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Autore: Darik    18/08/2003    2 recensioni
Un cross over che unisce due delle più importanti saghe della fantascienza: Shinji Ikari nelle vesti di cavaliere Jedy, affronta il potere del Lato Oscuro. Che la Forza sia con voi!
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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XXVI  CAPITOLO

 

Sembrava incredibile come la situazione fosse cambiata nell’arco di una settimana.

Fino a non molti giorni prima, il traffico aereo di Coruscant era stato sospeso, le famiglie che abitavano nei piani più alti del pianeta-città si erano trasferite in altri luoghi più periferici che davano meno nell’occhio, e quelle rimaste non si azzardavano ad uscire.

Faceva una strana impressione vedere le immense strade e gli immensi cieli della capitale semivuoti.

Gli abitanti di Coruscant avevano vissuto, come il resto della Repubblica, molti mesi di autentica angoscia, nel timore di essere schiavizzati dai Sith.

Ma ora, di colpo, quasi come se fosse stato soltanto un brutto sogno, la guerra contro i Sith era terminata. E la Repubblica aveva vinto.

Le strade, sia terrestri che aeree, si erano nuovamente riempite di gente che festeggiava lo scampato pericolo, mentre l’esercito già cominciava la smobilitazione, e i soldati che avevano combattuto eroicamente rischiando la vita contro le orde del Lato Oscuro tornavano a casa desiderosi soltanto di riabbracciare i propri cari.

“Guarda come festeggiano” diceva Misaki Matsuya osservando in piedi il panorama della città pieno di variopinte folle danzanti dalla gioia per la pace ritrovata.

In quel momento la ragazza si trovava in una delle sale da meditazione del Tempio Jedy, piena di ampie vetrate che davano sull’esterno.

“E hanno tutto il motivo di festeggiare. Anche loro hanno rischiato grosso con questa guerra, e hanno conosciuto molto bene la paura, la paura di morire o di non veder ritornare a casa i loro familiari” le rispose Vash dietro di lei, seduto sul pavimento a gambe incrociate.

“Sicuramente hanno sofferto, ma mai quanto noi” ribatté la ragazza “In questa guerra, chi ci ha rimesso più di tutti siamo stati proprio noi Jedy. Abbiamo perso alcuni dei più grandi maestri nella storia del nostro ordine, per non parlare di quei cavalieri che hanno combattuto in prima linea contro i Sith. Molte delle nostre nuove leve, corrotte dal Lato Oscuro. E come se non bastasse, quel maledetto Exar Kun, pur di impadronirsi dei nostri segreti, ha addirittura fatto esplodere un intera stella, in modo da costringerci ad evacuare Ossus…”

“Per poi depredarlo approfittando del tempo che intercorreva tra l’evacuazione di Ossus e il momento in cui l’onda d’urto di quella supernova avrebbe investito il pianeta” Continuò Vash “Lo so bene Misaki, tutti noi lo sappiamo bene cosa significhi la perdita di Ossus: mille anni di preziosa storia Jedy distrutti per sempre. Si può dire che i Jedy sono usciti con le ossa rotte da questo conflitto. Ma noi siamo ancora qui, ed è nostro compito aiutare gli altri a risollevarsi”.

“E chi aiuterà noi?” domandò allora la ragazza con voce fredda.

Vash la fissò seriamente: “E’ questa la strada dei Jedy: aiutare sempre gli altri senza mai aspettarsi nulla in cambio. Lo sai bene anche tu”.

“Certo. Però mi suona cosi…. ingiusto” mormorò Misaki stringendosi tra le spalle come se sentisse freddo.

Vash si alzò e le andò affianco, fissando insieme a lei il panorama: “La vita di un Jedy, di un vero Jedy, è fatta cosi. Una vita di rinunce, piena di ostacoli, consacrata al bene del nostro prossimo”.

Misaki non rispose, continuava a guardare il panorama.

"Senti, sai niente di cosa hanno trovato i nostri ricognitori su Yavin IV dopo l'esplosione che ha spazzato via Exar Kun e i suoi seguaci?" domandò allora Vash.

"So solo che hanno trovato centinaia di chilometri di foreste completamene carbonizzate. Mentre il Tempio Sith di Exar Kun, già diroccato, era un semplice ammasso di macerie. Nessun sopravvissuto" rispose freddamente la ragazza.

"E' stata un ottima idea quella di alcuni maestri di convogliare la maggior parte dei Jedy verso Yavin IV per fermare definitivamente Kun. E' vero che avevano lasciato il fronte al semplice esercito, ma si era presentata loro l'occasione buona per sconfiggere in un colpo solo il condottiero dei Sith e le energie oscure che li sostenevano. E cosi è successo, distrutto Kun le orde dei Sith sono andate rapidamente allo sbaraglio, e in pochi giorni l'esercito della Repubblica li ha sconfitti inesorabilmente. Molti generali sono rimasti sbalorditi per quel cambiamento repentino: un esercito che fino a pochi giorni prima sembrava la personificazione stessa dell'invincibilità, è stato disperso e sconfitto immediatamente. E poi ho un dubbio".

"Quale?"

"La sconfitta di Exar Kun è avvenuta un giorno dopo la scomparsa di Lilith. Sicuramente il primo evento è stato influenzato dal secondo. Ma cosa voleva fare Exar Kun su Yavin IV? Perché cosi ad un tratto abbandona il suo posto di generale delle armate oscure e si ritira su quel pianeta cosi lontano dal campo di battaglia? Sembrava quasi avere fretta di studiare i segreti dei Jedy che in quello stesso giorno aveva rubato da Ossus. Come mai?" *

"Forse si è trattato dell'ultimo, estremo tentativo delle Tenebre di reagire al tradimento di Lilith. Siccome, stando a quello che ci ha raccontato Shinji, Lilith aveva rinunciato al suo ruolo di Creatura delle Tenebre, può darsi che quest'ultime abbiano tentato da sole di crearsi una nuova Creatura che le personificasse. Ma hanno fallito miseramente. La nuova Creatura doveva per forza essere scelta da quella precedente" spiegò Misaki con voce secca, e zittendosi subito dopo per continuare a guardare Coruscant.

Chiaramente Misaki non aveva molta voglia di fare conversazione.

Rimasero in silenzio per quella che sembrava un eternità, poi Vash, che sapeva bene quale fosse il vero motivo del risentimento di Misaki, parlò: “Credimi, quella testa quadra manca molto anche a me”.

“Ti ringrazio per la tua volontà di starmi vicino, ma gradirei che parlassimo d’altro adesso. Ti…. prego”.

Vash sospirò: “D’accordo. Stasera rientreranno al Tempio i grandi maestri Jedy sopravvissuti a questa guerra, e a loro Misato e la sua amica Ritsuko hanno intenzione di esporre il comportamento a dir poco scandaloso del consiglio temporaneo guidato da Lorenz, e io naturalmente sarò al loro fianco e sosterrò le loro accuse. Tu ci sarai?”

“La cosa non mi interessa più di tanto. La maggior parte del mio tempo la passavo su Ossus, e non ho avuto modo di conoscere appieno Lorenz e il suo modo di comandare l’ordine Jedy. Ma sono convinta che vincerete voi per due motivi: il primo è che siete dalla parte del giusto, secondo me e molti altri.

Il secondo motivo è che, senza Lorenz a guidarli, quegli altri undici pseudomaestri non riusciranno neanche ad organizzare uno straccio di difesa”.

Lorenz infatti era morto proprio una settimana fa, durante l’unico attacco, avvenuto in due tempi diversi, che i Sith erano riusciti a portare a Coruscant.

Durante la sua prima parte questo attacco era stato stranamente breve, ma molto feroce, preceduto da un violento bombardamento proprio vicino all’area del Tempio Jedy.

