conoscevo da tutta la vita e per me era una sorella.
"Dovremmo andare a comprare i libri." Si limitò a dire mia mamma.
Anche lei era preoccupata ma lei capiva.
Era più giovane di me quando, pur essendo una Babbana, era riuscita a farsi ammettere all'interno dell'Ordine.
Per tutta la vita lei e mio padre avevano lottato contro Voldemort ed io, nel bene e nel male, ero come loro.
Era per questo che, Antonella White, era consapevole del fatto che non sarei rimasta inerte, lo avevo già fatto per fin troppo tempo.
Che lei approvasse o meno avrei agito.
"È meglio che per il momento non mi faccia vedere in vostra compagnia." Risposi io, il solito tono monocorde ma, lo sguardo, carico di decisione.
"In fin dei conti sono una Black, una spocchiosa ed arrogante Serpeverde." Spiegai mentre, per la prima volta, le mie labbra si piegavano in un lieve sorriso, un sorriso che contrastava col tono atono della mia voce e che era carico di sfida.
Tutti i presenti dovevano ormai aver capito il mio piano.
Ero sempre stata brava nella dissimulazione e le missioni sotto copertura erano sempre state il mio forte.
In passato avevo ingannato la Umbridge unendomi alle fila della squadra di inquisizione e coprendo l'esercito di Silente, questa volta avrei dovuto ingannare un branco di psicopatici assassini.
 
 
 
*****
 
 
 
Osservai a lungo la stanza, trovandola più ordinata di quanto potessi immaginare.
Il letto rifatto,  una libreria carica di libri, alle pareti qualche foto in cui erano ritratti amici e parenti.
C'era anche una nostra foto, l'unica in cui fosse riuscito a convincermi a sorridere.
L'unica cosa ad apparire disordinata era la scrivania carica di appunti e libri, probabilmente le formule che lui e George stavano ancora sperimentando prima di metterle in commercio.
Lentamente mi avvicinai alla libreria per estrarne un volume sul Quidditch.
Di preciso non sapevo quanto tempo avrebbe impiegato Fred a rientrare, tanto valeva che, nell'aspettarlo, mi mettessi comoda.
Fu così che, quando rientrò, Fred mi trovò lì, distesa comodamente sul suo letto ed intenta a leggere.
Udii i suoi passi ed udii la porta chiudersi, ma mi presi il mio tempo, alzando gli occhi dal libro solo quando finii di leggere la facciata.
"Ce ne hai messo di tempo." Mi lamentai nel richiudere il libro.
"Tu mi hai fatto aspettare per due anni." Mi fece notare lui, nella sua voce non c'era rimprovero, la sua era una mera constatazione.
Lentamente mi rialzai dal letto fino a raggiungerlo per poi arrestarmi ad un palmo di distanza dal suo volto.
"Ora sono qui." Dissi, la voce calma e lo sguardo ardente.
"Quando ti ho detto di svegliarti non intendevo spingerti ad elaborare uno strampalato piano potenzialmente suicida." Mi fece notare lui.
"Io ragiono al contrario di voi Grifondoro e i miei piani sono infallibili." Risposi pacatamente, la tranquillità della mia voce in contrasto con la durezza delle parole.
"Ti ho appena ritrovata e sto già per perderti." Disse lui, un sorriso a piegargli le labbra ma, questa volta, si trattava di un sorriso amaro.
Fu a quel punto che feci ciò che facevo ogni volta in cui Fred Weasley mi metteva in difficoltà: soffocai quel sorriso amaro sulle mie labbra mentre, in pochi istanti, facevo aderire il suo corpo al mio e stringevo i suoi capelli tra le dita desiderosa di un contatto maggiore.
Avvertii le sue mani percorrermi la schiena con un misto di indecisione.
Fu quando iniziai a torturare il suo collo, da prima ricoprendolo di baci, per poi leccare e mordere quella pelle, che vidi i primi segni di cedimento e poi, quando iniziai a scendere verso il basso slacciando il primo bottone della sua camicia capitolò.
Con urgenza mi sollevò facendo cozzare i nostri bacini ed invertendo la nostra posizione, bloccandomi ora contro la parete.
Immediatamente incrociai le gambe attorno alla sua vita mentre Fred mi sollevava il vestito e accarezzava le mie gambe nude.
"Non potrai distrarmi in eterno con il sesso." Mi soffiò in un orecchio, la voce roca.
"Sto solo guadagnando tempo."
 
