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Autore: RickishMorty    25/10/2015    7 recensioni
Vari capitoli autoconclusivi visti dal punto di vista di un personaggio estremamente sottovalutato, ma che ha avuto un impatto psicologico su di me micidiale. E' come un abisso: infinitamente vasto ciò che c'è da dire, oscuro e gelido il modo in cui lo si legge.
Potrebbero esserci accenni Sonadow, non ne ho idea, dipende da cosa l'ispirazione mi consiglia. In genere non apprezzo le raccolte di flash-fic, ma con lui ho fatto questo esperimento. Inserisco i rating Yaoi e (per il momento) Giallo per correttezza e sicurezza, nonostante non tutte le storie saranno così. Ad esempio la prima è su Shadow e Maria, quindi vi consiglio di leggere all'inizio di ogni capitolo la breve descrizione per capire se possa interessarvi. Nei capitoli comunque appariranno tali personaggi:
1. Shadow/Maria
2. Sonic/Shadow
3. Sonic/Shadow
4. Shadow/Rouge
5. Sonic/Shadow
6. Dr. Eggman/Shadow
7. Shadow/Maria/Sonic
8. Shadow/Infinite
Buona lettura e grazie.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Maria Robotnik, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Comincio questa raccolta con un dialogo immaginario fra Shadow e Maria, ipoteticamente tempo dopo gli eventi visti in Shadow the Hedgehog, in cui il riccio torna sull'ARK, inseguendo i propri fantasmi.
Tutti i personaggi appartengono a SEGA ©


“Mi vedi?”
 
Davanti a quel vetro c’era tutto l’universo.
La Terra sconfinata era impossibile da non vedere, sembrava un lago immenso che viaggiava sospeso nel vuoto. Era bellissima.
Ma a lui non fregava un cazzo della Terra.
Nemmeno la vedeva.
Lui vedeva solo Maria.
Solo lei.
“Certo che ti vedo” rispose a quel riflesso nel vetro, sbiadito e dai contorni sfumati.
Maria sorrise, mentre Shadow mantenne quell’immobilismo facciale che lo caratterizzava.
Quell’apparizione diafana stava accanto al suo riflesso, non era chiaro quale fosse quello più realistico.
“Era un gioco che facevamo sempre ti ricordi?”.
Il riccio annuì, resistendo alla tentazione di voltarsi alla propria sinistra. Lì Maria non l’avrebbe trovata. Ci aveva già provato troppe volte. Lo sapeva.
Maria gli prese la mano, sorridendo ancora.
“Mi senti?”
Shadow contrasse la mascella, facendo fronte a quell’ennesima tortura.
Maria era sempre sembrata un angelo, ora più che mai, ma quelle fitte così profonde che gli infliggeva non erano paragonabili a nessun dolore. Nessun aguzzino l’avrebbe eguagliata.
Sbattè appena le palpebre, abbassando il volto, negando impercettibilmente con il capo.
“No…”
Poteva vederla. Nulla più.
Il sorriso di Maria se ne era andato, anche se Shadow non lo sapeva. Gli posò una mano sulla guancia, nel tentativo inutile di fargli sollevare il viso. Chiuse il suo volto fra le proprie mani, inginocchiandosi davanti a lui. Shadow nemmeno lo sapeva, non stava guardando il vetro.
“Si, invece…” replicò Maria, semplicemente. Non c’era bisogno di aggiungere altro.
Il riccio finalmente la vide, incontrandola ancora una volta nel riflesso. Non distolse più lo sguardo dal vetro. Voleva bersela con gli occhi fintanto che ne aveva l’occasione. Stava diventando sempre più raro.
Aveva cercato di dare un nome a tutto ciò. Allucinazioni? Ricordi? Pazzia? Andavano bene tutte. Erano vere tutte.
Osservò quel riflesso, rivedendoli come cinquant’anni fa. Lui e Maria, identici.
“Mi manchi più di quanto possa sopportare”.
Anche Maria guardò il vetro, incontrando i suoi occhi. Erano duri, lontani, disillusi, ma non erano spenti. Mantenevano quella scintilla che lei aveva sempre ammirato nei suoi occhi rossi, insostenibili. Maria se la fece bastare.
“Grazie per aver mantenuto la promessa”.
Shadow si voltò automaticamente verso di lei, maledicendosi. Non aveva ancora imparato. Forse era masochista. Saettò di nuovo con lo sguardo sul vetro, incontrando la Terra stavolta. La Terra e il proprio riflesso.
Sentiva gli occhi bruciargli, pungergli, ma non versò una lacrima. Anche quello gli riusciva sempre più difficile.
Era come se, scomparendo, lasciandogli quell’immagine sconfinata davanti agli occhi, avesse voluto ricordargli cosa avesse fatto per lei, per tutti.
Un sorriso amaro arrivò quasi a piegargli le labbra.
Neanche un intero pianeta era in grado di sostituirla.
Poteva solo ricordargli i suoi occhi.
  
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