I Sith sbarcarono nella capitale, poi si ritirarono senza motivo apparente, permettendo cosi all'esercito della Repubblica di catturare chi li comandava, ovvero un Jedy rinnegato, Ulic Qel-Droma. Ma quella che sembrava una vittoria, non durò a lungo, perché in quel medesimo giorno Exar Kun in persona venne nel senato della Repubblica per liberare Ulic. E nonostante si trovassero in pieno territorio nemico, Kun e i suoi riuscirono ad andarsene in tutta calma, senza il minimo disturbo. La seconda parte dell'attacco Sith alla capitale era avvenuta in un clima quasi surreale, un ulteriore sberleffo alla Repubblica, un tentativo di dimostrare che essa era ormai un qualcosa di infimo e che Coruscant non meritava neppure l’attenzione degli Oscuri Signori.

Quel gesto raggiunse in pieno il suo scopo, aggiungendo anche nella popolazione il timore che i Sith potessero colpire ovunque e in qualunque momento.

Anche il Tempio era rimasto colpito dal bombardamento iniziale, e tra le macerie della zona danneggiata vennero trovati i resti di Lorenz, ovvero le sue parti meccaniche mezze carbonizzate.

Il resto del corpo sparito, e due erano le possibilità: o il corpo di Lorenz era tornato alla Forza, oppure era stato semplicemente incenerito dall’esplosione che l’aveva ucciso.

E come erano due le ipotesi sulla fine del corpo del discusso maestro, cosi erano due le ipotesi su che cosa stesse facendo prima di morire: alcuni sostenevano che stesse cercando di usare i suoi poteri per proteggere almeno il Tempio dal bombardamento, altri invece dicevano che era rimasto ucciso mentre tentava di fuggire.

“Mah, con uno come Lorenz, valgono tutte le ipotesi. Ma ammetto che io preferisco la prima di ciascuna coppia. In fondo, era pur sempre un Jedy” pensò Vash facendo un mezzo sorriso.

“Comunque” Misaki riprese il discorso “ho sentito che Misato ha anche intenzione di chiedere ai grandi maestri la convocazione di un concilio per riformare l’ordine Jedy e farlo uscire dal periodo di crisi in cui versa attualmente. Immagino perciò che vorranno anche l’aiuto di archeologi come me, per riportare alla purezza delle origini il nostro ordine”.

“Infatti. E spero che almeno accetterai la loro richiesta, perché sono sicuro che i maestri daranno il loro assenso e il tuo aiuto può essere prezioso”.

“Si, credo che a questo parteciperò ben volentieri”.

“Bene. Ora scusami, ma devo andare a prepararmi per la cerimonia in memoria dei Jedy caduti durante questa guerra. Immagino che tu non verrai, vero?”

“Infatti. Pregherò per loro da qui” rispose la ragazza impassibile.

“Come vuoi” disse Vash avviandosi verso l’uscita dalla sala.

Si fermò un attimo e si voltò a guardare Misaki, immobile davanti alla grande vetrata.

"Misaki, se hai bisogno di qualcosa, sarò sempre disponibile" le disse il biondo Jedy, poi uscì.

 

Shinji in quel momento si stava dirigendo in fretta verso la sua cella, per andare a prendere Asuka e poi recarsi con lei alla cerimonia funebre per i Jedy caduti sul campo.

Sin dal loro arrivo alla capitale, Shinji aveva dovuto fare da guida turistica ad Asuka.

La ragazza non aveva mai visto prima una città come quella, il suo maestro Darth Knight sin da piccola l'aveva fatta spostare sempre e solo su pianeti periferici, con popolazioni molto ridotte se non addirittura assenti.

Comunque il ragazzo era molto contento di poter passare tutto quel tempo con colei che amava, e Asuka provava evidentemente lo stesso.

Anche se a volte, quando passeggiavano per le vie di Coruscant, ogni tanto una leggera tristezza appariva negli occhi di Asuka, sembrava che volesse assaporare il più possibile quei momenti con Shinji, come se dopo non avrebbero potuto essercene altri.

Un atteggiamento strano, ma Shinji non volle approfondire subito, per non rovinare con eventuali argomenti tristi quei momenti di serenità.

E poi quel giorno sarebbe stato molto importante per la sua permanenza nell'ordine dei Jedy: una volta conclusa la cerimonia, il suo caso sarebbe stato esaminato dal nuovo consiglio Jedy, dopo che la sua imprevista partenza per Garol aveva impedito che Lorenz e i suoi esprimessero il loro giudizio, un giudizio che quasi sicuramente sarebbe stata una condanna.

Ma ora che erano presenti nuovi maestri, molto più saggi e aperti dei precedenti, ora che coloro che lo sostenevano, come Misato, potevano presentare in sua difesa l'ottimo atteggiamento del ragazzo durante la crisi su Garol, era fiducioso che non sarebbe più stato espulso.

Però era incredibile quello che era successo su Garol: lui, un semplice padawan aveva visto cose che solitamente neanche un Jedy vede mai nel corso della sua lunga esistenza: aveva assistito alla riconciliazione di due divinità, al ritorno dell'equilibrio nella Forza tra il Lato Chiaro e il Lato Oscuro, aveva trovato una ragazza da amare riuscendo a strapparla all'Oscurità e la conferma che la Luce può sanare anche le ferite più orribili inflitte dalle Tenebre.

Dopo l'esplosione, tutti gli zombi Sith erano tornati umani, sembrava impossibile poter invertire il processo alchemico che li aveva trasformati, e invece era successo.

Loro avevano cercato di aiutare il più possibile quella gente, che fortunatamente non ricordava niente di cosa fosse successo in quei giorni, poi rientrarono su Coruscant.

Anche Ropponmatsu era sopravvissuta, era rimasta ferita, ma non era niente di grave.

La stessa cyborg era rimasta molto sorpresa della sua sopravvivenza, ricordava di aver attivato il suo dispositivo di autodistruzione, avrebbe dovuto distruggerla completamente insieme agli zombi Sith che la circondavano, e invece niente.

Non sapeva assolutamente spiegarsi come fosse successa una cosa simile, forse un miracolo.

"Si… un miracolo" pensò Shinji "un miracolo che credo si chiami Sakura. Non per niente Ropponmatsu ha detto di aver sognato Sakura che la ringraziava per averla protetta e averle fatto da amica, e che non doveva essere triste per lei, non l'avrebbe mai dimenticata".

Il ragazzo continuò a dirigersi verso la sua cella, quando qualcuno lo chiamò da dietro: "Ehi Shinji!"

Shinji si voltò e vide Toji, che stava uscendo da una porta laterale del corridoio.

Il suo amico aveva un espressione scura e triste, e quando lo raggiunse, si piazzò proprio davanti a lui.

"Toji, cosa ti è successo?"

"Shinji…. Ecco io… avevo intenzione di salutarti adesso, che andiamo insieme alla cerimonia funebre in onore dei caduti… nel caso non potessi più farlo dopo".

"Salutarmi? Perché? Dove vai?"

"Ho deciso di abbandonare l'addestramento per diventare un Jedy!"

"Come?! E per quale motivo?"

"Shinji, quello che mi è successo prima su Garol, è stato orribile. Ho ceduto alla rabbia con una facilità inquietante. Anche se quella rabbia era giustificata, mi sono comunque lasciato toccare dal Lato Oscuro, e se già da ora i sentimenti negativi sono riusciti a contaminare il mio essere, cosa potrebbe succedermi in seguito?"

"No, Toji. Non dire cosi. Tu sei uno dei padawan più abili che abbia mai visto, lo diceva anche il maestro Wolfwood, non puoi mollare cosi. Ormai hai iniziato la seconda fase dell'addestramento, e hai sbloccato le tue capacità Jedy. Devi continuare ad allenarti".