 
 
*****
 
 
 
"Se pensi di restare nuda per distrarmi più facilmente posso assicurarti che non funzionerà." Mi assicurò Fred.
"Penso di restare nuda perché questo renderà tutto più divertente." Replicai io nel rivolgergli uno dei miei rari sorrisi mentre, ignorando i brividi di freddo, lasciavo che il lenzuolo mi scivolasse di dosso.
"Concordo, è molto più divertente." Convenne lui nel baciare le mie labbra, eravamo ancora entrambi nudi, distesi sul suo letto 
"Credevo non avessi intenzione di distrarti" gli feci notare io "non che la cosa mi dispiaccia."
"Sto solo cercando di sedurti per spingerti a parlare." Replicò lui facendomi ridere.
"Ho deciso di tornare ad Hogwarts, Weasley, e non puoi farmi cambiare idea." Dissi nel farmi nuovamente distante.
"Perché proprio ora?"
"Vorresti lasciare andare Ginny da sola?" Gli chiesi tranquillamente.
"Mia sorella se la sa cavare." Rispose Fred ma non ne era convinto neanche lui.
"Quella scuola sarà divenuta un covo di Mangiamorte." Mi limitai a dire io, la mia era una mera constatazione.
"E tu cosa potresti fare?!"
"Posso proteggerla."
"Elizabeth..."
"Io sono una Black ed una Serpeverde."
"E anche una mezzosangue babbanofila."
"Questo non è necessario che i Mangiamorte lo sappiano..."
In un istante vidi la comprensione farsi largo sul suo volto.
"Un conto è prendersi gioco della Umbridge, un altro è cercare di ingannare dei Mangiamorte."
"Ognuno di noi sta cercando di dare il suo contributo e questo è ciò che posso dare." Dissi io, quella conversazione si faceva di minuto in minuto più assurda mentre la rabbia di Fred si scontrava con la mia fredda pacatezza.
"La tua sola presenza non basterà a proteggere gli studenti."
"Non mi prefiggo neppure di riuscirci, non sono un' illusa Grifondoro e neppure tanto generosa, voglio solo proteggere coloro che amo."
"Mi ero quasi scordato la tua arroganza..."
"Lo sai che ho già preso la mia decisione."
"Lo so bene." Sbuffò lui nell'alzarsi dal letto e nel lanciarmi un pacchetto che, fino a poco tempo prima, era posto sulla scrivania.
"Polvere Buiopesto peruviana" disse poi "immagino potrà servirti."
Per un momento rimasi a soppesare il sacchetto tra le mani.
"Mi sa che dovrò acquistare molta della vostra merce..." soggiunsi poi sorridendo.
"I tuoi sorrisi non promettono mai nulla di buono!" Esclamò Fred diverto poi, pian piano, un sorriso malizioso lasciò il posto a quello allegro mentre, per l'ennesima volta, catturava le mie labbra tra le sue, la polvere Buiopesto peruviana ormai dimentica in qualche angolo del letto.
 
 
 
*****
 
 
 
E poi le settimane erano passate e, ancora prima che ce ne rendessimo conto era già giunto il momento di recarci ad Hogwarts.
Controllai per un ultima volta di avere tutto con me: il baule, i libri di testo e l'occorrente per  pozioni, la divisa e, cosa ben più importante, la piccola borsetta di pelle di drago che avevo comprato solo qualche giorno prima.
Gli incantesimi di estensione irriconoscibile erano meravigliosi, mi ritrovai a pensare.
Quella che sembrava solo una piccola borsetta ora conteneva infatti centinaia di prodotti dei gemelli Weasley: Detonatori Abbindolanti, Fondenti Febbricitanti, Gas Strozzante, Mantelli Scudo, Merendine Marinare, Pasticcetti Svenevoli, Pasticche Vomitose, Torrone Sanguinolento, Orecchie Oblunghe e Polvere Buiopesto.
In un certo senso sentivo di andare in guerra e speravo che queste cose mi aiutassero a sopravvivere.
 