"Mi dispiace Shinji, ma ormai ho preso la mia decisione" rispose Toji tenendo lo sguardo basso.

Shinji era sinceramente dispiaciuto che il suo amico volesse abbandonare l'ordine dei Jedy, e non poté fare a meno di notare l'amara ironia: prima della partenza per Garol, era lui ad essere col morale a terra e Toji lo consolava. Ora i ruoli si erano invertiti.

"Toji, ti prego dammi retta. Tu pensi che la soluzione migliore sia lasciar perdere tutto adesso prima che sia troppo tardi. E qualche volta può anche essere la mossa giusta. Ma non in questo caso, in questo caso è il lasciare le cose a metà lo sbaglio più grosso che tu possa fare. Ti preoccupi perché sei caduto? Ma quando si cade, è possibile rialzarsi e riprendere il cammino. Il fatto che tu sia stato toccato dal Lato Oscuro, può essere un vantaggio per te, perché ora che lo conosci direttamente, puoi resistere meglio alle sue tentazioni".

Shinji mise le mani sulle spalle di Toji, cercando di usare il tono di voce più convincente che avesse: "Amico mio, non mollare".

Forse questi suggerimenti avrebbero dovuto arrivare a Toji da un maestro, non da un padawan come lui, ma dopo la morte di Kensuke, Shinji non voleva più perdere i suoi amici.

Toji alzò lo sguardo: "Shinji, ti ringrazio per quello che mi hai detto adesso. Ma il solo pensiero di poter cedere al Lato Oscuro, l'idea che se mai dovesse accadere una cosa del genere, allora potrei fare volontariamente del male a tutti coloro che mi sono cari, mi terrorizza. Non voglio rischiare, perdonami, ma credo sia meglio che io termini la mia corsa qui".

Shinji fece per replicare, quando vide qualcuno dietro di loro, una persona che se ne stava quasi in disparte nascosta dietro una colonna, una persona dallo sguardo in quel momento triste e pieno di affetto.

"Va bene, non posso certo costringerti" disse allora Shinji lasciando le spalle dell'amico e facendo un leggero sorriso.

"Non ti dimenticherò mai Shinji. Tu, insieme a Kensuke, sei stato il migliore amico che potessi avere" rispose Toji facendo anche lui un mezzo sorriso.

I due ragazzi si strinsero la mano, poi Shinji se ne andò per la sua strada.

E mentre era ad una decina di metri di distanza, sentì dietro di lui un rumore leggero di passi e una voce femminile: "Su… Suzuhara!"

"Hikari!" esclamò sorpreso Toji.

Shinji decise di non voltarsi per vedere cosa stesse succedendo alle sue spalle e di continuare a camminare.

Però un largo sorriso si disegnò sul suo volto.

 

 La cerimonia funebre si svolse la sera, quando ormai la luce del sole era soltanto una striscia arancione sull'orizzonte e già erano visibili le prime stelle. In cima alla torre principale del Tempio Jedy, il  tetto della suddetta torre si aprì, rivelando un ampio spazio centrale di forma quadrata e circondato da venti gradinate di forma circolare e posizionate una sopra l'altra.

In mezzo allo spazio centrale, troneggiava un enorme pira funebre alta una ventina di metri, il cui fuoco illuminava leggermente i partecipanti alla cerimonia, almeno trecento Jedy, tra maestri, cavalieri e padawan.

I Jedy stavano tutti in fila per uno, ogni fila affiancata ad un'altra, solo i grandi maestri si erano posizionati a cerchio intorno alla pira, e intonavano ad alta voce preghiere nel linguaggio della mistica Jedy.

Gli altri cavalieri invece pregavano in silenzio, che i loro confratelli fossero insieme alla Forza e che vegliassero su di loro per aiutarli a difendere e diffondere pace e giustizia nella Repubblica e in qualunque altro luogo.

Comunque tutti i partecipanti indossavano il saio marrone col cappuccio tirato sul viso.

Nel fuoco erano state messe le vesti dei maestri e dei cavalieri morti il cui corpo era tornato alla Forza, oppure le ceneri di altri cavalieri i cui corpi non erano spariti ed erano già stati cremati.

Infine, per gli altri casi, erano stati bruciati oggetti appartenenti agli scomparsi.

Shinji si trovava agli inizi di una delle file, era chiaramente triste, ma non lo lasciava trapelare dal suo viso.

Un Jedy controlla sempre le sue emozioni e non si lascia mai prendere dalla disperazione, perché sa che il suo amico, o la persona amata, non è veramente morta, solo il suo aspetto fisico, ma la sua essenza vive ancora, in una dimensione più alta.

Ma anche se si conosce ciò, può venire naturale cedere al dolore, soffrire per la mancanza della presenza quotidiana di chi si ama.

"Siamo comunque esseri in carne e ossa" pensava Shinji.

In disparte, lontano dagli altri, una solitaria Misaki stava in piedi sull'ultima gradinata.

Alla fine era andata anche lei alla cerimonia, ma senza parteciparvi direttamente.

Osservava il fumo della pira che si alzava sempre più nel cielo disperdendosi, e teneva il cappuccio sceso a tal punto sul viso, che a malapena si intravedeva il mento della ragazza.

Su questo mento scese una singola, minuscola, lacrima, che cadde a terra senza fare rumore.

Non potendo sopportare altro, Misaki se ne andò.

 

Asuka invece non si trovava sulla torre dove si stava svolgendo la cerimonia, ma stava seduta sul parapetto di un piccolo terrazzo situato su una delle torri posizionate agli angoli del tempio, torri più basse di quella centrale.

La ragazza guardava ora il panorama di Coruscant, ora la cima della torre centrale, rischiarata dal fuoco della pira funebre.

Questo luogo era cosi diverso, permeato dalla presenza del Lato Chiaro della Forza, la metteva a suo agio, ma nello stesso tempo creava in lei una sensazione di inquietudine.

Era stata molto contenta di poter passare tutto quel tempo insieme a Shinji, e avrebbe voluto continuare a farlo per l'eternità, il giovane padawan era certamente la cosa migliore che poteva capitarle nella vita.

Le aveva anche proposto di entrare nell'Ordine dei Jedy, e questa cosa non la disturbava molto, essendo già iniziata ai segreti della Forza.

E a chi avesse obbiettato riferendosi ai suoi trascorsi Sith, aveva a suo favore la testimonianza di Shinji e dei suoi compagni.

Però c'era un ostacolo, che si frapponeva tra lei e la sua felicità con Shinji.

Un ostacolo molto pericoloso, che doveva essere eliminato assolutamente.

Ma non se la sentiva di far compiere ciò dai maestri Jedy, stando a quanto le aveva detto Shinji sarebbero stati molto impegnati a riformare l'ordine dei Jedy, una riforma molto lunga e impegnativa da cui poteva dipendere l'esistenza futura della Repubblica.

Quindi non potevano ritenere prioritaria la mente di una ragazzina proveniente dal Lato Oscuro.

Sicuramente l'avrebbero aiutata, ma in un secondo tempo, e lei non poteva attendere troppo

E poi per Asuka quei maestri erano perfetti sconosciuti, e non se la sentiva di permettere loro di mettere a nudo la parte più segreta della sua mente e della sua anima.

No, doveva affrontare e risolvere quella situazione da sola, per il bene di entrambi.

"Sono un inguaribile egocentrica" pensava Asuka "ma io sono l'unica che può sconfiggere quella maledetta, la conosco come se fosse me stessa. Mi si stringe il cuore, però devo farlo. E dovrò dirlo a Shinji".

 

La cerimonia funebre durò diverse ore, fino a quando non si esaurì il fuoco della pira funebre e quando finì, i numerosi partecipanti si ritirarono in grande silenzio, una processione lenta e suggestiva che con calma e ordine procedeva verso l'uscita.

Shinji, che stava tornando da Asuka, cercò con lo sguardo Toji, ma non lo vide.

Vide però sua madre Misato, che da quando erano tornati su Coruscant aveva visto pochissime volte.

Misato sembrava molto turbata nel vederlo, quando gli rivolgeva la parola, erano sempre parole rapide e concise, poi se ne andava quasi come se provasse vergogna nello stare con lui.

Un comportamento sospetto, di cui Shinji non sapeva spiegarsi il perché.

 

ALCUNI GIORNI DOPO

Era ormai notte inoltrata sulla capitale della Repubblica e nel tempio Jedy, ma il buio non riusciva mai a ricoprire Coruscant, perché l'immensa illuminazione proveniente dai palazzi lo impediva.

Da appena due giorni era stato completato il rientro di tutti i padawan nel tempio, e presto si sarebbe potuto riprendere l'addestramento, ma in quel momento la maggior parte degli abitanti nella struttura era immersa nel sonno.

Solo i maestri erano costantemente impegnati nella meditazione, nelle sale apposite situate sulle torri del tempio.

E tra gli spaziosi e vuoti corridoi, illuminati appena appena da un po’ di luce che proveniva dalle finestre, e che formava strani giochi di luci e ombre sul pavimento e sulle pareti, una figura, avvolta completamente in un saio marrone e con il cappuccio tirato quasi del tutto sul viso, si muoveva rapida e silenziosa, ombra tra le ombre.

Con movimenti decisi, ma sempre pronta a fermarsi e ad indietreggiare in caso di necessità, quella misteriosa figura si infilò in una rampa di scale di servizio e cominciò a scenderle.

Dopo una discesa che durò almeno venti minuti, arrivò in un corridoio sul cui lato destro si estendeva una fila di porte metalliche, ed entrò nella terza porta partendo dalle scale.

Giunse cosi in un ampio locale, illuminato da leggere luci bianche e pieno di strane apparecchiature di forma quadrata e dalle linee morbide, che emettevano un sottile ronzio appena percettibile.

La figura incappucciata si avvicinò ad una delle apparecchiature, ed estrasse da sotto il saio un oggetto, e fece poi per abbassarsi come se volesse poggiarlo a terra.

"Fossi in te, non lo farei!" esclamò una donna proprio dietro l'incappucciato, che si voltò chiaramente sorpreso.

La donna che aveva parlato era ancora nel corridoio, e il suo viso era celato dalla penombra della porta aperta.

Ma rapidamente fece alcuni passi in avanti, rivelandosi come Misato.

La figura incappucciata si mise dritta in piedi, fissando la nuova venuta, che continuò: "Come vedi anche qualcun altro è in grado di nascondere alla perfezione la sua presenza agli altri. Puoi anche toglierti il cappuccio. Ormai non ti serve più… Ritsuko!"

La donna si tolse il cappuccio con calma, ed era a tutto gli effetti la bionda amica di Misato.

"E' inutile che io cerchi di giustificarmi, lo so" disse con calma Ritsuko "ma qualche domanda vorrei fartela lo stesso".

"Certo, ma prima" Misato con un rapido gesto della mano attirò verso di se il misterioso oggetto che teneva Ritsuko: un cilindro di colore scuro molto spesso e discretamente pesante.

"Un detonatore termico modello N2. Sarebbe stata un esplosione di quelle veramente grosse, capace di distruggere interamente il tempio seppellendo vivi tutti i Jedy presenti dentro di esso".

"Si. E far avvenire l'esplosione nel locale di rifornimento energetico sarebbe stata un ottima copertura. Quando l'hai capito?"

"I sospetti li avevo avuti sin da quando eravamo su Garol. I Sith utilizzavano per proteggere i loro movimenti un proiettore olografico, un modello molto sofisticato che solo la tecnologia della Repubblica poteva creare. E in seguito una discussione con Darth Knight mi ha confermato che Shinji aveva ragione, c'era un Jedy traditore nascosto tra le nostre file. E ho cominciato a sospettare di te quando ho riflettuto su come facesse Knight, nonostante non lo avessi mai visto prima, a sapere il mio nome e a conoscere il mio amore per Rioji. Le uniche persone a sapere di me e Kaji eravate tu e il maestro Arca, ma quest'ultimo poteva essere escluso a priori. Però tu eri la mia migliore amica, rigettavo il pensiero che tu fossi una traditrice, inoltre c'erano anche altri modi in cui Knight poteva essere venuto a saperlo,  quindi, anche se non ho detto niente a nessuno perché non sapevo di chi potevo effettivamente fidarmi, non ti ho accusata subito. D'altronde contro Lilith avevamo bisogno di ogni aiuto possibile. Però quando siamo tornati su Coruscant, non appena messo un po’ di ordine nel confusione che è seguita alla sconfitta dei Sith, ho fatto delle ricerche per scoprire dove venisse fabbricato quel tipo di proiettore olografico. E' sono venuta a sapere che l'unico centro di produzione è sul satellite di Ossus, l'ultimo luogo in cui sei stata in missione prima di venire su Garol. Non era ancora la conferma definitiva, ma i sospetti aumentavano e sono sicura che la tua conversione al Lato Oscuro è avvenuta li o su Ossus, vero?"

"Si" rispose Ritsuko fissando con calma Misato "Su Ossus, prima che scoppiasse la guerra dei Sith, ho incontrato Exar Kun, che faceva strani discorsi ad un gruppo di giovani Jedy, diceva di aver trovato degli antichissimi e assai potenti manufatti Jedy, che avrebbero permesso loro di servire ancora meglio la causa del nostro ordine. Kun era molto convincente, ammetto di aver ceduto alla curiosità, e sono andata con lui e altri cavalieri su Yavin IV, desiderosa di approfondire la questione. E li mi fu rivelato tutto, vidi la potenza e lo splendore dell'impero Sith, una gloria che la Repubblica non potrebbe mai immaginare, una gloria che doveva tornare, una gloria che avrebbe insegnato a tutte le creature a rispettare e temere la Forza, cosi come doveva essere da sempre"*.

Nel pronunciare le ultime parole, Ritsuko sembrò sul punto di emozionarsi.

Misato scosse la testa: "Il Lato Oscuro può anche creare delle divinità, ma sono divinità dalle fondamenta incredibilmente fragili. Comunque, ieri ho chiesto a Shinji e Toji di descrivermi il tuo comportamento mentre erano con te su Garol e allora ho finalmente capito tutto il tuo piano: tu hai proposto te stessa e me per andare ad indagare su Garol in modo che io, una volta trovatami di fronte ad un redivivo Kaji, diventassi una facilissima preda per Darth Knight, e una volta tolta di mezzo, i Sith sarebbero stati liberi di risvegliare Lilith.

Peccato però che i tuoi piani siano stati rovinati dall'arrivo di Shinji.

Ovviamente i Sith sanno anche essere prudenti, nel caso ci fossero stati degli imprevisti, tu ricevesti l'ordine di andare a condizionare gli addetti alla sala di vigilanza della città di Erak".

"E quando lo avrei fatto?"