"prendi tutto ciò di cui hai bisogno Elizabeth, lo sai che non voglio i tuoi soldi" aveva detto Fred.
"non fare lo stupido, Weasley." replicai freddamente io "non voglio mica farvi fallire proprio ora che gli affari vanno bene." avevo concluso nel posare con decisione il denaro sul bancone del negozio.
Questa era la differenza tra me e lui, tra Serpeverde e Grifondoro: lui seguiva il cuore, io la testa.
 
Per un attimo ripensai al denaro che avevo speso in quei giorni, oltre ai prodotti di Fred e George avevo acquistato essenza di dittamo, garze e cerotti Babbani, antidolorifici e disinfettante ed in fine avevo preparato diverse ponzino curative.
Si, era come se stessi partendo per una guerra, una guerra sottile e ancora non dichiarata, una guerra che dovevo vincere e, per riuscirci, avevo bisogno dell'attrezzatura giusta, era per questo che in quei giorni avevo rinnovato il mio guardaroba perché, da quel momento in poi, io non ero più Elizabeth, non ero più la figlia di Antonella White, ora ero solo una Black.
Ad Hogwarts ero da tutti conosciuta come la regina di ghiaccio.
Ero sempre stata piuttosto fredda, distaccata, superba ed orgogliosa ma ora, ora era diverso.
Ora avrei dovuto mettere da parte ogni scrupolo ed ogni remore e, molto probabilmente avrei visto e fatto cose di cui un giorno mi sarei pentita ma, in cuor mio, ero pronta a tutto.
 
"Hai finalmente deciso di vivere?" mi aveva chiesto Fred, era il nostro ultimo incontro poi, di preciso, non sapevamo quando avremmo potuto rivederci.
Avvertivo la preoccupazione nelle sue parole, di certo la sua mente riandava al matrimonio, quando di fronte a tutte quelle maledizioni che mi vorticavano attorno, che venivano scagliate da ogni angolo, ero rimasta semplicemente li, ferma immobile, indifferente anche a quel dolore.
"ancora non lo so." avevo ammesso io, stavo meglio, indubbiamente ero nuovamente in contatto con le mie emozioni eppure non potevo fare a meno di chiedermi se quegli sprazzi di gioia valessero tutto il dolore che mi dilaniava il cuore, non sarebbe stato forse meglio il dolce oblio?
Ancora non lo sapevo.
Le mie certezze erano poche.
"so solo che voglio proteggere le persone che amo e, per farlo, devo restare in vita." avevo risposto dopo qualche istante di incertezza.
"se ancora non riesci a vivere per te stessa vivi per me!" aveva esclamato lui quasi rabbioso nel baciarmi, nel divorare le mie labbra per farmi sentire ancora una volta viva.
Il nostro ultimo bacio.
 
Ero pronta a tutto, a sporcarmi le mani e a macchiare la mia anima perché ormai, di me stessa poco mi importava, ero solo un mezzo per permettere ad altri di sopravvivere, di giungere alla fine di questa assurda guerra.
 
Dopo essermi accertata di avere con me tutto il necessario mi apprestai ad esaminare per un' ultima volta quella grande e lugubre casa ormai vuota.
Grimmauld Place di certo non emanava il calore che sprigionavano la Tana o la casa in cui ero cresciuta con mia mamma eppure, mi ero sempre sentita a mio agio in questo luogo.
Mia mamma, i Weasley ed i gli altri avevano abbandonato quella casa ormai una settimana fa.
Non sapevo quando e se li avrei rivisti e lasciarli non era stato facile ma dovevo farlo.
Io ero l'ultima Black e quella era la mia casa ed ora, per il resto del mondo, avevo abbandonato l'Ordine della Fenice.
Mi ritrovai a pensare a mia madre, alle ultime parole che ci eravamo scambiate.
 