"Nei numerosi momenti in cui dicevi che saresti scesa nella sala comunicazioni per ripristinare i contatti con Coruscant interrotti da quello sciame di meteoriti. Anche qui  è stato decisivo quello che mi hanno detto i ragazzi: quando avete fatto irruzione nella sala di vigilanza, tu hai ucciso a sangue freddo tutti gli operatori. Lo hai fatto perché temevi che sondando le loro menti, scoprissimo che eri stata tu a fargli il lavaggio del cervello. Posso immaginare la tua rabbia, perfettamente celata, quando ogni volta che cercavi l'occasione per sbarazzarti di me o degli altri, interveniva qualcosa: prima mi avevi proposto di provare ad entrare in Erak tramite le fogne, ma non hai potuto farmi niente perché è arrivata Asuka. E quando siamo state attaccate dai droidi di sorveglianza, tu saresti andata nella sala di vigilanza, ma poi ci avresti lasciate morire, ma sono arrivati Shinji e i suoi amici, e sei stata costretta ancora a fingerti una dei buoni".

"Si, è vero. Il caro Shinji e quei due mocciosi che si portava dietro sono stati veramente fastidiosi. E io non potevo scoprirmi apertamente davanti a tutti perché continuando a restare dalla vostra parte, avrei avuto molte altre occasioni per eliminarvi."

"Già. E avrai anche creduto che ormai ce l'avevate fatta quando Lilith è infine risorta. Peccato che non voleva saperne di diventare un arma nelle vostre mani, non si comportò come dovuto, eliminando anche i Sith tuoi alleati. Scommetto anche che Lilith non ha mai accennato al tuo tradimento perché, come tutti i Sith attuali, ti riteneva troppo indegna di ricevere la sua attenzione.  La bollasti come traditrice e da allora rinunciasti ad ogni tentativo di ucciderci perché volevi eliminarla come si eliminano i traditori, col nostro aiuto. E una volta sconfitta Lilith, tornata su Coruscant hai atteso che tutti i Jedy rientrassero al tempio per ucciderli in un colpo solo".

"I miei complimenti, hai davvero scoperto tutto. Perché non ti unisci a noi? La magia Sith è ancora viva, nonostante la sconfitta di Exar Kun, io e te possiamo ricominciare, evitando gli sbagli di Kun".

"La magia Sith è soltanto un arte demoniaca che produce morte e distruzione, bisogna seppellirla per sempre. Dalle tenebre non può venire nulla di buono. Caso mai sono io che ti chiedo di tornare con i Jedy, Ritsuko. Non è troppo tardi".

"Con i Jedy? Sono guerrieri pavidi e deboli, mi vergogno di averne fatto parte per tanto tempo. Guarda me, con le conoscenze del Lato Oscuro sono riuscita a passare inosservata tra loro, nessuno si è accorto di cosa mi era successo, solo Shinji, e ammetto di non sapere come abbia fatto, ma non mi ha mai preoccupato eccessivamente, tanto sapevo che Lorenz non gli avrebbe mai creduto, quel vecchio idiota!"

"Ritsuko…"

"Ora basta! In nome della nostra amicizia, ti do due possibilità: o mi aiuti a distruggere questo lurido tempio e vieni con me, oppure" Ritsuko attivò la sua spada laser "ti ucciderò e poi farò esplodere tutto! Anzi” la Jedy posseduta dal Lato Oscuro fece una smorfia ”ucciderò sia te che gli altri due che stanno dietro quella porta."

Proprio in quel momento, Misaki e Vash entrarono nella sala impugnando le loro spade laser.

"Davvero notevole questa tecnica del Lato Oscuro che permette di celare a tutti la propria presenza" disse Misaki.

"Già. Chissà, un giorno potrebbe essere interessante impararla" continuò Vash.

”Non sei venuta sola. Bene, in fondo non sei cosi imprudente. Ma anche se siete in tre non vi temo, il potere del Lato Oscuro è in me, riuscirò ad uccidervi tutti!" esclamò Ritsuko mettendosi in posizione d'attacco.

Misaki e Vash si fecero avanti, ma Misato accese la sua spada e la mise davanti a loro per farli fermare: ”No, non interferite. Quella non è più Ritsuko, ed è mio il compito di fermarla prima che insulti ulteriormente la mia vera amica”.

Vash e Misaki si guardarono per qualche attimo, Misato diede loro il detonatore termico che aveva preso a Ritsuko, poi i due cavalieri indietreggiarono.

Le due donne si piazzarono una davanti all'altra, Ritsuko sfoggiava un sottile e malvagio sorriso, mentre Misato era concentratissima.

All'improvviso un tubo si staccò da una parete senza essere toccato da nessuno e si diresse rapidamente contro la testa di Misato, che con grande velocità  lo distrusse con la sua spada.

Ritsuko non aspettava altro, si lanciò contro Misato e cominciarono a combattere, le loro spade laser si scontravano ad un ritmo vorticoso, e sembrava che Ritsuko avesse la meglio, facendo indietreggiare contro un muro Misato.

Quest'ultima però non si perse d'animo, saltò verso l'alto per scavalcare la sua nemica, che cercò di colpirla mentre era in aria, ma le sfiorò soltanto la schiena.

Misato atterrò ad un metro di distanza da Ritsuko, e poi con un secondo salto molto più alto raggiunse la sommità di un congegno a forma d'antenna situato a trenta metri d'altezza.

Ritsuko le andò dietro, e atterrò anche lei sull'antenna, continuando il duello sotto lo sguardo di Misaki e Vash. Ovviamente loro sarebbero intervenuti se Misato perdeva, ma Ritsuko non li temeva, fiduciosa nei poteri che gli aveva dato il Lato Oscuro.

Il combattimento su quella antenna era difficile, lo spazio era minimo, le due donne erano costrette a muovere in modo minimo le gambe e a stare sempre vicine.

Sembravano ora alla pari, però Misato fece un nuovo balzo raggiungendo il pavimento.

”Mi deludi Misato. Prima dici di volermi fermare, e ora invece non fai altro che scappare. Bada, se tu non verrai da me, allora sarò io a farti venire qui” gridò Ritsuko. Restando ferma sull'antenna e sollevando le braccia, cominciò a lanciare dalle mani delle raffiche energetiche simili a fulmini, che colpirono ogni oggetto che si trovava nel locale,  provocando numerose esplosioni di fuoco e scintille.

Vash e Misaki furono costretti ad uscire, quelle scariche erano troppo ramificate per poterle parare con le spade laser.

”Che te ne pare? Il potere del Lato Oscuro mi ha permesso di imparare in poco tempo questa tecnica di Sith Jupiter, che ho anche provato sulla mia pelle quando ha abbattuto la nave cu cui mi trovavo e mi ha catturato. Lei si era accorta sin dal nostro primo incontro delle energie oscure in me, e voleva canzonarmi per la mia debolezza. Però adesso lei è morta, mentre io sono ancora in vita. E anche se non raggiungo il suo livello di potenza, la mia tecnica non è meno mortale della sua!"

Estasiata dal suo potere, Ritsuko continuava a lanciare i suoi fulmini di Forza, rendendosi conto però che un utilizzo cosi diretto di energie negative avrebbe sicuramente attirato l'attenzione degli altri Jedy. Forse stavano già venendo qui. Doveva sbrigarsi ad uccidere Misato per poi far esplodere il tempio.

Ma Misato sembrava sparita, forse nascosta da qualche parte.

Finchè la bionda guerriera non sentì dietro di se un: ”Ehi!"

Colta completamente di sorpresa, si voltò, e fece in tempo solo a vedere un piede che la colpiva con grande forza in pieno viso.

Le scariche energetiche cessarono, mentre Ritsuko cadeva a terra, chi l'aveva colpita protese una mano verso di lei e cosi ne rallentò la caduta quel tanto che bastava perché l'impatto col pavimento non la uccidesse ma la facesse solo svenire.

E cosi avvenne.

Misato guardava dall'alto dell'antenna la sua nemica che giaceva a terra immobile.

”Il Lato Oscuro tende a far sottovalutare troppo il nemico, soprattutto se non sai gestirlo bene. Non ti sei resa conto che anche un Jedy, in poco tempo, può imparare la tecnica che permette di celare al 100% la propria presenza”.

Misato saltò verso il basso, atterrando proprio affianco a Ritsuko e chinandosi su di lei, mentre Vash e Misaki rientravano nel locale e le si avvicinavano.

”Sei stata in gamba, Misato” esordì Vash ”ma hai anche corso un grosso rischio, avvertendo solo noi due e non i maestri”.

”Se lo avessi fatto, c'era la possibilità che qualche Jedy si facesse prendere la mano e la uccidesse. Oppure che lei, vedendosi perduta, decidesse di suicidarsi. Ho perso il mio amato Kaji, il mio maestro Arca, non voglio perdere anche la mia migliore amica. La porteremo dai grandi maestri, sono sicura che riusciranno a liberarla da questa oscurità che la possiede”.

”Capisco, ora più che mai, il tuo timore di perdere qualcuno. Ma tu parli come se, senza Ritsuko, non ti restasse più nessuno. Non hai ancora Shinji?" le domandò Misaki.

”No. Non più” rispose risoluta Misato.

 

DUE GIORNI DOPO

Era mattina presto, e il sole cominciava a sorgere tra i palazzi di Coruscant.

Anche quello, come il tramonto, era uno spettacolo magnifico, ma ormai gli abitanti della città non vi facevano più molto caso, sia perché era uno spettacolo che ormai conoscevano a memoria, sia perché a causa della moltitudine di luci provenienti dai palazzi, non c'era un eccessiva differenza tra giorno e notte.

In una stanza, abbastanza spaziosa e con poco mobilio, due figure giacevano addormentate su un letto, coperte da un leggero lenzuolo bianco, i cui lembi venivano delicatamente mossi da una corrente che proveniva da un piccolo terrazzo.

Erano un ragazzo con i capelli castani e una ragazza con lunghi capelli rossi, abbracciati l'uno all'altra, lei teneva la sua testa poggiata sul petto nudo di lui.

Fu proprio la ragazza la prima a svegliarsi, delicatamente si mosse per non svegliare il suo compagno e alzarsi.

Lo baciò sulla fronte, poi si levò dal letto e rimase a fissarlo per lungo tempo.

Sentiva il pavimento freddo sotto i suoi piedi nudi, e anche la corrente che arrivava dal balcone contro il suo corpo nudo. Ma nessuna delle due cose le dava fastidio, lei era abituata ad un freddo decisamente peggiore.

Vide i suoi vestiti, di colore nero, abbandonati su una sedia: ”Nero, un colore che dovrei odiare. Ma che purtroppo mi fa sentire ancora  a mio agio” e li indossò.

Una volta vestita, andò sul terrazzo, e cominciò a respirare profondamente quell'aria, come se fossero le ultime boccate.

Non sapeva esattamente quanto tempo fosse rimasta li, finché due braccia non le cinsero i fianchi, mentre il padrone di quelle braccia appoggiò la testa sulla spalla destra della ragazza.

”E' una bella mattina, non trovi Asuka?"

”Si, Shinji, molto bella. Gli abitanti di questa città non riescono a coglierne più la bellezza. Ma d'altronde, per farlo dovrebbero aver vissuto dove ho vissuto io finora, mondi lontani e ostili, dove il giorno era uguale alla notte… sempre ammesso che ci fosse un giorno”.

Rimasero immobili e in silenzio a fissare il panorama.

”Shinji… io ho deciso di farlo”.

Asuka sentì un leggero tremolio nelle braccia di lui, che indossava l'abito dei Jedy: ”Sei davvero sicura di volerlo fare?"

”Si. Ci ho riflettuto a lungo. Questa è l'unica cosa che posso fare!"

”Non credo che sia la cosa migliore per te”.

”No, non per me. Ma per te”.

Asuka si girò e lo abbracciò: ”Ti prego Shinji, non rendermi tutto ancora più doloroso. Quella maledetta Darth Red è ancora dentro di me, lo sento, lotta per prendere il controllo. Ogni giorno preme, e in alcuni momenti stava per dominarmi. Non voglio che le mie mani si macchino del tuo sangue. Devo affrontarla e vincerla”.

Shinji ricambiò il suo braccio: ”Ma posso chiedere ai grandi maestri di fare qualcosa per te. Stanno già aiutando Ritsuko”.

”Il suo caso è diverso dal mio, io abbracciai il Lato Oscuro da piccola, fu una mia scelta, e divenne parte della mia essenza vitale. In Ritsuko l'Oscurità è arrivata tramite quei frammenti di un Holocron Sith, fusi col suo corpo. Ma una volta estratti si riprenderà. Per me non è cosi. Devo andarmene, restare sola con me stessa, nessuna interferenza esterna. E allontanandomi non correrò neanche il rischio di ucciderti nel caso dovessi perdere. Per questo non ti voglio dire dove andrò, potresti essere tentato di seguirmi”.

Shinji però sembrava non voler abbandonare quel abbraccio, non voleva staccarsi  da lei.

Neanche Asuka avrebbe voluto farlo, poi intravide qualcosa dietro di loro, una figura che veloce come un lampo attraversò la stanza, quasi come un fantasma.

Un fantasma con lunghi capelli rossi,  due malvagi occhi rossi e un sadico ghigno sul viso.

Quella visione fece interrompere ad Asuka l'abbraccio, il suo viso si scurì, Darth Red era pronta, l'attendeva al varco e lei doveva prepararsi alla grande battaglia contro la sua controparte Sith.

Velocemente la ragazza si allontanò da Shinji e di corsa uscì dalla stanza senza pronunciare una parola. Dire altro, avrebbe soltanto reso ancora più doloroso il loro distacco.

Shinji rimase immobile ad ascoltare la porta che si chiudeva e i passi di Asuka che si allontanavano.

Avrebbe davvero voluto seguirla, avrebbe voluto dirle migliaia di parole per convincerla a non andarsene, si sentiva capace persino di ricorrere alla forza pur di fermarla sin da quando la sera prima Asuka gli aveva confidato la sua intenzione di partire.

La sua reazione era stata quasi di rabbia, aggravata dal fatto che Shinji aveva già ricevuto una triste notizia: anche sua madre Misato se n'era andata.

In una lunga discussione gli aveva confidato di questo malsano affetto che provava per lui e che quindi si sarebbe recata su qualche pianeta remoto per imparare a vivere anche senza di lui.

”La strada dei Jedy non è una strada solitaria, ma alcuni suoi tratti è necessario percorrerli da soli. Io ho bisogno di reimparare tale lezione, se mai l'ho imparata. Se non vorrai più vedermi, lo capirò”.

Cosi aveva detto Misato, ma Shinji non avrebbe mai voluto una cosa del genere.

Nell'apprendere esattamente che cosa Misato provasse per lui, c'era rimasto male, ma non avrebbe mai potuto odiarla, lei era pur sempre sua madre.

Misato era partita la mattina prima, senza dire niente, non un saluto, ne un abbraccio.

E ora anche Asuka lo lasciava, e questo lo faceva soffrire molto.

Però sapeva che se veramente amava Asuka, allora doveva lasciarla libera di fare ciò che lei riteneva fosse giusto.

E in quel momento si ricordò anche le parole che gli aveva detto Sakura prima di scomparire chissà dove insieme a Lilith: avere sempre fiducia nelle persone che ami, anche quando non approvi le loro scelte, e soprattutto non perdere mai la speranza in loro e nella Forza.

Con questi pensieri, Shinji ricacciò alcune lacrime, e con un leggero e sicuro sorriso si affacciò dal terrazzo appoggiando entrambe le braccia sul parapetto.