Vedevo la preoccupazione nel suo sguardo, vedevo il dolore che, per una vita intera, l'aveva lacerata.
Nell'arco della sua vita mia mamma aveva perso così tante cose... Eppure la forza e il coraggio non sembrano abbandonarla mai.
Purtroppo io non ero come lei, non ero una rinunciataria ma, avevo un punto di rottura, punto che ero consapevole di aver raggiunto.
"potrei dirti di non cacciarti nei guai, di fare attenzione ma sappiamo entrambe che sarebbe inutile." esordì lei.
Eravamo sedute attorno al tavolo della cucina, intente a bere un tè caldo.
"so bene che sei estremamente cauta ma so altrettanto bene che il tuo è un gioco pericoloso, se potessi ti chiederei di non farlo, di nasconderti ma, sappiamo altrettanto bene entrambe che non lo farai mai. Neppure io e tuo padre lo avremmo mai fatto tu... Gli assomigli così tanto" soggiunse sorridendo debolmente e nell'arrestarsi per pochi istanti prima di continuare a parlare.
"è per questo che credo sia più sensato darti qualche consiglio." riprese con maggiore energia.
"qualora dovessi imbatterti in lui guardati sempre da Rabastan Lestrange. Lui mi odia e non mi odia semplicemente perché sono una Babbana, quello che c'è tra noi è... Personale. Neanche farti passare per una seguace di Voldemort potrebbe bastare a salvarti da lui.
Non dimenticare tutto ciò che ti ho insegnato, essere una Mezzosangue non è una debolezza ma un ponto di forza, tu possiedi molte conoscenze che ad un purosangue mancano e questo gioca a tuo vantaggio."
 
E mia madre aveva ragione, avrei nascosto le mie origini, avrei celato il mio cuore, ma non avrei dimenticato.
Sfioravi istintivamente il ciondolo che portavo al collo: uno smeraldo circondato da brillanti, un regalo che un tempo mio zio, Regulus, aveva fatto a mia mamma e che lei aveva conservato fino ad allora.
Nell'allacciarmi la collana al collo avevo sfilato quella catenella da cui, in tutta la mia vita, non mi ero mai separata, avevo posato la collana a cui era appeso quel semplice cuore dorato nelle mani di mia madre.
Quella non era una semplice collana, era una promessa, la promessa che mia mamma aveva fatto quando Dorcas  Meadowes si era sacrificata permettendo a lei, incinta di me, di vivere.
Mia mamma aveva promesso di vivere a pieno la propria vita e aveva donato a me quella collana che un tempo era stata di Dorcas ed io, fino ad allora, non me ne ero mai separata.
 
"indossala per me, potrai restituirmela quando ci rivedremo."
 
Anche questa era una promessa: avremmo dovuto sopravvivere entrambe, per lo meno fino a quando lei non mi avesse restituito la mia collana.
 
Quella stessa sera anche io e Ginny avevamo parlato assieme per l'ultima volta o, per lo meno, quella era l'ultima volta in cui io avrei potuto essere semplicemente Elizabeth.
 
Quella sera eravamo sedute assieme su quello che era divenuto il letto della mia stanza.
A quanto mi avevano detto quella era stata la stanza di mio zio, Regulus Arcturus Black.
Era strano ma, se in quella casa mi sentivo stranamente a mio agio, quella camera appariva così... Così mia.
Osservai i colori smeraldo e argento che drappeggiavano l'ampio letto, ricoprivano tende e finestre.
Sorrisi nel pensare allo stemma dei Black dipinto finemente sopra al letto.
'Toujours Pur.'
Questo era il motto dei Black che capeggiava sotto allo stemma.
Io ero una mezzosangue, eppure ero l'ultima Black rimasta.
"direi che c'è tutto." esclamò Ginny piuttosto soddisfatta ridestandomi dai miei pensieri.
Qualche giorno prima avevo aiutato Ginny ad applicare anche alla sua borsa un incantesimo di estensione irriconoscibile e le avevo fornito un kit d'emergenza del tutto analogo al mio ed ora stavamo controllando che vi fosse tutto, in fin dei conti dal giorno dopo non avremmo più potuto entrare in contatto così facilmente.
Per un istante mi soffermai a scrutarla, quella era l'ultima volta in cui avremmo potuto parlare come due vere amiche.
"abbi cura di te, Ginny." dissi io, probabilmente le mie parole non tradivano molto affetto ma per me non era facile esprimere i miei sentimenti.
Non era mai stato facile, e forse non mi era mai importato più di tanto essere un' incompresa.
Era per questo che io ero la regina di ghiaccio.
Eppure lui era sempre riuscito a leggermi dentro...
"cercherò di farlo per quanto mi sarà possibile." ammise lei con sincerità.
In fin dei conti andava bene così, io e lei eravamo diverse.
Ginny Weasley era fatta per combattere a viso aperto ed in prima linea, per guidare la rivoluzione, mentre io ero fatta per agire nell'ombra, per gli intrighi e la cospirazione.
Ognuna aveva il suo compito ed io avrei supportato le sue azioni come meglio avrei potuto, cercando di proteggerla il più possibile perché, ne ero ormai certa, Ginevra Weasley non avrebbe mai accettato le ingiustizie e non sarebbe mai riuscita a tenere un basso profilo.
"E tu?" chiese Ginny piuttosto preoccupata "starai bene da sola?"
Già, io sarei stata da sola, ma questo non era un problema, la solitudine non mi aveva mai spaventata e, spesso rendeva le cose più semplici.
"non preoccuparti per me, come ho detto nessuno deve sapere che la mia è una recita, neppure Neville e Luna."
"di loro ti puoi fidare..."
"mi fido, ma il loro odio renderà tutto più credibile." avevo detto con calma e serenità, era stato allora che la preoccupazione aveva lasciato il posto alla comprensione.
 
Avevo detto addio a Ginny, a mia mamma, a Fred, avevo detto addio e a me stessa e alla mia stessa vita.
Ero da sola mentre mi lasciavo Grimmauld Place alle spalle e andavo incontro al mio destino.
Tutto intorno a me infuriavano guerra e morte eppure, a dispetto di tutto, mi restava un barlume di speranza.
 
'Più la notte è oscura più l'alba è vicina.'
 
Non ricordavo di preciso dove avessi letto quelle parole, eppure questo era ciò che avevo bisogno di credere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti!
Eccomi qui con una nuova long, una nuova long che probabilmente non avrei dovuto iniziare dato che, contando anche questa, mi ritrovo a lavorare contemporaneamente a tre long diverse...
Ma quando l'ispirazione chiama non si può resistere e, ultimamente, il personaggio di Elizabeth continuava a ronzarmi insistentemente per la testa.
Sul personaggio di Elizabeth avevo già scritto diverse one shot: "Capelli rosso e oro", "Ragazze pericolose (e padri gelosi)", "Mio padre non dovrà mai venirlo a sapere", "l'ultima Black" e "Di Quidditch, incontri, scontri, muco di vermicolo e piovre giganti".
Si può procedere alla lettura di questa long anche senza aver letto le one shot ma, alcuni dettagli, risultano maggiormente comprensibili avendole prima lette come ad esempio è li che viene spiegato come abbia fatto Elizabeth ad entrare in possesso dell'anello dei Malfoy e come lei e Fred siano finiti assieme.
Per quanto riguarda invece la madre di Elizabeth, se qualcuno volesse saperne di più, lei è la protagonista della mia long "Persona priva di poteri magici" (già conclusa) e della long "quando una persona priva di poteri magici incontra dei soggetti titolari di riservate e occulte nozioni governative"  (a cui sto ancora lavorando).
Per quanto riguarda gli aggiornamenti probabilmente sarò costretta ad aggiornare ogni tre settimane (in sintesi aggiornerò ogni settimana a turno una delle tre long che sto scrivendo).
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che qualcuno abbia voglia di farmi sapere che ne pensa, mi auguro inoltre di non avervi annoiato troppo con queste note.
Grazie a tutti.
Astrea
  
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