Sapeva che Asuka aveva comprato una piccola navicella spaziale, e l'aveva parcheggiata proprio sul tetto del palazzo dove si trovavano.

Nonostante il rumore proveniente dal traffico aereo di Coruscant, gli sembrò di percepire il suono dei motori del mezzo di Asuka, e poi lo scorse, una nave di colore rosso e con striature blu dotata di due ali laterali e oblique, che rapidamente partì verso l'alto.

”Ti aspetterò Asuka, sono sicuro che riuscirai a vincere l'entità malvagia dentro di te. Anche mia madre Misato, riuscirà a superare i suoi problemi, ne sono certo. Non c'è bisogno che io pianga, perché il vostro non è stato un addio, solo un arrivederci. Fino al giorno in cui ci rincontreremo, che la Forza sia con voi!"

 

*=Alla fine del volume a fumetti ”La guerra dei Sith”, Exar Kun, nel suo quartier generale su Yavin IV (per gli appassionati, è la luna su cui si trova la base ribelle di Episode IV- A new hope, il primo film in assoluto della saga) si ritrova circondato dalle astronavi di tutti i Jedy, guidati li da un redento Ulic Qel-Droma.

L'Oscuro Signore decide di giocarsi il tutto per tutto, e con misteriose pratiche Sith, tenta di liberarsi del suo corpo materiale per diventare una pura entità spirituale capace di dominare l'universo. Ma i Jedy formano una barriera di Luce che devasta l'intera superficie di Yavin IV e fa fallire a metà il piano di Kun: infatti Exar Kun riesce a diventare uno spirito immortale, ma la barriera di Luce lo imprigiona all'interno del tempio Sith in cui si svolgeva la cerimonia.

A sconfiggerlo definitivamente, in uno dei romanzi di Star Wars, sarà Luke Skywalker, che proprio su Yavin IV fonderà la sua nuova accademia Jedy.

 

EPILOGO

ALCUNI ANNI DOPO

In una piccola casa quadrata situata su una collina arida.

”Ehi Akira, vuoi alzarti si o no?" gridava dalla cucina, ovvero un cantuccio con un lavandino, un piccolo ripiano e due sedie, una giovane e bella ragazza che indossava un lungo abito color bianco sporco e aveva lunghi capelli rossicci.

”Eccomi, eccomi. Ma quanto rompi però!" esclamò il ragazzo che aveva chiamato, un giovane con i capelli neri e tutti spettinati, e dai lineamenti affilati e duri, molto alto, a torso nudo e che aveva addosso solo un pantalone nero.

”Rompo?! Sarei io che rompo?! Allora scusami se ogni mattina vengo qui a prepararti la colazione e a dirti dove devi andare a zappare. Da domani mattina ti arrangi da te!" e gli sbatté un fagotto in faccia.

”Yoko, guarda che tu non sei mica pagata per venire da me. Tra tanti giovani che ti fanno la corte su questo schifo di pianeta, tu vieni proprio da me, un povero contadinotto ignorante” rispose Akira srotolando il fagotto per osservarne il contenuto.

”Oh, radici di Bastrum, sono squisite ma molto difficili da trovare. Ti saranno costate molto” commentò il giovane.

”No, il vecchio Urp non ha voluto soldi, bensì un pagamento… in natura”.

Akira la fissò con aria interrogativa: ”In… natura?! Non vorrai dirmi che sei andata con quel maiale a…."

”Ma stai scherzando?! L'ho fatto ubriacare e poi al mio posto ci ho fatto andare sua moglie. Tanto Urp quando si ubriaca non riconosce più neanche la sua immagine allo specchio!" rispose seccamente Yoko.

”Per fortuna. Allora, dove devo andare oggi?"

”Nelle lande di Xium, un bel posticino”.

”Oh si. Andare a scavare tra rocce rosse per piantare dei semi di Pound, in mezzo ad un deserto pieno di serpenti e insetti vari, tutti velenosi”.

”Anche se questa è una catapecchia, è comunque una casa. Se vuoi che il tuo capo te la lasci, devi lavorare”.

”Lo so bene questo. Ma un giorno riuscirò ad andarmene da questo posto”.

”Oooohhh, allora quando ci riesci, lascia un posto libero anche per me”.

”Se nel frattempo non sei diventata troppo pesante…." La punzecchiò Akira con un sorrisetto feroce.

”Cafone!" rispose Yoko facendogli un occhiataccia.

Akira indossò il resto dei suoi abiti, una vecchia maglietta e degli stivali sgualciti al massimo, poi si avvicinò a Yoko e cominciò a stiracchiarsi.

”Hai solo 15 anni come me, pensa al tuo futuro” le disse Akira avvicinandosi di scatto ad un orecchio della ragazza e palpandole il sedere.

”Arghhhhh! Animale! Maniaco!" gridò la ragazza voltandosi per lanciargli addosso qualcosa.

Ma Akira velocissimo era già uscito dalla casa.

”Non cambierà mai” commentò Yoko sorridendo e scuotendo il capo.

 

Akira zappava la terra sotto il sole cocente in mezzo ad un roccioso terreno di colore rosso, non si preoccupava più di tanto dei vari insetti velenosi che cautamente si avvicinavano a lui con l'intenzione di morderlo.

O li scacciava con un piede oppure li schiacciava con la zappa.

Affianco aveva un sacco nero con dentro i semi di Pound.

”Brutta cosa lavorare sotto il sole, vero Akira?"

Akira si girò verso chi aveva parlato, ovvero un ragazzo con lunghi capelli biondi, che indossava abiti da lavoro decisamente più curati dei suoi, cosi come era più  curato il suo viso ed era arrivato con un mezzo che si intravedeva all'orizzonte, reso sfocato dal caldo.

”Sparisci Overk, questa  terra la sto lavorando io” rispose sprezzante Akira.

”Si, la stai lavorando, ma a che prezzo? Il tuo unico compenso è il permesso di abitare in quella stamberga” disse con calma Overk avvicinandosi a lui.

”La ricompensa per il mio lavoro sarà pure uno schifo, ma almeno me la guadagno col mio sudore, al contrario di qualcun altro che è solo un viziato figlio di papà. Uno che finge di andare a lavorare servendosi della complicità di servi compiacenti” replicò Akira continuando a zappare.

”Non dovresti parlare in questo modo a chi ti porta un futuro migliore”.

”Cosa intendi dire?" domandò Akira mettendosi dritto. Overk era più grande di lui di due anni, ma la differenza non si notava, anzi, era Akira che poteva essere scambiato per il più grande, era molto alto e aveva già un espressione da uomo vissuto.

”Guarda qui” Overk estrasse da una tasca un foglio ”questo è un foglio di ammissione alle fabbriche di Gipur su Luna 9. Basta che lo compili e verrai subito assunto. E' vero che anche quello è un lavoro da manovale, ma almeno li il tuo spaccarti le ossa sarebbe ricompensato con un sicuro avanzamento di carriera. Invece se resti qui, finirai col invecchiare con in mano quella zappa."

Overk gli sventolò il foglio davanti al viso, Akira lo prese e gli diede un occhiata.

”Sembra molto interessante” commentò Akira mentre leggeva ”però vedi, io conosco bene i vermi come te. Sarò pure un rozzo contadino ignorante, ma non sono stupido per fortuna. Quindi ho capito che tu mi hai portato questo foglio non per assicurarmi un futuro migliore, ma solo perché vuoi sbarazzarti di me in modo da avere campo libero con Yoko. Perciò, la mia risposta è: no!"

E proprio davanti ad Overk, Akira stracciò in due parti il foglio lasciandolo poi cadere a terra.

”Sei davvero uno stupido” ringhiò a denti stretti Overk ”cosa pensi di poter offrire a Yoko? Lei merita di meglio, non un animale come te!”

”Sarò pure un animale, e so di non avere niente da offrirle. Inoltre, non pretendo certo di essere io quello che fa per lei. Ma di una cosa sono sicuro: io non la tratterei mai come se fosse un semplice ornamento, una cosa che tu invece faresti sicuramente. E poi hai sbagliato anche i tuoi calcoli. Sbagli a credere che l'unico ostacolo tra te e lei sia io. Lei non ti vuole, capito? Tia Nort Yoko non prova nulla per te, lurido leccapiedi viziato. O forse sono solo dei pettegolezzi da strada quando si dice che tu hai provato a dichiararti e lei ti ha preso a schiaffi?"

Uno sguardo di puro odio apparve sul volto di Overk, che provò a dare un pugno ad Akira, ma quest'ultimo rapidissimo si abbassò e lo colpì a sua volta prima allo stomaco, facendolo abbassare, e poi al viso, rompendogli il naso.

Overk cadde sulla terra polverosa tenendosi il naso fratturato da cui usciva molto sangue e mugugnando parole che sembravano insulti.

Puntò un dito minaccioso contro Akira, che non si scompose e parlò con una voce dura come il metallo: ”Minacciami come ti pare, corri pure dal tuo paparino a dirgli che ti ho fatto la bua, non me ne frega niente. Ma stai lontano da Yoko, altrimenti ti sgozzo. E ora vattene e lasciami lavorare”.

Fremente di rabbia, Overk si rialzò e di corsa si diresse verso il suo mezzo, un veicolo fluttuante a mezz'aria di colore bianco, vi saltò a bordo e se ne andò, mentre Akira aveva ripreso a zappare come se non fosse successo niente.

”Maledetto bifolco! Bastardo!" pensava Overk mentre si allontanava di gran fretta.

”Hai voluto dichiararmi guerra? Benissimo, d'ora in poi renderò la tua vita un inferno!" e mentre cercava di tamponare l'emorragia usando una delle bende di emergenza usate solitamente per le ferite da lavoro, si guardò il sangue che, colandogli dal naso, gli aveva sporcato i vestiti.

Ma per fare questo si distrasse e non si accorse quindi di un masso più grande degli altri, contro il quale andò a sbattere il suo veicolo.

Overk cercò invano di riprendere il controllo, ma il suo mezzo cominciò a girare su se stesso come una trottola, il ragazzo gridò mentre il veicolo si dirigeva contro una grossa lastra rocciosa posta a mo di parete e si schiantava fragorosamente contro di essa semidistruggendosi.

Overk rimase leggermente stordito, ma si riprese subito e cominciò a controllarsi.

Aveva solo qualche livido, per fortuna aveva la cintura allacciata e mezzi come il suo avevano una carrozzeria robusta.

Ma non robusta abbastanza da impedire che il veicolo si ritrovasse con tutta la parte anteriore accartocciata su se stessa.

Cercò di riavviarlo, senza risultato.

”Fantastico! Magnifico! Picchiato da quel bastardo di Akira Nagare e ora pure appiedato. Dovrò farmi sei chilometri a piedi sotto un sole che spacca le pietre!" sbraitò il giovane sbattendo i pugni sulla consolle davanti a lui.

Scese dal mezzo, si mise a guardare i danni.

”Che disastro!" commentò ”ma, che cos'è quello?"

Il suo mezzo aveva aperto un buco nella parete rocciosa, e aldilà di quel buco si intravedeva una sorta di grotta buia.

”Toh, ho scoperto una grotta!" esclamò senza troppo entusiasmo.

All'improvviso un vento fortissimo si alzò, sollevando nuvole di polvere dal terreno.

Overk non vedeva più niente, gli occhi cominciarono a bruciarli per via della polvere che ci finiva dentro e quella improvvisa e violenta tempesta di sabbia gli impediva anche di respirare.

”Oh, fantastico. Adesso ci mancava solo una dannata tempesta!"

Cercando un riparo, il giovane andò nella grotta appena scoperta. Il buco non era ne troppo grande, ne troppo piccolo, e dovette piegare le ginocchia per entrarci.

Una volta dentro, si ritrovò in un ambiente oscuro leggermente illuminato dalla luce proveniente dal foro che lui aveva aperto.

”Ora non mi resta che aspettare che questo vento improvviso si calmi” si lamentò ascoltando quel vento che provocava lugubri suoni.

Per la rabbia dovuta a tutti quei guai successigli nel giro di pochi minuti, cominciò a tirare calci alle pietre sul terreno, e una di queste pietre andò a sbattere contro qualcosa di metallico.

”E questo cosa sarebbe?"

Mettendo le braccia in avanti e avanzando cautamente nel buio, le sue mani toccarono qualcosa di freddo che sembrava proprio metallo e doveva essere anche piuttosto grosso.

Preso da una irrefrenabile curiosità, uscì dalla grotta mettendosi il suo fazzoletto davanti alla bocca e incurante della tempesta di sabbia andò al suo mezzo e quasi a tentoni trovò una torcia che teneva nel cassetto affianco a quello del guidatore.

Tornò nella grotta e accese la torcia, restando senza fiato: davanti a lui si parava il relitto di un astronave, un astronave nera e dalla forma  triangolare, adagiata sulla parete della grotta.

Non doveva essere molto vecchia, ma dalla ammaccature, sembrava che fosse precipitata.

”Ah, questa nave dev'essere caduta contro questa parete rocciosa, e l'urto le ha fatto piombare addosso alcune grosse pietre che l'hanno coperta. Mi chiedo come mai non sia esplosa”.

Vide che vicino a quella che sembrava la cabina di pilotaggio, c'era uno sportello mezzo aperto.

Si avvicinò e cominciò a spingerlo verso il basso per aprirlo del tutto.

Lo sportello si abbassò subito, e lui cautamente entrò dentro la nave.

Neanche Overk sapeva spiegarsi come gli saltasse in mente di avventurarsi dentro quel relitto, ma qualcosa lo spingeva a continuare.

La nave sembrava ancora in buone condizioni,  a parte qualche cigolio, e arrivò subito nella cabina di guida.

Vi entrò, e mentre con la torcia illuminava i quadri comandi della nave e i due sedili posti davanti ad essi, inciampò su qualcosa sul pavimento e cadde a terra.

Nel rialzarsi, illuminò l'oggetto che l'aveva fatto inciampare, e sbiancò: era uno scheletro umano, che sembrava essere stato bruciato, avvolto in un vestito nero e lacero.

Gridando per lo spavento, andò a sbattere contro una parete dell'abitacolo, e un secondo scheletro umano, pure questo vestito di nero, gli cadde sulle spalle.

Overk gridò di nuovo, si spostò nuovamente andando a sbattere contro uno dei sedili che stavano davanti ai comandi della nave e finendo col sedere per terra.

Nello sbattere fece girare il sedile e qualcosa gli cadde proprio tra le gambe.

Quando si riprese dallo spavento, illuminò l'oggetto che gli era caduto vicino.

Era un oggetto di colore  nero e di forma quadrata, finemente lavorato.

”Cosa sarà mai?"

Overk lo toccò e come per incanto quel misterioso oggetto si aprì da solo come una scatola.

E allora la cabina di guida fu illuminata da una nuova luce, una luce rossa e pulsante, molto più intensa di quella della torcia.

Overk fissava come ipnotizzato quella luce e ciò che la emanava: un  manufatto a forma di piramide che pulsando in quel modo sembrava dotato di vita propria.

E fuori dalla grotta, tra i lamenti del vento, sembrò di sentire come una sinistra risata.

 

FINE

  
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